Notizie su Israele 117 - 13 agosto 2002


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«Ho udito gli insulti di Moab e gli oltraggi dei figli di Ammon; hanno insultato il mio popolo e si sono ingranditi invadendo il suo territorio. Perciò, com'è vero che io vivo», dice il SIGNORE degli eserciti, Dio d'Israele, «Moab diventerà come Sodoma e Ammon come Gomorra: una selva di ortiche, una salina, un deserto per sempre. Il resto del mio popolo li saccheggerà, il residuo della mia nazione li possederà». Questo accadrà per il loro orgoglio, perché hanno insultato e schernito il popolo del SIGNORE degli eserciti. Il SIGNORE sarà terribile verso di loro, perché annienterà tutti gli dèi della terra; tutte le nazioni lo adoreranno, da tutte le loro isole.

(Sofonia 2:8-11)



VIETATO L'ACCESSO AL MONTE DEL TEMPIO A PARLAMENTARI ISRAELIANI


    
I poliziotti impediscono a un israeliano di entrare nella zona del Tempio

GERUSALEMME - La polizia israeliana ha impedito ieri [8 agosto] l'accesso al monte del Tempio al deputato della Knesset (parlamento israeliano) Michael Kleiner e a diversi membri del suo partito. Dallo scoppio delle violenze in conseguenza della seconda intifada del settembre del 2000, il monte del Tempio - uno dei più importanti luoghi sacri ebraici - è chiuso per gli ebrei. Kleiner ha tentato di raggiungere il santuario da due diverse porte, ma queste erano chiuse. Alla fine lui e i suoi seguaci sono stati respinti dalla polizia.
    Poco dopo la fine della guerra dei sei giorni, Israele ha affidato l'amministrazione della sommità del monte del Tempio, su cui si trova la moschea Al-Aqsa, a una fondazione islamica (Waqf), che dopo l'inizio dell'intifada ne ha vietato l'accesso a tutti i non musulmani.

(NahostFocus, 09.08.02)



IL TERRORISMO SPOSTA A DESTRA L'OPINIONE PUBBLICA ISRAELIANA


In conseguenza dei nuovi attentati terroristici, l'opinione pubblica israeliana si sposta sempre di più a destra. Secondo una recente inchiesta del Centro Giaffa per studi strategici dell'Università di Tel Aviv, adesso soltanto il 37% degli israeliani appoggia la formula "Terra in cambio di pace". Nel 1997 erano il 70% e nel 1995 il 53%.

L'inchiesta sulla situazione della sicurezza della nazione è stata condotta dal professor Asher Arian, del Centro Giaffa. L'indagine ha portato alla conclusione che le conseguenze dell'ondata di attentati terroristici degli ultimi mesi ha avuto una forte influenza sulla formazione dell'opinione pubblica israeliana.
    "Come mai prima d'ora, gli israeliani oggi sono preoccupati della loro sicurezza personale, e anche della sicurezza dello Stato d'Israele. Il 92% degli intervistati ha espresso il timore che loro stessi o un membro della loro famiglia possano rimanere vittime di un attentato terroristico", ha dichiarato il professor Arian in un riassunto dell'inchiesta pubblicato il 7 agosto scorso.
    Nelle loro risposte gli intervistati hanno manifestato "uno spostamento verso un atteggiamento meno conciliante su quasi tutti i temi". Il 27% ha perfino dichiarato di essere favorevole all'abbandono del processo di pace, anche se questo dovesse condurre ad una guerra. 
    Per l'inchiesta sono state intervistate 1264 persone tra il 29 gennaio e il 27 febbraio.

I risultati dell'inchiesta:

- Il 45% degli israeliani crede che il conflitto arabo-israeliano può essere risolto militarmente, in confronto con il 36% che non crede questo.
- Il sostegno alla fondazione di uno stato palestinese è caduto quest'anno dal 57% al 49%.
- Tuttavia, il 54% crede che nel prossimi cinque anni si arriverà alla formazione di uno stato palestinese. Nel 2000 credeva questo il 74% degli israeliani.
- Il 23% crede che l'attuale violenza può essere arrestata militarmente, mentre il 52% crede soltanto che in questo modo se ne può almeno accelerare la fine.
- L'81% appoggia l'idea della formazione unilaterale di una zona cuscinetto tra Israele e i "territori occupati".
- Il 57% è contrario a una ripresa dei colloqui con Yasser Arafat come partner e richiedono la sua espulsione, mentre solo il 17% è contrario all'espulsione e favorevole ai colloqui con il capo dell'OLP.
- Il 58% è favorevole all'attacco degli USA contro l'Irak; mentre una percentuale altrettanto alta pensa che Israele è preparato ad un attacco di razzi iracheni con armi non convenzionali di tipo chimico o biologico.

(NahostFocus, 08.08.22)



L'ARMA STRATEGICA DELL'ISLAM CONTRO GLI "INFEDELI"


Terrorismo suicida
Radiografia di una minaccia che riguarda tutto il mondo

da un articolo di Ze'ev Schiff

    Dalla firma degli Accordi di pace israelo-palestinesi di Oslo fino all'8 agosto 2002 si sono verificati 198 tentativi di attentato suicida nel corso dei quali 135 terroristi suicidi palestinesi sono riusciti a farsi esplodere.
    Gli attentati suicidi costituiscono solo lo 0,6% di tutti gli attacchi terroristici anti-israeliani, ma sono responsabili del 50% del totale delle vittime.
    Anche operazioni militari anti-terrorismo come Scudo Difensivo e Sentiero Determinato, che comportano un massiccio intervento dei soldati all'interno delle aree e delle citta' palestinesi, pur riuscendo a impedire molti attentati non riescono mai a fermare del tutto il fenomeno.
    L'obiettivo degli attentati suicidi e' quello di colpire direttamente e intenzionalmente i civili israeliani, minando la possibilita' stessa di una normale vita sociale nelle citta' israeliane. I morti israeliani in quasi due anni di conflitto sono per il 75% civili. Contando tutte le vittime (morti, feriti, mutilati) i civili salgono all'84%. Circa il 75% degli israeliani uccisi da attentati suicidi sono stati colpiti all'interno della Linea Verde (ex confine armistiziale pre-67), Gerusalemme compresa.
    Allo stato attuale Israele non ha ancora trovato una risposta efficace contro questa minaccia, cosa che mette in evidente difficolta' i dirigenti politici e militari. Puo' ben darsi che anche l'eventuale rilancio di un processo politico-negoziale israelo-palestinese non possa risolvere il problema. Bisogna infatti ricordare che l'ondata di attentati suicidi e' iniziata molto tempo prima del conflitto attualmente in corso. In effetti e' iniziata subito dopo la firma degli Accordi di Oslo, con l'inizio dei ritiri israeliani dai territori palestinesi e la nascita dell'Autorita' Palestinese. Tra il settembre 1993 (Accordi di Oslo) e il settembre 2000 (inizio delle attuali ostilita') si contarono 61 attentatori suicidi palestinesi, dei quali 43 riuscirono a farsi esplodere in 38 attentati (alcuni attentati coinvolgevano piu' di un attentatore).
    Di fronte alle difficolta', anche morali e giuridiche, che incontra Israele nel contrastare il fenomeno, molti arabi e palestinesi parlano degli attentati suicidi come dell'arma strategica palestinese contro Israele. In realta' non e' gia' piu' una tattica esclusivamente palestinese. E' la tattica, ad esempio, che e' stata adottata da cittadini egiziani e sauditi per colpire gli Stati Uniti l'11 settembre 2001. Come accadde per i dirottamenti aerei, inizialmente usati contro Israele e poi dilagati in tutto il mondo come un'epidemia, allo stesso modo anche gli attentati suicidi potrebbero diffondersi in tutto l'occidente. Una nuova organizzazione estremista islamica come Jama Qaidat al Jihad parla apertamente di guerra contro tutti gli "infedeli", e non solo contro Israele, da praticare con questo metodo. Oltre agli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono e a vari altri tentativi falliti, si e' gia' avuto anche il riuscito attentato suicida contro una sinagoga di Jerba, in Tunisia, nel quale sono morti molti turisti tedeschi.
    Oggi gruppi palestinesi "laici" come il Fatah (il movimento presieduto da Yasser Arafat) e il Fronte Popolare compiono piu' attentati suicidi di gruppi fondamentalisti come Jihad Islamica. La societa' palestinese ha elaborato un vero e proprio "culto della morte e del martirio" coltivato fin dai primi anni di scuola materna ed elementare, con tanto di canzoni, rappresentazioni e manifestazioni che inneggiano agli attentatori suicidi, anche quando sono donne o minorenni, e li propongono come modelli da imitare. La posizione sociale delle famiglie dei "martiri" si eleva considerevolmente, anche sul piano economico. I pochi palestinesi che si oppongono pubblicamente agli attentati suicidi non lo fanno mai sulla base di considerazioni etiche, ma solo mettendone in dubbio l'efficacia dal punto di vista degli interessi della causa araba.
    Di fronte a questo quadro e' probabile che non siamo ancora arrivati all'apice di questa campagna terroristica. Siamo stati tardivi nel rendercene conto e siamo solo all'inizio della ricerca di una adeguata soluzione.

(israele.net, 9.08.02 - dalla stampa israeliana)



IL PROGETTO DI HAMAS IN UNA PAROLA: GENOCIDIO


    I capi di Al-Qaeda sono ricercati in tutto il mondo. Viceversa i capi di Hamas agiscono tranquillamente alla luce del sole e rilasciano interviste a chiunque le richieda. In una di queste numerose interviste, il quotidiano italiano "Corriere della Sera" [2.08.02] ha chiesto al leader "spirituale" di Hamas Ahmed Yassin, non in una grotta ma nella sua comoda casa nella citta' di Gaza, come mai Hamas colpisca intenzionalmente dei civili come gli studenti dell'universita'. Yassin ha spiegato: "Attacchiamo i civili israeliani perche' per noi e' come se fossero soldati nemici. Per noi ogni ebreo in Palestina e' un colono, un soldato dell'occupazione". Alla domanda se l'attentato all'universita' di Gerusalemme fosse la risposta all'uccisione da parte di Israele del capo terrorista Salah Shehadeh, Yassin ha risposto: "Noi non agiamo in questo modo, non si tratta di azione e reazione. Non si combatte per vendetta, ma per liberare la nostra terra". Infine, alla domanda se Hamas si accontenterebbe di un ritiro israeliano sulle linee pre-giugno 1967, Yassin ha dichiarato: "Israele e' nato con la violenza, non potra' che morire nella violenza".
    Al di la' della retorica rivoluzionaria e sulla giustizia, c'e' una sola parola che indica con chiarezza l'obiettivo di Hamas: genocidio. I capi di Hamas non solo declamano l'equivalente odierno del Mein Kampf e della Soluzione Finale di Hitler, essi la stanno anche

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attuando giorno per giorno: assassinano ebrei in quanto ebrei con l'obiettivo di annientare lo stato ebraico.
    Alla luce di questi propositi genocidi appare abbastanza grottesco e offensivo distinguere fra i capi "militari" e i capi "politici" o "spirituali" di Hamas. Che differenza avrebbe fatto se i nazisti avessero anche gestito delle mense popolari? Definire capo "spirituale" uno come Yassin significa forse portare rispetto alla religione in genere e all'islam in particolare? Muhammad Deif, il probabile successore di Salah Shehadeh, pare che se ne stia ben nascosto sapendo che Israele potrebbe tentare di colpirlo in qualunque momento. Invece Ahmed Yassin e altri capi e "guide" di Hamas vivono nelle loro case circondati da famigliari, consiglieri, sostenitori. E giornalisti. […].

(israele.net, 07.08.02 - dalla stampa israeliana)



"O ALLAH! UCCIDI GLI EBREI!"


KFAR SAVA - Nelle preghiere musulmane del venerdì sera eminenti personaggi religiosi hanno invocato la distruzione degli ebrei. I messaggi di odio sono stati trasmessi in tre paesi arabi considerati "moderati", annuncia il servizio informazioni "IMRA", con sede in Kfar Sava, richiamandosi a fonti americane.

    Il 9 agosto alla televisione di stato dello Jemen si poteva vedere Akram Abd-al-Razzaq al-Ruqayhi, il quale ha detto:
    "O Allah, distruggi gli ebrei e quelli che li aiutano. O Allah, distruggi i cristiani, i loro sostenitori e i loro seguaci, fa tremare il terreno sotto i loro piedi, incuti paura nei loro cuori e fagli gelare il sangue nelle vene. O Allah, distruggili, perché sono sotto il tuo potere".

    Contemporaneamente, alla televisione ufficiale dell'Arabia Saudita si poteva vedere Zeit Sheikh Usamah Abdallah Khayyat nella preghiera del venerdì. Ha detto:
    "O Allah, aiuta i mujaedin (guerrieri islamici della jihad) affinché possano ottenere la vittoria in Palestina, Kashmir e Cecenia. O Allah, distruggi i tirannici ebrei..."

    La televisione dell'emirato del Qatar trasmetteva il discorso dello sceicco Anwar al-Badaw. Ha detto:
    "O Allah, distruggi i rapaci ebrei e i ripugnanti cristiani. O Allah, distruggi gli ebrei. O Allah, scaglia la tua ira contro di loro. O Allah, distruggili. O Allah, sostieni i nostri fratelli palestinesi, da' loro coraggio e concedi grazia ai loro martiri, ai loro bambini e alle loro donne".

NOTA della redazione di Israelnetz - Gli esperti occidentali in passato hanno sempre sostenuto che l'Islam è una "religione pacifica" e che solo alcuni "estremisti isolati" cercano una giustificazione religiosa della violenza e dell'odio per gli ebrei.

(Israelnetz. de, 12.08.02)



GLI ARABI FESTEGGIANO QUANDO ISRAELE E' IN LUTTO


Almeno 10.000 sostenitori di Hamas hanno ballato ieri sera [4 agosto] nelle di strade di Gaza per festeggiare i mortali attacchi terroristici di ieri contro Israele. Festeggiamenti simili sono stati tenuti anche la settimana scorsa in conseguenza delle bombe lanciate all'Università Ebraica, che hanno provocato sette morti.
    Il Concilio Yesha dei Rabbini ha dichiarato oggi che gli arabi che ballano e fanno festa per gli assassinii di israeliani non sono innocenti. Dicono che Israele deve far sapere attraverso i media palestinesi che in futuro la risposta che arriverà sugli assembramenti di questi festeggiatori sarà un attacco aereo. Il Concilio ha detto anche che il governo deve adottare un approccio offensivo, invece della fallita politica degli sbarramenti. E ha dichiarato:
    "Il governo deve ritirare tutte le armi del nemico. Fino ad ora soltanto il 10% delle armi che hanno ricevuto sono state ritirate e distrutte - e questo non include le armi che hanno acquistato per conto loro di contrabbando."

(Arutz-7 News, 07.08.02)

NOTA - Le raccolte fotografiche sul medioriente che compaiono su internet sono piene di foto di palestinesi che piangono sui morti provocati loro dagli israeliani. Stranamente, non si vedono mai foto di palestinesi che ridono sui morti che loro hanno provocato agli israeliani. Eppure ci sono, e non dovrebbe essere difficile riprenderli, se i fotografi lo volessero e i palestinesi glielo permettessero.



RITORSIONI CONTRO I FAMILIARI DEGLI ATTENTATORI SUICIDI


L'uomo accusato di progettare un doppio attentato suicida a Tisha b'Av, a sud di Tel Aviv, è stato ucciso martedì mattina [6 agosto]. Ali Ajouri era considerato il capo locale della brigata Martiri di Al Aqsa, una frazione del movimento Fatah di Arafat. E' stato per diverso tempo nella lista dei ricercati da Israele. La casa di Ajouri è stata demolita dall'IDF [esercito israeliano]. Suo fratello e sua sorella adesso sono tenuti in custodia da Israele, in attesa di essere trasferiti a Gaza. Sua sorella Itisar è stata accusata di aver cucito la cintura esplosiva per l'attentatore suicida. 

(Stimme aus Israel, 07.08.02)

    
  Una soldatessa israeliana toglie le manette a Itisar Ajouri, sorella di Ali, prima di entrare nella corte d'appello militare israeliana di Beit El, a nord di Ramallah



GIOVANI EBREI MAROCCHINI TRASCORRONO QUATTRO GIORNI PRESSO L'IDF


Un gruppo di 54 giovani ebrei tra i 17 e i 18 anni è partito la settimana scorsa dal Marocco per lavorare come volontari in diversi campi dell'esercito di difesa israeliano (Israel Defense Forces). Il viaggio è stato organizzato degli immigrati marocchini in Israele e l'IDF, ed è stato autorizzato dal regno del Marocco.
    I giovani sono stati salutati da un comandante che ha parlato con loro sull'IDF e sul conflitto israelo-palestinese. Per quattro giorni i giovani hanno riempito sacchi di sabbia che servono come difesa per i soldati nella striscia di Gaza, hanno fatto servizio di cucina e di lavanderia e riempito magazzini di fucili. Uno dei giovani ha detto che l'anno prossimo vorrebbe ritornare per fare servizio nell'esercito. Il feedback è stato estremamente positivo. "Noi amiamo molto Israele. A causa della situazione con i palestinesi ci siamo decisi a fare questo grande viaggio in delegazione", ha detto il giovane.
    Un portavoce militare ha detto che la visita è un gesto molto importante anche per il fatto che il Marocco è un paese islamico con molti collegamenti con il mondo arabo. Il consenso delle autorità marocchine al lavoro volontario in Israele di un grande gruppo di giovani ebrei manifesta una grande apertura...

(Ambasciata Israeliana a Berlino, 07.08.02)



MANIFESTAZIONE PRO ISRAELE A BERLINO IL 24 AGOSTO


Riportiamo l'annuncio della manifestazione "Deutschland an der Seite Israels"


Lo Stato d'Israele si trova in una difficile lotta per l'esistenza contro potenti nemici che oggi come nel passato hanno come obiettivo la sua distruzione. Negli ultimi mesi però la legittima lotta contro il terrorismo ha portato Israele ad un crescente isolamento mondiale. Che cosa fa la Germania?

Anche in Germania negli ultimi tempi, per la prima volta nella storia della Repubblica Federale, da gruppi autorevoli della nostra società l'amicizia e la solidarietà della Germania verso Israele e la nostra particolare, storica responsabilità verso Israele e il popolo ebreo sono stati messi in questione.
Questo è allarmante!

Adesso, prima ancora delle elezioni politiche, mentre avviene la discussione e la formazione delle opinioni all'interno dei partiti e della società, è un momento particolarmente adatto affinché noi, come cristiani in Germania, ci poniamo pubblicamente a fianco di Israele e inviamo ai nostri rappresentanti politici e al nostro popolo un messaggio - a seconda dei casi di incoraggiamento o di ammonimento - il cui nocciolo è racchiuso nella dichiarazione:


IL POSTO DELLA GERMANIA E' DALLA PARTE DI ISRAELE!


Per informazioni:

Initiative "Deutschland an der Seite Israels"
Postfach 31 13 39
70473 Stuttgart
Tel: 0711-83889480
Fax: 0711-83889488
info@deutschland-israel.de
http://www.deutschland-israel.de



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