Inizio - Attualità »
Presentazione »
Approfondimenti »
Notizie archiviate »
Notiziari »
Arretrati »
Selezione in PDF »
Articoli vari»
Testimonianze »
Riflessioni »
Testi audio »
Libri »
Questionario »
Scrivici »
Notizie dicembre 2009

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La Federazione calcio dell’Iran invia per sbaglio auguri alla Lega israeliana

TEHERAN, 31 dic. - Deve essere rimasto non poco sorpreso un dirigente della Lega calcio israeliana, Amir Navon, quando stamane si e' visto recapitare nel suo ufficio una cartolina di auguri di fine anno firmata da Mohammad Ali Ardebili, il responsabile delle relazioni estere della Federazione calcistica della Repubblica islamica. Gli auguri, riferisce oggi la radio dell'esercito, sono stati inviati dall'Iran involontariamente.
"State chiamando da Israele? Non posso parlare con voi, comunque e' stato un errore", ha dichiarato Ardebili a un giornalista israeliano della radio che lo aveva contattato per chiedergli spiegazioni sulla missiva.
La lettera di auguri ha comunque insinuato nei dubbi della Federazione israeliana. "(Navon, ndr) e' venuto nel mio ufficio per chiedermi se pensavo fosse un errore", ha spiegato il portavoce del dirigente della Lega calcio israeliana. "Gli ho risposto che non lo sapevo - ha aggiunto - e che avremmo dovuto rispondere". Cosi' anche da parte di Israele e' stato inviato in Iran un biglietto di auguri. "Felice anno nuovo al popolo iraniano e speriamo in una felice stagione calcistica", le frasi impresse.

(Adnkronos, 31 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il santo del giorno: papa Silvestro

di Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Riccardo Di Segni
Non è certo questa la sede per parlare del santo del giorno, ma oggi facciamo un'eccezione. Perché si è parlato molto in questi giorni di papi fatti o da fare santi, con la partecipazione entusiastica degli ebrei, e il santo di oggi, che dà il nome alla notte e alla festa di fine anno civile, è un papa, Silvestro, che ha avuto con noi qualche rapporto. La leggenda cristiana agiografica racconta che l'imperatore Costantino e sua madre Elena, alla ricerca della verità, organizzarono un incontro-scontro interreligioso tra il vescovo di Roma, Silvestro e il rabbino di Roma, moderatore un filosofo pagano. Per dimostrare la sua potenza il rabbino si fece portare un toro, gli sussurrò all'orecchio il nome sacro divino e il toro stramazzò a terra. Fu poi la volta di Silvestro che sussurrò all'orecchio del toro il nome del suo Messia, e il toro resuscitò. Miracolo che portò alla conversione del giudice pagano, del rabbino e soprattutto di Elena e Costantino e con loro l'impero romano. Un modo amorevole per dire che la tradizione sacra dell'ebraismo è capace solo di far morire, mentre l'altra fa rivivere. Basta un salto nel passato per capire quanto sia complesso e drammatico il rapporto ebraico-cristiano e quanto pesino in ogni momento certe scelte per il loro valore simbolico.

*
Reconditi auguri

Molti amici, vicini, colleghi di lavoro, nell'incertezza se i festeggiamenti dell'imminente 2010 siano da intendere o no in una prospettiva cristiana, per rispetto non fanno gli auguri ai propri amici ebrei. In tal modo, ha inizio un'educata partita a tennis immaginaria, fatta di silenzi e sorrisi fatti e ricevuti tra gli amici ebrei e gli amici cristiani che in queste ore si incontrano per strada, si sorridono, e per quel sorriso non sanno se dire grazie o non dire niente. E' così che, nel timore di sbagliare, vengono fatti e ricevuti col pensiero migliaia e migliaia di auguri che in effetti non sono stati fatti. Non solo. Di fronte ai mancati auguri di buon anno, da entrambe le parti non pochi provano nevroticamente a immaginare se la cosa dipenda da un fatto confessionale o di maleducazione, e anche se gli auguri di buon anno sarebbero stati fatti o accolti qualora non ci fosse stato il reciproco timore di farli e riceverli. In questo complesso conteggio, gli amici ebrei si trovano nell'incertezza se inviare agli amici cristiani gli auguri per il 2010: potrebbero sembrare un velato rimprovero per non aver ricevuto come al solito i graditi auguri sbagliati di Natale. In tale clima nebbioso, in corrispondenza dell'inizio del mancato nuovo anno che tuttavia esisterà avrei personalmente deciso che invece di buongiorno, buona sera e buon appetito d'ora in poi io dirò: "Auguri". Poi, arrivato in tal modo al cenone di Capodanno del successivo 2011, se al buffet un caro amico cristiano mi dirà buon appetito, risponderò: "Grazie, anche te e famiglia".

Il Tizio della Sera

(Notiziario Ucei, 31 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La popolazione in Israele


Secondo l'Ufficio Centrale di Statistica israeliano, al 31 dicembre 2009 in Israele vi sono 7,5 milioni di abitanti:
5,7 milioni sono ebrei (75,4% della popolazione),
1,5 milioni arabi (20,3%),
319.000 definiti come "altri" (4,3%).
Nel mondo vivono attualmente 13,3 milioni gli ebrei sparsi in 100 paesi diversi. Solo il 41% di essi vive in Israele, il 40% vive negli Stati Uniti. Il 75% degli ebrei in Russia e il 55% degli ebrei negli Usa sono sposati con non-ebrei.

(israele.net, 31 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Germania, caccia ai criminali nazisti

"Sono stati commessi degli errori"

"La Germania del dopoguerra non ha fatto di tutto per trovare i nazisti, che si erano macchiati di gravi delitti, e portarli in tribunale", questa la dichiarazione rilasciata dal responsabile della commissione di inchiesta per i delitti nazisti di Ludwigsburg, che ha così ammesso come qualche errore sia stato fatto. "Dal 1945 al 1950 - ha spiegato Schrimm - gli alleati avevano condotto tutte le inchieste contro i nazisti in Germania. Più di 7 mila nazisti erano stati condannati, molti di loro erano stati poi rilasciati dagli americani e inglesi, perché la Germania era ormai diventato un partner economico e militare. Nel mondo occidentale si era diffusa una mentalità che voleva chiudere con il passato. E' anche vero che tra i poliziotti e giudici ci furono ex nazisti che gradivano questa linea", questa la sua opinione sul lavoro svolto per trovare e processare i criminali nazisti. Schrim è stato recentemente accusato da un giurista olandese, Christian F. Rueter, di aver avviato il processo contro Demjanjuk, "un pesce piccolo" secondo la sua opinione, solo "per festeggiare meglio" il cinquantesimo anniversario della commissione. Schrimm, nonostante "gli errori della commissione", ne ha preso le difese, e ha replicato che non si tratta del primo processo contro una persona che ha commesso crimini eseguendo degli ordini. L'ucraino deve rispondere davanti al tribunale di Monaco in Baviera di concorso nell'eccidio di quasi 28 mila ebrei nel campo di concentramento di Sobibor.

(Notiziario Ucei, 31 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

I lanci di razzi nel 2009 sono calati del 75%

Il rapporto annuale dei servizi di sicurezza israeliani, presentato mercoledì, conferma che il 2009 è stato l'anno relativamente più calmo, dal punto di vista degli attacchi terroristici da Cisgiordania e striscia di Gaza, dall'inizio della cosiddetta seconda intifada (settembre 2000): non vi è stato un solo attentato suicida, 15 gli israeliani che sono stati uccisi in attentati rispetto ai 36 del 2008, i lanci di razzi sono calati del 75%: il tutto grazie all'operazione anti-Hamas nella striscia di Gaza all'inizio dell'anno. Il rapporto rileva inoltre che decine di attentati sono stati sventati dalle varie agenzie di sicurezza israeliane.

(israele.net, 31 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Nel 2009 attacchi in Israele ai minimi dall'intifada

GERUSALEMME, 31 dic. - Nel 2009 gli attacchi contro cittadini e militari israeliani sono scesi ai minumi dalla seconda Intifada palestinese, nel 2000. Lo rivela un rapporto dello Shin Bet, i servizi di sicurezza interni. In totale nell'ultimo anno sono stati uccisi 15 israeliani (contro i 36 del 2008), di cui ben nove nell'offensiva di gennaio nella Striscia di Gaza.

(la Repubblica, 31 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Le geometrie di Netanyahu

Netanyahu come Sharon e come Begin? O Netanyahu furbo uomo di potere e manipolatore della politica e delle relazioni internazionali? È questo il dibattito apertosi nella sinistra israeliana e sulla stampa internazionale, come su altri precedenti leader del Likud.
Leader che finché erano stati all'opposizione avevano tenuto posizioni dure e intransigenti, per poi cambiare atteggiamento e visione una volta assunte responsabilità di governo. Così il premier israeliano avrebbe realizzato, una volta riconquistata la guida del governo, che il nuovo contesto internazionale, la necessità di salvaguardare gli storici legami di alleanza con gli Stati Uniti, con la nuova presidenza Obama, e soprattutto la necessità di fronteggiare al meglio la minaccia iraniana, gli impongono di non restare inchiodato ai vecchi dogmi, ma di muovere anche se gradualmente verso posizioni più aperte....

(Europaquotidiano.it, 31 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

I sopravvissuti dell'Olocausto: "Il Vaticano possiede i nostri beni"

CITTA' DEL VATICANO - Una Corte d'Appello americana ha annullato una causa intentata dai superstiti dell'Olocausto, i quali sostenevano che la Banca Vaticana avesse accettato milioni di dollari ricavati dai beni sequestrati loro dai Nazisti.
La Corte di San Francisco ha fatto riferimento a un emendamento che sostiene che la Banca Vaticana non può essere processata per via di un emendamento del 1976 sull' "Immunità degli Stati sovrani stranieri», che sostanzialmente protegge i Paesi esteri dall'essere processati presso una corte statunitense.
I sopravvissuti all'Olocausto provenienti da Croazia, Ucraina e Jugoslavia hanno intentato un procedimento contro la Banca Vaticana nel 1999, sostenendo che essa conservava e riciclava i beni di cui si era impropriamente impossessata, appartenenti a migliaia di ebrei, serbi e zingari che erano stati uccisi o imprigionati dal regime filo-nazista di Ustasha al potere in Croazia.

(La Stampa, 30 dicembre 2009)

COMMENTO - Dunque non è stato dimostrato che i fatti denunciati non sono avvenuti, ma soltanto che la Banca Vaticana non è perseguibile perché gode dell’«Immunità degli Stati sovrani stranieri”. A questo serve la struttura giuridica statale di un ente che pretende di rappresentare il regno di Dio sulla terra.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Riportiamo una lettera inviata a La Repubblica da uno scrittore israeliano. Non si riferisce a Israele, ma è comunque degna di attenzione e riflessione. Seguono due commenti ripresi dal notiziario dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

Quel ragazzo senza braccia sul treno dell'indifferenza

Caro direttore, è domenica 27dicembre. Eurostar Bari- Roma. Intorno a me famiglie soddisfatte e stanche dopo i festeggiamenti natalizi, studenti di ritorno alle proprie università, lavoratori un po' tristi di dover abbandonare le proprie città per riprendere il lavoro al nord. Insieme a loro un ragazzo senza braccia.
Sì, senza braccia, con due moncherini fatti di tre dita che spuntano dalle spalle. E' salito sul treno con le sue forze. Posa la borsa a tracolla per terra con enorme sforzo del collo e la spinge con i piedi sotto al sedile. Crolla sulla poltrona. Dietro agli spessi occhiali da miope tutta la sua sofferenza fisica e psichica per un gesto così semplice per gli altri: salire sul treno. Profondi respiri per calmare i battiti del cuore. Avrà massimo trent'anni. Si parte. Poco prima della stazione di (...) passa il controllore. Una ragazza di venticinque anni truccata con molta cura e una divisa inappuntabile. Raggiunto il ragazzo senza braccia gli chiede il biglietto. Questi, articolando le parole con grande difficoltà, riesce a mormorare una frase sconnessa: «No biglietto, no fatto in tempo, handicap, handicap». Con la bocca (il collo si piega innaturalmente, le vene si gonfiano, il volto gli diventa paonazzo) tira fuori dal taschino un mazzetto di soldi, Sono la cifra esatta per fare il biglietto. Il controllore li conta e con tono burocratico dice al ragazzo che non bastano perché fare il biglietto in treno costa, in questo caso, cinquanta euro di più. Il ragazzo farfugliando le dice di non avere altri soldi, di non poter pagare nessun sovrapprezzo, e con la voce incrinata dal pianto per l'umiliazione ripete «handicap, handicap». I passeggeri del vagone, me compreso, seguono la scena trattenendo il respiro, molti con lo sguardo piantato a terra, senza nemmeno il coraggio di guardare. A questo punto, la ragazza diventa più dura e si rivolge al ragazzo con un tono sprezzante, come se si trattasse di un criminale; negli occhi ha uno sguardo accusatorio che sbatte in faccia a quel povero disgraziato. Per difendersi il giovane cerca di scrivere qualcosa per comunicare ciò che non riesce a dire; con la bocca prende la penna dal taschino e cerca di scrivere sul tavolino qualcosa. La ragazza gli prende la penna e lo rimprovera severamente dicendogli che non si scrive sui tavolini del treno. Nel vagone è calato un silenzio gelato. Vorrei intervenire, eppure sono bloccato. La ragazza decide di risolvere la questione in altro modo e in ossequio alla procedura appresa al corso per controllori provetti si dirige a passi decisi in cerca del capotreno. Con la sua uscita di scena i viaggiatori riprendono a respirare, e tutti speriamo che la storia finisca lì: una riprovevole parentesi, una vergogna senza coda, che il controllore lasci perdere e si dedichi a controllare i biglietti al resto del treno. Invece no. Tornano in due. Questa volta però, prima che raggiungano il giovane disabile, dal mio posto blocco controllore e capotreno e sottovoce faccio presente che data la situazione particolare forse è il caso di affrontare la cosa con un po' più di compassione. Al che la ragazza, apparentemente punta nel vivo, con aria acida mi spiega che sta compiendo il suo dovere, che ci sono delle regole da far rispettare, che la responsabilità è sua e io non c'entro niente. Il capotreno interviene e mi chiede qual è il mio problema. Gli riepilogo la situazione. Ascoltata la mia deposizione, il capotreno, anche lui sulla trentina, stabilisce che se il giovane non aveva fatto in tempo a fare il biglietto la colpa era sua e che comunque in stazione ci sono le macchinette self service. Sì, avete capito bene: a suo parere la soluzione giusta sarebbe stata la macchinetta self service. «Ma non ha braccia! Come faceva a usare la macchinetta self service?» chiedo al capotreno che con la sua logica burocratica mi risponde: «C'è l'assistenza». «Certo, sempre pieno di assistenti delle Ferrovie dello Stato accanto alle macchinette self service» ribatto io, e aggiungo che le regole sono valide solo quando fa comodo perché durante l'andata l'Eurostar con prenotazione obbligatoria era pieno zeppo di gente in piedi senza biglietto e il controllore non è nemmeno passato a controllare il biglietti. «E lo sa perché?» ho concluso. «Perché quelle persone le braccia ce l'avevano...». Nel frattempo tutti i passeggeri che seguono l'evolversi della vicenda restano muti. Il capotreno procede oltre e raggiunto il ragazzo ripercorre tutta la procedura, con pari indifferenza, pari imperturbabilità. Con una differenza, probabilmente frutto del suo ruolo di capotreno: la sua decisione sarà esecutiva. Il ragazzo deve scendere dal treno, farsi un biglietto per il successivo treno diretto a Roma e salire su quello. Ma il giovane, saputa questa cosa, con lo sguardo disorientato, sudato per la paura, inizia a scuotere la testae tutto il corpo nel tentativo disperato di spiegarsi; spiegazione espressa con la solita esplicita, evidente parola: handicap. La risposta del capotreno è pronta: «Voi (voi chi?) pensate che siamo razzisti, ma noi qui non discriminiamo nessuno, noi facciamo soltanto il nostro lavoro, anzi, siamo il contrario del razzismo!». E detto questo, su consiglio della ragazza controllore, si procede alla fase B: la polizia ferroviaria. Siamo arrivati alla stazione di (...). Sul treno salgono due agenti. Due signori tranquilli di mezza età. Nessuna aggressività nell'espressione del viso o nell'incedere. Devono essere abituati a casi di passeggeri senza biglietto che non vogliono pagare. Si dirigono verso il giovane disabile e come lo vedono uno di loro alza le mani al cielo e ad alta voce esclama: «Ah, questi, con questi non ci puoi fare nulla altrimenti succede un casino! Questi hanno sempre ragione, questi non li puoi toccare». Dopodiché si consultano con il capotreno e la ragazza controllore e viene deciso che il ragazzo scenderà dal treno, un terzo controllore prenderà i soldi del disabile e gli farà il biglietto per il treno successivo, per senza posto assicurato: si dovrà sedere nel vagone ristorante. Il giovane disabile, totalmente in balia degli eventi, ormai non tenta più di parlare, ma probabilmente capisce che gli sarà consentito proseguire il viaggio nel vagone ristorante e allora sollevato, con l'impeto di chi è scampato a un pericolo, di chi vede svanire la minaccia, si piega in avanti e bacia la mano del capotreno. Epilogo della storia. Fatto scendere il disabile dal treno, prima che la polizia abbandoni il vagone, la ragazza controllore chiede ai poliziotti di annotarsi le mie generalità. Meravigliato, le chiedo per quale motivo. «Perché mi hai offesa». «Ti ho forse detto parolacce?Ti ho impedito di fare il tuo lavoro?» le domando sempre più incredulo. Risposta: «Mi hai detto che sono maleducata». Mi alzo e prendo la patente. Mentre un poliziotto si annota i miei dati su un foglio chiedo alla ragazza di dirmi il suo nome per sapere con chi ho avuto il piacere di interloquire. Lei, dopo un attimo di disorientamento, con tono soddisfatto, mi risponde che non è tenuta a dare i propri dati e mi dice che se voglio posso annotarmi il numero del treno. Allora chiedo un riferimento ai poliziotti e anche loro si rifiutano e mi consigliano di segnarmi semplicemente: Polizia ferroviaria di (. . .). Avrei naturalmente voluto dire molte cose, ma la signora seduta accanto a me mi sussurra di non dire niente, e io decido di seguire il consiglio rimettendomi a sedere. Poliziotti e controllori abbandonano il vagone e il treno riparte. Le parole della mia vicina di posto sono state le uniche parole di solidarietà che ho sentito in tutta questa brutta storia. Per il resto, sono rimasti tutti fermi, in silenzio, a osservare.

Shulim Vogelmann, La Repubblica, 30 dicembre 2009
______

Shulim Vogelmann è nato a Firenze nel 1978. Nel 2002 si è laureato in Storia all'Università Ebraica di Gerusalemme. Attualmente traduce in italiano narrativa israeliana e dirige la collana Israeliana per la Casa Editrice Giuntina. E' inoltre curatore del Festival internazionale di letteratura ebraica di Roma.

*

"Imbarazzo e fastidio di fronte alla sofferenza"

Vi scrivo per riprendere la lettera di Shulim Vogelmann sulla prima pagina della Repubblica di oggi, tanto più che al momento in cui vi scrivo non è ancora stata segnalata dalla Rassegna Stampa, che non ha evidentemente capito di cosa si trattasse, cioè di una denuncia di un atto razzista, sia pur rivolto contro un handicappato e non contro un ebreo. La lettera merita di essere letta e conosciuta da tutti. L'autore testimonia in maniera circostanziata un episodio successo domenica su un treno, dove un giovane senza braccia e privo di biglietto perché non era riuscito a farlo alla stazione a causa del suo handicap, ma disposto a pagarlo subito sul treno, è stato maltrattato dal controllore, una ragazza, deriso, svillaneggiato, minacciato. Lo stesso Vogelmann è stato costretto, per essere intervenuto, a mostrare i suoi documenti alla polizia ferroviaria. Molte sono le domande che questa lettera ci spinge a porre, in primo luogo alle Ferrovie. La multa per chi fa il biglietto in treno è il risultato del fatto che le Ferrovie non garantiscono il servizio di controllo. Se i controllori ci fossero sempre, si potrebbe tranquillamente fare il biglietto in treno senza pagare la multa. Il controllore in questo caso non ha voluto dare le sue generalità. Non è forse obbligata a farlo? Le Ferrovie dovrebbero fare un'inchiesta sul suo comportamento e prendere provvedimenti, rendendoli pubblici. E' possibile che degli agenti della Polfer, vedendo una persona senza braccia, lamentino a gran voce che tal genere di persone (chi? gli handicappati? quelli senza braccia?) sono intoccabili. Non è forse una cosa insultante? Si può conoscere i loro nomi? Quando io faccio lezione o esami all'Università, e sono quindi un pubblico ufficiale, il mio nome è pubblico. Perché non lo è per controllori e agenti della Polfer? Credo che Shulim Vogelmann abbia dimostrato un grande coraggio: non quello di essere intervenuto a difesa di una persona che non era in grado di difendersi da sé, ma quello di avere sfidato, scrivendo questa lettera a Repubblica, quanti deprecano il buonismo, lo considerano tout court un atto intollerabilmente politically correct, e finiscono così per dare ragione a chi prende a spintoni le vecchiette, si fa beffe degli handicappati, considera i poveri come dei rompiscatole. E' più che indifferenza, è fastidio verso la sofferenza e il male. Alla controllora giovane, ben truccata e capace di prendersela con una persona incapace di reagire, auguriamo solo di non trovarsi mai in circostanze simili a quelle in cui si è trovata la sua vittima, a non dover mai, nella vita, dover soffrire di un handicap che le renda difficile salire delle scale, prendere un biglietto alla biglietteria automatica, insomma fare le cose che per le persone in buona salute sono scontate, per gli altri molto meno.

Anna Foa
*

La legge e l'etica che su quel treno è mancata

E' di oggi la notizia di un fatto accaduto sull'Eurostar Bari - Roma. Il 27 dicembre: un ragazzo senza braccia fatto scendere dal treno dalla polizia ferroviaria perché sprovvisto di biglietto. Il disabile ha fatto presente al controllore di non avere potuto acquistare il titolo di viaggio a causa del suo handicap, ma ha mostrato al controllore i soldi necessari a comprarlo in quel momento. Il controllore gli ha detto però che avrebbe dovuto pagare una soprattassa di 50 euro per acquistare il biglietto sul treno. Il ragazzo, che aveva anche una disabilità linguistica, ha fatto capire di non averli. Risultato: dopo aver umiliato il povero ragazzo con parole sprezzanti e modi sgarbati, la polizia ferroviaria ha prontamente provveduto a farlo scendere dal treno alla prima stazione. Il tutto è avvenuto nel quasi totale silenzio di tutti gli altri passeggeri, tranne uno, il quale, per aver chiesto al controllore il suo nome e cognome (cosa che l'ufficiale si è rifiutato di fare pur essendovi tenuto) si è visto richiedere i propri dati per avere "osato" chiedere un po' più di compassione.
Quale sarebbe stata la posizione halakhica in questo caso? Si pensa in genere che la halakhà sia monolitica che debba essere sottratta a qualsiasi interpretazione che possa coniugarsi con le circostanze.. Chi ha avuto occasione di leggere i Responsa dei maestri antichi e moderni sa invece quanto questa visione sia distorta. Ogni caso è diverso dall'altro, perché ogni persona è diversa da un'altra. L'applicazione sic et simpliciter della legge porta spesso a delle distorsioni riassunte nella locuzione del diritto romano che affermava summa lex, summa iniuria, cioè che l'applicazione della legge alla lettera si traduce nella massima ingiustizia. Nelle scuole in cui vengono preparati i capotreni e i poliziotti e quant'altro, sarebbe necessario introdurre anche insegnamenti di etica e di applicazione della ghemiluth hasadim (amore e misericordia per tutti, ma in particolar modo per i più deboli).

Rav Scialom Bahbout

(Notiziario Ucei, 30 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

In un libro la storia di internamento di ebrei in Alta Valmarecchia

Sarà presentato nei prossimi giorni a sant'Agata Feltria, Pennabilli e Pietracuta il libro "Con foglio di via. Storie di internamento in Valmarecchia 1940-1944".

VALMARECCHIA, 30 dicembre 2009 - Il testo, curato da Lidia Maggioli e Antonio Mazzoni, racconta la travagliata storia di ebrei, italiani e stranieri, che furono costretti, durante la guerra, ad anni di domicilio coatto in Alta Valmarecchia. La prima presentazione sarà sabato alle 17 al teatro Mariani di Sant'Agata Feltria. Seguirà un incontro il 3, sempre alle 17, al teatro Vittoria di pennabilli e il 4, alle 21, al nuovo teatro di san Leo di Pietracuta.
Il fulcro di questo volume è il travaglio di donne e uomini di religione ebraica, italiani e stranieri, costretti a vivere, dal 1940 al 1944, mesi e anni di domicilio coatto nei Comuni di Pennabilli, San Leo e Sant'Agata Feltria, tappe di una peregrinazione che li ha visti segregati in altre località delle Marche e della Penisola.
Grazie ai documenti d'archivio - locali e nazionali - e al prezioso apporto dei protagonisti e dei testimoni, gli autori hanno ricostruito la vita degli internati entro il tessuto sociale delle comunità dell'Alta Valmarecchia, gettando luce su una misura di polizia per lungo tempo ignorata e non ancora studiata a fondo, spesso confusa con il semplice sfollamento.
Visitando il luogo e il tempo hanno incontrato altre rilevanti presenze portate dalla guerra: politici avversi al Regime, stranieri appartenenti a nazioni "nemiche", italiani sfollati, prigionieri slavi, confinanti albanesi, partigiani. Nello sconvolgimento generale che mise in moto migliaia di persone, spingendole lontano dalle loro terre e mescolando i destini personali, è accaduto infatti che si approdasse anche in luoghi remoti come questi.
Dalla ricostruzione delle storie familiari, nel doloroso contesto della persecuzione razziale, emerge la tragica realtà della deportazione.
Il quadro che ne esce - nella sua insensata ferocia, nella sua inutile disumanità, nelle molte vite rievocate, dimenticate dalla storia e dissolte nel fumo dei forni nazisti - non potrà non toccare profondamente il lettore.

(News Rimini, 30 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, giornale free press getta scompiglio nel mondo dei media

di Aldo Baquis

Israel ha-Yom
TEL AVIV - ''Presto Israel ha-Yom sara' il primo quotidiano di Israele'': questo l'impegno espresso nei giorni scorsi ai dipendenti dall'uomo di affari statunitense Sheldon Adelson, il proprietario di un nuovo giornale gratuito che desta timori per le sorti del pluralismo informativo e crescenti ansieta' nei quotidiani rivali diretti: Yediot Ahronot, che registra un calo di vendite, e Maariv, di cui si paventa perfino la chiusura. Ritenuto uno degli ebrei piu' facoltosi al mondo, Adelson - un amico personale del premier Benyamin Netanyahu - ritiene che la stampa israeliana non sia sufficientemente patriottica e che occorra dar vita a un giornale ''che non dimentichi mai che siamo ebrei ed israeliani''. Lui stesso, tuttavia, non ha la cittadinanza israeliana: una circostanza che sta destando crescente malessere. In Parlamento alcuni deputati si chiedono ora se sia accettabile che il proprietario di un mezzo stampa talmente influente viva all'estero. Che in un anno e mezzo di vita il tabloid Israel ha-Yom (Israele Oggi) sia divenuto il secondo quotidiano del Paese lo ha confermato uno studio pubblicato a luglio dall'agenzia specializzata Tgi. Yediot Ahronot resta al primo posto, con una percentuale del 34,2% fra quanti leggono almeno un quotidiano al giorno. Israel ha-Yom lo incalza da vicino, con il 26,9%. Maariv scende al terzo posto, con il 14,4%; Haaretz e' accreditato del 7,5%. Per imporre agli israeliani il nuovo giornale, Adelson ha scelto un direttore di prestigio e di notevole esperienza - Dan Margalit - e un pubblico popolare: in primo luogo i pendolari che convergono verso Tel Aviv. A novembre il giornale ha inaugurato una edizione del week-end, pure gratuita, ricca di tre supplementi. La tiratura supera le 250 mila copie. ''Siamo letti ogni giorno da un milione di lettori'', afferma la redazione. Nelle stazioni degli autobus e nei vagoni dei treni la rivoluzione editoriale e' gia' percepibile: gran parte dei passeggeri ostentano la loro copia di Israel ha-Yom, un giornale scattante, dalla grafica moderna, che si sfoglia in mezz'ora e poi si lascia senza rimpianti sul sedile. Fra le firme vi sono anche esponenti di sinistra: ma l'impostazione delle pagine delle notizie riflette i dettami di Adelson. Nel tentativo di rintuzzare l'attacco, in alcune zone Yediot Ahronot e Maariv sono ora distribuiti a un prezzo simbolico, o anche gratuitamente. Il timore comune e' di perdere nel 2010 - a causa di Israel ha-Yom - una fetta di pubblicita' che per entrambi rappresenta puro ossigeno. ''La liberta' di espressione e la democrazia si trovano adesso esposti ad una minaccia senza precedenti e distruttiva'', ha ammonito su Maariv il columnist Ben Caspit. ''L'obiettivo di Israel ha-Yom - sostiene - e' di distruggere la stampa libera in Israele'', costringendola a misurarsi in condizioni sfavorevoli (per la concorrenza anche di internet e della televisione) con un prodotto giornalistico offerto gratis al pubblico. A questo punto, secondo Maariv, e' dovere della Knesset, il Parlamento, adottare le necessarie misure di tutela.

(ANSAmed, 29 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Avellino, mostra per il centenario della nascita di Giovanni Palatucci

Prevista la testimonianza dell'ex questore di Avellino.
De Stefano, promotore della proposta di medaglia d'oro.

AVELLINO - «Per essere liberi come Giovanni»: è questo il titolo di una mostra realizzata in occasione del centenario della nascita di Giovanni Palatucci, l'eroico questore di Fiume italiana, originario di Montella che con il suo sacrificio salvò la vita a migliaia di ebrei negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale. La mostra arriva ad Avellino per iniziativa della Provincia di Avellino e dell'Ordine regionale dei giornalisti; ospitata nei locali del circolo della Stampa di Corso Vittorio Emanuele, sarà aperta al pubblico fino al 10 gennaio. In programma, si legge in una nota, anche una testimonianza dell'ex questore di Avellino Carlo De Stefano, che fu il promotore della proposta di medaglia d'oro al valor civile per Palatucci conferitagli nel 1995. De Stefano che con la fine dell'anno lascia la Polizia, dopo 41 anni di servizio, da direttore dell'Ucigos, la struttura che coordina l'antiterrorismo e le Digos in un'intervista con il giornalista di Avvenire Angelo Picariello (domani al Circolo della Stampa), racconterà 40 anni di storia d'Italia vissuti da servitore dello Stato: dai primi anni a Milano al fianco del commissario Calabresi, agli anni più recenti che hanno visto l'arresto dei killer di Biagi e D'Antona, fino ai giorni attuali.

(Corriere del Mezzogiorno, 29 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ministro degli Esteri di Egitto: Netanyahu vuole seriamente la pace

Aboul Gheit: incoraggiato dalla visita del premier israeliano

ROMA, 29 dic. - Il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Aboul Gheit si dice incoraggiato dalla visita di oggi al Cairo del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Lo riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz. Secondo il capo della diplomazia egiziana, Netanyahu vuole seriamente rilanciare il processo di pace con i palestinesi. Senza fornire dettagli, Aboul Gheit ha detto che il premier israeliano ha presentato una proposta che oltrepassa tutte le precedenti posizioni israeliane. "Non posso svelare i dettagli, ma con il primo ministro abbiamo parlato di posizioni che vanno al di là di ciò che avevamo sentito in passato dagli israeliani", ha detto il ministro egiziano. "Non posso dire che si è presentato su una nuova posizione, ma le cose stanno andando avanti". I palestinesi non intendono riprendere il negoziato di pace fino a quando Israele non congelerà le costruzioni in tutti gli insediamenti in Cisgiordania e anche a Gerusalemme Est.Chiedono anche che Netanyahu riprenda il negoziato dal punto in cui lo aveva portato il suo predecessore Ehud Olmert. Al Cairo Netanyahu ha incontrato il presidente Hosni Mubarak,con il quale ha discusso del processo di pace e del caso del soldato Gilad Shalit, ostaggio di Hamas da oltre tre anni.

(Apcom, 29 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Shlomo Riskin
Rabbino afferma di ammirare Gesù

Desta scalpore nell'insediamento di Efrat, presso Betlemme

TEL AVIV, 29 dic- Fa scalpore nell'insediamento di Efrat, presso Betlemme, il rabbino capo Shlomo Riskin che afferma di essere affascinato dalla figura di Gesu'.
'Si tratta di una figura appassionante - spiega il rabbino -. Io ho sempre pensato a lui come al 'Rabbino Gesu'', perche' viveva da rabbino ebreo in Israele in un periodo critico della storia ebraica. I suoi insegnamenti affondano le radici nel Talmud'. L'intervento del rabbino Riskin e' stato rilanciato con grande clamore su siti internet ortodossi.

(ANSA, 29 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: arrestato ex tecnico nucleare

La polizia israeliana ha arrestato ieri Mordechai Vanunu, l'ex tecnico della centrale nucleare di Dimona (Neghev) che nel 1986 rivelò al Sunday Times asseriti segreti militari israeliani. L'annuncio dell'arresto è giunto da un portavoce della polizia secondo cui Vanunu è sospettato di aver incontrato cittadini stranieri. Dopo aver scontato 18 anni di reclusione, Vanunu è stato scarcerato nel 2004 ma è stato subito sottoposto ad una serie di strette limitazioni nel timore che possa essere interessato a fare ulteriori rivelazioni. Fra l'altro gli sono stati negati i permessi di recarsi all'estero e di rilasciare interviste.

(L'Unione Sarda, 29 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Libano, fuoco contro aerei di Israele

Le batterie antiaeree libanesi hanno aperto il fuoco contro quattro aerei militari israeliani che sorvolavano un settore sud del Libano, violando lo spazio aereo libanese. Lo hanno riferito fonti dell'esercito locale. "Le batterie antiaeree dell'esercito hanno sparato in direzione di quattro aerei israeliani nemici tipo Phantom che sorvolavano da questa mattina la regione di Hasbaya a bassa quota", ha riferito un portavoce dell'esercito.

(TGCOM.it, 29 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, i rabbini contro l'aborto

"Ritarda l'arrivo del Messia"

Il rabbino capo Mezger 
GERUSALEMME - "L'aborto ritarda l'arrivo del Messia". L'attacco alla pratica dell'interruzione volontaria di gravidanza arriva dai due Gran rabbini di Israele, che ne danno una nuova interpretazione religiosa. In un intervento sul giornale online Y-Net, riportato dall'agenzia Afp - il Gran rabbino askenazita Yona Metzger e il suo codiscepolo sefardita Shlomo Amar denunciano "questa vera epidemia, che costa ogni anno la vita a decine di migliaia di ebrei" e che "ritarda la redenzione messianica".
Ogni anno in Israele si effettuano circa 50.000 aborti, di cui circa 20.000 (dicono i rabbini) si compiono in condizioni di illegalità.

(la Repubblica, 29 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

In Gran Bretagna i liberali tacciono o si allineano al "Siamo tutti Hezbollah"

Il dibattito politico in Gran Bretagna oggi viene lasciato a uno scontro tra due diversi estremismi. Lo scorso marzo, ad esempio, gli islamisti hanno protestato contro la parata dei soldati del Royal Anglian Regiment, che tornavano dall'Afghanistan. I jihadisti erano protetti dalla polizia, e i soli arresti di quel giorno sono stati effettuati tra le persone del posto che protestavano contro una tale provocazione. Quell'episodio ha generato una serie di iniziative che sono infine sfociate nella manifestazione di agosto a Birmingham da parte della cosiddetta English Defence League (EDL) e di altri gruppi spontanei di ispirazione anti-islamica....

(l'Occidentale, 29 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele costruirà 700 alloggi a Gerusalemme est

Il giorno 28, un portavoce del ministero della Casa e della costruzione israeliano ha confermato che Israele progetta di costruire 692 nuovi alloggi nella zona di Gerusalemme est, per il cui progetto è già stata indetta una gara d'appalto alla società.
Il portavoce ha affermato che gli alloggi del progetto interessano tre quartieri ebraici di Gerusalemme est, e si prevede che saranno terminati entro due-tre anni.

(Radio Cina Internazionale, 29 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele - «L'economia è tutta in mano a dieci famiglie»

Non c'è israeliano che non li conosca: sono sulle pagine di economia dei giornali, spesso riempiono le colonne di pettegolezzi mondani, sono fotografati in compagnia di ministri e deputati. Sono i grandi detentori di capitali, i magnati, quelli che i media locali amano definire con il termine inglese di tycoon: appartengono a quel piccolo numero di famiglie che, a quanto pare, fanno il bello e il cattivo tempo nell'economia israeliana. «Una decina di famiglie - riferisce ora con preoccupazione uno studio appena pubblicato - hanno di fatto il controllo dell'economia israeliana; un controllo che costituisce un rischio per il vasto pubblico degli investitori, per lo sviluppo dell'economia e per la qualità del governo e della democrazia».

(il Giornale, 29 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Francia: petizione di ebrei contro la beatificazione di Pio XII

L'organizzazione ebraica "B'nai B'rith" ha lanciato in Francia una petizione online contro la beatificazione di Pio XII, colpevole di aver «lasciato commettere i crimini nazisti».
«Nella sua beatificazione non possiamo che vedere un'approvazione implicita del comportamento di Pio XII di fronte ai carnefici degli ebrei all'epoca della barbarie nazista», spiega sul sito destinato alla raccolta firme il presidente di B'nai B'rith Francia, Andrè Nadjar.
«È storicamente accertato che all'epoca drammatica in cui il popolo ebraico subiva la barbarie nazista - prosegue Nadjar - Pio XII, autorità suprema del cristianesimo, con il suo silenzio e la sua passività di fronte a questo dramma, ha implicitamente ma in totale coscienza lasciato commettere i crimini nazisti».
La petizione lanciata ieri sul web ha raccolto finora circa 1100 firme

(Blitz quotidiano, 28 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Al Qaeda rivendica il fallito attentato al volo Delta: «Guerra totale ai crociati»

«Esplosivo sufficiente a distruggere l'aereo»

ROMA (28 dicembre) - Al Qaeda ha rivendicato il fallito attentato del giorno di Natale sull'areo diretto a Detroit. Lo rivela la Cnn, affermando anche che l'esplosivo che il terrorista nigeriano Umar Faruk Abdulmutallab portava addosso sul volo Delta-Northwest da Amsterdam per Detroit era sufficiente a distruggere l'aereo se fosse deflagrato. La tv americano riporta anch che l'attacco era destinato ad essere una rappresaglia per i raid organizzati dagli americani nello Yemen....

(Il Messaggero, 28 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele - Kadima rifiuta l’ingresso nella coalizione di governo

Respinta l'offerta del premier Netanyahu

ROMA, 28 dic. - Il Kadima, principale partito di opposizione israeliana, ha respinto la proposta del premier Benjamin Netanyahu di entrare nella coalizione di governo per dar vita a un esecutivo di unità. Come riporta il quotidiano israeliano Ha'aretz, La decisione è stata presa dalla maggioranza dei deputati del partito centrista, guidato dall'ex ministro degli Esteri Tzipi Livni.
Netanyahu aveva ufficialmente chiesto a Livni la settimana scorsa di portare il suo partito in seno alla coalizione "tenuto conto delle sfide interne ed internazionali alle quali Israele deve fare fronte", offrendo prima due Minisiteri senza portafoglio e poi tre posti nel Consiglio dei Ministri.s
Tuttavia, lo scopo di Netanyahu sembra più quello di voler provocare una scissione in seno a quello che rimane pur sempre il partito di maggioranza relativa con 28 seggi: Livni infatti deve fare fronte alla sfida interna dell'ex Capo di stato maggiore Shaul Mofaz, uno dei falchi del Kadima, che ha chiesto lo svolgimento di nuove primarie e che verosimilmente sarebbe favorevole a schierarsi con i vecchi compagni guidati da Netanyahu, sebbene si sia espresso contro l'ingresso nel governo accusando il premier di "arroganza".
Il Kadima nacque infatti per volontà dell'allora premier Ariel Sharon da una costola del Likud, principale partito conservatore israeliano, rimasto schierato su posizioni più intransigenti rispetto alla formazione centrista guidata oggi da Livni.
Dopo le elezioni Livni si rifiutò di partecipare all'esecutivo di unità varato da Netanyahu, il quale ottenne l'incarico di formare il governo perché in grado di garantire una maggioranza grazie all'alleanza con i partiti della destra nazionalista e religiosa, malgrado il Likud non fosse il primo partito.

(Apcom, 28 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Le mezze verità della stampa italiana

di Andrea Yaakov Lattes

Dire mezza verità, cos'è? E` una "bugia bianca" e distorcere gli eventi, o forse è pura disinformazione? E guai a parlare di antisemitismo, non sarebbe "politically correct". Ma ecco i fatti: giovedì viene ucciso da un commando di terroristi arabi in un agguato vicino a casa sua tale Meir Avshalom Hai di 40 anni, padre di sette figli. I militari israeliani danno la caccia ai tre assassini, e li trovano asserragliati in una casa a Sichem. A questi, poiché armati, viene ingiunto di uscire e arrendersi. Quando non si arrendono i militari sparano. Dopo la sparatoria, nei controlli della casa dove si erano rifugiati, viene ritrovato il consueto arsenale.
Adesso, la stampa e i telegiornali italiani, più o meno tutti, tralasciano lo sfondo, forse perché non troppo affascinante, e annunciano semplicemente che "l'esercito israeliano uccide tre poliziotti palestinesi", così viene annunciato per esempio dal TG5. Il Corriere della Sera, tanto per citare una fra le più prestigiose testate italiane, parla soltanto di tre miliziani uccisi, per cui è ovvia conseguenza la "dura condanna del presidente dell'ANP". L'unico che non si unisce a questo stridente coro è Il Foglio, che titola il suo articolo "Un altro martire d'Israele".
Da questa succinta descrizione, emerge chiaramente come la questione da discutere non sia il cosiddetto conflitto arabo-israeliano, bensì l'atteggiamento dei mezzi di comunicazione italiani verso gli eventi mediorientali, e più in generale la loro credibilità.

(Notiziario Ucei, 28 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele pronta a consegnare il villaggio Ghajar all’Onu

Il governo israeliano e' pronto a consegnare la parte nord del villaggio di Ghajar ai caschi blu' delle Nazioni Unite. La cittadina, occupata durante la guerra del 2006 contro Hezbollah in Libano, e' uno dei nodi ancora aperti per allentare la tensione tra Israele e Libano ed e' vista come una prova generale per la ripresa dei negoziati per la restituzione delle alture del Golan alla Siria

(AGI, 28 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Per quale motivo Hamas insiste per la liberazione di Barghouti

di Mordechai Kedar

Nella cultura mediorientale, chi è stato salvato o liberato dalla prigionia deve la vita al suo liberatore e qualsiasi cosa questi gli chiederà sarà per lui un dovere, a saldo del suo debito. Il liberato, quindi, diventa "prigioniero" del suo liberatore, come pegno di riconoscenza.
Se e quando avverrà la liberazione di Gilad Shalit in cambio di assassini palestinesi già condannati, questi dovranno a Hamas la loro liberazione e diverranno "prigionieri della gratitudine" di Hamas stessa, anche se faranno parte di altre organizzazioni e movimenti, mentre Hamas estenderà il suo dominio nell'universo politico palestinese. Questo è il motivo per cui Hamas insiste per scarcerare uomini appartenenti ad altri movimenti come Marwan Barghouti (Fatah) e Ahmed Saadat (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina), che in questo modo diventeranno delle marionette nelle sue mani.
Così Hamas, che ha festeggiato in questo mese i suoi 22 anni, attraverso questo "affare" si trasforma nell'unico rappresentante legittimo del popolo palestinese, titolo che soltanto l'Olp di Arafat poteva sventolare con fierezza. Hamas, infatti, vuole dimostrare di essere l'unico in grado di mettere Israele in ginocchio, di costringerlo a rinunciare a interessi strategici e provare al mondo intero che lo Stato ebraico può essere vinto, se non in guerra, nella trattativa.
Hamas, che domina con pugno di ferro nello stato di Gaza, ha fatto vedere al mondo arabo e islamico che un movimento popolare può fondare uno stato e dirigerlo, può avere la meglio nei negoziati con altri stati e superpotenze e tutto questo grazie alla legge islamica e non a quella laica, imposta da regimi frutto del colonialismo occidentale, compreso quello della "banda di Ramallah" (di Arafat prima e di Abu Mazen poi), nato dagli accordi illegittimi di Oslo, che comportavano il riconoscimento d'Israele.
Hamas è la torcia che illumina il cammino dei Fratelli Mussulmani in Egitto, in Siria, in Giordania, in Tunisia e in ogni luogo del mondo in cui islamici fanatici aspirano a scrollarsi di dosso il retaggio politico e culturale lasciato dal dominio degli infedeli.
Se la trattativa per liberare Shalit da una parte e i terroristi di diverse organizzazioni dall'altra andrà a buon fine, il copione dei "prigionieri della gratitudine" di Hamas ben presto si ripeterà: è soltanto questione di tempo.

(traduzione e adattamento di Antonella Donzelli e Avi Kretzo)

(Informazione Corretta, 28 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"L'accordo Costruttivo" tra Israele e Palestina

Una proposta di pace per il medioriente

VARESE - Questo "l'Accordo Costruttivo" per il processo di pace del conflitto Israelo-Palestinese proposto dal consigliere comunale Flavio Ibba che si recherà a Gaza alla marcia internazionale.

1) Il governo israeliano riconosce il governo palestinese come legittimo rappresentante del popolo palestinese, mentre l'autorità palestinese di governo, rappresentata da un consiglio eletto dal popolo palestinese della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, riconosce il diritto ad esistere dello stato di Israele e rinuncia al terrorismo, alla violenza e al desiderio della distruzione di Israele (riscrizione delle lettere di mutuo riconoscimento già allegate agli accordi di Oslo)...

(Varesenews, 28 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, minacce di morte al capo della polizia

Lettere minatorie sono state recapitate negli ultimi giorni al capo della polizia israeliana Dudi Cohen e i dispositivi di sicurezza attorno all'alto funzionario sono stati rafforzati.
Secondo vari media israeliani, la polizia sospetta che le missive siano state spedite da coloni estremisti dopo il temporaneo blocco degli insediamenti nei Territori palestinesi deciso dal governo del premier Benyamin Netanyhau.
"Sei candidato all'altro mondo, la tua fine è prossima", afferma una delle lettere stando a quanto riportato dai mezzi di informazione dello stato ebraico.
I coloni non hanno gradito la decisione sugli insediamenti e potrebbero avere cercato di prendere di mira la polizia in quanto forza che sarà incaricata di far rispettare quanto disposto dal governo.

(swisscom, 28 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Libano, l'Unifil scopre ingente quantità di esplosivo

I militari Onu, dislocati nel sud del Paese hanno rinvenuto un grande quantità di esplosivo mentre pattugliavano una zona al sud di Beirut. La zona è stata messa in sicurezza

Una "grande quantità di esplosivo" è stata scoperta a El Kiam, nel sud del Libano, da una pattuglia dell'Unifil. Lo ha riferito il tenente colonnello Diego Fulco, portavoce militare dei Caschi Blu dell'Onu schierati nel Paese. Il ritrovamento è avvenuto ieri sera, quando i militari hanno notato movimenti sospetti di alcune persone che si sono immediatamente dileguate. L'Unifil e le forze di sicurezza libanesi hanno messo in sicurezza l'area e sequestrato l'esplosivo.
SKY TG24 ha ascoltato telefonicamente il portavoce militare della missione Unifil in Libano, il Colonnello Diego Fulco: "Questo ritrovamento di esplosivo è una chiara violazione della risoluzione 1701 che ha posto fine al conflitto tra Hezbllah e Israele. Al momento non è stato arrestato nessuno, ma stiamo collaborando con le Forze Armate libanesi che sono le uniche autorizzate a fare indagini e a mantenere l'ordine pubblico nel Paese".

(Sky.it, 28 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Religion Today, prestigiosa vetrina a Gerusalemme

Successo per i film di RT inseriti nel programma del Jewish Film Festival.
Religion Today consolida i rapporti con la Cineteca di Gerusalemme.


C'erano anche alcune tra le pellicole in concorso all'ultima edizione di Religion Today al Jerusalem Jewish Film Festival, la prestigiosa rassegna cinematografica che si è svolta dal 12 al 18 dicembre a Gerusalemme. Le proiezioni, seguite da un folto pubblico, sono state inserite nel selezionato programma del Festival israeliano, tradizionalmente incentrato sulla valorizzazione dell'identità ebraica. In questo contesto il programma speciale proposto da Religion Today ha aperto una finestra su altre fedi e culture attraverso pellicole forti come "New Muslim Cool" (storia di un rapper statunitense convertitosi all'islam) e rari cortometraggi come "Chi è Dio?" di Mario Soldati, sorprendente film catechistico di matrice neorealista realizzato nel 1945 su sceneggiatura di Cesare Zavattini e Diego Fabbri.
Presentata dalla direttrice di RT Katia Malatesta, la "non stop" di quattro ore ha coronato la collaborazione ormai decennale tra la Cineteca di Gerusalemme e il festival internazionale del cinema delle religioni alla presenza di Claudio Martinelli, dirigente del Servizio Attività culturali della Provincia autonoma di Trento. L'evento si è aperto con una cerimonia durante la quale Gilli Mendel, direttrice dei progetti speciali della Cineteca, ha consegnato alla delegazione di Religion Today una targa commemorativa del decennale. "La collaborazione tra i due festival e la vera amicizia costruita in questi dieci anni - nelle parole di Gilli Mendel - sono un esempio della profonda connessione tra esseri umani che credono nei valori universali dell'uguaglianza e del dialogo interpersonale, interculturale e interreligioso. La Cineteca di Gerusalemme si impegna da molti anni per costruire programmi su questi stessi temi. Per noi, il cinema apre finestre su lavori in cui esiste ancora la speranza. La speranza di un cambiamento, e soprattutto la speranza nella pace." Per questo nei prossimi mesi la collaborazione verrà potenziata grazie ad una rafforzata presenza della Cineteca alla XIII edizione di Religion Today e attraverso l'organizzazione di progetti di scambio a Trento e Gerusalemme.
Il viaggio ha rappresentato anche l'occasione per rinsaldare i rapporti con registi, produttori, addetti ai lavori. Di particolare valore l'incontro con i Jerusalem Peacemakers, con i quali l'Associazione Bianconero, che organizza il festival, collabora nei settori del dialogo interculturale e della solidarietà internazionale. Da questa partnership, con il sostegno provinciale, è nato il progetto "Children of Abraham", che intende coinvolgere ragazzi israeliani e palestinesi in un'ottica di conoscenza e di incontro reciproco. L'iniziativa culminerà in una visita ad Auschwitz-Birkenau, dove i due gruppi, attraverso l'incontro con i sopravvissuti e i loro figli, vivranno l'esperienza diretta della realtà della Shoah non solo come memoria, ma come evento che ancora oggi interpella e influenza le nostre vite. L'intento è far capire ai ragazzi il vissuto di sofferenza che accomuna, pur attraverso differenti percorsi, comunità diverse tra loro.
In questo progetto verrà coinvolta anche una classe del Liceo Scientifico Marie Curie di Pergine Valsugana, che fin dal prossimo mese di marzo sarà a Gerusalemme per una settimana di formazione. In cantiere anche il progetto di una coproduzione per un film che permetta di documentare, divulgare e quindi valorizzare l'esperienza dei giovani studenti trentini e dei loro coetanei di Terra Santa.

(ICN-News.com, 28 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Spie in minigonna, le bellezze del Mossad addestrate a vincere le torture

di Massimo M. Veronese

Le 007 donna hanno sempre scatenato l'immaginazione di letteratura e cinema, ma quelle della Germania Est erano reclutate perchè brutte, zitelle e cattive. Micidiali come quelle dei servizi segreti israeliani. Ma queste invece sono belle. Da far paura.

Negli anni della Guerra fredda a est le spie piacevano gelide. Soprattutto all'Hva il servizio di informazione della Germania Orientale. Le reclutava con precisi criteri estetici: bruttine, sciupatine, frustrate quanto basta. Eppure efficientissime, micidiali. Come Sonja Silvia Goesch, berlinese, diplomata parrucchiera, con un viso d'aquila e un corpo da corazziere. Diventò segretaria del ministro e leader liberale Martin Bangermann. Non si fece mai notare, non commise mai il minimo errore, la scoprirono solo quando il muro venne giù. O come Ursula Richter, che usò per anni il suo ruolo di contabile dell'Unione profughi dell'Est per reclutare spie da infiltrare a Ovest. O Margareth Hoecke, dall'aria più zitella che single, che travestita per anni da impiegata negli uffici della presidenza della Repubblica tedesca passò tutto il passabile al nemico. Racchie, zitelle e cattive. E fredde come la guerra che combattevano.
Spie belle da far paura sono sempre state invece le israeliane. Una delle più spettacolari che ormai fa parte della leggenda è Lily Kastel che entra nel Mossad nel 1954 ma realizza il suo capolavoro quindici anni più tardi: nel 1969 travestita da turista americana si infiltra in Irak e convince un pilota iracheno, Munir Redfa, ad accettare un milione di dollari per trasportare a Tel Aviv l'ultimo modello di caccia russo.
Nima Zamar
Ma non è male nemmeno Nima Zamar, pseudonimo di una ex agente di Gerusalemme, di nazionalità francese, brillante informatica, ingaggiata per infiltrarsi nei gruppi Hezbollah che operano nel sud del Libano e addestrata a sopportare terribili torture, a dormine saltuariamente e a reagire con freddezza alla prove più crudeli. Ha una figlia, il papà è un agente morto in missione, non si sa ora dove sia. E soprattutto chi sia.
Alla storia invece è passata Marita Lorenz, brunetta di Brema, per sette mesi amante di Fidel Castro. Finita la storia la Cia la convinse a tornare a Cuba per avvelenare il Lider Maximo «ma nel momento decisivo non ressi: lo amavo troppo. Versai il veleno nel bidet di una stanza dell'hotel Habana Libre». Il suo nome rispuntò una volta nell'assassinio Kennedy, un'altra nel Watergate. Che cosa c'entrasse ancora non si sa...

(il Giornale, 27 dicembre 2009)

Intervista (in francese) con l'ex spia israeliana Nima Zamar

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Lieberman: con la Siria solo negoziati diretti

Il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman ha escluso oggi la possibilità di una mediazione della Turchia o di altro paese per la ripresa di negoziati di pace indiretti. Questi, ha detto, devono invece "essere diretti, una volta a Gerusalemme e una volta a Damasco".
Lieberman. che si è così espresso nel corso di una riunione con ambasciatori israeliani, ha aggiunto "fino a quando io saro ministro degli esteri e Israel Beitenu (il partito di cui è il leader) farà parte delle coalizione di governo non ci sarà una mediazione turca nei colloqui con la Siria".
Il ministro è parso prendere in particolare di mira la Turchia con la quale le relazioni sono tese dopo i ripetuti attacchi del premier turco alla politica di Israele nei confronti dei palestinesi.
La Turchia l'anno scorso nel 2008 aveva svolto opera di mediazione tra Israele e Siria per rilanciare i negoziati di pace tra i due paesi.

(swisscom, 27 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'Unifil trova una grande quantità di esplosivo in Libano

BEIRUT - Una "grande quantita' di esplosivo" e' stata scoperta a El Kiam, nel sud del Libano, da una pattuglia dell'Unifil. Lo ha riferito il tenente colonnello Diego Fulco, portavoce militare dei Caschi Blu dell'Onu schierati nel Paese. Il ritrovamento e' avvenuto ieri sera, quando i militari hanno notato movimenti sospetti di alcune persone che si sono immediatamente dileguate. L'Unifil e le forze di sicurezza libanesi hanno messo in sicurezza l'area e sequestrato l'esplosivo.
L'esplosivo e' stato scoperto ieri sera, intorno alle 20.40 ora locale (le 19.40 in Italia) nell'area a sud di El Khiam, dove una pattuglia ha individuato "un movimento sospetto di circa cinque persone in una zona isolata a una certa distanza" dalla pattuglia stessa, si legge in un comunicato dell'Unifil.
Come previsto dalle procedure, l'Unifil ha avvertito le forze armate libanesi, che insieme ai militari della forza Onu hanno effettuato operazioni congiunte di ricerca, messo al sicuro la zona e rimosso gli esplosivi. Un'inchiesta e' stata aperta per fare luce su quanto accaduto.
Dall'Unifil arriva "grave preoccupazione" per il ritrovamento di esplosivo nella zona compresa tra la Linea Blu e il fiume Litani, dove in base alla risoluzione Onu 1706, che nell'estate del 2006 ha posto fine alla guerra tra Israele e i miliziani sciiti libanesi di Hezbollah, non devono trovarsi armi e munizioni "non autorizzate".

(RaiNews24, 27 dicembre 2009)

*

Esplosione a Beirut: tre morti. Unifil trovano esplosivo

BEIRUT - Tre persone, tra le quali due militanti di Hamas, sono morte ed altre due sono rimaste ferite in un'esplosione avvenuta sabato notte a Beirut, in un quartiere controllato dalle milizie sciite di Hezbollah: lo hanno reso noto fonti del movimento estremista palestinese.
Restano ancora da chiarire le cause dello scoppio, sul quale fonti di Hamas non hanno fornito alcun ulteriore dettaglio: l'agenzia di Stato libanese ha tuttavia parlato di un attentato dinamitardo. L'esplosione è avvenuta alla vigilia dell'Ashura, la più importante festività religiosa della comunità sciita, in occasione della quale Hezbollah è solita organizzare una grande manifestazione.
I miliziani del Partito di Dio hanno stretto un impenetrabile cordone di sicurezza attorno al luogo dove il fatto è avvenuto e ai giornalisti sarebbe stato impedito l'accesso.
L'esplosione si ricollega al ritrovamento avvenuto sempre sabato sera di una «grande quantità di esplosivo» a El Kiam, nel sud del Libano, da una pattuglia dell'Unifil. Lo ha riferito il tenente colonnello Diego Fulco, portavoce militare dei Caschi Blu dell'Onu schierati nel Paese. Il ritrovamento è avvenuto sabato sera, quando i militari hanno notato movimenti sospetti di alcune persone che si sono immediatamente dileguate. L'Unifil e le forze di sicurezza libanesi hanno messo in sicurezza l'area e sequestrato l'esplosivo.

(Il Sole 24 Ore, 27 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Decorazioni natalizie kasher

di Anna Momigliano

Nota a pie' di pagina: "Questo prodotto è kasher." Fin qui nulla di strano: capita spesso, navigando su internet in cerca di golosità, di imbattersi in prodotti la cui kasherut è certificata. Specie quando si fa shopping (o, nel mio caso, si perde tempo e basta) su siti americani, che per ovvie ragioni tendono a essere più attenti alle esigenze della clientela ebraica. La cosa però sorprende un po' se si aggiunge un'altra variabile: il prodotto in questione è una decorazione natalizia. Nello specifico, un set di decorazioni per alberi di Natale, in pregiato cioccolato svizzero al latte. L'idea di fondo, immagino, è decorarci l'albero durante le feste e poi mangiarsi il tutto. La cioccolata sembra molto invitante, il prezzo francamente improponibile (a maggior ragione per chi l'albero non lo fa).
Concluso il mio breve tour virtuale del sito appreciatedgiftbaskets.com, mi faccio un po' di domande. Primo: chi potrebbe comprare una decorazione natalizia kasher? Non c'è nessuna regola che vieta agli ebrei di mangiare buona cioccolata nel mese di dicembre. Ma sembra difficile pensare che un ebreo attento alla kasherut possa essere disposto a pagare più di settanta dollari per dei cioccolatini "decorativi" che non appenderà mai all'albero. Se ne trovano di molto meno costosi, della stessa marca, se si rinuncia al formato "set da albero di Natale."
Seconda domanda: mai i rabbini anti-Natale lo sanno? Infatti in queste settimane un gruppo di rabbini di Gerusalemme sta portando avanti una campagna contro l'esposizione di addobbi natalizi nei negozi e negli alberghi della capitale. Secondo loro offendono l'identità ebraica della città. Per difenderla questo gruppo, chiamato Lobby per i Valori Ebraici, minaccia di fare revocare i certificati di kasherut agli hotel e ai ristoranti decorati con babbi natale, renne, presepi e affini. Ma se i babbi natale sono fatti di cioccolato kasher?

(Notiziario Ucei, 27 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hamas prosegue a Gaza le consultazioni sulla liberazione di Shalit

Non ha lasciato la Striscia una delegazione che dovrebbe recarsi a Damasco

GAZA - I dirigenti di Hamas a Gaza sono ancora impegnati in consultazioni sullo scambio di prigionieri con Israele e ancora non ha lasciato la Striscia una delegazione che dovrebbe prossimamente recarsi a Damasco per discutere la questione con i vertici politici del movimento. Secondo la stampa pur di ottenere la liberazione del caporale Ghilad Shalit, Israele è disposto a rilasciare centinaia di detenuti palestinesi coinvolti in attentati, ma richiede la espulsione di 100-120 di loro a Gaza o all'estero.
Nel frattempo il mediatore tedesco che in questi mesi ha fatto la spola fra le due parti si è conceduto una vacanza natalizia in patria. Secondo radio Gerusalemme saranno dunque necessari altri giorni prima che nella trattativa, che si trascina ormai da oltre tre anni, si registrino sviluppi. Da parte sua la televisione al-Jazira ha riferito che Israele ha chiesto che Shalit possa ricevere visite mediche e un paio di occhiali. La reazione di Hamas non è ancora nota.
Al termine di una lunga consultazione, la direzione di Hamas a Gaza ha deciso di inviare nelle prossime ore una propria delegazione a Damasco, per valutare con i vertici della organizzazione le ultime proposte israeliane relative a uno scambio di prigionieri. Lo hanno riferito all'ANSA fonti di Hamas. La delegazione - che passerà dall'Egitto - sarà guidata da Mahmud a-Zahar e, a quanto pare, non includerà dirigenti del braccio armato di Hamas, Brigate Ezzedin al-Qassam.

(ANSA, 25 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Natale: gli auguri di Peres su Youtube

GERUSALEMME, 25 dicembre 2009 - Calorosi auguri natalizi a tutti i cristiani nel mondo sono stati espressi dal Capo dello stato israeliano Shimon Peres in un messaggio registrato, diffuso su Youtube. «Dalla Città eterna di Gerusalemme - ha detto Peres - auguro a tutti un felice Natale». Il presidente ha aggiunto di pregare affinchè l'anno venturo «sia un anno di pace, di fratellanza e di tolleranza», in cui nessuno abbia a soffrire superfluamente. Peres ha lanciato nelle settimane scorse un proprio canale su Youtube, attraverso il quale lancia messaggi di vario genere e anche le proprie conferenze stampa.

(ANSA, 25 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Forse la Livni nel governo Netanyahu

TEL AVIV, 25 gen - In un intervista al quotidiano Haaretz il premier israeliano Benyamin Netanyahu (likud) ha dichiarato di essere interessato a concordare con Tzipi Livni l'ingresso di Kadima nel suo governo. Netanyahu ha spiegato che ciò si rende necessario "di fronte alle sfide politiche, militari ed economiche" con cui Israele dovrà confrontarsi nel prossimo futuro. Secondo il premier sul piano ideologico non dovrebbero esserci problemi dopo che nei mesi scorsi lui stesso ha dichiarato di essere a favore "di uno stato palestinese smilitarizzato accanto allo stato ebraico di Israele" e dopo aver annunciato un congelamento di dieci mesi nei nuovi progetti edili nelle colonie della Cisgiordania. Netanyahu ha detto a Haaretz che potrebbe consegnare alla Livni un ministero senza portafogli. Se lei opponesse un rifiuto, ha aggiunto, il Likud esaminerebbe la possibilità di includere nella coalizione anche solo una parte di Kadima: ossia di propiziarne una scissione. Ieri la direzione di Kadima ha esaminato le proposte di Netanyahu e ha annunciato di avergli chiesto un incontro per una verifica più approfondita. Finora, ha aggiunto Kadima, "si tratta solo di parole vaghe" e l'incontro richiesto non è stato concordato.

(Notiziario Ucei, 25 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cisgiordania - Gruppi militanti palestinesi rivendicano l’uccisione di un israeliano

GAZA - Due gruppi militanti palestinesi oggi hanno rivendicato la responsabilità dell'uccisione di un israeliano in Cisgiordania nella notte di giovedì, come si legge in un comunicato congiunto.
La Jihad Islamica e le Brigate Martiri Al-Aqsa, ramificazione del movimento Fatah del presidente palestinese Mahmoud Abbas, dicono che loro membri hanno ucciso un colono israeliano in Cisgiordania.
I militari israeliani dicono che Meir Avshalom Hai - 40 anni, padre di sette figli - è morto quando la sua auto è stata raggiunta da spari nella notte di giovedì vicino alla città di Nablus.
Hai è la prima vittima israeliana di un attentato dei militanti palestinesi in Cisgiordania da aprile.
Il colonnello Avi Gil, un comandante israeliano della zona, ha detto che i militari stanno rimuovendo i checkpoint dalle strade della Cisgiordania per facilitare la circolazione dei palestinesi, ma che potrebbero prendere in considerazione di crearne di nuovi se servisse a prevenire attentati in futuro.
Ha precisato che ci sono stati altri 11 attacchi con armi da fuoco nel 2009 in Cisgiordania.

(Reuters, 25 dicembre 2009)

*

Israele: caccia agli assassini del rabbino

Fermati decine di sospetti in Cisgiordania

TEL AVIV, 25 dic - L'esercito israeliano e servizi di sicurezza dell'Anp danno la caccia agli assassini del rabbino ucciso ieri in Cisgiordania.
La paternita' dell'attacco e' stata rivendicata dalle 'Brigate dei Martiri di al-Aqsa - Unita' Imad Mughniyeh', ritenuta vicina ad al-Fatah. Nella telefonata sono stati preannunciati ulteriori attacchi contro obiettivi israeliani. I servizi di sicurezza palestinesi hanno fermato decine di persone sospette.

(ANSA, 25 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Torah oggi - Complicità e responsabilità

di Rav Scialom Bahbout

Rav Scialom Bahbout
Dopo l'aggressione subita dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, abbiamo assistito a una sfilza di dichiarazioni sia nelle trasmissioni televisive che al Parlamento circa la responsabilità di presunti mandanti dell'aggressione. Un precedente simile è quello dell'assassinio di Izhak Rabin: allora si cercò di attribuirne la responsabilità sia all'atmosfera che si respirava in quei giorni in Israele sia in quella che si respirava all'università in cui aveva studiato il giovane attentatore. Nel nostro caso si è cercato di attribuire la responsabilità al clima creato dai giornalisti e dai giudici che avrebbero in tal modo armato la mano dell'aggressore.
La tentazione di scaricare su qualcuno di comodo la responsabilità di un atto criminoso è sempre molto forte, ma vediamo cosa dice in proposito la halakhà. Vi sono due concetti che potrebbero essere applicati a questo caso:

1) Shaliàch lidvàr 'averà. Delegato a compiere una trasgressione. Molti gerarchi nazisti hanno cercato di giustificare i propri crimini adducendo il fatto che stavano eseguendo un ordine. Ora, mentre si può delegare una persona a compiere una mitzvà, non si può fare la medesima cosa per una 'averà (trasgressione): ognuno è responsabile in prima persona degli atti che compie.
2) Mesajè'a le'ovèr 'averà. Contribuire al compimento di una trasgressione. Ad esempio, immaginando un furto, pur non avendo compiuto in prima persona l'azione criminosa, il ricettatore contribuisce di fatto agevolando chi lo ha compiuto. Dopo l'aggressione si è detto che qualcuno aveva armato la mano dell'attentatore, passandogli la statuetta del duomo in miniatura utilizzata per sferrare il colpo: la responsabilità primaria dell'atto appartiene comunque alla persona che lo ha sferrato, ma chi avrebbe passato l'arma contundente avrebbe contribuito all'azione e sarebbe da considerarsi comunque messaje'a le'over 'averà.

A mio parere, gli articoli, le trasmissioni televisive e le dichiarazioni di pentiti che avrebbero "avvelenato" il clima nei giorni che precedettero l'aggressione a Silvio Berlusconi non possono rientrare nella categoria di messaje'a le'over 'averà. Ognuno può essere dichiarato responsabile solo delle proprie azioni.
Dichiarazioni, articoli e processi vanno valutati entro un altro ambito della halakhà: i giudici e i media dovrebbero gestire informazione e processi attenendosi alle complesse norme che proibiscono di fare lashon harà (maldicenza e dintorni). Ma questo è un altro discorso.

(Notiziario Ucei, 25 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Netanyahu invita la Livni a far parte subito del suo Governo

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha invitato oggi la signora Tzipi Livni, leader del partito Kadima (28 deputati) e dell' opposizione a entrare nel suo governo. Lo ha annunciato l' ufficio del premier in un comunicato nel quale si afferma che Netanyahu "ha chiesto alla signora Livni di associarsi al governo di unità nazionale ... tenendo conto delle sfide locali e internazionali davanti a Israele". Già in passato Netanyahu, durante i negoziati per la formazione del governo, aveva cercato di convincere la Livni a partecipare ad un governo di coalizione ma senza successo.

(L'Unione Sarda, 24 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il profondo significato del digiuno del 10 di Tevet

di Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Tra feste e ricorrenze di tutti i tipi e segni in questi giorni non dovremo dimenticarci che questa domenica 27 cade il digiuno del 10 di Tevet. Istituito per ricordare l'inizio dell'assedio dei babilonesi a Gerusalemme 25 secoli fa (e ce ne ricordiamo ancora!) dopo la Shoah ha inglobato il ricordo delle sue vittime, con la recitazione di un grande kaddish collettivo, dedicato in particolare a tutti coloro di cui non si conosce la data precisa della morte. Tra i vari modi, e anche le incertezze e le polemiche dolorose su come ricordare la Shoah, questa soluzione del digiuno in una giornata già carica di antichi ricordi assume un senso speciale. La memoria ebraica non è certo corta, ma qualche volta le rischia di capitare quello che è frequente negli anziani, che ricordano molto bene il loro passato remoto, e poco gli avvenimenti recenti. Senza retorica dovremmo invece stare proprio attenti al passato recente e insistere sul suo senso per noi e per tutti. Tra i rischi non c'è solo quello brutale della negazione, ma quello più subdolo e non meno pericoloso della confusione tra le vittime e gli altri. Almeno la Shoah purtroppo è nostra. E noi ne siamo le vittime. L'attacco è stato fatto al cuore dell'ebraismo e non al cuore di altre religioni. Ecco perchè ha un valore aggiunto il digiuno di questa domenica.

(Notiziario Ucei, 24 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Missili balistici e raid aerei Israele è già pronta all'incursione

di Gianandrea Gaiani

Missile iraniano Sejil 2
L'opzione armata
Ormai non vi sono dubbi che il programma di Teheran miri a costruire "la bomba". A dimostrarlo contribuisce anche lo sviluppo di missili balistici (Shahab e Sejil) a sempre maggiore gittata, armi utili solo se dotate di testate atomiche. Un intervento statunitense costituirebbe l'unica alternativa a un raid di Israele che non può permettere ai suoi avversari di disporre di armi atomiche con le quali sarebbe facile annientare il piccolo stato ebraico. L'intelligence israeliano ritiene che Teheran potrebbe disporre di un primo ordigno atomico nei prossimi sei mesi, valutazione che autorizza a considerare credibile un'offensiva contro l'Iran entro la prossima primavera.

Attacco israeliano
Un rapporto redatto nel marzo scorso dal Center for Strategic & International Studies (CSIS) di Washington ritiene che Israele possa condurre un attacco limitato, negli obiettivi e nelle possibilità di successo, agli impianti essenziali per l'arricchimento dell'uranio e del plutonio: il centro di ricerca di Isfahan, le centrifughe di Natanz, e la fabbrica di plutonio di Arak. Raid condotti da 90 velivoli F-15E e F-16I armati di bombe antibunker GBU-27 e GBU-28 che raggiungerebbero l'Iran seguendo tre diverse rotte attraverso il confine turco-siriano e l'Iraq, sorvolando la Giordania e i confini sauditi e iracheni. I Paesi arabi dovrebbero "chiudere un occhio" fingendo di non vedere i jet israeliani, ipotesi forse plausibile considerato che l'atomica iraniana spaventa il mondo arabo forse anche più di Gerusalemme ma in caso contrario lo studio del CSIS prevede che invece degli aerei Israele possa colpire i siti iraniani con una quarantina di missili balistici Jericho, nati per portare armi atomiche ma equipaggiabili con testate ad alto esplosivo e "penetratori" per sfondare i bunker iraniani.

Attacco statunitense
Un più massiccio attacco americano garantirebbe maggiori possibilità di successo (e forse la possibilità di un crollo del regime teocratico) grazie all'impiego di una vasta gamma di armi inclusi i sottomarini armati di missili da crociera e soprattutto portaerei, indispensabili nel caso i Paesi arabi non rendessero disponibili le loro basi. I piani costantemente aggiornati dallo staff del generale David Petraeus, alla testa del Central Command, punterebbero a distruggere i siti atomici ma anche le capacità di ritorsione iraniana. Nel mirino dei jet e delle navi di Washington, appoggiate probabilmente da forze britanniche e francesi (Parigi ha una base ad Abu Dhabi) vi sarebbero i centri di comando e controllo, la flotta, le basi aeree e soprattutto le rampe mobili delle cinque brigate di missili balistici Shahab 3 e Scud migliorati in grado di colpire (anche con testate chimiche e biologiche) Israele ma anche e basi Usa nel Golfo e in Iraq. In tutto tra i 1.200 e 2.000 o obiettivi per colpire i quali verrebbero impiegati jet F-18, missili da crociera, bombardieri B-52 e soprattutto i B-2, invisibili ai radar e in grado di trasportare le super bombe antibunker "Big Blu" da 13,6 tonnellate, ordinate nel giugno scorso con procedura d'urgenza.

Le armi dell'Iran
Le obsolete difese aeree iraniane sono in attesa dei moderni sistemi S-300, la cui consegna da parte di Mosca è ritardata dalle pressioni degli Usa, e le uniche armi moderne sono le batterie mobili di missili russi Tor M-1 schierati a protezione dei siti atomici. Non potendo respingere un attacco dal cielo è prevedibile che l'Iran cercherà di rispondere chiudendo lo stretto di Hormuz e colpendo il traffico petrolifero, scatenando incursioni e azioni terroristiche in Iraq e nei Paesi arabi, lanciando missili balistici contro Israele e le basi Usa e cercando di coinvolgere nel conflitto Siria ed Hezbollah per colpire Israele

(Libero-news.it, 24 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Laras: "Un danno per il dialogo invitare Ratzinger"

ROMA - «Tutta la visita è stata gestita con leggerezza, adesso ho paura che il Papa al ghetto sarà contestato» Su Pio XII il rabbino Giuseppe Laras, presidente dell'Assemblea rabbinica italiana, trova «incomprensibile la distinzione vaticana tra valutazione storica e di fede».

- Non la soddisfa il chiarimento della Santa Sede?
- «No. Non c'è assolutamente nessuna novità. Continua ad essere indicata a modello per i fedeli una figura come minimo controversa. Nella sostanza il comunicato vaticano conferma l'iniziativa, cioè l'accelerazione alla beatificazione di Pacelli, presentata come un passo in un iter già previsto. Nessun ripensamento, si nega una volontà particolare di offendere l'ebraismo e si distingue in modo inconcepibile fra giudizio storico e religioso. Anzi si ribadisce che Pio XII ha aiutato tanti ebrei e che quando si apriranno gli archivi si vedrà. E' strana (e sembra voluta) questa accelerazione non necessaria. Si aspettava la notizia di Wojtyla poi improvvisamente è stato inserito anche Pio XII»....

(La Stampa, 24 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele - Almeno sei deputati pronti a lasciare Kadima per Netanyahu

Si indebolisce l'opposizione guidata da Tzipi Livni

ROMA, 24 dic. - Almeno sei parlamentari di Kadima, la principale forza di opposizione in Israele, si sono impegnati a lasciare il loro partito per unirsi alla maggioranza governativa, firmando un accordo direttamente col premier Benjamin Netanyahu. Lo hanno detto fonti vicine a Netanyahu, secondo quanto riporta il sito web del Jerusalem Post.
I sei parlamentari intenzionati a uscire da Kadima, il partito capeggiato dall'ex ministro degli Esteri Tzipi Livni sono: Eli Aflalo, Ronit Tirosh, Shai Hermesh, Otniel Schneller, Aryeh Bibi e Yulia Shamalov Berkovich. Altri deputati, tra cui Zeev Boim, sono pronti a seguirli.

(Apcom, 24 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Che cosa pensano gli israeliani? Da Shalit a Obama, i miti e i fatti

di Anna Momigliano*

Ogni tanto ho l'impressione che, in Italia e in altri Paesi europei, si tenda a farsi un'idea un po' distorta di chi sono gli israeliani e che cosa vogliono. Spesso si tira in ballo un "punto di vista israeliano" (o peggio ancora "gli interessi di Israele") su alcune questioni assai delicate, senza ben sapere di cosa si sta parlando.
Tanto per cominciare, una premessa. Parlare di "opinione pubblica israeliana" è un terreno estremamente scivoloso: perché Israele è un Paese molto piccolo (sì e no sette milioni di abitanti) e con una popolazione molto varia, divisa in decine di gruppi e sotto-gruppi - politici, religiosi, linguistici e via dicendo. Insomma, per ogni israeliano ci sono almeno due o tre opinioni politiche…
Ma, detto questo, forse qualche sondaggio recente può aiutarci a sfatare un po' di miti.

Mito numero 1: gli israeliani odiano Obama
    Sbagliato: Obama non sarà il presidente americano più popolare in Israele (probabilmente il titolo spetta a Bill Clinton!) ma non è affatto vero che gli israeliani lo odiano.
Soprattutto, è importante non cadere in alcuni tranelli. A cominciare dalle statistiche, decisamente sbagliate, divulgate dal Jerusalem Post: la scorsa primavera il quotidiano conservatore aveva diffuso un sondaggio secondo cui solo il 4% degli israeliani era "convinto che Obama fosse filo-israeliano". Subito altre testate, incluso il prestigioso New York Times, si precipitarono a trarre la conclusione che gli israeliani non si fidano di Obama.
Ma siamo davvero sicuri che sia così? A guardare le statistiche del Gerstein Agne Strategic Communications, infatti, si scopre che il tasso di approvazione di Obama in Israele non è affatto basso: il 41% degli israeliani esprime un giudizio positivo sul presidente americano, il 37% esprime un giudizio negativo. Un risultato quasi sorprendente, se si tiene conto del fatto che Obama ha commesso alcuni errori gravissimi di comunicazione… come per esempio non rivolgersi quasi mai direttamente al pubblico israeliano.
In realtà le due statistiche sopracitate non sono in contraddizione l'una con l'altra. Sono pochi infatti gli israeliani che ritengono che Obama sia "filo-israeliano"… ma siamo sicuri che gli israeliani vogliano un presidente americano filo-israeliano? Più probabilmente, a loro interessa qualcuno che possa risolvere davvero il conflitto in Medio Oriente. Infatti il 52% degli israeliani pensa che l'elezione di Obama possa risolvere molti problemi.

Mito numero 2: Israele non tratta con i terroristi e disprezza gli europei che sono più favorevoli al dialogo.
    Nulla di più lontano della realtà! Un recentissimo sondaggio condotto in collaborazione dall'Università ebraica di Gerusalemme e il Centro per la Politica e l'Opinione pubblica di Ramallah, dimostra che più della metà della popolazione, per esempio, è favorevole a "pagare qualsiasi prezzo" per la liberazione del soldato rapito Gilad Shalit. Solamente il 32 per cento degli israeliani è contrario alla di terroristi con le mani sporche di sangue in cambio di Shalit.

Mito numero 3: gli israeliani sono favorevoli all'espansione delle colonie.
    Al contrario, il recente piano di congelamento degli insediamenti proposto dal primo ministro Benyamin Netanyahu ha più sostenitori che critici, tra l'opinione pubblica: il 48 per cento è favorevole, il 42 contrario - sempre secondo il sondaggio israelo-palestinese citato qui sopra.


* Anna Momigliano è una scrittrice e giornalista milanese di 29 anni. Va spesso in Israele a trovare amici e parenti. Per Marsilio ha scritto Karma Kosher.

(Panorama, 24 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Concluso il congresso dell'associazione americana di studi ebraici

di Sergio Della Pergola

Al congresso annuale dell'associazione americana di studi ebraici (AJS) che si è concluso ieri a Los Angeles, l'ebraismo italiano era ben rappresentato. Un'intera sessione era dedicata a una riflessione su Primo Levi, la Shoah e il ruolo del testimone. Per molti in America Primo Levi è divenuto il testimone per eccellenza, la voce guida nell'inquieta ricerca dei percorsi imperscrutabili della crudeltà e della sofferenza, anche se probabilmente il nostro autore avrebbe negato ai sopravvissuti l'attributo di veri testimoni. Un'altra animata seduta al convegno si è occupata della vita sociale degli ebrei in Italia prima e dopo l'emancipazione attraverso la storia dei primi locali pubblici per la degustazione del caffè a Livorno (Francesca Bregoli), i rapporti fra ebrei e gesuiti nello sviluppo bibliotecario a Modena (Federica Francesconi), e l'interazione fra ebrei e non-ebrei nella creazione della musica sinagogale in Piemonte e in altre regioni italiane (Francesco Spagnolo), in aggiunta alla ricerca sistematica sulle pietre tombali (Michela Andreatta). L'interesse per la storia e la cultura degli ebrei in Italia è vivo e come sempre occupa un posto rispettabile nel panorama culturale globale. Dal 3 al 5 gennaio si terrà a Tel Aviv il convegno del Giubileo di Italia Judaica, l'iniziativa di ricerca diretta da Shlomo Simonsohn che con la partecipazione di decine di studiosi ha dato impareggiabile impulso alla storiografia degli ebrei in Italia.

(Notiziario Ucei, 24 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israeliani richiedono in Belgio l’arresto di leader di Hamas

Presentata una denuncia alle autorità belghe

GERUSALEMME, 24 dic. - Un gruppo di 15 israeliani rimasti feriti dai razzi sparati da Hamas durante la guerra dello scorso inverno nella Striscia di Gaza ha richiesto a un tribunale belga di emettere un mandato d'arresto nei confronti dei leader di Hamas all'estero. Lo ha detto all'Afp l'avvocato del gruppo, Roel Coveliers. Da quando Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza, nel giugno 2007, sette israeliani sono rimasti uccisi dai razzi sparati dai miliziani palestinesi contro le comunità del Negev occidentale. Questa iniziativa, sostenuta da un'associazione europea filo-israeliana ("L'iniziativa europea"), rappresenta la risposta ai tentativi condotti da associazioni palestinesi di portare davanti ai tribunali stranieri i leader israeliani coinvolti nell'offensiva militare nella Striscia di Gaza del gennaio scorso. Due settimane fa un tribunale britannico aveva spiccato un mandato di arresto nei confronti dell'ex ministro degli Esteri Tzipi Livni, poi ritirato, creando un clima di tensione tra Israele e Regno Unito.

(Apcom, 24 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La deterrenza indebolisce Hamas

Dopo "Piombo Fuso" sono calati i lanci di razzi sulle città israeliane. Ma la pace è lontana

TEL AVIV - Le sirene hanno ululato giorni fa ad Ashqelon, un porto israeliano immediatamente a ridosso della Striscia di Gaza. Era solo una esercitazione e la popolazione ha seguito con sguardi distratti i mezzi di soccorso che simulavano l'emergenza. Ma ancora nel gennaio scorso i 100mila abitanti della città (e come loro, un milione di israeliani nel Neghev) erano costretti a restare chiusi nelle stanze blindate, mentre attorno piovevano i razzi di Hamas. «Nella operazione Piombo Fuso, non c'è dubbio, abbiamo inferto a Hamas un duro colpo» ha detto un responsabile militare israeliano. Nel 2007 da Gaza erano stati sparati verso Israele oltre 2.000 fra razzi e colpi di mortaio, e nel 2008 la cifra complessiva aveva superato i 3.000. Obiettivo dichiarato della operazione era dunque di ridurre i miliziani all'impotenza e riportare la calma al confine con Gaza.
Viste da Tel Aviv le statistiche degli ultimi 11 mesi del 2009 sono incoraggianti: in tutto, 143 razzi e 100 colpi di mortaio. Il deterrente israeliano, conclude l'alta fonte militare, si è rafforzato e Hamas si sforza di imporre un atteggiamento «responsabile» anche su altre milizie attive a Gaza, incluse quelle che si richiamano alla ideologia di Al Qaeda. Ma dietro l'alto ufficiale era anche esposta una carta geografica eloquente: l'altra faccia della medaglia. Mostrava la striscia di Gaza, da cui si sprigionavano semicerchi concentrici dai colori sgargianti ad illustrare le migliorate capacità di Hamas di attaccare con i suoi nuovi razzi le retrovie di Israele. Grazie alla cooperazione militare con Iran e Hezbollah, ha avvertito il responsabile militare, Hamas è oggi teoricamente in grado di colpire anche a 60 chilometri da Gaza: ad esempio Tel Aviv, e la periferia di Gerusalemme. Se il presente è accettabile, il futuro rischia dunque di essere problematico anche perché Hamas, secondo l'intelligence di Israele, si è rafforzato militarmente avendo introdotto a Gaza ingenti quantità di armi grazie ad una rete capillare di tunnel scavati al confine con il Sinai. Un fenomeno che può essere contrastato con un coordinamento internazionale: dietro pressioni americane, scrive la stampa locale, l'Egitto ha iniziato ad approntare un muro sotterraneo di acciaio lungo il confine con Gaza, destando accese proteste di Hamas. Israele ha peraltro accresciuto le proprie attività per intercettare in mare forniture di armi per gli Hezbollah o Hamas. In questi mesi, con suo sconforto, Israele ha tuttavia constatato che la Operazione Piombo Fuso non si è affatto conclusa con il ritiro delle forze da Gaza ma è proseguita in campo internazionale con severi rapporti curati da importanti Ong: un'aspra campagna di biasimo internazionale culminata con la pubblicazione del Rapporto Goldstone. Senza dimenticare che il ministro della Difesa Ehud Barak e l'ex ministro degli Esteri Tzipi Livni hanno rischiato l'arresto in Gran Bretagna per il loro ruolo durante Piombo Fuso.

(Corriere Canadese, 24 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

È morto Aharonovitch, il comandante della 'Exodus'

La nave simbolo della speranza per l‘immigrazione ebraica

GERUSALEMME, 23 dic. - L'"Exodus" ha perso il suo capitano, Yitzhak Ahronovitch, che si è spento nel nord di Israele, all'età di 86 anni. La storia della nave, che cercava di portare in Palestina centinaia di ebrei sopravvissuti all'olocausto, aveva commosso il mondo e contribuito ad accrescere il sostegno per la creazione di uno Stato di Israele. Yitzhak Ahronovitch è morto oggi dopo una lunga malattia. Lo ha riferito la figlia Ella. Nato in Polonia nel 1923, Ahronovitch, chiamato Ike, era stato capitano dell'"Exodus" , un'esperienza che lo ha segnato per sempre, ha sottolineato la figlia. "E' stata la cosa più importante della sua vita. Non era un grande narratore, ma era felice di poter raccontare quella storia nelle scuole", ha sottolineato.
L' "Exodus 1947" lasciò la Francia nel luglio 1947 con più di 4.500 persone a bordo, per la maggior parte superstiti della Shoah e altri ebrei fuggiti durante la seconda guerra mondiale, per cercare di raggiungere segretamente la Palestina sotto mandato britannico. All'epoca, la Gran Bretagna limitava in modo rigido l'immigrazione degli ebrei e la Royal Navy bloccò l'imbarcazione al largo delle coste palestinesi. Dopo una rivolta a bordo che provocò tre morti, i britannici costrinsero l'"Exodus" a invertire la rotta con tutti i suoi passeggeri e a tornare verso l'Europa, dove i profughi furono costretti a sbarcare in Germania. La storia di questo viaggio e dei suoi passeggeri ben presto fece il giro del mondo, suscitando viva emozione. Nel 1960 il romanzo best seller di Leon Uris dedicato alla "nave della speranza" ispirò il film "Exodus" diretto dal regista Otto Preminger, con Paul Newman tra i protagonisti.
Nell'aprile dello scorso anno è morto all'età di 90 anni Yossi Harel, il comandante dell'"Exodus".

(Apcom, 23 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hamas critica la barriera voluta dall'Egitto

Nel frattempo si organizzano manifestazioni di protesta

Un dirigente di Hamas, Ahmed Bahar, ha fatto sapere durante una conferenza stampa che l'edificazione di una barriera d'acciaio sotterranea sul versante del Sinai lungo il confine fra Egitto e la Striscia, rappresenta una "punizione di massa" per la popolazione palestinese di Gaza.
Secondo il rappresentante di Hamas la costruzione della barriera potrebbe essere considerata come una fase preliminare per l'inizio di un nuovo conflitto.
Ahmed Bahar ha detto inoltre di essere molto deluso dal comportamento del presidente egiziano Mubarak.
Un paio di giorni fa Hamas ha organizzato una manifestazione nei pressi della zona di confine con l'Egitto, per protestare contro la barriera che secondo i ben informati potrebbe essere lunga più di nove chilometri.

(PeaceReporter, 23 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Camera: Elie Wiesel a Montecitorio per la X Giornata della Memoria

Elie Wiesel
ROMA, 23 dic - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e il presidente della Camera, Gianfranco Fini saranno presenti in aula a Montecitorio per il discorso che Elie Wiesel, premio Nobel per la pace, sopravvissuto all'olocausto e autore di numerosi, fondamentali libri sulla persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti, pronuncera' in occasione del decennale dell'entrata in vigore della legge 177 del 2000, che ha istituito il 27 gennaio come Giorno della Memoria.
Obiettivo, si legge in un comunicato della Camera: ''ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione degli ebrei e tutti coloro che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, la Camera dei deputati celebrera' la ricorrenza con una importante iniziativa''.
Wiesel e', dal 1963, cittadino statunitense, insegna alla Boston University, dove dirige il Center for Judaic Studies ed ha presieduto, tra l'altro, la Commissione Presidenziale sull'Olocausto tra il 1978 e il 1986. Ha fortemente voluto ed appoggiato la creazione dello United States Holocaust Memorial Museum di Washington ed e' stato insignito nel 1985 della Medaglia d'oro del Congresso degli Stati Uniti. Subito dopo l'assegnazione del Premio Nobel nel 1986, ha fondato la Elie Wiesel Foundation for Humanity, della quale e' Presidente, per combattere ogni forma di indifferenza, intolleranza ed ingiustizia attraverso la promozione del dialogo internazionale. Il 5 giugno scorso Wiesel ha accompagnato, con il Cancelliere Tedesco Merkel, il Presidente degli Stati Uniti Obama nella visita al campo di sterminio di Buchenwald.

(ASCA, 23 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gli archivi britannici confermano i silenzi di Pio XII sulla Shoah

di Filippo Ceccarelli

«Oggi il Papa mi ha ricevuto in udienza per un‘ora - telegrafa l‘ambasciatore inglese due giorni dopo la retata degli ebrei romani -. Sembrava in buone condizioni e di buon umore, il suo atteggiamento era sereno in rapporto all‘attuale situazione, ma pienamente cosciente dei futuri pericoli...».
Di solito le cancellerie non s‘interrogano sulla futura santità dei loro interlocutori, tantomeno in guerra. Ma i documenti della diplomazia, per quanto anch‘essi di scarso valore nella ricostruzione postuma delle eroiche virtù, hanno comunque un loro valore perché aiutano, nella loro indispensabile parzialità, a far capire come i possibili santi reagiscono in certi momenti.
Con tale premessa si dà conto, in modo più esteso di quanto lo si sia fatto finora, di un documento fra i tanti recuperati da Mario J. Cereghino negli archivi del Foreign Office di Kew Gardens e oggi consultabili presso l‘Archivio Casarrubea di Partinico (www.casarrubea.wordpress.com). Si tratta della nota "segreta" che il 2 novembre del 1943 il ministro degli Esteri del Regno Unito Anthony Eden spedisce al visconte di Halifax, ambasciatore di Sua Maestà a Washington, e che contiene il resoconto di un incontro che l‘ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Sir D‘Arcy Osborne, ha avuto con Pio XII il 18 ottobre, cioè proprio mentre alla stazione Tiburtina i militari tedeschi stavano imbarcando e sigillando in un treno diretto ad Auschwitz oltre mille ebrei romani: 1007 stabilisce Kappler, 1015 secondo la Comunità ebraica - la differenza sembra la facciano, disperatamente, i neonati.
Papa Pacelli, diplomatico sottile, esordisce «enfatizzando» la situazione alimentare. Roma è già alla fame, le scorte di cibo sono sufficienti «fino a quando i tedeschi saranno qui». Ma poi? Si capisce che il Pontefice dà per scontato un ritiro abbastanza imminente. In questo senso «spera» che gli alleati siano in condizione di provvedere ai beni di prima necessità. Al che Osborne traccheggia, non s‘impegna. Pio XII insiste, richiama la possibilità di disordini, cerca garanzie sul «minimo indispensabile», quindi esprime la sua preoccupazione sull‘«interludio» tra la ritirata dei tedeschi e l‘arrivo degli alleati.
Nel corso della guerra, ora con gli uni, ora con gli altri, il Papa sta giocando da tempo una partita sul filo del rasoio, di alta acrobazia diplomatica, che assomiglia a un doppio gioco su due tavoli e prevede sottintesi, riserve, dissimulazioni, pure da modularsi a seconda degli interlocutori. L‘impressione è che Osborne non sia dei più fidati.
Di nuovo «in modo enfatico», annota l‘ambasciatore, il Papa «afferma che non abbandonerà mai Roma per proteggere la sua incolumità, a meno di non esserne rimosso con la forza». Quindi aggiunge «di non avere elementi per lamentarsi del generale von Stahel e della polizia tedesca, che finora «hanno rispettato la neutralità» della Santa Sede. E qui viene naturale di pensare che forse la questione non era questa, o soltanto questa.
In realtà Pio XII sa della deportazione, ancora freschissima. Si sa che ha cercato di scongiurarla smuovendo prelati tedeschi e sollecitando nazisti tiepidi o opportunisti. Comunque ha già aperto le porte di chiese e conventi; il mese prima ha "prestato" dell‘oro per allontanare le rappresaglie (15 chili dei 50 richiesti alla comunità ebraica provengono dal Vaticano). Se non suonasse irrispettoso per un Papa, Pacelli sta cercando, anche lui alla disperata, di salvarsi l‘anima. Di norma, in questi casi, il potere mette in atto il dispositivo dello scambio e imbocca la logica del male minore.
Forse ha ottenuto la certezza che a Roma, sotto la sua finestra, non ci saranno altre deportazioni di massa. Ma Osborne non è in condizione di rispettarne la pena. Anzi, sembra irritato, va giù duro: la formula «Roma città aperta» è «una farsa», dice. L‘Urbe «è alla mercé dei tedeschi» che la affamano, arrestano gli ufficiali, i giovani, i carabinieri e - attenzione qui - «applicano metodi spietati nella persecuzione degli ebrei».
È l‘unico, significativo accenno. Il resto riguarda ciò che all‘inizio stava più a cuore al Papa, che Roma non diventi «un campo di battaglia». Per Osborne la faccenda è militare, non può garantire nulla. Tocca semmai al Pontefice salvaguardare i suoi diritti dai tedeschi. Pio XII replica «che in tal senso e fino a questo momento i tedeschi si sono sempre comportati correttamente». Ma anche l‘ambasciatore insiste, con un approccio che suona diretto nella sua pur involuta formulazione: «A mio parere molta gente ritiene che egli (il Papa) sottostimi la sua autorità morale e il rispetto riluttante di cui egli è fatto oggetto da parte dei nazisti», tanto più considerato che buona parte della popolazione germanica è cattolica. Insomma, esca allo scoperto, dica qualcosa, condanni i nazisti. «L‘ho esortato a tenerlo bene in mente nel caso emergesse una situazione in cui in futuro fosse necessario applicare una linea forte». Così si conclude l‘incontro.
Alle 20 di quel 18 ottobre il treno degli ebrei romani è a Firenze; il 19 si ferma a Padova per prestare assistenza ai prigionieri di ogni età che sono ammucchiati lì dentro da 28 ore; ad Auschwitz arriva la notte del 22, e poco dopo entra nel lager. Se la santità ha un significato, dentro quei vagoni e poi nel campo ce n‘era moltissima.

(la Repubblica, 23 dicembre 2009)

Notizie su Israele 441 - La ragion di stato vaticana

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Pio XII e il suo assordante silenzio

di Claudio Luzzatti

Leggo su l'Unione informa e su Pagine Ebraiche i commenti sulla beatificazione di Pio XII e ho qualche perplessità sulla posizione un po' "romanocentrica" che si può osservare da più parti. Penso che il giudizio sulla figura di Pio XII andrebbe formato tenendo conto del suo silenzio su tutta la storia d'Europa a partire dall'ascesa del fascismo in Italia e in Germania. Pio XII sale al soglio pontificio nel 1939, ma prima era stato alto prelato in Vaticano (negli ultimi anni con il potentissimo ruolo di Segretario di Stato). In questo periodo ha realizzato personalmente il Concordato con il regime nazista nel 1933. Non una parola esce dalla sua bocca in quei tempi sulle persecuzioni contro gli antifascisti tedeschi (cattolici e non), anzi, l'allora cancelliere tedesco Bruening ricorda nelle sue memorie il suo personale intervento per ottenere la rottura dell'accordo di coalizione antifascista tra cattolici e socialisti tedeschi ed è rilevante la posizione presa dal futuro Pio XII per un intervento di Hitler a fianco dei falangisti nella guerra civile spagnola. E' documentato in proposito il suo conflitto con Pio XI che riteneva necessaria una esplicita rottura con il nazismo. Non casuale il fatto tra i primi atti del suo pontificato ci sia l'avvicinamento con Charles Maurras (i cui testi erano stati messi all'indice durante il pontificato Ratti) animatore del gruppo francese di estrema destra e antisemita Action Francaise. Infine, non una parola è stata detta o scritta da Pio XII contro la creazione dei campi di concentramento e poi di sterminio in cui dieci milioni di ebrei di tutta europa, zingari, omosessuali o più semplicemente cittadini russi trovarono la morte. In conclusione, trovo un po' riduttivo limitare il giudizio su Pio XII al fatto se abbia tentato o meno di fermare un treno che trasportava 1000 ebrei romani (tra cui probabilmente il fratello di mio nonno) e se ha salvato o no la vita di qualche centinaio di ebrei nelle chiese e conventi di Roma, quando il suo consapevole e assordante silenzio ha ignorato il massacro i molti milioni di ebrei e non ebrei vittime del nazismo.

(Notiziario Ucei, 23 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Sondaggio, gli israeliani pronti a pagare ogni prezzo per la liberazione di Shalit

Gilad Shalit va liberato a "ogni costo". Per la maggior parte degli israeliani, Israele deve arrivare assolutamente a un accordo per uno scambio di prigionieri con il movimento di resistenza islamico Hamas, che porti al rilascio del giovane soldato israeliano catturato nel giugno del 2006 dai miliziani palestinesi della Striscia di Gaza. È quanto emerge da un sondaggio del Truman Institute dell'Università ebraica di Gerusalemme e del Centro palestinese per la politica e l'opinione pubblica di Ramallah, di cui dà notizia il sito web del quotidiano israeliano Hàaretz.
Stando al rilevamento, il 52% degli israeliani ritiene che lo Stato ebraico debba ottenere la liberazione di Shalit "a qualsiasi prezzo". Tuttavia, per il 35% delle persone interpellate per il sondaggio, nell'ambito di un accordo con Hamas Israele non dovrebbe accettare di scarcerare detenuti palestinesi responsabili di omicidi o sanguinosi attentati contro gli israeliani. Il 58% dei partecipanti, inoltre, è favorevole alla scarcerazione di detenuti arabo israeliani rinchiusi nelle prigioni dello Stato ebraico in cambio della liberazione di Shalit da parte di Hamas.

(l'Occidentale, 23 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele arruola i primi poliziotti arabi mentre tratta per liberare Shalit

di Fabrizio Di Benedetto

Un nulla di fatto. Dopo due giorni di consultazioni tra alcuni ministri e il premier israeliano Benyamin Netanyahu, il governo non rilascia alcuna dichiarazione ufficiale in merito al caso Shalit. La vita del caporale israeliano prigioniero a Gaza dal 2006 resta così ancora in bilico. Tel Aviv non ha deciso se accettare o meno le condizioni di Hamas, che per il suo rilascio chiede che venga concessa la libertà a un migliaio di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Fra loro ci sono organizzatori ed esecutori di stragi contro Israele che, una volta rilasciati, con molta probabilità tornerebbero a combattere.
Secondo la stampa, la tendenza è quella di acconsentire alle richieste palestinese, ma si vuole che un notevole numero di rilasciati venga espulso all'estero, o confinato a Gaza, per impedire che Hamas riesca a riorganizzare in Cisgiordania le infrastrutture che gli consentirebbero di lanciare una nuova campagna di attentati. La palla viene quindi rispedita nel campo di Hamas.
Il significato del caso Shalit va però ben oltre il braccio di ferro che ormai da anni impegna le parti. L'accettazione delle richieste da parte di Israele avrebbe fortissime, implicite, ripercussioni. La principale sarebbe una indiretta legittimazione di Hamas e, conseguentemente, l'indebolimento di Al Fatah e di Abu Mazen, con conseguenze imprevedibili sul processo di pace. Se sul fronte esterno della sicurezza israeliana in questo momento la situazione è estremamente delicata e incerta, su quello interno sono in atto silenziose, ma grandi, manovre.
E' passato quasi inosservato l'annuncio dato alcuni giorni fa sull'arruolamento nei ranghi della polizia, a partire da gennaio, di alcune centinaia di agenti e ufficiali di origine etnica araba. L'iniziativa, è stata promossa dal ministro della Sicurezza Interna, Yitzhak Aharonovich e rappresenta una novità assoluta per lo Stato ebraico. Un primo progetto pilota di arruolamento di gruppo scatterà il 25 gennaio. Secondo quanto affermato dal ministro, l'idea è condivisa dai sindaci e dalle amministrazioni locali dei principali comuni a maggioranza araba del Paese, che la ritengono utile al consolidamento dell'ordine pubblico e di un clima di maggiore fiducia nelle loro aree. Per chiarire la portata "culturale" di questo atto bisogna considerare che in Israele si contano oltre un milione e mezzo di cittadini di origine araba su una popolazione di circa 7,5 milioni di abitanti. Quasi tutti sono esentati dalla leva e non hanno di fatto rappresentanza nella polizia, salvo rare minoranze drusa e beduina.
E stato dato poco risalto dai nostri media anche alla notizia secondo la quale Israele progetta di mobilitare l'esercito per imporre ai coloni il congelamento temporaneo degli insediamenti in Cisgiordania. Il congelamento durerà dieci mesi e riguarderà solo i nuovi progetti edili. Si tratta di un passo accolto positivamente la diplomazia internazionale, che fa a cazzotti (o meglio, probabilmente, agisce in chiave compensativa) con la decisione presa dal Governo Netanyahu, che ha stabilito di concedere nuovi fondi a circa 100.000 coloni per l'inclusione degli insediamenti nel programma israeliano sulle aree di priorità nazionale. Una scelta fortemente avversata da Bruxelles.

(l'Occidentale, 23 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele - Sviluppato bendaggio biodegradabile per guarire le ustioni

TEL AVIV, 22 dic. - Sviluppato un nuovo tipo di bendaggio per le vittime di ustioni, in grado di rilasciare medicinali ed antibiotici e poi dissolversi a guarigione avvenuta. Realizzato dai ricercatori dell'Universita' di Tel Aviv in Israele, il bendaggio e' concepito per combattere l'alto tasso di infezioni nei pazienti di ustioni. "Circa il 70 per cento dei pazienti severamente ustionati muore in seguito ad infezioni che penetrano il corpo attraverso le ferite e la pelle danneggiata" ha detto Meital Zilberman, professore a capo del team di ricerca. "Le terapie tradizionali implicano pulizia regolari e cambio frequente dei bendaggi. Tuttavia queste pratiche possono rallentare o impedire il processo naturale di guarigione. Se le ferite sono troppo secche, non guariranno; se troppo umide, avranno un maggior rischio di infezione. E' difficile trovare il giusto equilibrio". I ricercatori hanno allora sviluppato un nuovo tipo di bendaggio, fatto di fibre capaci di mantenere, grazie al modo in cui sono intessute, un gran quantitativo di antibiotici. "Le fibre vengono applicate sull'ustione, rilasciando gradualmente i medicinali. Sono anche biodegradabili: in pochi giorni si dissolvono da sole" ha spiegato Zilberman. "In questo modo eliminiamo il bisogno di cambiare costantemente le bende e di esporre all'aria le ferite. Da test di laboratorio risulta che questo bendaggio sperimentale puo' eliminare i batteri pericolosi in pochi giorni".

(AGI, 22 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Territori Palestinesi, da Ue altri 7 milioni per le fasce deboli della popolazione

ROMA, 22 dic - La Commissione europea ha deciso di incrementare i suoi contributi ai Territori Palestinesi con un nuovo finanziamento di sette milioni di euro, che saranno destinati ad aiutare le fasce più deboli della popolazione. I fondi verranno incanalati tramite Echo, il dipartimento per gli aiuti umanitari della Commissione, verso le Organizzazioni non governative (Ong) e le agenzie delle Nazioni Unite. Il commissario Ue per lo Sviluppo, Karel De Gucht, ha affermato a proposito della decisione che "il 2009 è stato uno degli anni peggiori per la popolazione della Striscia di Gaza. La crisi ha attirato molta attenzione da parte della comunità internazionale sull'area, ma noi non dobbiamo dimenticare che anche le comunità vulnerabili nella West Bank sono in estrema difficoltà a seguito delle severe restrizioni e della frammentazione del loro territorio. Anche se in base alla Legge internazionale, la prima responsabilità di assistenza spetta alla potenza occupante - ha aggiunto De Gucht -, c'è bisogno di una risposta urgente per assistere le comunità limitrofe alla barriera di separazione e con questi finanziamenti vogliamo proprio rivolgerci a loro".
Le persone che beneficeranno dei fondi fanno parte delle famiglie più povere della Cisgiordania, e sono inclusi anche gli abitanti dell'"Area C", al confine con Israele. I sette milioni verranno usati in particolare per la creazione di posti di lavoro e per la fornitura di razioni di emergenza di cibo da parte dell'Unrwa (l'agenzia Onu per i profughi palestinesi) e del Programma alimentare mondiale (Pam). I fondi completeranno i 74,4 milioni di euro che sono stati già mobilitati dalla Commissione europea nel 2009 per l'assistenza umanitaria di emergenza alla popolazione dei Territori Palestinesi e per le famiglie delle vittime del conflitto nella Striscia di Gaza.

(il Velino, 22 dicembre 2009)

COMMENTO - Gaza: quando si dice fame...

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Shoah - Meloni visita il Museo dell’Olocausto: Lacerante, dov'era l'uomo?

Ministro alla Yad Vashem, poi depone corona fiori in Tenda Memoria

Yad Vashem
GERUSALEMME, 22 dic. - Dopo il museo dell'Olocausto, la tenda della Rimembranza e il memoriale dei bambini vittime della Shoah, Giorgia Meloni appunta sul libro posto al termine del doloroso percorso della Yad Vashem: "C'è sempre un'alternativa all'odio, alla sopraffazione, alla violenza e alla guerra. Nostro dovere, ovunque e per sempre, è costruire quell'alternativa". Il ministro della Gioventù, in visita a Gerusalemme, tocca con mano uno dei luoghi simboli in Israele, ferita mai rimarginata per il popolo ebraico. "E' una cosa che lacera", confida al termine.
Per quasi due ore il ministro visita il museo della Shoah, poi depone una corona di fiori nella Tenda della Memoria. Poco prima aveva ravvivato la fiamma perpetua, sempre lì, sul monte della Rimembranza che domina Gerusalemme. "E' qualcosa di lacerante perché un conto è la storia dei numeri, altra quella dei volti, dei volti dei bambini e degli uomini. Tutto questo è devastante".
"La domanda è: dov'era l'uomo? Yad Vashem ricorda come l'uomo possa essere la peggiore delle bestie. Ma ricorda anche come nella barbarie più cieca possa esserci un puntino bianco, un gesto di coraggio o di solidarietà". Gesti come quelli di Giorgio Perlasca, che salvò cinquemila ebrei ungheresi, ricorda il ministro della Gioventù, gesti come quelli degli altri 'giusti' scolpiti nel ricordo del popolo ebraico.

(Apcom, 22 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ebrei: summit di rabbini italiani su Pio XII e visita del Papa alla Sinagoga

ROMA, 22 dic. - A quanto apprende l'ADNKRONOS, si riunisce domani a Bologna l'assemblea dei rabbini italiani per discutere della vicenda relativa alla beatificazione di Pio XII e alla prossima visita del Papa alla sinagoga di Roma in programma il 17 gennaio. Nell'occasione il presidente dei rabbini italiani, Giuseppe Laras, fara' alcune comunicazioni sulla visita di Joseph Ratzinger al tempio ebraico della Capitale e sulla situazione di tensione che si e' venuta a verificare dopo l'approvazione del decreto sulle virtu' eroiche di Pacelli da parte del Pontefice.
Al termine dell'incontro verra' diffuso un documento nel quale di fara' riferimento al caso Pio XII. Fra le questioni che saranno discusse il problema della'apertura degli archivi segreti del Vaticano relativi al periodo che va dal 1939 al 1945. Cio' che viene messo in discussione da parte dei rabbini non e' la beatificazione in quanto tale, ma il fatto che attraverso di essa si porti ad esempio e modello per tutti la figura di Pacelli, mentre sui suoi comportamenti esistono ancora dubbi; e' quindi necessario conoscere ogni dettaglio e ogni aspetto della sua azione negli anni del secondo conflitto mondiale.
Nel caso che negli archivi non vi siano novita' circa quegli anni del pontificato di Pio XII, e' comunque importante che questo si venga a sapere, afferma una fonte autorevole di parte ebraica, perche' costituisce un ulteriore elemento di giudizio. Inoltre si sottolinea che vi sono ancora documenti secretati.

(Adnkronos, 22 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Pio XIl: Piperno, "Ipocriti i colloqui tra religioni"

di Niccolò Borella

Alessandro Piperno
Dopo le critiche degli ebrei italiani a Ratzinger per la beatificazione di Pio XII lo scrittore Alessandro Piperno dice a CNRmedia: "Sono figlio di padre ebreo e madre cattolica, il contrasto tra le due culture lo vivo intimamente e trovo ipocriti i colloqui tra religioni. Quindi non sono sdegnato"
"Non conosco la vicenda di Pio XII nel dettaglio, so da quello che ho letto che si è trattato di un Papa piuttosto controverso", premette lo scrittore romano Alessandro Piperno, autore del bestseller "Con le peggiori intenzioni", che narrava le vicende di una famiglia ebrea capitolina, intervistato da CNRmedia sulla decisione di Benedetto XVI di firmare il decreto sulla santità spirituale di Papa Pacelli. Un atto che ha suscitato le critiche della comunità ebraica italiana per i silenzi del Pontefice sulle atrocità del nazismo durante la seconda guerra mondiale. "Mio padre è ebreo e mia madre cattolica, quindi il contrasto tra cattolicesimo e ebraismo lo vivo intimamente. Probabilmente proprio per questo io non guardo con grande simpatia ai colloqui tra religioni, li trovo un po' ipocriti" dice Piperno. "Non commuovendomi particolarmente quando il Papa va in Sinagoga e viceversa, trovo che probabilmente gli ebrei in questa vicenda non dovrebbero andare a sindacare i santi e i beati che fa la Chiesa", aggiunge lo scrittore. "Ognuno cura i propri interessi, non vedo in questo atto del Vaticano una forte contraddizione o una discontinuità rispetto al comportamento abituale della Chiesa."Quindi non sono cosi' sdegnato" è la conclusione dell'autore di "Con le peggiori intenzioni". La vicenda Pio XII ha creato tensioni a tre settimane dall'attesa visita di Benedetto XVI alla Sinagoga romana, in programma il 17 gennaio. Piperno ci parla di come vive la comunità israelitica capitolina la vicinanza con il Vaticano. " Si tratta di una comunità sui generis, è forse la più antica del mondo. Essere ebrei nel tempio della cristianità non deve essere stato facile, però allo stesso tempo per un certo cinismo e un certo disincanto che sono tipici della romanità, tra queste due culture, una egemone e l'altra di nicchia, si è creato una sorta di lungo compromesso", spiega lo scrittore. "Gli ebrei romani sono tendenzialmente molto assimilati con la romanità. E lo sono talmente tanto che possiamo dire che oggi sono uno degli ultimi simboli della romanità", dice Piperno. "Per fare un esempio basta pensare alla cucina romana che è implicata con la cucina giudaico-romanesca, le due cose quasi si sposano. Bisogna pensare alla comunità ebraica romana come qualcosa di veramente romano. Direi quasi piu' romana che ebraica in qualche misura. Quindi trovo che nel voler creare una contrapposizione tra la cristianità rappresentata dal Papa a Roma e gli ebrei romani ci sia qualcosa di lievemente fasullo".

(CNRMedia, 22 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Nella lunga notte di Israele si decide il destino di Shalit

di Fiamma Nirenstein

Se questo non è un Paese perseguitato da una forma di odio e di terrorismo senza precedenti, allora nessuno lo è mai stato. Eppure nessuna organizzazione per i diritti umani, nessun governo si è affacciato per dire ai governanti di Israele che il dilemma che devono risolvere in queste ore è terribile, e a sostenerlo nel più nobile e anche folle fra tutti gli antagonismi storici e filosofici, quello fra la vita e la morte, fra il bene e il male. Ieri un popolo intero intorno all'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyhau circondato da sagome a grandezza naturale di Gilad Shalit, ostaggio di Hamas da più di tre anni, ha ingoiato le lacrime, diviso fra opinioni diverse.
Il gabinetto del premier, formato da sei membri più Netanyahu, si è riunito per due giorni consecutivi e ieri ha rinnovato gli incontri ancora e ancora fino a tardi per la discussione definitiva su uno scambio che sembra metafisico e assurdo. Hamas vuole un numero esorbitante di assassini e di terroristi, intorno a mille, in cambio del ragazzo rapito lungo il confine di Gaza mentre era di ronda. I palestinesi di Hamas minacciano dicendo che la trattativa è finita e che i genitori di Gilad non lo vedranno mai più se Israele non accetterà di liberare una quantità di assassini che, come le statistiche degli scambi precedenti garantiscono, torneranno a uccidere nelle strade, sugli autobus, nei ristoranti di Israele. Durante la Guerra dei Sei Giorni, Yitzhak Rabin sovrastato dalla responsabilità, si rinchiuse a casa per molte ore; Netanyahu in mezzo a una giornata come quella di ieri, in cui ha rivisto oltre ai suoi sei ministri anche i genitori di Shalit, il capo di Stato Maggiore Gabi Ashkenazi, il capo del Mossad, Meir Dagan e quello dei servizi segreti interni, lo Shin Beth, Yuval Diskin è stato a casa in preda a un malessere per un paio d'ore. La responsabilità che grava su di lui è fatale: i suoi ministri sono divisi tre contro tre. Il responsabile degli Esteri Avigdor Liebermann, quello degli Affari strategici Moshe Ya'alon, Benny Begin, ministro senza portafoglio, pesante per il nome e la rettitudine morale, si oppongono. Ehud Barak, alla Difesa, Eli Ishai, Interno, e Dan Meridor, Servizi segreti, sono a favore. Ci possiamo immaginare in quale stato di concentrazione e di pressione sia Bibi Netanyahu, il fratello del grande Yoni ucciso mentre capeggiava la spedizione di Entebbe, nel 1976; l'uomo che fra i primi capì l'indefettibilità del terrorismo islamico: egli sta forse per caricare fuori del carcere, sugli autobus che li porteranno nella gioia sfrenata dei palestinesi a casa, i militanti armati di Hamas che hanno ucciso migliaia di suoi compatrioti. Il suo dilemma comprende una quantità di punti delicati, fra tutti il più importante quello del limite: quando si tratta di salvare la vita di un soldato, uno dei ragazzi che a diciotto anni vanno per tre nell'esercito, spesso in guerra, per difendere una società e famiglie che pretendono severamente che lo Stato garantisca il suo impegno a salvare la vita dei suoi fino in fondo. Ma che conta tanti genitori già colpiti dal terrorismo che non sopportano che gli assassini dei loro cari siano rimessi in libertà.
L'altro grande dilemma riguarda il futuro dei palestinesi: per Abu Mazen, unico interlocutore moderato, la vittoria di Hamas sarebbe un colpo fatale, e Israele si troverebbe di fronte, rafforzato, il nemico foraggiato dall'Iran e che ha giurato la sua morte. Mentre il presidente egiziano Hosni Mubarak si allontana sempre di più dalla mallevadoria della trattativa e costruisce un significativo muro lungo il suo confine con Hamas, di cui teme l'estremismo, il mediatore tedesco che fa la spola fra Il Cairo e Gerusalemme, conduce una discussione sugli assassini più terribili come Abdullah Barghouti, che uccise almeno 46 prsone, Abbas Sayyed che ne uccise 30, Ibrahim Hammed che ne ha ucciso 76, e la loro destinazione, perché Israele non vuole rilasciarli e almeno richiede che non restino in Cisigordania, ma che siano destinati a siti remoti. È terribile che Israele sia trascinato in una discussione di questo genere con un'organizzazione integralista e omicida, e che il mondo non abbia mosso un dito in tre anni per obbligare Hamas a liberare Gilad.

(il Giornale, 22 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

I paradossi di Israele sul gioco on line

Se è permesso a molti gruppi di gaming di operare sul territorio israeliano, la stessa tolleranza non è affatto applicata quando si tratta di lasciar giocare gli israeliani su qualsiasi sito.
Dopo un'operazione sotto copertura durata svariati mesi la polizia ha proceduto all'arresto di 5 persone implicate sul sito internet 1x2.com, un portale di gioco dedicato agli scommettitori israeliani.
Due fratelli sono sospettati di essere a capo dell'organizzazione mentre gli altri occupavano ruoli di amministrazione, dalla contabilità ai pagamenti al supporto tecnico.
Sembra che il sito abbia operato su servers situati in Europa dell'Est e nell'obbiettivo erano direttamente i players israeliani visto che il sito era scritto in ebraico e dedicato totalmente a questo target di giocatori.
Playtech, 888, Pokerstars, sono solo alcuni esempi, i più grandi, dei siti di Poker e Casinò online che contano centinaia di milioni di giocatori e miliardi di dollari di incassi, e che sono situati proprio in territorio israeliano.
Una situazione paradossale senza dubbio. Se i colossi aziendali citati possono operare indisturbati facendo riferimento ai mercati di tutto il mondo, non si capisce perchè chi vuole giocare sui siti come quelli appena denunciati, debba essere perseguito in maniera così spietata. Ma ancor più bizzarra è la decisione di questi piccoli operatori di insistere ad operare con le proprie società in terra d'Israele senza fuggire in altri paradisi fiscali dove potrebbero condurre le proprie attività senza timore di essere preseguiti e depauperati dei propri profitti.

(Poker Sky, 22 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Scoperta a Nazareth una casa dell'epoca di Gesù

Vicino alla Basilica dell'Annunciazione trovate le fondamenta di un'abitazione, la prima risalente all'epoca

Ai tempi di Gesù Nazareth era un piccolo villaggio ebraico dove vivevano forse una cinquantina di famiglie, per lo più assai povere. Questo finora immaginavano gli archeologi israeliani ma finora mai nella città erano state trovate tracce di queste abitazioni. Ora vicino alla Basilica dell'Anunnciazione sono state scoperte e riportate alla luce le rovine di una casa dell'epoca di Gesù, che a Nazareth com'è noto passò secondo i Vangeli parte della sua vita. Suggestiva è sicuramente la collocazione, dato che la Basilica è stata costruita nel luogo in cui per i cristiani l'Angelo Gabriele annunciò alla Madonna che avrebbe dato alla luce il figlio di Dio. «La costruzione che abbiamo trovato è piccola e modesta ed è molto probabilmente l'abitazione tipica a Nazareth in quel periodo», ha spiegato Yardenna Alexandre, l'archeologa che ha condotto gli scavi, secondo la quale si tratta di una scoperta «di massima importanza». «Finora, erano state trovate a Nazareth tombe dell'epoca di Gesù, ma nessun insediamento era stato attribuito a quel periodo», ha aggiunto la studiosa. www.haaretz.com/

(La Stampa, 21 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Musica Judaica 2009-2010

Mercoledi 23 dicembre, a Margherita di Savoia (BT), si apre la III edizione del Festival con un Recital di Lieder scritti a Theresienstadt e Ravensbrück

La musica accompagna il popolo ebraico attraverso la sua storia, i suoi immaginarii e lo spiccato senso di identità che fa del popolo d'Israele cardine imprescindibile degli eventi mondiali, del pensiero e dello spirito umano.
Il Festival costituisce un appuntamento annuale con la musica ebraica e una occasione di confronto con altre culture mediterranee.
Il cartellone del Festival ospita numerose opere musicali scritte da Ebrei nei Campi di concentramento durante la 2a Guerra Mondiale ma anche la produzione musicale di Artisti provenienti da altri contesti sociali o religiosi e anch'essi deportati nei Lager; ciò a dimostrazione della universalità del linguaggio musicale e dell'apertura culturale che il Festival, coerente i principii culturali dell'Istituto Musica Judaica, intende conservare....

(superEva notizie, 21 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Pio XII: World Jewish Congress, beatificazione inopportua e prematura

ROMA, 21 dic - ''La beatificazione di Pio XII e' inopportuna e prematura, sino a quando i suoi archivi del periodo cruciale 1939-1945 resteranno chiusi e un consenso sulle sue azioni - o inazioni - sulla persecuzione di milioni di ebrei durante l'Olocausto sara' stabilito''. E' quanto dichiarato dal presidente del World Jewish Congress (Wjc) Ronald S. Lauder in una nota diffusa oggi. ''Data l'importanza di buoni rapporti tra gli Ebrei e i Cattolici, e in seguito ai difficili eventi dello scorso anno, sarebbe apprezzato se il Vaticano mostrasse maggiore sensibilita' a riguardo'', ha aggiunto Lauder. Pur riconoscendo che la beatificazione e' una questione interna alla Chiesa cattolica, Lauder ricorda che ''ci sono forti preoccupazioni sul ruolo politico svolto da Pio XII durante la Seconda guerra mondiale che non dovrebbero essere ignorati''.

(ASCA, 21 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Auschwitz, Pio XII, e i problemi di una Chiesa che non riconosce di aver taciuto

di Donatella Di Cesare

La scritta che dal giugno del 1940 segna l'ingresso del campo di Auschwitz, scomparsa lo scorso venerdì, è stata ritrovata dalla polizia polacca. Era stata tagliata in tre pezzi, uno per ogni parola: "Arbeit macht frei". È evidente che non si tratta solo di "un atto di vandalismo" - come ha detto all'inizio il ministro polacco Andrzej Przewoznik. Piuttosto, e ben di più, il furto della scritta, in cui si condensa la storia del Novecento, è un attentato alla memoria.
I "profanatori" materiali sono stati rintracciati; ma occorre ora chiedersi chi siano i profanatori intellettuali e per così dire spirituali. La domanda sulle responsabilità è ineludibile. Negli ultimi anni si è data quasi per scontata la memoria - e la celebrazione della memoria. Al punto da interrogarsi su come dire e come rappresentare. Ma nel centro dell'Europa cristiana - e questo centro è in Polonia, nella Germania dell'est, ma anche in Spagna e a Roma - rimane un territorio, in espansione, refrattario alla memoria, desideroso di cancellare e rimuovere. E le modalità di cancellazione sono molte. Non solo il furto della scritta.
In un articolo intitolato "In nome di Edith" uscito qualche giorno fa in "Pagine ebraiche", ho ripreso la poco discussa e molto discutibile questione della santificazione di Edith Stein. A questo proposito ho parlato di un articolo di Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz, docente all'università di Dresda, tra i nomi più prestigiosi della teologia cattolica in Germania. L'articolo del 2008 è intitolato: "Auschwitz senza fine?". Mentre a ebrei come Jankélévitch viene imputato di nutrire solo "risentimento", si aggiunge che "al cristiano" è dischiusa la possibilità di perdonare, anche il comandante di Auschwitz Rudolf Höss, perché il cristianesimo è "la fede il cui mistero suona: nell'assoluto c'è anche l'assoluzione". Prese di posizione del genere non vengono smentite e non sono per nulla isolate. Al contrario: hanno il crisma dell'ufficialità.
La notizia della beatificazione di Pio XII va inserita in tale contesto: quello di una Chiesa che non riconosce di aver taciuto come istituzione, di non aver detto neppure una parola per impedire quello che è avvenuto. E per non ammettere le proprie responsabilità, la Chiesa procede su un doppio binario, per un verso cristianizzando la Shoah, per l'altro occultando i propri errori. Questo binario è pericolosissimo. Per la Chiesa stessa. Qui non si tratta solo del dialogo con gli ebrei che peraltro non ne hanno mai messo in dubbiol'esigenza. Ma per dialogare con gli altri bisogna dialogare con se stessi. È questo che la Chiesa non fa. E allora ci si deve interrogare preoccupati sul futuro del cristianesimo in Europa. Ha scritto Abraham Joshua Heschel che "l'ebraismo è il sentiero di Dio nel deserto dell'oblio". Ma che ne sarà dei cristiani, lontani dall'ebraismo, lontani dalla memoria?

(Notiziario Ucei, 21 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Polonia antisemita: l'ebreo è visto con sospetto, anche in politica

La Polonia è un Paese ad alta concentrazione antisemita: nonostante la comunità ebraica sia di dimensioni ridotte, il dibattito sugli ebrei coinvolge e appassiona politici e intellettuali - Sono bastate le voci che fosse di origine ebraica per rendere l'attuale primo ministro "sospetto" agli occhi dell'opinione pubblica.

Tadeusz Mazowiecki
Dopo il furto della targa che era all'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia si è tornato a parlare di antisemitismo. Il dibattito su questo argomento è in auge nel Paese polacco da alcuni decenni ed è affrontato su due livelli: uno politico e uno più "sociologico".
Lo scorso anno il fanatismo antisemita si è manifestato ad esempio con graffiti anonimi che hanno sporcato monumenti ebraici.
Dal punto di vista politico, è sempre attuale la discussione sul ruolo degli ebrei per quanto riguarda incarichi istituzionali: ad esempio qualche tempo fa circolarono alcune voci che annunciavano l'origine ebraica del primo ministro Tadeusz Mazowiecki. Mazowiecki è invece un noto cattolico, ma le voci sono bastate a dipingerlo come un leader "sospetto" agli occhi dell'opinione pubblica.
Un altro dibattito in voga sta interessando i maggiori intellettuali polacchi, che si domandano se le persone di origine ebraica che ricoprono incarichi pubblici debbano rendere nota la propria provenienza.
La questione è curiosa, visto che la Polonia non è un Paese ad alta densità di ebrei: su 38 milioni di abitanti, gli ebrei sono circa 10 mila. Molti di meno, ad esempio, rispetto a quelli presenti nella vicina Russia, dove esistono diversi gruppi di ispirazione antisemita.
Ma in Polonia gli ebrei sono un gruppo così esiguo che è difficile immaginare un motivo che giustifichi tutto questo rancore antisemita: una delle ipotesi è che l'impulso abbia origine storiche nel periodo nazista, quando la maggior parte degli ebrei del mondo viveva in Polonia. Per alcuni polacchi la parola "ebreo" evoca periodi di difficile congiuntura economica.
Entrambe le formazioni politiche egemoni affrontano, in modi diversi, la questione ebraica: Lech Walesa, il probabile candidato alla presidenza del centro-destra, ha deplorato più volte che i politici con discendenza ebraica siano costretti a nascondere le loro origini. I membri della coalizione di centro-sinistra, invece, affermano ripetutamente che un gruppo pluralista che intreccia molte tradizioni servirebbe ad evitare l'aumento del nazionalismo nel Paese.

(Blitz quotidiano, 21 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Londra, Hamas chiede l'arresto di leader israeliani

Costituito dal gruppo palestinese un comitato ad hoc

ROMA, 21 dic. - Il gruppo estremista palestinese Hamas sta utilizzando la legislazione britannica per richiedere l'arresto dei leader politici israeliani per crimini di guerra, quando si recano in visita in Europa. Lo ha detto un alto responsabile di Hamas, direttamente impegnato in questa campagna anti-israeliana, al quotidiano britannico The Times. La scorsa settimana si è aperta una controversia diplomatica tra Gran Bretagna e Israele, dopo che un tribunale britannico aveva spiccato un mandato di cattura nei confronti dell'ex ministro degli Esteri e attuale leader di Kadima, Tzipi Livni, per il suo coinvolgimento nell'offensiva israeliana dello scorso inverno nella Striscia di Gaza. L'ordine di arresto, emesso alla vigilia di una visita di Livni a Londra, è stato poi ritirato dopo che è stato accertato che l'ex capo della diplomazia israeliana non si trovava nel Regno Unito. La campagna orchestrata da Hamas - scrive il Times - sfrutta una norma vigente in Inghilterra e in Galles, che permette a chiunque di richiedere un mandato di arresto per presunti crimini di guerra. L'identità della persona e dell'organizzazione che hanno richiesto l'arresto di Tzipi Livni non si conosce, ma Hamas ha ammesso di aver promosso l'iniziativa. Diya al-Din Madhoun, che dirige il comitato di esperti costituito dal gruppo palestinese per coordinare la campagna, ha detto al Times che "tutti i leader politici e militari dell'occupazione sono nel mirino". "Questa è diventata la nostra politica". Il comitato, allestito dopo l'offensiva di Gaza per indagare sui presunti crimini di guerra commessi dalle forze israeliane sulla popolazione palestinese, sta incoraggiando le vittime del conflitto a denunciare i leader israeliani in Paesi come Gran Bretagna, Spagna, Belgio e Norvegia.

(Apcom, 21 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Oratori di Hezbollah ed ebrei malmenati. Accade alla Sorbona

di Giulio Meotti

La Sorbona
Nella più antica e illustre università di Francia, che risale addirittura al XIII secolo e all'opera del teologo Robert de Sorbon, ha tenuto lezione per la prima volta un'organizzazione terroristica. Si tratta di Hezbollah, in cima alla lista nera dell'Unione europea. Nella Sorbona culla dei Lumi, santuario della laicité francese ma anche fabbrica ideologica che ha prodotto totalitaristi genocidi come Pol Pot e altri khmer rossi, il Mouvement des Indigènes de la République, sedicente gruppo per la lotta contro la discriminazione, aveva organizzato una giornata dedicata a Gaza, a un anno dal conflitto. Partecipano Ali Fayad, membro dell'ufficio politico di Hezbollah e braccio destro dello sceicco terrorista Hassan Nasrallah; Nadine Rosa Rousso, promotrice dell'appello per togliere Hamas dalla lista delle organizzazioni terroriste; Walid Charara, noto politologo libanese e per l'occasione anche traduttore di Fayad, oltre a vari giornalisti e alla senatrice dei Verdi Alima Boumediene-Thiery. Senza alcun contraddittorio, la conferenza si è trasformata in un'esaltazione di Hezbollah e nel linciaggio verbale e fisico degli studenti ebrei.
    L'università dalla secolare tradizione di tolleranza e libertà è stata sequestrata dai rappresentanti di due movimenti antisemiti, antioccidentali e genocidi come Hezbollah e Hamas. Poco prima dell'invito alla Sorbona, Fayad aveva spiegato che il tempo di una nuova guerra contro Israele era vicino: "Non siamo pessimisti sul futuro della guerra, la resistenza è forte abbastanza". Il rettore della Sorbona, Jean-Claude Colliard, si era dato per irreperibile e adesso deve rispondere di quanto è accaduto nelle sue aule. Prendendo per buone le assicurazioni degli organizzatori che il dibattito sarebbe stato rispettoso della pluralità delle opinioni, alcuni giovani ebrei entrano in sala superando i controlli. Sentono frasi di questo tipo: "Stavo per non poter entrare, mi avevano preso per un feuj, ma non ho la faccia di feuj" ("feuj" è il termine con cui gli arabi in Francia chiamano gli ebrei). Alcuni di loro sono stati presi a pugni in faccia e gettati contro i muri. Tutti espulsi.
In una lettera al presidente francese Sarkozy, la Licra, l'associazione che lotta contro il razzismo, esprime ora "indignazione" soprattutto per la presenza in aula di Fayad, ideologo e direttore di centri studi di Hezbollah.
    "E' scioccante che la Sorbona, culla dell'umanesimo e simbolo storico dei diritti umani, abbia permesso questo evento", si legge nella lettera della Licra."Gli studenti ebrei sono allarmati", dice Ariel Schwab, presidente dell'Unione studenti ebrei di Francia. "Un'università millenaria apre una delle sue aule più antiche a deputati di movimenti terroristici". Nell'aula numero uno della facoltà di diritto della Sorbona, dove si svolge la conferenza, non appena inizia l'incontro una ragazza si alza e dice: "C'è un problema in questa conferenza. La Sorbona è un'università che fa suoi i valori della Francia. Si può discutere, ma non accogliere un terrorista". Un militante la mette a tacere. Indossa una t-shirt nera con la Cupola della roccia e la scritta "Al Quds" (Gerusalemme in arabo). Spintonano e picchiano la ragazza. Nelle prime file c'è chi grida "Palestina vivrà!". Il servizio d'ordine caccia la ragazza e altri studenti ebrei verso l'uscita. Un altro militante, con indosso la kefiah palestinese, grida "assassina" alla ragazza. Standing ovation finale per il fondamentalista islamico Fayyad. C'è chi ha fatto giustamente notare che sono stati due accademici siriani laureati alla Sorbona, affascinati dall'ideologia autocratica e messianica del nazismo, a fondare il Baathismo. Sono il cristiano greco-ortodosso Michel Aflaq e il musulmano Salah al Din al Bitar.

(Il Foglio, 21 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Rabbino Laras: "Questo Papa ha problemi di comunicazione"

Critiche dalla comunità ebraica dopo la decisione di Benedetto XVI di firmare il decreto sulla santità spirituale di Pio XII. Papa Pacelli, figura controversa, è accusato da più parti di avere taciuto di fronte alle atrocità dell'Olocausto. "Decisione che addolora" commenta a CNRmedia Giuseppe Laras, presidente della Assemblea Rabbinica Italiana
"Questa decisione addolora perché il richiamo a Pio XII ci fa ripiombare a sessanta anni fa, nel clima della seconda guerra mondiale e dell'antisemitismo. Ricordiamo che purtroppo il pontefice Pio XII avrà avuto le sue ragioni - che peraltro dovrebbero emergere quando verranno aperti gli archivi - ma non ha ritenuto di gridare di fronte al mondo in maniera forte e chiara la sua condanna del nazismo". Così a CNRmedia Giuseppe Laras, presidente della Assemblea Rabbinica Italiana commenta la decisione di Benedetto XVI di firmare il decreto sulla santità spirituale di Pio XII. "Questo pontefice - aggiunge Laras - è una figura problematica, che sembra dire cose che si prestano a contestazioni e le dice nel momento sbagliato. Ha problemi di comunicazione. Il suo predecessore non avrebbe compiuto questi errori strategici".

(CNR Media, 21 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

A rischio la visita del Papa alla sinagoga di Roma

ROMA, 21 dic. - E' a rischio la visita che il Papa dovrebbe compiere il prossimo 17 gennaio alla sinagoga di Roma, dopo la decisione di Benedetto XVI di far procedere il processo di beatificazione di Pio XII. Papa Pacelli, regnante dal 1939 al 1958, è accusato dagli ebrei di non aver fatto abbastanza per contrastare la shoah. La scelta di Ratzinger ha creato irritazione nella comunità ebraica mondiale e agitazione tra gli ebrei romani.
In queste ore, a quanto si apprende, sono in corso contatti tra il Palazzo apostolico e la comunità ebraica capitolina per tentare di salvare la prevista visita al tempio di lungotevere de' Cenci.

(Apcom, 21 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele manda l'esercito contro i coloni

Quattro anni dopo lo sgombero dalla Striscia di Gaza e dei suoi insediamenti, Tsahal (acronimo dell'esercito israeliano) progetta una nuova operazione in grande stile contro i coloni.
I piani prevedono il richiamo di sei brigate, nonché di unità di riservisti, dei servizi segreti, della polizia e della aviazione. Il tutto nell'intento di obbligare i 300mila coloni a rispettare il congelamento temporaneo dei nuovi progetti edili in Cisgiordania, decretato dal governo nel tentativo - finora vano - di rilanciare negoziati di pace con l'Anp (Autorità nazionale palestinese) di Abu Mazen.
Se i dirigenti del movimento dei coloni asseconderanno la politica del governo «non ci sarà necessità di ricorrere alla forza», ha precisato in giornata il ministro della difesa Ehud Barak. Ma se si ripeteranno le proteste e le violenze delle settimane scorse - è lasciato intendere - allora si ricorrerà alla coercizione. Interi insediamenti saranno isolati, la rete telefonica cellulare sarà schermata, la stampa sarà tenuta lontana. E ciò per consentire la demolizione di edifici illegali. Fra gli scenari presi in considerazione vi è l'eventualità che elementi estremisti fra i coloni possano aprire il fuoco contro i soldati. Le attività di Tsahal avrebbero dovuto cogliere di sorpresa gli abitanti degli insediamenti, forse già nei prossimi giorni. In giornata il portavoce militare ha precisato che i piani rivelati sono soltanto una prima bozza. Ha aggiunto che in caso di necessità saranno inviati negli insediamenti di preferenza agenti di polizia e della guardia di frontiera, e non soldati.

(il Giornale, 21 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ritrovato il cartello rubato ad Auschwitz: tagliato in tre pezzi, era in una casa

La polizia polacca ha annunciato questa notte di avere ritrovato l'iscrizione in tedesco "Arbeit macht frei", (il lavoro rende liberi), rubata venerdì sul luogo dell'ex campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau, nel sud della Polonia: cinque uomini sono stati arrestati.
«Abbiamo fermato cinque uomini nel nord della Polonia, hanno dai 20 ai 39 anni. L'iscrizione trovata è stata tagliata in tre pezzi», ha dichiarato il portavoce della polizia di Cracovia, Dariusz Nowak. «Sono stati arrestati poco prima della mezzanotte e la scritta è stata trovata in una casa», ha aggiunto.
I ladri sono dei pregiudicati, ma non dei neonazisti. «Possiamo dichiarare che nessuno dei cinque è membro di gruppi neonazisti...Il loro intento era senza dubbio solo di compiere un furto. Saremo in grado in seguito di stabilire se il reato sia stato commissionato oppure se (i ladri) abbiano agito di loro iniziativa», ha dichiarato in una conferenza stampa Andrzej Rokita, capo del distretto di polizia di Cracovia.
L'iscrizione in metallo, che misura 5 metri di lunghezza, era posta sopra la porta d'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz. La sua scomparsa aveva causato grande emozione e mobilitazione, in particolare in Israele. «E' un sollievo enorme. Siamo estremamente riconoscenti alla polizia che ha fatto un lavoro fantastico», ha dichiarato Pawel Sawicki, un portavoce del museo di Auschwitz. «Hanno trovato l'iscrizione in così poco tempo», ha sottolineato. «Questo simbolo, certamente uno dei più importanti del secolo scorso, potrà ritornare al suo posto», ha dichiarato.
«Siamo molto impazienti di vedere in quale stato è l'iscrizione. Secondo le informazioni in nostro possesso, è stata tagliata in pezzi. I nostri esperti cercheranno di sistemarla perché possa tornare il più rapidamente possibile al suo posto», ha commentato ancora Sawicki.
Il museo di Auschwitz si prepara a celebrare il 65esimo anniversario della liberazione dal campo di concentramento nazista, il 27 gennaio prossimo. Il museo e altre istituzioni avevano offerto una ricompensa di circa 30.000 euro per ogni informazione che avrebbe potuto permettere di trovare l'iscrizione e i responsabili del furto.
Da Israele si era levato un coro di indignazione. «E' un atto abominevole che è assimilabile alla profanazione», aveva dichiarato il vice Primo ministro e ministro dello Sviluppo regionale, Sylvan Shalom. «Questo gesto testimonia ancora una volta dell'odio e della violenza contro gli ebrei», aveva aggiunto Shalom. E il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva rivolto un appello al governo polacco affinché facesse il possibile per ritrovare l'iscrizione in ferro battuto. La polizia polacca aveva chiamato in aiuto anche l'Interpol e l'Europol.
La Germania nazista sterminò dal 1940 al 1945 ad Auschwitz-Birkenau circa un milione e centomila persone, di cui un milione di ebrei. Le altre vittime del campo furono soprattutto polacchi, rom e prigionieri sovietici.

(Il Sole 24 Ore, 21 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Casa di Riposo visitata dall'Asilo Gan Chaya

ROMA - I bambini del asilo Gan Chaya hanno visitato la Casa di Riposo ebraica allietando così la festa di Chanukà.
La condivisione della gioia dell'ebraismo con le persone anziane, oltre ad essere una grande Mitzvà, aiuta i bambini nella comprensione di una realtà diversa dalla loro.
Persone di una certa età, spesso con difficoltà motorie o visive e uditorie, hanno la stessa voglia di festeggiare e di partecipare alla vita sociale - religiosa come le persone più giovani. Anzi, per via della loro vita necessariamente circoscritta, avvertono un forte bisogno di sentirsi parte integrante della vita ebraica.
L'allegria e la gioia che i bambini possano offrire è vitale per il benessere degli anziani, ma anche i piccolini ne traggono beneficio. Il senso di realizzazione che anche un piccolino può provare nel vedere l'impatto positivo della sua presenza e delle sue azioni, la condivisione con persone inferme o portatori di handicap, la sensazione di dare in modo altruista all'altro, sono tutte lezioni di vita importantissime che vengono assorbite facendo, non solo ascoltando.
I bambini hanno acceso la Chanucchià nella Casa di Riposo cantando le brachot poi hanno cantato e ballato le canzoni di Chanuccà, hanno scambiato doni con gli anziani e hanno chiacchierato con loro mentre gustavano una ricca merenda. Alla conclusione della visita, li è stata rivolta una richiesta unanime: "Tornate presto!".

(Chabad Lubavitch Italia, 21 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Shoah: appello di Netanyahu alla Polonia

GERUSALEMME, 20 dic - Israele ha fatto appello alla Polonia affinche' individui i responsabili del furto della scritta dall'ingresso del campo di Auschwitz.
'Mi rivolgo al governo polacco - ha detto il premier israeliano Netanyahu - affinche' trovi i depravati criminali che hanno profanato il luogo dove oltre un milione di ebrei furono sterminati'. Venerdi', ignoti hanno sottratto il cartello con la scritta 'Arbeit Macht Frei' (il lavoro rende liberi), posta dai nazisti sopra il cancello del campo di sterminio.

(ANSA, 20 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Pio XII: "virtù eroiche" e perplessità ebraiche

"Non possiamo in alcun modo interferire su decisioni interne della Chiesa che riguardano le sue libere espressioni religiose". Se tuttavia la decisione di riconoscere le cosiddette "virtù eroiche" di papa Pio XII "dovesse implicare un giudizio definitivo e unilaterale sull'operato storico di Pio XII ribadiamo che la nostra valutazione rimane critica". I leader ebraici italiani hanno espresso perplessità e dissenso con voce alta e unita di fronte alla decisione vaticana che potrebbe preludere alla beatificazione di papa Pio XII. In un comunicato congiunto, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e il Presidente della Comunità ebraica della Capitale Riccardo Pacifici affermano che "La Commissione congiunta degli storici del mondo ebraico e del Vaticano è ancora in attesa di accedere agli archivi di quel periodo. Non dimentichiamo le deportazioni degli ebrei dall'Italia e in particolare il treno di 1021 deportati del 16 ottobre 1943 che partì verso Auschwitz dalla stazione Tiburtina di Roma nel silenzio di Pio XII". "Il mondo ebraico - proseguono il rav Di Segni e i presidenti Gattegna e Pacifici - continua a essere riconoscente ai singoli e alle istituzioni della Chiesa che si adoperarono per salvare gli ebrei perseguitati".

(Notiziario Ucei, 20 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

«Non possiamo dimenticare quel treno partito per Auschwitz nel silenzio»

ROMA - Usciti dallo Shabbat, gli ebrei riaccendono i telefoni e si confrontano, cercando le parole adatte a esprimere il disagio, fortissimo, ma anche la distanza, e l'equilibrio sembra impossibile. In serata arriva il comunicato congiunto, che rappresenta la valutazione ufficiale del mondo ebraico italiano sulla spinosa vicenda. «A proposito della firma del decreto sulle virtù eroiche di papa Pio XII precisiamo che non possiamo in alcun modo interferire su decisioni interne della Chiesa che riguardano le sue libere espressioni religiose. Se tuttavia la decisione di oggi dovesse implicare un giudizio definitivo e unilaterale sull'operato storico di Pio XII ribadiamo che la nostra valutazione rimane critica». A firmarlo sono il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni, il presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) Renzo Gattegna e il presidente della Comunità di Roma Riccardo Pacifici. La critica, che parte da lontano, da quando per la prima volta si ipotizzò la beatificazione del Papa colpevole a giudizio di gran parte del mondo ebraico di un silenzio troppo grande, viene così articolata: «La commissione congiunta degli storici del mondo ebraico e del Vaticano - prosegue la nota - è ancora in attesa di accedere agli archivi di quel periodo. Non dimentichiamo le deportazioni degli ebrei dall'Italia e in particolare il treno di 1021 deportati del 16 ottobre 1943 che partì verso Auschwitz dalla stazione Tiburtina di Roma nel silenzio di Pio XII. Il mondo ebraico - concludono Di Segni, Pacifici e Gattegna - continua ad essere riconoscente ai singoli e alle istituzioni della Chiesa che si adoperarono per salvare gli ebrei perseguitati». «La questione degli archivi del Vaticano resta apertissima - spiega Marcello Pezzetti, direttore della Fondazione Museo della Shoah di Roma - Noi storici non abbiamo mai avuto accesso ad alcun documento successivo al settembre del '43, abbiamo potuto analizzare solo una selezione scelta dalla Santa Sede. Si dice che Pio XII poco dopo il rastrellamento del ghetto emanò una direttiva con cui chiedeva alle istituzioni religiose di accogliere gli ebrei: bene, ma questo documento noi non l'abbiamo mai visto. Se le carte fossero pubbliche si porrebbe fine a queste ipotesi e illazioni che non depongono certamente a favore di Pio XII. Ritengo che questa decisione intaccherà negativamente i rapporti col mondo ebraico; come si fa a fare santa una persona che non ha scomunicato un regime dichiaratamente omicida, cheha ucciso i disabili, gli ebrei, gli zingari... Si avvicina la visita di Ratzinger in sinagoga, il 17 gennaio: penso che i sopravvissuti allo sterminio esprimeranno la loro legittima protesta». Dubbi, critiche, sconcerto agitano la comunità ebraica. La storica Anna Foa dichiara di «essere contraria sia alla leggenda nera su Pio XII», che lo vuole connivente col regime nazifascista «che alla leggenda rosa», ritenendo entrambe deformazioni della realtà, ma riconosce «alla Chiesa il diritto di far santo chi vuole». Stesso concetto esprime Giuseppe Laras, presidente dell'Assemblea rabbinica italiana: «Il processo di beatificazione è una questione interna della Chiesa che va rispettata. Ma non posso non pensare a ci che accadde al tempo della Shoah. La figura di questo pontefice controversa: comunque non seppe gridare forte il suo sdegno e la sua opposizione allo sterminio». «Bisogna scindere l'aspetto teologico dal giudizio storico - aggiunge Guido Vitale, direttore del periodico Pagine ebraiche - Ma sarebbe ingenuo pensare che il dialogo sia una strada facile, senza ambiguità». E a questo proposito Vitale descrive la vignetta di Enea Riboldi che uscirà sul prossimo numero: Benedetto XVI a mo' di funambolo che attraversa il Tevere sul filo col bilanciere: uno dei due pesi dice dialogo, l'altro conversione . Come a dire, tutto ancora. in salita.

(Il Messaggero, 20 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Piero Terracina: «Se Pio XII avesse fatto un gesto, molti romani si sarebbero salvati»

di Raffaella Troili

ROMA (20 dicembre) - Al silenzio della Chiesa e di Pio XII, Piero Terracina contrappone la voce del cuore, non potrebbe fare altrimenti. Il suo è il commento dell'ebreo romano, ragazzo deportato ad Auschwitz il 7 aprile del '44, che ancora conta i nomi dei morti dentro la famiglia. E ora che Papa Pacelli - figura controversa per il suo atteggiamento verso la Shoah - si avvia a diventare beato (Benedetto XVI ha firmato il decreto per le virtù eroiche, nonostante la Comunità ebraica l'abbia sempre osteggiato), Terracina prende le distanze: «E' una cosa tutta interna alla Chiesa», però...
«Però credo sia opportuna una riflessione sulla visita del Papa in Sinagoga in programma il 17 gennaio. Le decisioni le prenderanno quanti devono farlo, ma un momento di riflessione serve». Aveva 15 anni quando venne arrestato dalle Ss e deportato ad Auschwitz insieme ad altri sette membri della famiglia. Tornò a Roma da solo, unico superstite, due anni dopo. «Del silenzio della Chiesa e in particolare di Pio XII ne abbiamo sempre parlato. Di una cosa resto convinto: che se quel 16 ottobre del '43, quando avvenne la razzia degli ebrei romani dal Ghetto, quando per due giorni restarono chiusi nel Collegio militare di via della Lungara, a 300 metri dal Vaticano, il Papa fosse uscito, avesse fatto un cenno, un gesto...». E in testa ha un'immagine che poteva essere e non è stata. «Se solo avesse aperto le braccia, e mi riferisco a quelle bellissime immagini che testimoniano la sua visita a San Lorenzo bombardata nello stesso anno, gli ebrei romani non sarebbero stati deportati». Così non è stato. «Anzi, silenzio più totale. Eppure Himmler ha atteso due giorni prima di partire, si dice che aspettasse le reazioni del Vaticano».
Alla fine il treno è partito. A bordo 1023 ebrei romani, uno aveva un giorno. Appena arrivati, dalle selezioni, ne uscirono vivi meno di 300. A casa ritornarono in 16, una donna sola. «E' naturale che io pensi che non sarebbero stati assassinati se ci fosse stato un intervento reale della Chiesa. Non voglio arrivare a dire che il silenzio è una complicità ma quello che è successo a Roma, dove risiedeva il Papa, si poteva evitare. Ma la storia non è fatta di se e ma». Sospira Terracina e prende di nuovo le distanze, però s'interroga: «Noi non veneriamo i santi, non crediamo alla santità delle persone. Abbiamo solo un santo, ed è il Signore. Ma non credo che un Santo sarebbe stato in silenzio, a guardare. Un santo non può avere paura, ha sempre la protezione del Signore. E poi, quanti santi si sono sacrificati per salvare altre vite? Ecco, sulla santità di Pio XII esprimo qualche dubbio, quantomeno in quel momento storico non l'ha dimostrata, se la Chiesa pensa che sia opportuno...».

(Il Messaggero, 20 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Camper pubblicizza Chanukà

di Menachem Lazar

MILANO - Il Beit Chabad di Milano ha noleggiato un camper per la settimana di Chanukà per pubblicizzare il miracolo di Chanukà in città e nelle località sciistiche con centinaia di turisti israeliani.
I ragazzi della Yeshiva insieme a Rav Sendi Wilshanski si sono fermati in diversi punti a Milano e hanno acceso le Chanukiot con diversi ebrei.
I ragazzi della Yeshiva sono poi partiti a visitare diverse località sciistiche dove si trovano turisti israeliani.
La prima località era al Passo del Tonale dove c'erano circa 300 israeliani, lì i ragazzi hanno radunato tutti, adulti e bambini, e dopo aver raccontato la storia di Chanukà hanno acceso la Chanukià e distribuito i tradizionali bomboloni.

(Chabad.Italia, 20 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"Wojtyla e Pio XII beati". Ratzinger firma il decreto

Svolta di Benedetto XVI su Pacelli: Ebrei critici per i silenzi sulla Shoah

CITTA' DEL VATICANO - Benedetto XVI, con un gesto a sorpresa e inatteso, ha deciso di sbloccare il processo di beatificazione di Pio XII, fermo da tempo anche a causa delle polemiche sui suoi presunti silenzi davanti alla Shoah. Papa Ratzinger ha infatti firmato oggi, insieme alla pratica riguardante Giovanni Paolo II, il decreto che riconosce «le virtù eroiche» di Eugenio Pacelli, nato a Roma nel marzo nel 1876 e papa dal 1939 al 1958.
L'8 maggio 2007 la commissione di cardinali e vescovi della Congregazione per le cause dei santi si era pronunciata all'unanimità sulla eroicità delle virtù di Pio XII, ma il Papa non aveva firmato fino ad oggi il decreto relativo. Frattanto, nel dicembre del 2007 Benedetto XVI aveva istituito una commissione speciale per studiare il dossier della causa, dando il via in pratica a un supplemento di indagine e di riflessione, che evidentemente si è concluso dando un parere positivo. Una parte del mondo ebraico ha sempre mostrato avversità nei confronti di Pacelli, accusandolo di aver taciuto di fronte all'Olocausto. Alcune organizzazioni ed anche autorevoli rabbini hanno chiesto la moratoria alla beatificazione, fino a quando non saranno pubblicati i documenti degli archivi vaticani relativi al pontificato pacelliano....

(La Stampa, 19 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Abu Mazen meglio di Hamas

Ma non a Gaza, secondo un sondaggio

TEL AVIV, 19 dic - La popolazione di Cisgiordania e Striscia di Gaza accredita al 74enne Abu Mazen, successore moderato di Yasser Arafat, un 54% di consensi.Lo afferma una rilevazione realizzata dal Centro palestinese per la politica e le ricerche statistiche di Khalil Shikaki, secondo cui solo il 38% viene attribuito a qualunque candidato di Hamas. Il movimento islamico-radicale avversario, infatti, che controlla la Striscia di Gaza, resta saldo nella sua roccaforte.

(ANSA, 19 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~



Un gioco che può aiutare a far capire che cosa significhi per Israele stare sotto la minaccia continua di missili da Gaza e dal Libano.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Sparano a egiziani, costruivano una barriera contro i tunnel di Gaza

Si tratta del quarto "attacco", nessun ferito

GAZA, 19 dic. - Spari dalla Striscia di Gaza contro degli operai egiziani intenti a installare una barriera metallica sotterranea con lo scopo di bloccare i tunnel usati per il contrabbando di armi.
Le autorità egiziane e palestinesi - parlando sotto condizione di anonimato - hanno riferito che i colpi sono stati esplosi questa mattina e che nessuno è rimasto ferito. Si tratta del quarto incidente simile, da quando gli operai hanno cominciato a costruire la barriera diverse settimane fa.
La costruzione punta a rafforzare l'embargo imposto su Gaza dopo che il movimento radicale islamico Hamas ha preso il potere nel 2007. La barriera ha peggiorato inoltre le relazioni tra Egitto e Hamas, che fa affidamento sui tunnel per trasportare la maggior parte delle merci, tra cui anche le armi.

(Apcom, 19 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il sopravvissuto Shlomo Venezia: «Vogliono cancellare la Storia»

Shlomo Venezia
Il più qualificato testimone ancora in vita degli orrori di Auschwitz scuote la testa desolato. «Non mi meraviglio più di niente. Un po' alla volta vogliono cancellare Auschwitz. Ci sono molte persone, per lo più negazionisti, che stanno cercando di fare di tutto. Spero che si trovino gli autori». Così Shlomo Venezia, ebreo romano, unico sopravvissuto del campo di Auschwitz-Birkenau tra i deportati che furono scelti dai nazisti per lavorare nei forni crematori, ha commentato il furto del cartello con la scritta «Arbeit Macht Frei». Venezia ha spiegato che vedendo la scritta (che in tedesco significa «il lavoro rende liberi») all'ingresso del campo «tutti quelli nuovi che arrivavano credevano che più lavoravano e prima potevano tornare liberi, invece era tutto il contrario: più lavoravano e più diventavano deboli, deperivano e quindi morivano. Non c'era via di scampo. Era una presa in giro, la scritta era messa lì apposta per indurre le persone a lavorare».

(il Giornale, 19 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"L'inganno di quelle parole"

Parla Alberto Sed, sopravvisuto alla prigionia nel lager nazista. Il ricordo: l'unica libertà che avevamo era quella di morire.

di Nicola Bultrini

«Il lavoro rende liberi», la tragica insegna all'ingresso di Auschwitz, Alberto Sed l'ha letta quando aveva 15 anni ed è entrato nel campo con la madre e tre sorelle e gli altri ebrei del ghetto di Roma. «Per me quell'insegna rappresentava un inganno. Significava che eravamo solo liberi di morire. Certo, oggi ha un valore simbolico, se però si racconta esattamente cosa era realmente il lager. Non mi stupisce che sia stata rubata. Forse qualcuno vuole rimuovere la memoria, che invece è fondamentale, soprattutto per le giovani generazioni»
.
- Lei è la testimonianza vivente di quella tragica pagina della storia. Che cosa era Auschwitz ?
- «Un inferno. Vedevo morire centinaia di persone ogni giorno, e non parlo solo di quelli che finivano nei forni. Uomini cadevano a terra morti di stenti oppure si buttavano contro i reticolati per essere fulminati dalla corrente elettrica. Altri venivano impiccati, uccisi a bastonate, torturati. Era così tutti i giorni. Due internati francesi, indicandomi le ciminiere dei forni, mi spiegarono che servivano per il riscaldamento e che a bruciare erano anche mia madre e mia sorella. Così seppi della loro morte. Mia sorella più piccola invece fu risparmiata dai lavori pesanti. Infatti, essendo bionda e con gli occhi azzurri, doveva essere a disposizione di Mengele per i suoi esperimenti. È stata lei a raccontarmi della fine dell'altra sorella; sbranata dai cani delle SS per il loro divertimento. La morte era dappertutto».

- Ma lei ha trovato la forza di resistere e oggi di raccontare…
- «Nel campo potevo e dovevo pensare soltanto alla mia sopravvivenza. Del resto eravamo tenuti ad una obbedienza cieca e assoluta. Dovevo adattarmi a mangiare qualsiasi cosa, a fare tutto quello che mi veniva ordinato. Quando lavoravo ai treni dovevo aiutare a far scendere i bambini. Le SS mi chiedevano di lanciarli sul carro che li portava ai forni. Pensavo che fosse per fare più in fretta. Invece era per potergli sparare in aria, come al tiro a segno. Da allora non ho potuto più prendere in braccio un bambino. Ogni giorno era sempre peggio, un incubo che sembrava non finire mai. È difficile capire cosa abbia significato vivere una tale esperienza. Quando mi hanno preso avevo appena 15 anni e sono stato ad Auschwitz per 13 mesi, poi mi hanno trasferito alle miniere di carbone. Solo dopo 50 anni ho trovato la forza di raccontare. Ma sono immagini che ho sempre davanti agli occhi. Attuali e reali come se tutto fosse accaduto poco fa. Non potrò mai dimenticare».

(Il Tempo, 19 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La Fiom aderisce alla marcia per la libertà di Gaza

"La Fiom aderisce e partecipa alla marcia per la libertà di Gaza del 31 dicembre, insieme a oltre 1.500 partecipanti da tutto il mondo, di cui oltre 600 da paesi europei". E' quanto annuncia in una nota il sindacato delle tute blu Cgil che invita a sostenere la marcia con iniziative anche in Italia.
"Aderiamo all'appello lanciato da un'ampia coalizione di personalità internazionali, europee, palestinesi e israeliane - scrive la Fiom - per realizzare questo evento storico e per dire con forza che la comunità internazionale deve agire per far rispettare la legalità internazionale e i diritti umani, per mettere fine all'assedio".
"Con la marcia per la libertà di Gaza - prosegue la nota - insieme a migliaia dei suoi abitanti, chiediamo anche la fine dell'occupazione israeliana ed esprimiamo il nostro sostegno all'unità del popolo palestinese e alla sua resistenza nonviolenta duramente repressa dall'esercito israeliano".
La Fiom conclude esprimendo "solidarietà e ringraziamento a tutte le organizzazioni che parteciperanno alla marcia" e stringendosi "con solidarietà e affetto particolare alla popolazione di Gaza".

(RassegnaOnline, 18 dicembre 2009)

COMMENTO - “... esprimiamo il nostro sostegno all'unità del popolo palestinese e alla sua resistenza nonviolenta duramente repressa dall'esercito israeliano". Interessante soprattutto il riferimento alla resistenza non violenta. E’ sempre bene sapere da che parte si sta. E tu ...



~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hanukkah con il Benè Berith


ROMA - Ha attirato l'attenzione e la curiosità dei passanti, oltre che gli auguri di qualche turista americano di passaggio, l'accensione della Hanukkiah promossa ieri dal Bene Berith a Roma a largo Goldoni, in pieno centro.
Nella direttrice che va da piazza di Spagna a via Tomacelli, nelle strade dello shopping romano solitamente a panneggio dei grandi marchi del lusso, il presidente del benè Berith Sandro di Castro, il capo rabbino di Roma Riccardo di Segni il presidente della Cer Riccardo Pacifici hanno acceso la Hanukkiah coadiuvati dai consiglieri UCEI Claudia de Benedetti e Yoram Ortona, adempiendo così alla Mitzvà di pubblicizzare il miracolo che Hanukkah ricorda.
A seguire un piccolo cocktail nella boutique Fay offerto dall'imprenditore Diego Della Valle. In occasione della accensione della Hanukkiah l'associazione Benè Berith ha promosso una raccolta benefica a favore del reparto oncologico pediatrico del Policlinico Umberto primo di Roma.

(Notiziario Ucei, 18 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La Torah ed i guantoni-"Sarò il rabbino del ring"

Foreman, da Israele al titolo mondiale. Yuri ha il cognome del grande George. "Studio la kabbalah mi piace Tyson: che c'è di strano?" La famiglia scappò da Chernobyl, lui si allenava nei Territori: "Con gli arabi quante botte"-

di Emanuela Audisio

Yuri Foreman
NEW YORK - Tutti i pugili pregano. Per la vita e per la borsa. Ma lui lo fa per professione. Un pugile che ti stende mentre studia la Torah non s'era mai visto. Il ring non è posto da rabbini, non è religioso fare male a se stessi e agli altri. "Basta con i falsi stereotipi. Gli ebrei sono visti come esseri fragili, vittime ideali, gente intellettuale, che lavora in banca o da avvocato, dal fisico sgraziato e disgraziato, che non sa combattere. La nostra immagine, dagli anni Venti-Trenta, è quella di un popolo passivo. Io voglio restare in piedi e cambiare tutto questo". Yuri ha 29 anni, viene dalla Bielorussia, si presenta in palestra con i tzitzit, è "l'altro Foreman". Nel senso che si chiama come il grande George che sfidò Muhammad Alì a Kinshasa. Ma non è nero, è ebreo, studia ogni mattina il Talmud alla scuola Iyyun, a Brooklyn, con il rabbino Dovber Pinson. "Mi mancano un paio d'anni per diventare rav, è dura, ma serve anche fare muscoli al cervello, una mente senza forza fisica è niente. Ho visto la foto di Berlusconi sul giornale, gli do la mia solidarietà, ha riportato ferite da pugile, naso e denti rotti".
Yuri Foreman è da poco campione mondiale dei superwelter, il primo di Israele, combatte con la stella di David ricamata su accappatoio e calzoncini. "Sono nato a Gomel, in Bielorussia, figlio unico, a sette anni ho iniziato a praticare il nuoto, ma vivevamo accanto a Chernobyl, e quando è scoppiato il reattore ci hanno evacuato in Estonia per tre mesi. Quando sono rientrato i commenti antisemitici degli altri ragazzini mi hanno impedito di tornare in piscina, mia madre allora mi ha iscritto al pugilato e me ne sono innamorato. Anche perché mi ha permesso di dare una lezione ai bulli. Nel '91 siamo emigrati in Israele, ma le cose non sono migliorate. Lì non ci sono posti per fare boxe, mancano le palestre, non è uno sport popolare, preferiscono calcio e basket. Vivevamo a Haifa e per allenarmi andavo nei territori occupati, nonostante i check-point, i pericoli e le difficoltà burocratiche, perché invece agli arabi il pugilato piace tantissimo. Ma ne ho prese di botte, tutti i palestinesi mi guardavano con odio e volevano dare una lezione, anzi una punizione, al ragazzino ebreo. Si sa che la boxe serve per regolare altri conti e per farsi rispettare. Però una sera sono tornato a casa e ho detto a papà che volevo andare in America. Era il 2000, avevo 19 anni, non ero molto religioso, e stravedevo per Mike Tyson, lo so un'altra contraddizione, perché nella vita è un tipo che ha sbagliato tutto".
A New York frequenta la mitica Gleason's Gym, quella di "Million Dollar Baby". E lì incontra Leyla Leidecker, ungherese, diventata ebrea nel 2006, ex modella, pugile dilettante, che gli suggerisce di studiare la kabbalah. "Io lavoravo dalle 9 alle 6 del pomeriggio, consegnavo vestiti, e poi andavo ad allenarmi. Confesso che sono entrato in crisi, volevo mollare il ring, non ce la facevo più. Ma quando me ne sono andato da Israele molti amici mi hanno detto: vedrai, ritornerai. E io non volevo tornare indietro da ebreo sconfitto. Tengo duro anche a scuola di religione, ma il Shulchan Aruch è difficile e l'aramaico incomprensibile, bisogna studiare il codice delle leggi: quale mano ti lavi prima quando ti svegli, cosa mangiare, come comportarsi con tua moglie. Tutti i combattimenti sono di sabato, ma dopo le nove di sera, quindi io osservo il riposo e prego, recito i salmi, anche prima di salire sul ring. Spengo il cellulare e se il sole non è calato mi rifiuto di andare a combattere. La comunità ebrea mi ha appoggiato, anche se in molti mi spingono a decidere. A me piacerebbe un giorno tornare in Russia ad aiutare i bambini e avere una mia comunità".
Il rabbino Joseph Potasnik, vice presidente del consiglio dei Rabbi di New York, sostiene che le due carriere sono inconciliabili: "Rispetto Foreman, ma deve ammettere la sua contraddizione". Benjamin Blech, assistente di Talmud alla Yeshiva University, dice invece che avere un rabbino, campione del mondo di pugilato, può migliorare l'immagine degli ebrei. Ci sono stati molti grandi pugili ebrei, ma nessuno che abbia combattuto per Israele. Foreman lo sa, la boxe non è per tutti. "E' una carriera che non consiglio, bisogna essere forti e saper incassare. Molta gente in Europa crede che il ring sia solo per i neri perché sono una categoria povera e oppressa, senza buone scelte di lavoro, costretta a usare il fisico e non la testa, anch'io prima pensavo così, ma la verità è che tutto dipende dalla voglia che hai e non dal colore della pelle. Quando le cose si mettono male, bisogna resistere, andare avanti, e continuare a provarci. Just a little bit harder. Ora però, scusi, vado a fare a cazzotti". E il rabbino del ko comincia a picchiare.

(la Repubblica, 18 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Furto-profanazione ad Auschwitz. rubata l'insegna "Arbeit macht frei"

Nel campo di sterminio nazista furono uccise oltre un milione di persone.
Il portavoce: "E' il primo furto così grave, e vergognoso, ai danni del sito"


VARSAVIA - Svitata da un lato e strappata dall'altro. Così è stato rubata l'insegna in ferro battuto, tragicamente celebre, che reca la scritta "Arbeit macht frei" ("Il lavoro rende liberi"), che campeggiava al di sopra del cancello di ingresso del campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, nel sud della Polonia.
Il furto, compiuto - come riferisce la polizia polacca - fra le tre e le cinque della scorsa notte, non sembra essere una semplice bravata: i ladri hanno infatti reciso il filo spinato che costeggia la rete che delimita il campo, un'operazione quindi complessa che solo dei "professionisti" avrebbero potuto compiere. I ladri sembravano essere a conoscenza anche della posizione delle telecamere di sorveglianza.
"Si tratta del primo caso così grave di furto in questo luogo - spiega un portavoce del museo di Auschwitz, Jeroslaw Mensfeld - è una profanazione vergognosa nel luogo in cui oltre un milione di persone sono state assassinate".
L'iscrizione in ferro battuto, costruita dagli stessi prigionieri e installata nel 1940, non era difficile da staccare, ha precisato Mensfeld, "ma bisognava saperlo". Di notte, il campo è chiuso e sorvegliato da vigilantes. Ora all'esame degli inquirenti ci sono anche videoriprese della notte, intorno e dentro il sito.
Tra il 1940 e il 1945, nel campo di Auschwitz-Birchenau i nazisti sterminarono oltre un milione di persone, di cui un milione di ebrei. Fra le altre vittime, soprattutto polacchi non ebrei, rom e prigionieri di guerra sovietici. Le autorità del museo hanno già provveduto a installare all'ingresso del campo una copia della scritta, realizzata in occasione di un periodo di restauro dell'originale, divenuto in tutto il mondo il triste simbolo dell'Olocausto.

La donazione.
Proprio ieri il governo tedesco aveva annunciato di essere pronto a una donazione di 60 milioni di euro per la manutenzione dell'ex lager. Una cifra che rappresenta la metà del denaro necessario a preservare quel che resta delle baracche e delle camere a gas del più noto dei campi di concentramento nazista. Alla fine della guerra, oltre 200 ettari del campo furono trasformati in museo, visitato ogni anno da centinaia di migliaia di persone. Ma i proventi dei biglietti non sono sufficienti a mantenere il grande sito, con i suoi 155 edifici, le 300 strutture in rovina e centinaia di migliaia di reperti, in gran parte effetti personali dei prigionieri. Non mancano iniziative di sostegno che coinvolgono i visitatori, come la richiesta di un'offerta spontanea dal titolo "Compra un mattone".
Quanto alla donazione della Germania, Mensfelt l'ha definita "enorme", ed ha auspicato che anche altri paesi possano seguire l'esempio con altri contributi in risposta all'appello lanciato dal governo polacco. Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha detto che la donazione di Berlino rispecchia la "responsabilità storica" dei tedeschi. Per il momento, anche la Gran Bretagna ha dato la sua disponibilità.

(la Repubblica, 18 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, l'economia è pronta a ripartire

Per il 2010 la crescita accelererà a circa il 3% con il rimbalzo del consumo e dell'investimento. Analisi di Barclays Capital

a cura di Stefania Basso

Israele ha superato la recessione riportando solo qualche lieve danno e l'economia è pronta a riprendere la crescita. Sono tre i fattori, secondo noi, che spiegano la sovraperformance di Israele: il settore finanziario di Israele non è vulnerabile come quello di altri Paesi e quindi non ha subìto un grave danno al bilancio; il declino della domanda domestica è stato limitato dalla radicale politica monetaria espansiva; e il miglioramento delle esportazioni nette ha controbilanciato il calo della domanda domestica.
    L'economia di Israele ha dimostrato di essere sorprendentemente elastica durante la recessione globale. La produzione è scesa solo dell'1,2% nel quarto trimestre del 2008 e nel primo trimestre del 2009 e la crescita complessiva sarà positiva nel 2009. Per il 2010 prevediamo che la crescita accelererà a circa il 3% poiché il consumo e l'investimento rimbalzeranno.
    La contrazione del consumo domestico nel 2009 è stato lieve se paragonato ad altri Paesi, e il calo nell'investimento è stato meno grave rispetto alla recessione del 2001. Il sistema finanziario di Israele si è rivelato elastico e non si temono bolle sul credito. Il credito è già sceso al 115% del pil da oltre il 130% nel 2002. Nella prima metà del 2009, il credito in generale è sceso, ma entro il terzo trimestre del 2009 il credito ha iniziato già ad aumentare e non c'è stato calo anno su anno. Dunque le banche hanno retto bene ed anche il mercato residenziale, in particolare, ha resistito bene. Prima della recessione, i prezzi delle case oscillavano al rialzo dopo essere stati patti per alcuni anni e i prezzi hanno continuato a salire durante la recessione. Nel complesso, le banche non hanno affrontato difficoltà finanziarie tanto a livello collettivo quanto individuale.
    La politica fiscale non ha contribuito molto agli sforzi anti-recessione. Si prevede che il deficit aumenterà al 4-5% del pil nel 2009, rispetto all'1,2% dello scorso anno. La maggior parte dell'espansione del deficit proviene dalle perdite delle entrate indotte dalla recessione.
    La radicale politica monetaria adottata dalla Banca Centrale di Israele (BOI) ha attenuato gli effetti della recessione globale. I tassi sono stati abbassati allo 0,5%, in linea con le politche monetarie dei Paesi G3 ma a differenza di questi l'inflazione non è mai scesa molto in Israele e il calo della crescita è stato lieve. I tassi di interesse di Israele sono negativi dal 2008. Secondo noi, se la BOI non avesse adottato una politica monetaria così espansiva, la recessione sarebbe stata più profonda e la deflazione avrebbe potuto caratterizzare il Paese.
    La BOI è stata la prima Banca Centrale ad adottare una politica monetaria restrittiva, aumentando i tassi di 25 punti base lo scorso agosto e poi di nuovo a novembre. La BOI aumenterà gradualmente i tassi e, secondo noi, li porterà al 3% entro la fine del 2010.
    Uno dei fattori principali che hanno favorito il consolidamento della crescita economica in Israele è stato il miglioramento delle esportazioni nette. Il forte calo dei volumi di esportazione causato dalla discesa della domanda globale è stato controbilanciato dagli sviluppi in termini di commercio e dal calo dei volumi di importazione, che hanno portato a un miglioramento della bilancia commerciale. Questo è successo anche in molti altri Paesi. Nel calo di Israele, le esportazioni di software per Israele hanno resistito particolarmente bene. Con la ripresa dell'economia globale, ci attendiamo una forte ripresa delle esportazioni e delle importazioni. Anche gli afflussi di capitale dovrebbero risollevarsi.

(FondiOnLine.it, 18 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Arabia saudita - Donna condannata a 40 frustate: "Era con due uomini"

La 75enne Khamisa Muhammad Sawadi, di nazionalità siriana, è stata condannata con sentenza definitiva dalla Corte d'appello saudita al carcere e alla fustigazione per essere stata trovata il 21 aprile del 2008 dalla polizia del paese arabo in compagnia di due uomini sauditi, Fahd e Hadian. Secondo quanto riporta il giornale arabo 'al-Quds al-Arabì, la Corte d'appello non ha accordato il ricorso dei tre imputati alla Corte suprema e il ministero degli Interni saudita ha ordinato l'immediata esecuzione della pena, nonostante i protagonisti della vicenda assicurino che tra loro non c'è mai stata alcuna relazione intima. Secondo la sharia, uomini e donne non imparentati o legati da vincolo matrimoniale non possono frequentarsi o rimanere da soli in un luogo chiuso, se non in presenza del marito o di un parente della donna. La questione ha diviso l'opinione pubblica saudita dopo la sentenza che ha condannato Khamisa e Fahd a 4 mesi di reclusione e 40 frustate, mentre Hadian, il terzo imputato, a 6 mesi di carcere e 60 frustate. La vicenda si inserisce in un clima gia teso in Arabia Saudita sulla questione delle classi miste, scaturito da un articolo del direttore della polizia religiosa della Mecca, Ahmad al-Ghamidi, pubblicato nei giorni scorsi dal gionrale 'Okaz' in cui difendeva, basandosi sui dettami della sharia, la frequentazione in pubblico tra uomini e donne e le classi miste nelle università. Giuristi e scrittori sauditi hanno espresso la loro indignazione per la vicenda di Khamisa, mentre Amnesty International sostiene che i tre imputati siano stati arrestati proprio dalla polizia religiosa saudita. Durante il processo, Fahd e Hadian hanno affermato di non aver avuto nessuna relazione illecita con la donna, ma di averla solo aiutata portandole del cibo a casa. Fahd inoltre ha detto di considerarsi praticamente un parente della donna visto che da piccolo era stato allattato da lei.

(Leggo Online, 18 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Spari contro la nuova barriera

Lavori in corso per costruzione del muro da parte dell'Egitto

RAFAH, 17 dic - Alcuni palestinesi hanno sparato colpi di arma da fuoco contro i lavori per la costruzione, da parte dell'Egitto, di una nuova barriera. L'obiettivo della barriera e' quello di ostacolare lo scavo di nuovi tunnel tra la Striscia di Gaza ed il territorio egiziano. I lavori della barriera, costruita in acciaio e sotterranea, come confermato oggi da un giornale governativo egiziano, sono stati temporaneamente sospesi. Gli spari, avvenuti ieri sera, non avrebbero causato danni.

(ANSA, 17 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele - Agenti arabi nella polizia da gennaio 2010

L'iniziativa è del ministro della Pubblica Sicurezza Yitzhak Aharonovich - Alcune centinaia di agenti e ufficiali arabi saranno arruolati nella polizia israeliana a partire da gennaio 2010. Lo ha annunciato ai media il ministro della Pubblica Sicurezza, Yitzhak Aharonovich, esponente di Israek Beitenu, partito della destra radicale laica. L'iniziativa, prima del genere in Israele, partirà il prossimo 25 gennaio. Il ministro ha dichiarato di aver incontrato il favore delle amministrazioni locali di comunità a maggioranza araba, dove il provvedimento sarebbe utile a consolidare l'ordine pubblico e a creare maggiore fiducia nelle forze dell'ordine. Gli arabi israeliani sono circa un milione e mezzo su una popolazione totale di 7,5 milioni. Esenti dall'obbligo di leva, non hanno goduto fino ad oggi di alcuna rappresentanza nelle forze di polizia, eccezion fatta per alcune minoranze.

(PeaceReporter, 17 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gerusalemme: Sindaco e Chabad al Tempio Italiano

Nir Barkat
GERUSALEMME - La Comunità Ebraica Italiana di Gerusalemme ha celebrato la festa di Chanukà in grande stile con la presenza del sindaco di Gerusalemme Nir Barkat.
Davanti alla porta del Tempio Italiano in Rechov Hillel, il sindaco ha promesso di continuare a migliorare l'educazione e l'istruzione. La parola è poi stata ceduta a Rav Naftali Roth, direttore del centro di educazione Chassidica Chabad a Gerusalemme, il quale ha ricordato l'importanza della festa di Chanukà anche in questi giorni e ha spiegato l'importanza di pubblicizzare il miracolo dicendo che Chabad ne ha poste per 950 in tutta Gerusalemme.
La Chanukià è poi stata accesa da Emanuel Lazar, figlio del Avv. Beniamino Lazar, presidente del Comites Israele, che ha intonato le Berachot con la melodia del Minhag Bené Romi.
Dopo di che un coro di ragazzi di origine italiana ha intonato Mizmor shir hanukkat habait leDavid con la stessa melodia che si canta tutt'ora a Roma. Dopo la cerimonia, nel piazzale antistante, c'e' stato uno spettacolo di fuochi, con il sottofondo di una orchestra di trombe, tromboni e tamburi formata da nuovi immigranti dalla Russia....

(Chabad Lubavitch Italia, 17 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: i donatori organi avranno la priorità nei trapianti

TEL AVIV, 17 dic.- Israele sara' il primo paese che dara' la precedenza nei trapianti a chi e' portatore di una tessera di donatore di organi e ai parenti stretti di donatori viventi o defunti. La nuova legge entrera' in vigore in gennaio, secondo quanto scrive l'autorevole rivista medica "The lancet".
Il provvedimento punta ad aumentare la disponibilita' alla donazione di organi, che rimane molto bassa in Israele: solo il 10% degli adulti e' in possesso di una tessera da donatore, contro la media del 30% comune a molti paesi occidentali. Inoltre il consenso dei parenti all'espianto di organi dai defunti e' fermo da anni al 45%, contro il 70-90% riscontrato in occidente.
Il nuovo sistema di priorita' rischia di porre in difficolta' i medici, abituati a ragionare unicamente sulla base di criteri clinici. Ma il dottor Jacob Lavee, dello Sheba Medical Centre, afferma che i casi piu' gravi continueranno comunque ad avere la precedenza. A parita' di gravita' delle condizioni, passera' per primo chi e' donatore o parente di donatore. Sostenitore della nuova misura, il medico israeliano afferma che la legge vuole "essere un incentivo perche' la gente accetti di aiutarsi gli uni con gli altri". In questo spirito avranno la precedenza anche le persone viventi che hanno donato loro organi senza indicare a chi erano destinati.

(Adnkronos, 17 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

GB - Israele, relazioni diplomatiche a rischio per il caso Livni

La Gran Bretagna modificherà le leggi che le attribuiscono la giurisdizione universale per i crimini di guerra. Con queste parole oggi il ministro degli Esteri britannico, David Miliband, ha cercato di attenuare le tensioni tra Tel Aviv e Londra.
La crisi diplomatica è scoppiata in seguito ad un mandato di cattura emesso da un Tribunale inglese contro l'attuale leader dell'opposizione israeliana, Tzipi Livni, accusata di aver commesso crimini di guerra durante l'operazione 'Piombo Fuso'. Al tempo dell'offensiva militare dello scorso anno a Gaza, che si è conclusa con un bilancio di 13 vittime israeliane a 1.400 palesinesi, Livni era ministro degli Esteri. Questi ha tuttavia dichiarato che il bombardamento della Striscia di Gaza era un "atto necessario" e che sarebbe pronta a rifare.
L'ordine di arresto è stato emesso su richiesta di un avvocato rappresentante di alcune organizzazione palestinesi sui diritti umani, ma è stato revocato immediatamente dopo la decisione del leader di Kadima di cancellare il suo viaggio a Londra. L'ufficio della Livni ha negato che il mandato abbia influenzato l'annullamento della visita imputandolo più che altro ad incompatibilità di agenda.
Il mandato ha provocato dure reazioni degli ufficiali governativi israeliani che hanno chiesto alla Gran Bretagna di modificare il sistema giuridico per non permettere che tali "assurdità" possano ripetersi in futuro. L'ambasciatore inglese a Tel Aviv, Tom Philips, è stato severamente affrontato dal consigliere sulla sicurezza nazionale, Uzi Arad, che ha definito il provvedimento "immorale e contrario al diritto di Israele all'autodifesa".
Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri israeliano, ha incolpato "elementi radicali" in Inghilterra che hanno permesso al Tribunale una "cinica mossa legale" e ha aggiunto che si aspetta che il governo di Sua Maestà mantenga definitivamente le sue promesse di prevenire qualunque abuso legale contro Israele. Ha inoltre sottolineato che, se non ci saranno azioni politiche volte a questo fine, le relazioni bilaterali tra le due nazioni potrebbero venire seriamente compromesse insieme agli sforzi del Regno Unito di giocare un ruolo rilevante nel processo di pace in Medio Oriente.
Lo stesso premier israeliano Benjamin Natanyahu si è pronunciato sulla questione criticando anche i precedenti episodi di accuse rivolte, sulle stesse basi, verso il ministro della Difesa Ehud Barak.
Miliband ha risposto la scorsa notte alla rabbia israeliana descrivendo il Paese come un "partner strategico" e un "amico", i cui leader dovrebbere essere liberi di viaggiare in Gran Bretagna. Ha aggiunto che il governo si sta impegnando a trovare soluzioni per evitare il ripetersi di simili situazioni.

(Periodico Italiano, 17 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cinquanta parlamentari israeliani: 'Boicottiamo le aziende e i prodotti britannici!'

NAZARETH - Circa cinquanta parlamentari israeliani, in un memorandum da essi firmato, chiedono di boicottare i prodotti e le compagnie britanniche in risposta alla decisione di Londra di apporre dei distintivi sui prodotti degli insediamenti ebraici in Cisgiordania e nelle alture occupate del Golan per informare i cittadini britannici che intendono boicottarli. La replica dei parlamentari israeliani giunge in concomitanza con la decisione di una corte inglese di emettere un mandato di cattura contro la leader dell'opposizione israeliana Tzipi Livni, Ministro degli Esteri durante l'aggressione contro la Striscia di Gaza, per il ruolo in essa svolto.
I parlamentari firmatari hanno spiegato che l'iniziativa della petizione è partita dalla deputata Ronit Tirosh, del partito Kadima guidato proprio da Tzipi Livni, e fanno rilevare che essa è stata firmata da deputati che rappresentano tutti gli otto gruppi parlamentari.
Il presidente del Parlamento, la prossima settimana, trasmetterà la petizione al presidente della Camera dei Comuni del Regno Unito.

(Infopal, 17 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Washington-Teheran. Sono cominciati i giochi di guerra

di Fausto Biloslavo

Gli iraniani lanciano un nuovo missile capace di colpire Israele, la Turchia e tutte le basi americane in Medio Oriente. Gli Stati Uniti rispondono con un'esercitazione, che per la prima volta prevede un attacco missilistico di Teheran contro il territorio Usa.
Ieri la televisione degli ayatollah ha mostrato il lancio del missile Sejil 2 lanciato dal deserto, che si innalzava verso il cielo lasciando una lunga scia di fumo. In realtà versioni meno sofisticate dello stesso vettore erano già state sperimentate in maggio: il nuovo Sejil 2 ha un miglior sistema di navigazione e ricerca obiettivo. I tempi di lancio sono ridotti e risulta sempre più difficile da intercettare. Non è propaganda, ma una grave minaccia alla sicurezza della regione, anche se gli iraniani hanno giurato che non lo utilizzeranno mai contro un altro Paese.
Secondo il ministro della Difesa di Teheran, Ahmad Vahidi, il test fa parte della strategia iraniana tesa «a rafforzare la capacità di deterrenza» nei confronti di Stati Uniti e Israele. E proprio lo Stato ebraico è il principale obiettivo del nuovo missile a medio raggio con una gittata che si aggira sui 2.000 chilometri. Si tratta di un vettore a due stadi con combustibile solido, che rende più difficile l'individuazione prima del lancio. La sua alta velocità al rientro nell'atmosfera lo trasforma in un obiettivo difficile, se non impossibile da abbattere. Il generale Hossein Salami, comandante della Forze aeree dei Guardiani della rivoluzione, lo ha definito «la miglior arma che abbiamo, tenendo conto della gittata adeguata e della potenza distruttiva».
Poche ore prima del test il generale Amos Yadlin, capo dell'intelligence militare israeliana, aveva anticipato che «l'Iran sta sviluppando la sua capacità missilistica nei missili terra-terra espandendone la gittata ad altri continenti». Nei giorni scorsi era trapelata la notizia che gli iraniani lavorano dal 2007 a un iniziatore a neutroni, che serve come detonatore di un'esplosione nucleare. Il problema non è solo la bomba atomica che Teheran potrebbe costruirsi, ma le armi di distruzione di massa che già possiede. Sotto forme di agenti chimici e biologici che non è impossibile trasformare in testate dei nuovi missili.
Non a caso gli Stati Uniti si stanno preparando a una grande esercitazione, prevista in gennaio, che simulerà un attacco missilistico iraniano. Lo ha rivelato due giorni fa il generale Patrick O'Really, comandante della difesa missilistica Usa. «In precedenza abbiamo testato il nostro sistema in uno scenario che coinvolgeva la Corea del Nord. Nella prossima esercitazione ci difenderemo da un attacco iraniano contro gli Stati Uniti», ha spiegato l'alto ufficiale. Per la prima volta verrà simulato un wargame del genere, che prevede il lancio del missile "iraniano" dalle isole Marshall, nell'oceano Pacifico. Il missile intercettore verrà invece lanciato dalla base aerea californiana di Vandenberg. L'esercitazione costerà 150 milioni di dollari e dimostra tutta la preoccupazione del Pentagono per la minaccia missilistica degli ayatollah. Secondo il generale O'Really i vettori iraniani piomberebbero sul suolo americano molto più velocemente di quelli nordcoreani, rendendo più ardua l'intercettazione.
Il test missilistico di Teheran ha sollevato aspre condanne dagli Usa all'Europa. La Farnesina, attraverso il portavoce Maurizio Massari, esprime «profonda preoccupazione. Abbiamo bisogno di gesti costruttivi e non di test missilistici per ristabilire un clima di fiducia tra l'Iran, la comunità internazionale e i Paesi della regione».

(il Giornale, 17 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La casa di riposo "blindata" scatena l'ira dei residenti

Abitanti esasperati: notte e giorno militari col mitra a tutela dell'edificio della comunità ebraica

di Antonio Nasso

MILANO - C'è una piccola Striscia di Gaza in piena Milano. Costruita a protezione di una casa di riposo per anziani della comunità ebraica, in via Arzaga, tra Bande Nere e piazza Frattini.
Una via "blindata" di cento metri, presidiata giorno e notte da due camionette dell'Esercito e due pattuglie dei Carabinieri o della Guardia di Finanza, con più di metà carreggiata occupata dalla presenza di strutture protettive in cemento armato (i cosiddetti "new jersey") e disseminata di telecamere.
Una protezione degna dell'Ambasciata degli Stati Uniti, insomma. Il tutto nonostante «il Comitato Provinciale per la sicurezza non abbia inserito la struttura tra gli obiettivi sensibili », come ha raccontato ieri il presidente della commissione infrastrutture e lavori pubblici a Palazzo Marino, Vincenzo Giudice del Pdl. Misure straordinarie per una semplice casa di riposo, che complicano terribilmente la vita quotidiana di oltre un centinaio di famiglie che abitano nella zona, esasperate dalla situazione.
«La struttura è stata terminata nel 2007 ma già durante i lavori erano spuntati i "new jersey" - ci racconta l'avvocato Valentina Sessa, che difende i diritti dei residenti di via Arzaga -. Ci avevano detto che la loro installazione sarebbe stata temporanea, solo per proteggere il cantiere. Invece poi sono diventati definitivi e via Arzaga è diventata più presidiata della sinagoga di via Montecucco. Una strada a senso unico in cui trovare posteggio è impossibile, con più di metà carreggiata inutilizzabile perchè presidiata con cemento armato e mitra, e l'altra metà con il divieto di sosta. Un divieto di sosta da cui sembrano esclusi soltanto gli appartenenti alla comunità ebraica della casa di riposo. Così se un cittadino normale ha bisogno, magari per un'emergenza, di fermarsi, nel giro di un minuto arrivano i militari a dire che deve spostarsi. La nostra non è una battaglia religiosa ma solo di vivibilità, e siamo disponibili al dialogo per trovare il miglior compromesso tra le esigenze di sicurezza della casa di riposo e quelle di vivibilità e decoro del quartiere. Perchè questa situazione non aiuta la convivenza».
I rapporti, però, potrebbero diventare ancora più freddi, dal momento che residenti e comunità ebraica sembrano avere progetti opposti per il futuro della zona. I residenti chiedono infatti il ripristino del doppio senso, o almeno di un pezzo di doppio senso lungo la via. La comunità ebraica, invece, avrebbe chiesto al Comune l'installazione di una guardiola per il presidio militare all'inizio di via Arzaga e la chiusura anche ai pedoni, tramite cancellata, dell'altra strada che costeggia la struttura. Via Mayer che, pur essendo ancora formalmente una strada pubblica, è già da qualche anno diventata - nei fatti - privata, con l'installazione dei pilomat (i panettoni elettronici) che impediscono l'ingresso alle macchine sprovviste di telecomando.

(CronacaQui Milano, 17 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gaza: due razzi Qassam su Israele, nessuna vittima

L'esplosione di due razzi Qassam lanciati dalla Striscia di Gaza - la porzione di territorio palestinese controllata dagli integralisti di Hamas - è stata registrata stasera non lontano dalla cittadina di Sderot, nel sud d'Israele, senza conseguenze per le cose o le persone. Lo riferiscono fonti locali. I due ordigni sono caduti in rapida successione in campo aperto, senza essere individuati dal sistema di allarme israeliano, che questa volta non ha fatto suonare le sirene. L'episodio interrompe la tregua di fatto ribadita da Hamas nei giorni scorsi a nome della maggioranza delle fazioni della galassia islamica presente nella Striscia, dopo alcuni giorni privi di incidenti di rilievo.

(L'Unione Sarda, 16 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ebrei: a Roma festa di Channuka', luci come speranza

ROMA, 16 dic. - Un centinaio di persone, tra cui gli studenti delle scuole romane, hanno partecipato alla festa di Channuka', la festa ebraica delle luci in piazza Costaguti nella capitale. Alla celebrazione erano presenti il sindaco di Roma Gianni Alemanno insieme all'assessore alle politiche educative Laura Marislio, al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, e al presidente della comunita' ebraica Riccardo Pacifici.
"Celebriamo un miracolo -ha affermato Riccardo Di Segni- avvenuto quasi 22 secoli fa. Accendendo queste luci portiamo la speranza nelle tenebre". "La festa delle luci -ha sottolineato Riccardo Pacifici- e' la festa della liberta'. Sono ora importanti infatti per la liberta' di Israele e per la Gilad Shalit, per l'amministrazione comunale si e' impegnata conferendogli la cittadinanza onoraria".
Per l'assessore Laura Marsilio la festa di Channuka' e' "un momento importante di scambio e di conoscenza reciproca, un messaggio di pace e di speranza". "Ogni volta che una luce si accende nella notte -ha detto il sindaco Gianni Alemanno- e' un simbolo di speranza e noi ne abbiamo bisogno perche' la nostra citta' ha tante sfide davanti. La comunita' ebraica -ha sottolineato il primo cittadino- e' una parte viva della citta'. Il mio augurio e' che queste luci siano forti, che le veda tutta la citta'".

(Adnkronos, 16 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'ambulante ebrea insultata ringrazia il sindaco Alemanno

La ringrazio davvero tanto, non so cosa avrei fatto se lei non fosse intervenuto". Con queste parole Laura Piperno, la commerciante ebrea del mercato di Campo de Fiori vittima nei giorni scorsi di insulti antisemiti, ha voluto ringraziare il primo cittadino della capitale, Gianni Alemanno, incontrato al Ghetto in occasione della festa "Channukka".
La signora Piperno ha aspettato la conclusione della cerimonia per avvicinarsi al sindaco. "Grazie per la solidarieta' che ci ha espresso per le umiliazioni ricevute a Campo de' Fiori" ha detto. Immediata la risposta di Alemanno: "Dovere", ha detto sorridendo.
La festa si è svolta alla presenza di un centinaio di persone tra cui il presidente della comunità ebraica, Riccardo Pacifici ed il rabbino capo, Riccardo Di Segni. Al termine della cerimonia i ragazzi di alcune scuole romane hanno acceso un grande candelabro ebraico. "Ogni volta che si accende una luce nella notte- ha detto Alemanno- diventa un simbolo di speranza e di appartenenza ai valori del genere unmano. E' quindi un segno che si proietta nel futuro che noi speriamo sia quello della svolta da tanti punti di vista.
"La festa della luce- ha spiegato Di Segni- è quella in cui si celebra la sopravvivenza dello spirito rispetto ai tentativi di metterlo a tacere". E quella di quest'anno, ha aggiunto Pacifici- è particolare soprattutto perchè siamo in attesa della libertà per il soldato Gilad Shalit rapito da Hamas. La sua foto gigante vuol dire che tra comune di Roma ed Israele c'è una condivisione di valori. Siamo alla vigilia della visita del Papa alla sinagoga di Roma il 17 gennaio- ha inoltre concluso Pacifici- questo sarà un momento per riaffermare il sentimento di amicizia e di condivisione tra noi".

(la Repubblica, 16 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Crema israeliana? Non entra in Palestina

I palestinesi boicottano i prodotti di bellezza israeliani: ne sanno qualcosa alla 'Ahava', marchio della Dead Sea Cosmetics, dove si sono visti sequestrare dagli agenti della dogana palestinese creme, shampoo e lozioni per un valore di 38mila euro.
Tutto finito nelle discariche nell'ambito di un boicottaggio deciso dalle autorità palestinesi contro i prodotti che vengono dalle colonie ebraiche in Cisgiordania.

(Blitz quotidiano, 16 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Bolla di Papa Alessandro III esposta a Gerusalemme

ROMA, 16 dic - Alla mostra di monete di Gerusalemme è esposta una bolla di Papa Alessandro III, rinvenuta durante gli scavi effettuati ai piedi della Spianata del Tempio. La scoperta, in uno scavo controllato, di un sigillo papale in piombo con una datazione risalente al periodo delle Crociate è un evento tra i più rari. Era e resta il primo caso in cui una bolla papale sia stata trovata in uno scavo a Gerusalemme. La bolla è stata rinvenuta da Benjamin Mazar dell'Università Ebraica , ai piedi del muro meridionale della Spianata del Tempio, nel 1971, insieme al sigillo in piombo di Aimery di Limoges, Patriarca di Antiochia (1140-1193/6). Qui i Templari avevano costruito quello che sembra essere stato un edificio annesso al complesso principale, che avevano eretto nella Moschea di el-Aqsa, trasformandola, così, in una chiesa. Un secondo sigillo del medesimo Pontefice è stato trovato nel 1992 a Cesarea da Yosef Porat dell'Israel Antiquities Authority, all'interno di una cattedrale del XII secolo, insieme al sigillo di Amalrico di Nesle, Patriarca di Gerusalemme (1158-1180) in ciò che sembra essere stato l'archivio di una chiesa medievale.
Papa Alessandro III ha regnato dal 1159 al 1181 - un periodo di tumulti all'interno del Regno Crociato di Gerusalemme, che vide l'ascesa del Saladino in Egitto. A questo Papa - insieme ad altri - è stata attribuita la posa della pietra miliare della Cattedrale di Notre Dame di Parigi, la convocazione del Terzo Concilio Laterano e la sua coraggiosa presa di posizione contro Re Enrico II dopo l'assassino del suo caro amico Thomas Becket. Durante il suo pontificato durato ventidue anni, Alessandro ha emanato oltre 700 editti, 44 dei quali direttamente allo stesso Regno Crociato e 41 a persone ed istituti nell'area di Gerusalemme.
La mostra, che rimarrà aperta almeno fino alla metà del 2010, è situata nel Davidson Center - una parte del Jerusalem Archeological Park. Sono esposti, inoltre, una serie unica di monete coniate a Gerusalemme tra il Periodo del Secondo Tempio e fino alla rivolta Bar Kokhba; monete bruciate durante l'insurrezione ebraica contro Roma del 70 AD, e una selezione di monete e tesori provenienti da vari luoghi del mondo antico che furono portati a Gerusalemme dai pellegrini in visita alla città, incluse monete coniate a Chartres nel XII secolo. Insieme, sono la testimonianza della ricca storia di Gerusalemme e dell'importanza che la città ha rivestito come punto focale dei pellegrini per migliaia di anni. La mostra è organizzata dalla Israel Antiquities Authority e dalla East Jerusalem Development Company con il contributo della Fondazione William Davidson e di Estanne Fawer.

(il Velino, 16 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Presidio e revoca delle licenze agli «antisemiti»

Presidio fisso e nuovo sollecito al I Municipio per la revoca della licenza commerciale.

È partita l'operazione a tenaglia del Comune contro i due commercianti "antisemiti" nel mercato di Campo de' Fiori. Ieri mattina una macchina dei vigili urbani del I Gruppo ha "piantonato" il mercato così com'era stato deciso l'altro ieri pomeriggio dal delegato comunale al Centro storico, Dino Gasperini, nella riunione con vigili urbani, associazioni di residenti e una delegazione di ambulanti della piazza. Il tavolo era stato convocato d'urgenza dopo le minacce e gli insulti ad alcuni operatori ebrei da parte di un altro ambulante, Fabio F., denunciato dalla polizia del Commissariato Trevi Campo Marzio insieme con un altro operatore del mercato, Augusto P. I due più volte se la sarebbero presa con gli ambulanti ebrei, con sputi e minacce («Vi facciamo a pezzi», «Rabbini, andatevene»), seminando paura e tensione. Addirittura, i titolari del banco bersaglio delle minacce hanno assunto una guardia del corpo per proteggere il figlio piccolo (minacciato anch'esso) e l'anziana madre, ancora ricoverata all'ospedale Santo Spirito per un malore dopo il fattacio dell'altra mattina. La denuncia penale contro i due è di illecita concorrenza con lesione e minaccia e per discriminazioine razziale.

(Il Tempo, 16 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Da un sito pro Hamas

Khamenei: "Gli occupanti israeliani saranno sconfitti se aggrediranno di nuovo Gaza".

Khaled Mesha'al e Sayyed Ali Khamenei 
TEHERAN - La Guida della Rivoluzione islamica iraniana, l'Ayatollah Sayyed Ali Khamenei, durante un incontro con il Capo di Hamas Khaled Mesha'al, tenutosi domenica 15 dicembre, ha dichiarato che "l'Entità sionista" riceverà una sonora sconfitta in caso di un nuovo attacco contro la Striscia di Gaza.
Egli ha lodato la fermezza e la resistenza del popolo palestinese, in tutti i gruppi della Resistenza, tra cui Hamas, ribadendo che la salvezza della Palestina passa attraverso di esse, da praticare "sempre rivolti a Iddio Onnipotente".
Khamenei ha descritto il futuro della Questione palestinese come "luminoso" e ha invitato alla speranza, nonostante tutte le difficoltà, le ingiustizie e i crimini commessi contro il popolo palestinese, sottolineando la realizzazione "della promessa Divina della vittoria dei credenti, di coloro che credono in Allah e compiono il sacro sforzo lungo il cammino che conduce a Lui".
Egli ha poi affermato: "Gli accadimenti in Palestina vanno valutati in maniera ambivalente: la prima cosa da valutare è la fermezza e la resistenza del popolo di Gaza nelle circostanze più buie e dure, la seconda è il tradimento - apparente o meno - di alcuni arabi-musulmani".
L'Ayatollah Khamenei ha elogiato la fermezza dei leader di Hamas davanti alle pressioni, alle minacce e alle trame politiche. Egli ha poi aggiunto che la Repubblica islamica iraniana ritiene "sua" la causa palestinese e che il sostegno alla Palestina è un "dovere religioso islamico".
Egli ha inoltre affermato che i tentativi dei nemici di neutralizzare la posizione dell'Iran sulla Palestina sono falliti miseramente; la "questione palestinese" è infatti una delle ragioni principali che stanno dietro l'ostilità contro la Repubblica islamica: "Se l'Iran allenta il proprio interessamento verso la 'questione palestinese', gran parte di quest'ostilità diminuirà, ma l'Iran è fermo sulla sua posizione e non abbandonerà la causa palestinese".
Egli ha poi ribadito il sostegno del popolo iraniano alla causa: "Lo stretto legame del popolo iraniano con la causa palestinese è dovuto all'Imam Khomeini".
Khamenei ha anche evidenziato con veemenza che una volta che la "questione palestinese" sarà affrontata nella corretta maniera, molti dei problemi della nazione islamica saranno risolti. Egli ha quindi rilevato che le recenti minacce israeliane contro il popolo palestinese concernenti una "nuova aggressione contro Gaza", anche se messe in pratica, falliranno, così " l'Entità Sionista farà una brutta figura davanti al mondo intero".
Khaled Mesha'al, presidente dell'Ufficio politico di Hamas e leader supremo del Movimento, ha apprezzato la posizione della Guida della Rivoluzione islamica, del governo dell'Iran e del suo popolo nel sostegno ai palestinesi. Egli ha poi illustrato gli ultimi sviluppi sul terreno a Gaza e in Cisgiordania: "La resistenza è la scelta strategica di Hamas, degli altri gruppi e dell'intero popolo palestinese", e ha aggiunto che Hamas "non mostrerà mai alcun cedimento alle pressioni politiche o militari".
Egli ha poi detto che se gli occupanti dovessero dare seguito alle minacce, subirebbero una sconfitta più grave delle precedenti: "Il popolo dei credenti di Gaza ha ancora la forza di resistere, più di quanto ha dimostrato nella guerra dei 22 giorni".

(Infopal, 16 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Torah oggi - Il vero miracolo

di Rav Scialom Bahbout

Per l'accensione dei lumi di Hanukkah si recitano tre benedizioni, secondo una sequenza che ha un preciso significato:

1. La prima benedizione evidenzia il fatto che, mentre i lumi dello shabbath hanno una funzione utilitaristica - quella di illuminare la casa e la tavola sabbatica, e per questo si dice: ner shel shabbath -, i lumi di Hanukkah appartengono solo alla festa (per questo si dice: ner shelachanukkà o ner Hanukkah) e non possiamo farne alcun uso, così come non possiamo fare uso del nome e della kedushà, santità, di Israele.
2. La seconda benedizione evidenzia che questo momento è diverso da quelli che lo precedono e lo seguono: questi giorni sono stati assunti come riferimento per l'affermazione dell'identità della piccola minoranza ebraica, l'unica che sia riuscita a resistere all'espansione della cultura greca, e sono quindi stati assunti come "bandiera" (NES) dai nostri padri in quei giorni in questo tempo. Ma sarebbe più corretto dire "in quel tempo, in questi giorni" e quindi …
3. La terza benedizione, riprendendo proprio l'ultima parola (questo tempo, hazeman hazè), esprime il ringraziamento al Signore per averci mantenuto vitali fino a questo tempo. Perché il vero miracolo di Hanukkah (e oserei dire, della storia dell'uomo) è il fatto che un piccolo popolo sia riuscito a vivere fino a questo tempo, servendo anche da esempio per altri popoli e minoranze.

Scrive Bertrand Russel nella sua Filosofia del mondo occidentale: se non ci fosse stata la resistenza dei Maccabei, non ci sarebbe stato né il Cristianesimo né l'Islamismo.

(Notiziario Ucei, 16 dicembre 2009)

Le berachot di Hannukkah

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Iran, test su missile a lungo raggio. Accuse ai leader dell'opposizione


TEHERAN - Il governo iraniano continua a sfidare la comunità internazionale e a reprimere l'opposizione interna. La televisione di Stato di Teheran ha reso noto che oggi è stata sperimentata con successo una versione aggiornata del missile Sejil-2, in grado di raggiungere Israele e le basi militari statunitensi nel Golfo. E il capo della magistratura ha avvertito i leader dello schieramento antigovernativo che il sistema giudiziario potrebbe agire in ogni momento contro di loro, avendo raccolto le prove del loro ruolo "sedizioso".

Il test missilistico.
La Repubblica islamica tiene periodicamente questo genere di esercitazioni. Nella più recente, nel settembre scorso, era stato annunciato il lancio di una versione del Sejil a due stadi, con carburante solido e con una gittata di 2.000 chilometri. Capace quindi, come un altro vettore iraniano, lo Shahab-3, di raggiungere il territorio israeliano.
L'esperimento odierno, di cui ha dato notizia la televisione in lingua inglese PressTv, è avvenuto in un momento di crescenti tensioni con l'Occidente per il programma nucleare di Teheran.

L'avvertimento all'opposizione.
"Avverto i capi della sedizione - ha detto l'ayatollah Larijani, capo della magistratura e fratello del presidente del Parlamento Ali Larijani - che la magistratura è in possesso di abbastanza dossier su di loro, e se l'establishment è clemente nei loro confronti, ciò non significa che non sappiamo o capiamo".
Nei giorni scorsi era stato diffuso sui siti dell'opposizione un allarme per i possibili arresti di Mir Hossein Moussavi e Mehdi Karrubi, leader delle proteste degli ultimi sei mesi.

(la Repubblica, 16 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il Times pubblica le prove della corsa iraniana verso la bomba atomica

di Catherine Philp

Alcuni documenti confidenziali dell'Intelligence ottenuti da "The Times" dimostrano come l'Iran stia sperimentando un componente finale essenziale per la fabbricazione di una bomba nucleare. Questi appunti - che appartengono al più sensibile progetto militare sul nucleare iraniano - descrivono il programma quadriennale per testare un attivatore di neutroni, il componente che scatena l'esplosione di una bomba nucleare. Le agenzie d'Intelligence straniere datano questi documenti ai primi mesi del 2007, quattro anni dopo che l'Iran aveva dichiarato di aver sospeso il suo programma di armamento. La scorsa settimana una fonte d'Intelligence asiatica ha confermato al quotidiano inglese che, anche nel suo Paese, si riteneva che lo sviluppo degli armamenti iraniani - e, più in particolare, dell'attivatore di neutroni - fosse stato avviato almeno dal 2007....

(l'Occidentale, 16 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, per capo intelligence è una potenza cybermilitare

di Dan Williams

Il generale Amos Yadlin
TEL AVIV - Israele sta utilizzando i progressi raggiunti nella tecnologia a uso civile per migliorare anche la propria capacità cybermilitare. Lo ha rivelato il capo dell'intelligence militare israeliana, il generale Amos Yadlin, in una rara uscita pubblica su un programma segreto.
L'uso delle reti informatiche per lo spionaggio - penetrando illegalmente nei database - o per condurre azioni di sabotaggio attraverso il cosiddetto "software malevolo" inserito in sistemi di controllo sensibile viene tranquillamente valutato da Israele contro Paesi considerati nemici pericolosi, come l'Iran.
In un discorso all'Istituto per gli Studi sulla Sicurezza Nazionale (Inss), un think thank dell'Università di Tel Aviv, Yadlin ha inserito la vulnerabilità a subire attacchi hacker in una lista di minacce nazionali che comprende anche il programma nucleare iraniano, la Siria e la guerriglia islamica ai confini dello Stato ebraico.
Yadlin ha detto che le forze armate israeliane hanno i mezzi per fornire la sicurezza di rete e per lanciare cyberattacchi.
"Vorrei far notare a questo stimato forum che il settore della cyberguerra rientra bene nella dottrina di difesa dello Stato di Israele".
"Questa è un'impresa che è interamente israeliana e non fa affidamento sull'assistenza o sulla tecnologia dall'estero. E' un settore che è molto noto ai giovani israeliani, in un Paese che è stato recentemente incoronato 'nazione start-up'".
I team di cyberguerra operano all'interno delle agenzie di spionaggio israeliane, che hanno una vasta esperienza in fatto di tecniche tradizionali di sabotaggio e sono avvolte dal segreto e dalla censura. Possono contare sul know-how di aziende commerciali israeliane che sono leader mondiali dell'high- tech e i cui staff sono spesso composti da veterani di unità informatiche dell'esercito.
L'Istituto Technolytics, una società privata Usa di consulenza, ha classificato nel 2008 Israele come la sesta maggiore "minaccia cybermilitare" dopo Cina, Russia, Iran, Francia e "gruppi estremisti/terroristi".
Sottolineando che Stati Uniti e Gran Bretagna stanno costituendo truppe per la cyberguerra, Yadlin ha detto che Israele dispone dei propri "soldati e ufficiali" in questo settore.
Il generale non ha citato bersagli specifici per potenziali attacchi israeliani. Una portavoce militare ha detto che è stata la prima volta che Yadlin, che è il responsabile dell'intelligence israeliana, discute in pubblico di cyberguerra.
"Preservare la guida in questo campo è particolarmente importante, data vertiginosa rapidità dei cambiamenti", ha detto il generale.
Israele, considerato l'unico paese del Medio Oriente a disporre della bomba atomica, ha lasciato capire che potrebbe attaccare gli impianti iraniani se la diplomazia internazionale non dovesse fermare i disegni nucleari di Teheran.
Israele ha bombardato un reattore nucleare iraniano nel 1981, una missione a cui lo stesso Yadlin ha partecipato come pilota.
Ma molti esperti ritengono che i siti sono troppo distanti, dispersi e fortificati perché le forze aeree israeliane ce la facciano da sole.
"Il cyberspazio garantisce a piccoli paesi e individui un potere che prima d'ora era riservato ai grandi stati", ha detto Yadlin.
"Qui esiste il potenziale per applicare una forza... capace di compromettere i controlli militari e le funzioni economiche dei paesi, senza limiti di portata o luogo".

(Reuters, 16 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele - Convocato l'ambasciatore britannico sul mandato di cattura Livni

ROMA, 15 dic - L'ambasciatore britannico in Israele, Tom Phillips, è stato convocato per consultazioni dal ministero degli Esteri dello Stato ebraico in merito al mandato d'arresto emesso da un tribunale inglese nei confronti di Tzipi Livni, ex vice premier e ministro degli Esteri, ora capo dell'opposizione. Il vice ministro degli Esteri israeliano, Naor Gilon, ha invitato Phillips a premere presso il suo governo affinché venga modificata la legge che consente l'arresto di alti funzionari di Gerusalemme per i presunti crimini di guerra commessi durante l'operazione 'Piombo fuso' a Gaza lo scorso inverno. Gilon ha spiegato che il perpetuarsi di questa "assurda situazione" potrebbe costituire un problema nelle relazioni tra i due Paesi. "Se non fosse una cosa seria direi che è una commedia degli errori", ha detto Gilon, spiegando che solo un'azione politica del governo inglese potrà porre rimedio alla situazione.
Il vice ministro ha anche fatto capire al diplomatico che, se l'esecutivo di Gordon Brown non modificherà la legge, il Regno Unito potrà scordarsi di recitare un ruolo nel processo di pace in Medio Oriente: "Noi apprezziamo il desiderio del governo britannico di giocare un ruolo centrale nel processo di pace in Medio Oriente - ha chiarito Gilon -. Di conseguenza ci aspettiamo che traduca l'importanza che attribuisce alle relazioni con Israele in azioni concrete. Israele sollecita dunque il governo inglese una volta per tutte ad onorare le sue promesse e ad agire affinché venga evitato che forze anti-israeliane sfruttino il sistema legale britannico per compiere azioni contro Israele e i suoi cittadini". Sulla questione si è espresso anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu: "Non accetteremo una situazione in cui Ehud Olmert, Ehud Barak e Tzipi Livni vengono interrogati sul banco degli imputati. Non consentiremo di avere i soldati delle Idf (Israel Defense Forces, ndr), che hanno difeso i cittadini di Israele coraggiosamente ed eticamente contro un nemico criminale e crudele, vengano riconosciuti come criminali di guerra. Respingiamo completamente questa assurdità che sta avendo luogo in Gran Bretagna", ha concluso Netanyahu.

(il Velino, 15 dicembre 2009)

COMMENTO - "Esultiamo, l'Europa è civile e democratica"

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Rabbino attaccato all'accensione di Chanukkà a Vienna

di Menachem Lazar

Rav Dov Gruzman
VIENNA - Rav Dov Gruzman, preside del liceo ebraico Lauder Chabad, è stato attaccato da un arabo che si è identificato come "Palestinese".
Oltre 1000 persone attendevano l'accensione della Chanukià quando una persona ha iniziato a insultare gli ebrei ed Israele e ha poi colpito Rav Gruzman con un pugno nel occhio.
Per impedire alla persona di attaccare altre persone, Rav Gruzman gli si è lanciato contro e ha cercato di fermarlo, in quel momento la persona gli ha morso il dito amputandone una parte. La parte del dito è poi stata ritrovata da un bambino ed è stata ricucita.
Il rabbino ha poi raccontato che grazie agli occhiali è stato minimizato il danno all'occhio e ha detto che quando ha incrociato gli occhi del suo attacante ha visto molto odio.
La persona è stata identificata come Mohammed Sch. (30) senza cittandinanza e per il momento è in stato di arresto.

(Chabad Lubavitch Italia, 15 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Fatah rifiuta la proposta di Hamas

Il 14 dicembre, al Fatah, il Movimento di liberazione palestinese, ha rifiutato la proposta di Hamas, il Movimento di resistenza islamico, di costruire un governo di solidarietà nazionale allargato.
Il membro del Comitato centrale di al Fatah, Jamal Mheisen, ha affermato che il Movimento declina questa posizione; Hamas deve accettare e firmare l'accordo di riconciliazione nazionale avanzato dall'Egitto.
Lo stesso giorno, l'alto leader di Hamas, Ismail Haniya, ha affermato nel corso delle celebrazioni per il 22o anniversario della fondazione del Movimento, che Hamas consiglia di costruire un governo di unità nazionale allargato per mettere un punto alle divisioni all'interno del popolo palestinese.

(Radio Cina Internazionale, 15 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Tornano i "Mercatini della pace" di Kadima

ROMA - Si apre ufficialmente la III Edizione dei "Mercatini della Pace" organizzata dall'Associazione Amici di Ebraismo e Dintorni e da Kadima Italia. La manifestazione prevede l'apertura di mercatini di Natale che esporranno tipici articoli natalizi e di artigianato con parte dei proventi dell'iniziativa che verranno donati per un progetto di pace del Peres Center For Peace, la Fondazione creata dal Presidente dello Stato d'Israele e Premio Nobel per la Pace Shimon Peres e che promuove iniziative per i bambini del Medio Oriente.
Nella scorsa edizione la manifestazione è riuscita nell'obiettivo di aprire un asilo a Gerusalemme per bambini ebrei, cristiani e musulmani consegnando alla Jerusalem Foundation un assegno di 70mila dollari oltre a contribuire a diversi progetti per bambini di altre Associazioni che hanno patrocinato il progetto, tra i quali segnaliamo il contributo dato all'Associazione Bambini Cardiopatici nel mondo per interventi al cuore di bambini meno fortunati.
Anche quest'anno, insieme a Kadima Italia ed Ebraismo e Dintorni, hanno dato il loro patrocinio all'iniziativa il Comune di Roma, il Centro Internazionale per la Pace tra i popoli di Assisi, l'Associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo, i Lion's, la Fondazione Nuova Italia ed, appunto, il Peres Center For Peace.
La manifestazione si svolgerà in tre diversi punti della città, Viale America, Piazzale Sturzo e Via Oxilia fino al 6 Gennaio 2010. Nella giornata conclusiva, in occasione dell'Epifania, saranno donati regali a tutti i bambini che visiteranno i Mercatini della Pace.

(Il Messaggero, 15 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Olp, rinviate indefinitivamente elezioni presidenziali

RAMALLAH, 15 dic.- Il comitato esecutivo dell'Olp, l'Organizzazione per la liberazione della Palestina, ha stabilito il rinvio indefinito delle elezioni presidenziali e parlamentari palestinesi di fronte alla minaccia di Hamas di impedire le operazioni di voto nella Striscia di Gaza. "Le necessita' nazionali e gli interessi palestinesi richiedono il rinvio delle elezioni e flessibilita' nella scelta di una nuova data per imepdire la crescita di divisioni fra la Cisgiordania, Gerusalemme e la Striscia di Gaza", ha detto Yasser Abed Rabbo, segretario generale del comitato esecutivo dell'Olp.
Le elezioni erano state inizialmente fissate al 24 gennaio, alla scadenza del mandato del presidente dell'Autorita' nazionale palestinese Mahmoud Abbas. Hamas ha pero' dichiarato che non permettera' il voto nella Striscia se non vi sara' un accordo di riconciliazione con Fatah, il partito di Abbas. Inoltre, afferma Abed Rabbo, Israele non ha risposto alle richieste palestinesi di apertura di seggi a Gerusalemme est.
Il Consiglio centrale dell'Olp, organizzazione che riunisce i gruppi laici palestinesi, si e' riunito oggi per discutere dell'estensione del mandato di Abbas e del Consiglio legislativo palestinese.

(Adnkronos, 15 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"Ebrei, vi cacceremo da Campo de' Fiori"

Il racconto dell'aggressione a una commerciante del mercato: insulti e sputi

di Chiara Righetti

Campo de' Fiori
«Mi si è parato davanti e ha gridato "Ebrei di m... Tanto vi faccio sparire". E mi ha sputato in faccia. Mia madre, per lo spavento, si è sentita male e ora è in ospedale». Ha le lacrime nella voce Laura Piperno, una delle tre sorelle della famiglia titolare da settant'anni di un banco di bigiotteria a Campo de' Fiori, nel raccontare l'aggressione subita ieri sulla storica piazza: l'ultima di una serie, spiega, da parte di altri due venditori, Augusto Proietti e il suo collaboratore Fabio Fabiani. «Viviamo nel terrore», aggiunge, lei che fu ferita, anche se in modo lieve, nell'attentato alla sinagoga dell'82. «Qualche giorno fa - aggiunge il cognato, Angelo Salmonì - hanno messo un cartello sul loro banco: "Con i treni, le navi o gli aerei tornerete da dove siete venuti". Ancora prima ci hanno minacciato, dicendo: "Sapemo do state, ve venimo a prende"». I due, contro i quali i Piperno hanno già sporto numerose denunce, operano al mercato grazie a licenze revocate da tempo dal I municipio, ma hanno ottenuto una sospensiva del Tar che si pronuncerà l'11 gennaio. Nel frattempo però, spiega il presidente della Comunità ebraica, Riccardo Pacifici, il clima è così teso che alcuni operatori «si fanno accompagnare al lavoro da una guardia giurata».
«Studieremo i mezzi per allontanare queste persone da Campo de' Fiori. Perché, abbiano o no il diritto giuridico di restarci, sicuramente non hanno la dignità di stare in una realtà centrale di Roma», la reazione del sindaco Alemanno. E poche ore dopo Dino Gasperini, delegato al Centro storico, ha convocato in Campidoglio il minisindaco Corsetti, l'avvocatura, la Polizia municipale, le associazioni del mercato e i Piperno. «Si è deciso - spiega Gasperini - di rafforzare i provvedimenti amministrativi già adottati a tutela degli operatori del mercato. E di garantire un presidio fisso dei vigili. Domani la questione arriverà sul tavolo del questore, perché siamo di fronte a un problema di ordine pubblico».
Il vicepresidente della Regione Montino, che ha parlato di «aggressione vergognosa», mentre per il presidente della Provincia Zingaretti «quello che è avvenuto a Campo de' Fiori è uno sfregio a tutta la comunità». Anche l'assessore al Commercio Davide Bordoni ha sottolineato che «è una vicenda triste, un gesto da condannare», mentre il presidente di Confcommercio Pambianchi ha chiesto punizioni severe anche «per ripristinare la serenità indispensabile in un momento così delicato per la nostra economia».

(la Repubblica, 15 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Sheldon Adelson
Il miliardario Sheldon Adelson premiato per l'impegno a favore degli Ebrei

Il miliardario Sheldon Adelson, proprietario del gruppo "Las Vegas Sands", ha ricevuto la Theodor Herzl Gold Medallion, un prestigioso riconoscimento elargito raramente dal movimento sionista a chi aiuta concretamente la causa degli Ebrei.
La cerimonia di consegna è avvenuta domenica scorsa alla Zionist Organization of America di New York alla presenza del Ministro israeliano Moshe Yaalon.
Adelson è la 18esima persona a ricevere questo riconoscimento, che è toccato in passato a grandi personalità come Winston Churchill o Harry Truman.

(Deluxeblog, 15 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Dialogo Strategico Italia-Israele

Il Segretario Generale Ambasciatore Massolo presiede insieme al suo omologo israeliano

ROMA - Il Segretario Generale della Farnesina, Ambasciatore Giampiero Massolo, e il Direttore Generale del Ministero degli Affari Esteri Israeliano, Ambasciatore Yossi Gal, hanno presieduto congiuntamente a Roma il 14 dicembre la prima sessione del Dialogo Strategico tra Italia e Israele.
Il Dialogo si è concentrato sullo stato delle relazioni bilaterali nonché sulle tematiche regionali e internazionali di interesse reciproco. Le conversazioni si sono svolte in un clima di intensa cordialità che ha confermato l'eccellente livello raggiunto dalle relazioni bilaterali che saranno coronate, il prossimo 2-3 febbraio dal primo vertice intergovernativo che si svolgerà in Israele con la partecipazione di numerosi Ministri di entrambi i Paesi.
La riunione apre la strada a una collaborazione politica ad ampio spettro che prevedrà incontri regolari a cadenza annuale, a ulteriore conferma delle importanti prospettive di sviluppo delle relazioni bilaterali.

(Diario del Web, 15 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il Messaggero: Acceso il Menorah, la festa è in piazza

In centinaia alla Chanukkìa. Il sindaco: ricorrenza per chi lotta per la libertà

ROMA - Si accende di luci e di pseranza piazza Barberini: c'è la Festa ebraica del Chanukkìa e giovani, vecchi, famiglie sotto l'ombrello, tutti vogliono salutare l'accensione del grande candelabro. Al centro della piazza viene acceso un enorme Menorah, il tradizionale candelabro a nove braccia. La festa racconta la miracolosa vittoria dei Maccabei contro l'occupazione ellenica dell'antica Giudea e la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme.
E questo sta succedendo, in contemporanea, in altre città del mondo, Londra, New York, Mosca, Rio de Janeiro, altre luci vengono accese per ricordare il Tempio che fu illuminato. Ma sono tante altre le luci che dalla piazza salgono verso il cielo, le stringono i bambini che recitano poesie e versi per raccontare di quel miracolo, ma anche di altri eroi che lottano per la libertà e per l'uguaglianza, eppoi cominciano a cantare, e intorno la gente, segna il tempo battendo le mani, e le canzoni arrivano fin nelle strade intorno e i turisti si fermano e chiedono eppoi si uniscono. Arriva il sindaco alla celebrazione organizzata dal movimento ebraico Chabad-Lubavitch, «la festa delle luci e della speranza» dice il sindaco salendo sul palco, una festa che Alemanno ha voluto dedicare al soldato prigioniero, da oltre un anno, Gilat Shalit.
«Speriamo che in queste ore la sua battaglia per la libertà possa finalmente concludersi - sostiene il sindaco - e che diventi realmente l'esempio dell'affermazione della libertà e della democrazia. Roma ospita questa festa da ventidue anni e non solo è felice ma vuole dedicarla a chi in ogni parte del mondo lotta per la libertà, per i diritti di tutti. Il soldato Shalit è nostro cittadino onorario. L'identità ebraica è parte costituente della nostra città e ne siamo profondamente orgogliosi».
Riprendono i canti nella piazza, il rappresentante della comunità sta salendo sulla gru per accendere le prime quattro luci del candelabro, i bambini applaudono e i vecchi intonano il canto.
«Da questa festa - aggiunge il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifi - vogliamo mandare un chiaro messaggio di pace, è la vittoria delle luci sulle tenebre. Questa è la festa della libertà e della speranza, e la vogliamo dedicare anche a questo ragazzo ancora prigioniero».
E le luci sembrano tremare sotto la pioggia e il vento. Il rabbino Yitzhak Hazan ricorda «che l'altra sera a Vienna è stato aggredito il rabbino che stava per accendere il candelabro: queste cose non devono più succedere, dobbiamo pregare perché ci sia libertà di espressione per tutti i popoli del mondo». Parole condivise dall'ambasciatore d'Israele Gideon Meir: «Anche se ci sono quelli che invocano la nostra sparizione, il popolo di Israele è vivo».
Giovani e vecchi si commuovono e applaudono, e accendono altre candele e sfogliano il libro delle preghiere e distribuiscono i dolci ai bambini. Poi il rabbino consegna al sindaco «un libro speciale, un libro di 365 idee, una per ogni giorno dell'anno». Be.Pi.

(Chabad Lubavitch Italia, 15 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hamas celebra i suoi 22 anni

GAZA - Decine di migliaia di persone in piazza, uomini in armi, bandiere al vento: così - in un clima di autocelebrazione privo di svolte o concessioni di sorta sulla linea dura da comizio - Hamas ha officiato ieri nella Striscia di Gaza il 22o anniversario della sua fondazione.
Il primo dopo l'offensiva "Piombo Fuso" condotta da Israele in questa parte di territorio palestinese nell'inverno scorso: visibile ancor oggi, a quasi un anno di distanza, nei suoi effetti distruttivi, ma che il movimento islamico rivendica con accenti di sfida d'aver superato rimanendo in sella. Culminato in un discorso dai toni tribunizi del "premier" di fatto della Striscia, Ismail Hanyeh, il raduno ha riempito di gente la piazza al-Kutiba, a Gaza City: in un tripudio di vessilli verdi con le insegne di Hamas, citazioni del Corano, immagini del defunto sceicco Yassin (fondatore del movimento, nato nel 1987 da una costola dei Fratelli Musulmani, e suo leader spirituale fino alla morte avvenuta nel 2004 per mano d'un missile israeliano). Ma, a dispetto delle "sorprese" evocate alla vigilia, non è stato accompagnato da alcuna novità o spiraglio significativo: né sul fronte del ventilato scambio fra il caporale israeliano Ghilad Shalit (ostaggio di Hamas da circa tre anni e mezzo) e un migliaio di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri di Israele; né sulle speranze d'alleggerimento del blocco imposto ai confini con la Striscia dallo Stato ebraico; e neppure sul terreno del dialogo con i rivali laici di Fatah (il partito del presidente moderato dell'Anp, Abu Mazen, rimasto al potere nella sola Cisgiordania).
Preceduto da una sfilata di miliziani in passamontagna delle Brigate Ezzedin al-Qassam, Hanyeh ha arringato la folla con la retorica di sempre. Ha promesso di «continuare la lotta» contro Israele fino «alla liberazione dell'intera Palestina... dal mare (Mediterraneo) al fiume (Giordano)», ha polemizzato con Abu Mazen, ha ignorato il caso Shalit. «Non riconosciamo Israele e non rinunceremo al nostro diritto alla resistenza e al jihad (guerra santa)», ha tuonato, facendosi beffe del fatto che il governo dell'ex premier israeliano artefice di "Piombo Fuso", Ehud Olmert, sia nel frattempo "caduto", mentre Hamas è ancora in piedi.

(Corriere Canadese, 15 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Quella lobby inglese e filo-palestinese che vuole arrestare Tzipi Livni

L'ambasciata israeliana a Londra smentisce

Proprio ieri, nel giorno in cui i fascisti di Hamas hanno festeggiato il ventennale dalla loro fondazione, e in cui Haniyeh ha rivendicato di voler continuare la lotta contro Israele, aggiungendo che "Chi ha pianificato l'operazione Piombo Fuso non immaginava che avremmo festeggiato il nostro anniversario con un evento così grandioso", proprio ieri, la succursale londinese dell'emittente araba al Jazeera lancia una breve notizia: un tribunale inglese avrebbe emesso un ordine di cattura per l'ex ministro degli esteri israeliano, e oggi a capo del partito di opposizione Kadima, Tzipi Livni.
Per un po' si fa fatica a trovare riscontri sull'agenzia, che appare decisamente sproporzionata - perché una corte di Sua Maestà dovrebbe arrestare un importante figura politica di un Paese alleato ed amico? Per l'operazione "Piombo Fuso", pensiamo subito, cioé per proseguire il lavoro svolto dalla Commissione Goldstone, che ha definito "crimini contro l'umanità" le azioni militari compiute dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza l'anno scorso. Potrebbe anche essere. Ecco perché, qualche giorno fa, messa in guardia dai suoi consiglieri, la Livni avrebbe disertato un appuntamento di gala in un albergo londinese, dopo che le informative avevano annunciato probabili manifestazioni di protesta pro-palestinese e una preoccupante curiosità di Scotland Yard sulla presenza dell'ex ministro all'evento.
La Livni ha smentito queste voci, spiegando che ha voluto riordinare la sua agenda; la diplomazia e l'ambasciata israeliana a Londra hanno smentito anch'esse la notizia del mandato di cattura, mentre i responsabili del ministero della giustizia inglese hanno rassicurato l'ambasciatore Prosor di non essere al corrente su azioni legali del genere; ma non sarebbe la prima volta che avvocati e studi legali della Gran Bretagna cercano di fare il colpaccio, aizzati dalla potente lobby che in Europa agisce per conto e fa gli interessi dei palestinesi (Al Jazeera compresa).
Prima della Livni è toccato al vicepresidente Yalon, un altro uomo politico israeliano costretto a rinunciare ad un viaggio programmato a Londra, dove si sarebbe potuto trovare nella scomoda posizione di dover rispondere dinanzi a un giudice del bombardamento eseguito nel '92 dall'aviazione ebraica nella Striscia di Gaza, che fece 15 vittime fra i palestinesi. E prima di Yalon è toccato all'ex ministro della difesa Ehud Barak, anche lui protagonista di una petizione avanzata da 16 palestinesi a un tribunale inglese - sempre per i crimini di Piombo Fuso - che si è salvato solo perché godeva della "immunità parlamentare".
Certo che ha proprio ragione Haniye quando dice che ieri è stata una giornata ricca di successi per Hamas. Arriverà il giorno che gli ex dirigenti della politica israeliana si troveranno a dover rispondere delle loro decisioni davanti al Tribunale Penale Internazionale per i crimini di guerra dell'Aia, e sarà quello il giorno della definitiva vittoria di Hamas. Una data storica. "Non possiamo essere d'accordo con una situazione in cui Ehud Olmert, Barak e Livni, che hanno mandato i nostri soldati a difendere le città israeliane e i civili, vengano chiamati a difendersi davanti al tribunale dell'Aia", ha detto il primo ministro Netanyau poco tempo fa.

(l'Occidentale, 15 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Arabia Saudita: donna 75enne verrà frustata per aver parlato con due uomini

Amnesty International ha chiesto all'Arabia Saudita di evitare la frustazione a una donna di 75 anni, condannata perché aveva violato le regole sulla segregazione dei sessi, essendo stata trovata in compagnia di due uomini più giovani che non erano suoi parenti stretti. Il ministro degli interni (il principe Nayef bin Abdul Aziz) ha ordinato l'arresto immediato della donna e la sua fustigazione. La donna si chiama Mohammed Khamisa Sawadi e dei due uomini si conoscono solo i nomi: Fahad e Hadyan.
Sawadi e Fahad sono stati condannati a 40 frustate e quattro mesi di reclusione e Hadyan a 60 frustate e sei mesi di carcere, hanno detto da Amnesty. Sawadi dovrà essere anche deportata in Siria, suo paese natale, al termine della sua reclusione.
L'Arabia Saudita applica una versione rigida della legge islamica, la sharia, e impone punizioni corporali per una vasta gamma di reati.

(In dies, 15 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ritorna a Catania la Festa delle Luci. L'università rappresentata dal Prorettore

La Festa delle Luci è una festività ebraica, chiamata Chanukkà. Ritorna a Catania dopo qualche secolo... Fu infatti nel 1492 che l'editto di Ferdinando il Cattolico impose senza condizioni che gli ebrei dovessero abbandonare per sempre la Sicilia, pena la morte. La festa, che dura otto giorni, è caratterizzata dall'accensione dei lumi di una particolare lampada ad otto braccia: gli ebrei accendono ogni giorno una candela in più rispetto al giorno precedente. Con la crescente importanza del Natale come maggiore festività del mondo occidentale la Festa delle Luci, che prima era considerata una festività minore, ha assunto maggiore popolarità ed ha iniziato ad acquisire, anche nella cultura ebraica, un collegamento simbolico con l'inizio dell'inverno: si celebra la luce durante il periodo dell'anno in cui le giornate sono più corte. Si è anche diffuso l'uso di celebrare l'accensione delle candele in maniera pubblica. Numerose persone si ritrovano in una piazza centrale della città dove viene installata una grande "chanukkà". Il presidente della comunità o il rabbino capo tengono un breve discorso, recitano la benedizione sulle candele e inaugurano la festa. Per iniziativa dell'associazione culturale ebraica "B'NAI ISAC" di Catania, la cerimonia si svolgerà quest'anno anche a Catania: mercoledì 16 dicembre alle 12,30 in piazza Università. L'ateneo sarà rappresentato dal prorettore professoressa Maria Luisa Carnazza. In precedenza, sempre nella mattinata del 16 dicembre, con appuntamento al Palazzo Platamone (via Museo Biscari 11) alle ore 11, si terrà una conferenza del rabbino Roberto Della Rocca, direttore educazione e cultura dell'UCEI (Unione delle comunità ebraiche italiane).

(STEP1, 14 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Brindisi speciale con i vini kasher: il 15 dicembre, a Roma

Le migliori etichette in arrivo da Italia, Israele e California

I vini kasher festeggiano … con un brindisi speciale: di scena il 15 dicembre a Roma (Sheraton Hotel) un evento di degustazione che proporrà le più rinomate etichette del panorama enologico israeliano (Domaine Du Castel, Dalton, Galil Mountain, Yarden, Barkan, Ella Valley, Noah-Hevron Heights, Tanya), e in anteprima per il mercato italiano alcune selezionate produzioni di aziende del Belpaese (Feudi di San Gregorio, Federici, Azienda Agricola Degli Azzoni-Avogadro-Carradori) e californiane (Baron Herzog e Covenant). L'appuntamento, patrocinato dal Comune di Roma, dall'Ambasciata di Israele in Italia, dall'Associazione Italiana Sommelier, dalla Comunità Ebraica di Roma e dal Benè Berith, rientra nell'ambito delle manifestazioni organizzate da Mosè Silvera ed Elio Galante, imprenditori che importano e distribuiscono in Italia prodotti enogastronomici certificati kasher da oltre dieci anni.

Focus - I vini kasher
Vengono definiti kasher tutti i cibi e le bevande che possono essere consumati perché preparati secondo le regole prescritte dal Tora (Insegnamento), un compendio di disposizioni giuridiche e morali atte a regolamentare i rapporti tra Dio e l'uomo e tra uomo e uomo.
Secondo la tradizione ebraica, i vini kasher devono essere sottoposti ad una regolamentazione specifica: l'intero processo enologico - dalla scelta degli uvaggi alla spremitura, dalla fermentazione alla svinatura, dai travasi alla refrigerazione, dai filtraggi all'imbottigliamento - si svolge sotto il diretto controllo del rabbino capo, il quale, al termine di ogni fase, sigilla i contenitori che vengono usati al posto delle botti. Il vino kasher, che significa "vino idoneo", oltre a subire la costante supervisione del rabbino capo deve essere "maneggiato" esclusivamente da personale ebreo, che, secondo l'opinione più rigorosa, deve essere osservante dello Shabbath, la più grande festa ebraica che si rinnova ogni sabato da tempo immemorabile, nel quale l'uomo si riconnette alla realtà di Dio. Questo rigore è osservato anche nella stappatura della bottiglia, che deve essere compiuta da un ebreo con gli stessi requisiti.
Perché tanto rigore? Il vino, nel rito ebraico, riveste un ruolo simbolico, viene usato nelle cerimonie di santificazione e all'inizio di ogni festa. Il pasto diventa un rito da celebrare sull'altare della tavola ed un'equivalenza simbolica di tal fatta innalza, senza dubbio, il livello di rigorosità spiegando in tal modo il perché la bottiglia debba essere aperta e maneggiata da un ebreo osservante.

(VineNews, 14 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il gran rabbino di Israele visita la moschea bruciata da coloni ebrei estremisti

di Arieh Cohen

Yona Metzger ha ricordato che la Shoa è stata preceduta da simili atti vandalici. Gli ebrei devono rispettare le altre religioni. C'è il rischio che lo scontro nazionale divenga uno scontro religioso.

TEL AVIV - Il Rabbino Capo di Israel, il Rabbino Yona Metzger, si è recato oggi in visita alla moschea palestinese di Yasuf, nei territori occupati, incendiata da coloni ebrei fondamentalisti lo scorso 11 dicembre ed ha espresso la più ferma condanna dell'atto sacrilego. Il rabbino - che partecipa abitualmente anche al dialogo interreligioso con il Vaticano - ha esortato i connazionali a ricordare che analoghi atti di vandalismo hanno preceduto anche la Shoah e che lo stesso rispetto che gli ebrei rivendicano da altri è dovuto da essi alle altre religioni.
La scorta durante la visita al villaggio della Cisgiordania, nei territori palestinesi occupati, è stata fornita interamente dalle forze di sicurezza palestinesi.
Il gesto della visita sul posto e l'affidarsi alla sicurezza autonoma palestinese sono davvero eccezionali in questi tempi di crescenti tensioni. Essi sono intesi a smarcare la stragrande maggioranza della popolazione ebrea israeliana dall'estremismo violento degli elementi fondamentalisti. Il Gran Rabbinato, che è organo dello Stato di Israele, ha voluto così esprimere la profonda preoccupazione dello Stato, oltre che dei religiosi moderati, di fronte al pericolo che lo scontro nazionale con i palestinesi assuma una veste di conflitto religioso, dalle conseguenze ancor più gravi.

(AsiaNews.it, 14 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Haniyeh: il nostro obiettivo è liberare la Palestina

GAZA, 14 dic. - "Non vogliamo formare un emirato islamico nella Striscia. Il nostro obiettivo e' liberare la Palestina, tutta la Palestina". E' quanto ha detto oggi a Gaza il leader di Hamas, Ismail Hanyeh, parlando ad una folla di decine di migliaia di persone riunite nella piazza al Katiba della citta' di Gaza per celebrare il 22esimo anniversario della nascita del movimento islamico.

(Adnkronos, 14 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gran Bretagna - Regina e Foreign Office sotto accusa: Nemici di Israele

di Giampiero de Andreis

ROMA, 14 dic - Foreign Office e Buckingham Palace sono sotto accusa a Londra, dopo le invettive lanciate dallo storico Andrew Roberts secondo cui il Regno Unito sarebbe nemico di Israele. Roberts, autore di numerose biografie di alto livello, tra le quali quelle di Winston Churchill, Neville Chamberlain e Adolf Hitler, e di una rivisitata storia della Seconda guerra mondiale attualmente al secondo posto tra i best-sellers del Sunday Times, ha ricordato che in 57 anni di regno la regina Elisabetta II non ha mai visitato lo Stato di Israele. "C'è un veto del Foreign Office - ha accusato Roberts, che ha ricordato come spetti al ministero degli Esteri organizzare le visite dei reali". "Non è una coincidenza - ha detto lo storico davanti ai 400 invitati di una cena dell'Associazione anglo-israeliana a Londra - che anche se la Regina ha fatto oltre 250 visite in 129 paesi diversi, né lei, né un singolo membro della famiglia reale sia mai stato in Israele per una visita ufficiale".
Il Foreign Office risponde che Israele non è certo l'unico Stato non visitato dalla sovrana inglese. "Ciò può essere vero per il Ciad o il Burkina Faso - ha argomentato lo studioso - ma chissà come mai il ministero degli Esteri ha trovato il tempo per inviare la Regina in visite di Stato in Libia, Iran, Sudan, Kuwait, Bahrein, Qatar, negli Emirati arabi uniti, in Oman, in Arabia Saudita, in Tunisia, in Algeria, in Marocco, in Giordania e in Turchia". Tutti Paesi islamici, molti dei quali retti da un regime dittatoriale, ha fatto osservare Roberts. Lo storico ha anche invitato il governo a una politica differente verso lo Stato ebraico.
E riferendosi alle dichiarazioni del deputato conservatore William Hague, secondo cui Israele dovrebbe adottare risposte "proporzionate" agli attacchi che subisce, Roberts ricorda la Seconda guerra mondiale, durante la quale gli alleati risposero all'uccisione di 50 mila inglesi con bombardamenti che condussero alla morte di 600 mila tedeschi: "Chi siamo noi per pretendere di insegnare a Israele che ci si difende in maniera proporzionata?", ha domandato retoricamente. Lo storico si è anche detto convinto che se la Gran Bretagna subisse un attacco come quello che Israele ha subito da Hezbollah nel 2006, la sua risposta non sarebbe dissimile da quella israeliana. Roberts, alla fine, critica anche Barack Obama, definito "il presidente Usa meno vicino a Israele dai tempi di Dwight Eisenhower": "Obama non fermerà Mahmoud Ahmadinejad, forse il nemico più pericoloso degli ebrei dopo Hitler, dall'acquisire la bomba atomica". "Israele e solo Israele - ha concluso tra gli applausi lo studioso - sa come agire nel migliore interesse del popolo ebraico".

(il Velino, 14 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Palestina, le chiese cristiane aderiscono al boicottaggio di Israele

di Carlo M. Miele

Il mondo cristiano palestinese aderisce alla campagna internazionale per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni a Israele (Bds).
L'importante passo è stato sancito venerdì dalla firma di una dichiarazione congiunta, il Kairos Palestine Document (dal termine greco antico, che vuol dire "momento opportuno" o "tempo di Dio").
Nel testo - che porta in calce le firme di elementi di spicco della cristianità in Palestina, dal patriarca Michel Sabbah, fino ai vescovi Munib Younan e Atallah Hanna - si fa appello alle Chiese di tutto il mondo perché "dicano una parola di verità e prendano posizione riguardo all'occupazione israeliana del territorio palestinese".
Il documento sostiene apertamente la campagna internazionale Bds, come strumento non-violento di solidarietà al popolo palestinese. "Riteniamo il disinvestimento e il boicottaggio degli strumenti di giustizia, pace e sicurezza", si legge nel testo.
La comunità cristiana chiede poi a tutte le Chiese di rispondere all'appello della società civile palestinese, comprese le istituzioni religiose, perché "venga applicato contro Israele un sistema di sanzioni economiche e di boicottaggio", il quale "non rappresenta una vendetta ma piuttosto un'azione seria al fine di raggiungere una pace giusta e definitiva".
Il Kairos Palestine Document trae ispirazione dalla teologia sudamericana della liberazione, ma anche da prese di posizione analoghe avvenute in Sud Africa ai tempi dell'apartheid e ispirate ai principi universali di "eguaglianza, giustizia, libertà e rispetto della diversità".
Un importante valore simbolico ha anche la data in cui è stato firmato il documento: l'11 dicembre, infatti, cade il 61esimo anniversario della Risoluzione 194 dell'assemblea generale delle Nazioni Unite, che chiede il ritorno in Palestina dei profughi "quanto prima possibile".

(Osservatorio Iraq, 14 dicembre 2009)

COMMENTO - No comment.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Grecia. Chiesto processo per militanti anti-nazisti

La magistratura greca, che aveva assolto in appello uno scrittore per un libro inneggiante allo sterminio degli ebrei, ha denunciato ora per "diffamazione" i tre esponenti di un'ong antinazista che avevano con la loro denuncia reso possibile il processo. Lo rende noto l'Iniziativa Antinazista in un comunicato secondo cui la procura di Atene ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di tre dei suoi membri - Anna Stai, Rena Koutelou e Lampi Katsiapi - per aver diffuso "false informazioni" e "diffamato" il tribunale che aveva assolto Costas Plevris.
Questi nel suo libro Gli Ebrei: tutta la verità, si dichiara apertamente nazista e antisemita, secondo quanto riportato a suo tempo dai media, e critica Hitler e i suoi per "non aver liberato l'Europa dal sionismo ebraico quando ne avevano il potere". La denuncia contro i membri della Iniziativa, secondo quest'ultima, è giunto proprio da Plevris, la cui assoluzione, dopo una condanna in primo grado, venne giustificata con il diritto di ciascuno ad esprimere la propria opinione. La sentenza aveva destato sorpresa e sdegno da parte della comunità ebraica greca e in tutto il mondo.

(l'Occidentale, 14 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gerusalemme - Hanukkah, luce dal tempio italiano

La terza candela di Hanukkah nel tempio italiano di Gerusalemme è stata accesa usando una delle chanukkiot donate da Angelo Vitale di Alessandria al Museo, di epoca compresa fra il 1955 ed il 1959. Un gruppo di ragazzi ha intonato le berachot e il "mizmor shir hanukkat habait" secondo il rito di Roma. Alla cerimonia hanno partecipato anche famiglie e bambini di Gerusalemme vicini alla comunità di origine italiana.

(Notiziario Ucei, 14 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hamas celebra in piazza i 22 anni dalla nascita

Diverse migliaia di persone sono scese in piazza in queste ore nella Striscia di Gaza per partecipare alle manifestazioni per il 22o anniversario della fondazione di Hamas, il gruppo terrorista al potere in questa porzione di territorio palestinese.
Un appuntamento già annunciato nei giorni scorsi da raduni e dichiarazioni celebrative, ma senza sviluppi significativi - finora - sia sul fronte del ventilato scambio fra il caporale israeliano Ghilad Shalit (ostaggio di Hamas da circa tre anni e mezzo) e un migliaio di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri di Israele, sia sulle speranze di alleggerimento del blocco imposto ai confini con la Striscia dallo Stato ebraico.
A Gaza City il culmine dei festeggiamenti è rappresentato da una marcia di miliziani islamici mascherati, mentre bandiere verdi con le insegne di Hamas sventolano in molte strade. Sono attesi anche comizi del 'premier' del governo di fatto della Striscia, Ismail Hanyeh, e di altri dirigenti di Hamas, sullo sfondo di un panorama di devastazioni che resta visibile, in mancanza di vere prospettive di ricostruzione, a quasi un anno dalla pesante offensiva militare israeliana 'Piombo Fuso', conclusasi nel gennaio 2009 con circa 1.400 palestinesi uccisi.
Nei giorni scorsi alcuni portavoce di Hamas avevano annunciato "sorprese" per il 22o anniversario del movimento, ma le ultime indiscrezioni sull'ipotesi dello scambio di prigionieri con Israele appaiono interlocutorie, come confermerebbe la "nuova proposta di compromesso" che - a leggere la stampa araba - il supermediatore tedesco incaricato di tessere il negoziato è stato costretto a formulare dopo il fallimento di una precedente bozza d'intesa. In stallo risultano anche, malgrado gli ultimi colloqui del Cairo mediati dall'Egitto, gli sforzi per una "riconciliazione nazionale" interpalestinese fra Hamas e i rivali laici di Al Fatah, il partito del presidente moderato dell'Anp, Abu Mazen, rimasto dal 2007 al potere nella sola Cisgiordania.

(l'Occidentale, 14 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La dirigenza di Hamas in visita a Teheran.

Ahmedinejad: l'Iran continuerà a sostenere il popolo palestinese.

TEHRAN. La dirigenza di Hamas si è recata ieri in visita ufficiale nella capitale iraniana. La delegazione è guidata da Khaled Misha'al e Mousa Abu Marzuq, e comprende anche Sami Khatir, Izzat Ar-Rashq e Jamal Issa.
Durante l'incontro con il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, Misha'al ha affermato che il suo movimento, il popolo palestinese e la resistenza continuerano ad affrontare "l'arroganza globale fino alla vittoria".
Il leader di Hamas ha poi ringraziato la dirigenza e la popolazione iraniana "per il sostegno ininterrotto al popolo palestinese e alla sua resistenza".
Il presidente iraniano, da parte sua, ha sottolineato che "fede e resistenza sono i fattori fondamentali per raggiungere la vittoria contro le arroganti potenze mondiali", e ha aggiunto che i crimini d'Israele e le ingannevoli politiche dell'amministrazione Usa non salveranno i loro regimi autoritari".
E ha aggiunto che l'Iran continuerà a sostenere il popolo palestinese contro "l'arroganza sion-americana". (Fonte: Pic e Press Tv)

(Infopal, 14 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Teheran e Siria preparano la guerra contro Israele

La Turchia ha inasprito i toni e sembra preferire un'alleanza con gli ayatollah

di Fiamma Nirenstein

Mentre i movimenti giovanili pacifisti pensano che il maggiore di tutti gli impegni sia quello di salvare la terra dai suoi guai ambientali, mentre tutti sollevano le sopracciglia perché Barack Obama ha pronunciato la parola «guerra» senza perdere i sensi, chi volesse occuparsi di salvare il mondo dovrebbe guardare al Medio Oriente. Perché qui si prepara un disastro per una vasta parte del mondo.
L'Iran ha incrudelito ieri la linea dura in politica interna, mentre il miracolo delle piazze ancora formicolanti di desiderio di libertà si ripete. La proiezione è evidente nella politica egemonica di questo Paese che vuole dominare il mondo in nome dell'islam: l'Iran e la Siria hanno firmato un patto proprio ora che Teheran è investita da nuova pressione internazionale e cerca di ciurlare nel manico negando e accettando, accettando e negando, mentre tutti sanno che il suo scopo è solo quello di costruire la bomba atomica.
Il ministro iraniano Ahmad Vahidi
Questo patto firmato due giorni or sono dal ministro della Difesa iraniana Ahmad Vahidi e dalla sua controparte siriana Ali Habib Mahmud, è finalizzato ad affrontare «comuni nemici e sfide», ovvero, se non si capisse, Israele, che il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha già destinato allo sterminio più volte.
Nel lodare Damasco per il suo grande potenziale in campo militare (opera in gran parte dell'Iran stesso) Vahidi ha detto che «è naturale per un Paese come la Siria che ha come vicino un predatore disumano e minaccioso come Israele, sia sempre preparato contro l'aggressione nemica». Tutti sanno che la guerra fra Israele e Siria nel '67 fu determinata dall'aggressione siriana e che il Golan fu occupato in risposta all'invasione; la verità è che il patto allude a un eventuale attacco israeliano alle centrali nucleari, ora che gli ayatollah sempre di più hanno deluso le speranze del 5 più uno che cerca un accordo sull'arricchimento dell'uranio, e che gli Stati Uniti promettono sanzioni più effettive.
Si parla ormai della possibilità che già il mese prossimo si lanci il quarto round di sanzioni. Inoltre, ha certo fatto grande effetto che Obama durante il discorso a Oslo abbia condannato l'Iran. Ora se gli ayatollah di fronte a tutto questo disprezzo stringono un nuovo patto militare con la Siria, si può arguire che di fronte alla proposta di deporre i progetti bellicosi, Teheran risponda allargando il ricatto farcito di missili Shihab e di centrali atomiche, e consolidi le sue possibilità di lanciare una guerra a Israele per interposta persona.
È di pochi giorni fa la visita del presidente libanese Michel Suleiman, fino a ieri una speranza di gestione moderata e laica del Paese, all'Amministrazione americana per chiedere di accelerare la consegna di armi moderne promesse tempo fa. Non ci sarebbe niente di preoccupante, se non fosse che dopo infinite trattative con il governo Hariri, Hezbollah non solo ha conquistato un posto preminente sulla scena politica locale, ma ha anche ottenuto di mantenere le armi. L'obiettivo ovvio è Israele. E quali sono le armi di Hezbollah? Quelle iraniane provenienti dalla Siria. Il clerico estremista sciita capo di Hezbollah è forse la più acuminata arma del ricatto mediorientale dell'Iran: lui stesso ripete ogni giorno la sua determinazione piena d'odio a combattere. Teheran può usarlo a ogni momento, ed è preoccupante che il Libano moderato non voglia o non possa capire che ogni buona intenzione d'integrare Hezbollah con l'esercito possa concludersi in un arricchimento di armi per il Partito di Dio.
La Turchia, nel frattempo, è un nuovo giocatore pericoloso: dopo aver coperto Israele di ogni tipo di insulti, se ne è uscita per bocca del premier Recep Tayyip Erdogan con la prima minaccia bellica: «Se Israele usasse lo spazio aereo turco per spiare Paesi vicini (o peggio naturalmente! ndr) riceverebbe una risposta pari a un terremoto». La Turchia sembra aver deciso per ora che l'asse iraniano è il più interessante. Un ultimo punto: i palestinesi di Hamas hanno approntato una serie di tunnel per il contrabbando di missili di lunga gittata. Il clima a Gaza è duro: il reverendo Majed El Shafie presidente di One Free World International ha raccontato che a Gaza si dissotterrano i cristiani dalle loro tombe. Se sia vero, difficile saperlo. Se così fosse sarebbe un segno di guerra ideologica oltre i limiti.

(il Giornale, 14 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Minacce a una commerciante ebrea del mercato di Campo de' fiori

La donna denuncia: «Il titolare di tre banchi abusivi da mesi indirizza insulti razzisti nei nostri confronti»

ROMA - Minacce e insulti razzisti contro banchisti di religione ebraica. Campo dè Fiori e il suo mercato ormai da tempo non sono più quelli cantati in tanti stornelli o rappresentati nei film del neorealismo. Ma un clima di «terrore» e «umiliazioni continue» era difficile da immaginare anche per chi, come la signora Laura Piperno, ha passato fortunatamente indenne anni di violenza che portarono all'attentato alla sinagoga di Roma del 1982. Oggi, la signora Piperno si trova a fronteggiare, fortunatamente non da sola, una violenza nuova: «Sono sei mesi che vengo minacciata da un uomo che pretende di cacciarci via. Cacciare me e gli altri commercianti della piazza di origine ebraica». L'ultimo episodio, di una lunga serie, è di questa mattina: «Uno dei suoi tirapiedi mi ha sputato mentre andavo al forno», spiega la donna con la voce rotta dal pianto, «e mi ha gridato 'ebrei di m..., se non ci sono riusciti i tedeschi vi faccio sparire io». «L'uomo che fa queste cose - spiega un altro commerciante della piazza - ha collezionato tantissimi procedimenti penali e condanne. In più è tossicodipendente e non ci spieghiamo come possa rimanere qui in tutta tranquillità, senza che le forze dell'ordine lo mandino va».

AGGRESSORE - Anche perchè A.P., queste le iniziali del nome dell'aggressore, «occupa abusivamente, con la sua merce, uno spazio che era assegnato a una famiglia storica di Campo de' Fiori e che ora è in attesa di fare il passaggio di proprietà. Lui presenta un certificato di occupazione di suolo pubblico che però è chiaramente falso». Un calvario, quello della signora Piperno, che va avanti da sei mesi: «La mia vita è diventata un inferno, abbiamo dovuto togliere il furgone da dove lo tenevamo e ora trasportiamo le merci solo con furgoni a noleggio: lui ci aveva promesso che avrebbe dato fuoco a tutte le nostre cose. In più, continua a minacciare di morte me, mia madre e mia figlia». Per questa ragione la famiglia Piperno ha ingaggiato una guardia del corpo per accompagnare la ragazza a scuola e per andarla a riprendere: «Abbiamo paura e non vogliamo che rimanga sola un solo minuto». Naturalmente, nei confronti di A.P. sono fioccate le denunce: «Lui però si dice certo del fatto suo e afferma che sa come muoversi con l'amministrazione pubblica e anche con la giustizia».

SOLIDARIETA' DI PACIFICI - A portare la propria solidarietà ai commercianti di Campo dè Fiori, è arrivato oggi il presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici. «Una visita doverosa, ma lo stesso molto gradita», dicono i commercianti. «Speriamo che adesso si muova anche l'amministrazione, perchè il municipio non ha fatto nulla. Non siamo ancora riusciti a parlare con il sindaco perchè ci dicono che è sempre impegnato», conclude la signora Piperno.

ALEMANNO - «Visto quanto successo e visto l'atteggiamento arrogante studieremo tutti i mezzi giuridici per allontanare queste persone da Campo de' Fiori perchè probabilmente non hanno il diritto giuridico di rimanerci ma sicuramente non hanno la dignità culturale e sociale di stare in una realtà centrale di Roma», è stato il commento del sindaco di Roma Gianni Alemanno che ha contattato telefonicamente il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici.

(Corriere della Sera, 14 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Politica e intolleranza: secondo il Presidente Ucei Gattegna

"Segnali d'allarme per la società aperta, libera e pluralista"

Il grave, inquietante episodio di intolleranza che ha visto il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi vittima dell'aggressione di uno sconsiderato, costituisce un segnale allarmante per tutti coloro che hanno a cuore una società aperta, libera e pluralista e l'ennesima riprova dell'imbarbarimento che sta subendo la vita politica italiana. Lo ha affermato il Presidente dell'Unione delle Comunità Italiane Renzo Gattegna (nell'immagine ritratto assieme al rabbino capo sefardita di Israele Shlomo Amar, durante l'accensione del secondo lume di Hanukkah). In un messaggio di solidarietà rivolto al Presidente del Consiglio, Gattegna ha anche inteso sottolineare come gli ebrei italiani restino "indissolubilmente legati ai valori di pacifica convivenza, di libertà, di democrazia e di rispetto delle opinioni che hanno consentito all'Italia uscita dagli orrori della dittatura di crescere e di trovare una dignitosa collocazione nel consesso delle realtà progredite".
Anche il Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ha espresso al Presidente del Consiglio solidarietà per un'aggressione "frutto del clima di avvelenamento della politica".

(Notiziario Ucei, 14 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Esecuzioni pubbliche degli insorti

MOGADISCIO - Gli insorti islamici somali di Hezb al Islam hanno processato e giustiziato in pubblico due uomini riconosciuti colpevoli rispettivamente di adulterio e omicidio. Lo si è appreso da fonti concordanti. Un giudice islamico ha imposto in nome della sharia, la legge islamica, la lapidazione a Mohamed Abukar Ibrahiim, 48 anni, riconosciuto colpevole di adulterio e la fucilazione a Ahmed Maohamud Awale, 61 anni, accusato di omicidio. Ad assistere alle esecuzioni centinaia di persone riunite ad Afgoye, un bastione del movimento islamico, ad una ventina di chilometri a sud di Mogadiscio.
«Urlava e aveva il sangue che gli usciva dalla testa e dal busto», ha raccontato un testimone della lapidazione, eseguita da decine di militanti del gruppo islamico. La ragazza di 15 anni con la quale l'uomo avrebbe avuto una relazione sessuale, ha ricevuto 100 frustate. A lei è stata risparmiata la vita perché non era sposata. Il secondo condannato a morte è stato ucciso da raffiche di Kalashnikov sparate da un parente dell'uomo che avrebbe pugnalato, ha aggiunto un testimone.
È la prima volta che gli insorti di Hezb al Islam eseguono condanne a morte con queste modalità.
Di solito sono i loro alleati Shebab che ordinano amputazioni e lapidazioni in nome della loro interpretazione ultrarigorista dell'Islam. In lotta contro il governo di transizione, Shebab e Hezb al Islam controllano una gran parte del sud e del centro della Somalia, oltre che la gran maggioranza dei quartieri di Mogadiscio.

(Corriere Canadese, 14 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Festa del Chanukkà in piazza Barberini: acceso il candelabro ebraico

ROMA (13 dicembre) - Si è riempita di luci e di persone questa sera piazza Barberini per la Festa ebraica del Chanukkà. Al centro della piazza, alla presenza del sindaco di Roma Gianni Alemanno e del presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici è stato acceso un enorme Menorah, il tradizionale candelabro a nove braccia. Tantissime le candele accese dai bambini durante la cerimonia, che ricorda nella religione ebraica la riconsacrazione del tempio di Gerusalemme.
«Roma ospita questa festa da 22 anni e non solo è felice ma vuole dedicarla a chi in ogni parte del mondo lotta per la libertà - ha detto Alemanno - L'identità ebraica è parte costituente della nostra città e ne siamo profondamente orgogliosi». Il sindaco ha colto l'occasione per lanciare un appello per la liberazione di Gilad Shalit, «un ragazzo che ha combattuto per la sua patria e che è un cittadino romano».
All'appello di Alemanno si è unito anche quello del presidente della comunità ebraica Pacifici che si è detto fiducioso che nei prossimi giorni Shalit verrà liberato. «Questa è la festa della libertà e della speranza - ha detto Pacifici - e la vogliamo dedicare anche a questo ragazzo».

(Il Messaggero, 14 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Tel Aviv, campi militari aperti per la festa di Hanukkàh

TEL AVIV, 13 dic - L'agenzia israeliana online Ynet annuncia che da oggi i campi di addestramento militare saranno aperti alle famiglie in gita, per i tradizionali picnic di Hanukkàh, la festa ebraica caratterizzata dall'accensione delle luci del candelabro a nove bracci che si celebra in questi giorni in Israele e fra gli ebrei di tutto il mondo. L'iniziativa è stata annunciata dall'esercito israeliano per sottolineare il clima festivo e dare il segno di una situazione generale nel Paese più tranquilla che in passato. Gli escursionisti - riferisce l'agenzia online Ynet - dovranno mettersi in contatto con le amministrazioni locali per ottenere l'autorizzazione all'ingresso in specifici campi di addestramento. Alcuni resteranno infatti chiusi, poiché esercitazioni di tiro sono previste anche durante le feste, ma la maggior parte delle strutture sarà comunque a disposizione. Le celebrazioni di Hanukkàh, iniziate venerdì sera, proseguiranno sino a fine settimana. L'atmosfera appare complessivamente serena, nonostante episodi come i lanci di un razzo e d'un colpo di mortaio (senza conseguenze) registrati stamattina nel sud del Paese dalla Striscia di Gaza, o come il ferimento leggero di una colona in Cisgiordania. Nulla di paragonabile, in ogni caso, con il clima della festa dell'anno scorso, in un periodo di attacchi assai più numerosi da Gaza, destinati a innescare di lì a poco l'offensiva militare israeliana 'Piombo Fuso'.

(Notiziario Ucei, 13 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Netanyahu condanna l'incendio doloso

''Atto criminale contrario ai principi di Israele''

ROMA, 13 dic - Il premier israeliano Netanyahu ha condannato l'incendio doloso che nella notte tra giovedi' e venerdi' ha danneggiato una moschea. Il fatto e' avvenuto nel villaggio palestinese di Yassuf, in Cisgiordania. Netanyahu ha chiesto di fare il possibile per ''tradurre i responsabili davanti alla giustizia''. Anche il presidente Perez ha parlato di ''atto criminale contrario ai principi morali dello stato di Israele''. Le autorita' militari israeliane hanno aperto un'inchiesta.

(ANSA, 13 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: sì a fondi per gli insediamenti

Gli insediamenti inclusi nel piano di zone avranno agevolazioni

GERUSALEMME, 13 dic - Israele approva il piano di zone di prioritario interesse nazionale che include anche controversi insediamenti in Cisgiordania. Con il piano, caldeggiato dal premier Netanyahu e votato da 21 ministri, gli insediamenti inclusi nel progetto potranno usufruire anche di nuovi stanziamenti. Riceveranno cosi' un trattamento preferenziale in termini di agevolazioni statali nel campo dell'istruzione, dell'edilizia, delle infrastrutture e dell' occupazione.

(ANSA, 13 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Fiamma Nirenstein spiega a Vittorio Sgarbi la realtà di un paese minacciato dal terrorismo

Sul GIORNALE di oggi, 13 dicembre 2009 a pag.11, Vittorio Sgarbi si scatena contro Israele, reo di "maltrattamenti" nei suoi confronti. Fiamma Nirenstein gli risponde sulla stessa pagina, cercando di fargli capire la realtà israeliana.
Ecco gli articoli

(Informazione Corretta, 13 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Pestò un gruppo di palestinesi, ufficiale israeliano condannato

Per il tenente Adam Malul, è arrivata la condanna, ma la pena sarà determinata nei prossimi giorni: nel 2008 pestò un gruppo di palestinesi

Nel 2008 partecipò attivamente al pestaggio di alcuni palestinesi sottoposti a fermo temporaneo a un posto di blocco della Cisgiordania: ora per un ufficiale israeliano, il tenente Adam Malul, è arrivata la condanna, ma la pena sarà determinata nei prossimi giorni.
L'episodio di violenza balzò all'attenzione dei media dopo la diffusione di un filmato amatoriale. L'ufficiale condannato è stato giudicato responsabile dell'accaduto insieme con un sottufficiale appartenente alla sua stessa brigata, la Kfir: un'unità di elite dell'esercito schierata in Cisgiordania, all'interno dei cui ranghi alcuni militari allevati nel movimento dei coloni e nei collegi rabbinici a esso legati si sono tra l'altro resi protagonisti di clamorosi episodi recenti d'insubordinazione.

(Blitz quotidiano, 13 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gaza: razzo e mortaio contro Israele, nessun ferito

Un proiettile di mortaio e un razzo sono stati sparati stamani dalla Striscia di Gaza contro il sud di Israele senza provocare feriti. Lo ha reso noto una portavoce militare. "Un proiettile di mortaio è caduto in mare, al largo del kibbutz Zikim e un razzo si è abbattuto in un campo senza fare vittime", ha detto la fonte.

(L'Unione Sarda, 13 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
    
Israele, deputato druso incriminato: "Contatti con la Siria"

Naffaa è sospettato di aver incontrato agenti della Siria - inserita da Israele nella lista dei Paesi nemici - a margine di un incontro a Damasco con un esponente di una fazione radicale palestinese (il Fplp, Fronte di liberazione nazionale della Palestina) druso d'origine e rifugiato in territorio siriano

«Contatti con gli agenti nemici siriani»: questa l'accusa per un deputato israeliano di etnia drusa aderente al Balad (formazione della minoranza arabo-israeliana alla Knesset).
Secondo quanto reso noto dal procuratore Menachem Mazuz, per il parlamentare Said Naffaa è stato sospeso il beneficio dell'immunità.
Naffaa è sospettato di aver incontrato agenti della Siria - inserita da Israele nella lista dei Paesi nemici - a margine di un incontro a Damasco con un esponente di una fazione radicale palestinese (il Fplp, Fronte di liberazione nazionale della Palestina) druso d'origine e rifugiato in territorio siriano.
Il deputato ha definito "strana" l'apertura dell'inchiesta contro di lui, lasciando intendere di considerarsi discriminato in quanto druso e di volersi difendere "con tutti i mezzi legali" a sua disposizione. "Tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto in quanto pubblico rappresentante dei miei elettori", ha detto.
La procura lo accusa invece di essersi non solo recato in Siria per incontrare l'esponente del Fplp, malgrado il ministero dell'Interno gli avesse negato l'autorizzazione per "ragioni di sicurezza nazionale", ma anche di aver preso contatto nell'occasione con funzionari siriani.

(Blitz quotidiano, 13 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Iran e Siria siglano un patto "contro nemici comuni"

GERUSALEMME, 12 dic. - Nuovo fallimento per la diplomazia occidentale. I tentativi degli Usa e di molti Paesi Ue di dividere Siria e Iran e' fallito. Damasco e Teheran hanno firmato un nuovo accordo di mutua difesa militare contro "nemici e sfide comuni". E' quanto scrive il Jerusalem Post secondo cui il trattato e' stato firmato ieri a Damasco dai ministri della Difesa siriano, generale Ali Mohammad Habib Mahmud, e iraniano, generale Ahmad Vahidi.

(AGI, 12 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Vaticano-Israele - Sorpresa nella delegazione della Chiesa per le parole di Ayalon

Il viceministro degli Esteri ha parlato di crisi sfiorata

Daniel Ayalon
C'è sorpresa nella delegazione cattolica che ha preso parte all'ultima riunione della commissione bilaterale Vaticano-Israele per le dichiarazioni rilasciate subito dopo dal viceministro degli Esteri israeliano Daniel Ayalon. Se il capo-delegazione dello Stato ebraico ha denunciato che la riunione di ieri, a Roma, ha sfiorato la "crisi", fonti diplomatiche vaticane parlano, piuttosto, di una "crisi ad arte", riferiscono di una "riunione tranquilla e aggiungono che l'esito dei negoziati - tesi ad applicare un accordo-quadro del 1993 relativo a esenzioni fiscali e status giuridico della Chiesa cattolica in Terra Santa - è "tutto nelle loro mani". "L'essenziale in questa vicenda - afferma da parte sua David Maria Yaeger, esperto dei rapporti tra Chiesa e Stato in Israele - è capire l'oggetto preciso dell'auspicato accordo e cioè - afferma il francescano - la salvaguardia di diritti acquisiti dalla Chiesa già prima della creazione dello Stato di Israele".

(Apcom, 12 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'Organizzazione della Conferenza Islamica alla conquista dell'Europa

di Andrea B. Nardi

Bat Ye'or è lo pseudonimo della scrittrice egiziana Giselle Littman, che da ebrea nel 1955 dovette subire il ritiro della cittadinanza egiziana e fu costretta a rifugiarsi in Inghilterra, dove in seguito ottenne la nazionalità britannica. Ha insegnato archeologia all'University College di Londra e scienze sociali all'Accademia di Ginevra. Esperta a livello mondiale di islam e jihad, ha pronunciato discorsi al Congresso degli Stati Uniti e alla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, mentre i suoi studi sono molto seguiti negli ambienti di lotta al terrorismo. Dopo il famoso best seller Eurabia, oggi la casa editrice Lindau pubblica anche in Italia il suo Verso il califfato universale - Come l'Europa è diventata complice dell'espansionismo musulmano, in cui torna ad analizzare la resa del Vecchio Continente all'islam radicale, denunciando con un grido sempre più allarmato e deciso come a ciò sia sottesa la regia occulta dell'Organizzazione della Conferenza Islamica (OCI), che riunisce 57 paesi e oltre un miliardo di persone....

(l'Occidentale, 12 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La crociata dei rabbini contro Internet

La voce dell'ortodossia ebraica: il web diffonde menzogne, pericolo per i fedeli.

GERUSALEMME - Alcuni influenti rabbini della chiusa ma variegata comunità israeliana di ebrei ultraortodossi hanno emesso un pubblico appello al loro "gregge" a non guardare siti Internet, non solo quelli laici, ma nemmeno quelli che intendono essere una voce dell'ortodossia religiosa ebraica, per non rischiare di essere indotti a deviare dalla retta via da siti menzogneri o addirittura «abominevoli e peccaminosi».
A riferirlo per primo, con rilievo, è stato proprio uno di questi siti, Haredim (Timorati di Dio, un termine ebraico indicato per definire la comunità ultrartodossa), un gazzettino online che intende essere un foro di notizie, dibattiti e opinioni rivolto agli ultraortodossi. "Dramma: i grandi saggi di Israele contro i siti Internet degli haredim": il sito ha così intitolato la notizia, per il quale pero dietro l'appello ci sarebbero dei "maneggioni" che si sono ritenuti danneggiati da cose apparse su diversi siti ultraortodossi. Essi sarebbero riusciti a convincere influenti rabbini a prendere posizione contro l'uso di Internet.

(Corriere Canadese, 12 dicembre 2009)

COMMENTO - Il termine "crociata" applicato ad un'azione di rabbini non è molto adatto.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
    
I servizi israeliani cercano agenti che parlino persiano

ROMA, 11 dic. - Lo Shin Bet, i servizi di sicurezza interni israeliani, hanno pubblicato questa settimana un insolito annuncio sui giornali per reclutare persone che parlano il persiano. L'annuncio - riporta il sito web di Haaretz - è rivolto a uomini e donne. Apparentemente lo Shin Bet cercherebbe agenti in grado di contrastare i tentativi di infiltrazione in Israele da parte dei servizi segreti iraniani.
Solitamente - fa notare Haaretz - lo Shin Bet pubblica annunci molto generici, per per posti "interessanti" nel settore della sicurezza, firmati dall'ufficio del primo ministro. L'annuncio risulta comunque insolito perchè si presuppone che un agente iraniano infiltrato in Israele o nei territori non parlerebbe in persiano, e quindi secondo Haaretz è lecito pensare che lo Shin Bet voglia assumere come agenti nuovi immigrati in Israele provenienti dall'Iran. Nello Stato ebraico c'è infatti un'ampia comunità israelo-persiana, che si è ampliata negli ultimi 30 anni, dopo la rivoluzione islamica del 1979.

(Apcom, 11 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cisgiordania, coloni israeliani bruciano una moschea

La rabbia ebraica contro la decisione del governo di congelare le colonie (solo per dieci mesi come deciso dal premier Benjamin Netanyahu) in Cisgiordania si è riversata contro la moschea principale del villaggio di Kfar Yassuf, in Cisgiordania.

I coloni hanno dato alle fiamme il Corano, ridotto in brandelli i tappeti usati per la preghiera. La rabbia ebraica contro la decisione del governo di congelare le colonie (solo per dieci mesi come deciso dal premier Benjamin Netanyahu) in Cisgiordania si è riversata contro la moschea principale del villaggio di Kfar Yassuf, in Cisgiordania.
Gli aggressori hanno scritto slogan antipalestinesi in ebraico sui muri, come "Preparatevi a pagare il prezzo" e "Tutti bruciati".
La tensione in medio oriente sale: i palestinesi sono scesi in piazza per protestare contro l'assalto ai loro luoghi di culto da parte degli ultrà ebrei. L'esercito israeliano ha replicato all'esasperazione dei manifestanti sparando gas lacrimogeni contro i sassi lanciati dagli arabi.
L'amministrazione militare israeliana ha denunciato il raid e si è impegnata davanti all'Autorità palestinese di perseguire gli autori dell'aggressione. Da parte sua, il presidente del Consiglio degli insediamenti ebraici in Cisgiordania (Yesha), Danny Dayan, citato dalla radio di stato, ha liquidato il fatto come «un atto odioso e insensato che "ha violato il regolamento».
Già la scorsa settimana i coloni israeliani avevano avviato la loro politica di rappresaglia, bruciando una casa e tre veicoli in un altro villaggio vicino a Nablus.

(Blitz quotidiano, 11 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ci sono modi migliori di lavorare per la pace che cacciare gli ebrei

È successo di nuovo. In Europa, degli studenti sono stati cacciati in quanto israeliani

di Yasha Reibman

Yasha Reibman
È successo di nuovo. In Europa, degli studenti sono stati cacciati in quanto israeliani. Non è una notizia degli anni Trenta, ma dell'altro ieri. Teatro di questa ennesima discriminazione è la Spagna di José Luis Rodríguez Zapatero, seicentodiciassette anni dopo la cacciata degli ebrei decisa da Isabella di Castiglia con l'obiettivo di ottenere la "limpieza de sangre".
Oggi l'occasione è il "2010 Solar Decathlon", competizione tra universitari per il miglior progetto per la costruzione di una casa solare autosufficiente. In finale sono arrivati venti lavori, tra questi anche quello dei ragazzi dell'Ariel University Center (Auc), centro universitario israeliano. Il progetto israeliano peraltro aveva anche già ottenuto dei fondi dalla Spagna, ma dopo alcune proteste il governo di Zapatero ha pensato bene di espellere gli studenti di Ariel. La scusa è che il loro ateneo avrebbe la propria sede all'interno della Giudea e Samaria, cioè oltre la linea verde e quindi all'interno dei territori conquistati da Israele dopo essere sopravvissuto alla guerra del 1967, quarantadue anni fa.
Peccato che nel frattempo, come dagli accordi stipulati negli anni tra Oslo e Camp David, la cittadina di Ariel non faccia parte dei territori sui quali governa l'Autorità nazionale palestinese. Ma soprattutto peccato perché all'Università di Ariel siano iscritti diecimila studenti e, tra questi, cinquecento siano arabi. In ogni caso, ammesso e non concesso che il boicottaggio sia una forma legittima di lotta civile, le università e gli studenti dovrebbero esserne tenuti fuori.
Gli studenti di Ariel (che siano israeliani o palestinesi, ebrei o arabi poco importa) hanno per lo più scelto quella università non certo per ragioni politiche, ma semplicemente perché lì sono stati accettati e perché lì si insegnano materie che a loro interessano. Altro che esclusione, se davvero il governo socialista spagnolo aveva a cuore la promozione della pace bastava invitare studenti palestinesi, siriani o iraniani e pregarli di sedersi a tavola insieme ai ragazzi israeliani.

(Tempi.it, 11 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ministro di Israele: non c'è vero stop agli insediamenti

di Ori Lewis

GERUSALEMME - I coloni israeliani in Cisgiordania potrebbero aumentare di 10.000 unità nel 2010 nonostante l'annunciato "congelamento" nella costruzione di insediamenti nel territorio occupato. Lo ha detto un ministro di Israele.
Benny Begin, ministro e membro del Likud, il partito del primo ministro Benjamin Netanyahu, ha parlato proprio in concomitanza con le proteste da parte dei coloni per lo stop agli insediamenti e dopo l'attacco ad una moschea in Cisgiordania da parte dei coloni estremisti.
Begin, durante una conferenza stampa a Tel Aviv, ha detto che la moratoria sugli insediamenti sarà dolorosa ma non rappresenta un congelamento nel senso stretto del termine.
Le tremila abitazioni già in costruzione, ha fatto notare il ministro, verranno completate nonostante lo stop agli insediamenti, mentre saranno circa 10.000 i coloni che si recheranno in Cisgiordania, secondo quanto riferito da Radio Israele e dal quotidiano Yedioth Ahronoth.
"Non ci sarà alcun congelamento e alcuna sospensione", ha detto Begin secondo quanto riportato dal quotidiano. "I lavori per le abitazioni in Giudea e Samaria continueranno nei prossimi 10 mesi", ha detto il ministro.
"Quello che vogliamo dire è che non intendiamo bloccare o sospendere i permessi edilizi".
Il portavoce del governo Mark Regev non ha voluto commentare le parole di Begin ma ha confermato il congelamento degli insediamenti.
"Non c'è alcun cambiamento, il congelamento degli insediamenti è confermato e così anche lo stop per 10 mesi", ha detto Regev.
Netanyahu aveva annunciato la sospensione degli insediamenti tre settimane fa, nella speranza di riaprire i colloqui di pace con i palestinesi, come auspicato da Washington.
Ma i palestinesi avevano comunque già giudicato insufficiente una moratoria temporanea e si erano rifiutati di sedersi nuovamente al tavolo delle trattative.
Alcuni coloni israeliani, poi, avevano etichettato la decisione di Netanyahu come un tradimento e avevano espresso il loro dissenso, mercoledì, con manifestazioni di protesta.

(Reuters, 11 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Tensione tra Gran Bretagna e Israele per i prodotti "Made in Palestine"

di Nicol Degli Innocenti

Un innocuo 'consiglio' per una maggiore trasparenza verso i consumatori o l'inizio di un subdolo boicottaggio dei prodotti israeliani? Per Londra è il primo, per Tel Aviv decisamente il secondo. Sale la tensione tra Gran Bretagna e Israele in seguito alla decisione del Governo britannico di suggerire ai supermercati di indicare sulle etichette di tutti i prodotti provenienti dalla West Bank se sono stati fatti da produttori palestinesi o da israeliani che vivono negli insediamenti illegali nei territori occupati.
Defra, il ministero dell'alimentazione e degli affari rurali, ha consigliato ai supermercati di modificare le etichette che attualmente indicano "prodotto della West Bank" rendendole più specifiche per informare i consumatori sulla provenienza dei cibi o beni acquistati, scrivendo quindi "prodotto palestinese" o "prodotto degli insediamenti israeliani". Non si tratta di un obbligo legale ma di una "indicazione di comportamento". L'obiettivo, secondo Londra, è semplicemente «permettere ai consumatori di scegliere quale prodotto acquistare». Le regole Ue impongono che ci sia una netta differenziazione tra prodotti israeliani e prodotti dei territori.
Israele non ha gradito la mossa e ha accusato apertamente Londra di incoraggiare il boicottaggio dei prodotti che provengono dagli insediamenti israeliani della West Bank, che teme possa portare a una ostilità più generalizzata verso il "made in Israel". «Siamo preoccupati, - ha dichiarato stamani Yigal Palmor, portavoce del ministero degli Esteri israeliano. - Sembra che Londra stia dando ragione a chi vuole boicottare tutti i prodotti israeliani».
Il ministero degli Esteri britannico ha sottolineato di essere «contrario a qualsiasi forma di boicottaggio di Israele, che certamente non aiuterebbe il processo di pace», però ha aggiunto: «Gli insediamenti israeliani nei territori occupati sono illegali e sono un ostacolo alla pace, su questo siamo sempre stati chiari».
Sono 27 le società controllate da israeliani che vivono negli insediamenti della West Bank e che esportano frutta, verdura, cosmetici, tessili e prodotti di plastica e metallo in Gran Bretagna, che vengono poi venduti in tutte le maggiori catene di negozi e supermercati.

(Il Sole 24 Ore, 11 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

A Gaza anche un Muro egiziano. La Striscia sarà chiusa su ogni lato

di Alberto Stabile

GERUSALEMME - Le hanno provate tutte per bloccare i tunnel della vita e della morte che alimentano il contrabbando dall'Egitto verso la Striscia di Gaza. Pattugliamenti continui lungo il confine, delicati sensori capaci di registrare anche il movimento di una piccola zolla, allagamento dei cunicoli, persino il gas. Ma niente ha fatto indietreggiare l'esercito delle talpe. Adesso, su suggerimento e forse anche finanziamento degli americani, le autorità del Cairo ci proveranno con una barriera sotterranea di metallo impenetrabile, capace di resistere anche all'esplosivo, lunga 10-11 chilometri e profonda fino a 20-30 metri la cui posa è già iniziata in gran segreto. Durata prevista dei lavori, un anno e mezzo.
La diga sotto terra che dovrebbe arginare il flusso dei traffici per e dalla Striscia di Gaza attraverso quella sorta di enorme gruviera che è il confine di Rafah, sorgerà a perpendicolo del vecchio muro di ferro che i guastatori di Hamas fecero saltare in una notte nel gennaio del 2008, dando ad un milione e mezzo di palestinesi imprigionati dal blocco messo in atto da Israele l'illusione della libertà. Insieme, assicurano gli esperti americani, muro esterno e barriera sotterranea dovrebbero costituire un ostacolo insormontabile.
In un luogo come la Striscia di Gaza, che storicamente è sempre stato un crocevia di traffici, di eserciti e di viaggiatori, combattere il contrabbando è praticamente impossibile. Ma è con la chiusura dei valichi, decisa da Israele dopo l'ascesa al potere delle milizie di Hamas, che i tunnel lungo il confine con l'Egitto hanno acquisito importanza strategica.
E non soltanto perché gli unici beni, a parte quelli strettamente umanitari, capaci di alleviare la penuria e l'isolamento che hanno colpito la popolazione della Striscia, vengono di lì. L'inventario di ciò che passa attraverso le vie sommerse del contrabbando è praticamente infinito: dagli animali alle motociclette, dai computer ai vestiti, dalla benzina alla sigarette. I tunnel sono essi stessi un'attività economica lucrativa, e non solo per i clan che li gestiscono, versando, a quanto pare, una "tassa" alle casse di Hamas, ma anche per le centinaia di disperati che vi lavorano e spesso ci lasciano la pelle.
Ma non è tutto. Attraverso i tunnel, anche se pare si tratti di una rete diversa, passano le armi destinate all'arsenale di Hamas. Armi non soltanto leggere: anche componenti essenziali per assemblare i missili Kassam e Grad con cui le milizie palestinesi della Striscia hanno colpito le città israeliane del Negev. I tunnel, diciamo così, militari, avrebbero anche permesso a gruppi di guerriglieri islamici legati ad Al Qaeda di approdare e mettere radici nella Striscia.
Ora, nonostante l'esercito israeliano abbia cantato vittoria alla fine delle tre settimane di guerra combattuta contro Hamas tra dicembre 2008 e gennaio 2009, la battaglia dei tunnel non si è conclusa con un esito certo. Al contrario, all'indomani dell'operazione Piombo Fuso, Israele ha sollevato il problema del contrabbando in direzione della Striscia di Gaza come una questione di primaria importanza di cui la comunità internazionale avrebbe dovuto farsi carico. Gli Stati Uniti si sono offerti di partecipare ai pattugliamenti. La Germania ha offerto all'Egitto macchinari e tecnologia. Dopo che è stata valutata anche la possibilità di costruire un enorme fossato, è passata l'idea del muro di ferro. Non sarà l'unico Muro destinato ad incidere nei rapporti tra Israele e i suoi vicini arabi. A parte la "barriera" che separa gli israeliani dai palestinesi, qualche giorno fa s'è saputo che Netanyahu penserebbe ad un altro muro lungo il confine tra Israele ed Egitto per impedire l'arrivo d'immigrati clandestini dall'Africa.

(la Repubblica, 11 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Libano: ampia fiducia per il governo Hariri

In Libano il neonato governo di unità nazionale guidato da Saad Hariri ha ottenuto un larghissimo voto di fiducia da parte del parlamento di Beirut. Dopo tre giorni di dibattito, l'esecutivo del sunnita Hariri - che appoggia il diritto del movimento sciita Hezbollah di avere armi - ha ottenuto 122 dei 128 voti disponibili. Hariri, 39 anni, pur di ottenere un varo agevole del proprio governo ha voluto assicurarsi il sostengo degli influenti rivali sciiti, alleati della confinante Siria. La questione dell'arsenale degli anti-israeliani Hezbollah ha animato il dibattito che ha preceduto il voto svoltosi ieri.

(L'Unione Sarda, 11 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Un'Europa così non può mediare con Israele

di Fiamma Nirenstein

E così l'ha avuta la Svezia la sua risoluzione votata dai ministri degli Esteri europei che pomposamente prevede la divisione di Gerusalemme in due parti e l'istituzione di uno Stato palestinese per il quale, addirittura «non si riconosce nessun cambiamento rispetto ai confini del '67» a meno che non sia riconosciuto dalle due parti. Peccato che fra le due parti quella palestinese seguiti a rifiutare di sedersi a un tavolo e parlare. Questo, mentre Netanyahu ha bloccato la costruzione in qualsiasi parte del West Bank di ogni costruzione, spaccando così il suo Paese appunto sull'altare di un ritorno al colloquio: infatti è una decisione assai difficile se si pensa, e nessuno ci pensa mai in Europa, che il West Bank per tutte le guerre contro Israele, da quella del '48 in avanti è stato il retroterra strategico essenziale.
Il documento è migliorato rispetto alla stesura svedese. La Svezia l'aveva giurata dopo lo scandalo internazionale del quotidiano Aftonbladet: il ministro degli Esteri Bildt aveva tenuto duro nel sostenere la "libertà di espressione" del giornalista, poi pentito, secondo cui i soldati israeliani uccidono i palestinesi per commerciare nei loro organi. Un bell'esempio di libertà di espressione. Il documento a cui la Svezia aveva lavorato per concludere in bellezza la sua presidenza che si chiude alla fine del mese, era estremista come il suo Paese. Riconosceva al volo lo Stato palestinese, mentre ora l'Ue lo farà «quando sarà appropriato». Parlava direttamente del rapporto fra «Europa e Palestina», e prometteva di riconoscere una Palestina dichiarata unilateralmente; ora sostiene il supporto del piano. L'Italia e qualche altro Paese dei 27 hanno lavorato per smussare una risoluzione squinternata; e tuttavia anche questa, dicono gli israeliani, «non aiuterà la pace ad avanzare» e danneggerà invece ogni ruolo dell'Europa come mediatore.
In definitiva il documento attuale, senza che nessuna trattativa abbia avuto inizio, sostiene le ragioni palestinesi su una città che se divisa tornerebbe a essere, come dal '49 al '67, separata fra uno Stato democratico che garantirebbe una città aperta, e uno che non ha mai dato prova di essere liberale verso le altre fedi, che compie una costante propaganda antiebraica sui suoi mezzi di comunicazione (chi vuole documentarsi, può visitare il Palestinian Media Watch), e il cui popolo per la parte governata da Hamas, non ha mai protestato lo Statuto che chiama a eliminare ebrei e cristiani. Inoltre la comune lettura storica palestinese suggerisce che sono degli usurpatori senza nessuna radice a Gerusalemme e se ne devono andare. Bella premessa per una spartizione. L'Ue dunque, ha preso in considerazione tutti i problemi fuorché quello più importante, quello dell'odio antiebraico e del furore islamista. Il documento sviluppato in 9 punti elenca molti temi, dagli insediamenti e alla mancanza di libertà di movimento da Gaza ignorando che essi hanno una radice concreta, quella del rifiuto di accettare lo Stato ebraico.
L'Ue non acquisterà credibilità in Medio Oriente con questa presa di posizione, anche se mitigata. Ne avrebbe acquisita ben di più se avesse reagito di fronte alla novità di un Libano in cui gli Hezbollah al governo, riarmati fino ai denti, hanno ottenuto di restare armati, Stato nello Stato. Col risultato che il Libano è di nuovo schiavo di una potenza straniera, anzi, di due cui Hezbollah deve quasi tutto, l'Iran e la Siria. Ma su questo l'Ue non parla, come sulle stragi di palestinesi in Libano; sul fatto che i giordani li stanno spogliando della loro cittadinanza; sulla persecuzione interna, soprattutto da parte di Fatah, di chiunque, come scrive il giornalista palestinese Khaled Abu Toameh, cerchi di far vivere movimenti pacifisti fra i palestinesi stessi. Chi è davvero per la pace, nel West Bank, rischia la morte. Chi lo è per finta, può seguitare a scrivere documenti in Europa, fatti soprattutto per esprimere la propria insofferenza, diciamo così, contro Israele.

(il Giornale, 11 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Haaretz: Obama apprezzato dal 41% degli israeliani

11 dic. - Un sondaggio realizzato dalla New America Foundation rivela che il 41 per cento degli israeliani apprezza il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, una percentuale più alta di quanto si pensasse. Lo riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz. Coloro che non gradiscono il presidente Usa sono invece il 37 per cento.
Nonostante questi dati, il 55 per cento degli israeliani pensa però che Obama non appoggi Israele, mentre il 42 per cento pensa il contrario.
Secondo il sondaggista Jim Gerstein, contrariamente a quanto viene raccontato dalla gran parte dei media israeliani, il gradimento dei cittadini dello Stato ebraico nei confronti del presidente Usa, che oggi a Oslo ha ricevuto il premio Nobel per la pace, è ampio e robusto.

(Clandestinoweb, 11 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele - S. Sede: ancora nulla di fatto per l'accordo fiscale

CITTA' DEL VATICANO, 11 dic - Ancora un nulla di fatto nei colloqui tra Israele e Santa Sede sulle questioni relative alle proprieta', economiche e fiscali della Chiesa in territorio israeliano. La plenaria della Commissione bilaterale tra i due Paesi, tenutasi ieri in Vaticano, la prima dopo il viaggio di papa Benedetto XVI in Israele, si e' svolta ''in una atmosfera di cordialita' e di reciproca comprensione'', ma non ha sortito risultati. Secondo quanto si legge nel comunicato congiunto Israele-Santa Sede emesso al termine dell'incontro, le parti torneranno ad incontrarsi, ''a livello di lavoro'' il 7 gennaio 2010, mentre la prossima Plenaria si terra' in Vaticano il 27 maggio 2010. La Plenaria, si apprende dal comunicato, ha preso in considerazione il lavoro svolto dalla Commissione ''a livello di lavoro'' dall'ultima plenaria ed ha concordato le linee guida del prossimo lavoro da fare''. Le due delegazioni erano guidate da mons. Ettore Balestrero e da Daniel Ayalon.

(ASCA, 11 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

A Casale per l'Hannukkah

Un'occasione per visitare la storica sinagoga

di Giulia Stok

La Sinagoga di Casale
CASALE MONFERRATO (AL) - Si dice che il 13 dicembre sia la giornata più breve dell'anno. Non è proprio così, ma sarà forse per questo che in diverse culture la data è diventata l'occasione per onorare, in modi diversi, la luce. Per i cristiani [cattolici, ndr] è Santa Lucia, per gli ebrei l'Hannukkah, o Channukkah, la Festa delle Luci. Si celebra un miracolo avvenuto durante la consacrazione del tempio di Gerusalemme, dopo la vittoria dei Maccabei sui Seleucidi, quando un'esigua quantità d'olio durò per tutti gli otto giorni necessari alla cerimonia.
A Casale, sede della più bella sinagoga barocca piemontese, la Festa delle Luci è un evento artistico oltre che religioso. Dalle ore 17 di domenica 13 si accenderanno i channukkiot, le lampade a nove braccia, nel cortile delle Api, e saranno esposte le nuove opere acquisite dal Museo dei Lumi. Il museo, che si trova nei locali più antichi della sinagoga, quelli dove venivano cotti i pani azzimi, ospita ormai un centinaio di pezzi di artisti di fama internazionale, che si sono cimentati sul tema della lampada a nove braccia. Quest'anno sarà Paul Renner, l'autore austriaco influenzato dal decadentismo, a presentare i suoi quadri e collages. Le altre nuove acquisizioni del museo comprendono opere di Joseph Sasson, Riccardo Levi, Tamara Repetto, Giovanni Bonaldi, Moreno Gentili, Luigi Del Monte, Mario Fallini.
Paul Renner, molto amico di Aldo Mondino, ha preparato un omaggio culinario all'artista scomparso un anno fa. Nella cucina di Mondino, a Casazze Altavilla, alle 13, i cuochi e artisti austriaci Roland Adlassnig e Bernhard Böler prepareranno un menu di 7 piatti tratti dalla tradizione ebraica (iscrizione necessaria).
Passeggiando nel vicolo Salomone Olper difficilmente si verrà attratti dalla facciata della sinagoga: in tempi in cui le persecuzioni erano all'ordine del giorno, si cercò di rendere l'edificio il più anonimo possibile. La stessa via all'epoca non era transitabile: per raggiungere la sinagoga era necessario attraversare una lunga serie di cortili, passaggi interni e scale. L'interno però compensa ampiamente il grigiore della facciata: muri ricoperti da iscrizioni incorniciate da elementi dorati, lapidi in marmo bianco di Carrara, un soffitto ricchissimo coperto di dipinti e stucchi e un'arca delle Torah neoclassica.
Oltre alla sinagoga, sabato 12 e domenica 13, in occasione di Casale città aperta, si potranno visitare altri monumenti cittadini: tra gli altri la bellissima, romanica, cattedrale di Sant'Evasio e la torre civica.
Informazioni: www.casalebraica.org, tel. 0142/71807.

(La Stampa, 10 dicembre 2009)





~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"L'Islam che ai non musulmani parla con lingua biforcuta"

di Giorgio Ghiringhelli

La Taqiyya, meglio conosciuta con l'espressione "dissimulazione" è un comportamento tattico usato dagli islamici, specialmente dagli sciiti, nei rapporti con i non-musulmani. Trova la sua origine direttamente nel Corano. Infatti la Sura III-28 recita: "I credenti non si alleino con i miscredenti, preferendoli ai fedeli. Chi fa ciò contraddice la religione di Allah, a meno che temiate qualche male da parte loro." Quel "..a meno che temiate qualche male da parte loro" rappresenta il fondamento concettuale per le successive elaborazioni interpretative apportate dai giuristi, pensatori e rappresentanti dei movimenti islamici nel corso della storia.
La dissimulazione è così divenuta una pratica corrente usata dai musulmani nei rapporti con i non-musulmani. Anche nei rapporti tra Paesi. L'Iran, per esempio, nella vicenda dell'arricchimento dell'uranio, ha sistematicamente usato nei rapporti con i Paesi occidentali la tattica della dissimulazione, che consiste nel negare l'intenzione di produrre armi atomiche continuando però tranquillamente a realizzare il programma nucleare chiaramente orientato alle armi nucleari. Anche Yasser Arafat ha usato in larga misura l'arte della dissimulazione, condannando il terrorismo a parole ma praticandolo nei fatti...

(Ticino Libero, 10 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'Egitto inizia la costruzione di un muro di acciaio al confine con Gaza

Per ridurre lo scavo di tunnel

ROMA, 10 dic. - L'Egitto ha iniziato la costruzione di un muro in acciaio al confine con la Striscia di Gaza: una volta terminata, la cinta di separazione sarà lunga 11 chilometri - scrive la Bbc online - e avrà una profondità sotterranea di oltre 18 metri, questo per evitare la perforazione di tunnel per il contrabbando, principalmente di armi, da parte dei palestinesi.
Gli egiziani sono aiutati da ingegneri militari americani, che hanno disegnato il progetto del muro. Il piano è stato sviluppato in segreto, senza alcun commento né conferma da parte del governo egiziano. Il muro sarà completato entro 18 mesi.
La barriera, costruita con un metallo estremamente resistente, è anche stata prodotta negli Stati uniti - secondo quanto appreso dalla Bbc - è a prova di bomba, non può essere tagliata , né sciolta, in breve "è impenetrabile".

(Apcom, 10 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele pronto a ritirarsi dal villaggio di Ghajar in Libano

Ma dipenderà da Beirut

GERUSALEMME, 10 dic. - Il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman ha annunciato l'intenzione di Israele di ritirarsi dalla parte nord del villaggio di Ghajar, alla frontiera libanese, ma che questo dipenderà dal governo libanese. Lieberman ha fatto questo annuncio durante un incontro con il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ieri a Gerusalemme.
Il villaggio di Ghajar è diviso in due da una frontiera delimitata nel 2000 dalle Nazioni unite, fra il Libano e le Alture del Golan, sottratte da Israele alla Siria nella guerra dei Sei giorni del 1967 e in seguito annesse. Lo Stato ebraico occupa tuttavia l'intero villaggio dalla guerra dell'estate 2006 contro la guerriglia libanese di Hezbollah. Lieberman aveva lasciato intendere che era pronto già a ritirarsi dopo la sconfitta del Partito di Dio alle elezioni libanesi di quest'estate ma il movimento sciita ha ancora alcuni ministri nel governo e Israele chiede garanzie di sicurezza prima del ritiro.

(Apcom, 10 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Manifestazione contro il congelamento degli insediamenti

GERUSALEMME - Il premier israeliano Benyamin Netanyahu intende sottoporre all'approvazione del Governo, tra le priorità nazionali, un piano di stanziamenti statali che include diversi insediamenti isolati in Cisgiordania, per una popolazione complessiva di 110 mila coloni, assieme ad altre aree all'interno di Israele.
La notizia, apparsa sul quotidiano «Haaretz», è stata confermata nella sostanza dal portavoce del premier Mark Regev. Gli insediamenti beneficeranno di uno stanziamento di 28 milioni di dollari, destinati a migliorare il sistema scolastico, le infrastrutture, i trasporti e gli aiuti per gli alloggi, ma, secondo il portavoce,le scelte effettuate non hanno nulla a che fare con la recente decisione del governo di congelare per dieci mesi le nuove costruzioni a fini abitativi negli insediamenti in Cisgiordana.
Sta di fatto che l'ufficializzazione della notizia giunge all'indomani di una grande manifestazione che mercoledì sera ha visto decine di migliaia di coloni israeliani riuniti a Gerusalemme, nei dintorni della residenza del premier Benyamin Netanyahu, per protestare contro il congelamento di nuovi progetti edili nelle colonie. «Non possiamo accettare un congelamento di dieci mesi, né di dieci giorni, e nemmeno di dieci minuti» ha esclamato il leader del movimento dei coloni Dany Dayan, fra gli applausi scroscianti della folla.

(Corriere del Ticino, 10 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ma cosa guadagna Israele dal congelamento degli insediamenti?

da un editoriale del Jerusalem Post

Facciamo un rapido calcolo dei vantaggi diplomatici maturati da Israele da quando il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato, lo scorso 25 novembre, la moratoria per dieci mesi di tutte le nuove attività edilizie negli insediamenti, una dichiarazione che ha fatto seguito, con ritardo, al discorso che tenne all'Università Bar-Ilan il 14 giugno col quale Netanyahu accettava formalmente la creazione di una "Palestina" smilitarizzata come obiettivo finale dei negoziati.
Da quando il congelamento è stato annunciato, l'inviato speciale americano George Mitchell non si è certo abbandonato all'entusiasmo. Pur riconoscendo che Netanyahu si era spinto più avanti di qualunque precedente leader israeliano, tutto quello che Mitchell è riuscito ad aggiungere è che desidera vedere "quanto prima possibile" la ripresa dei negoziati sullo status definitivo. Al che il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha risposto in sostanza: "Non penso proprio"....

(israele.net, 10 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Chanukkà, il miracolo della vittoria dei pochi ma giusti contro i numerosi

di Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Una delle due fonti classiche rabbiniche sulla storia di Chanukkà è la preghiera 'al hanissim che si recita durante tutta la festa in ogni 'amidà e benedizione dopo il pasto. E' una storia condensata dell'evento, con una sua interpretazione religiosa: Chanukkà è il miracolo della salvezza e della vittoria dei pochi, deboli, puri, giusti contro i numerosi, forti, impuri ed empi. La parte del cattivo la fa "il regno malvagio di Grecia" che vuole imporre ad Israele l'abbandono della Torà. La lunga formula liturgica è stata continuamente interpretata in ogni suo dettaglio. C'è ad esempio questa frase strana: "e Tu con la tua grande misericordia ti ponesti dalla loro parte [l'Israele perseguitato] nel momento della loro disgrazia, sostenendo la loro contesa, prendendo le loro parti nel giudizio, dando la giusta punizione..". Quello che non torna nella frase è come sia possibile parlare di misericordia insieme a termini come contesa (riv), giudizio (din), punizione (o forse vendetta, neqamà). La risposta realistica è che non è possibile misericordia senza giustizia, né giustizia senza misericordia.

(Notiziario Ucei, 10 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'Anp orchestra una campagna per il riconoscimento dello Stato palestinese

Per convincere comunità internazionale a far pressione su Israele

ROMA, 10 dic. - L'Autorità Nazionale palestinese sta orchestrando una campagna diplomatica per costringere Israele ad accettare una situazione politica che porti alla creazione di uno Stato palestinese: lo ha affermato il responsabile dei servizi segreti militari dello Stato ebraico, Amos Yadlin.
Come riporta il quotidiano israeliano Ha'aretz, secondo Yadlin - ascoltato in sede di Consiglio dei Ministri - la situazione di calma in Cisgiordania sta spingendo la comunità internazionale a chiedere ad Israele di far avanzare il processo di pace.
"La fase di stallo nei negoziati ha cerato un vuoto nel quale un certo numero di Paesi sta presentando le proprie iniziative, nessuna delle quali a favore di Israele, e il fatto che gli Stati Uniti siano arrivati a un punto morto non fa che aggravare il problema", ha concluso Yadlin.

(Apcom, 10 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il diktat dell'Egitto al suo bomber: «Se vai in Israele addio nazionale»

A distanza di oltre quarant'anni gli echi della Guerra dei Sei Giorni rivivono nell'unico scenario in cui il suono delle armi e il livore della contesa dovrebbero lasciar spazio al fair play e alla sana passione sportiva. Accade così che un calciatore egiziano, il centravanti della nazionale Amr Zaki, venga letteralmente minacciato dalla federazione del Cairo per essere prossimo alla firma di un contratto con una squadra del campionato di Israele. Zaki, 26 anni, l'ariete che ha soffiato il posto in nazionale all'ex romanista Mido Hossam, è reduce da una stagione tra luci e ombre in Premiership con la maglia del Wigan. I continui litigi con il tecnico Steve Bruce hanno indotto il club a non rinnovargli il contratto. Da settembre si allena al Cairo nello Zamalek, la squadra dei suoi esordi e dell'omonimo quartiere residenziale, in attesa di trovare un accordo con un club europeo. L'offerta più vantaggiosa è arrivata sabato scorso dal Beitar di Gerusalemme, compagine della Cisgiordania che vanta il maggior numero di trofei in bacheca.
La notizia, apparsa sulla stampa israeliana, ha scatenato le ire della federcalcio egiziana che ha invitato il giocatore a non firmare con il Beitar, minacciando di depennarlo dalla nazionale che sarà impegnata a gennaio nella Coppa d'Africa in Angola. Zaki sarebbe il primo calciatore egiziano a trasferirsi nello stato con la Stella di Davide dopo il conflitto che nel giugno del 1967 provocò la morte di oltre 20mila persone, rafforzando Israele nello scacchiere internazionale e costringendo gli arabi a fare i conti con la sua presenza.
L'attaccante e il suo agente hanno preso tempo, ma va anche detto che Zaki non è nuovo a situazioni in cui il pallone diventa marginale rispetto a deprecabili dispute razziali. Nei mesi scorsi infatti rifiutò un'offerta dagli inglesi del Portsmouth giustificandosi, senza tanti giri di parole, di non essere disposto a giocare per una squadra allenata da un ebreo, l'ex tecnico del Chelsea Avram Grant, e che schiera in campo un altro israeliano, Tal Ben Haim, dimenticando però che il proprietario dei Pompey è il petroliere saudita, quindi musulmano, Ali Al-Faraj. L'improvviso cambio di rotta e il desiderio di trasferirsi in Israele sarebbe quindi da accollare al denaro che ha finito per prevalere su ideali comunque discutibili.

(il Giornale, 10 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il Parlamento Ungherese celebra 20 anni di Chabad

di Menachem Lazar

BUDAPEST - Nello stesso parlamento dove sono state emanate leggi anti-ebraiche è stato riconosciuto il lavoro di vent'anni del organizzazione ebraica Chabad-Lubavitch in Ungheria.
Nel 1989 la famiglia Oberlander arrivò a Budapest per riportare l'ebraismo ai migliaia di ebrei che non hanno avuto difficoltà a praticarlo sotto il governo comunista.
Rav Baruch e Batsheva Oberlander, entrami di discendenza ungherese, hanno aperto e fatto rivivere diversi centri ebraici a Budapest, una scuola e pubblicano libri e giornali ebraici in ungherese.
Per celebrare i vent'anni del loro lavoro, Elie Wiesel, noto autore soppravissuto all'Olocausto e Premio Nobel per la Pace, è venuto in visita a Budapest per la prima volta in 60 anni....

(Chabad Lubavitch Italia, 10 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

David Jaeger: la Santa Sede auspica uno statuto speciale per Gerusalemme

CITTA' DEL VATICANO, 9 dic - La Santa Sede ''auspica per Gerusalemme uno statuto speciale internazionalmente riconosciuto''. A ricordare questa posizione di lunga data della diplomazia vaticana e' p. David Jaeger, francescano, esperto di Terra Santa e consulente legale per i rapporti tra Israele e Santa Sede, intervistato dalla Radio Vaticana all'indomani della proposta dell'Unione Europea di fare di Gerusalemme la futura capitale dei due Stati palestinese e israeliano.
''Le risoluzioni delle Nazioni Unite - ricorda il sacerdote - hanno riservato la disposizione definitiva dello status di Gerusalemme alla comunita' internazionale, per essere sicuri che in ogni caso certi valori, diritti ed interessi legittimi - la cui titolarita' non e' necessariamente presso i due Stati territoriali interessati - siano salvaguardati''. ''La Santa Sede - aggiunge - ha sempre sostenuto questo orientamento della comunita' internazionale, ed auspica per Gerusalemme uno statuto speciale internazionalmente riconosciuto. Questo, naturalmente, implica uno strumento giuridico internazionale che vada oltre qualsiasi accordo bilaterale: salvaguardare, quindi, in particolare la liberta' di religione e di coscienza; parita' di condizione giuridica delle tre grandi religioni monoteistiche, delle loro istituzioni e dei loro seguaci; tutela del carattere speciale di Gerusalemme in tutte le sue parti; la salvaguardia dei luoghi santi''.
Per p. Jaeger, quindi, ''Israele e Palestina non sono abilitati a disporre di Gerusalemme, se non avranno riconosciuto, le Nazioni Unite, che le finalita' della comunita' internazionale siano state rispettate''. La Citta' Santa di ebrei, cristiani e musulmani e' un ''punto di incontro di religioni, di etnie e di diversita''', conclude, e un ''presidio giuridico internazionale e' richiesto perche' tale incontro avvenga in condizioni di parita' e di rispetto dei diritti e degli interessi legittimi di tutti''

(ASCA, 9 dicembre 2009)

COMMENTO - Al Vaticano non è mai andato giù, non va giù, e mai andrà giù che Gerusalemme sia governata da ebrei. E questo significa qualcosa. M.C.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Iran: "Pronti a bombardare Israele"

"Reagiremo se verremo attaccati"

L'Iran bombarderà i siti nucleari israeliani in risposta ad un attacco di Israele ai suoi impianti. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ahmad Vahidi. Tel Aviv non esclude la possibilità di ricorrere ad un attacco militare per fermare la Repubblica islamica. Ma gli israeliani, ha detto ancora Vahidi, "sanno che è impossibile concretizzare queste minacce", perché vivono "nell'incubo di un completo annullamento" se osassero farlo.

(TGCOM.it, 9 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Se l'Egitto costruisce un muro sul confine con Gaza

di Anna Momigliano

Presto potrebbe esserci un nuovo muro in Medio Oriente. Probabilmente non ne sentirete parlare molto, perché in questa storia i "cattivi" (ammesso che di cattivi si possa parlare) non sono gli israeliani. La notizia è questa: l'Egitto avrebbe cominciato a costruire una barriera, un "muro di metallo" lungo il confine con la Striscia di Gaza.
Lo rivela una fonte egiziana ad Haaretz, quotidiano progressista israeliano. "La costruzione del muro è già cominciata. Sarà fatto di enormi pannelli di acciaio, che penetrino il terreno in profondità." La struttura dovrebbe essere soprattutto sotterranea: lunga circa 10 chilometri e profondo tra i 20 e i 30 metri.
L'obiettivo, insomma, è fermare il traffico di armi, persone e di beni che da anni avviene nei tunnel sotterranei lungo il confine tra la Striscia e l'Egitto.
Un problema per le autorità egiziane, e anche per gli israeliani - visto che il materiale per costruire i razzi che bombardano le cittadine del Sud di Israele con ogni probabilità arrivano da questi tunnel.
Finora gli israeliani hanno tentato di bloccare questo traffico bombardando i tunnel e le fabbriche di armi. Gli egiziani invece utilizzerebbero metodi molto più spiccioli, sempre secondo quanto riporta Haaretz: "Le forze dell'ordine egiziane demoliscono i tunnel o li riempiono di gas quasi ogni settimana, spesso mentre le persone ci sono ancora dentro, e la morte di palestinesi all'interno dei tunnel sta diventando costantemente più frequente."
Francamente, non so cosa pensare. Da un lato misure di questo genere nascono da reali necessità di sicurezza: cioè proteggere gli abitanti del Sud di Israele, che da anni ormai sono vittime di bombardamenti frequenti, e i civili egiziani., visto che si ha ottime ragioni di credere che i terroristi che si nascondono a Gaza potrebbero infiltrarsi in Egitto.
E forse fare una barriera d'acciaio è sempre meglio che riempire i tunnel di gas: almeno così non muore nessuno.
Ma davvero non c'è strada migliore che costruire altri muri? Io non ho la risposta in tasca: bilanciare il diritto di vivere in pace di un popolo con quello a vivere libero di un altro non è facile.
Per il momento mi sembra chiaro però che esiste un doppio standard: quando sono gli israeliani a costruire muri (vi ricordate della "barriera difensiva" che separa Israele dalla Cisgiordania?) scoppia un grande scandalo. Quando invece sono gli egiziani a fare la stessa cosa, regna il silenzio più assoluto.
Intanto, arrivano cattive notizie sui negoziati per uno scambio di prigionieri tra israeliani e palestinesi, nonostante le voci circolate nelle ultime settimane su una prossima liberazione del soldato rapito Gilad Shalit. Il presidente palestinese Abu Mazen ha detto che non c'è ancora nessun accordo
Inoltre Hamas, il gruppo estremista che da tre anni e mezzo tiene prigioniero il soldato israeliano Gilad Shalit, ha smentito la notizia secondo cui avrebbero permesso, per la prima volta, a un team di medici di visitare il giovane. Shalit, 23, ha fatto sapere nelle poche lettere inviate dalla famiglia di versare in cattive condizioni di salute. La Croce rossa internazionale aveva chiesto di visitarlo, ma Hamas aveva sempre impedito al personale medico di visitare il prigioniero.
Pochi giorni fa la stampa araba, la Bbc e anche Panorama.it avevano diffuso la notizia che finalmente una squadra di medici occidentali aveva ottenuto il permesso di verificare le condizioni del giovane. Ce ne scusiamo con i lettori.

(Panorama, 9 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Internet e You Tube - Israele lancia la sua sfida all'Iran

Internet come arma di dialogo, ma anche di lotta politica. Può essere sintetizzato così il senso della doppia offensiva mediatica lanciata ieri in contemporanea, sul terreno dei nuovi strumenti della comunicazione online, dal presidente israeliano, Shimon Peres, e dal premier, Benyamin Netanyahu: il primo impegnato a promuovere un proprio canale su You Tube; il secondo pronto a sfruttare l'occasione della nuova ondata di proteste degli oppositori interni a Teheran per invocare un'azione coordinata dell'Occidente nelle pieghe di Twitter e degli altri social network, laddove s'annida la resistenza della gioventù iraniana più insofferente al regime degli ayatollah.
Le due iniziative - diverse e del tutto indipendenti - sono riecheggiate per caso nelle stesse ore. Operativa quella del capo di Stato, confinata per ora alla sfera degli auspici quella del primo ministro.
L'idea presidenziale è presto detta: lanciare un canale personale su You Tube dal quale Peres - Nobel per la pace nel 1994 e grande appassionato di nuove tecnologie a dispetto degli 86 anni suonati - possa divulgare i suoi discorsi.
Ma anche dialogare, sull'esempio di quanto fatto dal presidente americano, Barack Obama, o dalla regina Rania di Giordania, con il mondo della rete: per contribuire - sottolinea l'ufficio stampa - a un clima di pace in Medio Oriente e al confronto tra fedi e culture.
La presentazione ufficiale avverrà oggi alla presenza di Chad Hurley, uno dei guru del web, giunto appositamente in Israele. Più combattivo appare invece lo spunto di Netanyahu, cha ha ieri esortato l'Occidente a sfruttare "il potere sociale di internet" come arma di persuasione di fronte alle minacce attribuite all'Iran e alle restrizioni che la Repubblica islamica adotta contro l'opposizione interna. Cogliendo il destro di un'audizione dinanzi alla commissione esteri e difesa della Knesset (il parlamento di Gerusalemme), il primo ministro ha accusato Teheran di continuare a tacitare "tutte le fonti d'informazione" potenzialmente scomode e le sorgenti di dissenso. Ma si è pure detto convinto della capacità di penetrazione di "internet e di Twitter", invitando apertamente gli Stati Uniti e gli altri Paesi democratici a cavalcare questi strumenti per bucare la cappa imposta dal governo del presidente Mahmud Ahmadinejad.
"L'odio profondo sviluppato da settori della nazione iraniana contro il regime - ha sostenuto Netanyahu - può essere una risorsa molto importante per Israele" e per chiunque s'opponga alla politica attuale di Ahmadinejad.
Una politica che lo Stato ebraico giudica alla stregua d'una minaccia esiziale - anche alla luce dei programmi nucleari iraniani - e per sventare la quale insiste che "nessuna opzione può essere esclusa". ( Fonte: americaoggi.info)

(Finanza in Chiaro, 9 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele-Palestina: La restituzione di Gerusalemme vincolata a referendum?

La Knesset (il Parlamento di Tel Aviv) ha accolto in via preliminare un emendamento che impone di sottoporre a referendum popolare qualunque accordo di pace che preveda la cessione del controllo israeliano su Gerusalemme Est o sulle alture del Golan.
Il documento è stato approvato oggi dall'assemblea con 68 voti favorevoli e 22 contrari, ma per diventare legge deve essere sottoposto ancora a diverse votazioni.
In caso di approvazione definitiva, i futuri governi israeliani si vedrebbero limitati nella possibilità di restituire i due territori, occupati nel corso della guerra del '67.
Proprio lo status di Gerusalemme Est, la parte palestinese della città santa occupata da Israele oltre quaranta anni fa, rappresenta uno dei punti più delicati nei negoziati per una pace in Medio Oriente.
Le alture del Golan, invece, sono rivendicare dalla Siria, che ne chiede la restituzione come precondizione per ogni eventuale accordo di pace con lo Stato ebraico.

(Osservatorio Iraq, 9 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

«Lo Stato adotti la legge divina». Laicità in pericolo in Israele

Choc per la proposta del ministro della Giustizia di sostituire con la Bibbia e il Talmud le norme decise dal Parlamento.

di Vittorio Dan Segre

Yaakov Neeman
Non è un caso che Yaakov Neeman, illustre avvocato e ministro della Giustizia del governo Netanyahu, abbia scelto la conferenza sulla Halakha (legge religiosa ebraica) tenutasi recentemente a Gerusalemme per sostenere che sia necessario gradatamente sostituire la Legge (biblica e talmudica) a quella attualmente in vigore in Israele. Il ministro, uomo religioso, ha probabilmente voluto rinforzare la compagine della coalizione governativa scossa dalla decisione del premier di sospendere per dieci mesi le costruzioni negli insediamenti ebraici in Cisgiordania (lasciando libera quella in Gerusalemme). Oltre al luogo, ha scelto anche un momento adatto per lanciare la sua "bomba". Siamo alla vigilia della festa di Hanukkah, la festa delle Luci che inizia venerdì sera e dura otto giorni. Essa a ricorda la vittoria riportata sul regime ellenista nel 165 a.C. in Palestina. Guidata dalla famiglia sacerdotale dei Maccabei contro Antioco IV Epifane, iniziata come una rivolta contro la tassazione, riprese possesso dal tempio di Gerusalemme purificandolo con una piccola boccetta di olio sacro che miracolosamente durò per otto giorni, ma creando in seguito il regno ebraico degli Asmonei alleato e poi nemico di Roma.
La rivolta dei Maccabei fu adottata dal movimento sionista come simbolo di liberazione politica dal dominio straniero (donde la Maccabiade, versione ebraica delle Olimpiadi) senza tener conto del fatto che si trattò essenzialmente di una rivolta dei tradizionalisti religiosi contro l'ellenizzazione (oggi si direbbe occidentalizzazione). «Se tornassero i Maccabei - ebbe a dire scherzosamente un famoso rabbino - metà della popolazione israeliana dovrebbe essere punita, a partire dai primi ministri, per violazione alla Halakha». Non è certo quello che il signor Neeman intende fare. Ma ha dimostrato di voler dare un colpo al sistema legislativo laico e democratico attualmente in vigore in Israele, a cominciare dalla riduzione dell'autorità della Corte suprema ritenuta troppo laica.
Naturalmente gli ostacoli all'introduzione della legge religiosa in Israele sono enormi, primo fra tutti la sostituzione della sovranità divina a quella popolare espressa attraverso partiti (incluso quello nazionalista laico, il Likud di Netanyahu) e il Parlamento. In secondo luogo l'assenza del Tempio di Gerusalemme, che secondo gli ortodossi deve attendere la venuta del Messia per essere ricostruito, pone il problema della ricostruzione del Sinedrio, il tribunale supremo, interpretativo della volontà (legislativa ed esecutiva) divina e della scelta dei suoi membri proprio all'interno del mondo ortodosso. I rabbini, contrariamente a quello che spesso si crede, non sono sacerdoti, ma Maestri - come il termine di rabbino indica - con autorità uguale. Infine il ripristino della legge religiosa in Israele potrebbe rappresentare una rottura profonda non solo nel Paese, ma con la Diaspora dove la corrente ortodossa (forte in Israele perché incarnata in partiti politici) è minoritaria nei confronti della corrente conservativa e di quella liberale.
Ciò detto (e si tratta solo della punta dell'iceberg) il problema della legittimità del potere è sempre stato presente in Israele. Riconoscendone l'importanza esplosiva, Ben Gurion si oppose da un lato all'adozione di una Costituzione inaccettabile per gli ortodossi (che considerano la Legge divina - quella scritta della Bibbia e quella orale elaborata nel Talmud - come la sola valevole per gli ebrei). Dall'altro cercò negli anni Cinquanta con l'aiuto del rabbino Ben Maimon, una delle autorità della Halakha, di ricostruire il Sinedrio, sola istituzione collettiva autorizzata a portare cambiamenti alla tradizione religiosa, adattandola alle nuove esigenze di uno Stato sovrano moderno.
Il tentativo fallì soprattutto per le rivalità nel mondo ortodosso, che allora si trovava in minoranza. Oggi che è in crescita di potere in Israele è naturale che cerchi di affermarsi imitando, paradossalmente, quello che avviene nel mondo islamico. Anche questo è il risultato di un conflitto che da un lato non mostra speranze di soluzione politica e dall'altro trasforma, per il meglio o per il peggio, Israele e molti Paesi islamici (Gaza con Hamas inclusa) in laboratori per l'elaborazione del problema centrale emergente nella società internazionale di questo secolo: il significato e la struttura dello Stato - ebraico o non ebraico - che si proclama al tempo stesso sacro e moderno.

(il Giornale, 9 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Da un sito pro Hamas

Musulmani e cristiani uniti contro le aggressioni israeliane alla moschea di al-Aqsa.

GERUSALEMME. Il Supremo Consiglio Islamico, quello dei Beni Religiosi (Awqaf) e degli Affari islamici, i capi delle Chiese e varie personalità cristiane e musulmane hanno lanciato un appello, lunedì scorso, contro le intenzioni israeliane di offrire, attraverso la politica del 'fatto compiuto', una parte della moschea al-Aqsa agli ebrei.
Nel corso di un incontro straordinario tenutosi nella città vecchia, i relatori hanno affermato che nuove azioni contro la moschea "faranno salire la rabbia del mondo musulmano, causando una crisi internazionale".
Questa è stata l'occasione per discutere anche della decisione israeliana d'impedire a molti sapienti, personalità e semplici fedeli di entrare nell'area della moschea al-Aqsa, e del divieto dell'adhan (l'appello alla preghiera) nelle moschee di Gerusalemme e dei territori occupati nel 1948.
In una dichiarazione congiunta emessa alla fine dell'incontro, i relatori hanno affermato che tali decisioni sono illegali e che non vanno perciò accettate. E hanno sottolineato l'importanza della moschea al-Aqsa per la religione dell'Islam, poiché essa appartiene ai musulmani.
Nella relazione finale si afferma inoltre che impedire ai fedeli musulmani l'accesso alla moschea è una violazione sia della libertà di culto che dei diritti umani. In essa si fa appello "ai governi di Giordania, Turchia ed Egitto, al re dell'Arabia Saudita, alla Lega Araba, all'Organizzazione della Conferenza Islamica, al segretario generale dell'ONU e a tutti coloro che desiderano pace e giustizia affinché intervengano con urgenza per fermare le arbitrarie misure israeliane contro la moschea al-Aqsa e i suoi fedeli".

(Infopal, 9 dicembre 2009)

COMMENTO - Persone che si dicono “cristiane” prendono posizione contro Israele a sostegno di chi dichiara che un tempio ebraico a Gerusalemme non è mai esistito e quindi che nemmeno il Gesù dei Vangeli è mai esistito. La cosa non è strana: con quel tipo di persone il Gesù dei Vangeli non ha niente a che vedere. Per loro è proprio come se non esistesse. M.C.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

iPhone pronto per il debutto in Israele

Reuters annuncia che a partire dalla mezzanotte locale di mercoledì, Israele sarà il prossimo paese nel mondo a poter commercializzare nel proprio territorio il tanto atteso iPhone.
Per una giornata l'esclusiva sarà affidata a Cellcom per poi essere raggiunta da Orange e Pelephone nella giornata di giovedì. Contrariamente a quanto era stato divulgato precedentemente, ogni operatore telefonico avrà l'obbligo di acquistare "solo" 80,000 iPhone per la vendita invece di 100,000.
Come ha dichiarato Sangwon Yoon per Reuters, "il telefono avrà il suo debutto ufficiale in Israele questa settimana, quando i tre principali operatori telefonici del paese cominceranno le vendite del desiderato smartphone 2 anni e mezzo dopo il suo lancio iniziale. Cellcom, il più grande gestore mobile d'Israele, comincerà le vendite mercoledì a mezzanotte, come annunciato da un portavoce dell'azienda. Rival Partner Communications, che opera per conto di Orange, inizierà le vendite giovedì come Bezeq Israel Telecom con Pelephone (il terzo gestore del paese), ha riportato la stampa locale".
Dopo il recente ingresso nel commercio di iPhone della Corea del Sud (con il quale avevamo annunciato che Israele sarebbe stata una vetrina importante per il melafonino), Apple ha concesso la licenza ad un paese che ha un'alta diffusione di telefoni cellulari con il 125% (una delle più alte nel globo). L'analista Haim Israel, pertanto, ritiene che i gestori saranno invogliati ad acquistare più iPhone di quelli richiesti dal contratto con Apple e che la media di acquisti per utente potrebbe aumentare del 30% in soli 13 mesi.
Tuttavia, il debutto simultaneo di tre gestori non costituirà un aspetto positivo per i clienti intenzionati all'acquisto, dal momento che è probabile che verrà organizzato una specie di cartello per stabilire il prezzo al pubblico (un po' come è avvenuto in Italia con Tim e Vodafone). C'è da dire che molti Israeliani possiedono già degli iPhone (importati dall'estero e sbloccati), ma l'attesa è comunque elevatissima; basti pensare che l'accordo è stato stipulato già da qualche mese e che la data ufficiale del lancio è stata posticipata due volte.

(TheAppleLounge, 9 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Usa, lo status di Gerusalemme meglio se negoziato tra le parti

WASHINGTON, 8 dic. - Contrariamente alla posizione espressa dall'Ue gli Stati Uniti hanno ribadito che lo status finale di Gerusalemme dovra' essere regolato in un negoziato tra israeliani e palestinesi. Lo ha confermato il portavoce del Dipartimento di Stato, Philip Crowley, commentando la dichiarazione dell'Ue secondo cui Gerusalemme dovra' diventare "la capitale futura di due Stati".

(AGI, 8 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La Torah al posto del codice penale

GERUSALEMME - Un comunicato del ministero , alla fine, ha cercato di correggere il tiro, ma era ormai troppo tardi. Una vera e propria bufera politica si è abbattuta sul ministro della Giustizia israeliano Ya'acov Neeman, il quale ha espresso l'auspicio che il sistema giuridico del paese sia presto regolato dalla Torah, testo sacro dell'ebraismo.
Nel corso di una conferenza a cui partecipavano numerosi rabbini, il ministro, citato dal Jerusalem Post, ha auspicato che "si faccia in modo che la legge della Torah sia la legge di Israele", in un processo da mettere in atto "passo dopo passo". Il ministro ha inoltre parlato di "ritornare alla vecchia gloria", usando lo slogan dello Shas, partito religioso sefardita che riunisce gli ebrei ultraortodossi.
Le reazioni sono state immediate, con la leader dell'opposizione Tzipi Livni, che è stata anche ministro della Giustizia e degli Esteri, che ha dichiarato alla Radio dell'Esercito che le frasi di Neeman dovrebbero "preoccupare ogni cittadino", dicendosi certa che la struttura istituzionale di Israele non consenta l'evoluzione auspicata dal ministro.
Secondo la parlamentare del partito Kadima, Orit Zuaretz, le dichiarazioni di Neeman "minacciano le basi del sistema di valori e di leggi di un paese democratico", oltre "al delicato equilibrio tra uno stato democratico e uno stato ebraico". Un altro esponente di Kadima, Ya'acov Edri, ha chiesto le dimissioni di Neeman, mentre il leader di Meretz, Haim Oron, lo ha accusato di "slealtà" nei confronti dei principi di Israele e di "talebanizzazione della società israeliana". Critiche sono arrivate anche da alcuni religiosi, come il rabbino Gilad Kariv, leader del Movimento di Riforma, secondo il quale il ministro "mette a rischio la fiducia dei cittadini nello stato di diritto".
Ma tra le fila del governo non sono mancate frasi di sostegno a Neeman, con il ministro della Scienza e della Tecnologia, Daniel Hershkovitz, che ha "applaudito in ministro della Giustizia per la sua volontà di fondare il sistema legale israeliano sul diritto ebraico e di dargli un'anima ebraica".
Un tentativo di smorzare la polemica chiarendo le frasi di Neeman è invece arrivato dal suo ministero. "Il ministro intende chiarire che le sue frasi non contengono un appello a sostituire il diritto dello stato con quello ebraico, né direttamente né indirettamente - si legge in una nota - Parlava in termini generali del ritorno alla gloria del diritto ebraico e della sua importanza nello stato".

(RaiNews24, 8 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'Ue propone: Gerusalemme capitale di 2 Stati

Gerusalemme capitale di due Stati, quello israeliano e quello palestinese. E' la posizione comune dei ministri degli Esteri dell'Unione europea, espressa oggi a Bruxelles, secondo fonti diplomatiche.
In una dichiarazione comune l'Unione europea riafferma inoltre che restano nulle le modifice ai confini, apportate da Israele all'indomani della guerra del 1967, dunque anche l'annessione di Gerusalemme.
Per il ministro degli Esteri Franco Frattini l'Unione europea ha raggiunto delle conclusioni "equilibrate" sul Medio Oriente. Nel corso di una conferenza stampa a margine della riunione dei ministri degli Esteri Ue, Frattini ha osservato: "Decidere qui a Bruxelles quale deve essere lo status di Gerusalemme Est frustrerebbe lo scopo stesso dei negoziati e questa tesi è stata finalmente condivisa". Sul Medio Oriente c'è stata una "lunga e complessa discussione", che "ha portato a far prevalere le posizioni di chi, come l'Italia, guardava con preoccupazione una interferenza Ue sugli esiti del negoziato che speriamo riprenda presto. Nel testo di conclusioni abbiamo fatto riferimento alla necessità che lo Stato palestinese e lo Stato israeliano nascano secondo i confini del 1967 salvo le modifiche che le parti potranno concordare. Non possiamo escludere - ha aggiunto - che ci siano modifiche concordate dalle parti che noi non vogliamo assolutamente pregiudicare".

(RaiNews24, 8 dicembre 2009)

*

Israeliani e palestinesi reagiscono con riserva

Israeliani e palestinesi hanno reagito con riserva, alla dichiarazione dell'Unione europea che chiede di fare di Gerusalemme "la futura capitale di due Stati" nell'ambito di una soluzione negoziata. "Tenuto conto della versione iniziale presentata dalla presidenza svedese, non possiamo che essere soddisfatti che alla fine, la voce degli Stati responsabili ed equilibrati abbia prevalso", ha commentato il ministero degli Esteri israeliano in un comunicato. Tuttavia, la dichiarazione europea "ignora il principale ostacolo alla pace fra Israele e palestinesi, ovvero il rifiuto dei palestinesi a ritornare al tavolo dei negoziati", prosegue il comunicato. "Considerati gli sforzi del governo israeliano per una ripresa dei negoziati, e' un peccato che l'Unione europea abbia scelto di adottare un testo che non aiuta questa causa", conclude la nota israeliana. Da parte sua, l'Autorita' nazionale palestinese (Anp) si e' rammaricata che il contenuto della dichiarazione sia stato edulcorato rispetto alla versione iniziale. "E' un passo positivo anche se speravamo in qualcosa di piu' forte e di piu' chiaro", hadichiarato Nimr Hamad, un consigliere politico del presidente dell'Anp Abu Mazen. "Tuttavia la consideriamo una tappa positiva", ha aggiunto, criticando "le pressioni esercitate da Israele e da altri, fra cui dei Paesi europei, per modificare il testo". In una dichiarazione comune, i capi della diplomazia dei Ventisette hanno scritto che Gerusalemme deve diventare la "futura capitale di due Stati" e che lo status finale deve essere raggiunto attraverso negoziati. Nel testo, l'Ue ha ribadito anche il suo rifiuto ad accettare i cambiamenti delle frontiere avvenuti dopo giugno 1967, rifiutando implicitamente di riconoscere l'annessione di Gerusalemme est da parte di Israele.

(RaiNews24, 8 dicembre 2009)

*

Gelo di Israele per il documento Ue su Gerusalemme

GERUSALEMME, 8 dic. - Le conclusioni del Consiglio Affari esteri dell'Unione eropea, in base alle quali palestinesi e israeliani devono trovare "attraverso il negoziato" una soluzione per Gerusalemme "capitale di due Stati", non favorisce la ripresa dei negoziati. E' quanto si legge oggi su un comunicato del ministero degli Esteri israeliano, citato dal quotidiano 'Jerusalem Post', secondo il quale il documento finale dell'Ue "ignora l'ostacolo principale che impedisce di raggiungere un accordo tra Israele e i palestinesi", ovvero "il rifiuto dei palestinesi di sedersi nuovamente al tavolo dei negoziati".
Secondo il governo israeliano, inoltre, il testo "non contiene nessuna novita' sostanziale e non contribuisce alla ripresa dei negoziati". Commenti favorevoli alle conclusioni del Consiglio Affari esteri sono giunti invece dai palestinesi. Di "vittoria della legalita' e del diritto internazionali", ha parlato il premier palestinese Salam Fayyad, il quale ha sottolineato in un comunicato che "questa posizione rappresenta una tappa importante sulla via di una responsabilizzazione diretta della comunita' internazionale nel porre fine all'occupazione israeliana in tutti i territori palestinesi occupati dal 1967, tra cui Gerusalemme est".

(Adnkronos, 8 dicembre 2009)

*

Israele: il processo di pace non e' come un mobile Ikea

ROMA, 8 dic. - Dure reazioni di Israele al testo di conclusioni approvato dai ministri degli Esteri dell'Unione europea, che fanno appello allo Stato ebraico e all'Anp perche' negozino lo status di Gerusalemme e facciano di Gerusalemme Est la capitale di due Stati."Il processo di pace non e' come un mobile Ikea -attacca un funzionario del ministero degli Esteri israeliano citato dal quotidiano 'Haaretz'- ci vogliono piu' che una vite e un martello, ci vuole una reale comprensione delle sensibilita' di entrambe le parti e in questo la Svezia ha fallito miseramente". Ancora, secondo la stessa fonte, la presidenza svedese dell'Unione europea "non ha fatto nulla in questi mesi per fare avanzare il processo di pace".

(Adnkronos, 8 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele si difende dagli "infiltrati"

TEL AVIV - Israele intende costruire una barriera lungo il proprio confine con l'Egitto per impedire l'ingresso di infiltrati provenienti dall'Africa, secondo quanto anticipa oggi il quotidiano "Maariv". Il giornale precisa che il premier Benyamin Netanyahu ritiene ormai necessaria la realizzazione dell'opera per prevenire nuove ondate migratorie dal Terzo mondo che - teme - rischiano di alterare la demografia di Israele.
Netanyahu, aggiunge il giornale, rileva con preoccupazione che la zona meridionale di Israele è uno dei punti di contatto geografico fra il Terzo mondo ed un Paese sviluppato. Mentre altrove quanti cercano di abbandonare l'Africa devono attraversare tratti di mare, nella zona compresa fra il Sinai egiziano ed il Neghev israeliano non ci sono ostacoli fisici.
Da qui la necessità di erigere una barriera più o meno sofisticata a seconda, spiega il giornale, delle disponibilità economiche di Israele.

(La Sicilia, 8 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ore chiave per il riscatto del soldato israeliano

Ernst Uhrlau
TEL AVIV - È nelle mani di un enigmatico mediatore tedesco, dietro la cui ombra aleggia il profilo elusivo di Ernst Uhrlau, capo dell'intelligence di Berlino, il destino del negoziato sul possibile scambio di prigionieri fra Israele e gli integralisti palestinesi di Hamas. Negoziato giunto a un tornante decisivo, secondo le fonti ufficiose che in queste ore indicano la presenza a Gaza di Uhrlau: reduce da una tappa israeliana e latore della risposta forse definitiva del governo di Benyamin Netanyahu all'ultima proposta di baratto firmata da Hamas per il rilascio - dopo oltre tre anni - del caporale Ghilad Shalit.
Secondo le fonti, Uhrlau - associatosi ai mediatori egiziani nei mesi scorsi, ma accreditato ormai come il vero regista della trattativa - è giunto nella Striscia direttamente da Tel Aviv, sede del quartier generale dei servizi segreti israeliani. L'obiettivo sembra essere quello di strappare un accordo finale, dopo le molte attese e i non pochi annunci a vuoto dei giorni scorsi. Un accordo basato su richieste che - a dar credito alle indiscrezioni più fresche - si attestano adesso da parte di Hamas su una contropartita di circa mille palestinesi detenuti in Israele (inclusi 450 condannati per gravi fatti di terrorismo) in cambio della liberazione di Shalit.
Presentata come una missione da "predere o lasciare" anche dalla tv araba Al Jazira, quella dello 007 tedesco appare in effetti una sfida ancora carica d'incognite. Come confermano il riserbo assoluto delle autorità d'Israele e della stessa famiglia Shalit e il contegno dei principali tribuni di Hamas: improvvisamente ammutolitisi dopo aver imputato sino a domenica le residue difficoltà alle «resistenze del governo sionista».

(Corriere Canadese, 8 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Influenza a Gaza - da Israele 10.000 vaccini dopo le prime morti

GERUSALEMME, 8 dic - Le autorita' sanitarie di Israele hanno hanno annunciato oggi di voler destinare 10.000 vaccini contro l'influenza A alla Striscia di Gaza, la porzione di territorio palestinese controllata dagli islamico-radicali di Hamas e sottoposta a embargo e isolamento da oltre due anni. La decisione e' stata assunta dopo che nei giorni scorsi il governo di fatto di Hamas a Gaza ha dato notizia dei primi tre casi di morte accertata fra la popolazione della Striscia (un neonato e due donne) a causa dell'influenza A. Finora nella Striscia di Gaza si sono contate alcune centinaia di contagi, mentre nella Cisgiordania (l'altra parte di territorio palestinese, sottoposta all'autorita' dell'Anp del presidente moderato, Abu Mazen) si e' arrivati a quasi 1.300 casi. Nei giorni scorsi la stessa Anp e alcune organizzazioni umanitarie palestinesi hanno accusato peraltro Hamas di limitare i permessi alla gente di Gaza che chiede di lasciare la Striscia per ricevere cure mediche in Israele o Cisgiordania. Gravemente devastata dalla guerra dell'inverno scorso, la Striscia di Gaza e' serrata da pesanti controlli interni, oltre che al blocco imposto ai suoi confini da Israele fin dall'avvento al potere di Hamas (2007), con rare e parziali eccezioni riguardanti carichi umanitari o aiuti internazionali. (ANSA).

(ANSA, 8 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"La Storia di Anna Frank" sbarca su Hallmark

Il ritratto di una delle più celebri memorie che la Storia ci abbia consegnato irrompe, a partire da oggi, nel pomeriggio del canale "femminile" di Sky.

In occasione dell'ottantesimo anniversario dalla nascita di Anna Frank, Hallmark propone "La Storia di Anna Frank", una miniserie divisa in due parti vincitrice di due Emmy Awards.
La produzione ripercorrerà tutti i tragici momenti della Seconda Guerra Mondiale e della persecuzione del popolo ebraico, soffermandosi sull''esperienza della giovane Anna e delle sue preziose testimonianze storiche, fino alla pubblicazione del suo diario, tradotto in 55 lingue e diventato il libro più letto al mondo dopo la Bibbia.
Il cast d''eccezione è composto da attori del calibro di Ben Kingsley, premio Oscar nel film "Gandhi", e Brenda Blethyn, vincitrice della Palma d''Oro come Migliore Attrice in "Segreti e bugie".

(Corriere della Sera, 8 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele - Ministro della Giustizia: imporremo la legge della Torah allo Stato

Lo Stato d'Israele dovrà essere pienamente governato in futuro dalla legge religiosa ebraica della Torah e il suo sistema normativo si sta già avviando, "passo dopo passo", in questa direzione.
Lo ha sostenuto oggi - fra le ovazioni della destra religiosa e la reazione inorridita di qualche esponente politico laico - il ministro della Giustizia israeliano, Yaakov Neeman, parlando a un convegno a Gerusalemme dinanzi a una platea di rabbini e studiosi della Halakha (la legge religiosa ebraica).
"Passo dopo passo, noi daremo ai cittadini d'Israele le leggi della Torah e faremo della Halakha la legge fondamentale dello Stato", ha detto Neeman, un ministro-tecnico, giurista di formazione, scelto personalmente dal premier Benyamin Netanyahu.
"Noi dobbiamo riportare la nazione d'Israele all'eredità dei nostri Padri, la Torah ha in sé la soluzione completa a tutte le questioni con le quali ci confrontiamo oggi", ha rincarato la dose fra gli applausi dei presenti: studenti di collegi rabbinici, personalità politiche come il ministro dei Trasporti, Yisrael Katz ('falco' del Likud, il partito di Netanyahu), o il ministro dell'Interno, Eli Yishai (Shas, destra religiosa), nonché autorevoli rabbini quali Ovadia Yosef (guida spirituale di Shas) o il più moderato Yona Metzger, rabbino capo d'Israele per la comunità askhenazita.
Sdegnata, invece, la protesta del deputato di opposizione Nitzan Horowitz (Meretz, sinistra sionista), che ha definito le idee di Neeman un tradimento dei "valori laici dello Stato d'Israele e del Sionismo", denunciandole come "una visione orripilante (del diritto), che precipiterebbe Israele nel cuore del terzo mondo".

(swisscom, 8 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

iPhone verso il debutto in Israele

iPhone mercoledì arriverà ufficialmente anche sul mercato israeliano. Cupertino conta di collocare circa 240mila pezzi nel paese del Medio Oriente. Previsto venerdì il debutto anche nella piccola isola di Guam.
C'è un nuovo mercato pronto al debutto per iPhone. Si tratta di quello israeliano che mercoledì avrà, dopo una lunga attesa, il cellulare di Apple. Il lancio avverrà per iniziativa di tre operatori in contemporanea: Cellcom, Orange e Pelephone. In pratica tutti e tre gli operatori con network compatibili con il telefono avranno iPhone; resta esclusa solo MiRS che opera su rete iDEN e conta su ha un target di mercato diverso da quello della normale telefonia cellulare commerciale. Da notare che Cellcom, Orange e Pelephone hanno più o meno lo stesso numero di clienti con differenze tra l'uno e l'altro di poche decine di migliaia, anche se Cellcom, con circa tre milioni di abbonati, è il leader.
Nonostante il mercato israeliano sia piuttosto piccolo, Apple spera di avere un buon riscontro. Nel paese del Medio Oriente c'è una forte penetrazione pro capite (circa il 140%, non troppo distante da quelle al top nel mondo come quella Italiana, 153%) e una forte propensione all'acquisto di questo tipo di dispositivi; si calcola che già siano almeno 80mila gli iPhone importati al mercato grigio e funzionanti sulle reti israeliane. Apple, in base a quanto riferisce Reuters, avrebbe stipulato un contratto per vendere 80mila iPhone a ciascuno dei suoi partner.
iPhone si appresta a sbarcare anche a Guam; l'isola che si trova nel Pacifico è un territorio americano non incorporato con un governo locale e una popolazione di circa 170mila residenti. Le ridottissime dimensioni non sono certo in grado di modificare l'impatto di iPhone a livello mondiale, ma il debutto a Gauam (per iniziativa di GTA TeleGuam) testimonia della ormai incredibile capillarità con cui il telefono di Apple si diffonde, arrivando anche nei più piccoli paesi del mondo. iPhone a Guam sarà lanciato questo venerdì.

(Macity, 8 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il Maccabi vuole salvare l'onore

Il Maccabi Haifa FC, ancora a secco di gol e di punti, si augura di chiudere la sua avventura nel Gruppo A di UEFA Champions League regalando ai tifosi qualche soddisfazione contro il già qualificato FC Girondins de Bordeaux.

Elisha Levi, allenatore Haifa
    
Se il Bordeaux arrivasse senza sette o otto giocatori allora soffirebbe, ma sappiamo tutti che è una squadra forte e chiunque schiererà ci renderà la vita difficile. In ogni caso faremo del nostro meglio e indipendentemente dal risultato resteremo nella storia del nostro paese. Non avremo alcuni giocatori chiave ma sarà comunque una squadra forte quella che manderò in campo. Siamo concentrati e ambiziosi e vogliamo concludere la nostra esperienza europea al meglio.

Laurent Blanc, allenatore Bordeaux
    Non ci aspettiamo una partita facile dato che l'Haifa è stata la squadra che ci ha creato più problemi. Hanno giocato molto bene all'andata. Non siamo venuti qui per fare i turisti, anche se è quasi impossibile venire in Israele e non vedere alcune delle attrazioni locali. Abbiamo visto Gerusalemme ed è stata una buona esperienza culturale per i giocatori. Noi siamo in vetta al girone ma siamo qui comunque per giocare e per vincere.

(UEFA.com, 8 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, in vendita una spiaggia con sirena

di Annastella Palasciano

Il primo testimone che assicurò aver visto una bellissima sirena nuotare nelle acque della spiaggia di Kiryat Yam, una località a dieci km al nord del porto di Haifa, in Israele, è stato un pescatore di 60 anni. Da allora si sono moltiplicati gli avvistamenti di questa creatura mitologica, portando fama e notorietà alla piccola spiaggia. Tanto che il municipio della città ha messo all'asta su e-bay la spiaggia per tre milioni di euro.
Il comune ha offerto 1 milione di euro a chi apporti prove tangibili dell'esistenza della sirena, convinto che, se davvero esistesse questa mitica creatura, molto più denaro arriverebbe alle casse municipali per la pubblicità. Nessuno ha potuto dimostrare la sua esistenza ma, sembra che, secondo quanto rivelato da un giornale locale, la catena americana NBC stia preparando un documentario sul paesino e sulla misteriosa sirena.

(NewsNotizie, 8 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ritz-Carlton debutta a marzo in Israele

Sarà indirizzato soprattutto ad una clientela business di alto livello il nuovo hotel a firma Ritz-Carlton che aprirà in Israele a marzo 2012. La struttura rappresenta il debutto del brand nel Paese e avrà 110 camere e 85 Ritz-Carlton residential suite, ideate per i soggiorni più lunghi dei businessmen. L'hotel si trova nella marina di Herzliya, a Nord di Tel Aviv. "Un sito adatto anche alla clientela leisure - specifica Simon F. Cooper, president and chief operating officer, Ritz-Carlton - in un'area particolarmente adatta ad accogliere una struttura a cinque stelle. L'hotel è solo il primo passo per una nostra espansione futura nel Paese". Il progetto richiederà un investimento complessivo di circa 160 milioni di dollari

(TTG Italia, 7 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Finale Emilia celebra domani la Festa della sfoglia

FINALE EMILIA (MO) - Conosciuta anche come Torta degli Ebrei o Tibuìa, questa torta salata - che grazie all'impegno dell'amministrazione comunale e, in particolare, dell'assessore alla Cultura Fernando Ferioli, sarà inserita tra i prodotti garantiti dal marchio "Tradizione e sapori di Modena", coniato dalla Camera di Commercio per i prodotti che pur essendo tipici, per legge non possono ancora beneficiare dei marchi Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (Indicazione geografica tipica) - ha una storia molto misteriosa e curiosa. Si tratta, infatti, di un alimento della tradizione giudaica che l'ebreo finalese Mandolino Rimini, convertitosi al cristianesimo, portò al di fuori del Ghetto, divulgandone la ricetta, segreta per molti anni, e arricchendola con prodotti proibiti dalla sua vecchia religione, come il grasso di maiale.
Ottenuta con un procedimento piuttosto laborioso e costituita da un'infinità di sfoglie sottilissime, ripiegate e spalmate una a una di strutto e formaggio Parmigiano-reggiano, posate l'una sopra all'altra e cotte (oggi nel forno, un tempo sulle braci), la sfogliata è un classico cibo di strada.
Per molti e molti anni, a Finale, durante l'autunno e l'inverno, molte anziane signore, "discepole" di Mandolino Rimini - divenuto tra i cristiani Giuseppe Maria Alinovi - hanno preso a produrre la sfogliata in proprio e a venderla davanti a casa, mettendola in mostra su un caratteristico trabiccolo in legno, che sotto alla padella di cottura aveva le braci per mantenerla calda.
L'8 dicembre sarà proprio questa la scena che verrà riprodotta per i visitatori del centro storico di Finale: dalle 15 alle 19, in diversi angoli della città numerosi banchetti offriranno assaggi gratuiti di sfogliata, accompagnata da un altro prodotto tipico finalese: l'anicione.
La sfogliata sarà offerta dal Comune di Finale Emilia e dai commercianti, in collaborazione con Forno Pasticceria Elisa, Gastronomia Lo Sfizio, Forno Ferrari e Osteria La Fefa.

(Sassuolo 2000, 7 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Striscia di Gaza, i primi due casi di morte per il virus 'H1N1'.

GAZA - Il ministero della Sanità del governo della Striscia di Gaza ha reso noto il decesso di due pazienti affetti dal virus "H1N1", noto come "influenza suina", su cinque casi scoperti di recente.
Il dottor Mu'awiya Hassaneyn, direttore del servizio di pronto soccorso del ministero della Sanità di Gaza, ha dichiarato che le pazienti decedute, Suha Ayad e Ibtisam Shuhaibter, colpite dal virus, sono decedute questa mattina in un ospedale di Gaza.
Come nella maggior parte dei decessi causati dal virus, le due donne erano affette da altre patologie che hanno aggravato le loro condizioni.
Egli ha aggiunto che gli altri tre malati sono "sotto controllo e sono seguiti molto bene", e ha smentito categoricamente che qualche paziente sia stato trasferito in ospedali israeliani.
Egli ha spiegato che il ministero ha avviato un piano per affrontare l'epidemia, in collaborazione con l'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Sabato, il ministero aveva comunicato l'esistenza di cinque casi d'influenza suina nella Striscia, precisamente nell'ospedale al-Shifa e nell'ospedale pediatrico al-Nasr.
In una conferenza stampa svoltasi ieri a Gaza City, il dottor Hassan Khalaf, Sottosegretario del ministero della Sanità, ha dichiarato: "Sabato 5 dicembre sono state effettuate delle analisi sui casi sospetti e i risultati, resi pubblici, nella stessa giornata, hanno confermato che si tratta di influenza H1N1".
Il Ministero ha sottolineato che la Striscia di Gaza è una delle zone in cui l'epidemia è apparsa tardi, dopo che si era diffusa in oltre 130 paesi, e rileva che dopo l'apparizione della malattia nel mondo il Ministero ha preparato un piano nazionale per affrontarla, con squadre mediche, reparti d'isolamento adeguati e forniture di vaccini e medicinali, oltre al necessario per le analisi di laboratorio, nell'interesse di tutti cittadini.

(Infopal, 7 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Quale futuro per la pace in Medio Oriente?

di Franco Marta

Ancora una volta l'Unione europea interviene unilateralmente sulle questioni mediorientali, esprimendo sempre e smaccatamente posizioni politiche filo-islamiche. In questa occasione sembra che la presidenza di turno di tale organismo europeo, espressa dalla Svezia, abbia redatto una bozza di risoluzione che sarà posta nella prossima riunione all'esame dei Paesi dell'Unione. Bruxelles, nella persona dei capi dei dicasteri degli Esteri dei Paesi membri, prossimamente dovrà discutere in riferimento all'argomento preparato dall'attuale presidenza. Il documento preparato dal signor Carl Bildt, ministro degli Esteri svedese, verte sull'argomento della "necessità ed urgenza" di dare corpo alla individuazione sulla zona ed alla costituzione di uno Stato palestinese. Tale riconoscimento affrettato sembra per gli svedesi assai necessitato, data la situazione di emergenza e particolarità della questione, anche a prescindere dal fatto che la fase negoziale è rimasta bloccata da una fitta serie di difficoltà e di nodi complessi e difficili a sciogliere. Quindi, tale risoluzione andrebbe ad essere posta dall'esterno, per di più senza negoziato alcuno e senza entrare nel merito della logica inerente all'impianto di qualsivoglia piano di pace. Il contenuto del documento preparato dal signor Bildt verterebbe nel disegno di tracciare unilateralmente la realtà virtuale di "uno Stato palestinese che riunisca Gaza e Cisgiordania e che comporti Gerusalemme est come capitale di detta entità statuale". Naturalmente, in tale bozza di proposta traspare chiara la piena "difficoltà di comprensione" tra la Svezia ed Israele che, con il proprio perdurare e con l'evanescenza del progetto, rischia di emarginare completamente la posizione negoziale europea....

(Avanti!, 7 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Netanyahu: gli Usa utilizzino "Twitter" contro Teheran

GERUSALEMME, 7 dic. - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha raccomandato agli Stati Uniti di utilizzare il sito di micro-blog "Twitter" e internet contro il regime iraniano. E' quanto si è appreso da fonti parlamentari.
"L'Iran impedisce la libertà di informazione della popolazione attraverso internet (...) utilizzare l'impatto di internet e di Twitter contro il regime iraniano, costituisce qualcosa di straordinario che gli Stati Uniti possono fare", ha affermato Netanyahu, secondo queste fonti.
Il primo ministro ha espresso queste opinioni, che sono state riportate alla stampa, durante una riunione della commissione della Difesa e degli Affari esteri del Parlamento. "In questi ultimi anni, l'Iran è stato percepito come un regime antipatico. Oggi, ispira un odio profondo al popolo (iraniano). E' questo che si esprime all'esterno e questo rappresenta un vantaggio molto importante per lo stato di Israele", ha aggiunto Netanyahu.
Come molti Paesi occidentali, Israele accusa la repubblica islamica di cercare di dotarsi dell'atomica sotto copertura di attività nucleare civile. Accuse che sono state smentite da Teheran. Israele ritiene l'Iran il suo nemico peggiore, visto che il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha più volte annunciato la prossima scomparsa dello stato ebraico.

(Apcom, 7 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il dramma di Israele costretto a scegliere quali vite salvare

Storie diverse di diverse famiglie si incontrano a un bivio della storia

di Yasha Reibman

Storie diverse di diverse famiglie si incontrano a un bivio della storia. Il dramma di Israele in queste ore è un intreccio di destini dove ogni soluzione sembra ingiusta. Da un lato i genitori del caporale Gilad Shalit, oramai al quarto anno di prigionia, dopo essere stato rapito a Gaza da Hamas, dall'altro i genitori delle vittime degli attentati terroristici.
I primi aspettano che il figlio torni a casa. Shalit, che nemmeno la Croce Rossa ha potuto incontrare in questi anni, oramai è figlio un po' di tutti, attraverso la televisione il suo volto di bravo ragazzo è entrato in ogni casa, ma proprio in questi giorni si sta decidendo il suo destino. Per liberarlo l'organizzazione terroristica palestinese Hamas chiede che molti altri palestinesi possano lasciare le prigioni israeliane e tornare a casa. Si tratta di terroristi condannati in tribunale dopo regolare processo, molti sono rei confessi e hanno con orgoglio rivendicato il proprio ruolo in attentati in cui hanno perso la vittima molti ragazzi israeliani.
Roni Karman, Yossi Mendelevich, Yossi Tzur sono genitori di tre di questi ragazzi uccisi nel marzo 2003 sull'autobus numero 37 di Haifa. I responsabili di quell'attentato potrebbero ora essere liberati e questi genitori si rivolgono all'Alta Corte di Israele per opporsi. Un nodo in cui non sembra esserci una soluzione capace di pacificare gli animi. I terroristi eventualmente liberati torneranno a uccidere? E se invece Israele non accettasse lo scambio, come potrebbe il governo israeliano lasciare un proprio caporale nelle mani dei terroristi condannandolo a morte certa dopo aver avuto la responsabilità di mandarlo a Gaza a combattere?
Come sfregio ulteriore, questo enorme dramma personale e collettivo potrebbe finire pure per apparire solo un particolare insignificante della storia, dal momento che tra i prigionieri liberati potrebbe esserci anche Marwan Barghouti, il quale, una volta lasciata la prigione israeliana, secondo molti osservatori sarebbe il candidato con più possibilità di succedere all'attuale presidente palestinese Abu Mazen.

(Tempi.it, 7 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Lavoro: Ugl incontra il sindacato israeliano

ROMA, 7 dic. - Le politiche del lavoro, con particolare attenzione al tema dell'immigrazione e dei rapporti con le organizzazioni sindacali dei palestinesi, sono stati al centro dell'incontro a Tel Aviv tra la delegazione dell'Ugl, guidata dal segretario generale Renata Polverini, e rappresentanti del principale sindacato d'Israele Histadrut. Le delegazioni si sono confrontate sulle iniziative messe in campo per fronteggiare la crisi e per incentivare l'occupazione dei giovani e delle donne.
L'incontro rientra nella tre giorni dell'Ugl in Israele aperta dalla visita presso Beith Wizo, Centro Adei (Associazione donne ebree d'Italia) che a Jaffa si occupano dei giovani del quartiere con attivita' ludiche e didattiche orientate ad aiutare le famiglie socialmente piu' disagiate.
"L'Ugl contribuira' a fornire nuovi pc per il rinnovamento dell'aula informatica del Beith Wizo - ha detto Polverini - un aiuto concreto all'attivita' del centro in linea con il principio solidaristico che caratterizza l'azione dell'Ugl impegnata con le sue strutture in diversi progetti di cooperazione e aiuti in diversi paesi del mondo". L'attivita' dell'Adei testimonia l'impegno italiano nella citta' israeliana e da cinquant'anni il centro opera per l'aggregazione e l'integrazione di bambini e adolescenti ebrei, cristiani e musulmani.

(AGI, 7 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele - Nominato nuovo ministro della Giustizia

Yehuda Weinstein è un noto avvocato difensore

GERUSALEMME, 6 dic. (Ap)- Il gabinetto israeliano ha nominato Yehuda Weinstein, un noto avvocato difensore, nuovo ministro della Giustizia. Weinstein, la cui nomina è stata votata all'unanimità dall'esecutivo dello Stato ebraico, sostituisce Meni Mazuz.
Weinstein, 65 anni, è stato coinvolto in casi di alto profilo, più recentemente come membro del pool di difesa dell'ex Primo ministro Ehud Olmert. Weinstein dovrebbe lasciare il pool di Olmert prima di assumere l'incarico a febbraio.

(Virgilio Notizie, 6 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Netanyahu: dopo la fine della moratoria le costruzioni riprenderanno

GERUSALEMME, 6 dic. - Al termine del periodo di 10 mesi di moratoria, la costruzione di nuove edifici nelle colonie israeliane in Cisgiordania riprenderanno come prima. Lo ha chiarito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per rassicurare i rappresentanti dei coloni che hanno minacciato di allargare le proteste contro lo stop alle nuove costruzioni. Stop imposto dalle pressioni Usa per far ripartire il processo di pace, ma respinto dall'Anp che vuole una congelamento totale degli insediamenti.

(AGI, 6 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Un software anti Alzheimer: tra videogioco e memoria virtuale

di Anna Momigliano

Che la ricerca israeliana sull'Alzheimer fosse particolarmente avanzata, già si sapeva. Da tempo gli istituti di ricerca biomedica da Gerusalemme a Tel Aviv, da Haifa a Rehovot, hanno fatto delle malattie degenerative la loro priorità. L'ultimo passo avanti arriva però da dove uno meno se l'aspetterebbe: Ibm Israel, il dipartimento israeliano della multinazionale dell'informatica di consumo. La loro proposta per combattere l'Alzheimer? Una specie di videogioco.
L'idea arriva dall'Ibm Research Lab di Haifa. Che, in collaborazione con l'Unione europea, ha messo a punto uno studio preliminare di software che dovrebbe aiutare gli anziani e tutti coloro che soffrono di malattie relative alla memoria. L'idea è tenere allenata la mente da un lato, in stile brain training, ma dall'altro fornire anche un sostegno software alla memoria: "Il nostro progetto vuole permettere agli utenti di utilizzare un assistente personale virtuale", riassume Alex Sorin (nell'immagine), direttore della ricerca del laboratorio di Haifa. In altre parole, una specie di "wizard della memoria".

(Notiziario Ucei, 6 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gaza: quando si dice fame...


Da ogni parte del mondo si levano grida d'allarme per la "catastrofe umanitaria" in atto a Gaza. Da ogni parte del mondo si muovono organizzazioni ufficiali e volontari privati per portare soccorso e solidarietà a un popolo stremato e ridotto alla fame da un feroce embargo. Ma stanno davvero così le cose?

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Giorgio Israel e il premio Peano

di Manuel Disegni

A due mesi di distanza dall'incresciosa polemica che ha scatenato, è avvenuta la consegna del premio Peano 2008 al professor Giorgio Israel (nell'immagine) e alla professoressa Ana Millàn Gasca, storici della matematica docenti in due diverse università romane. Si tratta di un riconoscimento scientifico per la pubblicazione di testi di matematica a carattere divulgativo. La giuria designata dall'Associazione Subalpina Mathesis, l'ente che bandisce il premio, ha scelto come miglior pubblicazione del 2008 "Il mondo come gioco matematico. John von Neumann, scienziato del Novecento", Bollati Boringhieri, Torino, 2008.
Quando due mesi or sono furono resi pubblici i nomi dei vincitori, un "matematico impertinente", come si autodefinisce in un suo libro il professor Piergiorgio Odifreddi, ha voluto restituire il suo premio conquistato nelle edizioni precedenti. Non intendeva "essere associato intellettualmente" con un collega, Israel, a suo giudizio "fondamentalista e iperconservatore". Il gesto fortemente polemico di Odifreddi ha suscitato una lunga serie di polemiche, anche assai ruvide, e molte sono state le voci di solidarietà a Israel, oggetto, proprio in quei giorni, di minacce e gravissimi insulti antisemiti.
Al teatro Colosseo di Torino si è finalmente potuto discutere, di fronte a un numeroso pubblico, dell'opera vincitrice, senza gesti eclatanti né roboanti editoriali.
Una delle più brillanti menti matematiche del ventesimo secolo, John von Neumann è anche uno degli scienziati più controversi, da molti accostato al personaggio kubrikiano, il dottor Stranamore. Nato a Budapest nel 1903 da una famiglia di banchieri ebrei, dimostra, precocissimo, straordinarie capacità intellettuali. Arrivato all'età dell'università comincia a viaggiare per l'Europa e a raccogliere successi accademici. Fornisce importanti contributi alla teoria degli insiemi e alla meccanica quantistica. Con l'avvento del nazismo von Neumann si trasferisce negli Stati Uniti, ottiene una cattedra a Princeton. Il periodo americano è segnato da un'attività intensissima. Lavora alla "teoria dei giochi", la scienza che analizza situazioni di conflitto e ne ricerca soluzioni competitive tramite modelli: si tratta di approcciarsi alle questioni economico-finanziarie, strategico-militari, politiche e sociali come ad una partita a scacchi: alla base di questa teoria c'è una visione panmatematica del mondo che caratterizza il pensiero di von Neumann, una fiducia nell'applicabilità della matematica alla realtà.
Ma vi sono anche dei lati oscuri - lo ammette, Israel, rispondendo a qualche domanda dal pubblico - nella vita di quest'uomo. Lavora a Los Alamos, al programma di ricerca che portò alla realizzazione della bomba atomica, e non senza un certo entusiasmo ideologico. Presto arriva ai vertici delle istituzioni politico-militari degli Stati Uniti. È un fervente sostenitore e teorico del "riarmo senza limiti", prima nella guerra contro l'Asse Berlino-Tokyo, poi contro l'Unione Sovietica. Il cancro però lo uccide a soli 53 anni.
Von Neumann incarna tutti gli aspetti caratteristici della scienza del Novecento: le sue grandezze e le sue debolezze. I trionfi conseguiti, come le voragini aperte, hanno cambiato il volto del mondo.

(Notiziario Ucei, 6 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Fonti palestinesi: medici francesi hanno visitato Shalit a Gaza

GAZA, 6 dic. - Quattro medici francesi nei giorni scorsi hanno visitato in una localita' non precisata della Striscia di Gaza il soldato israeliano, Gilad Shalit che era stato rapito alla fine di giugno del 2006 in un raid dei militanti a Kerem Shalom, ontre il confine, in vista del possibile scambio di prigionieri fra Israele e Hamas. A renderlo noto, l'agenzia di notizie palestinesi, Sama, il quotidiano al Hayyat e la BBC.
Nessuna conferma ufficiale, da Israele, mentre Hamas, in una dichiarazione rilasciata ad Haaretz, ha smentito la notizia, mentre neanche il padre del ragazzo ha dichiarato di non essere stato informato della visita. I medici sono entrati nella Striscia di Gaza dal valico di Rafah, al confine con l'Egitto, una settimana fa, scortati da miliziani di Hamas e accompagnati da un mediatore tedesco impegnato nei negoziati per lo scambio dei prigionieri.

(Adnkronos, 6 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Sgarbi porta Salemi a Gerusalemme e Betlemme

SALEMI (TP) - Il sindaco Vittorio Sgarbi porta Salemi in Terra Santa, riallacciandosi, anche con questa nuova iniziativa, al tema religioso che ha ispirato prima il «Festival del Cinema Visioni» e poi il «Festival della Cultura Ebraica e d'Israele» conclusosi pochi giorni fa. Salemi, tra l'altro, ha un forte legame storico con gli ebrei: nel 1492, prima dunque del decreto di espulsione degli ebrei dalla Spagna, a Salemi vi era una comunità numerosa che viveva nel quartiere della Giudecca, ancora oggi riconoscibile.
Dunque, ancora un momento di promozione dell'immagine della città siciliana all'estero, stavolta con la partecipazione del Comune all'importante «Festival di Arti e Mestieri antichi della tradizione italiana» che si svolgerà a Gerusalemme e Beetlemme da lunedì 7 a domenica 13 dicembre. Salemi sarà protagonista per un giorno, martedì 8 dicembre, con le «Cene di San Giuseppe», i tradizionali altari votivi che si allestiscono ogni anno in onore del santo e che richiamano in città migliaia di visitatori.
Il festival, promosso dal Consolato d'Italia a Gerusalemme e dall'Ufficio consolare per la Cooperazione italiana allo Sviluppo è stato ideato «per valorizzare - spiega il Consolato in una nota - nel contesto speciale e unico di Gerusalemme e Betlemme, le usanze popolari e devozionali dell'arte italiana. L'obiettivo è quello di avvicinare importanti culture del Mediterraneo e promuovere il dialogo finalizzato alla conoscenza reciproca».
Il Festival si aprirà domani, lunedì 7 dicembre, a Betlemme con l'esibizione del Coro Magnificat diretto da Hania Soudah Sabbara nella Basilica della Natività (Chiesa di Santa Caterina) con gli arrangiamenti dell'organista del Santo Sepolcro di Gerusalemme Padre Armando Pierucci.

(Hercole.it, 6 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Netanyahu blindato: «rischia di essere ucciso come Rabin»

I servizi di sicurezza israeliani hanno rafforzato la protezione del premier Netanyahu perche' preoccupati dalla proteste dei coloni. Lo ha detto la radio militare, secondo cui oggi attorno all'ufficio del premier a Gerusalemme si nota una presenza rafforzata di polizia. Secondo il ministro Ben Eliezer il clima creato dai coloni, che protestano per il congelamento dei loro insediamenti per i prossimi 10 mesi 'ricorda quella dei mesi precedenti all'assassinio di Rabin', nel 1995.
«Se accadde allora - ha osservato Ben Eliezer - può ripetersi adesso: occorre dunque che (i dirigenti del movimento dei coloni, ndr) misurino le loro parole».
Nei giorni scorsi un rabbino nazionalista aveva paragonato Netanyahu a un faraone che ordinò di gettare nel Nilo i neonati ebrei. Per mercoledì il movimento dei coloni ha indetto una grande manifestazione di protesta accanto alla residenza di Netanyahu a Gerusalemme. Da parte sua il quotidiano Maariv riferisce oggi con grande evidenza che lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, teme che nel clima esasperato di critiche al governo «elementi marginali» fra i coloni possano tentare di colpire Netanyahu in persona.

(Il Secolo XIX, 6 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Scoperto nuovo tipo di supernova

Proviene da esplosione di nucleo di circa 100 masse solari

PISA - Scoperto un nuovo tipo di esplosione stellare: e' una supernova scoperta in una galassia molto distante grazie alla sua insolita luminosita'. La scoperta e' stata fatta da astronomi della Scuola Normale Superiore di Pisa, del Weizmann Institute for Science di Rehovot in Israele, delle universita' di Belfast e di Berkeley. Gli scienziati hanno eseguito le osservazioni con vari telescopi e scoprendo che la supernova proveniva dall'esplosione di un nucleo stellare di circa 100 masse solari.

(ANSA, 5 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

l Maxxi israeliano. Quasi pronto il Design Museum Holon di Ron Arad

Il nuovo museo di Holon
Non c'è solo l'Italia, con il Maxxi, ad attendere l'inaugurazione di un'opera che per certi versi porrà una pietra miliare nell'architettura contemporanea del paese.
Dopo quattro anni di lavori, il 31 gennaio 2010 si inaugurerà infatti nella città israeliana di Holon il Design Museum, ambizioso e futuristico progetto di Ron Arad. Una struttura dalle forme molto scultoree, caratterizzata da sinuose fasce di acciaio cor-ten di diverse tonalità.
Il nuovo museo andrà ad inserirsi in un centro culturale che include già il Museo Nazionale del Fumetto, un teatro, una cineteca e una biblioteca pubblica.

(ExibArt, 5 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Radicalismo islamico negli Stati Uniti: vita e opere del CAIR

di Andrea B. Nardi

C'è un pericolo ben maggiore dell'estremismo islamico a minacciare le democrazie occidentali, e quel pericolo siamo noi. Noi democratici, noi garantisti, noi rispettosi della libertà e dei diritti umani, civili, e politici. La forza della democrazia è infatti anche il suo punto debole, e si chiama tolleranza: paradossalmente è utilizzando proprio questo valore occidentale che nel terzo millennio i nemici della democrazia continuano a guadagnare posizioni in Europa, e adesso anche gli Stati Uniti. Vi sono al mondo una serie di organizzazioni islamiste impegnate nel jihad, intrecciate con i gruppi terroristici armati, e propugnatrici della sostituzione della legge coranica in luogo del diritto costituzionale. Ora tutto ciò sarebbe contrastabile, se solo l'Occidente fosse, da un canto, compatto nel difendere quei valori illuministici e di democraticità messi a rischio dal jihad, e, dall'altro, non facesse della tolleranza e della libertà di espressione un uso masochistico, evitando che la difesa dei suoi valori fondamentali conduca alla resa incondizionata di fronte al nemico e quindi all'autodistruzione. I jihadisti questo lo hanno ben compreso; sono gli Occidentali - almeno una parte di essi - a non volerlo capire....

(l'Occidentale, 5 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Con questi sampietrini non si scivola più nell'oblio

di Paola Zanuttin

Stolperstein
Si chiama Stolperstein, che in tedesco vuoi dire pietra d'inciampo, ed è un normale sampietrino ricoperto da una lamina d'ottone con il nome, l'età, il giorno, la destinazione finale e, se nota, anche la data di morte di un deportato dai nazisti. Dopo la giornata della Memoria, dal 28 gennaio prossimo, in sette municipi di Roma saranno poste trenta pietre d'inciampo davanti agli edifici da cui, nel '43 e nel '44, i deportati per motivi razziali, politici e militari uscirono per non fare più ritorno. «Purtroppo mancano i deportati rom e sinti, perché a loro non siamo in grado di risalire» dice la curatrice del progetto Adachiara Zevi, figlia di Tullia, la prima donna ad aver presieduto l'Unione delle comunità ebraiche italiane. Il progetto, coordinato dagli Incontri internazionali d'arte e promosso da istituti e associazioni ebraiche e non, rilancia l'iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demning, che sarà a Roma il giorno dell'inaugurazione. Nel 1993, Demning era a Colonia per realizzare un'opera sulla deportazione di rom e sinti, ma una signora polemizzò: nella sua città non erano mai stati deportati. Da allora Demning si mise sulle tracce dei perseguitati dal nazismo scomparsi: ebrei, politici, rom e sinti, omosessuali, militari. Finora ha installato cinquemila Stolpersteine in Europa. «È una commemorazione che non vuole essere monumentale. L'inciampo, più visivo e mentale che fisico, è forse più perturbante. Infatti in alcune città gli inquilini hanno protestato» dice Zevi. Ogni Stolperstein, finanziata privatamente, costa dai 75 ai 95 euro, installazione compresa. E il Comune si impegna a mantenere queste memorie d'inciampo.

(Il Venerdì di Repubblica, 4 dicembre 2009 - da Notiziario Ucei)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La diaspora? Un'invenzione

Shlomo Sand è nato in Austria il 10 settembre 1946, in una famiglia di ebrei polacchi scampati alla Shoah, e insegna storia all'università di Tel Aviv. Il suo libro «The invention of Jewish People» è al centro di una serrata polemica in tutti i Paesi in cui è stato pubblicato: Israele, Francia, Usa (prossimamente uscirà in Italia e Germania). Secondo Sand il popolo ebraico non esiste: è piuttosto una miscela di popoli diversi che hanno abbracciato la religione ebraica. Inoltre il diritto al ritorno degli ebrei in Israele è inesistente: la diaspora sarebbe una leggenda inventata dagli storici sionisti dal XIX secolo in poi a fini nazionalistici. Immediate le reazioni di media e studiosi. Secondo il «New York Times», Sand vuole «screditare le basi storiche della pretesa della Terra Promessa da parte degli ebrei». Israel Bartal e altri storici israeliani hanno invece puntato il dito sulla infondatezza storica delle tesi di Sand.

(il Giornale, 4 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il referendum svizzero visto da Israele

di Mordechai Kedar

Per la prima volta in Europa un popolo, solitamente neutrale fino all'apatia, insorge e dice "no" a qualcosa che riguarda l'Islam. Non si tratta di caricature pubblicate su un giornale, né di manifestazioni di teste rasate e neppure di slogan elettorali di qualche politico preoccupato.
Questa volta si parla di un referendum popolare, espressione di un intero Paese, indetto da leggi nazionali, i cui risultati devono necessariamente essere presi in considerazione dal Governo. Il popolo svizzero, l'unico in Europa la cui vita è regolata da referendum, ha deciso con una netta maggioranza del 57,5% di vietare la costruzione di nuovi minareti sul suo territorio.
In realtà secondo la regola islamica non è obbligatorio erigere i minareti e, in effetti, la maggior parte dei luoghi di preghiera islamici ne è priva. Da un punto di vista pratico, il minareto serve soltanto come postazione elevata per il muezzin, colui che chiama alla preghiera i fedeli. Tuttavia in Europa i minareti simboleggiano la prepotente presenza islamica e proprio questo irrita gli europei, che vedono nella moschea e nella sua imponente torre l'incarnazione della minaccia islamica e l'imminente trasformazione dell'Europa in un continente mussulmano.
Contrariamente ad altri popoli arrivati nel vecchio continente che sono diventati parte del suo tessuto sociale, molti di fede islamica non tendono a integrarsi né amalgamarsi, continuando ad abitare in enclavi la cui cultura e lingua non sono quella locale, ma quella dei loro Paesi d'origine. In queste enclavi islamiche anche la giustizia dello stato, il suo apparato e le sue autorità sono limitati nel loro potere e forse anche nella loro volontà di applicare le proprie leggi.
La maggior parte dei politici europei non si oppone a questo fenomeno perché ha paura. Essi temono per la propria incolumità fisica e per il proprio futuro politico nel momento in cui le comunità islamiche accrescono la loro forza elettorale e quindi la loro influenza politica.
Nella Confederazione Elvetica è diverso, perché l'uomo della strada non ha tutte queste perplessità. Attraverso il referendum, che è autentica espressione della volontà popolare, il cittadino ha manifestato la paura dell'Europa nei confronti di un'invasione islamica. Il popolo svizzero ha detto ad alta voce quello che gli altri popoli europei si limitano a sussurrare. La Svizzera ha detto "No!" ai minareti e ai richiami alla preghiera lanciati dai muezzin. L'invito alle orazioni mattutine è quello più fastidioso perché viene amplificato a tutto volume ancor prima dello spuntar dell'alba, quando i non islamici sono ancora immersi in un sonno profondo.
Non occorre essere un genio per capire che a turbare gli Elvetici non è un semplice dettaglio architettonico, ma tutte le implicazioni che questo comporta. La verità è che sono molto preoccupati dal fatto che il 5% degli abitanti della Svizzera oggi è rappresentato da mussulmani, il cui numero è in vertiginoso aumento a causa dell'altissimo tasso di natalità e di un flusso immigratorio massiccio e continuo.
Gli Svizzeri sono indefessi lavoratori, fieri e gelosi del benessere economico raggiunto, che osservano allarmati come quote rilevanti del budget del loro welfare vadano a beneficio di giovani che rifiutano un lavoro onesto per stare tutto il giorno nelle moschee e nei centri culturali islamici, mantenuti dai sussidi di disoccupazione. I cittadini elevatici comprendono che il sistema assistenziale nazionale diventa un elemento incoraggiante per l'immigrazione e per l'aumento incontrollato della natalità presso i mussulmani residenti, mentre i luoghi pubblici e il paesaggio si trasformano sempre più, popolandosi di gente vestita alla tradizionale maniera islamica.
La situazione si aggrava ulteriormente quando i mussulmani pretendono che gli svizzeri tolgano dagli spazi pubblici o coprano statue poco vestite o abbigliate in modo a loro giudizio indecoroso. Questa pretesa, anche se fino ad oggi è stata avanzata solo con voce sommessa, preoccupa molto gli elvetici, che si vedono minacciati nella loro cultura e si chiedono se sia lecito a chi è ospitato mettere in dubbio certezze, usi e costumi di chi ospita.
Ebbene, attraverso questo referendum gli Svizzeri hanno deciso di dire chiaro e tondo agli ospiti: "Basta così, c'è un limite a tutto! Questo è il nostro Paese, questa è la nostra cultura, e chi non l'accetta è pregato di andarsene. Non costringiamo nessuno a venire nel nostro Paese, ma se l'ospite vuole vivere con noi, deve accettare le nostre regole, stabilite ormai da lungo tempo. Non desideriamo trasformarci in un Paese multiculturale e chi non intende accettare il nostro modo di vivere, non si meravigli se sarà accompagnato alla porta".
Non stanno tanto tranquilli i vicini Francesi, che non hanno prestato troppa attenzione all'immigrazione islamica di massa nel loro Paese e temono, giustamente, un travaso di mussulmani dalla Svizzera alla Francia. Prospettiva molto probabile, perché nulla vieta che una persona risieda in Francia e lavori in Svizzera. E poiché il viaggio è agevole, in auto come in treno, la Francia paventa una forte accelerazione della sua trasformazione in uno stato a maggioranza islamica.
Il Ministro degli Esteri svizzero Micheline Calmy-Rey ha messo in guardia dalle dure reazioni del mondo islamico, da boicottaggi e manifestazioni contro la Svizzera, mentre anche le istituzioni dell'Onu, con sede a Ginevra, i cui abitanti hanno votato contro la costruzione dei minareti, hanno espresso preoccupazione per quello che vedono come l'inizio della lotta dei popoli europei contro l'immigrazione mussulmana.
Queste istituzioni, anch'esse ospiti sul suolo elvetico, hanno condannato il risultato del referendum come una "discriminazione religiosa", considerandolo anche un duro colpo inferto ai diritti umani. Viene da chiedersi se il desiderio del popolo svizzero di conservare la propria identità e cultura non sia anche questo un sacrosanto diritto.
Il mondo islamico è diviso sull'esito del referendum: da una parte c'è chi accusa l'Europa di intraprendere, a distanza di mille anni, una nuova crociata sotto la croce della bandiera svizzera; dall'altra chi sostiene che non accettare questo risultato porterà grave danno ai mussulmani, che saranno tacciati di non riconoscere le regole della democrazia europea, e perciò saranno ulteriormente emarginati.
Dal canto mio, apprezzo il popolo svizzero che ha avuto il coraggio di esprimere un'opinione chiara e sincera sull'immigrazione mussulmana in Europa. Forse questo referendum aprirà gli occhi agli Europei e rappresenterà una svolta nel loro atteggiamento nei confronti dell'avanzata islamica.

(Informazione Corretta, 4 dicembre 2009 - trad. Antonella Donzelli e Avi Kretzo)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Chiusa al pubblico la Sinagoga di Sabbioneta

La Sinagoga di Sabbioneta
Nei giorni scorsi, a seguito di una perizia ingegneristica che ha dichiarato inagibile la scala di accesso, è stata chiusa al pubblico la Sinagoga di Sabbioneta. Le quattro rampe di scale che dal piano terra portano sino al matroneo devono subire un importante intervento di consolidamento statico. Un progetto, presentato da uno studio tecnico di Mantova, è al vaglio della soprintendenza ai beni culturali e architettonici di Brescia che si spera possa fornire in tempi rapidi il suo benestare affinché i lavori di consolidamento possano cominciare al più presto per restituire alla città, patrimonio dell'UNESCO, uno dei monumenti più importanti. La comunità ebraica di Mantova, proprietaria del tempio e dello stabile settecentesco in cui è collocato, si è attivata già da tempo e, grazie ad un decreto del Ministero dei Beni Culturali, ha reperito una parte dei fondi necessari.
L'Associazione Pro Loco di Sabbioneta, in base ad una convenzione in atto con la comunità ebraica, ha in gestione le visite turistiche al tempio; sono davvero molte le persone che, provenienti dall'Italia e dall'estero, fanno visita alla Sinagoga, specialmente in particolari occasioni come la Giornata Europea della Cultura Ebraica che si tiene in settembre. Sabbioneta ha legato fortemente la sua immagine storica alla presenza ebraica: le famiglie Forti e Foà, le due maggiori della comunità, per secoli hanno contribuito in modo determinante all'economia e alla cultura del territorio.
Va ricordato che la Sinagoga di Sabbioneta, realizzata nel 1824 su progetto dell'architetto Carlo Visioli, dopo decenni di abbandono, era stata oggetto di un primo importante restauro che, ultimato nel 1994, ne aveva permesso la riapertura al pubblico e al culto. Il tempio è la più importante delle molteplici testimonianze rimaste a Sabbioneta della presenza ebraica nella città: per 500 anni, dal 1436 sino ai primi decenni del secolo scorso, la comunità ha vissuto perfettamente integrata nella vita sociale della città fondata da Vespasiano Gonzaga. La Sinagoga è stata frequentata anche dalle importanti personalità ebraiche nate a Sabbioneta come Giuseppe Ottolenghi, primo ebreo italiano ad essere nominato generale e poi ministro della guerra, e Pio Foà, uno dei maggiori medici e scienziati italiani tra '800 e '900.
Non saranno indifferenti le conseguenze per questa chiusura della Sinagoga che si protrarrà per alcuni mesi a seconda di quanto rapido sarà l'OK della soprintendenza. L'esclusione del tempio dal circuito di visita dei monumenti sabbionetani sta comportando grossi problemi per l'attuazione della convenzione per la gestione del turismo stipulata con l'amministrazione comunale; si priva infatti a molte migliaia di turisti la visita a un monumento cardine della storia di Sabbioneta. Sta venendo altresì meno la realizzazione del percorso didattico chiesa/sinagoga studiato appositamente per le scuole: un notevole veicolo formativo ideato dalla Pro Loco. Evidenti quindi le conseguenze sul patrimonio turistico culturale di cui Sabbioneta è fiera depositaria. Possono prospettarsi anche ricadute economiche, viene meno la maggiore fonte di finanziamento per le attività della Pro Loco e non si escludono riflessi negativi sull'occupazione del personale addetto alla custodia e all'accompagnamento dei turisti.
Si stanno valutando diverse alternative per accedere a finanziamenti e cercare contributi, pubblici e privati, per reperire quella parte restante di risorse necessaria a coprire l'intera spesa prevista. La Pro Loco si è mobilitata istituendo un fondo in cui sono già stati depositati i proventi della manifestazione "Sbrisolonga 2009" ed aiuti economici elargiti da alcuni privati. Occorre quindi incrementarlo affinché Sabbioneta possa tornare a disporre, quanto prima, della sua Sinagoga e riprendere pienamente quel suo insostituibile ed invidiato ruolo d'interesse nella cultura ebraica nazionale ed internazionale.

(E-Cremonaweb, 4 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il diritto a convertirsi

di Anna Foa

Un giovane marocchino di 22 anni, Said Bouidria, si è impiccato a Civitavecchia. Sembra che volesse convertirsi al cattolicesimo e fosse sottoposto a fortissime pressioni famigliari. E' una tragedia, che colpisce un giovane, un lavoratore desideroso di integrarsi nella società italiana, un ragazzo che è andato volontario a soccorrere i terremotati dell'Aquila. E che voleva solo scegliere il Dio in cui credere. Il diritto a professare la religione che si vuole, e quindi anche a cambiare religione, è un diritto umano fondamentale. Un tempo, lo violava la Chiesa, bruciando come apostati coloro che abbandonavano il cattolicesimo. Ora, la pena di morte colpisce gli apostati soltanto nel mondo islamico. Per fortuna, gli ebrei non hanno mai avuto in mano la spada, e non sappiamo cosa avrebbero fatto ove la avessero avuta. Ma credo che negare il diritto a convertirsi, da qualunque punto si parta a qualunque punto si voglia arrivare, non è molto diverso dall'esercizio della forza nelle conversioni o dalla punizione con la morte degli apostati. Credere è un diritto, scegliere la propria fede è un diritto troppo spesso conculcato per cui proprio noi ebrei, che tanto a lungo siamo stati sottoposti a conversioni forzate e roghi, dovremmo batterci. Per tutti e in qualunque situazione.

(Notiziario Ucei, 4 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hamas smentisce, Shalit non è stato trasferito in Egitto

Mahmoud Zahar
Gilad Shalit, il giovane caporale israeliano catturato nella Striscia di Gaza nel 2006, non è stato trasferito in Egitto, come sostengono invece le fonti di alcuni media del Kuwait. Lo ha affermato Osama Hamdan, rappresentante di Hamas in Libano, in un'intervista all'emittente satellitare al-Jazeera. Per Hamdan la notizia non ha fondamento e "non si sa da dove sia venuta fuori".
È stato il quotidiano del Kuwait al-Jarida a diffondere questa mattina la notizia che Shalit è stato trasferito in Egitto già nei giorni scorsi, in vista di uno scambio con una lista di prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane. Secondo fonti del quotidiano, Shalit sarebbe arrivato in Egitto scortato da Mahmoud Zahar, dirigente di Hamas, e da Ahmad Jabari, comandante del braccio militare del gruppo. Il trasferimento, avvenuto a bordo di un bus e sotto lo stretto controllo delle autorità egiziane, sarebbe stato chiesto dal Cairo come prova delle buone intenzioni di Hamas.
Secondo quanto riferito dai media arabi e israeliani, è appeso alle divergenze su 15 nomi l'ipotesi d'uno scambio di prigionieri fra Israele e Hamas, per la liberazione del caporale, ostaggio da oltre 3 anni degli islamico-radicali palestinesi nella Striscia di Gaza. L'accordo dovrebbe riguardare centinaia di palestinesi detenuti in Israele, inclusi 450 condannati per gravi fatti di terrorismo, destinati a uscire dal carcere in cambio di Shalit. La mediazione attribuita in queste ore a un misterioso negoziatore tedesco - unitosi nei mesi scorsi agli intermediari egiziani - resta in una fase di stallo.
Secondo l'edizione online di Haaretz, i 15 nomi sarebbero identificabili in una decina di figure simbolo di Hamas, di un paio di donne coinvolte in attentati particolarmente sanguinosi e di leader di altre fazioni palestinesi come Marwan Barghuti (Al Fatah) - condannato a 5 ergastoli in Israele per le violenze della seconda Intifada -. Figure su cui il governo israeliano esita, subordinandone la liberazione quanto meno a un periodo d'esilio dai Territori palestinesi. E su cui, nel caso specifico di Barghuti, pesa il "no" espresso ieri a ogni ipotesi di scarcerazione dal ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman.

(l'Occidentale, 3 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Germania - Neonazisti perseguibili come organizzazioni criminali

BERLINO, 3 dic. - La Corte costituzionale tedesca ha stabilito che i gruppi di estrema destra spiccatamente razzisti o antisemiti possono essere classificati come organizzazioni criminali in modo da essere perseguiti più facilmente. La massima istanza giudiziaria tedesca, la cui sede è a Karlsruhe, ha così rovesciato una sentenza di un tribunale di Dresda che aveva negato lo status di organizzazione criminale al gruppo neonazista "Kameradschaft Sturm 34". Membri del gruppo avevano aggredito violentemente e ferito diverse persone che consideravano "non grate" nel Land orientale della Sassonia. I membri di gruppi classificati come organizzazioni criminali rischiano pene più severe facilitando il lavoro delle autorità giudiziarie che necessitano di meno prove per intentare processi a loro carico.

(Apcom, 3 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: chiesto al parlamento di far abbassare il volume dei muezzin

GERUSALEMME. La tv saudita al Arabiya sostiene che ormai sia guerra aperta ai muezzin dei minarti. Pare infatti che sia stata avanzata al parlamento israeliano, il Knesset, una proposta di legge per far abbassare il volume degli altoparlanti dei minareti durante la preghiera mattutina dei fedeli palestinesi.
"Dopo il bando svizzero ai minareti - si legge sul sito web dell'emittente araba - anche Israele vuole vietare ai muezzin la chiamata alla preghiera dalle moschee di Gerusalemme". Secondo la stampa israeliana, una proposta di legge presentata alla Knesset dal deputato del partito Kadima, Aryeh Bibi, chiede di abbassare il volume delle chiamate dei muezzin. "Se proprio vogliono sentire il muezzin, i musulmani devono trovare il modo per farlo senza disturbare gli altri", è stato il commento del parlamentare che ha affermato di aver ricevuto molte lamentele per le chiamate dei muezzin alle prime ore del mattino. La prima delle cinque preghiere giornaliere previste dall'islam si effettua al sorgere del sole.

(Sabato Sera Online, 3 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ma la religione non c'entra. I minareti sono simboli politici

di Fiamma Nirenstein

Per parlare della decisione svizzera di bandire i minareti, innanzitutto avvertirò che nei miei anni come corrispondente da Gerusalemme ogni notte, alle 4, ben prima del gallo, dalla valle sotto casa mia ho dovuto subire il canto del muezzin da una vicina moschea, e non lontano da lui, l'eco di molte altre voci simili. Mai, tuttavia, ho pensato che quel muezzin dovesse star zitto. Nel suo villaggio non canta per farsi sentire anche da me, ma per chiamare i suoi alla preghiera. Questa è libertà religiosa, e Gerusalemme la dà a tutti.
Pensare che laggiù cercasse di affermare un messaggio politico oltre che religioso significherebbe andare oltre ciò che è legittimo per una persona democratica, liberale, rispettosa della cultura, della religione altrui. Di fatto l'islamofobia, salvo per alcuni casi patologici, è un'invenzione dell'Onu quando nel 2004 il segretario Kofi Annan la definì ufficialmente causa della frustrazione di molti musulmani, senza dedicare una parola alla jihad che allora impazzava e ad altri immensi problemi. Infatti nella sua maggioranza l'Islam ufficiale, nei suoi luoghi d'origine e all'estero, non ha accettato la dichiarazione universale dei diritti umani, contrapponendovisi con altre come la Dichiarazione del Cairo che afferma «ognuno ha diritto a sostenere ciò che è giusto, e a mettere in guardia contro ciò che è sbagliato e malvagio in conformità con la Sharia islamica».
Al fondo della problematica che ha condotto gli svizzeri a rispondere di no a nuovi minareti non c'è una scarso rispetto della libertà religiosa. Non c'è nemmeno la perdita di identità che ora ci fa correre, sbagliando, a chiedere di mettere una croce sulla bandiera. Non c'entra nulla. C'è una quantità di semplici ragioni di diffidenza che impediscono di desiderare l'allargamento dell'Islam. Né si deve immaginare che la scelta inviti i musulmani all'estremismo: ben altre ragioni guidano lo jihadismo, che è nutrito solo da sé stesso, dalla decisione indefettibile di convertire il mondo. Gli svizzeri vedono la TV e si preoccupano: la sharia porta alla pena di morte, all'impiccagione di omosessuali, alla lapidazione. In generale, nei paesi islamici, vige la dittatura, i dissidenti soffrono, muoiono. I cristiani sono perseguitati, gli ebrei poi non se ne parla nemmeno.
I gruppi e i Paesi che più forte gridano la loro fede sono anche i più evidenti, e certo sia l'Iran di Ahmadinejad che gli Hezbollah o Hamas o Al Qaida rappresentano modelli negativi, terroristi. Certo, non tutto l'Islam è così. Ma parliamone, esaminando i problemi senza censure con accuse di islamofobia; abbiamo un problema, che lo si risolva guardando negli occhi l'immigrazione islamica, o alla prima occasione la preoccupazione si trasformerà in rifiuto. E non vale a calmare la pubblica opinione l'idea che comunque il vero Islam è altrove rispetto alla jihad: sono pochi e minoritari gli episodi in cui una voce islamica valorosa si levi per garantirci il rispetto della democrazia, della sessualità altrui, dei convertiti, dei dissidenti. La negazione politically correct, quella sì che lascia fiorire la jihad: in Svizzera dopo l'arresto di otto persone sospettate di aver collaborato in alcuni attentati suicidi in Arabia Saudita la reazione del capo di un gruppo musulmano locale, fu che «il problema non è l'aumento dell'integralismo islamico ma l'intensificarsi dell'islamofobia». Anche negli Usa si è ripetuto lo stesso per l'episodio di Fort Hood.
È proibito ridere di vignette che parlano dell'Islam, è proibito occuparsi della terrificante oppressione delle donne, è abbietto notare che fra Islam e regimi autoritari sussiste un'evidente identificazione, è orrido sollevare il tema del delitto d'onore, della poligamia che ci trascinano decenni indietro, e soprattutto è generico parlare della jihad, e allora visto che tutto ciò che è concreto è vietato la reazione si concentra sui simboli dell'islam.
Esistono milioni di moschee senza minareto nei paesi islamici. Ma se si costruiscono vicino alle chiese, sono generalmente più alti, orgogliosi, potenti. La costruzione del luogo di culto islamico ha in sé una serie di espliciti significati secolari che sempre ribadiscono la santa competizione dell'Islam per conquistare il mondo. Molte moschee sorgono su antichi templi ebraici e cristiani. Una rivolta contro il politically correct sull'Islam può avvenire ovunque, e la molla non sarà l'intolleranza religiosa: non è nostra, né Svizzera, né europea.

(il Giornale, 3 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"Il leader di Fatah non sarà libero"

Il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, ha categoricamente escluso che il dirigente di Al Fatah Marwan Barghuti, uno dei leader simbolo dell'Intifada che sconta l'ergastolo in un carcere israeliano, verrà liberato in cambio del soldato israeliano Gilad Shalit detenuto a Gaza. "Non abbiamo alcuna intenzione di rilasciarlo perché non si tratta solo di un assassino, ma di un capo di una banda di assassini", ha aggiunto Lieberman.

(TGCOM.it, 3 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Venti di disobbedienza contro Netanyahu

Braccio di ferro per il congelamento dell'edilizia in Cisgiordania

TEL AVIV - Il governo di Benyamin Netanyahu (Likud) è impegnato in un aspro braccio di ferro con il movimento dei coloni in Cisgiordania per imporre un congelamento temporaneo dell'edilizia in quegli insediamenti, nella speranza di rilanciare negoziati con i palestinesi o quanto meno di migliorare le relazioni con gli Stati Uniti. Ma la decisione del Consiglio di difesa del governo - che pure è stata approvata la settimana scorsa da noti falchicome Benyamin Begin e Moshe Yaalon - ha oltraggiato i settlers la cui leadership ha ordinato la chiusura dei cancelli di fronte agli "ispettori di Bibi" (il diminutivo di Netanyahu).
Ieri gli ispettori si sono presentati nei cantieri di una trentina di colonie accompagnati dalla Guardia di frontiera, da unità di élite della polizia e da reparti militari. Le proteste più vibrate si sono avute a sorpresa in insediamenti "piccolo-borghesi", come Beit Aryeh e Avney Hefetz. Gli animi si sono presto scaldati, ma finora gli episodi di violenza vera e propria sono stati marginali.
Eppure il rischio che la situazione degeneri è costante. In seguito ad una ispezione negli insediamenti di Har Bracha e Tapuach, un gruppo di coloni armati ha intrapreso una marcia minacciosa in direzione della città palestinese di Nablus. I dimostranti sono stati fermati a stento dall'esercito. Incendiaria è pure la retorica del dirigenti del movimento dei coloni. Il rabbino Elyakim Levanon, in un'intervista alla radio militare, ha equiparato Netanyahu al Faraone di Egitto e ha opinato che la decisione di congelare l'edilizia nelle colonie «è iniqua come l'ordine del Faraone di gettare nel Nilo i neonati ebrei». «Il governo israeliano - ha proseguito - impedendoci di allargare le nostre case spera forse che per i prossimi dieci mesi le nostre donne smettano di partorire».
Il movimento dei coloni mostrerà i propri muscoli la settimana prossima con un raduno di protesta a Gerusalemme. Il messaggio, ha anticipato un dirigente dei coloni, è destinato «a colui il quale si crede di essere il Cesare di tutto il mondo»: ossia il presidente Barack Obama, che la settimana scorsa ha espresso inquietudine per la estensione del rione ebraico di Ghilo, fra Gerusalemme e Betlemme.
Intanto il governo constata una volta di più, con sbigottimento, che fra quanti sbarrano la strada agli "ispettori di Bibi" spiccano i sindaci delle colonie e i responsabili dei consigli regionali: tutti dipendenti pubblici. In un gesto addizionale di disturbo contro il congelamento, due ministri - Ely Yishai (Interni, Shas) e Ghilad Erdan (Ambiente, Likud) - si sono platealmente rifiutati di mettere a disposizione di Netanyahu gli ispettori dei loro dicasteri.
Ad aggravare la situazione vi è il malessere nella Brigata Kfir, che controlla la Cisgiordania e che è composta in buona parte da militari che risiedono nelle colonie stesse. Nelle ultime settimane militari della Kfir, spronati da rabbini nazionalisti, hanno inscenato clamorose proteste contro lo sgombero di coloni dalle loro abitazioni. Nel tentativo di allentare la tensione Netanyahu ha assicurato ieri che la moratoria negli insediamenti durerà solo dieci mesi, dopo di che la loro espansione riprenderà. Le sue parole non hanno però persuaso l'estrema destra.

(Corriere Canadese, 3 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Zidane sara' ambasciatore dell'Unicef nella Striscia di Gaza

TEL AVIV - L'ex campione del mondo francese, Zinedine Zidane, sara' nella Striscia di Gaza in veste di ambasciatore speciale dell'Unicef, l'agenzia dell'Onu per i diritti dell'infanzia. Lo rivela il sito israeliano Ynet. L'ex stella di Juventus e Real Madrid - di fede musulmana - e' atteso a Gaza entro l'inizio di marzo.

(Napoli Magazine, 3 dicembre 2009

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"Con Pagine Ebraiche confronto anche duro, ma sempre nuovo e stimolante"

di Adam Smulevich

Pagine Ebraiche, il giornale dell'ebraismo italiano edito dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, continua a suscitare interesse e a raccogliere autorevoli riconoscimenti. Quando ieri in serata le rotative vaticane hanno cominciato a mettere in circolazione le prime copie del numero che porta la data odierna dell'influente quotidiano cattolico Osservatore romano, le agenzie di stampa hanno immediatamente segnalato che il giornale apriva il confronto sulla delicata questione della conversione della filosofa ebrea Edith Stein riportando per intero un commento tratto dall'ultimo numero, quello attualmente in circolazione, della nuova testata della minoranza ebraica in Italia. La scelta del direttore dell'Osservatore, professor Giovanni Maria Vian, di riprendere Pagine Ebraiche per esprimere una posizione cattolica su una vicenda tanto delicata ha immediatamente fatto notizia e nell'arco di pochi minuti è stata ripresa da tutte le agenzie di stampa italiane (Ansa, Agi, Apcom e AdnKronos) con numerosi lanci immessi in rete. Mentre il coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura dell'Unione della Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale riuniva la redazione del Portale dell'ebraismo italiano per valutare la situazione, lo stesso professor Vian interveniva poi con una nuova dichiarazione ripresa dalle agenzie di stampa. Tra l'Osservatore Romano e il mensile Pagine Ebraiche, afferma il direttore del giornale vaticano, "non c'è nessuna polemica", ma anzi "un confronto positivo". "Il dibattito aperto - ha precisato Vian - non va assolutamente visto in chiave polemica, ma rappresenta, invece, un segnale di novità, un confronto, anche duro, ma sempre positivo, un segno ulteriore di collaborazione tra le due testate". Vian, riporta l'agenzia Ansa, ha fra l'altro definito Pagine Ebraiche "un bellissimo giornale" e anche Lucetta Scaraffia, autrice del testo pubblicato da Pagine Ebraiche e ripreso integralmente dal quotidiano cattolico "ne aveva tessuto le lodi lamentando una caduta sul tema specifico".
Il dibattito suscitato nei primi due numeri di Pagine Ebraiche sulla figura di Edith Stein (ribattezzata Santa Teresa Benedetta della Croce), pensatrice ebrea convertitasi al cattolicesimo e divenuta suora carmelitana prima della deportazione e della morte ad Auschwitz era stato aperto dalla filosofa Donatella Di Cesare, una delle voci del Portale dell'ebraismo italiano, che aveva offerto spunti di riflessione e di conoscenza sul controverso caso. La questione aveva destato turbamenti e inquietudine in ambienti cattolici, e Lucetta Scaraffia, docente di Storia Contemporanea nel medesimo ateneo della Di Cesare e articolista, tra gli altri, del Corriere della Sera e dell'Osservatore Romano aveva chiesto di intervenire sul nuovo giornale ebraico. "Il fiume straripante di pubblicazioni riguardanti Edith Stein - aveva denunciato Donatella Di Cesare nel suo editoriale - sembra non avere altro scopo che cancellare il cancellabile, gli ultimi resti ebraici di Edith Stein, per imporre, con ripetizione ossessiva, la figura di suor Teresa Benedetta della Croce, monaca carmelitana, martire, già beata e santa, ci dicono, nonché patrona d'Europa". La filosofa romana ha parlato di una donna che "alla disperata ricerca di un'assimilazione negata, si era messa a scrivere di mistica, diventando cattolica, tomista e perfino carmelitana" e si chiede "a che titolo la glorificano quelli che allora hanno sbagliato", ovvero la Chiesa, "questa potente istituzione che non ebbe il coraggio di chiamare gli sterminatori con il loro nome davanti al mondo". Parole molto dure e dirette che non potevano lasciare indifferente l'interlocutore cattolico. Nella sua replica, pubblicata sull'ultimo numero di Pagine Ebraiche, la Scaraffia rivendica per Edith Stein "il diritto di scegliere la sua vita e la sua religione. Di Cesare attribuisce alla Chiesa cattolica colpe e poteri che storicamente non hanno fondamento". Secondo la storica torinese, infatti, uno dei motivi che portò alla deportazione della suora carmelitana ad Auschwitz, sarebbe stata "la severa presa di posizione pubblica del clero cattolico olandese contro la persecuzione nazista degli ebrei". Dunque, "Edith Stein può essere considerata al tempo stesso martire ebrea e cristiana, come del resto lei ha sempre voluto essere, fedele al suo popolo anche nella conversione e nella vita religiosa".
Il dibattito resta aperto non solo fra gli storici del pensiero. Il confronto fra mondo ebraico e mondo cattolico assumerà nuovi spunti e nuovi punti di riferimento anche alla luce dell'attesa visita di gennaio di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma.
Nel corso della riunione di redazione di ieri sera Guido Vitale ha annunciato nuovi interventi dedicati a questo delicato argomento sul prossimo numero di Pagine Ebraiche e ha ricordato quanto sia importante per la minoranza ebraica in Italia avere una voce aperta, incisiva e capace di riportare sul vivo posizioni articolate e diversificate. Il dialogo fra le identità e le religioni non può passare solo attraverso atti formali, ma deve trovare luogo anche attraverso atti concreti che senza mai prevaricare le reciproche differenze costruiscano un nuovo clima caratterizzato dalla volontà di una reale comprensione e di rispetto reciproco fra le diverse identità in gioco.

(Notiziario Ucei, 3 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Lo streaming su iPhone vìola un brevetto israeliano

Apple è stata accusata da un'azienda israeliana, Emblaze, di aver violato un brevetto all'interno della tecnologia utilizzata per il live streaming da iPhone e iPod touch. L'azienda israeliana ha dichiarato di aver intrapreso un'azione legale nei confronti della società californiana con l'accusa di violazione di brevetto.
Emblaze si occupa dello sviluppo di nuove tecnologie per lo streaming di flussi multimediali da circa un decennio ed è stata la prima a svelare la sua tecnologia al pubblico con un live video in broadcast dalla Casa Bianca durante la Pasqua del 1998 (non è quello che si vede nella foto di apertura, ovviamente). Tale tecnologia permette agli utenti di inviare video in diretta (o registrati) ad altri dispositivi, ottimizza il traffico di dati, non richiede server di streaming dedicati e permette uno streaming affidabile anche in presenza di firewall.
In una dichiarazione alla stampa, la piccola azienda ha affermato: "Emblaze Ltd. ha recentemente notificato ad Apple Inc. che l'HTTP Live Streaming Application presentata da Apple con l'intenzione di usarla nei dispositivi iPhone e iPod, infrange il brevetto statunitense per la tecnologia di streaming multimediale posseduto da Emblaze".

(TheAppleLounge, 3 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Shalit trasferito in Egitto. Israele preme su Hamas: vogliamo subito risposte

TEL AVIV - E' appeso alle divergenze su 15 nomi l'ipotesi d'uno scambio di prigionieri fra Israele e Hamas per la liberazione del caporale Ghilad Shalit, ostaggio da oltre 3 anni degli islamico-radicali palestinesi nella Striscia di Gaza. Lo riferiscono oggi media arabi e israeliani, mentre fonti di Hamas negano categoricamente che Shalit possa essere già stato trasferito in Egitto, come rimbalzato dal Kuwait....

(il Giornale, 3 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L’Osservatore Romano polemizza con il mensile Pagine Ebraiche

Edith Stein
CITTA' DEL VATICANO, 2 dic - Approssimazione, pregiudizio, ignoranza: l'Osservatore Romano, il quotidiano della S.Sede, apre una polemica col nuovo mensile delle Comunita' ebraiche italiane, 'Pagine Ebraiche', per un articolo uscito sul suo primo numero e dedicato alla conversione della filosofa ebrea Edith Stein al cattolicesimo. La Stein, diventata monaca carmelitana e' morta durante la Seconda Guerra Mondiale a Auschwitz ed e' stata proclamata santa dalla chiesa cattolica.
L'articolo di Pagine Ebraiche, scrive oggi Lucetta Scaraffia sul foglio pontificio, e' viziato da ''disinvolta approssimazione'' e da un ''forte pregiudizio nei confronti delle conversioni dall'ebraismo''. ''Solo l'ignoranza dei fatti, oppure un pregiudizio non scalfibile'', puo' spiegare, secondo la storica, il giudizio che il mensile ebraico da' della conversione della Stein.
Quest'ultima, conclude Scaraffia, ''puo' essere considerata al tempo stesso martire ebrea e cristiana, come del resto lei ha sempre voluto essere, fedele al suo popolo anche nella conversione'' e ''appartiene a entrambi i popoli''.
Va segnalato che il primo numero di Pagine Ebraiche si e' aperto con un'ampia intervista al direttore proprio dell'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, e annovera tra i suoi collaboratori la stessa Scaraffia.

(ASCA, 2 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: per la prima volta donne soldato completano il corso da cecchino

TEL AVIV, 2 dic. - Per la prima volta nella storia dell'esercito israeliano, un gruppo di donne soldato ha completato il corso da cecchino. Lo ha reso noto una portavoce militare, citata dal quotidiano Maariv.
Considerato a lungo un bastione maschile, il corso dura sei settimane e insegna a centrare un bersaglio alla distanza di un chilometro. Un cecchino deve essere in grado di rimanere appostato fino a dieci ore di seguito e di colpire il suo bersaglio in meno di un minuto. Dei 16 allievi dell'ultimo corso, ben 13 erano donne.
Le donne cecchino hanno recentemente riportato il loro primo successo, colpendo due trafficanti di droga ad un chilometro di distanza mentre cercavano di traversare il confine del Sinai fra Israele ed Egitto. L'obiettivo finale dell'esercito israeliano e' di poter dotare ogni battaglione di fanteria di una compagnia di cecchini, uomini e donne.

(Adnkronos, 2 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cisgiordania: Congelamento degli insediamenti, bloccati ispettori di governo

TEL AVIV - Resta alta la tensione in Cisgiordania dove anche oggi, per il secondo giorno consecutivo, ispettori governativi cercano di entrare in decine di insediamenti per distribuire ingiunzioni relative al congelamento di nuovi progetti edilizi ebraici.
La moratoria di dieci mesi è stata decisa la settimana scorsa dal governo israeliano per rilanciare negoziati con i palestinesi. Ieri il premier, Benyamin Netanyahu, ha però precisato: "Questa decisione è 'una tantum', e di carattere temporaneo. Al termine della moratoria riprenderemo le costruzioni".
Ma fra i coloni gli animi restano esasperati. Secondo la radio dei coloni Canale 7 incidenti si sono verificati oggi, con l'arrivo degli ispettori, nell'insediamento di Beit Aryeh e il suo sindaco è stato fermato dalla polizia dopo che alla guida di decine di abitanti aveva ostruito il cancello di ingresso. Altri incidenti sono segnalati, nella Cisgiordania settentrionale, ad Elon Moreh e a Har Bracha.
Gli ordini di sospensione dei lavori sono distribuiti da funzionari dell"Amministrazione civile, che fa parte del ministero della difesa. Secondo la radio dei coloni questi ispettori sono protetti da soldati e da membri di una unità scelta della polizia i quali - accusa la emittente - "ha crudelmente infierito" contro giovani coloni che dimostravano contro di loro.

(swissinfo.ch, 2 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Venti allievi della Scuola gastronomica di Marino in Israele per una full immersion culinaria

Il cibo come veicolo di conoscenza e di integrazione. E' questo il principio ispiratore del nuovo progetto di Angelica Calò Livne, che attraverso un accordo fra la Fondazione Beresheet LaShalom, da lei rappresentata, e il Comune di Roma, conduce in questi giorni 20 allievi della Scuola Gastronomica di Marino, di età compresa fra i 16 ed i 17 anni, in Alta Galilea per una full immersion culinaria.
"Il settore gastronomico è un esempio chiaro e tangibile dello sforzo d'integrazione che stanno profondendo le etnie abitanti queste terre; i villaggi sono infatti costellati di punti vendita che espongono cibi e bevande propri delle diverse tradizioni alimentari presenti - spiega Angelica - Questo aspetto della Galilea lo rende unico al mondo non soltanto per aumentare le competenze gastronomiche di aspiranti operatori del settore, che potranno imparare i segreti della cucina medio-orientale in un momento storico in cui essa sta vivendo un forte incremento in Italia, ma anche per dar modo alle persone di immergersi in un contesto che nel mondo è esempio di convivenza e integrazione tra diversità".
I ragazzi sperimenteranno e scopriranno i segreti della cucina multietnica, una giornata sarà dedicata alla natura con un survival day sul monte Meron per cucinare con ciò che offre la natura, quindi alla scorta dei cibi dei cirkassi, ma ci si misurerà anche con la cucina drusa, e si farà attività culinaria con lo chef del kibbutz di Sasa Cesare Funaro. Il viaggio sarà anche occasione di incontro con l'amica palestinese cattolica di Angelica, Samar Sahhar.

(Notiziario Ucei, 2 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'Europa vuol dividere Gerusalemme in due per regalarla agli arabi

di Fiamma Nirenstein

La proposta della Svezia, presidente Ue: «Una città, due capitali» Ma così si riconosce lo Stato palestinese. E si scatena la guerra

Dato che la sua presidenza della Unione Europea durerà fino al primo di gennaio, la Svezia fa di tutto per portare a casa più in fretta possibile qualche risultato eclatante, spingendo l'Ue verso inusitate sponde di palestinismo. Carl Bildt ministro degli esteri svedese, lo stesso che si rifiutò di dissociarsi dall'articolo del quotidiano Aftonbladet per il quale i soldati israeliani uccidono i palestinesi per commerciare nei loro organi, adesso ha preparato un documento svelato ieri dal giornale israeliano Ha'aretz. Sarà presentato la prossima settimana all'incontro dei ministri degli esteri dei 27 paesi dell'Ue: l'Unione Europea vi si pronuncia perché Gerusalemme sia divisa in due, insieme capitale israeliana e capitale palestinese. Ecco come si risolve all'Europea una delle questioni più delicate del mondo: un documento, una spina per Israele, un piacere ai palestinesi, e niente di fatto. Pare che la Germania, l'Italia, e la Spagna non vogliano starci, e invece la Francia e l'Inghilterra sì. Il solito stile che ha portato l'Europa fuori di ogni rilevanza politica in Medio Oriente. Qui, è solo l'avventata conclusione di una trattativa ancora non iniziata e mille volte abortita.
Come è noto, Netanyahu proprio due giorni or sono ha stabilito che le costruzioni negli insediamenti vengano fermate per dieci mesi per dare un segnale ai palestinesi della volontà di Israele di andare a un tavolo di pace. Di questa mossa nel documento dell'Ue si fa un cenno sprezzante, simile molto all'atteggiamento della nomenclatura araba, dicendo solo che si spera che la mossa porti a più significativi passi per la pace. Invece, senza che i palestinesi abbiano accettato di parlare di pace, ecco che l'Unione Europea promette Gerusalemme a un'Autorità spaccata fra Fatah e Hamas; chiede il ripristino dell'uso palestinese di siti che sono serviti, come l'Oriental House, per organizzazioni politiche che hanno giuocato anche un ruolo violento; dimenticano che la gestione giordano-palestinese della città non ha mai garantito, a differenza di quella ebraica, la libertà religiosa per tutti. Ignora che la scelta di dividere Gerusalemme, se non accompagnata da una quantità di cautele, di garanzie di sicurezza e religiose, dalla delicatissima gestione del Monte del Tempio e di tutta una serie di altri siti, porterebbe a grandi disastri, a una guerra permanente.
In una parola, difficile immaginare una gestione liberale di una città policulturale come Gerusalemme da parte di uno Stato con la Sharia. Un passo avventato, dicono gli israeliani, impedirebbe per chissà quanto tempo la ripresa di seri colloqui di pace negoziata. Sostengono che la Svezia agisce solo per polemica. Non si può essere ingenui su problemi come questo: non si può dimenticare che Ehud Barak a Camp David aveva già diviso Gerusalemme con Arafat e che questo non solo non ha portato alla pace, ma ha al contrario portato al peggiore scontro fra israeliani e palestinesi, quello dell' Intifada del terrorismo suicida. Arafat disse che gli era impossibile accettare qualsiasi divisione perché il mondo arabo non lo avrebbe accettato. «Sarebbe la mia fine», disse.
La divisione di Gerusalemme creerebbe un'eccitazione micidiale nel mondo islamico estremista, che vi vedrebbe uno richiamo alla battaglia definitiva. Il documento svedese intende sottoporre all'approvazione dell'Ue la scelta di Salam Fayyad per la dichiarazione unilaterale di uno Stato Palestinese, quando è evidente, ed anche statuito dalla risoluzione 242 dell'Onu, che senza accordi definitivi sui confini, sulla sicurezza, sull'economia, sulla fine dell'incitamento e della convinzione mai sopita di potere alla fine cancellare lo Stato d'Israele, per il futuro stato non c'è futuro. Senza negoziati Israele non accetterà mai di dividere con i palestinesi Gerusalemme, che hanno da poco tradito la fiducia di una suddivisione territoriale unilaterale mettendosi a sparare da ogni centimetro di terra liberata a Gaza.
Gerusalemme ha 750mila abitanti di cui due terzi ebrei: senza garanzie, non vogliono trovarsi sotto il fuoco nemico nella strada accanto. Di destra o di sinistra, inoltre,la capitale, riconosciuta o meno dal resto del mondo, è la loro stessa identità, la identificazione con la Bibbia, con la grande storia del re David, con la gloria del Primo e del Secondo Tempio,con la sopravvivenza nelle guerre dal 48 in avanti. Gli arabi avevano sempre riconosciuto questa primogenitura nonostante l'importanza per l'Islam della città e delle bellissime Moschee che sorgono sul Monte del Tempio e sono nella religione musulmana il luogo da cui Maometto volò in cielo. Fu Arafat che negò, con invenzione mediatica potente fino a oggi, le radici ebraiche di Gerusalemme. Ora, finché i palestinesi non ammetteranno che gli ebrei a Gerusalemme ci sono nati, è inutile che Bildt si dia tanto da fare: Israele non accetterà chi li nega. L'accordo avverrà solo a un tavolo delle trattative. Forse. E semmai nonostante gli aiuti europei.

(il Giornale, 2 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gerusalemme, Utl: 40 artisti a festival arti e mestieri antichi

ROMA, 2 dic - Oltre quaranta artisti italiani - tra attori, artigiani, pittori, poeti e musicisti - sono attesi a Gerusalemme per il Primo Festival delle Arti e dei Mestieri Antichi, ideato e realizzato dall'Unita' tecnica locale (Utl) della direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo (Dgcs) della Farnesina nella Città Santa. La manifestazione si svolgerà tra il 7 e il 10 dicembre nelle città di Gerusalemme e Betlemme. Giovedì 3 dicembre, nella sede dell'Utl, il console d'Italia a Gerusalemme Luciano Pezzotti, illustrerà ai giornalisti il programma della manifestazione che si apre con l'esibizione del Coro Magnificat, diretto da Hania Soudah Sabbara, presso la Basilica della Natività. L'istituto Magnificat è presente alle celebrazioni piu' importanti dell'anno liturgico nei santuari cardine della cristianità: Padre Armando, organista del Santo Sepolcro, ha recentemente arrangiato le musiche che hanno accompagnato la celebrazione liturgica del Ponetifice.
"Con questo Festival, che vede protagonista la cultura del Mediterraneo, intendiamo dar seguito ad una strategia di Cooperazione in base alla quale la cultura sia veicolo di sviluppo umano ed economico, al pari di altri settori strategici - ha affermato il direttore dell'Utl, Gianandrea Sandri -. La Cooperazione che veicola cultura veicola anche formazione per i giovani, attivita' didattiche e ludiche che potenziano la creativita' e le qualita' artistiche dei beneficiari, mobilitando preziose risorse umane". Durante il festival, la scuola napoletana dei Madonnari, gli scultori di devozione, gli artigiani del Presepe di San Gregorio Armeno, si esibiranno in piazza in laboratori artistici per i giovani, con creazione di disegni, statuine ed altri oggetti artigianali.
Il 9 dicembre al Teatro Nazionale Palestinese di Gerusalemme, la figurinista italiana Laura Kibel presenterà ai bambini i suoi insoliti burattini: piedi, gambe, mani e ginocchia si trasformano in fantastiche creature che affascineranno adulti e bambini. Nel pomeriggio, infine, il Centro teatro di figura di Cervia proporrà un allegro montaggio di brani della tradizione burattinesca popolare emiliano-romagnola.

(il Velino, 2 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israeliani e palestinesi si abbracciano a Rieti nel segno di S. Barbara

Israeliani e palestinesi più vicini per un giorno, grazie all'arte.

Oggi alle 18, infatti, una delegazione congiunta di vigili del fuoco palestinesi ed israeliani, farà visita alla mostra di arte contemporanea «Maggiori e Rambaldi nel centenario della loro nascita». Sarà presente anche Antonio Albanese, comandante dei Vigili del fuoco di Rieti. La mostra è promossa dalla Fondazione Varrone e rimarrà aperta fino al 17 gennaio a Palazzo Potenziani, in via dei Crispolti. L'esposizione è aperta venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 20. Ingresso libero.

(Il Tempo, 2 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, Robot salva due bambini dall'attacco di un serpente

«Un robot non può recare danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno». Così recita la prima delle tre leggi sulla robotica, formulate da Isaac Asimov. Potrebbe essere questo che ha "pensato" Roomba un robot-aspirapolvere quando ha ucciso una vipera palestinae che era entrata in un'abitazione in Galilea, forse alla ricerca di un cantuccio per l'inverno.

(Barimia, 1 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

«Non sottovalutiamo la scelta degli svizzeri»

di Magdi Cristiano Allam

«Dobbiamo rispettare l'esito del referendum. Non possiamo non prendere in considerazione, seriamente, la preoccupazione espressa dalla maggioranza degli svizzeri nei confronti delle moschee».
Magdi Cristiano Allam, scrittore e giornalista, eurodeputato dell'Udc, è un profondo conoscitore del mondo islamico.
Prima del 2008, anno in cui si convertì al cattolicesimo aggiungendo il nome di "Cristiano" al suo, era di fede musulmana. Ha sempre attaccato frontalmente l'Islam integralista e per questo motivo deve vivere sotto scorta.
Il voto del referendum svizzero, che ha bloccato la costruzione di nuovi minareti, ha sparigliato i tradizionali schieramenti dell'opinione pubblica. Persino all'interno della Chiesa stessa. Allam non sta dalla parte di chi biasima a priori la scelta degli svizzeri: ne cerca, piuttosto, di capire i motivi. «Perché un simile referendum ha interessato solo le moschee e non, ad esempio, i templi buddisti' - si chiede Allam - Viviamo in un'epoca storica in cui il radicalismo e l'estremismo islamico che si annidano nelle moschee preoccupa, in primo luogo, i Paesi islamici. Nella stragrande maggioranza dei casi le vittime del terrorismo sono musulmani. I governanti islamici sanno bene che spesso nelle moschee si predica odio e morte. Ed è sbagliato dire che un voto contro il minareto mette a repentaglio la convivenza con i musulmani, perché la maggior parte di loro non frequenta le moschee. In Italia, ad esempio, solo il 5-8% dei musulmani le frequenta abitualmente».
L'esito del referendum non rischia di scatenare un riflusso anti-islamico'
«No, se si afferma che i diritti e i doveri valgono per tutti indistintamente. Così come non è ammissibile che si predichi l'odio in una chiesa o in una sinagoga, dobbiamo assicurare che non accada nemmeno in una moschea».
In Ticino, il cantone più italiano della Svizzera, si è registrata una valanga di "sì" al referendum. Secondo Magdi Cristiano Allam, «laddove la perdita delle proprie radici e identità è più evidente, cresce anche il livello di preoccupazione». L'eurodeputato è critico anche nei confronti dei cattolici: «La Conferenza episcopale si era espressa a favore dei minareti. Credo che il relativismo religioso all'interno della Chiesa sia diventato il problema numero uno: mettere sullo stesso piano Cristo e Maometto è un messaggio di grande confusione

(Corriere di Como, 1 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Shoah, studenti di Roma depongono una corona all'Holocaust Denkmal di Berlino

Una corona a ricordo dei milioni di ebrei sterminati nella Shoah. Il Viaggio della memoria a Berlino degli studenti romani si è concluso oggi con una cerimonia davanti all'Holocaust Denkmal, il memoriale dell'olocausto realizzato tra il 2003 e il 2005 su progetto dell'architetto Peter Eisenmann. Circa 2700 stele in calcestruzzo a ricordo di 6 milioni di vittime, in gran parte ebrei orientali, e di cui è difficile rintracciare i nomi. Nel sotterraneo del monumento gli studenti hanno visitato il centro di documentazione che raccoglie, attraverso fotografie e lettere, le storie di intere comunità deportate.

(la Repubblica, 1 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, via libera a libri tradotti arabo da paesi nemici

ROMA, 1 dic. - La democrazia israeliana. La Commissione legislativa ministeriale israeliana ha dato ieri il via libera all'importazione di libri tradotti da altre lingue, compreso l'arabo, e pubblicati in paesi "nemici" a patto che non contengano idee che neghino l'Olocausto o incitino in qualche modo al terrorismo. E' quanto scrive oggi il quotidiano panarabo al Hayat.
La decisione della Commissione abroga di fatto una legge in vigore dalla nascita dello stato ebraico; la legge promulgata nel 1939 all'epoca del mandato britannico, vietava l'importazione di "informazioni provenienti da stati ostili che possano costituire una minaccia alla sicurezza". Legge concepita dopo la prima guerra mondiale che aveva negato ai bambini arabi di Israele di leggere capolavori come "Pinocchio" , oppure il più recente "Harry Potter", tradotti in arabo in paesi "ostili come il Libano e la Siria", come riporta il foglio arabo.
La nuova legge "vuole garantire la più ampia conoscenza tra tutte le componenti della società ed estendere il diritto dei cittadini ad una ricca vita culturale tramite la loro lingua d'origine", recita il testo del rapporto della Commissione governativa.
Lo stesso quotidiano riporta quindi un'altro segnale di apertura verso gli arabi di Israele. La stessa Commissione ha bocciato una proposta di legge presentata da tre deputati dell'estrema destra che chiedevano di abrogare la arabo come lingua ufficiale. "Contrasta con i valori del sionismo", è stata la motivazione della Commissione. In Israele, ebraico e arabo sono le due lingue ufficiali dello stato.

(Apcom, 1 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ex nazista Demjanjuk alla sbarra a 89 anni: concorso nello sterminio di 28mila ebrei

All'età di 89 anni, John Demjanjuk è comparso su una sedia a rotelle davanti ai giudici del tribunale di Monaco di Baviera, dove da lunedì 30 novembre si celebra il processo a suo carico: l'ex nazista é accusato di concorso nello sterminio di circa 28mila ebrei nel campo di concentramento di Sobibor (Polonia) e se verrà riconosciuto colpevole, rischia di trascorrere il resto della sua vita in carcere. A causa della grande folla di pubblico e giornalisti, l'udienza è iniziata in ritardo. Nel complesso, sono previsti 35 giorni di udienze, ma il processo durerà almeno fino a maggio poiché, in seguito alle precarie condizioni di salute di Demjanjuk, non si potranno tenere più di due sessioni al giorno, ciascuna di 90 minuti. Per la prima giornata, sono previste due udienze, una al mattino e una nel pomeriggio, durante le quali verranno presentate anche alcune perizie mediche sull'imputato. Raggiunto telefonicamente dall'agenzia di stampa Afp, il figlio di Demjanjuk ha ribadito l'innocenza del padre. "Nei nostri cuori, sappiamo che mio padre non ha mai fatto del male a nessuno e sappiamo che sulla base del materiale presentato non c'é assolutamente alcuna prova" della sua colpevolezza, ha detto da Detroit John Demjanjuk junior. La Corte Costituzionale tedesca ha spianato definitivamente la strada al processo lo scorso 21 ottobre, respingendo il ricorso degli avvocati di Demjanjuk, secondo i quali il procedimento sarebbe incostituzionale poiché il loro assistito ha già trascorso diversi anni in prigione durante un precedente processo in Israele. Il 13 luglio scorso, la Procura di Monaco di Baviera ha accusato formalmente Demjanjuk di "concorso nell'uccisione di 27.900" ebrei nel campo di Sobibor, nella Polonia occupata dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Già lo scorso 11 agosto, lo stesso tribunale di Monaco di Baviera, ha condannato all'ergastolo il 90/enne Josef Scheungraber, l'ex ufficiale nazista che ordinò la strage di Falzano di Cortona (Arezzo) il 27 giugno del 1944, che costò la vita a 14 civili italiani.

(il Giornale, 1 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Frattini: No a una proclamazione unilaterale dello stato palestinese

ROMA, 1 dic - ''Tutto cio' che e' unilaterale va nella direzione sbagliata''. Cosi' il ministro degli Esteri Franco Frattini, nel corso di una conferenza sulla politica estera italiana, ha ribadito la necessita' di riprendere il processo di pace in Medio Oriente senza una proclamazione ''unilaterale dello Stato palestinese'' che precluderebbe ''i negoziati'' con Israele.
Riguardo all'iniziativa della presidenza svedese dell'Ue che ha proposto la proclamazione di Gerusalemme Est capitale sia di Israele che della Palestina, Frattini ha detto: ''Non sono decisioni dell'Europa. Non sono nemmeno stati affrontati questi argomenti se non in negativo, ovvero affermando che la proclamazione unilaterale precluderebbe il negoziato''.
Frattini ha inoltre annunciato che a breve si rechera' a Tel Aviv: ''Questa visita sara' l'occasione per sostenere con forza la ripresa del processo di pace''. Secondo il titolare della Farnesina, pero', e' ''essenziale il congelamento degli insediamenti israeliani'' in Cisgiordania.

(ASCA, 1 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Per l'Ue Gerusalemme capitale di due Stati, irritazione in Israele

L'iniziativa europea potrebbe concretizzarsi già la prossima settimana. I ministri degli Esteri della Ue potrebbero chiedere in via ufficiale la divisione di Gerusalemme, capitale sia degli israeliani che dei palestinesi. Lo scrive l'edizione online del quotidiano israeliano Haaretz, citando una bozza di documento messo a punto dalla presidenza svedese di turno dell'Unione europea, che verrà sottoposta ai capi delle diplomazie dei Ventisette durante un summit di due giorni a Bruxelles il 7 e l'8 dicembre.
Secondo il giornale, il documento implica il riconoscimento europeo ad una futura proclamazione unilaterale dello Stato palestinese.
Contro questo passo Israele sta conducendo una intensa campagna diplomatica e impedire l'adozione della bozza diventa importante, ma diplomatici ben informati sulle deliberazioni Ue ritengono che ormai questo sia "virtualmente inevitabile", scrive Haaretz. Il documento esorta all'immediata ripresa dei negoziati di pace fra israeliani e palestinesi con l'obiettivo di arrivare "ad uno stato palestinese indipendente, democratico, autosufficiente, con un territorio contiguo, che comprenda Gaza e la Cisgiordania, con capitale a Gerusalemme est".
La bozza ricorda che l'Unione Europea "non ha mai riconosciuto l'annessione di Gerusalemme est" e afferma che per giungere ad una vera pace bisogna trovare una strada per giungere ad una Gerusaleme capitale di due Stati.

(euronews, 1 dicembre 2009)
*

Via rappresentanza europea da Gerusalemme

E' la proposta che, secondo il quodidiano Haaretz, la presidenza svedese di turno dell'unione Europea farà ai ministri degli esteri il 7 e l'8 dicembre a Bruxelles

I ministri degli Esteri della Ue potrebbero chiedere ufficialmente la settimana prossima la divisione di Gerusalemme, perche' diventi capitale sia degli israeliani che dei palestinesi. Lo afferma l'edizione online del quotidiano israeliano Haaretz, citando una bozza di documento messo a punto dalla presidenza svedese di turno dell'Unione Europea, che verra' sottoposto ai capi delle diplomazie dei Ventisette durante un summit di due giorni a Bruxelles il 7 e l'8 dicembre. Secondo il giornale, il documento implica un riconoscimento europeo ad una futura proclamazione unilaterale dello Stato palestinese. Israele sta conducendo una campagna diplomatica per impedire l'adozione della bozza, ma diplomatici ben informati sulle deliberazioni Ue ritengono che cio' sia "virtualmente inevitabile", scrive Haaretz. Il documento esorta all'immediata ripresa dei negoziati di pace fra israeliani e palestinesi con l'obiettivo di arrivare "ad uno stato palestinese indipendente, democratico, autosufficiente, con un territorio contiguo, che comprenda Gaza e la Cisgiordania, con capitale a Gerusalemme est". La bozza ricorda che l'Unione Europea "non ha mai riconosciuto l'annessione di Gerusalemme est" e afferma che per giungere ad una vera pace bisogna trovare una strada per giungere ad una Gerusaleme capitale di due Stati.
Quanto al recente annuncio israeliano di un congelamento per dieci mesi delle costruzioni negli insediamenti in Cisgiordania, il testo si limita a esprimere l'auspicio che "diventi un passo verso la ripresa di significativi negoziati". Sui futuri confini, la bozza dichiara che non verra' riconosciuto nessun cambiamento rispetto ai confini del 1967 a meno che non abbiano l'approvazione palestinese. L'Unione Europea, precisa la bozza, accoglie la proposta del primo ministro palestinese Salam Fayyad per una dichiarazione unilaterale d'indipendenza e "sara' in grado, al momento appropriato, di riconoscere uno stato palestinese". L'iniziativa svedese e' stata seguita da vicino dall'ambasciatore israeliano presso la Ue, Ran Kuriel, secondo il quale Gran Bretagna e Francia sostengono Stoccolma, con Germania, Spagna e Italia sono restii a porsi a fianco d'Israele. Secondo il ministero degli Esteri israeliano, la Svezia porta avanti un'esplicita "linea antiisraeliana" che rendera' "irrilevante" la posizione europea nel processo di pace. Diplomatici europei citati da Haaretz sostengono che malgrado siano stati fatti cambiamenti a favore d'Israele nel testo, non vi e' praticamente possibilita' di impedire la richiesta della divisione di Gerusalemme. Gli europei ritengono infatti che la dichiarazione europea potrebbe aiutare i palestinesi a tornare al tavolo del negoziato, offrendo garanzie su Gerusalemme anche se Israele non ha accettato di congelarvi le costruzioni.

(Vita.it, 1 dicembre 2009)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Notizie archiviate

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~