Notizie su Israele 179 - 9 giugno 2003


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Questo sarà il flagello con cui il SIGNORE colpirà tutti i popoli che avranno mosso guerra a Gerusalemme: la loro carne si consumerà mentre stanno in piedi, i loro occhi si scioglieranno nelle orbite, la loro lingua si consumerà nella loro bocca. In quel giorno vi sarà in mezzo a loro un gran tumulto prodotto dal SIGNORE; ciascuno di loro afferrerà la mano dell'altro, e la mano dell'uno si alzerà contro la mano dell'altro.

(Zaccaria 14:12-13)



GEORGE W. BUSH COME «PRINCIPE DELLA PACE»?


«Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, per dare incremento all'impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre: questo farà lo zelo del SIGNORE degli eserciti» (Isaia 9:5-6).

Commentando gli incontri fatti da George W. Bush in Egitto e in Giordania, il cronista di una radio straniera ha usato più o meno queste parole: "Il presidente degli Stati Uniti arriva in Medio Oriente come Principe della pace...." Si può dire che è soltanto un esempio di quel frasario mitico-religioso che oggi si usa volentieri per colorire il linguaggio. In questo caso però l'espressione usata non è una generica metafora, ma fa riferimento a una precisa e ben conosciuta persona indicata nella Bibbia dal profeta Isaia e attesa in diverso modo sia da ebrei che da cristiani: il Messia d'Israele. Caratteristica di questa Persona è proprio quella di portare la pace, anzi una "enduring peace", una pace senza fine. Ma sta scritto anche che questo Principe porterà "una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre". Tutto questo sarà fatto dallo "zelo del SIGNORE degli eserciti", e non dagli intrighi politici dei capi delle nazioni di questo mondo. Le nazioni un giorno saranno fatte scendere nella valle di Giosafat e giudicate da Dio sulla base di come hanno trattato il Suo popolo:

«Infatti ecco, in quei giorni, in quel tempo, quando ricondurrò dall'esilio quelli di Giuda e di Gerusalemme, io adunerò tutte le nazioni, e le farò scendere nella valle di Giosafat. Là le chiamerò in giudizio a proposito della mia eredità, il popolo d'Israele, che esse hanno disperso tra le nazioni, e del mio paese, che hanno spartito fra di loro» (Gioele 3:1-2).

Il "quartetto" costituito da USA, UE, ONU e Russia  esprime il progetto delle nazioni di ottenere pace spartendo la terra d'Israele. Com'è fin troppo facile prevedere, non solo non si otterrà nessuna vera pace, ma la violenza in Israele aumenterà. E fosche nubi si addenseranno anche sulla nazione di quel capo politico che ha preteso di portare pace su quella terra che Dio stesso ha chiamato "il mio paese",  calpestando il diritto e la giustizia eterni che un giorno sosterranno il "trono di Davide e il suo regno".

Marcello Cicchese



ISRAELE ACCETTA LA ROAD MAP: LA FINE DELLO STATO D'ISRAELE?


di Ya'akov-Perez Golbert

Domenica pomeriggio, il 25 maggio 2003, lo Stato d'Israele ha cessato d' esistere. E' diventato, per sua volontà e consenso, un protettorato degli Stati Uniti d'America. Il primo ministro Ariel Sharon ha presentato al gabinetto la "Road Map", il progetto che autorizza la creazione, in Eretz Israel, nel giro di un quinquennio, di uno stato sovrano per gli arabi che si definiscono "Palestinesi". Israele ha ceduto il diritto di entrare nelle città "Palestinesi" in cerca dei terroristi e delle associazioni terroristiche che attaccano e uccidono i suoi cittadini; e si è impegnato a desistere dagli "obiettivi mirati", che è la definizione che il mondo attribuisce agli attacchi chirurgici sui commandi terroristici. E' chiaro che Israele dovrà desistere dai colpi non mirati contro la popolazione in generale, anche contro ampie zone di una città dove operano i terroristi. Questo è ovvio, se Israele non può neanche colpire le persone specifiche che mettono in pericolo ed uccidono i civili israeliani. In breve, Israele ha ceduto il diritto all'autodifesa.
     Israele ha anche ceduto il diritto di giudicare se l'osservanza palestinese dei suoi obblighi è accettabile o fraudolenta. Quel giudizio spetta agli americani e agli altri membri del "Quartetto": l'Unione Europea, la Russia e l'ONU, tutti implacabilmente ostili allo Stato di Israele e al popolo ebraico. I loro osservatori determineranno se l'osservanza palestinese è soddisfacente. Nel passato tutti, compresi gli Stati Uniti, hanno giudicato soddisfacenti tutte le azioni dei palestinesi.
     Sharon ha dovuto affrontare alcune opposizioni nel governo, perché sette dei 23 membri hanno votato contro. Quattro si sono astenuti, compreso Binyamin ("Bibi") Netanyahu, l'uomo che potrebbe essere di nuovo Primo Ministro.
Sharon ha offerto loro una foglia di fico, e loro sono corsi a nascondersi dietro di essa. Netanyahu si è premurato di attaccare i 14 punti di obiezione al piano, come se questo facesse una differenza, dato il fatto che il gabinetto ha approvato il piano con una maggioranza di 12 a 7, con 4 astensioni. Naturalmente, il governo americano ha assicurato che le obiezioni di Israele avrebbero ricevuto "la dovuta considerazione" nel momento in cui si giungerà al compimento. Qualsiasi persona intelligente, e quindi anche un ministro del gabinetto israeliano, si rende conto che questa frase è una ciancia del tutto insignificante, visto che le obiezioni sono del tutto contrarie al piano, che il governo israeliano ha votato e accettato a grande maggioranza.
     Israele ha molti amici negli Stati Uniti, ma anche molti nemici. Nel governo, gli amici di Israele sono soprattutto nel Congresso. Il Congresso si è schierato smisuratamente a pro di Israele, e spesso i singoli rappresentanti si sono messi contro il presidente. I nemici di Israele sono nel Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, nella CIA, nel Dipartimento della Difesa e nell'establishment della politica estera in generale. Sharon e il suo governo hanno deciso di mettere i loro amici in una situazione difficile e di lasciare il destino di Israele in mano ai loro nemici del Dipartimento di Stato.
     Il "Middle East Newsletter" ha riportato agli inizi di questa settimana che il Dipartimento di Stato aveva raccomandato di negare 8 miliardi di dollari ad Israele per l'assistenza militare supplementare, se il governo non avesse accettato la fondazione di uno stato palestinese per la fine dell'anno, come stipulato nella Road Map. Il Dipartimento di Stato ha raccomandato inoltre che l'Amministrazione annunci un'indagine per l'uso degli elicotteri d'attacco Apache e Cobra e i caccia F-16 della Air Force Israeliana, nelle operazioni contro i terroristi palestinesi.
     L'America proteggerà Israele? Non dite sciocchezze. E' quello stesso Dipartimento di Stato che ha minato Israele, con una doppiezza e un inganno che durano sin dalla Dichiarazione di Balfour del 1917; è quello stesso Dipartimento di Stato che ha imposto l'embargo delle armi contro Israele nel 1948, mentre vendeva liberamente le sue armi agli arabi; è quello stesso Dipartimento di Stato che ha nascosto le informazioni dei servizi segreti a Israele, informazioni che gli Stati Uniti erano obbligati per trattato a passare ad Israele, informazioni che riguardavano le armi di distruzione di massa, le strategie e le potenzialità irachene. Gli Stati Uniti proteggeranno Israele? Chiedetelo a Jonathan Pollard. Hanno costretto Jonathan Pollard a vivere in solitudine, senza nemmeno un processo, solo per aver avuto l'ardire di passaere a Israele quelle informazioni.
     La linea di condotta presa adesso dagli Stati Uniti era stata già presa prima, e conduce al disastro di Israele. Israele deve accettare la Road Map per non danneggiare Abu Mazen. Se Israele verrà considerato come quello che sopprime la Road Map, questo vanificherà ogni possibilità che Abu Mazen, colui che dipingono continuamente come un "moderato", abbia successo e così sia costretto a lasciare il campo agli "estremisti" di Hamas. E' lo stesso argomento che ha impedito ad Israele di mobilitare le sue forze nel 1973 contro un'aggressione dichiarata da parte di Egitto e Siria. Israele fu persuaso a non mobilitarsi, perché altrimenti avrebbe fatto la figura dell'aggressore, e questo avrebbe potuto provocare gli egiziani e i siriani, costringendoli ad attaccare.
     Ma chi è Abu Mazen? E' un "moderato" che nega l'Olocausto; è un terrorista "moderato", che crede che si debba usare il terrorismo solo quando produce risultati positivi per le organizzazioni terroristiche; è uno dei fondatori dell'OLP (ricordate quando era considerata un'organizzazione terroristica?); è il "moderato" finanziatore del massacro di Monaco. Il suo unico punto di disaccordo con Hamas sta nella questione se le tattiche terroristiche, nelle circostanze attuali, producano un risultato positivo o negativo. Hamas crede che il risultato sia positivo. Se è riuscito a far sì che Israele accetti uno stato "palestinese", chi può dire che non abbia ragione?
     La Road Map provocherà altro terrorismo, D-o non voglia, non altro.
    Aumenterà la minaccia contro Israele, non la diminuirà. Il Dipartimento di Stato lo sa, e se spinge comunque in questa direzione, vuol forse dire che sono proprio questi i risultati che desidera?

(Arutz 7 - 27 maggio 2003)



HAMAS: «LA MAGGIOR PARTE DEGLI ISRAELIANI SONO COMBATTENTI»


Il portavoce di Hamas Abdel-Aziz al-Rantissi ha detto al Newsweek: "I combattenti non sono solo quelli che indossano le uniformi". Ha considerato tutti gli uomini israeliani come dei combattenti perché una volta o l'altra hanno servito nell'esercito e possono sempre essere richiamati, e lo stesso vale per le donne israeliane, la maggior parte delle quali hanno servito nell'esercito. Perciò, la gran parte della popolazione israeliana viene considerata combattente.

Qui di seguito un estratto dell'intervista di Hamas al Newsweek:

D: Che cosa intende Hamas come civili?
R: Un civile israeliano è qualcuno che non ha mai preso parte ai combattimenti. Se ha partecipato ai combattimenti nel passato, anche anni fa, non è più un civile. Per questo gli israeliani ancora perseguono quei tedeschi che hanno preso parte all'Olocausto, anche se alcuni sono sull' ottantina. Li considerano ancora come soldati.

D: Allora lei considera tutti gli uomini israeliani come dei combattenti perché una volta o l'altra hanno servito nell'esercito e possono essere richiamati?
R: Si.

D: E le donne israeliane?
R: La maggior parte delle donne israeliane hanno servito nell'esercito.

D: Secondo questo criterio, quale percentuale della popolazione israeliana considera come combattente?
R: La maggior parte. Abbiamo scelto degli obiettivi militari. Se i civili sono soggetti a morire, non è un buon motivo per fermare l'attacco. Ma non ci mettiamo ad uccidere dei civili.

(IMRA, 25 maggio 2003)



QUELLO CHE DICONO I GIORNALI EGIZIANI SU GEORGE BUSH E GLI STATI UNITI


Alla vigilia dell'arrivo del Presidente George W. Bush in Medio Oriente per partecipare alla conferenza in Giordania ed Egitto, i giornali ufficiali egiziani hanno rinnovato le proprie critiche agli Stati Uniti e al Presidente Bush. Quelli che seguono sono estratti da questi articoli:


'Bush è come Saddam, un assassino, tiranno ed oppressore'

Muhammad Nafi' ha scritto su Al-Gumhuriya: "E' stato dimostrato che Bush e Saddam sono due facce della stessa medaglia, sono entrambi assassini, oppressori, tiranni e dittatori, che voltano le spalle alle leggi e alle regole internazionali."

"Ma Saddam Hussein è più coraggioso del Presidente Americano, perché ha mostrato la sua faccia disgustosa al mondo senza nessun trucco, mentre Bush cambia maschera ad ogni ora del giorno [con] l'abilità di un attore di Hollywood. Recita sempre sul palcoscenico del mondo il ruolo dell'angelo benevolo mandato dal cielo per portare pace, sicurezza e amore ad ogni centimetro del globo, a conquistare Baghdad e sostituire le sue oscure notti... con uno splendente mattino in cui brilla il sole della libertà."

"Comunque, lo shock è stato tremendo quando è divenuto chiaro che l'inferno di Saddam è il paradiso promesso da Bush. Quello che era solito uccidere decine di persone con una pistola se n'è andato e a quel punto è arrivato quello che strangola centinaia di persone con una corda di seta! Saddam era solito decapitare la gente e Bush sta 'decapitando' i mezzi di sussistenza della gente."

"L'amministrazione americana ha deciso di sciogliere l'esercito iracheno e il sistema di sicurezza, così ha licenziato 400 mila dipendenti. Allo stesso modo, ha sciolto i Ministeri dell'Informazione e della Difesa, la Corte Militare e il [sistema di] sicurezza nazionale, con 100 mila dipendenti. Questo significa che il capo dell'amministrazione civile [Paul Bremer] ha firmato la condanna a morire di fame per mezzo milione di famiglie!!"

"Il mondo era contro Saddam perché non ha rispettato la legge e non ha tenuto fede alle regole internazionali, ma l'intera comunità internazionale è rimasta in silenzio quando Bush ha sfidato l'ONU - le leggi e le regole - e ha attaccato l'Iraq prima di aver tentato tutte le alternative [pacifiche]. Saddam si è appropriato del Kuwait, ma Bush sta rubando l'Iraq... Abbiamo già nostalgia dell'era di Saddam, in confronto all'era di Bush. Saddam si è mostrato a tutti come un despota malvagio e sanguinario, mentre Bush si è travestito da angelo bianco e ha convinto tutti di essere un uomo buono con una missione angelica e che il suo obiettivo fosse quello di salvarli dal male, di porre fine alle loro umiliazioni e di nutrirli. E visto che si tratta di una buona azione divina, non richiede ringraziamenti o ricompense! Col tempo hanno scoperto che il diavolo e l'angelo sono la stessa persona che sta realizzando due incarichi, Saddam li ha avvelenati, anche se ha chiaramente scritto il contenuto sulla bottiglia, ma Bush sta dando loro il veleno mischiato con del miele dolce!!" (1)


'Bush è affetto dal Complesso di Edipo'

Anis Mansour, un celebre giornalista di Al-Ahram ha scritto: "Il Presidente Bush dovrebbe essere curato dagli psichiatri americani. Non perché sia pazzo... Il Presidente Bush figlio è molto più attaccato a sua madre che a suo padre. Così, ci troviamo di fronte a un caso di Edipo, che amava sua madre ed uccise suo padre. Bush figlio ha frequentato le stesse scuole che ha frequentato suo padre. Ha lavorato nello stesso settore di suo padre: comprare e vendere petrolio. Si avvicinò a sua madre quando sua sorella morì di cancro. Quando aveva sei anni, sua madre lo sentì dire ai suoi amici: 'Non posso lasciare mia madre in queste condizioni'."

"Suo padre ha usato Saddam e poi lo ha combattuto [sconfitto ed] espulso dal Kuwait. Le forze americane stavano per entrare a Baghdad, ma Bush padre le ha fatte tornare indietro quando mancavano settanta chilometri. Il figlio ha seguito lo stesso itinerario e ha vinto. Ha eliminato Saddam Hussein. Avrà successo dove suo padre ha fallito e verrà eletto per la seconda volta."

"Gli psicologi storici dicono che Bush figlio ha soddisfatto sua

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madre, ma non suo padre, che lo ha consigliato contro la guerra e la battaglia contro il terrorismo. Gli ha chiesto di accontentarsi dei suoi successi, ma il figlio ha ripetuto quel che ha detto sua madre: 'NO'" (2)

Il dottor Fathi Abd Al-Fattah ha scritto su Al-Gumhuriya: "... Bush senior, Bush junior, bin Laden, Al-Qa'ida, Talebani, Sharon, Netanyahu e il Likud sono radicati in una mitologia religiosa fondamentalista. Tutti loro agiscono contro i principi socialisti e la giustizia sociale [usando] slogan e giustificazioni. Sostengono di essere il campo dei credenti che combattono il campo degli eretici. C'è da grattarsi il capo nel serio tentativo di capire quale sia in realtà il campo dei malvagi..." (3)

Muhammad Sayyed Ahmad ha concluso in un lungo articolo anti americano pubblicato da Al-Ahram con la speranza che il Presidente Bush non venga eletto per un secondo mandato: "...C'è un modo per influenzare l'opinione pubblica americana, in modo che le elezioni l'anno prossimo divengano un punto di svolta e facciano apparire un diverso volto americano, cioè gli Stati Uniti riusciranno a ripristinare il loro volto democratico o continueranno a comportarsi come un impero? Questa è la sfida che determinerà il futuro del mondo." (4)


'La rimozione delle sanzioni contro l'Iraq richiede agli iracheni di combattere gli americani'

Un editoriale nel principale quotidiano egiziano di governo Al-Ahram ha stabilito che gli iracheni "non hanno altra scelta" se non quella di combattere per espellere le forze americane e che il partito iracheno Ba'ath non dovrebbe essere escluso da questa lotta. "... Considerando la situazione, il popolo iracheno non ha altra scelta se non quella di combattere per [conquistare] la propria indipendenza, invece di aspettare il supporto internazionale, che – molto probabilmente - non si concretizzerà."

"La verità è che il passo più importante che le forze politiche irachene devono intraprendere è la fondazione di un corpo nazionale iracheno, che includa tutte le fazioni nazionali politiche irachene, senza escludere nessun gruppo politico [nel senso del partito Ba'ath] per agire ed espellere i colonizzatori... Se le forze nazionali irachene riusciranno a fondare [un] simile corpo, potrebbe avere la funzione di governo di transizione al posto delle forze di occupazione. Può anche diventare una vera guida per il popolo iracheno nella sua lotta per la libertà e l'indipendenza... Questo è il più grande obiettivo per le forze nazionali irachene, che dovrebbero esercitare la massima saggezza ed indulgenza... invece della vendetta..." (5)

Gamal Kamal, un giornalista del quotidiano Al-Gumhuriya, ha scritto sullo stesso argomento: "La recente decisione del Consiglio di Sicurezza… è motivo di ilarità e tristezza al tempo stesso… questa decisione fa sanguinare il cuore, porta lacrime agli occhi e dissipa ogni buonsenso rimasto. Questa è una decisione che avvolge il presente nella nebbia e getta il futuro nell'oscurità… Hanno affermato che è stato deciso di rimuovere le sanzioni contro il [precedente] regime iracheno, ma i loro euforici sentimenti di vittoria e la loro arroganza hanno impedito di ammettere che il loro obiettivo era punire l'Iraq, gli iracheni, la loro storia, il loro presente e la loro nazione…"

"Questa decisione è simile alle condizioni di resa che gli Alleati imposero ai tedeschi in seguito alla Seconda Guerra Mondiale, con l'eccezione che adesso hanno il carattere di legittimazione internazionale…"


'Gli americani possono aspettarsi molte più vittime'

Un editoriale su Al-Gumhuriya sostiene che gli americani recentemente uccisi negli scontri con gli iracheni porteranno gli Stati Uniti a realizzare che "questo incendio continuerà ad infuriare, perché le nazioni non consentono un'occupazione straniera, anche se dà loro seta e velluto. Le nazioni non accettano l'occupazione, nonostante le sue dolci promesse di democrazia e prosperità."

"Quindi, gli americani dovrebbero aspettarsi ulteriori vittime. Più l'occupazione continua, maggiore diventerà il numero delle vittime. Mentre gli americani celebravano la loro vittoria contro la dittatura irachena, si sono dimenticati che hanno sconfitto Saddam e il Ba'ath, ma non hanno sconfitto lo spirito del coraggioso popolo [iracheno]. Le nazioni non vengono sconfitte in uno, due o tre battaglie. Il modo in cui le nazioni resistono all'occupazione è travolgente, anche se deve affrontare il potere più forte del mondo."

"Di conseguenza, se gli americani non si affrettano a ritirarsi dall'Iraq, non è improbabile che subiscano una sconfitta o un'altra catastrofe, come quella in Vietnam, per mano della coraggiosa opposizione irachena. In ogni caso, la fine di ogni occupazione si conosce prima del tempo e il conto alla rovescia per la fine dell'occupazione americana in Iraq è cominciato…" (7)


'La politica statunitense ha causato l'escalation di terrore'

Il direttore di Al-Gumhuriya, Samir Ragab, ha avvertito che se la visita del Presidente Bush in Medio Oriente fallirà, la frustrazione aumenterà e con essa gli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti: "Gli Stati Uniti hanno invaso l'Afghanistan e non sono stati in grado di portarvi stabilità… Gli Stati Uniti sono riusciti a conquistare l'Iraq e a controllare le risorse del popolo affermando che questo sta portando agli iracheni sicurezza, stabilità e rispetto della legge. Tuttavia, purtroppo, quel che sta accadendo è completamente diverso. La battaglia fra gli originali cittadini del paese e quelli che sono venuti con l'intenzione di distruggere la loro identità, la loro storia e le loro tradizioni non si è fermata. E' chiaro che la situazione si deteriorerà ad ogni nuovo giorno, gli iracheni non possono perdere la loro terra e il loro onore facilmente…"

"Quindi, è necessario che l'amministrazione degli Stati Uniti ritorni all'11 settembre 2001, al giorno in cui molte cose sono crollate – non solo le due torri a New York e il Pentagono a Washington – e si ponga la stessa domanda che ha rimuginato da allora: Perché odiano la nostra politica e addirittura la nostra esistenza? … Ogni volta che le nazioni vedono delle opprimenti nuvole scure sopra alle loro speranze ed aspirazioni, vengono portati spontaneamente a vendicarsi contro chi continua la politica delle menzogne…" (8)

Note:
(1) Al-Gumhuriya (Egitto), 29 Maggio 2003, citato da Al-Quds Al-Arabi (Londra), 30 Maggio 2003.
(2) Al-Ahram (Egitto), 29 Maggio 2003.
(3) Al-Gumhuriya (Egitto), 29 Maggio 2003.
(4) Al-Ahram (Egitto),  29 Maggio 2003.
(5) Al-Ahram (Egitto), 28 Maggio 2003.
(6) Al-Gumhuriya (Egitto),  29 Maggio 2003.
(7) Al-Gumhuriya (Egitto), 28 Maggio 2003.
(8) Al-Gumhuriya (Egitto), 29 Maggio 2003.


(The Middle East Media Research Institute, 04.06.2003)



INSEGNAMENTO ISRAELIANO PER GLI EBREI RUSSI CHE VIVONO IN AMERICA



GERUSALEMME/NEW YORK - L'Agenzia Ebraica e il Ministero Israeliano di Culto hanno fatto partire un nuovo programma. Gli studenti liceali ebrei di provenienza russa che vivono negli USA dovranno frequentare per un certo tempo delle scuole israeliane, per conoscere le loro radici.
     Gli studenti della nona classe dovranno abitare in internati israeliani e rimanervi tre anni fino al diploma nel paese. I costi verranno sostenuti dall'Agenzia Ebraica e dal Ministero.
     Secondo quello che riferisce "Yediot Aharonot", negli Stati Uniti vivono circa 700.000 ebrei provenienti dagli stati dell'ex Unione Sovietica, metà dei quali a Brooklyn. La maggior parte di loro è immigrata negli anni '70 e '90.
     Molti di loro non sono radicati nella vita ebraica degli Stati Uniti. I figli di solito  non frequentano scuole ebraiche. Per questo il direttore della Commissione per la Formazione dell'Agenzia Ebraica, Amos Hermon, teme che già la prossima generazione di ebrei russi negli USA venga assimilata, si allontani dalle radici ebraiche dei genitori e perda il collegamento con l'ebraismo e con Israele.
     «E' una comunità che sostiene Israele. Il 90 per cento di loro ha parenti in Israele, un terzo ha visitato Israele e dimostra solidarietà con Israele attraverso offerte e partecipazione a dimostrazioni pro-israeliane. E tuttavia sono ancora lontani dall'identità ebraica», ha detto Hermon.
     Programmi simili ci sono già stati per ebrei nell'ex Unione Sovietica e in Sud America. «Non è un segreto che speriamo che i genitori seguano i loro figli in Israele», dice Hermon. «Negli altri programmi che abbiamo organizzato, si è verificato che il 60 per cento delle famiglie sono immigrate in Israele a causa dei loro figli.»

(Israelnetz Nachrichten, 06.06.2003 )



IMPORTANTI CAMBIAMENTI NELLA FEDE MESSIANICA DELL'EBRAISMO ORTODOSSO (I)



Il Rebbe, gli ebrei e il Messia (Prima puntata)

di David Berger

I

Una trasformazione a dir poco rivoluzionaria nel corso degli ultimi sette anni ha colto di sorpresa l'ebraismo, e a meno che questo non si riesca a disfarsene, gli ebrei dovranno scontrarsi con il fatto che uno dei pilastri principali della loro fede è stato minato e si dovranno riscrivere anche i manuali più basilari sulle differenze fra l'ebraismo e il cristianesimo. Stiamo parlando di ciò che gli ebrei credono riguardo il Messia.
     La fede nell'avvento di un redentore è un elemento fondamentale dell'ebraismo tradizionale, e vi è una letteratura ricchissima che contiene le più svariate supposizioni a proposito della fine dei giorni. In ogni caso, è possibile comprimere l'essenza della fede messianica ebraica tradizionale in una frase: un re sorgerà dalla linea del David biblico e questo re governerà un mondo dove ci sarà prosperità, pace, monoteismo, con il Tempio in Gerusalemme ricostruito e il popolo ebraico, che compresi i suoi morti risorti, sarà riportato alla sua terra.
     La storia ebraica è animata da decine e decine di figure messianiche, i cui seguaci si sono dissipati alla morte di questi personaggi insignificanti. Le uniche due eccezioni – fino ai tempi recenti – sono state Gesù e il messia ottocentesco Shabbetai Tzevi, i cui movimenti si sono separati rapidamente dalla corrente principale dell'ebraismo.
     Il motivo per cui i movimenti messianici non sono durati, si trova in una delle idee centrali dell'ebraismo: il vero Messia deve riuscire nel suo compito e giacché quei movimenti sono falliti, non sono veramente messianici. Secondo il giudizio definitivo dello studioso rabbinico, Moshè Maimonide, forse non sappiamo tutti i dettagli dello svolgersi dello scenario messianico, ma sono chiare le condizioni basilari:
    «Se un re sorgerà dalla casa di David che studia la Torà e che segue le mizvòt come il suo antenato David, in accordo con la legge, sia scritta e orale, e obbligherà tutto Israele a seguirla e a rafforzarla; e combatterà le guerre del Signore – allora quest'uomo meriterà di sostenere di essere il messia. Se procederà con successo, sconfiggerà le nazioni circostanti, costruirà il Tempio nel suo posto, e riunirà i dispersi d'Israele, allora egli sarà certamente il Messia. Ma se non fosse riuscito fino a questo punto, o se sia stato ucciso, sarà evidente [letteralmente «saputo»] che egli non era colui che era stato promesso dalla Torà, ma, piuttosto, un uomo come tutti i re completi e giusti d'Israele che sono morti… Tutti gli avvenimenti riguardanti Gesù di Nazareth, e riguardanti l'ishmaelita [Mohammad], venuto dopo di lui avevano lo scopo di spianare la strada per il re messia e preparare il mondo in modo che tutti potessero servire insieme il Signore, com'è scritto (Tzefanià 3,8), «Perché allora purificherò la parola della gente, in modo che invochino il Signore con il Suo nome e Lo servano di comune accordo. » [Mishnè Torà, Le Leggi dei Re, 11,4, nella versione non censurata].
Va da sé che, per i cristiani, era naturale che il messia morisse nel corso della sua missione di redenzione e la negazione ebraica di questo enunciato è stata effettivamente uno dei punti centrali di discussione durante il dibattito millenario fra le due religioni. Così, nella disputa medievale più famosa, il rappresentante ebraico, Moshè ben Nahman (Nahmanide), affermava che non poteva credere che Gesù fosse il messia perché la profezia biblica di pace universale e della conoscenza di Dio non si erano avverate.
     Tuttavia, incredibilmente, durante gli ultimi sette anni, l'ebraismo ortodosso ha sostanzialmente dichiarato che riguardo a questo problema fondamentale, erano in fin dei conti, i cristiani ad avere ragione mentre gli ebrei si erano profondamente sbagliati. Vorrei sottolineare il «sostanzialmente»: nessuno ha pronunziato esattamente queste parole, e identificare Gesù con il messia rimane un anatema, ma ciò nonostante, due considerazioni legate una all'altra portano a questa conclusione:
     Primo, una larga fascia, certamente una cospicua maggioranza, di un movimento ortodosso chassidico molto importante che si chiama Lubavitch o Chabad, afferma che il Rebbe Lubavitch, il rabbino Menachem Mendel Schneerson, seppellito nel giugno 1994, ha dato inizio alla missione messianica autentica e tornerà fra non molto per completare la redenzione nella sua veste di messia.
     Secondo, e molto più importante, i chassidim che proclamano questa credenza, compresi alcuni che hanno dichiarato che sia un principio obbligato dalla legge ebraica, sono attualmente titolari di posizioni religiose di grande rilievo, godono dell'approvazione delle maggiori autorità ortodosse che non hanno nessun legame con il loro movimento. I posti in cui queste persone occupano vanno dagli uffici del rabbinato israeliano, alla moltitudine di importanti organizzazioni rabbiniche, alla presidenza delle corti rabbiniche in Israele e altrove, senza dimenticare il settore dei servizi come i soferim (scrittori di testi sacri) e macellai rituali, insegnanti e presidi di scuole e organizzazioni religiose che ricevono finanziamenti dalle correnti principali dell'ortodossia.
     Quindi, per la maggior parte dell'ebraismo ortodosso, i confini tradizionali della fede messianica d'Israele semplicemente non esistono più.
     Per lo storico, il processo che termina con questa trasformazione è un dramma passionale; è, infatti, un'occasione più unica che rara. Non è meno affascinante per l'ebreo credente: più come un incubo che come dato di fatto. Nella mia doppia veste di storico e di ebreo credente, ho avuto un certo ruolo nelle prime battute di questo racconto, come si potrà leggere di seguito. Ma il capitolo finale è ancora tutto da scrivere.

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Traduzione di Lenore Rosenberg dell'articolo "The Rebbe, the Jews, and the Messiah" di David Berger; Commentary; settembre 2001; vol. 112, numero 2; p. 23, 8 pp.

(KESHER Le newsletter di Morasha.it, 08.06.2003)

Seconda puntata



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