Notizie su Israele 30 - 31 luglio 2001


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Tu dunque, Giacobbe, mio servitore, non temere", dice il SIGNORE; "non ti sgomentare, Israele; poiché, ecco, io ti salverò dal lontano paese, salverò la tua discendenza dalla terra di schiavitù; Giacobbe ritornerà, sarà in riposo, sarà tranquillo, e nessuno più lo spaventerà. Infatti io sono con te", dice il SIGNORE, "per salvarti; io annienterò tutte le nazioni fra le quali ti ho disperso, ma non annienterò te; però, ti castigherò con giusta misura e non ti lascerò del tutto impunito".

(Geremia 30.10-11)


UN EBREO ULTRA-SIONISTA DESCRITTO DA UN "GENTILE" ULTRA-ANTISIONISTA


Articolo di Umberto De Giovannangeli

     Si chiama Avraham. Ha trent'anni. E domani [domenica 28 luglio] per lui è il "grande giorno". Il giorno della Riconquista della Spianata. Il giorno che potrebbe innescare un nuovo bagno di sangue a Gerusalemme. Una domenica di odio religioso, di oltranzismo nazionalista, tutto in nome della Città Contesa. Avraham è un militante dei "Fedeli del Monte del Tempio", un gruppo estremista ebraico autore in passato di diverse provocazioni ai luoghi Sacri dell'Islam custoditi all'interno delle mura della Gerusalemme antica. La storia di Avraham, raccontata a ilNuovo.it, permette di entrare in un microcosmo chiuso, protetto, impermeabile a qualsiasi rapporto con il mondo dei Gentili.
     Un microcosmo alimentato dalla convinzione di essere stati chiamati ad una Missione superiore: quella di preservare a tutti i costi l'ebraicità di "Eretz Israel". Avraham vive a Meah Shearim, il quartiere degli ultraortodossi di Gerusalemme in cui il tempo sembra essersi fermato all'Ottocento. Avraham dedica tutto il suo tempo allo studio della Torah. La fede per lui è totalizzante, riempie la vita. La sua, quella di Deborah, sua moglie, e dei suoi quattro figli. La sua giornata è scandita dalla lettura della Torah, il resto non ha importanza. Prega Avraham, ma non si limita a questo. La sua visione della religione è militante, assoluta e non scende a compromessi. Per Avraham sono questi giorni di passione e di febbrile lavoro.
     L'Alta Corte di Giustizia israeliana ha infatti deciso di autorizzare la cerimonia, prevista per domenica, della simbolica posa della prima pietra del nuovo tempio ebraico in un'area adiacente alle moschee di Al-Aqsa e della Roccia.
     Per i musulmani si tratta di un atto sacrilego, di una sfida a cui rispondere con la mobilitazione. A scendere in campo è Ikrama Sabri, Muftì di Gerusalemme, la più alta autorità islamica della città. Sabri ha lanciato un accorato appello ai palestinesi affinché si rechino in massa sulla Spianata delle Moschee "minacciata dagli estremisti ebrei dei Fedeli del Monte del Tempio". Gerusalemme è in stato di massimo allarme. Il Dipartimento di Stato Usa ha avvertito turisti e personale americani del rischio di atti terroristici in coincidenza con la festività ebraica di Tisha B'av. Al personale dell'ambasciata e del consolato è stato proibito di prendere l'autobus, e gli è stato chiesto di non recarsi nella città vecchia di Gerusalemme. Ai cittadini americani è stato consigliato di evitare luoghi affollati, bus e centri commerciali. Ma Avraham non si cura del pericolo. "Da tremila anni - dice - Gerusalemme è capitale di Israele, dai tempi del re David. Gerusalemme è il cuore dell'identità ebraica. E un vero ebreo dovrebbe fare il possibile per "mondarla" da presenze blasfeme". Dialogo è una parola sconosciuta nel vocabolario di Avraham. Lui era uno dei trenta oltranzisti che contestarono la visita del Papa al Muro del Pianto. Per questo passò alcuni giorni in prigione.
     "La Chiesa cattolica - dice - ha benedetto i massacratori degli ebrei, ha provato nei secoli ad assimilarci con la forza. Perché avrei dovuto porgere l'altra guancia a quel signore venuto da Roma?". Avraham non nasconde le sue idee, non cerca comprensione né sostegno. Lui è convinto che qualsiasi leader ebreo che intenda cedere un solo pollice di Terra Promessa violi la legge ebraica e che per questo vada punito. Anche con la morte. Avraham conosceva Yigal Amir, lo studente estremista che uccise Yitzhak Rabin: "Non voglio giudicarlo - afferma - ma quel che so è che Yigal ha agito per il bene del popolo ebraico". L'errore non è contemplato dai "Fedeli del Monte del Tempio". Chi lo commette merita di morire. Avraham non è un "alieno".
     Le sue convinzioni permeano una parte di Israele che non può essere cancellata, irrisa, disconosciuta. E' l'Israele del revisionismo sionista, convinta che gli ebrei hanno un diritto acquisito sulla Palestina non perché Dio la promise ad Abramo quattromila anni fa, ma perché quella è la loro terra visto che l'hanno sempre rivendicata e che non possono cederne, "per volere divino", parte ai palestinesi. Una terra in parte da riconquistare.
     A partire dalla Spianata. Da anni il gruppo di cui Avraham è tra i leader chiede di poter entrare sulla Spianata delle Moschee (terzo luogo santo dell'Islam), per avviare la costruzione del nuovo tempio ebraico. E la cerimonia di domani è stata organizzata, spiega Avraham, proprio per la ricorrenza del "Tisha B'av" che ricorda la distruzione del Tempio degli ebrei da parte dell'imperatore romano Tito nel 70dc. Secondo la tradizione ebraica, il Tempio distrutto dai romani sorgeva sul luogo che da oltre 1300 anni le moschee di Al-Aqsa e della Roccia. Una presenza usurpatrice, sottolinea Avraham, che va rimossa ad ogni costo. No, non è un alieno Avraham. Il suo credo trova oggi importanti sostenitori nelle fila stesse del governo israeliano. In ministri, quali Ze'evi, Lieberman, Hanegbi, convinti che ogni ipotesi di accordo di pace passi attraverso la "ridislocazione dei rifugiati palestinesi che vivono in Cisgiordania e a Gaza, negli Stati arabi". Ridislocazione, ovvero deportazione. Ma più che i palestinesi, l'ira di Avraham si scaglia contro le "anime belle" della sinistra israeliana. "Se c'è oggi una crisi morale - tuona - ciò è dovuto ad alcuni intellettuali israeliani, che sono un virus incurabile: il viris dell'Aids. Anche il corpo di una nazione ha un suo sistema di immunità che, se infetto e distrutto, lascia il corpo senza difese contro ogni male comune". Un Male che fa vacillare i tanti Avraham che danno corpo all'Israele della diffidenza: il Male del dubbio, del riconoscimento che il mondo non può essere racchiuso in una "yashiva" (scuola talmudica). Certo, i fondamentalisti della Torah sono una minoranza. Che però può incidere sui destini di un intero popolo e della pace in Medio Oriente.

(Il Nuovo, 28 luglio 2001)



LA BRIGATA DEI MARTIRI DI AL-AKSA



     Secondo un'analisi di Roni Shaked pubblicata venerdì scorso sul quotidiano israeliano "Yediot Ahronot", pochi giorni dopo l'inizio della cosiddetta "Intifada Al-Aksa" del 28 settembre dello scorso anno, Yasser Arafat promosse la costituzione di una unità militare segreta: la "Gdude Chalale El-Aksa", in italiano la "Brigata dei Martiri di Al-Aksa". La nuova unità doveva cooperare in segreto con tutte le altre organizzazioni terroristiche nemiche di Israele, come "Hamas" e "Jiad islamica". Israele non ha ancora nemmeno una foto del comandante del gruppo terroristico, Chadj Abu-Achmad, che è stato insediato direttamente dal capo dell'Autonomia Palestinese, Yasser Arafat. La "Brigata dei Martiri di Al-Aksa" ha adesso centinaia di membri attivi ed è in possesso di una propria fabbrica di armi per la fabbricazione di lanciarazzi anticarro e altre armi.
     Subito dopo lo scoppio dell'"Intifada Al-Aksa" Arafat aveva bisogno di una unità militare che potesse non identificarsi ufficialmente con il partito politico dell'OLP, ma tuttavia concordasse ideologicamente con l'Autonomia Palestinese. Essa doveva mantenersi fedele alla linea di Arafat e rendersi popolare sulle strade palestinesi. Il suo obiettivo principale doveva essere la battaglia contro i coloni e contro l'esercito israeliano.
     Questa nuova unità di guerra di Yasser Arafat, sotto il nome di copertura di "Brigata dei Martiri di Al-Aksa", ha compiuto dall'ottobre scorso più di 6.000 attacchi terroristici. In questo modo Arafat ha ottenuto due scopi: da una parte ha rinfocolato la guerra contro Israele senza che altri potessero dargliene la responsabilità; dall'altra sono stati messi a tacere gli avversari politici interni di Arafat arruolando i terroristi di altre organizzazioni, come per esempio i suoi principali oppositori "Hamas". Le truppe della "Brigata dei Martiri di Al-Aksa" vedono nella lotta armata l'unica via per liberare "tutta la Palestina" dagli Ebrei. Per questo gli assassinii e le uccisioni di cittadini israeliani, in particolare dei coloni, siano donne, bambini o soldati, è legittimo ai loro occhi e a quelli di Arafat: "Non smetteremo di uccidere fino a che non avremo sotto la nostra sovranità tutto Israele, con Gerusalemme capitale palestinese".

(ICEJ News, 30.07.01)



LA CONFERENZA DELL'ONU A DURBAN


Articolo di Michela Coricelli

MILANO – Una conferenza contro il razzismo, le discriminazioni sessuali, religiose e sociali, contro le caste chiuse indiane, i milioni di neri in carcere negli Usa e l'infibulazione delle donne africane. Una conferenza ambiziosa, quella organizzata dall'Onu a Durban, in Sudafrica, dal 31 agosto al 7 settembre. Che rischia di fallire già in partenza: gli Stati Uniti potrebbero dare forfait per una questione di principio, perché alcuni paesi arabi e mediorientali hanno deciso di presentare un documento in cui il sionismo viene definito razzismo, e l'atteggiamento di Israele nei confronti dei palestinesi una vera discriminazione. Gli Usa non accetteranno mai questa posizione: "Quindi, se la nostra delegazione non ci sarà a Durban – avverte con tono minaccioso il Dipartimento di Stato americano – nessuno dovrà stupirsi".
     La bozza dei paesi arabi, che ha mandato su tutte le furie Washington, invita a "non dimenticare mai l'Olocausto e la pulizia etnica della popolazione araba in Palestina" aggiungendo "che un'occupazione straniera, fondata sugli insediamenti, con leggi basate sulla discriminazione razziale contraddice i propositi ei principi della Carta delle Nazioni Unite, e costituisce una seria violazione delle norme internazionali umanitarie, ed è un nuovo tipo di apartheid". Mentre la diplomazia egiziana e giordana cerca di gettare acqua sul fuoco, facendo ritirare agli arabi espressioni definite "inaccettabili e rivoltanti", l'alto commissario Onu per I diritti umani, Mary Robinson, scongiura gli Usa di non boicottare la conferenza. Passata sotto silenzio dai media, sostenuta da un fondo non sufficiente, considerata una pericolosa ingerenza da molti stati.

(Il Nuovo, 27 luglio 2001)



LE NAZIONI UNITE ... CONTRO ISRAELE


Delle 175 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza prima del 1990, 97 erano indirizzate contro Israele.

Delle 690 risoluzioni dell'Assemblea dell'ONU prima del 1990, 429 erano indirizzate contro Israele.

L'ONU ha taciuto quando i Giordani hanno distrutto 58 sinagoghe in Gerusalemme.

L'ONU ha taciuto quando i Giordani hanno profanato l'antico cimitero ebraico sul monte degli Ulivi.

L'ONU ha taciuto quando i Giordani hanno impedito agli Ebrei di visitare il Monte degli Ulivi e il muro del pianto.

(Christian Friends of Israeli Communities, maggio 2001)



INDIRIZZI INTERNET

Israel today
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