Notizie su Israele 54 - 15 novembre 2001


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Perciò, profetizza sopra la terra d'Israele, e di' ai monti e ai colli, ai burroni e alle valli: "Così parla DIO, il Signore: Ecco, io parlo nella mia gelosia e nel mio furore, perché voi avete portato la vergogna delle nazioni. Perciò, così parla DIO, il Signore: Io l'ho giurato! Le nazioni che vi circondano porteranno anch'esse la propria vergogna; ma voi, o monti d'Israele, metterete i vostri rami e porterete i vostri frutti al mio popolo Israele, perché egli sta per arrivare. Infatti, ecco, io vengo a voi, mi volgerò verso di voi, e voi sarete coltivati e seminati; io moltiplicherò su di voi gli uomini, tutta quanta la casa d'Israele; le città saranno abitate e le rovine saranno ricostruite; moltiplicherò su di voi uomini e bestie; essi si moltiplicheranno e cresceranno e farò in modo che sarete abitati com'eravate prima; vi farò del bene più che nei vostri primi tempi, e voi conoscerete che io sono il SIGNORE.

(Ezechiele, 36.6-11)


I TERRORISTI CHE AMMAZZANO EBREI SI CHIAMANO "MILITANTI"


Intervento di Seth e Sherri Mandell, genitori di Koby, un ragazzino di 13 anni seviziato e ucciso in Israele da terroristi palestinesi.

dal  Jerusalem Post, 13 novembre 2001

   Sei mesi fa, il 18 maggio, dei terroristi palestinesi hanno massacrato nostro figlio Koby, di 13 anni, e il suo amico Yosef, di 14. I due ragazzi, che avevano marinato la scuola per andare a fare una camminata nel letto di un fiume prosciugato a circa mezzo chilometro da casa nostra, in Israele, sono stati ritrovati con le teste fracassate e i corpi mutilati fino ad essere irriconoscibili. Gli assassini hanno intinto le mani nel sangue dei ragazzi e l'hanno spalmato sui muri della grotta in cui sono stati trovati i corpi.
    Koby aveva la doppia cittadinanza americana e israeliana. Gli piacevano Cal Ripken e Michael Jordan, gli piaceva preparare frullati al cioccolato per tutta la famiglia e studiare la logica del Talmud. Aveva quasi terminato l'ottava classe e aveva appena iniziato a preoccuparsi del suo look. Era un tipo atletico e un ragazzo allegro e intelligente, abbastanza intelligente da capire come la lingua incida sulla percezione delle cose. Il modo in cui chiamiamo una certa azione spesso determina il modo in cui la percepiamo.
    Con una mossa sorprendente e dolorosa molti giornali americani, tra cui anche il New York Times e il Washington Post, hanno ceduto alla linea propagandistica palestinese secondo cui gli assassini che uccidono israeliani innocenti come Koby non sono terroristi che cercano di infondere paura e demoralizzare la popolazione civile ma sono piuttosto "militanti" impegnati in una campagna bellica contro un governo repressivo.
    Secondo questa logica, nostro figlio e altri bambini come lui sono stati uccisi non da terroristi vigliacchi e immorali, ma da coraggiosi e venerabili militanti palestinesi.
    I militanti sono soldati impegnati in guerra, anche se combattono contro persone che non hanno raggiunto nemmeno l'età giusta per radersi
    Chiamare i terroristi palestinesi militanti significa giustificare le azioni di gente come Sheik Yassin di Hamas e Marwan Bargouti dei Tanzim che rabbiosamente mandano i palestinesi a morire "nobilmente" per la loro causa, prendendo di mira bambini israeliani, come il quattordicenne e il sedicenne uccisi la scorsa settimana a Gerusalemme. I due ragazzini stavano tornando a casa dopo la scuola. Erano su un autobus pubblico pieno di altri studenti liceali come loro quando un terrorista ha aperto il fuoco con un M16. Il tiratore ha ucciso i due adolescenti e ne ha feriti altri 50.
    Nel giorno della sparatoria, i titoli del New York Times e di altri giornali riportavano che l'attacco era stato perpetrato da militanti palestinesi. Nel corso della mattinata, quei militanti sono stati trasformati in uomini armati, un termine ancora meno offensivo, con un sapore vecchio stampo e di insipida neutralità.
    Che fine ha fatto la parola terrorista, che trasmette terrore, orrore, dolore e infonde un senso di paura travolgente? Perché questi uomini vengono chiamati con etichette innocue quando il loro scopo è di uccidere e mutilare il più alto numero possibile di persone? E che è successo alla parola terrorismo, quel sistema studiato per infliggere terrore ad una particolare popolazione? Perché questa parola è stata improvvisamente sradicata dalla retorica politica sui palestinesi?
    Non giustifichiamo i leader che celebrano la morte dei kamikaze o che incoraggiano la loro gente a scaricare proiettili su una folla di bambini innocenti che tornano a casa da scuola. E non confondiamo il terrorismo con un evento casuale, quando invece si tratta di un sistema di intimidazione istituzionalizzato.
    Nelle loro stesse società i leader palestinesi inculcano consapevolmente la cultura del terrorismo. Questa è una delle ragioni per cui le statistiche indicano che più del 75% della popolazione è in favore degli attacchi suicidi. Ed ecco anche perché la sera dell'11 settembre i palestinesi ballavano per le strade, in segno di festa per quelle 6000 persone abbattute da "militanti" sul suolo americano. Ecco come si spiega che i palestinesi attribuiscono uno status da rock star ai terroristi suicidi che muoiono da "martiri". È un messaggio che legittima i terroristi, come quelli che hanno fatto saltare in aria la pizzeria Sbarro uccidendo anche la figlia quindicenne del nostro amico Frimet Roth, Malky, suonatrice di flauto e poeta.
    I palestinesi hanno festeggiato l'attacco di Sbarro con l'inaugurazione di una mostra in una università islamica dove c'era un cartellone che riproduceva l'insegna della pizzeria e del sangue finto sparso sul pavimento. Questo è il modo in cui gli studenti palestinesi imparano a glorificare il sistematico "martirio" dei buoni "militanti".
    Non vi confondete. Nostro figlio Koby è stato ammazzato da terroristi. Vi scongiuriamo, non falsate la realtà. Non giustificate l'assassinio di nostro figlio.
    E non mettete in pericolo la lotta morale dell'America contro il terrorismo chiamando i palestinesi che hanno ucciso Koby, Yosef e tanti altri, con il nome di combattenti della resistenza, invece di chiamarli per nome proprio: terroristi crudeli, insensibili, infanticidi con le mani sporche di sangue e con il cuore indurito dall'odio.

(segnalato dall'Ambasciata di Israele a Roma)



BUSH ESORTA A LOTTARE IL TERRORISMO IN OGNI FORMA (O QUASI)


 Nell'ultima assemblea dell'ONU il Presidente americano Georg Bush ha  dichiarato che i paesi che sostengono il terrorismo ne porteranno la responsabilità e che per questo dovranno pagare . Ha anche invitato il 189 paesi membri dell'ONU a combattere ogni forma di terrismo e ad estirparne le radici. Solo quando è Israele a combattere il terrorismo, Bush è contrario. Davanti all'assemblea dell'ONU Bush si è di nuovo dichiarato favorevole alla fondazione di uno stato palestinese indipendente accanto a Israele.

("Stimme aus Jerusalem", 11.11.01)



UN LIBRO SUL MASSACRO DI SABRA E CHATILA CHE SCAGIONA ARIEL SHARON


    L'uomo che ha materialmente diretto il massacro di Sabra e Chatila si chiama Eli Hobeikah e vive tranquillo in Libano, a Beirut. Il suo nome è già noto a qualcuno, ed è stato nominato persino in un articolo del Corriere della Sera del 2/7/2001.
    La sua guardia del corpo, Robert Hatem, che ha partecipato anche lui personalmente al massacro, ha pubblicato un libro intitolato "From Israel to Damascus", in cui svela tutti i retroscena.  Hobeikah ha tentato di bloccare la pubblicazione del libro in Francia con un'azione legale, ma Hatem ha portato tali e tanti documenti a sostegno delle sue rivelazioni che Hobeikah ha dovuto ritirare la causa.
    Nel suo libro Hatem sostiene che:


    1) Hobeikah era un agente siriano che ha programmato ed eseguito il massacro  su ordine dei Siriani per far dimenticare l'assassinio di Gemaiel;
    2) che Sharon era all'oscuro di tutto.
    3) A riprova di quanto scrive c'e' il dato di fatto che subito dopo Hobeikah fu nominato ministro in vari governi fantoccio libanesi messi su dalla Siria.
    4) Hobeikah (l'uomo che ha diretto materialmente il massacro) non solo vive tranquillamente in Libano, ma non e' mai stato indagato ed è fisicamente protetto dai Siriani.
    5) Hatem invece deve vivere nascosto in Francia, perche' Hobeikah e i servizi segreti siriani lo vogliono far fuori.
    
    Il libro e' stato bandito dai paesi arabi ed in particolare dal Libano con un'ordinanza del ministro per l'informazione, sig.Anwar El Khalil. Il libro quindi e' stato pubblicato integralmente su internet è può essere trovato all'indirizzo:

 http://www.israeltodamascus.com/thebook.htm

(Ricevuto da Federazione Associazioni Italia-Israele, 14.11.01)


IL SUCCESSORE DI FAYSAL AL-HUSSEINI SCATENA UNA POLEMICA TRA I PALESTINESI


GERUSALEMME, 8 novembre 2001

    Ha sempre fatto il possibile per evitare le luci della ribalta, ma da qualche giorno Sari Nusseibeh -intellettuale e nuovo rappresentante palestinese per la questione di Gerusalemme, al posto dello scomparso Faisal Husseini - è al centro di un acceso dibattito sul diritto al ritorno per i profughi palestinesi, uno temi più spinosi del conflitto in Medio Oriente.
    «È inutile illudere i profughi, Israele non consentirà in nessun caso il loro ritorno in quella che un tempo era la Palestina e oggi è in gran parte il territorio dello Stato ebraico», ha detto oggi all'Ansa Nusseibeh.
«Noi palestinesi - ha aggiunto - dobbiamo fare il possibile per ottenere una soluzione diversa, ma sempre fondata sulla giustizia, per i nostri profughi e insistere sull'evacuazione di tutte le colonie ebraiche costruite illegalmente nei territori dello Stato che intendiamo costituire».
    Queste stesse parole Nusseibeh le aveva scritte in un articolo pubblicato nei giorni scorsi contemporaneamente dal quotidiano israeliano 'Haaretz' e dal quotidiano palestinese 'Al-Quds', che ha aperto un infuocato dibattito tra palestinesi. 
     Nusseibeh è stato vigorosamente attaccato per aver messo in dubbio l'applicabilità della risoluzione 194 dell'Onu che sancisce il diritto al ritorno nella loro terra per i profughi palestinesi della guerra arabo-israeliana del 1948.  A quel tempo, secondo statistiche dell'Onu, i profughi erano oltre 700.000. Oggi, sono circa 4 milioni e tutti i governi israeliani, di qualsiasi orientamento politico, hanno affermato che in nessun caso potrebbero tornare, poiché causerebbero di fatto la fine dello Stato ebraico.
    I palestinesi invece chiedono il rispetto della risoluzione 194.  Su questa divergenza, e sul futuro status di Gerusalemme, era fallito il vertice mediorientale di Camp David (luglio 2000), al quale due mesi dopo è seguito l'inizio della nuova Intifada nei Territori palestinesi contro l'occupazione militare israeliana.

    «Io credo invece che una frazione di profughi debbano essere accolti da  Israele, mentre la grande maggioranza potrebbero scegliere di venire nel futuro Stato di Palestina», ha detto Nusseibeh, che tuttavia si è rammaricato del mancato inizio di un dibattito anche all'interno di Israele.
    «Se i palestinesi sono chiamati a ripensare alcune loro posizioni,  altrettanto devono fare gli israeliani - ha sottolineato Nusseibeh - le colonie ebraiche, ad esempio, sono illegali e vanno evacuate tutte, per consentire ai palestinesi di creare un loro Stato sovrano».

(ANSA)


GLI USA AD ARAFAT: BASTA CON I DOPPI GIOCHI


    Dura critica del consigliere americano per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice al presidente dell'Autorita' Palestinese Yasser Arafat.
Alla domanda se ritenga Arafat un interlocutore per la pace o un terrorista, Condoleezza Rice ha dichiarato giovedi' che Arafat non puo' proclamarsi parte della coalizione anti-terrorismo e nello stesso tempo andare a braccetto con gruppi terroristici come Hamas.
    "Il presidente Bush - ha detto la Rice - ha chiarito bene che, che nel processo di pace in corso - o che era in corso - con Israele, Arafat rappresenta il popolo palestinese. Questo lo accettiamo. Ma esistono delle responsabilita' legate al fatto di rappresentare il popolo palestinese: bisogna garantire che si fa tutto il possibile per abbassare il tasso di violenza, tutto il possibile per sradicare i terroristi, arrestarli e garantire che la situazione della sicurezza nei territori palestinesi, per esempio nelle Aree A, sia tale per cui da esse non si sprigioni il terrorismo. Queste sono responsabilita' - ha continuato la Rice - che abbiamo chiesto ad Arafat di assumersi e di farlo seriamente. Pensiamo che non sia stato fatto ancora abbastanza in questo senso. Come ogni altra dirigenza politca, e' estremamente importante che Arafat si dissoci nettamente dal terrorismo internazionale. Non e' possibile aiutarci contro Al-Qaeda (la rete di Osama Bin Laden) e andare a braccetto con Hezbollah o con Hamas (terroristi fondamentalisti libanesi e palestinesi). E' inammissibile. Il presidente Bush - ha concluso - continua a ripeterlo ad Arafat. Per questo non sono in programma incontri tra lui e Arafat (durante la prossima sessione Onu a New York)".

(Jerusalem Post. 9.11.01)



RAPPORTI TESI TRA EBREI E ARABI NELLA KNESSET


    In una seduta della Knesset (il Parlamento israeliano) il Ministro per la Sicurezza Interna, Usi Landau, ha detto che alcuni deputati arabi della Knesset sono agenti dell'Autonomia Palestinese. "Voi cooperate con le autorità dell'Autonomia contro Israele e attaccate la democrazia di Israele. Voi accusate Israele di esercitare la discriminazione e la cosiddetta occupazione come se foste voi a vivere nei territori dell'Autonomia". Dopo di che è scoppiato un tumulto. I deputati arabi hanno chiamato Landau "Ministro per il terrorismo interno" e l'hanno accusato di essere un fascista che sostiene il terrorismo. Quattro deputati arabi che si sono espressi in questo modo sono stati espulsi dall'aula. Alcuni deputati ebrei della sinistra hanno invitato Landau a ritirare le sue parole, cosa che il ministro ha rifiutato di fare. Come conseguenza, le relazioni tra i deputati ebrei ed arabi della Knesset sono adesso ancora più tese di una settimana fa, quando il deputato arabo Bashara è stato privato della sua immunità parlamentare.

("Stimme aus Jerusalem", 15.11.01)


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