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Notizie su Israele 448 - 28 dicembre 2008

1. A colloquio con Benny Begin
2. Di che cosa di può parlare con Hamas?
3. Hamas rivede le pene per alcuni reati
4. Religioso incitamento all'odio
5. Conversazione con il Maestro Lior Shambadal
6. Ricerca scientifica in Israele
7. Musica e immagini
8. Indirizzi internet
Zaccaria 14:12. "Questo sarà il flagello con cui il Signore colpirà tutti i popoli che avranno mosso guerra a Gerusalemme: la loro carne si consumerà mentre stanno in piedi, i loro occhi si scioglieranno nelle orbite, la loro lingua si consumerà nella loro bocca."
1. A COLLOQUIO CON BENNY BEGIN




Benny Begin
In Israele c'è stata sorpresa quando Benny Begin ha annunciato il suo ritorno in politica. L'uomo che adesso rientra nelle fila del Likud è considerato un politico onesto, che fin dall'inizio ha visto con diffidenza gli accordi di Oslo. E' stato Benny Begin che negli anni '90 ha avvertito dicendo che sarebbero arrivati attacchi di razzi dai territori palestinesi non appena le truppe israeliane si sarebbero ritirate. Nel 1997 Begin è uscito dalla politica per protesta contro l'accordo Wye-River, quando sotto il governo di Benjamin Netanyahu fu concordato il ritiro delle truppe israeliane da Hebron. "Il popolo d'Israele finalmente si sveglia", ha detto Begin nel colloquio con "israel heute".

israel heute: Che cosa l'ha spinto, dopo dieci anni, a ritornare in politica?
Benny Begin: Avevo ragione, per questo sono tornato in politica! Allora avevo avvertito i miei colleghi di partito che un accordo di pace con l'OLP o con Hamas è troppo pericoloso. Quello che una volta era una posizione estrema, adesso è diventata la posizione media della società israeliana.

israel heute: Che cosa si deve cambiare affinché un accordo di pace diventi possibile?
Benny Begin: Oggi ci troviamo in una situazione diversa. Negli anni '90 credevamo ancora di poter arrivare ad un accordo con i palestinesi con compromessi territoriali. Già allora ero dell'opinione che questo non ha senso. Fino ad oggi non si vede all'orizzonte nessun accordo nemmeno parziale con i palestinesi. Nella nuova Knesset, il tema di un eventuale ritiro di truppe israeliane non è più all'ordine del giorno.

israel heute: Benjamin Netanyahu ha cambiato la sua posizione?
Benny Begin: Quello che è cambiato è l'atteggiamento della società israeliana. Prima la maggioranza credeva che gli accordi di Oslo avrebbero portato pace e l'evacuazione di diversi territori palestinesi avrebbe dato a Israele una maggiore sicurezza. Ma questo calcolo si è rivelato sbagliato. Oggi la società israeliana è aperta ad ascoltare anche opinioni come le mie, cioè che è pericoloso fare un accordo con i palestinesi.

israel heute: Come considera l'atteggiamento violento dei "coloni" ebrei negli ultimi tempi?
Benny Begin: Questo non può essere! Non abbiamo nessun diritto di aggredire innocui palestinesi, tanto meno in autunno, quando raccolgono le olive. Simili violenze non devono essere tollerate. Io spero che tutto questo finisca il più presto possibile.

israel heute: Se il lancio di razzi da Gaza non dovesse finire, lei ritiene che Israele dovrebbe rioccupare la Striscia di Gaza?
Benny Begin: Il Ministro della Difesa Ehud Barak e perfino il Capo del governo Ehud Olmer ritengono possibile una cosa simile, se non si riuscirà a portare tranquillità in altro modo nel territorio meridionale vicino alla Striscia di Gaza. Sia Barak sia Olmert provengono dalla sinistra, quindi non è strano se anch'io ritengo possibile questa soluzione.

israel heute: Suo figlio Avinadav prende parte alle dimostrazioni dei liberali di sinistra a fianco dei palestinesi. Com'è possibile una cosa simile nella sua famiglia?
Benny Begin: Questo è quello che si vede. Avinadav è contro la violenza e desidera onestamente pace e giustizia. Se una famiglia ha figli con questo atteggiamento, ha motivo di essere contenta. Pensi un po' se tutti i miei sei figli fossero membri del Likud. Che direbbe la gente? Probabilmente direbbero che papà Begin ha imposto la sua visione politica ai suoi figli.

(israel heute, dicembre 2008 - trad. www.ilvangelo-israele.it)





2. DI CHE COSA SI PUO' PARLARE CON HAMAS?




Per parlare utilmente con qualcuno, bisogna conoscere che cosa veramente pensa e vuole. E tenerne conto.

Dallo statuto di Hamas

Articolo 13

Le iniziative di pace, le cosiddette soluzioni pacifiche, le conferenze internazionali per risolvere il problema palestinese contraddicono tutte le credenze del Movimento di Resistenza Islamico. In verità, cedere qualunque parte della Palestina equivale a cedere una parte della religione. Il nazionalismo del Movimento di Resistenza Islamico è parte della sua religione, e insegna ai suoi membri ad aderire alla religione e innalzare la bandiera di Allah sulla loro patria mentre combattono il jihad.

"Allah ha il predominio nei Suoi disegni, ma la maggior parte degli uomini non lo sa" (Corano 12, 21).

Di tanto in tanto, si sente un appello a organizzare una conferenza internazionale per cercare una soluzione al problema palestinese. Alcuni accettano l'idea, altri la rifiutano per una ragione o per un'altra, domandando il rispetto di una o più condizioni come requisito per organizzare la conferenza o per parteciparvi. Ma il Movimento di Resistenza Islamico - che conosce le parti che si presentano alle conferenze e il loro atteggiamento passato e presente rispetto ai veri problemi dei musulmani - non crede che queste conferenze siano capaci di rispondere alle domande, o restaurare i diritti o rendere giustizia agli oppressi. Queste conferenze non sono nulla di più che un mezzo per imporre il potere dei miscredenti sui territori dei musulmani. E quando mai i miscredenti hanno reso giustizia ai credenti?

"Né i giudei né i nazareni saranno mai soddisfatti di te, finché non seguirai la loro religione. Dì: 'È la Guida di Allah, la vera Guida'. E se acconsentirai ai loro desideri dopo che hai avuto la conoscenza, non troverai né patrono né soccorritore contro Allah" (Corano 2, 120).

Non c'è soluzione per il problema palestinese se non il jihad. Quanto alle iniziative e conferenze internazionali, sono perdite di tempo e giochi da bambini. Il popolo palestinese è troppo nobile per mettere il suo futuro, i suoi diritti, e il suo destino nelle mani della vanità. Come afferma un nobile hadith: "Il popolo della Siria è la frusta di Allah sulla Terra. Con loro si prende la sua rivincita su chi vuole. Ai loro ipocriti è vietato regnare sui loro credenti, e muoiono nell'ansia e nel rimorso" (riferito da al-Tabarani, come rintracciabile attraverso una catena di fonti fino al Profeta, e da Ahmad, la cui catena di trasmissione è incompleta. Ma deve trattarsi di un vero hadith, perché queste storie sono credibili, e Allah è veridico).

Articolo 15

Quando i nemici usurpano un pezzo di terra musulmana, il jihad diventa un obbligo individuale per ogni musulmano. Di fronte all'usurpazione della Palestina da parte degli ebrei, dobbiamo innalzare la bandiera del jihad. Questo richiede la propagazione di una coscienza islamica tra il popolo a livello locale, arabo e islamico. È necessario diffondere lo spirito del jihad all'interno della umma, scontrarsi con i nemici, e unirsi ai ranghi dei combattenti.

Il processo educativo deve coinvolgere gli 'ulama così come i professori e i maestri, gli uomini della pubblicità e dei mezzi di comunicazione così come i dotti, e specialmente la giovinezza dei movimenti islamici e loro docenti. Introdurre cambiamenti fondamentali nei programmi scolastici e universitari è obbligatorio, per ripulirli dalle tracce dell'invasione ideologica degli orientalisti e dei missionari. Questa invasione ha cominciato a sommergere il mondo arabo dopo la sconfitta delle armate crociate da parte del Saladino [1138-1993]. I crociati compresero che era impossibile sconfiggere i musulmani senza prepararsi prima attraverso un'invasione ideologica che confondesse il pensiero dei musulmani, rendesse impura la loro verità, e screditasse i loro ideali; solo in seguito un'invasione militare avrebbe potuto avere successo. L'invasione dell'ideologia prepara la strada all'invasione imperialista, e così il generale [inglese Edmund Henry Hynman] Allenby [1861-1936] poteva dichiarare entrando a Gerusalemme [il 9 dicembre 1917]: "Ora le Crociate sono finite." E il generale [francese] Gorot [sic: trascritto come "Gorot" in tutte le versioni inglesi a me note dello statuto; in realtà Henri-Joseph-Eugène Gouraud, 1867-1946], ritto di fronte alla tomba del Saladino, disse [nel 1918]: "Ecco, siamo ritornati, o Saladino". L'imperialismo ha aiutato l'avanzata dell'invasione ideologica e ha reso più profonde le sue radici; e continua a farlo. Tutto questo ha portato alla perdita della Palestina.

Dobbiamo instillare nelle menti di generazioni di musulmani l'idea che la causa palestinese è una causa religiosa, e deve essere affrontata su queste basi. La Palestina include santuari islamici come la moschea di al-Aqsa, che è collegata alla Santa Moschea della Mecca da un legame che rimarrà inseparabile fino a quando i Cieli e la Terra non passeranno, dal viaggio del Messaggero di Allah - possano le preghiere e la pace di Allah rimanere con Lui - fino alla stessa moschea di al-Aqsa, e alla sua ascensione da essa.

"Proteggere i musulmani dagli infedeli nella causa di Allah per un giorno è migliore del mondo intero e di tutto quanto è alla sua superficie, e un posto in Paradiso così piccolo come quello occupato dalla frusta di uno di voi è migliore del mondo intero e di tutto quanto sta sulla sua superficie; e il viaggio di un mattino o di una sera che il credente compie per la causa di Allah è migliore del mondo intero e di tutto quanto sta alla sua superficie (riferito da al-Bukhari, Muslim, al-Tirmidhi, e ibn Maya).

"Da colui nelle cui mani è la vita di Muhammad, amo essere ucciso - sulla via di Allah - poi essere resuscitato alla vita, quindi essere di nuovo ucciso e di nuovo richiamato alla vita, e ucciso ancora una volta" (riferito da al-Bukhari e Muslim).

Articolo 34

Fin dall'alba della storia, la Palestina è stata l'ombelico della Terra, il centro dei continenti, e l'oggetto dell'avidità per gli avidi. Il Messaggero - possano le preghiere e la pace di Allah rimanere con lui - sottolinea questo fatto in un suo nobile hadith, in cui si rivolge al suo venerabile compagno Mu'az bin Jabal [?-640], dicendo: "O Mu'az, Allah conquisterà la Siria per te, quando sarò morto, da al-'Arish all'Eufrate. I suoi uomini, donne e schiavi diventeranno guardie di frontiera fino al giorno della resurrezione. Se qualcuno di voi sceglierà di rimanere nelle pianure siriane o palestinesi, rimarrà sempre in stato di jihad fino al giorno della resurrezione".

Gli avidi hanno posto gli occhi sulla Palestina più di una volta, e la hanno invasa in armi perseguendo le loro aspirazioni. Fu invasa da orde di crociati, che portavano con sé la loro fede e alzavano la loro croce. Riuscirono a vincere i musulmani per un momento, e per circa due decenni i musulmani non riuscirono a rialzare la testa, finché si riunirono all'ombra della loro bandiera religiosa, furono capaci di unirsi, resero gloria al loro Signore e partirono per il jihad sotto la guida del Saladino. Così venne l'ovvia vittoria, le Crociate furono sconfitte, e la Palestina liberata.

"Di' ai miscredenti: 'Presto sarete sconfitti. Sarete radunati nell'Inferno. Che infame giaciglio!'" (Corano 3, 12).

Questa è l'unica via alla liberazione. La testimonianza della storia non lascia dubbi. È una delle regole dell'universo, è una delle leggi dell'esistenza. Solo il ferro può spezzare il ferro, solo la vera fede dell'islam può sconfiggere la loro credenza falsa e corrotta. La fede può essere combattuta solo dalla fede. In ultimo, la vittoria appartiene alla verità, perché la verità non può essere che vittoriosa.

"Già la Nostra Parola pervenne agli inviati Nostri servi. Saranno loro a essere soccorsi, e le Nostre schiere avranno il sopravvento" (Corano 37, 171-173)





3. HAMAS A GAZA RIVEDE LE PENE PER ALCUNI REATI




Flagellazione e taglio della mano. Hamas adegua alla lettura 'integralista' del Corano il codice penale in vigore nella Striscia di Gaza. La nuova legge è stata approvata dal Parlamento del movimento estremista islamico. Lo rivela stamane [24-12-2008] il quotidiano panarabo al Hayat, che ha ottenuto una copia del "disegno legge" presentato dal governo di Ismail Haniyeh ed approvato con una larghissima maggioranza.
Il giornale pubblica i nomi dei tre deputati Hamas, che afferma "sono gli unici tre che hanno votato contro".
La legge che include anche "la pena di morte" per alcuni reati, all'articolo 84 prevede, "non meno di 40 frustate e 3 mesi di carcere al musulmano che produce, detiene oppure consuma bevande alcoliche"; punizioni corporali come nelle migliori tradizioni mediovali come per "chiunque commette il reato di furto verrà tagliata la mano destra all'altezza del polso". "Gioco d'azzardo, diffamazione, insulto, atti osceni in luogo pubblico", sono tra i reati condannati con la fustigazione. Al Hayat, non riferisce per quali reati i deputati islamici prevedono la crocifissione.
La legge divide le pene in due categorie: "Originarie e annesse". Nelle prime sono previste pene come, "condanne detentive ai genitori dei minori, crocifissioni, pena capitale, carcere e ammende", mentre in quelle 'annesse' si prevedono sanzioni come "licenziamento dal lavoro e esproprio dei beni personali".
Oggi due miliziani di Hamas sono rimasti uccisi nel corso di una "missione santa" a Gaza. Lo ha comunicato lo stesso movimento islamico palestinese utilizzando l'espressione che indica la morte dovuta all'esplosione, incontrollata e non programmata, di materiale deflagrante preparato per colpire obiettivi israeliani.
Hamas ha espresso oggi la propria gratitudine ai libanesi e ai Paesi arabi in generale che stanno lavorando per inviare aiuti nella Striscia di Gaza contro l'assedio imposto da Israele.

(RaiNews24, 24 dicembre 2008)





4. RELIGIOSO INCITAMENTO ALL'ODIO




"Il razzismo dei Paesi islamici minaccia l'Occidente"

L'incitamento all'odio antiebraico e anticristiano si leva all'ombra di troppi minareti, ma i pacifisti nostrani chiudono gli occhi.

di Franco Marta

L'aria che si respira nell'ambito delle zone dominate dall'islamismo, per tutti coloro che in quelle aree vivono e che appartengono a credi religiosi diversi da quest'ultimo, è assai pesante. L'intolleranza per il diverso da sé, che promana dall'interno di queste società ed è promossa dalla più stolta propaganda delle guide religiose, assume il carattere naturale di una barbarie, senza fondo, che dovrebbe tacitare qualsiasi intenzione dialogante, da parte di chiunque ne sia animato. È evidente, per qualsivoglia osservatore non accecato dalla febbre violenta di "dialogo ad ogni costo", che è ben difficile mantenere discorsi di colleganza, con chi concepisce il rapporto con gli "estranei alla fede" islamica, visti, solo e soltanto, sotto la luce del criterio di sudditanza. Il suddetto criterio discriminatorio verso i cristiani ed ebrei che si trovano a vivere in quei Paesi si esprime, specificamente, nella condizione di "dhimmi" o sottomessi. L'essere cristiani ed ebrei nelle zone islamiche significa essere posti nell'ambito sociale di sotto cittadini, spesso e volentieri, esposti a innumerevoli minacce, violenze e vessazioni. Nasce, quivi, il discrimine, non solo dell'antisemitismo e dell'anticristianesimo.
    La realtà delle cose fa emergere, inoltre, l'innegabile fatto che, a monte di tali stolti e criminali atteggiamenti persecutori, verso gli altri da sé, c'è la foga fondamentalista e intollerante delle gerarchie religiose islamiche che incitano in tutti i modi le folle all'odio e alla violenza. È, inoltre, innegabile che, nelle società islamiche, per la caratteristica, che ha tale religione, il potere politico mal si distingue o non si distingue affatto da quello religioso. Questa stretta contiguità e simbiosi, tra l'elemento religioso e quello politico, genera un macchinismo perverso, che avvolge le realtà sociali e che condiziona ed influenza, fortemente, ogni aspetto della vita dei sudditi. Se, poi, si va a porre lo sguardo alle "scuole" dei Paesi islamici e a quelle islamiche nei Paesi occidentali, si potrebbero osservare cose importantissime. Si potrebbero osservare tutti gli indirizzi "culturali", in termini d'odio anticristiano, antiebraico e antioccidentale, che, in queste, sono impartiti. Se, infine, si potesse gettare luce su ciò che avviene all'ombra delle moschee e si avesse la ventura d'assistere alle frenetiche e veementi predicazioni degli imam, se ne potrebbero ascoltare di, veramente, grosse. Proprio da codeste bieche cattedre "d'istruzione" e di "preghiera", si leva la più velenosa semina di zizzania, che soffoca ogni sana spiga e produce, nel campo della mente dei soggetti, bambini ed adulti, solo che disordine e desolazione mentale. Come meravigliarsi, poi, se in tali addomesticate società sorge e si sviluppa il veleno dell'odio e della violenza contro il "nemico" - ebrei, cristiani e Occidente - che tali squallidi maestri d'inganni, additano, senza posa, alla fosca ignoranza del popolaccio, vittima e carnefice, allo stesso tempo.
    Il discrimine e la persecuzione, contro i cristiani e gli ebrei, è sempre stata, da sempre, la caratteristica precipua, che ha distinto i Paesi, a prevalente dominio islamico. Tale nefando stato di fatto s'è, però, di molto acuito con l'avvento della rivoluzione-involuzione khomeinista, che ha irrorato, a piene mani, fiele e veleno antioccidentale, anticristiano e antisionista, nell'intero campo islamico. Hanno proceduto, costantemente, nel loro moto, i piani espansionisti, che, dall'inizio del secolo XX, sono stati progettati e finanziati dai Paesi ove regna sovrana la legge della sharia e che si sono trovati, per di più, a disposizione enormi giacimenti di materie energetiche. Il destato revanscismo islamico internazionale s'è, così, scatenato negli scenari africani, europei ed asiatici, portando con sé, il suo tristo bagaglio di guerra, di distruzione e di sangue.
    Costituisce precipuo esempio di ciò, la guerra in Sudan, che vede protagonista il governo islamista centrale, che favorisce le bande criminali e armate fino ai denti delle milizie islamiche, che devastano, distruggono e uccidono le popolazioni animiste e cristiane del sud del Paese. Altra riprova, dell'estrema intolleranza e della persecuzione antioccidentale, si ha in Indonesia e negli altri Paesi islamici. La xenofobia antiebraica e anticristiana è talmente penetrata nel profondo di quei Paesi, che costituisce, ormai, l'indispensabile atmosfera venefica con la quale intere popolazioni avvelenano i loro polmoni. Proprio questa è la chiave di lettura degli innumerevoli misfatti, causati dall'odio e dall'intolleranza, contro occidentali, ebrei e cristiani, che si verificano in ogni Paese, a prevalenza islamica. Le intolleranze verso i cristiani, in Turchia, ove si uccidono sacerdoti e suore, le persecuzioni in Indonesia, ove si uccidono, ferocemente, fanciulle, solo perché "colpevoli" d'essere cristiane. Le uccisioni di occidentali in Egitto, costituiscono gli esempi più eclatanti d'odio e di barbarie, anche in Paesi che si dicono "moderati".
    Il Pakistan, poi, pur se infido alleato degli Usa, è un altro inferno, ove il discrimine anticristiano ed antisionista è addirittura regolato dallo Stato. Le persecuzioni contro i cristiani, che avvengono in questo Paese, sono dure e spietate e colpiscono, senza posa alcuna, con carcere e morte, qualsiasi manifestazione personale di fede, che non sia quella islamica. Parlano chiaro e forte i fatti recenti di Mumbai, ove s'è scatenato l'attacco feroce e indiscriminato di terroristi islamici, giunti dai loro covi protetti del Pakistan talebano e qaedista, contro gli occidentali e in particolare contro gli ebrei, orridamente trucidati. Tali nefandezze sono stati replicate, con i feroci obiettivi perseguiti, dalle orde selvagge islamiste in Yemen, contro l'esigua e inerme comunità ebraica locale, l'assassinio pubblico del rabbino Moshe Yaish Nahari grida al cielo vendetta.
    L'incitamento all'odio antioccidentale, che si leva all'ombra d'ogni minareto, estero e interno all'Occidente, non desta dubbi. È, di fatto, la risposta esauriente a chi si illude di poter intavolare



discorsi o dialoghi, che dir si voglia, con chi, da sempre, si è posto fini, estranei da quelli di coesistenza pacifica e di tolleranza. Il mondo libero, per mettere alla prova la buona fede degli interlocutori islamici, chieda che venga adottato, nei loro Paesi, il criterio della reciprocità dei trattamenti, verso le comunità di diverso credo, che ivi stanno. Il Sudan, il Pakistan, Al Qaeda, il piccolo Hitler di Teheran, Hamas ed Hezbollah sono la risposta esaustiva alle sghembe domande del pacifismo nostrano, perdente e a senso unico. Questo emulo di Monaco '38 si pone, spesso e volentieri, tante idee strambe, che, artatamente o no, lo inducono a confondere la realtà delle cose, con i propri illusori sogni. Ciò che, infine, bisognerebbe tenere, saldamente, alla memoria, è quella realtà effettuale che vede il revanscismo islamico, quello istituzionale degli Stati suoi mallevadori e quello barbaro e truculento dei terroristi suoi sicari, al costante attacco contro la civiltà occidentale.
    È così evidente che il primo e fondamentale obiettivo, della tignola fondamentalista, per la completa arabizzazione dell'Occidente, è proprio quello d'arrivare ad estirparne le radici giudaiche e cristiane.

(Avanti!, 18 dicembre 2008)





5. CONVERSAZIONE CON IL MAESTRO LIOR SHAMBADAL




Gli ebrei, la musica sinfonica, Israele

di Anna Rolli

"In Italia, la situazione è vergognosa! In Germania si contano 250 orchestre di musica lirica, in Italia 13 Enti Lirici e si parla di chiuderne la metà! In Italia avete in tutto 10 orchestre importanti e dovrebbero essere almeno 100. Nella sola Pechino si esibiscono 13 orchestre di musica sinfonica italiana e quante orchestre di musica classica cinese, finanziate dallo Stato, avete a Roma? Nessuna, ovviamente.
In Venezuela ci sono circa 700 orchestre giovanili e musicisti di grande valore che hanno studiato anche all'estero e il governo ha deciso che ogni ragazzo invece della droga deve prendere in mano uno strumento. Recentemente a Vienna il direttore artistico di un grande teatro mi parlava dell'Opera e della collaborazione con l'Italia e a un certo punto mi ha detto: "L'Italia è un deserto culturale!". I vostri politici non fanno nulla e il popolo è rovinato dalla televisione.
In Corea, in occasione di un concerto, ho visto un grandissimo manifesto con su scritto Beethoven è anche coreano e questo è molto bello perché Beethoven è patrimonio dell'umanità, è patrimonio di tutto il mondo. E qui in Italia? Dove sono i vostri grandi musicisti? Dove sono? Le orchestre italiane non sanno suonare la musica italiana, quasi non la conoscono. Parlo anche dei compositori più moderni per es. Petrassi e Malipiero. In Italia non c'è rispetto per la cultura del passato. Se noi ebrei dimenticassimo la nostra cultura saremmo finiti in un giorno. Quando Verdi è morto tutta l'Italia era al suo funerale e oggi dove sono gli italiani?"

Il maestro Lior Shambadal, primo direttore dell'orchestra sinfonica di Berlino e primo direttore dell'orchestra sinfonica slovena, uno dei più importanti direttori d'orchestra del mondo, mi guarda diritto negli occhi e mi mette a disagio, in imbarazzo, mi fa sentire tutta la tristezza e la vergogna per la sciagurata assenza di una politica culturale nel nostro paese.

Cinquecento anni fa, tutta la musica classica e sinfonica è nata in Italia e nelle Fiandre dalla musica sacra. Tutto il barocco, tutta la musica rinascimentale è nata qui. In Italia tutto è iniziato e tutto sta finendo! Nella mia vita ho diretto oltre seicento opere liriche di compositori italiani. Ho diretto molta musica italiana e molta musica russa. Innanzitutto Giuseppe Verdi che io amo molto e che per me è il più grande e poi Donizetti, Rossini, Puccini..... Nella storia troviamo grandissimi compositori ed interpreti italiani dell'opera lirica e sono ancora convinto che la potenzialità italiana sia fra le più importanti del mondo. E invece nel vostro paese alla musica e alla formazione dei giovani musicisti non si dà alcuna importanza e si continuano a tagliare i finanziamenti. Ho davvero la speranza che qualcosa cambi e che si ritorni ad amare la musica così come è sempre stato nella grande tradizione italiana.

Lior Shambadal è venuto in Italia per dirigere due concerti dell'orchestra filarmonica di Roma, con in programma la Sinfonia n. 3 in Re maggiore di F. Shubert, e la Sinfonia n. 3 Wagner in Re minore di A.Bruckner. Il pubblico è rimasto affascinato e alla fine del concerto dopo un applauso scrosciante durato quasi un quarto d'ora sono andata nel camerino per chiedergli un'intervista.Quella sera era molto stanco e mi ha ricevuto la mattina successiva nel suo albergo. Dopo aver parlato dell'Italia la domanda sul suo paese d'origine non poteva mancare.
"Maestro, Israele conta soltanto 6 milioni di abitanti e moltissimi musicisti e direttori d'orchestra universalmente riconosciuti come tra i più bravi e famosi in tutto il mondo. E' il continuo confronto con un pubblico che conosce profondamente la musica classica e che è estremamente esigente a rendervi così bravi?"

Israele è la nazione al mondo che vanta il più alto numero di abbonamenti ai concerti di musica classica e sinfonica. La filarmonica d'Israele si esibisce in un auditorium che conta 3000 posti a sedere, quello di Roma ne ha 1500, e quello di Berlino 2400. Inoltre a Tel Aviv ogni concerto ha sei repliche mentre a Berlino soltanto tre. Non esiste nessun altro posto al mondo con così tanti concerti. All'inizio gli ebrei sefarditi che provenivano dai paesi arabi non erano molto interessati alla musica classica, non la conoscevano, ma nel corso dei decenni il nostro popolo è stato unificato, a livello culturale, dall'esperienza comune nell'esercito e oggi tutti amano la musica classica.
Sicuramente il doversi costantemente confrontare con un pubblico di esperti sprona chiunque a dare il meglio di sé ma io credo che i motivi di questo successo vadano ricercati soprattutto altrove. Il direttore e le orchestre interpretano la partitura e io credo che l'interpretazione sia innata nel carattere ebraico.
I libri sacri, dalla Torah al Talmud, sono stati costantemente interpretati nel corso dei secoli e questo esercizio ha formato il nostro modo di pensare. Interpretare il Talmud significa leggere 1000 opinioni diverse. Gli ebrei non hanno un catechismo ma 1000 opinioni differenti tra le quali ognuno deve scegliere ciò che per lui è più importante, ciò che per lui ha maggior valore. Il nostro talento enorme nell'interpretazione vale anche nella musica o in filosofia come per esempio con Levinàs che scrive libri geniali e di una profondità straordinaria.
Nella Storia noi abbiamo avuto pochi grandi compositori: Mahler, Mendelson, Schonberg e pochi altri. Invece abbiamo sempre avuto grandissimi interpreti. E' un artista più grande il creatore o l'interprete? Nella pittura non c'è differenza. Ma nel cinema sì, chi è più grande lo sceneggiatore o l'attore?
Si può essere un attore abbastanza bravo anche senza un talento particolare ma non si può essere un grande musicista senza un talento che viene dall'alto. E' necessario combinare una enorme capacità tecnica e una enorme sensibilità umana, saper ascoltare 1000 voci contemporaneamente e capire immediatamente l'unica che non va.
Cosa sono gli ebrei nel mondo musicale? Da dove viene il talento? Non lo so. Però so che nessuno suona il violino come gli ebrei, come Jascha Heifetz, Maxim Vengerov, Pinchas Zukerman..., quando un ebreo suona il violino si stabilisce un collegamento diretto tra il cuore e il suono, tra l'anima e il suono. Altri sono bravissimi, espertissimi ma manca qualcosa, manca la più profonda sensibilità umana.
Qual è la differenza tra Mahler che è ebreo e Bruckner che è cattolico? Semplificando molto si potrebbe dire che per Bruckner c'è una strada, per Mahler ci sono molte strade. Bruckner con la sua musica parte dal nulla e costruisce una cattedrale, con tre temi principali, come nel pensiero cristiano, Mahler prova tante strade, tutte le strade possibili, prova con una, poi con un'altra, con poi un'altra ancora.... Qualcuno domandò una volta a Bernstein, uno dei più importanti interpreti di Mahler, : "Cosa c'è di ebraico nella musica di Mahler?" E lui rispose: "Cosa c'è di non ebraico nella musica di Mahler?"

Siamo seduti sulle comode, ampie poltrone della sala ospiti nel suo lussuoso albergo romano, il maestro ha modi estremamente amichevole e informali così come tanti cittadini israeliani e parla con semplicità e con passione, cambiando continuamente argomento e mescolando parole inglesi ed espressioni ebraiche ad un buon italiano appreso studiando l'Opera. Io lo guardo con simpatia e mi sento di nuovo a mio agio.

Io dirigo tutta la buona musica, anche la musica sacra cristiana che rappresenta una parte enorme della musica classica. A me non interessa che sia cristiana, mi interessa che sia grande musica. Chi ha diretto per la prima volta la passione di San Matteo di Bach? Mendelsson. Un ebreo ha scoperto la partitura, un ebreo ha diretto per la prima volta la musica di Bach, che era evangelico, in una chiesa cattolica! Grazie a Mendelson, oggi, Bach è stato riscoperto ed è famoso in tutto il mondo. Negli ebrei c'è un talento speciale.
Conosco una barzelletta, qualcuno a Berlino si rivolge a Barenboim e gli dice "Maestro lei è il direttore stabile del teatro dell' Opera, Shambadal è il direttore stabile della sinfonica, Zukernik dirige l'orchestra da camera ..... insomma in questa città ci sono cinque direttori d'orchestra stabili, tutti ebrei. Si tratta di una mafia? " e Baremboim risponde: " Certamente si tratta di una mafia! Però, che ottima mafia!".

Cosa può dirmi della sua professione che la porta a dirigere orchestre nei teatri di tutto il mondo?

Ogni luogo è un'emozione diversa, io credo che la nostra non sia solamente una professione ma una missione. Purtroppo quando siamo giovani abbiamo forze enormi e non abbiamo abbastanza lavoro, invece con il passare degli anni le forze diminuiscono e il lavoro aumenta. Avremmo bisogno di 16 mesi in un anno e non possiamo sempre dire di sì perché proprio non abbiamo il tempo. E invece alcuni non capiscono la situazione e credono che diciamo di no perché siamo arroganti!
So di alcuni colleghi che ricevendo offerte migliori hanno preferito annullare gli impegni già presi. È una cosa che non si fa. Bisogna mantenere la parola data e non cancellare perché pagano meglio da un'altra parte anzi, a volte, quando si capisce che è importante farlo, per dare un aiuto, bisogna lavorare anche senza essere pagati. Io ho una famiglia e tre figlie, quest'anno mia figlia entrerà nell'esercito e non potrò starle vicino come vorrei. Viviamo sempre in albergo e anche se si tratta di buoni alberghi non sono mai come la tua casa. Hai solo una valigia. Io ho due case una a Berlino e una in Israele e tutte le mie cose sono sparpagliate.
L'anno passato ho trascorso in Israele 90 giorni ed è stato un anno molto fortunato, il prossimo forse solo 50 giorni e non potrò esserci per le feste. La vita privata ne soffre moltissimo. La musica classica non è una professione bisogna prenderla come una missione.

Come israeliano si sente in qualche modo di rappresentare il suo paese all'estero? Cosa pensa di quei colleghi che pubblicamente criticano Israele?

Dal punto di vista culturale e musicale, la mia risposta è sicuramente sì. Io sono un sabra, un israeliano al 100% e non cambierò mai nazionalità. La Germania avrebbe interesse che io prendessi la nazionalità tedesca perché sono un direttore stabile. Io non lo farò mai, e tra l'altro per mio padre una cosa del genere sarebbe stata come la fine del mondo.
Io sono sionista perché Israele è l'unico luogo al mondo per gli ebrei, non ce n'è un altro. Neppure posti come l'Italia o gli Stati Uniti dove la popolazione ci tratta bene, possono essere la nostra vera patria.
Sicuramente tu vorrai sapere quello che penso di certi colleghi che rilasciano dichiarazioni critiche nei confronti di Israele pur vivendo all'estero.
Io non credo che sia bello e corretto che chi da anni non vede la patria e che non ha più contatti con la realtà dell'israeliano medio rilasci dichiarazioni critiche. E' troppo comodo! E molto brutto l'atteggiamento di certi israeliani che vivono all'estero e che per fare i moderni criticano Israele e dichiarano che Israele dovrebbe fare la pace. Nessun israeliano vuole la guerra, io non conosco nessuno che non voglia la pace. Una simile persona non esiste!
Noi vogliamo la pace però non vogliamo morire! Io penso che chi vuole criticare dovrebbe vivere la realtà del posto con la sua famiglia e con i suoi figli che vanno nell'esercito. La mia famiglia e le mie figlie vivono in Israele e io passo in Israele ogni minuto libero che la professione mi lascia.

Maestro, se dovessero invitarla a dirigere un concerto nei paesi musulmani lei accetterebbe?

Prima di tutto dovrei ottenere un visto e già questo potrebbe rappresentare un ostacolo. Per i talebani, ad es., tutta la musica è proibita. Io personalmente non avrei alcuna difficoltà ad andare in un luogo che riconoscesse al popolo di cui faccio parte il diritto ad avere una patria. Dirigerei un'orchestra in qualsiasi nazione che riconosce lo Stato di Israele e che ha relazioni ufficiali con Israele. Non dirigerei in un paese che non riconosce il nostro diritto ad esistere.
Dopo Auschwitz basta! Basta! Dirigerei ad Amman o al Cairo ma non è la stessa cosa che dirigere a Teheran. Se oggi accettassi un eventuale invito in Iran legittimerei la loro politica nei confronti della mia patria. È chiaro che nelle condizioni attuali la mia risposta sarebbe no.

Lei è nato in Israele, vi ha trascorso la giovinezza?

Sono nato e ho studiato a Tel Aviv. Mio padre era un russo lituano e mia madre ucraina. A casa quando ero bambino si parlava principalmente inglese, russo ed ebraico e mia madre parlava molto bene anche il francese, a me come giovane israeliano interessava soltanto l'ebraico però capisco ancora perfettamente il russo che era l'idioma di mia nonna.
Per un musicista le lingue più importanti sono l' italiano e il tedesco e anche il francese, non si può dirigere un'orchestra senza capire le parole dell'Opera, semplicemente non si può. Bisogna capire il significato. Mio padre era un dirigente di investigazione penale della polizia israeliana, aveva studiato in America e in Inghilterra ed è stato il primo ad utilizzare la Macchina della verità. Da giovane sono stato militare nell'esercito israeliano per quattro anni e, quando avevo 23 anni, ho fatto la guerra dello Yom Kippur. Non sono autorizzato a dire né dove né in quale corpo ma posso dire che è stata un'esperienza terribile.
Della guerra ho visto tutto! Tutto! Non ne voglio parlare, non voglio ricordare! Purtroppo non credo che sarà la nostra ultima guerra. Sicuramente no.
Ora la mia famiglia vive a Giaffa e io, ogni volta che torno in Israele, faccio la spesa nei negozi arabi e non ho mai avuto problemi con loro. In Israele c'è libertà per tutti . Ognuno può vivere come vuole e , a parte la violenza, ognuno può fare ciò che vuole. Per cinque anni con il governo Olmert abbiano avuto un ministro della cultura musulmano, e in Finlandia, dove sono andato recentemente ho incontrato l'ambasciatore israeliano che è un arabo. Io sono molto felice di questo!

Un anno fa in Israele ho visitato i genitori dei soldati rapiti nel 2006. Con la mamma di Ehud Goldwasser ci eravamo scambiati l'augurio di rivederci quest'anno insieme a suo figlio. L'estate scorsa ho incontrato di nuovo il papà di Gilad Shalit, cosa pensa della condizione del giovane soldato del quale non si sa più nulla?

Quello che Hamas sta facendo a Gilad Shalit e alla sua famiglia non ha alcuna giustificazione politica e va contro tutte le convenzioni internazionali.

(Agenzia Radicale, 16 dicembre 2008)





6. RICERCA SCIENTIFICA IN ISRAELE




Sessant'anni di progressi scientifici e culturali

di Giulio Meotti

ROMA, 18 dic - A sessant'anni dalla nascita dello Stato ebraico, non è esagerato affermare che il pluralismo è l'essenza stessa del tessuto sociale israeliano. La ricorrenza 1948-2008 offre l'occasione per ripercorrere in maniera sommaria gli immensi progressi scientifici e culturali realizzati da Israele in questo arco temporale. L'elenco può essere aperto da nomi di fama internazionale quali i registi Amos Gitai e Eran Riklis, gli scrittori Amos Oz, Abraham Yehoshua e David Grossmann, l'artista Yehudit Saspotas, la fotografa Michal Rovner, il direttore d'orchestra Noam Zur, solo per citarne alcuni. Va sempre menzionato, inoltre, il fatto che si parla di un paese che è riuscito a dare al mondo numerosi premi Nobel sebbene conti poco più di sette milioni di abitanti. I successi sono stati tanti in ogni campo dello scibile umano, ma è soprattutto in quello scientifico che Israele si è rivelato "luce fra le nazioni", come avrebbe voluto il suo fondatore, David Ben Gurion. Nel 1983 ci fu la clonazione del gene p53, uno dei più importanti geni oncosopressori. Dieci anni dopo nella lotta alla leucemia fu realizzato il trapianto di midollo osseo, mentre nel combattere l'Alzheimer fu scoperta la struttura molecolare dell'enzima acetilcolinesterasi coinvolto nella patologia. E ancora, nella lotta alla sclerosi multipla viene messo a punto il farmaco Copaxone. Quattro anni fa è stato conseguito un importante risultato sul mantenimento della fertilità in donne dopo tumore: è venuta al mondo la prima bambina dopo un trapianto di tessuto ovarico crioconservato.
    Nessuno Stato piccolo quanto quello ebraico si avvicina al palmares complessivo di premi Nobel conseguiti da Israele: tre per la pace, due per la chimica, due per l'economia, uno per la letteratura. L'investimento fatto in Israele negli anni '80 e '90 in settori quali cultura e istruzione superiore sta dando i suoi frutti. "Israeliano" è diventata una qualifica positiva nei circoli internazionali di letteratura, poesia, cinema, pittura e danza; nelle scienze esatte come matematica e chimica, nelle scienze umanistiche come storia e linguistica, nelle scienze sociali come economia e studi diplomatici, nelle scienze dell'amministrazione come ricerche operative e sistemi d'informazione. Una compagnia israeliana ha sviluppato un semplicissimo esame del sangue che distingue fra casi leggeri e casi gravi di sclerosi multipla. Un apparecchio inventato in Israele aiuta a ripristinare l'utilizzo di mani paralizzate. Questo congegno stimola elettricamente i muscoli, ridando speranza a milioni di persone sofferenti di ictus o ferite alla colonna vertebrale.
    Bambini con problemi respiratori potrebbero presto dormire meglio, grazie a un nuovo congegno israeliano chiamato Child Hood. Questa innovazione sostituisce la maschera da inalazione con una macchina per la somministrazione di farmaci che provvede al sollievo. Il programma di chirurgia neurologica presso l'Israel Hadassah Medical Center ha eliminato con successo le manifestazioni fisiche del morbo di Parkinson in un gruppo selezionato di pazienti con una tecnica di profonda stimolazione del cervello. La tecnologia per lo sviluppo del processore Pentium MMX fu disegnata dalla Intel in Israele. Entrambi i processori Pentium 4 e Centrum sono stati interamente disegnati, sviluppati e prodotti in Israele. Al di fuori della Silicon Valley, negli Stati Uniti, è Israele ad avere la più alta concentrazione di aziende high tech che è anche numero due al mondo per Venture Capital Funds, dietro all'America. Come se non bastasse, Israele è anche l'unico paese che oggi ha più foreste di cento anni fa.

(il Velino, 18 dicembre 2008)





MUSICA E IMMAGINI




Firn Di Mekhutonim Aheym




INDIRIZZI INTERNET




The Israel Project

Christians for Israel International




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