Marcello Cicchese, Le dieci parole, edizioni G.B.U., anno 1987, p. 126, € 6,20

«L'uomo che non accetta l'Eterno come Dio, deve costruirsi un altro dio. Un dio che non solo non salva, ma non resta neppure inerte. Il feticcio che l'uomo si costruisce comincia presto a sprigionare una misteriosa forza d'attrazione, una specie di risucchio che attira l'anima del costruttore in un vortice senza via d'uscita. Dal momento che la creazione di un idolo fa uscire l'uomo dalla dipendenza del Dio vivente, e poiché l'unica possibilità autonoma dell'uomo è quella di scegliere la morte, l'idolo che egli si costruisce cade nelle mani della morte e diventa uno strumento per la sua distruzione.
L'uomo dunque non può in alcun modo fabbricare un Dio che lo libera e lo salva; ma può fabbricare un mostro che lo rende schiavo e l'uccide.
«Ascolta Israele: l'Eterno, l'Iddio nostro, è l'unico Eterno. Tu amerai dunque l'Eterno, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima tua e con tutte le tue forze» (Deut. 6:4-5).
Con queste parole comincia la famosa preghiera «Sh'ma Israel» (Ascolta, Israele), tratta dal libro del Deuteronomio, che l'ebreo pio recita tutti i giorni. Con questa ripetuta recitazione il pio israelita ricorda continuamente a sé stesso l'importanza del primo comandamento.
II famoso «gran comandamento» dell'amore che Gesù cita in risposta alla domanda di uno scriba non è dunque una specie di undicesimo comandamento, ma una formulazione del primo, il quale vieta solennemente all'uomo di dividere il suo cuore, la sua anima, la sua mente, le sue forze tra diversi dei. L'Eterno, e soltanto l'Eterno, deve essere amato.»