Notizie su Israele 33 - 13 agosto 2001


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Io adunerò tutte le nazioni, e le farò scendere nella valle di Giosafat. Là le chiamerò in giudizio a proposito della mia eredità, il popolo d'Israele, che esse hanno disperso tra le nazioni, e del mio paese, che hanno spartito fra di loro.

(Gioele 3.2)



L'articolo che segue è stato scritto due giorni prima dell'attentato suicida di Gerusalemme e da questo ha ottenuto una triste conferma. Più il numero degli attentati contro Israele aumenta e più aumenta la loro legittimità agli occhi delle nazioni, che ogni volta e in misura sempre maggiore concentrano tutta la loro attenzione sulle reazioni di Israele e trovano nel "perfido giudeo" la causa di tutti i mali. E' una spirale perversa di fatti e pensieri che un giorno Qualcuno definitivamente spezzerà.

M.C.


QUANDO IL TERRORISMO DIVENTA "LEGITTIMO"


Da un articolo di Nadav Shragai su Ha'aretz

   Dal 29 settembre 2000 al primo agosto 2001 i palestinesi hanno aperto il fuoco 547 volte contro agglomerati civili israeliani in Israele e nei territori e 1.067 volte contro veicoli civili israeliani lungo le strade del paese. Hanno lanciato 279 granate. Hanno fatto esplodere 286 ordigni, mentre altri 111 sono stati disinnescati in tempo. Sempre nello stesso periodo, i palestinesi hanno aperto il fuoco 4.016 volte contro postazioni militari israeliane. Cinque attentatori suicidi si sono fatti saltare in aria e sono state fatte esplodere 10 autobomba. Complessivamente in questi ultimi dieci mesi vi sono stati circa 6.400 attacchi palestinesi con armi da guerra: una media di 21-22 attacchi al giorno. Durante lo stesso periodo, 136 israeliani sono rimasti uccisi e 1.073 feriti o mutilati.
    Mentre si dispiegava questa compagna di violenze, venivano man mano superati tutti limiti che Israele considerava insuperabili. Inizialmente venne detto che Israele non avrebbe tollerato agguati alle auto civili per la strade. Poi venne detto che Israele avrebbe considerato un casus belli le aggressioni contro gli abitati all'interno del proprio territorio. Per mesi gli spari sul quartiere ebraico Gilo a Gerusalemme sono stati descritti come una escalation intollerabile. Lo stesso venne detto dei tiri di mortaio nella striscia di Gaza, delle autobomba, degli attentati suicidi, fino a quello che il primo giugno uccise 21 adolescenti alla discoteca di Tel Aviv.
    [...] In realta', l'effetto di questa escalation e dell'autocontrollo israeliano e' stato quello di conferire al terrorismo palestinese una sorta di legittimazione agli occhi del mondo. L'autocontrollo israeliano ha abituato il resto del mondo all'idea che una certa dose di terrorismo palestinese sia accettabile e che anzi faccia parte integrante del contenzioso israelo-palestinese, mentre viceversa le reazioni israeliane, per quanto limitate, vengono considerate azioni aggressive e illegittime.
    L'effetto piu' grave e' quello che si vede in queste settimane. La relativa legittimazione che il terrorismo palestinese si e' guadagnato agli occhi del mondo grazie anche, paradossalmente, alla politica israeliana di autocontrollo, ha creato una situazione in cui non vengono piu' capiti ne' tollerati neanche i colpi che Israele sferra nel modo piu' modo mirato possibile contro esecutori e mandanti degli atti terroristici.
    Se i venti attacchi al giorno palestinesi sono "normali"
    (non fanno notizia) ed e' "normale" che Israele si trattenga dal reagire persino dopo un attentato come quello alla discoteca di Tel Aviv, poi il mondo non capisce e non accetta che le forze di sicurezza israeliane diano la caccia e cerchino di fermare i responsabili di tutta questa violenza.

Ha'aretz, 8.08.01



ENTUSIASMO A TEHERAN - MIGLIAIA DI IRANIANI FESTEGGIANO L'ATTENTATO SUICIDA


TEHERAN - Decine di migliaia di Iraniani si sono riuniti venerdì 10 agosto a Teheran per festeggiare il "riuscito attentato suicida" di un Palestinese a Gerusalemme. Questo riferisce il quotidiano "Jerusalem Post".
    Da tutte le parti di Teheran sono convenuti uomini e donne all'incontro di preghiera all'Università per dimostrare contro Israele e contro l'America.
    La dimostrazione è stata organizzata da un gruppo radicale sotto la direzione della più importante guida dell'Iran, l'Ayatolla Khamenei.
    Molti dei partecipanti portavano il copricapo bianco-nero dei Palestinesi. Innalzavano degli striscioni con la scritta: "Sharon mangia i Palestinesi!" e gridavano continuamente: "Musulmani, unitevi!", "Morte agli Israeliani! Morte agli Americani!".
    "Io sono sempre pronto ad andare in Palestina e a fare un attentato suicida", gridavano molti dimostranti davanti alle telecamere dei giornalisti.
    Alla dimostrazione hanno preso parte anche il Ministro degli Esteri Kamal Kharrazi e il Ministro della Difesa Ali Shamkhani.
    Anche nella capitale libanese Beirut, dopo l'attentato suicida in Gerusalemme in cui sono morte 16 persone e almeno 130 sono state ferite, la sera stessa migliaia di persone hanno festeggiato l'attacco.

Israelnetz.de, 10.08.2001
   


SI AVVICINA LA CRISI DELL'AUTORITA' PALESTINESE?


Da un analisi di Lamia Lahoud e David Rudge sul Jerusalem Post

    Funzionari palestinesi ammettono che l'Autorita' Palestinese sta lentamente perdendo il controllo e che potrebbe crearsi una situazione di anarchia, se il ciclo di violenze non viene presto fermato. Anche un esperto israeliano conferma che per l'Autorita' Palestinese si sta avvicinando il momento della verita'.
    Secondo fonti interne ai servizi di sicurezza palestinesi, la popolazione palestinese ha la sensazione che l'Autorita' Palestinese non sia in grado di contrastare Israele e confida sempre piu' nelle "azioni di vendetta" dei gruppi militanti irregolari. Inoltre, le crescenti difficolta' economiche legate alla situazione fanno montare la rabbia per la gestione corrotta dell'Autorita' Palestinese. Nello stesso tempo, la popolazione palestinese e' sempre piu' frustrata per l'incapacita' dell'Autorita' Palestinese di tenere sotto controllo i gruppi armati palestinesi che usano la cosiddetta intifada e le uccisioni sommarie di presunti "collaborazionisti" come copertura per regolamenti di conti personali e di clan. I palestinesi sono scossi dalle battaglie fra bande rivali che hanno gia' portato nei giorni scorsi a sanguinosi episodi presso Nablus e nella striscia di Gaza, con morti e feriti innocenti. Episodi che hanno visto coinvolte anche le forze dell'Autorita' Palestinese. Lo stesso ministro palestinese Nabil Sha'ath ammette che gli attivisti palestinesi dell'intifada si muovono sempre di piu' senza ordine ne' legge, ma sostiene che tutto tornera' sotto controllo una volta riavviato il processo diplomatico.
    Gabriel Ben-Dor, direttore del Centro di Studi sulla Sicurezza Nazionale dell'Universita' di Haifa, l'Autorita' Palestinese si trova ormai di fronte al momento della verita' e dovra' presto dimostrare di essere in grado di prendere decisioni difficili. Tra i palestinesi, spiega Ben-Dor, vi sono due tendenze contraddittorie: "Da una parte, i palestinesi stanno diventando piu' estremisti. In generale crescono i sentimenti anti-israeliani e aumenta il sostegno ai fondamentalisti di Hamas, Jihad Islamica e ad alcune formazioni estremiste nazionaliste. Molti musulmani e molti nazionalisti pensano che si debba continuare a combattere Israele senza tregua e che i palestinesi debbano seguire l'esempio degli Hezbollah libanesi. Dall'altra parte - continua Ben-Dor - cresce una reale preoccupazione tra una parte dei palestinesi, soprattutto quelli vicini alla cerchia di Yasser Arafat, che se non si fermano le violenze, le strutture dell'Autorita' Palestinese possano disintegrarsi. Costoro non desiderano certo veder scivolare nell'anarchia completa i territori palestinesi, o magari finire sotto il governo delle organizzazioni fondamentaliste". Secondo Ben-Dor, sono gia' visibili i segni di una perdita di controllo dell'Autorita' Palestinese sulla popolazione e su varie organizzazioni, a cominciare dalla presenza di bande minori che esercitano una sorta di "giustizia fai da te". "I tribunali non funzionano, il sistema giudiziario e' bloccato e in pratica la polizia non fa rispettare le leggi - aggiunge - anche se, per ora, alcuni servizi come istruzione e sanita' sono relativamente funzionanti. Comunque, il controllo su ordine pubblico e comunicazioni e' di fatto condiviso da Autorita' Palestinese e altre organizzazioni". E' una situazione che si e' verificata anche nella vicenda di altri stati in formazione, spiega l'esperto israeliano. Ma a un certo punto l'Autorita' Palestinese dovra' prendere delle decisioni, a cominciare dalla questione se intenda continuare o meno con la lotta armata: "Bisogna ricordare che la popolazione palestinese ha gia' pagato un alto prezzo alla lotta armata in termini di vite umane e qualita' della vita. La grande maggioranza da' la colpa a Israele, ma molti iniziano anche a mettere in discussione la scelta della violenza, alla luce dei ben scarsi risultati politici che finora ha portato. Si iniziano a udire delle voci secondo cui questa scelta non e' pagante, anche se e' difficile misurare la consistenza di questo malcontento a causa dei metodi palestinesi fortemente repressivi che mettono a tacere ogni critica. Tuttavia - conclude Ben-Dor - credo che la dirigenza dell'Autorita' Palestinese potrebbe raccogliere l'appoggio di questa parte della propria opinione pubblica. Il momento della verita' per l'Autorita' Palestinese sara' quando dovra' decidere se continuare con le violenze, mettendo a rischio se stessa, o cambiare tattica, sapendo che comunque prima o poi dovra' cercare di riportare sotto controllo le fazioni estremiste. Decidendo di tornare al negoziato e arrivare a un accordo anche imperfetto con Israele, l'Autorita' Palestinese potrebbe consolidare nuovamente il proprio potere. Questo e' il dilemma che si trovano di fronte i dirigenti vicini ad Arafat. Il punto e' vedere se Arafat e i suoi hanno la forza e la volonta' di guidare la propria gente e prendere decisioni difficili, oppure se preferiranno lasciare che le cose seguano il loro corso, rischiando tutte le conseguenze del caso".

Jerusalem Post, 7.08.2001



NOTIZIE IN BREVE


13 agosto 2001
- L'attentatore di Haifa, Muhammad Mahmoud Baker Nasser, 28 anni, di Kabatiya, aveva lavorato nelle forze di sicurezza dell'Autorita' Palestinese fino a 6 settimane fa.
- Autorita' Palestinese scarcera domenica sera tre palestinesi coinvolti nell'attentato di giugno alla discoteca di Tel Aviv
- Capo di stato maggiore israeliano Mofaz: "Su 154 israeliani uccisi in questi undici mesi, almeno 61 sono stati uccisi da uomini e forze agli ordini di Arafat".

12 agosto 2001
- Autorita' Palestinese dice d'aver arrestato 4 terroristi di Hamas, fra cui Abdallah Barghouti, ricercato da Israele per aver organizzato l'attentato alla pizzeria di Gerusalemme.
- Tribunale palestinese, dopo processo sommario, condanna a morte un altro palestinese per aver "collaborato" con Israele nella lotta al terrorismo.
- Autorita' Palestinese arresta 2 membri Jihad Islamica per coinvolgimento nell'attentato a Gerusalemme, ma li rilascia dopo poche ore.
- Nasrallah, leader fondamentalisti libanesi filo-iraniani Hezbollah, elogia attentato a Gerusalemme e aggiunge: "Si avvicina il giorno in cui uniremo tutte le nostre forze a quelle dei palestinesi nella guerra contro Israele".

10 agosto 2001
- Ministro libanese per l'informazione loda Hamas per l'attentato a Gerusalemme.
- A Ramallah, centinaia di palestinesi con le bandiere di Hamas inneggiano all'attantato di Gerusalemme.
- A Teheran, decine di migliaia di iraniani manifestano al grido: "Morte a Israele, morte agli Usa".
- A Beirut, polizia arresta e maltratta libanesi che manifestano (pacificamente) contro occupazione militare siriana del Libano.

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