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Notizie settembre 2010

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Compounding in Israele

La joint-venture tra Megides Holding e Ravago Group avvia impianto da 50mila tonnellate.

Tosaf, produttore israeliano di compound e masterbatches, ha avviato nei giorni scorsi un nuovo stabilimento a Afula, che porta la capacità produttiva da 90.000 a oltre 140.000 tonnellate annue. Una decisione presa per adeguare l'offerta alla crescente domanda di compound tailor-made ad alte prestazioni, come ha spiegato il direttore delle attività internazionali, Joseph Halberstam.
Fondato nel 1985, il gruppo Tosaf è una joint-venture tra Megides Holding e Ravago Group con un giro d'affari stimato quest'anno in oltre 200 milioni di euro. La produzione è articolata in nove stabilimenti produttivi presenti in Israele, Turchia, Germania, Regno Unito, Olanda e Ucraina, dove lavorano un totale di 720 addetti.
Il catalogo prodotti comprende compound caricati minerale per l'industria del bianco, automotive e applicazioni industriali, masterbatches additivi con stabilizzanti UV, ritardanti di fiamma e prodotti specifici per film BOPP, film agricoli e industriali, imballaggi, lastre di policarbonato, tubi e materiali espansi. Nel portafogiio dell'azienda anche masterbatches colore per diversi settori applicativi.

(Polimerica, 30 settembre 2010)

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Gli israeliani dietro al 'baco' anti-Iran? E' giallo su Stuxnet

Nel linguaggio di programmazione un riferimento al Libro di Ester

ROMA, 30 set. - Potrebbe esserci Israele dietro Stuxnet, il baco più temuto dagli esperti informatici di tutto il mondo. All'interno del malware, scrive oggi il New York Times, ci sarebbe infatti un fugace riferimento al Libro di Ester, il capitolo dell'Antico Testamento in cui gli ebrei sventano un complotto persiano teso a distruggerli. La notizia esce quando ormai la maggior parte degli analisti è concorde nel ritenere Stuxnet frutto degli sforzi di un governo per colpire gli impianti nucleari iraniani.
Dalle ultime analisi degli esperti che cercano di rintracciare l'origine e l'obiettivo del worm, emerge l'uso della parola 'Mirto' - che può essere letta come un'allusione a Ester (il cui nome originario è Hadassa, che in ebraico significa appunto mirto, ndr) - per indicare uno dei file all'interno del codice sorgente.
Gli israeliani, d'altronde, si rifiutano di confermare o smentire qualsiasi collegamento fra Stuxnet e l'unità di cyberwar dei loro servizi segreti. E nello stesso modo si comporta l'amministrazione Obama, che ha recentemente sviluppato un programma segreto di 'cyber difesa', anche per far fronte a una possibile escalation nucleare iraniana. Analisti intervistati in diversi paesi ritengono che il mistero Stuxnet potrebbe restare senza una soluzione.
Ricercatori che finora lo hanno analizzato, ritengono che Stuxnet sia stato prodotto con grandissime risorse finanziarie, e quindi sia opera di professionisti ingaggiati da qualche governo. Di più, sarebbe il primo worm della storia concepito per colpire infrastrutture reali, come centrali elettriche, impianti idrici o aree industriali.
Segnalato la prima volta a metà giugno da una piccola società di sicurezza in Bielorussia, Stuxnet ha guadagnato popolarità un mese dopo quando Microsoft ha confermato che il worm mirava attivamente ai pc Windows che gestivano sistemi di controllo su larga scala in aziende manifatturiere e utility. Da qui l'ipotesi iniziale che si trattasse di un caso di spionaggio industriale.
Pochi giorni fa, l'agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna ha annunciato che il worm aveva colpito i pc dell'impianto nucleare di Bushehr, senza causare danni al sistema informatico della centrale. In luglio i ricercatori della Symantec hanno annunciato che circa il 60 percento di tutti i computer infettati da Stuxnet si trovano proprio nella Repubblica islamica.

(Apcom, 30 settembre 2010)

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E con la fine della moratoria i palestinesi tornano a lavorare negli insediamenti ebraici

Il paradosso è che a soffrire di più per la moratoria imposta da Netanyahu sulle nuove costruzioni in Cisgiordania sono stati i palestinesi. Persone come Walid Hassoun. Per dieci mesi i bulldozer di questo imprenditore edile della città arabo-israeliana di Tira, sono rimasti fermi dalle parti dell'insediamento ebraico di Yakir. Spenti, sotto al caldo cocente e alla pioggia battente.
Muratori palestinesi stanno costruendo una palazzina nell'insediamento
ebraico di Har Homa, a sud di Gerusalemme
Il signor Hassoun - scrive il quotidiano Haaretz - «gode di ottima reputazione ed è ritenuto affidabile dai coloni ebrei in Cisgiordania». È alla sua impresa che si sono rivolti gl'insediamenti di Revava e Yakir per aggiungere nuove costruzioni. E lo faranno anche nei prossimi mesi. In questi giorni, insieme al figlio, Hassoun sta visionando lo stato di avanzamento dei lavori congelati per tutti questi mesi.
Per ogni signor Hassoun, poi, ce ne sono altri cento - palestinesi anche loro - che dalla mattina fino al calar del sole si guadagnano da mangiare tirando su muri, decorando case e rifinendo stanze. Muri, case e stanze di proprietà dei coloni, ovviamente.
Lavorare per il «nemico». Lavorare con il «nemico». S'era già visto a Gerusalemme Est. Con tutte quelle case ebraiche edificate anche di sabato, anche durante il Sukkot, anche durante la Pesach. Tutti momenti in cui vige il riposo assoluto. Ecco, ci hanno messo qualche settimana i giornalisti a capire che a metter mano nelle abitazioni degl'israeliani erano i palestinesi.
Gente, i palestinesi, che preferisce lavorare. Sopravvivere. E, perché no, mettere anche qualche soldo da parte. La politica, la religione e i proclami di Hamas a loro non interessano. Semmai li usano come rumore di sottofondo di una giornata piena di carriole, badili, cazzuole, mattoni e cemento. (Leonard Berberi)

(Falafel Cafè, 29 settembre 2010)

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Gaza, aperto valico di Karem Shalom per consentire l'ingresso di aiuti umanitari e gasolio

Entrati nella Striscia trecento camion carichi di prodotti agricoli e carburante industriale

Read Fattouh, capo della Commissione per l'ingresso merci a Gaza, ha annunciato che le autorità israeliano hanno concesso l'apertura del valico di Karem Shalom per consentire l'ingresso di gasolio e aiuti umanitari nella Striscia. Novanta camion che trasportano prodotti agricoli e beni di comsumo sono entrati attraverso il valico, oltre a quantità limitate di gas per uso domestico e diesel industriale.
Fattouh ha spiegato che il valico è rimasto aperto anche ieri dalle 8 alle 15, permettendo così il passaggio di 221 camion contenenti mezzo milione di litri di gasolio destinati alla centrale elettrica di Gaza.
Resta invece chiuso il valico di al-Mintar.

(PeaceReporter, 29 settembre 2010)

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Cristiani da tutto il mondo manifestano a Gerusalemme il loro amore per Israele




(Guysen TV, 28 settembre 2010)

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Hamas: "Arafat ci chiese attentati contro Israele"

In una cerimonia organizzata a Gaza in occasione del decimo anniversario della Intifada (sollevazione) palestinese, un noto di dirigente di Hamas, Mahmud al Zahar, ha sostenuto che la sua organizzazione fu incoraggiata a compiere attentati contro Israele dal presidente dell'Anp Yasser Arafat "quando questi si rese conto che le trattative erano fallite".
Nel suo discorso - pronunciato nella sera di lunedì di fronte a sostenitori di Hamas nella Università islamica di Gaza - Al Zahar ha rinnovato le critiche ad Arafat per aver inizialmente deciso di negoziare con Israele. "Fu un grande errore - ha affermato - una tattica sbagliata che è finita con la sua uccisione". Con queste parole Al Zahar ha accreditato la ipotesi che il presidente palestinese, deceduto in un ospedale parigino nel 2004 dopo un lungo deperimento fisico, possa essere stato vittima di un complotto israeliano.
Ritornando col pensiero ai mesi seguiti al fallimento del vertice di pace di Camp David (giugno 2000) e all'inizio dell'intifada, Al Zahar ha lasciato intendere al suo pubblico che malgrado l'"errore politico" delle trattative con Israele in un secondo tempo Arafat avrebbe cercato di correggersi chiedendo appunto il sostegno armato di Hamas. Ma in merito non ha fatto riferimento ad alcun episodio specifico. Passando a temi di attualità, Al Zahar è tornato a lanciare un appello al presidente dell'Anp Abu Mazen (Mahmud Abbas) affinché abbandoni definitivamente le trattative di pace con Israele e tronchi la cooperazione di sicurezza fra le sue forze e l'esercito israeliano.
Nel corso degli anni Israele ha spesso accusato Arafat di ambiguità di fronte ai ricorrenti attentati terroristici compiuti da Hamas. L'intervento di Al Zahar, comunque, non è stato finora commentato in Israele.

(l'Occidentale, 29 settembre 2010)

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Pacifisti ebrei interrogati a Ashdod dalla polizia israeliana

   
E' terminata negli uffici della questura di Ashdod la spedizione dei dieci pacifisti ebrei che hanno tentato di forzare il blocco marittimo israeliano a Gaza.
La polizia israeliana, che li sta interrogando, ha fatto sapere che i cinque attivisti con passaporto americano, tedesco e britannico saranno espulsi nei loro rispettivi paesi. Quelli di nazionalità israeliana rischiano invece la detenzione, se a loro carico risulteranno esserci altri precedenti.
Il catamarano Irene su cui si erano imbarcati domenica da Cipro è stato intercettato dalla marina militare israeliana quando si trovava a una ventina di miglia dalla costa di Gaza e dirottato verso Ashdod.
Nessun incidente, questa volta, a differenza di quanto avvenne quattro mesi fa, quando un raid israeliano contro la spedizione a guida turca della Freedom Flottilla causò la morte di nove attivisti. La condanna internazionale spinse Israele ad alleggerire le restrizioni per i materiali importati a Gaza.

(euronews, 29 settembre 2010)

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E' la doppia morale della comunità internazionale a isolare Israele

di Dore Gold

Proprio in questo momento nei palazzi governativi di Israele si sta discutendo in merito alla crescente campagna di delegittimazione dello stato ebraico. Ma da dove proviene questo senso di "delegittimazione"? Relativamente al giudizio espresso dalla gente a livello mondiale, oggi Israele si trova a dover affrontare una doppia morale all'interno della comunità internazionale. L'ex segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha avuto modo di sottolinearlo già nel novembre 2006,
riferendosi al lavoro del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, da poco costituitosi: "Fin dall'inizio del loro lavoro hanno focalizzato l'attenzione quasi esclusivamente su Israele, mentre ci sono
altre situazioni di crisi, come il Sudan, dove non sono stati in grado di dire una sola parola"....

(l'Occidentale, 29 settembre 2010)

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Una ricerca conferma la Bibbia: la rugiada non danneggia le piante

Nei climi semi-aridi è fonte d'acqua essenziale

ROMA, 29 set. - A dispetto della scienza meteorologica classica, uno studio della Tel Aviv University conferma il valore attribuito dalla Bibbia alla rugiada: nonostante la sua reputazione negativa nelle aree più umide, nei climi caldi e aridi la rugiada, idealizzata nel testo sacro dell'ebraismo e del cristianesimo, è essenziale per la crescita delle piante e delle colture. Accumulandosi durante la notte, spiega la letteratura scientifica di settore, la rugiada crea un 'effetto spugna' dannoso per la vegetazione. Ma, come dimostra lo studio pubblicato sul Water Resources Journal, essa è invece una fonte d'acqua essenziale in climi come quelli del Mediterraneo orientale, dove la tradizione giudaico-cristiana è nata. Nelle zone temperate, infatti, la maggior parte della crescita di una pianta, basata sulla fotosintesi, si verifica nelle ore centrali della giornata, quando la luce del sole più è disponibile. In una zona semi-arida, invece, gli stomi (le piccole aperture che assorbono l'anidride carbonica) vengono chiuse nelle ore più calde, per evitare di perdere umidità. Proprio per questo, sono le prime ore del mattino il periodo di massima crescita: complice la presenza della rugiada.

(Apcom, 29 settembre 2010)

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Ghetto: la Festa delle Capanne e l'antisemitismo da strapazzo

di Enzo Pedrocco

  
VENEZIA - Immagini della "Festa delle capanne"( o "Sukot"), svoltasi recentemente in Ghetto, con cui l'ebraismo ricorda, com'è noto, la vita del proprio popolo nel deserto e in cammino verso la terra promessa, durante la quale viveva forzatamente in capanne.
Poiché per nostra disgrazia, come usa dire, la madre degli imbecilli è sempre incinta - di cui, considerato l'andazzo odierno, ritengo non ci sia motivo alcuno di dubitare - non è mancato chi, nell'occasione della recente festa ebraica del sukot o delle capanne svoltasi in Ghetto, scambiando marchianamente le capanne edificate temporaneamente ed espressamente per la festa, destinate a scomparire con la fine di essa, per delle costruzioni abusive e destinate a rimanere definitivamente in loco, si è sentito in diritto di proferire nei confronti degli ebrei le solite frasi cretine e stantìe sulla loro presunta arroganza.
Dice bene Elie Wiesel, premio Nobel per la pace e sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, laddove, alquanto sconsolatamente, si chiede e chiede : «Se Auschwitz non ha guarito il mondo dall'antisemitismo, cosa potrà guarirlo?» E, non fosse che per fatti come quello segnalato poco sopra, è assai difficile non condividere pienamente la sua sconsolatezza.

(La Voce di Venezia, 29 settembre 2010)

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Gerusalemme non è Teheran, protesta contro la separazione dei sessi

GERUSALEMME, 29 set. - Decine di donne e uomini hanno marciato oggi attraverso il quartiere ebraico ultraortodosso di Mea Sharim a Gerusalemme, per protestare contro la separazione dei sessi al grido di "Gerusalemme non e' Teheran" e "anche le donne sono state create a immagine e somiglianza di Dio". La manifestazione, che si e' svolta sotto la protezione della polizia, e' stata organizzata dopo che in una delle strade del quartiere e' stato innalzato un lungo schermo per separare il passaggio delle donne da quello degli uomini durante la festivita' di Sukkot.
La separazione e' stata vietata ieri da una sentenza dell'Alta corte israeliana su istanza di due consigliere comunali di Gerusalemme e di un gruppo femminista. La stessa corte ha autorizzato la manifestazione di oggi, ordinando che fosse protetta dalle forze dell'ordine.
Durante la marcia molti degli abitanti ultraortodossi del quartiere erano in sinagoga per le celebrazioni di Sukkot, scrive il sito Ynet news. E fra chi ha osservato la manifestazione dal ciglio della strada e dai balconi di casa i commenti non erano favorevoli. "E' una provocazione per il gusto di provocare", ha commentato un uomo. "Facessero quel che vogliono a casa loro- ha aggiunto una donna - perche' vengono qui? E' come se venissero nella mia cucina a dirmi cosa devo cucinare".

(Adnkronos, 29 settembre 2010)

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La Corte Suprema boccia i marciapiedi separati del quartiere ultraortodosso di Gerusalemme

Interpretazione dopo interpretazione hanno finito con il tirar su un muro. Fisico, soprattutto. Ma anche sociale. Con gli uomini obbligati a camminare da una parte e le donne dall'altra. Una divisione così ingombrante che i giudici della Corte Suprema d'Israele hanno detto basta. Di muri - è stato il loro ragionamento - «ne abbiam già troppi. Facciamoci bastare quello del Pianto e quello che ci separa dalla Cisgiordania».
Chi ha visitato il quartiere Mea Shearim di Gerusalemme, l'angolo di mondo dove si concentrano gli ebrei ultraortodossi duri e puri, quella divisione non può essersela persa. Soprattutto negli ultimi mesi. Un simbolo, ormai, della segregazione sessuale imposta alle donne da interpretazioni religiose che, è il caso di dirlo, non erano proprio ortodosse.
Per non parlare della richiesta di una fazione di ebrei ultraortodossi - gli Eda Haredi -, gli stessi che l'anno scorso avevano tuonato contro la donazione degli organi bollandola come «omicidio», ecco gli Eda Haredit avevano proposto di vietare alle donne l'accesso a Mordechai Street, la via principale del quartiere Mea Shearim, «per evitare che gli uomini si trovino troppo vicini alle donne». C'è voluto l'intervento della polizia - che spesso non vuole interferire nel quartiere - per evitare la chiusura selettiva.
E comunque. Con una sentenza storica la Corte Suprema ha dichiarato illegale la pratica dei marciapiedi separati fra i due sessi. Non solo. Ha anche autorizzato una marcia di protesta di un
Bambini di Mea Shearim preparano lo Shabbat
gruppo femminista (Ella-Israeli Feminist Group) contro la segregazione proprio nel quartiere sotto osservazione. La stessa organizzazione che ha fatto ricorso ai piani alti della giustizia israeliana perché ponesse fine all'apartheid sessuale.
Dicono - anzi: scrivono - i giudici che «l'imposizione di marciapiedi separati vìola in modo flagrante i principi dello Stato di diritto e dell'uguaglianza fra i sessi, e per questo va sventata». E ancora: «Non deve essere consentita in nessun modo la costituzione di realtà di controllo pubblico come le "guardie della modestia"» annunciati nel quartiere per garantire il rispetto delle norme e delle restrizioni che i rabbini ultraortodossi pretendono di applicare a chiunque si trovi a passeggiare nel quartiere ultra-religioso.
Vittoria delle donne anche sul diritto di manifestazione. «Non è una provocazione - hanno motivato i giudici -, anzi è una legittima protesta in difesa dei diritti della donne». (Leonard Berberi)

(Falafel Cafè, 29 settembre 2010)

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Eolico. Israele realizzerà grande impianto nel Golan

Il più grande a energie rinnovabili in Medio Oriente

ROMA, 28 set. - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha firmato il decreto con cui dichiara "progetto nazionale" il parco eolico da realizzarsi nell'area settentrionale delle alture del Golan. L'impianto eolico sorgerà nella zona compresa tra Massadeh e Majdal Shams e sarà costituito da 70 turbine per una potenza complessiva di a 155 MW. Si tratta del più grande impianto a fonti rinnovabili dell'intero Medio Oriente. A realizzare il parco saranno la società israeliana Multimatrix e la statunitense AES, con un investimento complessivo di circa 400 milioni di dollari. La costruzione dell'impianto dovrebbe iniziare nei prossimi sei mesi e essere completata per la fine del 2012. L'annuncio del primo ministro israeliano non ha mancato di sollevare perplessità in relazione agli esiti degli accordi di pace tra Israele e Siria che sancirebbero - probabilmente - il ritiro di Israele dalle alture del Golan e quindi anche dalla zona dove sarà realizzato l'impianto eolico. MultiMatrix tuttavia - che comunque ha preso il terreno per la centrale in affitto da residenti locali di religione drusa - non sembra però preoccupata al riguardo. Già all'inizio dell'anno, quando venne presentato il progetto, l'amministratore delegato Uri Omid dichiarò che "se Israele dovesse ricedere il Golan alla Siria, vorrebbe dire che c'è un accordo di pace, nel cui ambito noi saremmo compensati. D'altra parte la nuova centrale può lavorare per noi o anche per loro: qualcuno avrà sempre bisogno di energia elettrica".

(Apcom, 28 settembre 2010)

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Medio Oriente. Lieberman: i palestinesi hanno perso tempo

   
A Hebron si festeggia la fine della moratoria sugli insediamenti israeliani. E l'incertezza sul futuro del processo di pace aumenta. Il ministro dell'Educazione israeliano ha simbolicamente posto la prima pietra di un nuovo asilo in un insediamento israeliano, nel cuore della città palestinese. E il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman ha preso a picconate la controparte palestinese:
"Il fatto che i palestinesi siano venuti al tavolo delle trattative nelle ultime settimane non dimostra le loro buone intenzioni. Sono gli americani che glielo hanno imposto" ha detto.
Secondo Lieberman i palestinesi hanno perso tempo durante i 10 mesi di congelamento dell'espansione delle colonie. Da Parigi, dove ha incontrato Nicolas Sarkozy, il Presidente dell'Anp Mahmoud Abbas smorza i toni:
"Non avremo alcuna reazione immediata, non diremo sì o no, vogliamo o non vogliamo. Dobbiamo analizzare prima la situazione" ha spiegato.
Nessuna decisione sarà presa prima del vertice della Lega Araba, il 4 ottobre. Il Premier israeliano Netanyahu, che ha discusso al telefono con Hillary Clinton, assicura da parte sua che nonostante la fine della moratoria la costruzione di insediamenti non farà significativi passi in avanti.

(euronews, 28 settembre 2010)

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Ahmadinejad lancerà pietre contro Israele dal sud del Libano

BEIRUT, 28 set.- Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ''lancera' pietre contro Israele'' dal sud del Libano, durante la sua visita nel Paese dei Cedri prevista per il 13 ottobre. E' quanto si legge sul quotidiano libanese 'L'Orient le Jour', che cita l'agenzia di stampa 'al-Markaziya'. Secondo l'agenzia, l'idea del presidente iraniano sarebbe quella di recarsi nella parte meridionale del Libano, tradizionale roccaforte di Hezbollah, e ''lanciare pietre contro Israele dalla porta di Fatima''.

(Adnkronos, 28 settembre 2010)

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Roma - La Capanna della Pace a piazza Farnese

Succà di Chabad Lubavitch in Piazza Farnese
Piazza Farnese come Briant Park a New York per la festa di Sukkot (capanne), per ricordare la sofferenza e il pellegrinaggio nel deserto del popolo di Israele verso la terra promessa. Un ricordo che prende corpo con la capanna costruita a piazza Farnese dove in questi giorni hanno ricevuto la tradizionale benedizione turisti ebrei americani e russi, israeliani e finlandesi.
Il movimento ebraico internazionale Chabad Lubavitch ha organizzato a piazza Farnese, per la seconda volta a Roma, la capanna "Succà della Pace". Il messaggio di pace è stato promosso con il patrocinio della presidenza del Consiglio dei ministri e del Comune di Roma. «Ad agosto il presidente Berlusconi ci ha accordato personalmente il patrocinio, testimoniato dal sottosegretario Gianni Letta», commenta il rabbino Yitzhak Hazan, direttore del movimento Chabad Lubavitch a Roma, che ieri mattina che ha inaugurato la capanna con alcune benedizioni. Alla manifestazione hanno partecipato il sottosegretario l'ambasciatore di Israele Ghideon Meir, il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini e il presidente della Regione Lazio Renata Polverini. Ognuno degli invitati ha salutato i presenti con dei brevi interventi ricordando l'importanza del messaggio di pace trasmesso dalla manifestazione alla quale hanno partecipato anche rappresentanti del sindaco Alemanno e del consiglio comunale.
«Piazza Farnese è una piazza importante e che non crea troppi problemi di sicurezza per noi e nemmeno alla vita quotidiana dei romani. Ormai è diventata la nostra piazza - continua il rabbino Yitzhak Hazan - dove il movimento ebraico più grande del mondo, con oltre tremila sedi, porta un messaggio universale di pace. Non dipendiamo dalla Comunità ebraica romana perché siamo un organismo internazionale, collaboriamo con tutti ma siamo indipendenti». Chabad Lubavitch ha a Roma sedi a Monteverde, viale Libia, piazza Bologna e un centro giovanile a San Lorenzo.
La festa di Sukkot (che si concluderà domani) si sta svolgendo in questi giorni naturalmente anche nelle capanne erette nel giardino del Tempio Maggiore e in altre sinagoghe cittadine, a cura della Comunità romana, rispettando la tradizione ebraica. La festa di Sukkot ricorda la vita del popolo di Israele nel deserto durante il loro viaggio verso la terra promessa, la terra di Israele. Durante il loro pellegrinaggio nel deserto gli ebrei vivevano in capanne (sukkot, appunto). La Torah ordina agli ebrei di utilizzare per la celebrazione della festa, quattro specie di vegetali: il lulav, (un ramo di palma), l'etrog (un cedro), un ramo di mirto ed un ramo di salice. Il cedro viene impugnato separatamente dai rami che invece sono legati assieme. M.Gi.

(Chabad.Italia, 28 settembre 2010)

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L'Italia contribuisce alla formazione di Ong palestinesi sulle elezioni

ROMA, 28 set - Si è conclusa con grande successo la prima importante attività del progetto "Rafforzamento della partecipazione elettorale palestinese", che mira alla trasparenza e al potenziamento della partecipazione popolare al voto in Cisgiordania. L'iniziativa, finanziata dalla direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo (Dgcs) della Farnesina nell'ambito del settore Buon governo e gestita dall'Unità tecnica locale (Utl) della Dgcs a Gerusalemme, punta al supporto della Commissione elettorale centrale (Cec) palestinese e delle organizzazioni della società civile attive nel settore delle elezioni e del processo democratico. Ciò, al fine di veicolare più corrette informazioni circa le procedure di voto e garantire il maggior coinvolgimento possibile dei cittadini della Cisgiordania nelle elezioni.
Dal 19 al 23 settembre 2010 si è tenuto un corso di formazione per il personale di 28 Ong locali selezionate all'interno del progetto come istituzioni principali per la sensibilizzazione della popolazione. Un totale di 70 delegati provenienti dalle Ong è stato formato dalla Cec, con il supporto dei finanziamenti italiani, sul processo elettorale nei Territori Palestinesi e su come svolgere al meglio il ruolo chiave a cui sono chiamati. I partecipanti hanno imparato come formare e informare la popolazione sull'importanza della partecipazione elettorale. "Si tratta di iniziative di grandissima importanza nello sforzo più ampio di creazione delle istituzioni di un futuro Stato palestinese", ha sottolineato il console italiano a Gerusalemme, Luciano Pezzotti, durante il suo discorso tenuto alla cerimonia di chiusura e di consegna dei diplomi il 23 settembre 2010.
"Le elezioni - ha aggiunto Pezzotti -, sono infatti il momento centrale della vita democratica di un Paese in cui la sovranità popolare si traduce in un mandato legislativo e di governo". L'iniziativa si inserisce nel quadro del Palestinian reform and development plan (Prdp), definito dal ministero del Piano e dello sviluppo amministrativo palestinese per il triennio 2008-2010 e sottoposto alla Comunità Internazionale durante la Conferenza di Parigi, il 17 Dicembre 2007.

(il Velino, 28 settembre 2010)

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Indignazione su Le Corbusier, UBS toglie la sua immagine dalla campagna pubblicitaria

L'archittetto svizzero Le Corbusier è accusato di avere avuto simpatie antisemite. UBS toglie la sua foto dalla campagna pubblicitaria

ZURIGO - Fa discutere la decisione di togliere l'immagine di Le Corbusier dalla campagna pubblicitaria di UBS. Il famoso architetto svizzero di origini franco-belga avrebbe tenuto conto, nelle sue visioni architettoniche delle città del futuro, anche degli ideali provenienti dai regimi totalitari.
Il Tages Anzeiger di oggi riporta della sparizione della foto di Le Corbusier sul sito internet di UBS all'indomani dell'articolo apparso sul "Sonntagszeitung" in cui si parlava delle ombre sulla vita di Le Corbusier. Eppure fino a domenica UBS "non riteneva vi fossero ragioni sufficienti per rinunciare, nella nostra campagna, a Le Corbusier".
Al Tages Anzeiger il capo della comunicazione dell'istituto di credito svizzero Michael Willi è più prudente. Una porrtavoce di UBS: "Con la nostra campagna vogliamo trasmettere ai nostri clienti un messaggio positivo riguardante la nostra banca, che non venga, per cosi dire messa in secondo piano a causa della controversia inerente a Le Corbusier. Quindi Le Corbusier non apparirà piu' nella nostra campagna".
Le Corbusier, nato nel 1887 a La Chaux-de-Fonds (vero nome Charles-Edouard Jeanneret), divenne famoso come designer, architetto, urbanista e pittore. Ancora poco conosciuta, invece, la sua vicinanza all'antisemitismo. Dopo la conquista nazista della Francia durante la seconda Guerra Mondiale, Le Corbusier si mosse in ambienti vicini al regime di Vichy, che cooperava con gli invasori tedeschi. Già un anno fa sulla Weltwoche si parlo' di un Le Corbusier che saluto' positivamente la guerra scatenata da Adolf Hitler.
Tra gli esperti, come scrive il Tages Anzeiger, si discute già da tempo sul ruolo di Le Corbusier quale teorico di uno spazio eugenetico. Era un sostenitore di grandi progetti riguardanti la costruzione di nuove città: a Parigi sognava di abbattere parte del centro stroico per lasciare spazio a una città di grattacieli. In queste visioni avrebbe visto con favore, sempre secondo le ricostruzioni biografiche dell'architetto, i regimi dittatoriali rispetto a quelli democratici a partire da quello di Mussolini.
E se UBS ha reagito celermente togliendo Le Corbusier dalla sua campagna, per la banca Nazionale Svizzera non sarà possibile eliminare l'immagine del famoso architetto dalla banconota da 10 franchi dall'oggi al domani. Soltanto a partire dal 2012 arriveranno le nuove banconote, ma si comincerà con quelle da 50 franchi.
In tutti i casi, come ha confermato il portavoce della banca nazionale svizzera Werner Abegg, critiche sono arrivate da molte parti, mentre lo storico d'arte Jacob Burkhardt ha aggiunto che anche per Auguste Forel, lo psichiatra ritratto sulla banconota da mille franchi, vi sono elementi che portano a pensare all'antisemitismo.

(Ticinonline, 28 settembre 2010)

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Imbarcazione di attivisti ebrei abbordata dalla marina israeliana

La marina israeliana ha eseguito oggi un'operazione di abbordaggio su un'imbarcazione di attivisti ebrei partita ieri da Cipro nord e diretta verso la Striscia di Gaza. Lo ha annunciato poco fa la tv satellitare al-Jazeera.
Il catamarano, lungo 10 metri con 7 attivisti a bordo, era diretto a Gaza con l'obiettivo di rompere l'embargo imposto dallo Stato ebraico alla Striscia controllata da Hamas. I marinai israeliani dopo essere saliti a bordo dell'imbarcazione, ne hanno assunto il controllo.
L'abbordaggio è avvenuto senza alcuna violenza e l'imbarcazione fa attualmente rotta verso il porto di Ashdod.

(l'Occidentale, 28 settembre 2010)

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Cisgiordania, dopo la fine della moratoria i coloni tornano a costruire a pieno regime

Si torna a costruire in Cisgiordania
Tu chiamale se vuoi costruzioni. Intanto loro, i coloni israeliani, non hanno esitato nemmeno un secondo. A moratoria (dieci mesi) scaduta hanno iniziato a posare le prime pietre, ad accendere le ruspe, a far rumoreggiare le cazzuole. E a far tintinnare sempre di più le lancette di un orologio - quello dei colloqui di pace - che ora sembra il timer di un esplosivo.
E comunque. Scrivono i giornalisti di Haaretz, Yedioth Ahronoth, Ma'ariv e Jerusalem Post che in tutta la Cisgiordania è un costruire senza sosta. Chissà, forse perché i coloni stavolta temono - nonostante il silenzio-assenso - che Netanyahu possa imporre un'altra moratoria. Più per far tacere gli Usa che per dare un'accelerata al dialogo con il palestinese Abu Mazen.
I più attivi sembrano gli abitanti dell'insediamento di Ariel, uno dei più grandi in tutta la Cisgiordania. Il suono degli attrezzi da lavoro e delle ruspe ha dominato tutta la giornata di lunedì. Dalle otto del mattino il paesaggio s'è trasformato in quello di dieci mesi fa. Polvere spinta dal vento, echi sinistri di bulldozer che scavano grandi buche e uomini al lavoro. Per ora - ad Ariel - hanno solo raddrizzato il terreno. Costruiranno una cinquantina di abitazioni. Quelle che servono per ospitare le decine di famiglie evacuate nel 2005 dall'insediamento Netzarim, nei pressi di Gaza. Per cinque anni hanno vissuto in roulotte o prefabbricati di metallo, di quelli che fanno impazzire di caldo d'estate e di freddo d'inverno.
«È un nostro diritto vivere qui», dice allo Yedioth Ahronoth Itzik Vazan, un ex residente della colonia di Netzarim. «La Linea Verde, il confine del 1967, è una cosa virtuale e politica. E questi colloqui sono solo uno spettacolo che si sta avvicinando al fallimento».
Si costruisce comunque. Si costruisce ovunque. Duemila abitazioni in tutta la West Bank. Non solo ad Ariel. Ma anche a Ravava, Yakir, Kochav a Hashachar, Shavei Shomron, Adam, Oranit, Sha'arei Tikva, Kedumim, Karmei Tzur. Costruzioni legali, soprattutto, perché tutti i progetti hanno avuto l'ok di Gerusalemme prima del congelamento di dieci mesi. Anche se - fa notare il progressista Haaretz - «il numero di abitazioni tirate su in Cisgiordania durante questo governo Netanyahu resta ancora lontano dal picco massimo raggiunto ai tempi del primo esecutivo di Yitzhak Rabin». Correva l'anno 1977. (Leonard Berberi)

(Falafel Cafè, 28 settembre 2010)

I cinque più grandi insediamenti israeliani

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Adesso Fidel Castro fa l'amico degli ebrei

di R.A. Segre

Cosa è successo a Fidel Castro? Il 3 luglio affermava che non si doveva accusare l'Iran senza prove e due giorni dopo che «dallo scontro fra USA e Israele con l'Iran scoppierà una catastrofe nucleare». L'8 settembre, in una intervista con gli inviati di Atlantic Magazine, da lui stesso invitati a Cuba, dichiarava che «Se fossi Netanyahu e riflettessi sui problemi che Israele deve affrontare mi ricorderei dei 6 milioni di ebrei di ogni età sterminati». Nella stessa intervista criticava l'antisemitismo di Ahmadinajad, ricordando che non c'è nulla che possa essere paragonato alla Shoa e che la crisi dei missili con l'America non era stata necessaria e che il modello comunista cubano non funzionava più...

(il Giornale, 28 settembre 2010)

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In piazza il 7 ottobre perché su Israele nasca una nuova opinione pubblica

di Fabrizia B. Maggi

Basta con la delegittimazione di Israele nei media internazionali. E' attorno a questo messaggio che più di 80 massimi esponenti della politica, della cultura, del giornalismo e dell'arte provenienti da tutto il mondo, si incontreranno a Roma il prossimo 7 ottobre, alle 18.30 in Piazza di Pietra, per dare il proprio contributo contro la campagna di demistificazione nei confronti dello Stato ebraico.
Il nome scelto per la manifestazione, "Per la verità, per Israele", spiega il senso dell'evento: al di là del colore politico e indipendentemente dal Paese d'appartenenza, l'appuntamento costituirà "una piattaforma morale e bipartisan" - come l'ha definita la deputata del Pdl e promotrice dell'incontro Fiamma Nirenstein durante la conferenza stampa di presentazione - per scuotere l'opinione pubblica, per fare spalancare gli occhi di tutti "contro le bugie, il disprezzo e l'odio che si riversano quotidianamente contro Israele"....

(l'Occidentale, 27 settembre 2010)

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Medio Oriente, Abbas: "O le colonie o la pace"

Il processo di pace tra israeliani e palestinesi è nuovamente bloccato dalla mezzanotte di ieri (domenica). Da quando cioè è scaduta ufficialmente la moratoria di dieci mesi sulla costruzione di colonie israeliane nei Territori palestinesi. Il presidente dell' Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas è netto: "C'è solo una scelta. O le colonie o la pace. Se Israele sceglierà la pace procederemo con i negoziati sennò sarà altro tempo perso".
Per la proroga al blocco degli insediamenti è sceso in campo anche il presidente statunitense Barack Obama, appelli caduti nel vuoto che rappresentano un nuovo smacco per la diplomazia statunitense. Nelle ultime ore è il segretario di Stato Hillary Clinton a riprendere le fila del dialogo, annunciando un incontro con Netanyahu nei prossimi giorni. Il premier israeliano ha commentato la fine della moratoria con un generale invito a proseguire nel processo di pace.
La ripresa degli insediamenti, che rischia di decretare la fine dei negoziati, è stata festeggiata ieri dai coloni con la simbolica posa della prima pietra.

(euronews, 27 settembre 2010)


"O le colonie o la pace!" E perché non dire "O la borsa o la vita!"? In fondo, anche questo è un negoziato tramite dialogo. Se l'interpellato accetta i termini del dialogo e agisce di conseguenza, il processo di pace va avanti. Niente spari, nessuna violenza: è sufficiente che la borsa passi da una mano all'altra senza resistenze da parte dell'interpellato.
In realtà, tutti sanno che se anche Israele dovesse cedere nel fatto delle costruzioni nelle "colonie", non si avrebbe nessuna pace. Si passerebbe soltanto al successivo ultimatum previsto dalla serie: "O la fine del blocco di Gaza o la fine della pace", "O l'abbattimento del muro o la fine della pace", "O il ritorno dei profughi arabi in Israele o la fine della pace", "O Gerusalemme Est capitale della Palestina o la fine della pace", e così via, secondo una successione sempre aggiornabile di alternative.
Nel video qui sotto si può osservare come si sta preparando alla pace l'interlocutore di Israele. M.C.

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Ministro palestinese assiste a un festival dell'OLP che promuove violenza e morte

La TV dell'Autorità Palestinese ha ritrasmesso una canzone con danza che glorifica la violenza e la morte. La prima volta è apparsa nel mese di giugno, e da allora è stata ritrasmessa sei volte, tra cui la sua ultima riapparizione il 21 settembre.
Il primo segmento è apparso come parte del Terzo Festival di cultura e istruzione palestinese dell'OLP tenutosi a Ramallah. Presenta ballerini che tengono fucili in alto, mentre cantano: "La mia arma è emersa ... Non c'è forza al mondo che può rimuovere l'arma dalla mia mano", e "Colui che offre il suo sangue, non importa se il suo sangue scorre sulla terra ".
Da allora, TV palestinese ha scelto di ritrasmetterla altre sei volte: 24 giugno, 9 luglio, 13 luglio, 16 luglio, 20 luglio e ancora la settimana scorsa. La trasmissione del 21 settembre ha incluso anche un colloquio con l'autore della canzone.


Dalle mie ferite, la mia arma è emersa.
Oh, la nostra rivoluzione, la mia arma è emersa.
Non c'è forza al mondo che può rimuovere l'arma di mano.
La mia arma è emersa.
La mia arma è emersa.
Questo popolo rivoluzionario ha sacrificato e offerto per vivere in libertà!
La mia arma è emersa.
La mia arma è emersa.
Chi offre il suo sangue, non importa se il suo sangue scorre sulla terra.
Come l'arma della rivoluzione è nella mia mano, così la mia presenza sarà costretta [in Israele].
La mia arma è emersa.
La mia arma è emersa .

(Palestinian Media Watch, 27 settembre 2010 - trad. www.ilvangelo-israele.it)

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Cisgiordania, parla il portavoce dei coloni: "Costruiamo e siamo qui per restare"

Un bambino israeliano ad Ariel
Riprendono le costruzioni negli insediamenti israeliani in Cisgiordania, e i colloqui di pace si allontanano: questa è la notizia di oggi. Peccato che i diretti interessati, i coloni, la vedano in modo diametralmente opposto. Mentre le ruspe cominciavano a scavare ad Ariel, uno degli insediamenti più grandi, Panorama.it ha intervistato Avi Zimmerman, il portavoce dei coloni.
Ariel, circa 17 mila abitanti, si trova a quasi 15 chilometri al di là della linea verde, che separa Israele dai territori conquistati nel 1967. Fondato nel 1978, è sede del Centro Universitario della Samaria (termine con cui gli israeliani si riferiscono alla Cisgiordania), nonché di due parchi industriali. Le costruzioni erano state interrotte quando il governo di Benjamin Netanyahu aveva ordinato il "congelamento" scaduto oggi.
Signor Zimmerman, voi avete ripreso a costruire?
Certo, le ruspe hanno cominciato a scavare proprio questa mattina. Abbiamo bisogno di nuove case, specie per le giovani coppie.
Ma non teme che, come ormai dicono quasi tutti, la ripresa delle costruzioni negli insediamenti allontanerà la pace?
E' un ragionamento non ha senso. La pace non ha nulla a che vedere con la costruzione di nuove case. E, anche se fosse, che genere di pace sarebbe? Poi, e ci tengo a sottolinearlo, persino il presidente palestinese Abu Mazen ha detto che i negoziati andranno avanti. Dunque non vedo dove sia il problema.
Veramente molti palestinesi vedono gli insediamenti come un problema.
Davvero? Forse bisognerebbe ricordare che la nostra università e i nostri due parchi industriali sono tra le principali fonti di lavoro in Cisgiordania. Danno lavoro anche a un discreto numero di palestinesi…
Può descrivere che effetto ha avuto il congelamento delle costruzioni per voi ad Ariel?
Tanto per cominciare, non è stato il primo congelamento cui siamo stati sottoposti. In passato ce ne sono già stati almeno quattro, che io ricordi. E ogni volta è un problema. Perché per vivere una comunità ha bisogno di crescere: le nuove coppie che si sposano vogliono costruire nuove case vicino a quelle dei genitori, in modo che i nonni possano aiutare con i bambini. Un po' come succede in Italia. Invece quando c'è di mezzo un congelamento i giovani sono costretti ad andare a vivere da un'altra parte, lontano dalla famiglia.
Non pensate che, con un accordo di pace, il governo israeliano sgombererà alcuni insediamenti in Cisgiordania, proprio come ha fatto nel 2005 con le colonie di Gaza?
Non possiamo parlare per gli altri insediamenti, ma non c'è alcun dubbio che Ariel è qui per restare. Questo è un posto strategico per l'industria israeliana e anche per la sicurezza: il 99 per cento degli israeliani sanno che Ariel è necessario per ostacolare un attacco dai Paesi arabi confinanti. Persino quando c'era Ehud Barak al governo, che offrì ai palestinesi il 97 per cento della Cisgiordania più alcuni territori israeliani come compensazione, cedere Ariel era fuori discussione.

(Panorama, 27 settembre 2010)

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Letta, Polverini, Casini alla Succà della Pace

di Rav Shalom Hazan

Il movimento ebraico internazionale Chabad Lubavitch organizza per la seconda volta a Roma la capanna "Succa' della Pace" per la ricorrenza della festa ebraica di Succot. Il messaggio di pace è stato promosso in Piazza Farnese nel cuore di Roma, in Piazza Farnese, con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Comune di Roma.
La Succà è stata inaugurata dal direttore del movimento Chabad Lubavitch a Roma, il rabbino Yitzhak Hazan, che ha aperto il cocktail d'inaugurazione con delle benedizioni e spiegando il significato della festa.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, s.e. Ghideon Meir, ambasciatore dello Stato d'Israele, il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, il presidente dell'UDC Pier Ferdinando Casini hanno partecipato al cocktail e salutato i presenti con dei brevi interventi. Hanno salutato i presenti anche Giovanni Moscherini, sindaco di Civitavecchia e Federico Rocca, consigliere del Comune di Roma. Presenti anche Federico Guidi, presidente della Commissione Bilancio del Comune di Roma, Gianpaolo Rossi, presidente di Rainet, Serena Forni e Jonathan Della Rocca del gabinetto del Sindaco di Roma.
La Succà rimarrà in Piazza Farnese fino al 29 settembre....

(Chabad.it, 27 settembre 2010)

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Roma - Un Museo per stare insieme

Luci soffuse, divani bianchi e musica di sottofondo, il Museo ebraico di Roma ha per qualche ora cambiato volto ospitando per un aperitivo ragazzi e ragazze di età diverse, ma anche molti adulti curiosi partecipare all'insolita iniziativa, ideata da Daniela Di Castro, la direttrice del Museo prematuramente scomparsa, che aveva proposto di coinvolgere i giovani nel progetto di apertura del museo alla cittadinanza romana. Fra camerieri in livrea bianca che offrivano calici di vino casher ed un piccolo corner adibito a banco di preparazione e distribuzione dei drink, oltre trecento giovani hanno affollato le suggestive sale del museo, fra loro il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, la vicepresidente Ucei Claudia De Benedetti, Daniel Citone assessore alle politiche giovanili, Aide Naouri assessore alle risosrse umane e Claudio Procaccia direttore del dipartimento Cultura della CER oltre a Giuseppe Piperno e Daniel Funaro rispettivamente presidente e vicepresidente Ugei (Unione Giovani Ebrei d'Italia). La speranza dei ragazzi Ugei, si legge nella pagina Facebook dedicata all'evento, è che questo sia solo il primo di una serie di appuntamenti in cui l'incontro tra giovani di differenti religioni e convinzioni, possa portare a lavorare sulla diversità come valore fondante del proprio futuro e, a giudicare dal successo dell'iniziativa, sembra che il cammino sia stato intrapreso. l.e.

(Notiziario Ucei, 27 settembre 2010)

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Gerusalemme rievoca il Medioevo

Appuntamento a Gerusalemme con il Medioevo: tutti i giovedì sera, a partire dal 7 ottobre, dalle 19.30 alle 22.30, si partirà dalla porta di Jaffa per un viaggio alla scoperta delle tradizioni e della storia del Medioevo, in compagnia di musicisti, ballerini, maghi, giocolieri, cavalieri, principesse, trovatori, buffoni di corte e venditori ambulanti. I vicoli della città antica di Gerusalemme prenderanno vita grazie ai personaggi e alla musica del passato, oltre che a spettacoli di danza e performance teatrali. Bar e ristoranti resteranno aperti fino a tarda sera e molti offriranno speciali menu per festeggiare l'arrivo e il passaggio dei cavalieri. "Jerusalem Knights" è un progetto nato dalla collaborazione tra la municipalità di Gerusalemme, il ministero del turismo e il comune di Gerusalemme.

(Travel, 27 settembre 2010)

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In Israele il prezzo del nuovo iPhone 4 è il più alto al mondo

Ogni volta che la nuova tecnologia arriva in Israele la polemica è servita. E il motivo è sempre il solito: i prezzi. «Com'è possibile - si chiedeva il quotidiano Haaretz qualche mese fa - che da noi i dispositivi dell'ultimo momento costano sempre così tanto?». Una domanda che non ha ancora trovato risposta. Ma, nel frattempo, ha aggiunto materiale "probatorio" a sostegno dell'accusa del giornale progressista.
L'ultimo, in ordine di tempo, è l'iPhone 4. I cronisti di Haaretz hanno contattato il rivenditore ufficiale dello smartphone (iDigital) e hanno scoperto che il prezzo di vendita è il più alto al mondo: 804 euro. Nulla in confronto a Hong Kong, dove il melafonino (nella versione da 16 giga) viene venduto a 496 euro. E non che all'Italia vada meglio con i suoi 659 euro. Ma a fronte di una media mondiale di 594 euro, i consumatori israeliani continuano a chiedersi cosa spinga così in alto i prezzi per il mercato dello Stato ebraico.
Se, invece, si vanno a vedere i prezzi di mercato delle compagnie telefoniche (Pelephone, Cellcom e Parner-Orange), i prezzi cambiano: in un negozio di telefonini targato Cellcom, la versione di 16 giga dell'iPhone 4 costa 640 euro. Quella a 32 giga esattamente mille euro. Ovviamente con incorporati i vari servizi offerti dalla compagnia telefonica. Servizi che in molti trovano fastidiosi e inutili. E senza considerare le clausole contrattuali. (Leonard Berberi)

(Falafel Cafè, 27 settembre 2010)

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Moratoria, i coloni esultano

REVAVÀ - «Cinque, quattro, tre, due, uno. Evviva! La moratoria è finita»: con questo conto alla rovescia, alle ore 17.37, mentre il sole si inabissava nel mar Mediterraneo, centinaia di coloni e di loro sostenitori hanno inneggiato nel piccolo insediamento di Revavà (Cisgiordania settentrionale) alla ripresa dell'edilizia ebraica dopo una sospensione di dieci mesi decretata dal premier e leader del Likud Benyamin Netanyahu. Abitanti del posto, leader del movimento dei coloni, attivisti del Likud giunti in torpedone da diversi Paesi al mondo e anche cristiani evangelici arrivati in Israele nella ricorrenza delle Festa ebraica dei Tabernacoli hanno subito intonato commossi "Ha-Tikwa", l'inno nazionale israeliano e hanno lanciato in aria palloncini bianchi. Assenti giustificate, la ruspe.
Nei progetti originali la cerimonia di ieri avrebbe dovuto mostrare anche visivamente la ripresa dei lavori di colonizzazione e le prime ruspe impegnate a sbancare la rocce della Cisgiordania. Ma queste erano appunto le immagini che sarebbero risultate sgradite a Netanyahu, impegnato in un braccio di ferro diplomatico per impedire che proprio sulla questione delle colonie crollino i negoziati di pace con i palestinesi. Occorre dare ossigeno alla diplomazia, ha spiegato il premier ai suoi ministri e ai dirigenti del movimento dei coloni i quali hanno accettato la sua impostazione. «Non useremo le fanfare» ha assicurato il leader dei coloni, Dany Dayan. «Per noi quella odierna è solo la giornata in cui torniamo finalmente alla normalità, in cui riprendiamo a costruire asili nido, infermerie, scuole e case per la giovani coppie». Sulla carta da ora potrebbe iniziare la costruzione di duemila alloggi, già approvati in tutte le istanze necessarie dalle autorità. In realtà si prevede che, dopo dieci mesi di congelamento, la ripresa dei lavori avrà un carattere graduale

(Corriere Canadese, 27 settembre 2010)

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Coloni in festa, diplomazia in allarme. Cisgiordania verso il dopo-moratoria

   
Festa tra i coloni ebrei per la scadenza della moratoria sulla costruzione degli insediamenti in Cisgiordania. Una bomba a orologeria che è stato impossibile disinnescare e che ancora rischia di far saltare i negoziati diretti di recente ripresi da israeliani e palestinesi.
La posa di una prima pietra, il simbolico gesto con cui alcuni coloni hanno preceduto l'ufficiale ripresa delle costruzioni. Scaduto quello per il prolungamento della moratoria, riprende adesso un altro conto alla rovescia. Ora "X" il 4 ottobre: data in cui la Lega Araba si riunirà per deliberare sul futuro dei colloqui di pace.
Ritiro dal tavolo delle trattative in caso di mancato rinnovo della moratoria, la posizione ribadita dal presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmud Abbas anche ai recenti incontri di Gerusalemme. Minacce che hanno indotto la comunità internazionale a stringersi in un ultimo, e finora inutile, pressing su Tel Aviv.
Battuta d'arresto, che molti si rifiutano però di chiamare "sconfitta". Mentre la Casa Bianca continua a far mostra di ottimismo, il ministro della difesa israeliano Ehud Barak si affida ai numeri: al 50%, ha detto, le possibilità di un accordo sugli insediamenti. Molto più alte, quelle di arrivare alla pace.

(euronews, 27 settembre 2010)

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Israele - Giornalista provoca: i laici vadano a Berlino

Salvare lo spirito laico di Israele trasferendo ebrei laici a Berlino e costituendo nella ex capitale di Hitler un polo alternativo all'Israele di oggi, dominato da nazionalisti e religiosi. La provocazione è stata lanciata dalle pagine di una piccola rivista israeliana in lingua tedesca, «Yakinton», dal responsabile delle pagine culturali del quotidiano «Haaretz», Beny Zipper, e ha suscitato aspre polemiche. Secondo Zipper, noto per le sue posizioni non conformiste e provocatorie, Israele è destinato a soccombere «sotto la spinta della reazione religiosa e della ignoranza nazionalista». «Per salvare il popolo ebraico - propone - bisogna pensare seriamente ad elaborare un piano di trasferimento di ebrei laici a Berlino, affinché vi costituiscano un polo alternativo all'Israele così come è oggi». Lo storico israeliano Yehuda Bauer, un laico di orientamento progressista, ha ritenuto opportuno scendere in campo per esprimere tutta la sua indignazione. «È una proposta indegna, tanto più visto che l'autore è responsabile di un supplemento importante di un giornale pure importante.La battaglia per l'identità di Israele «va gestita qua e certo non a Berlino, che è il posto da cui è venuto il Mostro», ossia il nazismo.

(il Giornale, 27 settembre 2010)

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Gerusalemme, 26 settembre ore 18.06

L'orario è diventato uno spauracchio: 18.06. Ora locale, quella di Gerusalemme e Ramallah, di Tel Aviv e Hebron. L'anno di moratoria sulle nuove costruzioni negl'insediamenti ebraici in Cisgiordania scade proprio a quell'ora. Allo stesso tempo, potrebbe saltare anche il banco dei negoziati israelo-palestinesi.
E mentre la stampa israeliana riferisce delle fortissime pressioni internazionali per spingere il premier israeliano Benjamin Netanyahu a prolungare la moratoria, lui che fa? Tace. Di più: intima ai suoi ministri di non rilasciare interviste in questi giorni.
Forse l'unica nota positiva arriva dall'Autorità palestinese: il presidente Abu Mazen ha lasciato intendere che non chiuderà la porta del dialogo subito dopo il riavvio delle costruzioni. Aspetterà qualche giorno. Giusto il tempo di consentire a Gerusalemme di imporre un altro blocco negl'insediamenti. Ammesso che Gerusalemme lo voglia davvero fare. (l.b.)

(Falafel Cafè, 26 settembre 2010)

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Milano - Nasce WE FOR, la foresta virtuale dei Giusti

Vede oggi la luce WE FOR, progetto per la Memoria realizzato dal Comitato Giardino dei Giusti con il contributo dell'Unione Europea che verrà presentato questo pomeriggio dalla Fondazione Corriere della Sera. Spazio digitale che riunisce idealmente tutti i Giusti d'Europa in una grande foresta virtuale, WE FOR è pensato per onorare la memoria di quanti si opposero al male e ai totalitarismi mettendo in gioco la propria esistenza. Sarà uno strumento di approfondimento e conoscenza aperto a tutti, particolarmente prezioso per quegli insegnanti che organizzano la propria didattica in funzione di una maggiore partecipazione diretta degli studenti. WE FOR ha una struttura divisa in tre sezioni. Nella Sezione Giardini sarà possibile fare una ricognizione dei vari Giardini dei Giusti europei e reperire informazioni testuali, video, audio e fotografiche relative alle figure dei Giusti ricordati. Nella Sezione Studi e ricerche è stato predisposto materiale di approfondimento teorico e storico sul concetto di Giusto e sull'analisi comparativa delle figure di Giusti nei vari totalitarismi. La sezione You For infine prevede kit didattici e spazi interattivi per lo scambio di informazioni. Due le macroaree di WE FOR. La prima è una rappresentazione tridimensionale della Foresta Europea dei Giusti con l'ausilio di numerose forme di dialogo che aumenteranno il livello di partecipazione degli utenti, la seconda è costituita da alcune pagine bidimensionali che attraverso strumenti interattivi permetteranno la realizzazione di eventi commemorativi, cerimonie e celebrazioni virtuali.
Nel corso dell'incontro odierno, dal titolo I Giardini dei Giusti - Resistenza morale contro i totalitarismi in Europa, interverranno Svetlana Broz, nipote di Tito e autrice del libro I giusti nel tempo del male, Kostanty Gebert, giornalista ed esponente di Solidarnosc, Marek Halter, autore del libro La force du Bien e del documentario I Giusti, Pietro Kuciukian, console onorario d'Armenia in Italia e creatore del Muro della Memoria di Yerevan, Gabriele Nissim, scrittore e presidente del Comitato Foresta dei Giusti, e Ulianova Radice, curatrice del progetto WE FOR.

(Notiziario Ucei, 26 settembre 2010)

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Concorso "Alla scoperta di Israele" per le scuole superiori

In occasione del primo decennale dalla sua fondazione, il sito www.israele.net, in collaborazione con l'Associazione Italiana Amici dell'Università di Gerusalemme e il Centro d'Informazione e Studi sul Medio Oriente (C.I.S.M.O.), bandisce un Concorso per l'anno scolastico 2010/2011, rivolto a studenti dell'ultimo triennio delle scuole superiori italiane.
Chi desidera iscriversi dovrà inoltrare alla Segreteria del Concorso via e-mail, entro il 30 novembre 2010, l'apposito modulo, comprensivo di un questionario atto a verificare una conoscenza di base della storia d'Israele, che sarà reperibile sul sito www.israele.net. Al modulo dovrà essere allegato un certificato che attesti l'iscrizione all'istituto scolastico di appartenenza.
Ottenuta la conferma dell'iscrizione, i partecipanti dovranno presentare entro il 30 aprile 2011 un elaborato originale individuale, che potrà avere forma scritta e/o multimediale e verterà su un argomento liberamente scelto dallo studente in uno dei seguenti ambiti:

- Storia di Israele
- Letteratura/arte israeliana
- Archeologia nello Stato di Israele
- Tecnologia e scienze nello Stato di Israele
- Società e costumi dello Stato di Israele
- Religione/religioni nello Stato di Israele.

La Commissione Giudicatrice potrà invitare gli autori dei lavori migliori a illustrare il proprio elaborato mediante un colloquio diretto (di persona, per telefono o via computer).
La Commissione Giudicatrice, il cui giudizio è insindacabile, è composta da professori e presidi di scuola superiore, specialisti della materia e rappresentanti degli enti organizzatori, e comunicherà i risultati sul sito www.israele.net entro il mese di giugno 2011.
I 3 migliori elaborati saranno premiati con un viaggio di studio e turismo (volo + soggiorno di una settimana), appositamente organizzato in collaborazione con l'Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo, che si effettuerà nell'autunno 2011.

(Newz.it, 26 settembre 2010)

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Nei centri commerciali di Gerusalemme le prime prove di convivenza arabo-israeliana

di Leonard Berberi

Il centro commerciale "Mamilla" di Gerusalemme
Che lo vogliano o meno, c'è un posto a Gerusalemme in cui ebrei e arabi sono "costretti" a stare insieme. E, perché no, a convivere per qualche ora. Questi posti sono i centri commerciali. È qui che, tra infastiditi, indifferenti ed entusiasti, uomini e donne di entrambe le parti della città (e di entrambi i popoli) si ritrovano per le attività quotidiane.
Una tesi che trova conferma in un'indagine sociologica di Marik Shtern e che presto sarà pubblicata dall'Istituto Floersheimer per gli studi politici. Lo studioso ha studiato il livello d'integrazione in tre grandi centri commerciali della città contesa: Malha Mall, Alrov (Mamilla) Mall e i mercatini della Città vecchia.
Allo shopping center Malha, ogni giorno ci sono tra i 1.000 e i 1.200 clienti palestinesi. Pari al 3% del totale giornaliero. Presenze che, durante le festività musulmane, arrivano a toccare il 25%. Marik Shtern scrive che più di un cliente ebreo su tre del Malha Mall (35%) ha espresso giudizi negativi nei confronti di quelli palestinesi. «Se fossi andata io da loro, mi avrebbero fatto a pezzi», ha risposto una donna. Mentre altri hanno detto di non sentirsi infastiditi dalla presenza musulmana. «Solo una persona intervistata - nota il sociologo - ha manifestato entusiasmo per questa forma di convivenza».

Al Malha Mall i clienti arabi della classe media - secondo la ricerca - ci vengono per assistere agli eventi culturali gratuiti, mentre la classe abbiente (sempre araba) si presenta per comprare prodotti che non si trovano né a Gerusalemme Est, né in tutta la Cisgiordania. L'unico punto in comune è il controllo all'ingresso: entrambi i gruppi sociali sono sottoposti a lunghi controlli da parte della sicurezza dell'edificio.
Le cose sono un po' più diverse nell'altro centro commerciale, il Mamilla Mall (inaugurato tre anni fa), il più «cosmopolita» secondo Shtern. E proprio il mix di ebrei, arabi (anche tra i lavoratori) e turisti stranieri sarebbe alla base di risultati diversi per quanto riguarda la convivenza. Uno degl'intervistati del ricercatore ha definito il centro commerciale un «pallone galleggiante, scollegato da tutto il resto della città». I clienti israeliani giudicano il Mamilla Mall una realtà poco «ebraica». E solo il 22% del campione ascoltato dal sociologo ritiene una cosa negativa la presenza degli arabi.
Il centro commerciale "Malha"
La realtà è completamente diversa tra i mercatini della Città vecchia di Gerusalemme. Qui, sia gli arabi che gli ebrei si sentono insicuri, sempre sotto la minaccia dell'altro. Insomma, oltre alle mura, agli odori e alle emozioni, il cuore della Gerusalemme vecchia s'è portato dal passato anche la paura e le divisioni.

(Falafel Cafè, 25 settembre 2010)

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Razzo sparato da Gaza colpisce Israele, nessuna vittima

GERUSALEMME, 25 set - Un razzo sparato dalla Striscia di Gaza ha colpito il sud di Israele. Secondo un portavoce dell'esercito israeliano, non ci sono vittime.
Dall'inizio del 2010, i militanti palestinesi hanno lanciato piu' di 120 razzi e colpi di mortaio verso il confinante stato israeliano

(ASCA, 25 settembre 2010)

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«Contro la delegittimazione di Israele e l'appeasement sull'Iran»

Intervista con Fiamma Nirenstein sulla manifestazione del 7 ottobre prossimo a Roma, dal titolo "Contro la delegittimazione di Israele e l'appeasement sull'Iran".

ROMA. Una manifestazione "Per la verità, per Israele". Nel momento in cui all'Onu aumenta il tentativo di delegittimazione dello stato ebraico e nuove spedizioni "umanitarie" sono pronte a rompere l'isolamento di Hamas. La maratona oratoria si terrà il prossimo 7 ottobre presso il Tempio di Adriano a Roma. Hanno aderito politici, intellettuali e artisti, italiani e stranieri, fra cui il direttore del Foglio Giuliano Ferrara e Paolo Mieli, Roberto Saviano e Walter Veltroni, Shmuel Trigano e Farid Ghadry. Ad aprire la manifestazione sarà José Marìa Aznar, ex primo ministro spagnolo e presidente dell'associazione Friends of Israel. Promotrice dell'iniziativa è la deputata del Pdl e giornalista Fiamma Nirenstein.

"Vogliamo sollevare l'allarme più potente rispetto all'esistenza d'Israele, cioè la minaccia armata dell'Iran e dei suoi amici Hamas ed Hezbollah", ci dice Nirenstein.
"Lo sfondo fattuale alla delegittimazione d'Israele è la strategia dell'Iran. Ahmadinejad ha sottomesso l'Onu, così la più alta istanza mondiale è diventata una cassa di risonanza di vaneggiamenti pericolosi. Gli Stati Uniti hanno reagito con appeasement, aumentando l'eccitazione islamista. Gli armamenti di Hezbollah sono cresciuti a dismisura, Hamas può colpire Tel Aviv, Ahmadinejad può annunciare la fine d'Israele nelle sedi globali e noi gli stringiamo la mano. Qui stanno distruggendo pezzo dopo pezzo la struttura universalista e giusnaturalista uscita dalla Seconda guerra mondiale".
Veniamo alla delegittimazione culturale. "E' un lavoro enorme compiuto dal mondo dell'estremismo islamista che comincia con un viaggio di Arafat in Vietnam, dove il leader palestinese chiese al generale Giap cosa dovesse fare per universalizzare la questione palestinese. Giap disse ad Arafat: 'Fate come noi vietnamiti, andate alla conquista degli intellettuali'. L'archeologo Barkaimi ha detto che la negazione di Gerusalemme come città ebraica è peggiore del negazionsimo dell'Olocausto. E ci sono riusciti in questa impresa di conquista. Un negazionismo paragonabile alla distruzione dei Budda in Afghanistan. Delegittimare la presenza stessa di Israele nell'area come patria del popolo che ha reso quel luogo basilare per la storia dell'umanità è giustificato dal rifiuto a riconoscere che gli ebrei abbiano un diritto a proclamarvi e a farvi fiorire il loro paese. Un diritto storico, perché il popolo ebraico vi è nato, vi ha vissuto secoli, vi ha fondato il monoteismo, un diritto morale che ha fatto fiorire democrazia e benessere. Per la cultura araba, non solo palestinese, la presenza ebraica seguita a essere illegittima, malvagia, a termine. Israele è pronto a riconoscere uno stato palestinese. E' ora che il mondo arabo sia pronto a riconoscere uno stato ebraico".
La delegittimazione è sparsa su tutto Israele, "inventandosi una crudeltà, un razzismo, una persecuzione, una volontà di conquista e un disprezzo della pace inesistenti. Sul caso della Mavi Marmara, la stampa globale ha accolto l'idea che gli ebrei avessero voluto attaccare e uccidere un gruppo di pacifisti".
La delegittimazione è persino sportiva. "Un gruppo di tennisti israeliani ha potuto giocare solo a porte chiuse in Svezia. Ad Hannover un gruppo di danza israeliano è stato preso a sassate da dimostranti che urlavano 'Juden Raus'. In Turchia una partita di pallavolo è stata circondata da dimostranti violenti che urlavano ai poliziotti: 'Non siate i cani da guardia dei sionisti, Allah ve ne chiederà conto'. L'unione dei lavoratori inglesi del settore pubblico ha passato una mozione per il boicottaggio di Israele. Un grande giornale svedese ha scritto che gli israeliani uccidono i palestinesi per rubarne gli organi. I supermercati d'Europa decidono di boicottare le merci ebraiche. I film israeliani sono contestati, così le sue scoperte scientifiche, i prodotti tecnologici, i suoi accademici sono cacciati dalle università. Anni e anni che Israele vede piombare dal cielo i razzi e nessuno dice nulla. Un politico israeliano non può atterrare a Londra senza rischiare l'arresto. Amnesty e l'Onu attaccano Israele ogni giorno, assieme al consiglio dei Diritti umani. Passa in cavalleria il fatto che la Spagna proibisca agli omosessuali israeliani di partecipare a un gay pride".
E' il diritto di esistere di Israele che è messo in discussione. "Non c'è diritto all'autodifesa, se Israele non si può difendere ed è condannato alla morte all'Onu. E' un pericolo che corriamo tutti. Il mondo dovrebbe vergognarsi di come ha lasciato morire gli israeliani nei caffè, nei supermercati, nei ristoranti, quando si lodava sulla stampa la kamikaze venuta a uccidere famiglie intere. Questo moralismo mostruoso si rovescia sull'Europa tutta con l'antisemitismo che circola nelle sue città. Hanno distrutto il senso della lotta antirazzista, pensiamo a Durban. L'odio per Israele è la corruzione stessa della nostra civiltà".
La manifestazione vuole anche portare in dono ciò che Israele rappresenta. "La delegittimazione nasce da invidia per il dono prezioso di identità e di moralità che la nazione ebraica possiede: un ragazzo israeliano pieno di vita e di voglia di divertirsi, di ballare, di viaggiare è concentrato con tutto il cuore sul compito di proteggere la sua casa, la sua cultura. Un famoso medico 'colono' (Arieh Eldad) per salvare un bambino palestinese bruciato da un'esplosione lavora giorni e notti, per mesi interi, in ospedale. A Gaza, fino al minuto prima di essere costretti a sgomberare, i contadini ebrei raccoglievano i pomodorini ciliegia e i fiori di serra. Israele è un faro di vita, quando la vita è il valore più problematico e in pericolo del nostro tempo, quello più invidiato e che scorre nelle vene di questo popolo costantemente sotto minaccia".

(Il Foglio, 25 settembre 2010 - ripreso da Informazione Corretta)

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Brooklyn, la casa degli ebrei ortodossi

WILLIAMSBURG, BROOKLYN. Qui il tempo si è fermato anche se siamo a una sola fermata di metropolitana da Manhattan. Si respira un'aria antica nel cuore di New York dove vive la più grande comunità di ebrei ortodossi d'America, gli hassidici. Strade deserte, nessuna auto, solo uomini e bambini con i lunghi riccioli. Le donne invece indossano la parrucca, perché hanno la testa completamente rasata...

(la Repubblica, 25 settembre 2010)

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Gli ebrei a Oria nel Medioevo

Presentazione del libro "Sapere e Denaro da Shabbatai Donnolo a Federico II"

Villa Castelli, 25/09/2010

Gli ebrei a Oria e in Puglia nel medioevo, questo il tema dell'iniziativa che si svolgerà Domenica 26 Ottobre alle ore 18:00 presso il cinquecentesco palazzo ducale sede del municipio di Villa Castelli.
L'iniziativa con il patrocinio della Provincia di Brindisi, del Comune di Oria e del Comune di Villa Castelli, prevede la presentazione del libro "Sapere e Denaro da Shabbatai Donnolo a Federico II" a cui prenderanno parte l'Avv. Francesco Nigro sindaco di Villa Castelli, la Prof.ssa Simonetta Bernardi docente di antichità e istituzioni medievali dell'Università di Roma Tre, il Prof. Cesare Colafemmina docente di antichità ebraiche dell'Università di Bari, il Prof. Antonio Corrado presidente della Sezione di Oria della Società di Storia Patria per la Puglia e il dott. Benedetto Ligorio autore del libro che offre una rapida panoramica della presenza ebraica in terra di Puglia e in particolare di Oria, che insieme a Roma costituisce uno dei primi luoghi di insediamento ebraico della penisola italiana.

Oria, tra il IX e il X secolo ospita un centro di cultura ebraica di primissimo livello, in tutto l'occidente, che fa risalire le sue origini ai superstiti dell'espugnazione di Gerusalemme nel 70 d.C.
In una situazione di forte cosmopolitismo Oria fu luogo centrale nella formulazione e nella riproduzione del sapere, qui pervengono, si evolvono e si diffondono in Puglia, in Spagna, in Sicilia ed in Tunisia, le dottrine elaborate a Nehardea in Mesopotamia, a Tiberiade in Palestina e ad Alessandria in Egitto.
Nel "libro delle discendenze", che Ahima'az Ben Paltiel scrive nel XII secolo, leggiamo che gli esiliati deportati da Tito da "Gerusalemme, città perfetta in bellezza, salirono ad Oria, vi si stabilirono e prosperarono, ebbero fortuna nelle loro attività, si accrebbero in numero e divennero potenti''.
Oria produce medici e poeti famosi in tutto l'impero bizantino e nell'anno 868 l'ebreo oritano Shefatiah ben Amittai, viene invitato a Costantinopoli presso la corte dell'imperatore Basilio I il Macedone.
Nel X secolo le razzie dei musulmani diventano frequenti anche in Puglia. Lo sterminio messo in atto dai predoni guidati Giaifar Ahmad ibn Ubayd, che il 4 Luglio 925 espugnarono Oria, fu devastante, i borghi circostanti furono bruciati, ben seimila cittadini tra i quali molti ebrei, furono passati a fil di spada, dodicimila furono ridotti in schiavitù e deportati. Dal momento delle distruzioni Oria diventa nota nel mondo ebraico europeo.
Tra gli ebrei fatti prigionieri vi era il dodicenne Shabattai Donnolo nato nel 913 che sarebbe diventato ben presto uno dei più illustri medici dell'Europa medievale.
Nei suoi testi scrive: ''venni liberato nella città di Taranto grazie al denaro dei miei padri, all'età di dodici anni. I miei parenti furono deportati a Palermo e in Africa, io rimasi nelle terre controllate dai romani e mi dedicai a tante e diverse novità. I miei occhi hanno visto tutto ciò che le mie mani potevano fare. Tutto il mio sforzo si dimostrò vano, come correre dietro al vento, non c'è alcun vantaggio sotto il sole".
Nonostante le privazioni si dedica agli studi diventando oltre che grande medico anche uno dei più importanti commentatori dei testi della mistica ebraica: ''mi accorsi che il vantaggio della sapienza sulla stoltezza è il vantaggio della luce sulle tenebre, perché stare all'ombra della sapienza è come stare all'ombra del denaro". L'influente tradizione ebraica di Oria fu stroncata, la sorte della città e dei
  
La porta degli ebrei a Oria
suoi ebrei non è che il maggiore esempio noto, fra numerosi ignoti o meno noti, di quanto ebbero a subire in questo periodo di cruente guerre gli ebrei dell'Italia meridionale non diversamente dal resto della popolazione.
Con i normanni e gli svevi per gli ebrei di Puglia si apre una stagione di nuova fioritura culturale. L'imperatore Enrico VI, nel 1195, afferma di essere tenuto a proteggere i suoi sudditi e di non poter tenere conto della differenza di fede da ciascuno professata. Il figlio, Federico II, imperatore nato nelle Marche, ma noto come "puer Apuiae", prosegue lungo il percorso di tolleranza tracciato dai suoi antenati, nel 1234 infatti gli ebrei sono sottratti all'antigiudaismo di alcuni strati della popolazione e posti sotto la tutela imperiale e facendo anche riferimento alle buone consuetudini in vigore dai tempi del sovrano normanno Guglielmo II di Sicilia, stabilisce che in giudizio non vi possano essere testimonianze di cristiani contro ebrei e viceversa.
Federico II ebbe a corte numerosi ebrei, cosa insolita nell'Occidente medievale del XIII secolo dove il mondo giudaico e quello cristiano difficilmente si incontravano nel dibattito culturale, spingendosi a richiedere la traduzione in latino dei testi della letteratura ebraica per poterli leggere e discutere.

(Brundisium.net, 25 settembre 2010)

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Maurer mantiene il viaggio in Israele

BERNA - Nonostante le critiche subite da diverse organizzazioni non governative, il consigliere federale Ueli Maurer mantiene il suo viaggio in Israele, previsto dall'8 al 10 ottobre. Lo ha confermato all'ATS il portavoce del Dipartimento federale della difesa (DDPS) Sebastian Hueber.
Maurer incontrerà il suo omologo israeliano. "È importante ribadire a Israele, sulla base di uno schietto dialogo, l'importanza del rispetto del diritto internazionale. Per questo motivo, non è indicato rinunciare al viaggio", ha aggiunto Hueber.
Secondo le ONG, la visita costituisce invece un sostegno unilaterale all'occupazione militare israeliana e va contro l'impegno della Svizzera per una pace giusta e duratura in Medio Oriente.
Per quel che riguarda i dettagli del viaggio, maggiori informazioni saranno comunicate a tempo debito, ha precisato il portavoce. Finora si sa soltanto che Maurer ha ricevuto un invito per recarsi in Israele.

(swissinfo.ch, 24 settembre 2010)

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Il Canova club incontra il mondo ebraico a Roma

Una serata all'insegna della cultura e del confronto

Una serata all'insegna della cultura ebraica: è quanto avverrà lunedì 27 settembre, a Roma, nell'incontro organizzato dal Canova Club - associazione romana di esponenti del mondo della cultura e dell'economia - con il mondo ebraico. Nel 2008 l'incontro di apertura dell'anno sociale del Canova fu organizzato con le realtà cattoliche, lo scorso anno con quelle islamiche. Quest'anno l'attenzione sarà dedicata all'ebraismo, in collaborazione con l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e con la Comunità Ebraica di Roma. Al Tempio Maggiore di Roma e negli altri luoghi dell'ebraismo capitolino, avrà dunque luogo una serata di riflessione e conoscenza. Molto interessanti gli interventi previsti.
Stefano Balsamo
Dopo l'apertura del Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna - presenti il Rabbino Capo di Roma Rav Riccardo Di Segni, il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici ed esponenti delle istituzioni -, gli ospiti del Canova avranno modo di assistere a quattro relazioni: sulla cultura ebraica (a cura di Rav Benedetto Carucci Viterbi), sulla storia (a cura di Victor Magiar, Assessore alla Cultura dell'UCEI), sull'economia (a cura del Dott. Aviram Levy) e sulla musica (a cura del Mo Claudio Di Segni). "Nella storia del Canova c'è sempre stata la convinzione radicata che sia necessario conoscere e capire le differenze, per giungere a una serena convivenza". Lo ha detto Stefano Balsamo, Presidente del Canova, spiegando perché un club il cui "centro di gravità" è normalmente l'economia e la finanza, sia da tre anni impegnato nell'approfondimento dei rapporti con le religioni. L'occasione per l'incontro è data anche dalla festa di Sukkot, detta anche "festa delle capanne", che avrà luogo proprio in quei giorni: una ricorrenza che ricorda il lungo cammino biblico del popolo ebraico dall'Egitto alla Terra Promessa. Il 27 settembre sarà l'occasione per parlare anche di questa importante ricorrenza: tra le tappe della serata c'è anche l'accoglienza nella Sukkà, la tradizionale capanna, dove Rav Roberto Della Rocca, Direttore del Dipartimento Educazione e Cultura dell'UCEI, spiegherà il significato della festività.

(Apcom, 25 settembre 2010)

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Uno spray contro la timidezza

Secondo gli esperti, l'ossicitina, noto come ormone dell'amore, infonde sicurezza e aiuta nei rapporti con gli altri

Contro la timidezza arriva un nuovo "rimedio": uno spray nasale all'ormone dell'amore, l'ossicitina. A inventarlo sono gli studiosi del Seaver Autism Center for Research and Treatment di Israele e della Columbia University, convintissimi dell'efficacia e della portata rivoluzionaria del loro prodotto.
L'esperimento - L'ossitocina, oltre a fungere da agente biologico dell'innamoramento, viene poi etichettato come ormone della fiducia e della sicurezza. Da qui l'idea di sperimentarlo sui timidi. I ricercatori hanno testato la sostanza su 27 uomini adulti sani, ai quali è stato dato alternativamente placebo e l'ormone in questione. A questo punto il campione è stato invitato a confrontarsi con persone che raccontavano momenti emozionanti della loro vita, ed esortato a dare voce ai propri sentimenti. Con un test ad hoc, noto tra gli addetti ai lavori come AQ e studiato apposta per misurare le competenze sociali, i ricercatori hanno potuto rilevare che l'ossitocina aveva migliorato le capacità empatiche, ma solo nelle persone meno avvezze a intrattenere rapporti sociali.
"L'ossitocina - spiega Jennifer Bartz, della Mount Sinai School of Medicine - è ampiamente nota per la sua capacità di rendere le persone più empatiche e maggiormente comprensive. Il nostro studio contraddice questo. L'ossitocina sembra funzionare solo per coloro socialmente meno abili". Ma, ammette la stessa esperta, "è necessario andare avanti con la ricerca per vederci più chiaro e poter battere un giorno la strada di terapie ad hoc basate sull'ormone dell'amore e della fiducia".

(Libero-news.it, 24 settembre 2010)

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Una cura per l'Aids?

Gerusalemme, la Hebrew University può aver fatto la scoperta del secolo

di Dimitri Buffa

Avete presente curare l'Aids? Non il mitico vaccino che si è capito che non funziona e che comporta il non secondario rischio, visto il principio delle vaccinazioni, di portarti dentro il corpo la malattia che non ti eri preso con eventuali comportamenti a rischio o per sfortuna.
No proprio "la cura". Quel concetto anche esistenziale su cui ci ha fatto una canzone Franco Battiato. Ebbene un'equipe di scienziati israeliani starebbe per brevettare questa cura contro l'Aids e in provetta ha già sperimentato una sostanza che semplicemente uccide il retrovirus. Il principio dell'antibiotico e non più del vaccino. Ma di questa cosa, benché sia uscita una lunga relazione anche sul quotidiano "Haaretz", in Europa si è parlato poco o niente.
I ricercatori della Hebrew University di Gerusalemme hanno dichiarato ad "Haaretz" di avere messo a punto un trattamento a base di peptidi (polimeri di aminoacidi) i che agiscono in modo da provocare l'autodistruzione delle cellule infettate dal virus dell'immunodeficienza umana (Hiv).
Finora, le uniche terapie anti-Aids esistenti riescono a sopprimere il virus nelle cellule. Con il rischio di ritorno dell' infezione se il trattamento viene interrotto, o se il virus sviluppa una immunità a quegli anti retrovirali.
Lo studioso israeliano Abraham Loyter ha invece spiegato a "Haaretz" che "dopo due settimane, le cellule target dell'Aids trattate in vitro non erano state più infettate dopo la sospensione del trattamento".
"Dal che si può concludere che esse sono state distrutte", dice con una certa sicurezza di sé il ricercatore.
E le pubblicazioni scientifiche sembrano crederci. In un articolo pubblicato lo scorso 19 agosto dalla rivista britannica "Aids ricerca e terapia",
la squadra israeliana, Aviad Levin, Zvi Hayouka, Assaf Friedler e Abraham-Loyter, è stata intervistata e ha potuto illustrare il proprio lavoro: questa ricerca, hanno detto, "può portare ad una terapia sistemica nuova" contro l'Hiv.
A luglio anche negli Stati Uniti alcuni scienziati avevano detto di avere trovato due anticorpi capaci di blocacre la replicazione delle cellule malate di Hiv. Se mai gli scienziati israeliani riusciranno a mettere a punto questa cura definitiva contro l'Aids contemporaneamente uccideranno per sempre un altro morbo politico esistenziale: l'antisemitismo travestito da anti sionismo. Tutta da vedere infatti la scena di chi a quel punto chiederà a ignari e creduloni cittadini in buona fede di "boicottare i prodotti e la scienza dello stato di Israele".

(l'Opinione, 24 settembre 2010)

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Il viaggio di Elia

Immagini dal Mondo Ebraico di Monika Bulaj

Dal 5 settembre al 5 dicembre 2010, il Museo Ebraico di Bologna, in via Valdonica 1/5, ospita la mostra fotografica IL VIAGGIO DI ELIA. IMMAGINI DAL MONDO EBRAICO di Monika Bulaj. Un viaggio nei labirinti dell'arcipelago ebraico dalla Mitteleuropa alle terre del Medio Oriente, costruito in anni di lavoro da Monika Bulaj, sulle tracce del più ramingo dei profeti.
Un diario fotografico - fatto di grandi stampe e di un documento audiovisivo - che parte dal cuore del mondo Yiddish e arriva fino in Iran, attraverso Costantinopoli, l'Anatolia, il Caucaso, Israele e l'Egitto. Vi scopri passione e rigore, danza estatica ed esplorazione instancabile della Parola, ombre e fuochi incendiari, resti di "tribù" dimenticate sulle montagne, presenze inattese e vuoti terribili.
Ne trai la sorpresa e l'incanto di fronte alle gemme del più antico e nobile dei popoli del Libro, così come è leggibile, oggi, dall'Europa al Vicino Oriente....

(il Titolo, 24 settembre 2010)

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L'Obama pallido che rinforza l'Iran

di Fiamma Nirenstein

Per costare 20 miliardi di dollari l'anno, l'Onu è produttivo: riesce infatti a rappresentare veridicamente la pericolosa confusione in cui versa oggi la politica mondiale. A ogni Assemblea Generale, la cui maggioranza è costituita da Stati non democratici, gli Stati Uniti rappresentano sempre agli Stati membri i loro buoni sentimenti, e ieri una quantità enorme di buona volontà è stata disegnata nel discorso di Obama. Il presidente è apparso ispirato da grandi cause umane e civili in maniera un po' esagerata e astratta: ha dedicato un terzo del suo tempo alla certezza che entro un anno si possa raggiungere la soluzione del conflitto medio orientale, non si capisce se per irresponsabilità dei suoi consiglieri o per un suo sogno di onnipotenza. Ha opinato "accountability" delle classi dirigenti, società civile al potere, diritti umani, condizione femminile, inizio dello sgombero dell'Afghanistan... E poi ancora; sconfiggeremo Al Qaida; mano tesa con l'Iran, mentre «abbiamo intrapreso una nuova politica mondiale e quindi nessuno si aspetti che gli Usa agiscano autonomamente, solo il rapporto multilaterale col mondo emergente disegnerà la nostra politica».
Manca a questo banchetto di ottime intenzioni un ospite indispensabile: la realtà, lo sfondo praticabile davvero per quella lunga politica di pace che Obama auspica. Fisicamente questa assenza era rappresentata dalla sedia vuota dell'Iran, dato che Ahmadinejad, peraltro molto presente col suo discorso qui e all'assemblea del millennio, ha deciso che i media sarebbero stati più affascinati dalla sua assenza. Occorre qui aggiungere a scanso di equivoci che anche Israele era assente, ma solo perché la festa di Sukkot, ieri al suo secondo giorno, prevede la totale astensione da ogni attività lavorativa, gli spostamenti, l'uso di microfoni.
Questa sessione degli "Obiettivi del Millennio" e dell'Assemblea Generale è stata di fatto angosciosamente dominata da Ahmadinejad, presente col suo inedito linguaggio di odio per la terza volta: il presidente iraniano ha incontrato di fatto grande legittimazione internazionale, nell'indifferenza dell'Onu alla sua aggressività, nel debole discorso in Obama e anche nel sistema di comunicazione degli Usa e dell'Onu (con la foto di Ban Ki Moon e la sua paradossale falsa normalità della stretta di mano), specie con i tappeti rossi offertigli dai famosi programmi di Christiane Amanpour e di Larry King. Sul piano diplomatico, sembra certa l'apertura di un canale segreto fra Usa e Iran, e persino di un possibile incontro faccia a faccia fra Obama e Ahmadinejad, che lo ha appena accusato di essere presidente di un sistema morente e che gli ha promesso, di fatto, una guerra terribile e definitiva se qualcuno cercherà di fermare la preparazione della bomba atomica.
Ahmadinejad è giunto in America carico di problemi e fratture interni, passando prima dalla Siria e preparandosi a un infiammato viaggio in Libano proprio per rafforzare in patria la sua posizione. Ma, paradossalmente, è stato in America che il suo consueto elenco di odio e di bugie (l'attuale governo mondiale, si sottintende dominato dagli Usa, ha detto Ahmadinejad, è causa di tutte le piaghe del mondo; una guerra che coinvolgesse l'Iran vi farebbe pentire di essere nati; Israele sparirà dal Medio Oriente; io antisemita? E quando mai; la Shoah? Una chiacchiera strumentale; Netanyahu, un esperto assassino; la condanna di Sakineh, un'invenzione... ha trovato legittimazione e quindi il migliore scudo. A casa sua Ahmadinejd fronteggia una situazione in cui il fronte dello scontro si è spostato fra i duri prima uniti contro la richiesta di democrazia della piazza. Adesso che Khamenei pensa che la macchina repressiva abbia vinto, si è schierato contro Ahmadinejad alla testa di clerici e bazaar impoveriti, mentre Ahmadinejad punta su esercito e Guardie della Rivoluzione e sulla fama di stratega che porterà l'Iran alla leadership dell'islam e alla vittoria sugli infedeli. Mentre predicava il suo credo all'Onu, la commissione delle Nazioni Unite incaricata di giudicare l'episodio della flottiglia turca diretta a Gaza, condannava Israele giudicando, mentre tutto il mondo ormai sa che si è trattato di un agguato estremista, che abbia abusato di tutti i diritti possibili. Soprattutto di quello di voler vivere.

(il Giornale, 24 settembre 2010)

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Obama parla col tiranno. E quello esce dall'aula


di Carlo Panella

Debole, debolissimo e confuso, molto confuso: questa è l'impressione che ha dato a ieri Obama nel suo secondo discorso annuale all'assemblea generale dell'Onu. Fatta la tara delle frasi di circostanza e del cauto ottimismo nei confronti della trattativa tra Israele e la Anp di Abu Mazen e di un velato rimprovero ai paesi arabi che non lo sostengono con chiarezza, nonostante le loro roboanti attestazioni di solidarietà con la causa palestinese, il baricentro politico del suo discorso è stato l'ennesimo, perdente, appello all'Iran a riprendere la strada della trattativa. Appello, accompagnato da una premessa di frontale e inopportuna polemica con George W. Bush che è suonato anche come una riassicurazione irresponsabile per gli ayatollah: «Non ci devono essere equivoci: il successo della democrazia nel mondo non può giungere perché viene imposto dagli Stati Uniti. Deve venire perché i cittadini chiedono di avere voce in capitolo su come sono governati». Dunque, gli ayatollah e i Pasdaran non devono temere che Obama faccia loro fare la fine di Saddam Hussein, qualsiasi cosa facciano. Non solo, per ingraziarsi i dirigenti di Teheran e riallacciare con loro il dialogo, Obama ha sfiorato il ridicolo quando ha elencato le tirannie del mondo: «La tirannia è ancora tra di noi, si manifesta nei talebani che uccidono le ragazze che cercano di andare a scuola, nel regime Nord Coreano che rende schiavo il suo popolo, o nei gruppi armati che nel Congo-Kinshasa usano lo stupro come arma di guerra». E le centinaia di morti falciati nelle strade dalla tirannia di Teheran, e le decine e decine di oppositori che sono stati e saranno impiccati a Evin e nelle carceri iraniane perché "Mohareb", "Nemici di Dio"? Per Obama non esistono. Per Obama quella iraniana non è una tirannia da esecrare (ridicolmente, se non fosse tragicamente, ha citato bande di sciagurati del Congo, pur di non parlare dei Pasdaran), perché ha deciso di ignorare le ragioni degli oppositori iraniani, pur di tenere accesa la sua immotivata speranza di chiudere un accordo con l'Iran sul nucleare. Obama ha tenuto fermo il timone nei confronti dell'Iran solo nel ribadire la volontà di difendere l'esistenza dello Stato di Israele. Poco, molto poco, a fronte di una posizione iraniana di arrogante sfida diretta proprio contro gli Usa e personalmente contro di lui. Poco prima del discorso di Obama, infatti, Ahmadinejad è arrivato al punto di porre condizioni beffarde per riprendere le trattative: Usa e Onu devono prima condannare l'arsenale nucleare israeliano. Solo nel caso adempiano a questa condizione umiliante (Israele, come Pakistan e India non ha formato il Trattato di non Proliferazione che l'Iran invece ha firmato), Teheran si degnerebbe di risedersi al tavolo per trattare. Ma Obama ha fatto finta di non sentire, prigioniero di schemi buonisti, di velleità pacifiste, e soprattutto di una analisi e valutazione assolutamente sbagliata dei pericoli del fondamentalismo islamico (da lui negati e ristretti solo alle "bande di terroristi), che gli stanno facendo sbagliare in toto strategia in Iraq, come in Afghanistan, in polemica ormai frontale con tutto il quadro dirigente delle forze armate Usa (che ormai lo considera una sciagura nazionale) a iniziare dal mitico generale David H. Petraeus, come ha rivelato Bob Woodward, il mitico giornalista del Watergate, in un suo esplosivo libro.

(Libero, 24 settembre 2010)

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Archivio di Stato di Forlì
domenica 3 ottobre 2010

Perché "Stelle gialle a Forlì"

Per l'iniziativa "DOMENICA DI CARTA: biblioteche e archivi si raccontano", promossa dal Ministero per i beni culturali, l'Archivio di Stato di Forlì ha allestito la mostra "Stelle gialle a Forlì: storie di perseguitati ebrei", a cura di Franco D'Emilio.

Con l'esposizione di documenti estratti dal Gabinetto Riservato della Prefettura di Forlì, Persecuzione antiebraica, si vuole così testimoniare come anche in questa città furono vissuti i diversi momenti, difficili e tragici, applicativi delle ignobili leggi per la difesa della razza: il censimento degli ebrei, la confisca dei loro beni, la loro esclusione dalla vita sociale ed economica, infine il lavoro coatto, la deportazione, gli eccidi.

I documenti relativi a questo pesante passato della storia contemporanea non sono molti, costituiscono appena 3 buste, pur se cospicue e più che sufficienti a compiere il viaggio nella memoria della persecuzione razziale a Forlì.
Si tratta di materiale archivistico ancora poco noto perché limitatamente consultato.

Sono carte che ripropongono storie di ebrei forlivesi che, non dimentichiamolo, erano innanzitutto italiani con famiglia, affetti, un lavoro e diversi interessi personali.
Una vergognosa legge razziale cancellò i diritti di questi nostri concittadini, relegandoli nell'angolo della discriminazione, spesso del pubblico ludibrio.
Questo accadde anche a Forlì.
Sempre a Forlì non mancarono collaborazionisti, delatori e zelanti servitori dello Stato: tutti a caccia di ebrei.
La memoria di questo passato rappresenta per la nostra città un dovere morale e civile, solo così si contrasta quella tendenza che rimuove la "storia più scomoda", scolorandone gli avvenimenti fino a confonderli con altri nel pozzo delle tante vicende umane.

- Chi sopprime un'anima è come se sopprimesse il mondo intero - affermano i Grandi Maestri ebrei.
Ciò significa che ogni Ban o Sonnino o Saralvo, così come ogni altro ebreo forlivese perseguitato, deve considerarsi un mondo a parte che ancora oggi pretende la sua storia, la descrizione dei torti e delle sofferenze subiti.
Proprio questo l'intento della mostra "Stelle gialle a Forlì": ricordare tante anime, tanti mondi caduti nella rete delittuosa di chi senza anima e mondo.

Info: as-fo@beniculturali.it
        franco.demilio@beniculturali.it
        liliana.vivoli@beniculturali.it

tel. 0543 31217
fax 0543 31678

0rario di apertura: domenica 3 ottobre, ore 9-20, ingresso gratuito, senza prenotazione.

(Archivio di Stato di Forlì, 24 settembre 2010)

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Gerusalemme, la polizia limita l’accesso alla spianata delle moschee

GERUSALEMME, 24 set. - La polizia israeliana ha imposto per oggi il divieto di accesso alla spianata delle moschee, a Gerusalemme, per tutti i fedeli musulmani di sesso maschile con meno di 50 anni, temendo nuovi disordini in occasione della preghiera del venerdì: lo ha annunciato la radio pubblica dello Stato ebraico. La polizia, messa in stato di allerta, teme manifestazioni violente nella parte orientale della città, in reazione alla morte mercoledì di un palestinese, ucciso da un agente israeliano assegnato alla sicurezza dei coloni ebrei in un quartiere arabo. Questa misura si aggiunge al divieto imposto ai palestinesi della Cisgiordania a recarsi a Gerusalemme Est o in qualsiasi altra parte del territorio israeliano. Tutti i valichi di passaggio dalla Cisgiordania verso Israele sono stati chiusi martedì a mezzanotte e lo rimarranno fino al 30 settembre alla stessa ora.

(Apcom, 24 settembre 2010)

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Giffoni Valle Piana - Una via intitolata all'ultimo questore di Fiume, Giovanni Palatucci

La città di Giffoni Valle Piana (SA) rende omaggio all'ultimo questore di Fiume e medaglia d'oro al valor civile, Giovanni Palatucci (Montella, 31 maggio 1909 - Dachau, 10 febbraio 1945). L'amministrazione comunale del Sindaco Paolo Russomando ha deliberato di intitolare una strada di nuova costruzione, in località Feltrinelli, all'eroe e martire che sacrificò la sua giovane vita per salvare dalla deportazione, durante la Seconda guerra mondiale, migliaia di ebrei e cittadini perseguitati dal regime nazista.
La cerimonia di intitolazione si terrà sabato 25 settembre a partire dalle ore 18,30.
Il programma prevede lo scoprimento della targa di intitolazione, da parte del Sindaco Paolo Russomando e, a seguire, la santa benedizione che sarà impartita da Monsignor Antonio Tedesco, originario di Giffoni, presidente del Centro Pastorale pellegrini di lingua tedesca di Roma. Al termine della cerimonia di apertura di "via Giovanni Palatucci" si terrà il concerto di musica tradizionale "Klezmer" e "Yiddis" dell'orchestra "Knorrband" presso il convento San Francesco, che suonerà brani della più importante espressione musicale delle comunità ebraiche in Europa.
Breve Biografia. Giovanni Palatucci fu assegnato alla questura di Fiume nel 1937 e assegnato all'ufficio stranieri, incarico che lo portò a diretto contatto con le condizioni degli Ebrei. Quando nel giugno del 1940 gli israeliti di Fiume e dintorni furono arrestati, Palatucci, cattolico di profonda fede, invio gli ebrei al campo di concentramento di Campagna (Salerno), affidandoli alla protezione dello zio vescovo S.E. Giuseppe Maria Palatucci, Vescovo di Campagna. Secondo quanto riferito alla prima conferenza mondiale ebraica del 1945, l'ultimo questore di Fiume salvò oltre cinquemila ebrei. Morì a 36 anni per le sevizie e le persecuzioni che gli furono inflitte nel campo di concentramento di Dachau.

(Salernonotizie.it, 24 settembre 2010)

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La Russia non venderà missili all'Iran utili a proteggere il programma nucelare

   
E' scritto nero su bianco nel decreto firmato dal presidente russo Dmitri Medvedev che vieta la fornitura all'Iran di questo tipo di sistemi missilistici oltre che di carri armati, aerei e altri tipi di armamenti russi.
Il decreto segue le misure adottate dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu del 9 giugno 2010, che ha vietato la vendita di armi pesanti all'Iran.
Gli Stati Uniti, che insieme a Israele hanno a lungo premuto sul governo russo per una misura del genere, hanno accolto con soddisfazione la decisione.
Il sistema missilistico S-300 è visto come particolarmente preoccupante dalla comunità internazionale che teme che possa servire a proteggere siti in cui si svolge il programma nucleare iraniano. Programma che ancora si teme possa servire alla produzione di una bomba nucleare.

(euronews, 23 settembre 2010)

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Onu: Israele assente per festa ebraica

Risolto il giallo diplomatico delle sedie israeliane vuote all'Onu: secondo un portavoce della Rappresentanza Usa all'Onu, Marc Kornblau, l'assenza della delegazione israeliana durante il discorso del presidente Usa Barack Obama all'Assemblea Generale Onu è da legare alla festa ebraica di Sukkot, che proibisce, per gli ebrei più osservanti, qualsiasi attività ufficiale.

(L'Unione Sarda, 23 settembre 2010)

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Presto in Israele la più grande wind farm del Medio Oriente

Il quotidiano israeliano Globes ha annunciato che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe firmato un decreto per fare diventare di "interesse nazionale" la costruzione di un mega impianto eolico da 155 MW sulle alture del Golan.

La rivoluzione verde di Israele era iniziata, qualche mese fa, con il sostegno statale ai progetti di produzione energetica da fonte solare ma ora il piccolo stato, protagonista da decenni di aspre dispute e cruenti conflitti, prova a seguire anche un'altra strada: quella del vento. Israele si candida infatti a diventare il Paese che ospiterà la più grande wind farm del Medio Oriente. La notizia, già annnuciata nella scorsa primavera, è stata pubblicata dal quotidiano israeliano Globes che ha riferito come l'impianto, che dovrebbe sorgere entro il 2012 sulle alture del Golan al confine con la Siria, dovrebbe essere dotato di 70 turbine giganti. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, secondo quanto riportato dal quotidiano, avrebbe già firmato un decreto grazie al quale il progetto dell'azienda pubblica Multimatrix sarebbe diventato un progetto di "interesse nazionale".
Il mega parco eolico dovrebbe sorgere in una località tra Massadeh e Majdal Shams e si stima che l'investimento necessario alla sua realizzazione sia pari a circa 400 milioni di dollari. L'impianto verrà costruito grazie alla collaborazione tra il gigante americano AES Corp e la Multimatrix e AES ha già fatto sapere di aver reperito tutti i fondi necessari a promuovere il progetto, potendo contrare su un utile pari alla metà dei profitti derivanti dalla produzione di energia pulita. Le turbine che verranno istallare nella parte nord delle alture del Golan avranno una capacità di generazione di circa 155MW. Grandi anche i profitti che dovrebbero derivare ogni anno dalla vendita di energia alla Israel Electric Corporation: secondo l'azionista di maggioranza e CEO di Multimatrix, Uri Omid, le vendite annuali frutterebbero circa 70 milioni di dollari.
La costruzione dell'impianto inizierà entro sei mesi ma in attesa della posa della prima pietra Multimatrix e AES cercheranno di ottenere l'approvazione da parte dell'esercito per istallare turbine anche più grandi che sarebbero in grado di portare la capacità totale dell'impianto eolico fino a circa 200 MW. La costruzione della wind farm sarà comunque relativamente breve, dal momento che si stima di poter istallare una nuova turbina ogni tre giorni in modo tale da rendere operativo il parco eolico entro e non oltre la seconda metà del 2012. Gli azionisti di maggioranza avrebbero già rivelato di essere in trattative con la General Electric e una società della Corea del Sud per concedere l'appalto sulle turbine.

(Rinnovabili.it, 23 settembre 2010)

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La Sinagoga di Siena partecipa alle Giornate Europee del Patrimonio

La Sinagoga e il Museo Ebraico di Firenze e la Sinagoga di Siena partecipano alle celebrazioni delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP) domenica 26 settembre 2010. Per l'occasione saranno aperte gratuitamente dalle ore 10.00 alle ore 12.00 con visite guidate in italiano e in inglese.
Informazioni e prenotazioni: Sigma CSC, tel. 055 2346654, fax 055 244145, itinerariebraici@cscsigma.it

(SienaFree.it, 23 settembre 2010)

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54,3% dei palestinesi favorevoli a colloqui pace

GERUSALEMME, 23 set - La maggior parte dei palestinesi appoggia la decisione di rinnovare i colloqui di pace con Israele ed e' contraria a un nuovo conflitto armato.
Lo rivela un sondaggio del Jerusalem Media and Communications Centre (JMCC).
Secondo l'istituto, il 54,3% dei palestinesi ritiene che la decisione di rilanciare i negoziati ''serva l'interesse del popolo palestinese'', mentre solo il 34% la ritiene dannosa.
Lo stesso sondaggio ha dimostrato che il 59, 4% dei palestinesi si oppone a ''un'operazione militare contro obiettivi israeliani'', e che solo il 30,3% della popolazione la caldeggia.
In ogni caso, il pessimismo riguardo al progresso dei colloqui di pace rimane alto. Il 55,7% dell'opinione pubblica ritiene che ''non ci saranno cambiamenti significativi dello status quo'' come risultato dei negoziati.

(ASCA, 23 settembre 2010)

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Sassaiola a Gerusalemme e interviene l'esercito. Parlare di pace diventa difficile

di Angelo Pezzana

Gli ingredienti sono i soliti. Un funerale che diventa occasione di disordini, mille persone che inneggiano al defunto, poi dalle grida si passa alla violenza: tre poliziotti e dieci civili feriti, tre autobus dati alle fiamme e macchine della polizia distrutte, mentre parte dei facinorosi salivano sul Monte del tempio e si barricavano nella moschea al-Aqsa. Otto sono stati arrestati sulla spianata, altri in città vecchia. È successo ieri a Gerusalemme est, al funerale di Samar Sarchan, un 32nne dalla fedina penale pesante, ucciso lo scorso venerdì dopo che aveva aggredito durante una protesta una guardia addetta alla sicurezza nel quartiere orientale di Silwan. La guardia era in macchina, circondato da lanciatori di grosse pietre, e sentendosi in pericolo di vita ha sparato. A nulla erano serviti gas lacrimogeni e pallottole di gomma.. Ci si chiede, in un momento nel quale i colloqui israelo-palestinesi procedono in mezzo a mille difficoltà, qual è l'origine e a chi interessa l'insorgere di manifestazioni che sanno più di intifada che non di pacifica protesta. Certamente non a Israele, che sembra, man mano che affiorano le difficoltà di sempre, ad essere rimasto l'unico a volere lo Stato palestinese. Abu Mazen, se sorride e stringe mani a Washington, rientrato a Ramallah sembra capace soltanto di fare l'arrogante, alzando i toni della polemica. «Israele è libero di chiamarsi come vuole, anche Impero Sionista», ha dichiarato, rifiutando per l'ennesima volta di riconoscerne l'ebraicità. Fa il gradasso per dare l'impressione di essere un duro, è vero che con Obama ha promesso di voler fare la pace con lo Stato ebraico, ma di fronte ai suoi i toni sono diversi. Questo atteggiamento rivela soltanto la sua estrema debolezza, al punto che ormai è opinione di molti osservatori, non solo israeliani, che la fine politica di Abu Mazen sia prossima. Non farà nessun accordo con Israele, viste le condizioni che continua a porre, per cui non sarà certo Netanyahu a concedere più di quanto aveva già promesso Olmert, offerta peraltro anche allora rifiutata dall'Anp. La sua immagine non è migliore nei territori che amministra. Un sondaggio a cura dell'Anp, svolto la scorsa settimana alla An-Najah National University, fra studenti diciottenni, residenti in Giudea, Samaria e Gaza ha rivelato che soltanto il 52.5 % vuole uno Stato palestinese entro i confini del '67, mentre il 43.6% è contrario. Una larga maggioranza (62.9%)è poi contraria a qualunque scambio di territori, l'unica strada che può portare ad un accordo fra le parti. Con questa aria in casa, e con lo spettro di Hamas nel proprio futuro, è ovvio che Abu Mazen la tiri per le lunghe, e che metta ostacoli per giustificare i no. E Israele? Proseguirà nella sua politica di aiuto verso l'economia palestinese, nella speranza che i suoi vicini si rendano conto che solo attraverso la creazione di uno Stato pacifico e smilitarizzato, e dopo accordi condivisi, potranno ottenere l'indipendenza. Purtroppo i disordini di ieri indicano tutt'altro.

(Informazione Corretta, 23 settembre 2010)

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Il primo ministro palestinese non vuol sentir parlare di ''due popoli''

Il primo ministro dell'Autorità Palestinese Salam Fayyad ha abbandonato furibondo un incontro del Comitato di Collegamento Ad Hoc delle Nazioni Unite in corso martedì a New York, ed ha annullato la prevista conferenza stampa con il vice ministro degli esteri israeliano Daniel Ayalon che avrebbe dovuto fare seguito all'incontro, dopo che Ayalon si era rifiutato di approvare una sintesi della riunione che parlava di "due stati" ma non comprendeva le parole "due stati per due popoli".
"Quello che ho detto - ha spiegato Ayalon al Jerusalem Post in un'intervista telefonica - è che, se i palestinesi non sono disposti a parlare di due stati per due popoli, per non dire poi di Israele come di uno stato ebraico, allora non c'è nulla di cui parlare. Ho anche detto che se i palestinesi, alla fine del processo, puntano ad avere uno stato palestinese e uno stato bi-nazionale, sappiano che questo non avverrà"....

(israel.net, 23 settembre 2010)

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Bill Clinton: gli immigrati russi in Israele un ostacolo per la pace

Dichiarazioni ex presidente americano scatenano subito polemica

NEW YORK, 22 set. - L'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton ha detto che la popolazione di immigrati in Israele dalla Russia è un ostacolo alla pace con i palestinesi, scatenando immediatamente polemiche nella comunità di immigrati russi dello Stato Ebraico.
"Un numero crescente di giovani nell'esercito israeliano sono figli di russi e di coloni, le persone più fortemente contrarie ad una suddivisione del territorio. Questo presenta uno straordinario problema", ha detto Clinton ieri durante una tavola rotonda con la stampa a New York. "E' un'altra Israele. Il sedici per cento degli israeliani parla russo".
Come riportato dalla rivista Foreign Policy, Clinton ha detto che gli immigrati russi sono i meno interessati tra gli israeliani ad un accordo di pace con i palestinesi. "Sono appena arrivati là, è il loro paese, si sono impegnati a costruirsi un futuro là", ha detto, "Non possono immaginare nessuna rivendicazione storica o di altro tipo che possa giustificarne la divisione".
Yisrael Beiten, il partito di ultra destra formato principalmente da immigrati russi, oggi ha condannato le dichiarazioni di Clinton. "Il popolo di Israele è uno solo, e gli immigrati russi, come gli altri cittadini di Israele, aspirano ad una vera pace basata sul riconoscimento di Israele come lo stato nazione per il popolo ebraico", ha dichiarato il partito.

(Apcom, 23 settembre 2010)

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Israele: nel quartiere ultraortodosso di Mea Shearim

di Roberto Barducci

GERUSALEMME - In Israele, tutto il mese di Settembre è contraddistinto da feste. Rosh Hashana (Capodanno ebraico), Yom Kippur (giorno dell'espiazione) e a fine mese otto giorni di Sukkot (festa delle capanne).
Il giorno di Yom Kippur è però la ricorrenza che più affascina coloro che visitano la Terra Santa. La popolazione digiuna per un intero giorno. Il traffico si ferma e per le strade circolano solo sporadici taxi di arabi, mentre ebrei vestiti di bianco si affrettano a piedi verso le sinagoghe per chiedere a Dio la remissione dei loro peccati.
Il quartiere ultraortodosso di Gerusalemme, Mea Shearim, è però in questo giorno sacro si può fare un salto nel passato e percepire la solennità della preghiera. Il quartiere è abitato dai cosiddetti Haredi, che praticano una forma molto conservatrice dell'ebraismo ortodosso e si reputano i veri eredi della tradizione religiosa. Sono ferocemente contrari alla modernità della quale accettano pochissime cose, come l'elettricità, ma ne rifiutano altre come il computer, il cinema, le macchine fotografiche e qualsiasi cosa minacci di portarli fuori da quella che considerano essere la retta via.
All'entrata del quartiere, appaiono dei cartelloni che invitano i visitatori (o meglio le visitatrici) ad adottare un abbigliamento consono o "non immodesto" e si precisa che le camice devono esser chiuse al collo, maniche lunghe, gonne lunghe, niente pantaloni o abiti attillati. Qui infatti si fanno valere regole imposte dalla comunità e non dallo Stato.
I muri delle strade inoltre sono ricoperti di "pashkeviln", manifesti murali in bianco e nero che esortano gli abitanti del quartiere a comportarsi in aderenza all'ortodossia. Un cartello di questi se la prendeva con la compagnia dell'elettricità. Un'altro inveiva contro le parrucche: le donne Haredi sono infatti tenute a tagliarsi i capelli a zero per non indurre l'uomo in tentazione, ma rimediano a ciò mettendosi delle costose parrucche. Un altro poster invece metteva in guardia contro il fatto che il giorno seguente ci sarebbe stato un mercato per la festività del Sukkot e si invitavano pertanto i fedeli ad un comportamento scevro da tentazioni, in quanto uomini e donne sarebbero venuti a contatto. Dopotutto è proprio dai Haredi che è nata la pretesa di separare i sessi sugli autobus pubblici: gli uomini davanti e le donne dietro, richiesta che ha provocato l'irata reazione del resto della popolazione laica israeliana.
Quello che colpisce del quartiere sono però i bambini piccoli che giocano soli per le strade poco curate, vestiti anche d'estate a maniche lunghe. E le bambine con le calze bianche, si prendono cura dei fratellini di poco più piccoli di loro. Le donne sposate con i volti pallidi hanno i capelli coperti da dei foulard, mentre gli uomini vestiti di nero passano il tempo a studiare la Bibbia.
In Israele, si dice che gli Haredim passino più tempo a studiare religione di qualsiasi altro gruppo umano nella storia dell'Uomo. Il sessanta per cento di loro infatti non ha un lavoro regolare e si mantiene grazie ai sussidi dal governo. Sono inoltre anche molto prolifici e questo li rende il gruppo ebraico con il maggiore tasso di crescita demografica.
Ciò che contraddistingue i Haredi è comunque la loro posizione contro l'idea sionista di uno Stato israeliano. Per le strade di Mea Shearim infatti si leggono cartelloni del tipo: "Abbasso il Sionismo". Il motivo principale di questo rifiuto è che per loro l'indipendenza politica degli ebrei deve essere ottenuta soltanto attraverso l'intervento divino con l'arrivo del Messia. Ogni tentativo di forzare la storia viene considerato blasfemo. I Haredi sono quindi esonerati dal servizio militare, ma non per questo rinunciano a partecipare alla vita politica, anche per continuare a ricevere i sussidi. Il partito in cui maggiormente si identificano è lo Shas, parte dell'attuale coalizione di governo.
Verso le sei del pomeriggio, mentre attraverso Mea Shearim, lo Yom Kippur sta volgendo al termine. Dall'interno delle sinagoghe le preghiere stanno raggiungendo il loro culmine. Dalle sinagoghe si sente invocare perdono al Signore, tra urla straziianti di uomini e pianti. Qualcuno prega sulla strada antistante alla sinagoga, e scorgo donne con le lacrime agli occhi.
Ancora un centinaio di metri e la strada di Mea Shearim termina. Mi ritrovo accanto all'ospedale italiano con la sua torre, ispirata a quella di Arnolfo di Palazzo Vecchio a Firenze, opera terminata nel 1917 su progetto dell'architetto Antonio Barluzzi. Vedo poi degli etiopi ebrei con pantolici corti e dei turisti americani. Mi ricordo così una volta di più quante culture vivano qui a Gerusalemme, l'una accanto all'altra, spesso però senza comprendersi.

(Agenzia Radicale, 23 settembre 2010)

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Il T4 di Gioia Tauro per Hamas o Hezbollah

"Gioia Tauro era soltanto una tappa" nel viaggio dell'esplosivo, ha confermato il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona. E sarebbe stato proprio un servizio straniero (si parla dell'intelligence israeliana) a fornire ai nostri 007 il nome della nave su cui era imbarcato il container diretto in Siria.

REGGIO CALABRIA, 22-09-2010 - Non era destinato alle cosche della 'Ndrangheta ma, molto piu' probabilmente, sarebbe dovuto finire nelle mani di Hezbollah o di Hamas, per alimentare lo scontro con Israele.
A 24 ore dalla scoperta delle sette tonnellate di esplosivo T4 rinvenute all'interno di un container nel porto di Gioia Tauro (la prima segnalazione dell'intelligence sarebbe della fine di agosto) emergono nuovi particolari su quello che puo' essere considerato uno dei piu' importanti sequestri mai realizzati in Italia.

Tappa intermedia
"Gioia Tauro era soltanto una tappa" nel viaggio dell'esplosivo, ha confermato il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, incontrando i giornalisti per illustrare i particolari dell'operazione congiunta tra la Squadra Mobile di Reggio Calabria e la Guardia di Finanza.
Resta pero' ancora da chiarire il percorso della nave attraverso i mari di mezz'Europa, dopo essere partita - si apprende da fonti qualificate - il 6 agosto dal porto di Bandar Abbas, in Iran, con il carico di esplosivo. E soprattutto a quale scopo quel carico doveva arrivare in una zona cosi' calda del Medio Oriente quale e' la Siria.

Intelligence israeliana?
E sarebbe stato proprio un servizio straniero (si parla dell'intelligence israeliana) a fornire ai nostri 007 il nome della nave su cui era imbarcato il container pieno di esplosivo. I contatti hanno inoltre gia' permesso di avere un primo quadro della situazione: il T4 sarebbe dovuto arrivare nel porto siriano di Latakia e da li' partire per la destinazione finale: molto probabilmente il sud del Libano o, forse, la striscia di Gaza.
L'indagine punta a capire se quello di Gioia Tauro era l'unico container in giro per il Mediterraneo carico di T4 o se ve ne siano altri pronti a partire per la destinazione finale o gia' in viaggio. Come avviene per i grossi quantitativi di droga - fanno notare le fonti - anche nel caso di spedizioni di armi non e' solo uno il carico che viene inviato.

Frattini da Clinton
Che si tratti di un sequestro dai contorni ancora tutti da chiarire, cosi' come e' invece evidente la 'fibrillazione' che l'esplosivo ha provocato negli apparati di sicurezza dei paesi occidentali, lo conferma anche il fatto che il ministro degli Esteri Franco Frattini ne ha parlato direttamente con il segretario di Stato americano Hillary Clinton. "E' un ritrovamento di grandissima importanza - ha sottolineato, confermando la collaborazione delle intelligence di altri paesi - che rimette la lotta al terrorismo al centro della collaborazione transatlantica" tra Ue ed Usa.

Latte in polvere
Nel corso della conferenza stampa e' stato ribadito che l'esplosivo era mischiato ad un grande quantitativo di latte in polvere, trasportato dalla nave denominata "Finland", del gruppo armatoriale italo-svizzero Msc e battente bandiera liberiana. Gli inquirenti hanno inoltre sottolineato che prima di arrivare in Italia, la nave ha fatto scalo in un importante porto del mare del Nord, escludendo che la "Finland" sia giunta nel Mediterraneo direttamente dall'Iran.
A Gioia Tauro, la "Finland" ha soltanto depositato un gruppo di container, che dovevano essere smistati successivamente in vari porti del Mediterraneo tra cui uno siriano. Escluso invece, almeno al momento, un coinvolgimento della 'Ndrangheta. "Crediamo che l'enorme quantita' di esplosivo - ha detto Casabona - non potesse servire ai disegni criminali di cosche locali della 'ndrangheta. La quantita' veramente impressionante che abbiamo sequestrato lascia pensare che i destinatari possano essere grandi organizzazioni criminali internazionali e forse legate a movimenti terroristici".

(RaiNews24, 23 settembre 2010)

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La tregua quotidiana in fila al supermercato

Arabi ed ebrei, shopping senza rivolgersi la parola

di Paola Caridi

GERUSALEMME - Il supermercato sta per chiudere. Siete pregati di affrettarvi alle casse». Primo pomeriggio di ieri. Vigilia di Sukkot, lontano dai lacrimogeni e dalle pietre di Silwan. Il Mega, il più famoso supermercato-mall del quartiere commerciale di Talpyot sta per chiudere i battenti. La parte ebraica di Gerusalemme è piena di capanne per ricordare l'esodo dopo la fuga dall'Egitto, montate su balconi, giardinetti, marciapiedi e parcheggi. Al Mega va in onda la spesa dell'ultimo minuto, nel supermercato più laico e popolare di Gerusalemme ovest. Dove tutti, israeliani e palestinesi, condividono scaffali e file alla cassa. I prezzi sono concorrenziali, le offerte paghi 2 e prendi 3 allettanti (pasta Barilla compresa), la scelta abbondante. E poi a Talpyot c'è tutto, dal Brico formato israeliano ai mobilifici, dalle concessionarie sino all'ufficio per la revisione dei veicoli....

(La Stampa, 23 settembre 2010)

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Gerusalemme, blitz israeliano nella Spianata delle Moschee

La polizia ha cercato di sedare la protesta dei palestinesi insorti dopo l'uccisione di un manifestante

Blitz della polizia israeliana nella Spianata delle Moschee a Gerusalemme est. Le forze dell'ordine sono intervenute in risposta ai ripetuti lanci di sassi da parte di alcuni manifestanti palestinesi, insorti dopo l'uccisione di un palestinese da parte di una guardia israeliana. Centinaia di partecipanti al funerale del 32enne assassinato hanno lanciato pietre contro le forze di sicurezza, incendiato un'auto della polizia e distrutto tre autobus.
Secondo un portavoce della polizia, gli agenti non sarebbero però entrati nella moschea di Al Aqsa, dove si sono rifugiati i manifestanti. Nello scontro tra poliziotti e palestinesi sarebbero rimaste ferite almeno dodici persone.
A Silwan, un'area a ridosso della sezione meridionale delle mura della Città Vecchia, vi sono forti tensioni fra 300 coloni israeliani e i 55mila residenti palestinesi. Forze di polizia israeliane sono state dispiegate nell'area degli scontri e vicino al Muro del Pianto, per evitare ulteriori disordini in coincidenza con la festività ebraica di Sukkot.

(Libero-news.it, 22 settembre 2010)

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(euronews, 22 settembre 2010)

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Gerusalemme, blitz israeliano nella Spianata delle Mosche

La polizia ha cercato di sedare la protesta dei palestinesi insorti dopo l'uccisione di un manifestante

Blitz della polizia israeliana nella Spianata delle Moschee a Gerusalemme est. Le forze dell'ordine sono intervenute in risposta ai ripetuti lanci di sassi da parte di alcuni manifestanti palestinesi, insorti dopo l'uccisione di un palestinese da parte di una guardia israeliano. Centinaia di partecipanti al funerale del 32enne assassinato hanno lanciato pietre contro le forze di sicurezza, incendiato un'auto della polizia e distrutto tre autobus.
Secondo un portavoce della polizia, gli agenti non sarebbero però entrati nella moschea di Al Aqsa, dove si sono rifugiati i manifestanti. Nello scontro tra poliziotti e palestinesi sarebbero rimaste ferite almeno una dodici persone.
A Silwan, un'area a ridosso della sezione meridionale delle mura della Città Vecchia, vi sono forti tensioni fra 300 coloni israeliani e i 55mila residenti palestinesi. Forze di polizia israeliane sono state dispiegate nell'area degli scontri e vicino al Muro del Pianto, per evitare ulteriori disordini in coincidenza con la festività ebraica di Sukkot.

(Libero-news.it, 22 settembre 2010)

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Generale russo conferma il congelamento della vendita di missili all'Iran

MOSCA - La Russia non consegnerà i missili antiaerei S-300 all'Iran: lo ha riferito oggi un generale delle forze armate russe, confermando la decisione del governo di annullare l'accordo che aveva seriamente preoccupato Washington e Israele.
Secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa russe, il generale Nikolai Makarov ha detto che la consegna dei missili ad alta precisione violerebbe le sanzioni Onu contro l'Iran, che anche Mosca ha votato.
"E' stata presa la decisione di non fornire gli S-300 all'Iran, in quanto rientrano senza dubbio tra le sanzioni", ha detto Makarov secondo l'agenzia governativa Ria.
Dopo mesi di dichiarazioni contraddittorie del governo russo, si tratta della prima conferma da parte di un ufficiale del mancato accordo, che segna la crescente partecipazione di Mosca alle pressioni dell'occidente su Teheran per il suo programma nucleare.
Gli S-300 sono un sistema di difesa mobile, a lungo raggio, in grado di individuare, seguire e distruggere missili balistici e a lunga gittata o degli aerei. L'accordo di fornitura, annunciato da Teheran nel 2007, era stato al centro delle contrattazioni diplomatiche con la Russia e l'occidente, che temeva che i missili potessero essere usati per proteggere i siti nucleari da eventuali attacchi esterni.

(Reuters, 22 settembre 2010)

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Iran: missile in grado colpire Israele esibito durante parata a Teheran

Missile Sajjil
TEHERAN, 22 set. - Le autorita' iraniane hanno esibito il missile a lunga gittata Sajjil, in grado di colpire Israele, durante la parata militare che si e' svolta a Teheran in occasione del 30esimo anniversario dell'inizio della guerra Iran-Iraq. Il Sajjil, come riferisce il sito web della tv di Stato 'Irib', e' un missile alimentato con carburante solido capace di raggiungere un obiettivo a circa duemila chilometri di distanza.
Il nuovo missile e' stato testato a dicembre dall'Iran come deterrente contro un eventuale raid israeliano o degli Usa contro i siti nucleari iraniani.
Durante la parata le autorita' hanno presentato anche altre armi in dotazione all'esercito iraniano, come i missili Ghadr, Shahab-2 e Shahab-3, il Fateh di terza generazione e il Ghiam. Mostrato anche il fiore all'occhiello dei nuovi armamenti bellici iraniani, il drone Karar, in grado di sganciare missili esplosivi, ribattezzato dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad "ambasciatore di morte per i nemici dell'umanita'".

(Adnkronos, 22 settembre 2010)

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Gerusalemme nella top ten di Trip Advisor

Gerusalemme supera Londra, Instanbul e Venezia: gli utenti del sito di viaggi Trip Advisor l'hanno votata, inserendola tra le 10 top destinazioni al mondo per peculiarità e cultura. Questo riconoscimento arriva poche settimane dopo che Travel Leisure Magazine ha classificato Gerusalemme come la migliore città di tutto il Medio Oriente. Gerusalemme si è classificata settima dopo Firenze, seguita da Washington Dc, Roma, Parigi, Siem Reap e New York City.

(Travel, 22 settembre 2010)

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Approfondire Succot al Excelsior

Oltre 150 persone hanno riempito la sala dell'Hotel Excelsior a Roma per una giornata di studio dedicata alla festa di Succot. La giornata organizzata da Rav Itzchak Hazan di Chabad Lubavitch Roma ha visto susseguirsi diversi rabbini, professori e studiosi nella spiegazione della festa delle capanne.
Sono intervenuti in ordine cronologico: Vicky Mantin, Rav Itzchak Hazan, Rav Ronnie Canarutto, Prof. Gavriel Levi, Rav Gianfranco Di Segni, Prof. Yoav Dattilo, Rav Shalom Bahbout e Rav Shalom Hazan.
Gli argomenti hanno spaziato dal significato di Succot, il collegamento di Succot con l'acqua, perché non si celebra Succot nel mese di Nissan quando siamo usciti dall'Egitto, perchè viene chiamato anche il tempo della nostra gioia.

(Chabad.Italia, 22 settembre 2010)

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Flottiglia Gaza, inchiesta israeliana verso conclusione

Jacob Turkel
GERUSALEMME - E' prossima alla conclusione l'inchiesta aperta da Israele sul raid contro la flottiglia umanitaria diretta a Gaza, in cui sono morti a maggio nove attivisti turchi filo-palestinesi.
Lo ha detto oggi il responsabile delle indagini Jacob Turkel dopo che, nella notte, uno dei membri della commissione d'inchiesta è morto a 93 anni per arresto cardiaco.
Istituita in seguito allo sdegno internazionale per la vicenda, la commissione guidata da Turkel fornisce anche materiale per l'indagine condotta separatamente dalle Nazioni Unite.
Intervistato dalla radio dell'esercito israeliano, Turkel ha detto di non essere sicuro se rimpiazzare o meno il membro della commissione morto, l'ambasciatore in pensione Shabtai Rosennel.
Alla domanda se l'inchiesta fosse vicina alla conclusione Turkel, giudice della Corte Suprema in pensione, ha detto: "Sì, certo. Abbiamo acquisito la maggioranza delle testimonianze... Se ci saranno altre testimonianze, saranno comunque di importanza minore, e comunque non ne mancano tante".
Tra le persone che dovrebbero testimoniare anche Mahmut Tural, il capitano della nave Mavi Marmara dove gli attivisti sono stati uccisi dopo l'abbordaggio dei marines israeliani.
La Commissione Turkel include anche due osservatori stranieri ma le autorità turche l'hanno criticata considerandola di portata limitata. I turchi hanno chiesto le scuse e un risarcimento ad Israele, che si è rifiutata sostenendo che la marina ha agito per autodifesa.

(Reuters, 22 settembre 2010)

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Carpi, un convegno su Arti ed emozioni dalla cultura yiddish

CARPI (MO) - La cultura yiddish sbarca a Carpi con una giornata fitta di interventi e di musica. L'appuntamento è alle ore 10 all'ex Campo di concentramento di Fossoli, quando l'assessore alla Cultura del Comune di Carpi, Alessia Ferrari, e il presidente della Fondazione ex Campo Fossoli, Lorenzo Bertucelli, apriranno il convegno 'I progetti dell'uomo, il riso di Dio-Arti ed emozioni dalla cultura yiddish'.
Mara Dissegna, studiosa di Storia dell'ebraismo all'Università di Trento, modererà i lavori. Il primo a prendere la parola sarà Mauro Perani che parlerà di caratteri e testimonianza dell'arte askhenazita in Italia poi Valerio Marchetti con la cultura yiddish, Luca Baraldi analizzerà le forme dell'identità e della memoria nell'ebraismo contemporaneo, mentre Isabella Cairoli interverrà su educazione e umorismo nella cultura yiddish. Un piccolo spazio per il dibattito precederà la pausa pranzo. Relatori e pubblico siederanno fianco a fianco con la possibilità di approfondire le tematiche affrontate nel convegno. Alle ore 15, su prenotazione gratuita, si potrà seguire l'iniziativa Negli alberi e nei legni (azione poetica a cura di NAUTAI teatro), oppure visitare il Campo. La seconda sessione della giornata di incontri partirà alle 16 con la moderazione di Luca Baraldi, che presenterà Annamaria Morini ed Enzo Porta nell'esecuzione delle musiche di Daniel Galay. Raffaele Esposito affronterà il tema del cinema yiddish tra Polonia e Stati Uniti, prima dell'attesissima relazione di Moni Ovadia sulla reazione artistica ai drammi della memoria. Daniel Galay si occuperà invece di trattare la questione degli ashkenaziti con un intervento dal titolo Ashkenaz in the state of Israel. Consonance or dissonance?.
Il convegno si chiuderà alle ore 18.30 con la prima proiezione italiana del documentario (52 minuti) Der Luftmensch (L'uomo dell'aria) di Mariette Feltin. Alle ore 21.30 nel Palazzo dei Pio, Sala delle Vedute, avrà infine luogo lo spettacolo Golem - il servo di argilla, con le musiche di Daniel Galay e una lettura teatralizzata a cura di NAUTAI teatro. L'iniziativa è patrocinata dalla Fondazione ex Campo Fossoli, dal Comune di Carpi, da Leyvik House, dall'Ambasciata di Israele in Italia e dal Centro per la ricerca sull'Oriente e il Mediterraneo (Cromed), sezione del nord.
Per informazioni si può contattare la segreteria dell'evento: Fondazione Fossoli - fondazione.fossoli@carpidiem.it - tel. 059 688272, Daniela Diazzi - daniela.diazzi@cromed.it - cell. 3283112931

(Sassuolo 2000, 22 settembre 2010)

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Libano: sale la tensione tra Hariri e Hezbollah sulla sentenza del tribunale Onu

BEIRUT, 22 set - Il governo libanese invita i partiti alla calma e al dialogo, per evitare che si verifichino nuove violenze settarie a causa delle crescenti tensioni tra il primo ministro Saad Hariri e Hezbollah.
Le incomprensioni tra i due sono legate a un'inchiesta del tribunale delle Nazioni Unite sull'assassinio di Rafiq Hariri, padre di Saad, che e' morto nell'esplosione di una bomba nel 2005. Secondo il tribunale, Hezbollah sarebbe implicato nell'omicidio.
Il gruppo ha subito respinto le accuse, dicendo che non stara' a guardare mentre i suoi membri vengono incolpati, e che la sentenza del tribunale fa parte del complotto israeliano contro Hezbollah.
''Il governo insiste sulla necessita' di porre fine alla guerra mediatica per proteggere le istituzioni dello Stato e per riaprire il dialogo'', ha detto il ministro dell'Informazione Tarek Mitri.

(ASCA, 22 settembre 2010)

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Domenica festa di Sukkot

La Sinagoga di Casale Monferrato
CASALE MONFERRATO - Ma quante sono queste feste ebraiche? E' appena finito Kippur ed ecco che domenica 26 settembre in Sinagoga si celebrano una festa e un anniversario. Questa volta coinvolgendo tutta Casale in uno dei momenti più allegri del calendario.
In realtà le ricorrenze non sono più di quelle cattoliche, ma il fatto che alcune siano ripartite tra più giorni e che i mesi siano legati alla luna scandisce la vita di una comunità ebraica in modo pressochè continuo. Adesso è tempo di costruire la capanna nel cortile delle Api e festeggiare Sukkot. E' una delle più importanti ricorrenze dell'ebraismo: una giornata particolarmente gioiosa, che riunisce il tema religioso con gli elementi dell'agricoltura, ha origine nella Torah e ricorda le capanne dove il popolo d'Israele viveva durante l'esodo nel deserto, dopo la fuga dall'Egitto.
La capanna realizzata in occasione della ricorrenza, rappresenta una dimora temporanea, ha almeno 3 pareti e un tetto fatto di rami d'albero, attraverso il quale deve potersi vedere il cielo. Sukkot dura 7 giorni nei quali la Sukkà (capanna) è usata come minimo come luogo per pranzare. Deve essere costruita rispettando le precise regole precise: la Torah ordina agli ebrei di utilizzare, per la celebrazione della festa, quattro specie di vegetali: il "lulav", (un ramo di palma), l'"etrog" (un cedro), un ramo di mirto ed un ramo di salice. Il cedro viene impugnato separatamente.
Per conoscere le altre regole e le storie attorno a questo simbolo c'è una vera esperta che il pubblico casalese conosce bene: la dottoressa Vicky Acik. Studiosa di tradizioni ebraiche nata a New York da famiglia russa. Affabulatrice affascinante alle 17 condurrà il pubblico nei segreti di questa cerimonia.
La giornata di domenica però comincia prima: alle ore 15 con la celebrazione di un anniversario. Questo che si festeggia a Casale è importante: i 90 anni del Keren Hayesod (1920-2010) e per l'occasione la Comunità ospiterà una delegazione di questa storica associazione che compirà una visita guidata ai Musei del complesso ebraico.

KEREN HAYESOD, è una istituzione che ha costruito la storia di Israele ben prima della sua nascita. Nata per il finanziamento delle attività dell'organizzazione sionista, opera dal 1926 a Gerusalemme. Un'epoca e un luogo che evoca un'attività pionieristica nella colonizzazione di terre desertiche e in una politica che era fondata sull'economia e sulla speranza. L'immigrazione ebraica, i fondi per una agricoltura d'avanguardia le prime leggi, tutto è nato da lì tanto che molti delle funzioni dell'Agenzia sono passate poi direttamente allo stato di Israele alla sua costituzione. La funzione di Keren Hayesod però continua con lo stesso spirito delle sue origini.

Le attività della comunità ebraica proseguono domenica 3 ottobre alle ore 11,30 con la presentazione del Coro dei Ragazzi del Progetto Ghescer
Una formazione per i giovani dai 6 ai 17 anni di qualunque provenienza culturale, come modello di integrazione e di rispetto diretta e coordinata da Erica Patrucco. .
Alle
Ore 16,30 Gad Lerner incontra e presenta Daniela Dawan autrice de Non dite che il Tempo si dimentica (Marsilio editore).

Tutti gli incontri sono ad ingresso libero.
Per informazioni 0142 71807

(Il Monferrato, 22 settembre 2010)

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Paolo Giordano ed Erika Jong al Festival della Letteratura Ebraica

ROMA, 22 set. - A Roma, alla Casa dell'Architettura , si terra', dal 9 al 13 ottobre prossimi, la terza edizione del Festival Internazionale di Letteratura Ebraica curato da Ariela Piattelli, Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann che nasce dal desiderio di raccontare, attraverso la voce degli scrittori e dei libri, come l'ebraismo affronta e risponde ai quesiti piu' attuali che coinvolgono la nostra societa' all'alba del XXI secolo. Tra gli ospiti di questa edizione il cui tema e' il "confronto", Paolo Giordano, Riccardo Di Segni, Erika Jong, Yarona Pinhas.

(Adnkronos, 22 settembre 2010)

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New York ebraica, il concorso che celebra Sukkot

"Sukkah City, New York 2010" ha richiamato 600 architetti e designer da tutto il mondo

di Federica Sasso

  
Nei giorni scorsi Union Square ha ospitato dodici opere in legno, vetro, filo spinato e molto altro. Sono il frutto della "Sukkah City, New York 2010", un concorso internazionale che ha richiamato 600 architetti, designer e artisti di tutto il mondo, ognuno con il proprio concetto di sukkah, la capanna che gli ebrei osservanti costruiscono ogni anno durante la festa di Sukkot, in italiano e' la festa delle Capanne, per commemorare le strutture realizzate dagli ebrei durante l'esodo nel deserto. I dodici vincitori hanno ricevuto i fondi per realizzare le opere e sono stati selezionati da una giuria di prestigio composta da architetti e giornalisti del calibro di Ron Arad e Paul Goldberger. La sukkah piu' votata dai newyorkesi restera' esposta per tutta la settimana di Sukkot.
L'idea e' di Joshua Foer e Roger Bennett, giornalisti e membri di Reboot, associazione che riflette sull'identita' ebraica contemporanea a partire dalla citta' che ospita la piu' grande comunita' ebraica al mondo al di fuori di Israele. Roger Bennet, 39 anni, ha spiegato al quotidiano israeliano Haaretz che "la sukkah era una delle tradizioni piu' importanti custodite dagli ebrei americani, ma oggi solo una piccola minoranza la osserva". Il concorso nasce come occasione per riflettere sul significato della sukkah, perche' "la sua storia puo' essere biblica, ma i valori che racchiude hanno un senso anche per la nostra epoca".
La sukkah puo' essere costruita su un cammello. O su una barca. La sua forma deve invitare l'occhio a guardare in alto, verso il tetto e il cielo. E' sorretta da almeno tre muri, fatti di un materiale che non venga scosso dal vento. La notte, attraverso il tetto, si devono intravedere le stelle. Questi sono solo alcuni dei precetti che riguardano la sukkah.
La sukkah e' la casa di un popolo in cammino nel deserto, richiama il senso di non appartenenza a un luogo, ma di intimita'. Rappresenta la precarieta' della vita, e' composta di elementi naturali, fragili ma efficaci nell'offrire protezione. "Sukkah City, New York 2010" e' l'invito a riimmaginare la sukkah a partire dai suoi valori, riadattata alla nostra epoca nei materiali e nelle forme.
L'anno prossimo Sukkah City si allarghera' da New York ad altre citta' del mondo.

(America24, 21 settembre 2010)

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Allarme Usa, la prossima guerra di Israele con Hezbollah coinvolgerà Iran e Siria

Jeffrey White
La prossima guerra tra Israele e il movimento sciita libanese di Hezbollah si svolgerà su territorio israeliano, in gran parte del Libano, e coinvolgerà Iran e Siria. Lo scrive il veterano dell'Intelligence statunitense Jeffrey White in un'analisi pubblicata dal Washington Institute for Near East Policy, ritenendo che la prossima guerra tra Israele ed Hezbollah sarà la peggiore che lo Stato ebraico si troverà ad affrontare dal 1973.
Il prossimo conflitto non somiglierà a quello dell'estate del 2006 e le Forze di Difesa israeliane utilizzeranno i "Corpi libanesi' e cinque divisioni (la 162esima, 36esima, 98esima, 366esima e 319esima). Secondo la ricerca di White rilanciata dal sito del quotidiano "Haaretz", il conflitto interesserà gran parte del Libano e di Israele, probabilmente anche la Siria, e coinvolgerà l'Iran. Quello che l'analista si aspetta è un numero maggiore di operazioni militari, numerosi feriti tra combattenti e civili, oltre alla distruzione delle infrastrutture.
Nonostante gli sforzi americani, scrive il vereterano Usa, il successo del conflitto sarà deciso sul campo di battaglia. White sottolinea come Israele sia oggi meglio preparato ad affrontare uno scontro rispetto a quanto lo fosse nel 2006. L'obiettivo principale dell'esercito israeliano è quello di sconfiggere Hezbollah o comunque di modificarne gli equilibri, piuttosto che una 'vittoria finale'. Al centro della strategia militare israeliana ci saranno operazioni armate terra-aria-mare, con lo scopo di distruggere velocemente l'arsenale missilistico e di armi di Hezbollah, così come le forze di terra del gruppo nel sud del Libano e i centri di comando distribuiti nel Paese.
Israele cercherà di evitare un coinvolgimento della Siria nel conflitto, ma non esiterà ad attaccere le forze siriane e quelle iraniane nel caso in cui queste arrivino in aiuto di Hezbollah. Israele cercherà di dissuadere anche l'Iran a prendere parte al conflitto. Il piano di Hezbollah, secondo l'analista Usa, sarà invece quello di colpire il fronte interno di Israele con razzi e missili nel tentativo di evitare che le Forze di Difesa israeliane entrino in territorio libanese.
La forza aerea siriana, invece, tenterà di evitare l'ingresso di velivoli israeliani nello spazio aereo di Damasco e cercherà di intercettarli anche nel loro volo sul Libano. Se la Siria sarà coinvolta direttamente nei combattimenti, il suo impegno principale sarà quello di salvaguardare il regime di Bashar al-Assad e non di aiutare Hezbollah. L'impegno iraniano, invece, inizialmente si tradurrà nella fornitura di armi al movimento di Hasan Nasrallah e alla Siria, mentre in un secondo tempo Teheran invierà consulenti, tecnici e forze di combattimento per colpire obiettivi israeliani.
White dice di non avere alcuna certezza circa il coinvolgimento di Hamas nei combattimenti, soprattutto perché Israele potrebbe usare questo pretesto per rovesciare il governo del movimento islamico nella Striscia di Gaza. Questa, infatti, sarà occupata dalle forze israeliane, così come grandi porzioni del territorio libanese.
Secondo White, se Israele è determinato a usare la forza riuscirà, questa volta, a spezzare la potenza militare e politica di Hezbollah. Ne seguirà una Siria indebolita e un Iran ridimensionato nella regione per la caduta dell'alleato libanese. Il ruolo degli Stati Uniti nel conflitto, conclude l'analista, non dovrà essere quello di contenere Israele, ma di cercare di evitare un coinvolgimento iraniano.

(Affaritaliani, 21 settembre 2010)

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Bombardare l'Iran”. Non lo dicono a Washington, ma a Ryiad

di Dimitri Buffa

L'Iran con la bomba atomica? "L'opzione militare potrebbe essere quella giusta". Dove è la notizia? Che questa affermazione non promana da Washington o da Gerusalemme. Ma da Riyad, più precisamente da un editoriale del quotidiano del regime saudita, "Al Madina", che risale allo scorso 15 agosto e di cui in molti hanno fatto finta di non accorgersi per carità di patria.
Fatto sta che, così continuando l'andazzo, se un domani Israele bombardasse gli impianti nucleari di Teheran, lo potrebbe fare con l'avallo e il plauso della maggior parte dei Paesi arabi sunniti, moderati o meno che siano, esclusa solo la Siria.
L'Egitto recentemente ha invitato i Paesi arabi a dotarsi di bombe atomiche come deterrente anti iraniano e non più anti sionista, e su "Al Madina" invece si può leggere che "Teheran sta facendo salire di grado il suo conflitto con la comunità internazionale e, in questo caso, alcuni potrebbero considerare l'opzione militare come la migliore soluzione. Ritardare il ricorso a questa opzione può condurre ad un punto dove sarebbe impossibile praticarla - cioè qualora Teheran riuscisse a costruirsi una sua bomba."
Insomma si parla in terza persona ma si pensa in prima.
Ancora più significativo il fatto che questo editoriale non sia firmato, il che vuol dire che esprimerebbe il punto di vista del giornale, e il giornale, come la maggioranza di quelli che vengono stampati a quelle altitudini, non esprime di certo neanche un centimetro quadrato di opinione che non sia stata prima vagliata dalla corte di re Abdallah.
"Quello che preoccupa è che il reattore di Bushehr è più vicino ad alcune capitali del Golfo di quanto non lo sia alla stessa capitale iraniana, ed anche il fatto che sia molto vicino alle importanti rotte petrolifere che passano attraverso il Golfo Arabico - mettendo così in grande pericolo i paesi vicini, sia nel caso di un attacco che in quello di un'eventuale perdita di materiali radioattivi. Per di più, il reattore di Bushehr potrebbe diventare il sito dove Teheran svilupperà il suo arsenale nucleare che potrà poi usare come strumento per imporre delle richieste o esercitare pressioni nella regione. Questo è un sospetto che l'Iran non è riuscito ad allontanare finora".
Insomma più chiari di così si muore. O si bombarda. O si lascia bombardare qualcun altro al posto tuo.

(l'Opinione, 21 settembre 2010)

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Lezioni private vietate a Gaza, carcere e multe per gli istitutori

GAZA, 21 set. - Fino a due anni di carcere e il pagamento di una ammenda salata. Sono queste la sanzioni introdotte a Gaza con la legge numero 5 del 2010, che punisce una particolare categoria di 'criminali', ossia coloro che impartiscono 'lezioni private'. Il sottosegretario alla Pubblica istruzione del governo di Hamas nella Striscia di Gaza, Ziyad Thabit, ha ricordato a tutti gli insegnanti privati che dovranno attenersi alla direttiva per evitare l'accusa di aver commesso un reato penale, sanzionabile anche la detenzione, come riferisce l'agenzia 'Maan'.

(Adnkronos, 21 settembre 2010)

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Shalit su You Tube

GERUSALEMME, 21-09-201 - Le Brigate al-Qassam, braccio militare di Hamas, hanno negato questa mattina qualsiasi legame con il video diffuso ieri su Gilad Shalit, il caporale israeliano rapito nel 2006 a Gaza, in cui si minaccia di ucciderlo se non sarà trovato rapidamente un accordo sullo scambio di prigionieri.
In un comunicato diffuso sul loro sito, le Brigate sostengono che il video sia stato "fabbricato" da altri e che un filmato autentico su Shalit potrebbe essere diffuso esclusivamente tramite il sito web del gruppo.
Nel breve video, postato su YouTube e ripreso dai media israeliani, appare l'immagine di Gilad Shalit in una stanza molto buia. Ai suoi lati ci sono due uomini con il volto coperto, uno dei quali tiene in mano un fucile. Al termine del video si sentono colpi d'arma da fuoco e appare una scritta in arabo: "La missione sarà portata a termine?"

(RaiNews24, 21 settembre 2010)

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XX settembre - Centoquaranta anni dopo

di Daniele Ascarelli

La sala Di Liegro di palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma ha accolto il folto pubblico intervenuto al convegno "Un anniversario difficile: il XX settembre 1870" segno che il tema, ovvero il rapporto fra laicità ed istituzioni, appare di grande interesse.
Il convegno, organizzato con il patrocinio della Provincia di Roma dalla Consulta Romana per la Laicità delle Istituzioni, che coordina le attività sul tema della laicità e del rispetto per la persona di un vasto numero di associazioni romane, ha avuto inizio con il saluto del Vicepresidente della Provincia di Roma, Cecilia d'Elia, a cui son seguiti gli interventi, vere e proprie lectio magistralis, degli storici Giuseppe Monsagrati, Anna Maria Isastia, Nicola Tranfaglia e Anna Foa, che hanno approfondito gli eventi storici legati al venti settembre da diverse prospettive, anche in chiave polemica.
La giornalista Federica de Sanctis ha letto brani tratti dal discorso del 1910 del Sindaco di Roma, Ernesto Nathan, e dal libro "16 ottobre 1943" di Giacomo Debenedetti, intervallandosi agli interventi degli storici.
La professoressa Anna Maria Isastia che insegna storia contemporanea all'università la Sapienza, ha raccontato il difficile percorso che ha caratterizzato dopo l'Unità di Italia le celebrazioni del XX settembre.
Giuseppe Monsagrati, che insegna Storia del Risorgimento all'Università la Sapienza di Roma, ha invece approfondito il periodo storico della Repubblica Romana del 1849, ovvero quella breve finestra temporale in cui a Roma, cacciati i Papi, si instaurò un governo repubblicano espressione della sovranità popolare, capace di elaborare una delle costituzioni più moderne dell'epoca.
Infine, dopo l'intervento di Anna Foa, che ha approfondito il rapporto fra questa data e l'emancipazione ebraica , inserendola nel contesto della storia, anche successiva ,degli ebrei romani, il Professor Tranfaglia , sottolineando il clima fin troppo ecumenico delle celebrazioni, ha ribadito come questa data rappresenti l'espressione di un processo di unificazione nazionale a cui la Chiesa di oppose, rivendicando, anche se potrebbe apparire paradossale, l'attualità di un evento ormai lontano 140 anni.

(Notiziario Ucei, 21 settembre 2010)

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XX settembre - Gli Ebrei di Roma dal Ghetto all'Emancipazione

di Anna Foa

"Questo è il giorno di annunzio … Giorno in cui il Signore ha tratto il suo popolo fuori dal crogiolo delle sofferenze, portandolo da schiavitù in libertà, per mezzo del Suo servo, il fido, alto ed eccelso Vittorio Emanuele re d'Italia. Questi raccolse il suo esercito, venne e assediò Roma e combatté finché la città non cadde", scriveva il 20 settembre 1870 nel suo libro di famiglia Angelo Citone, uno dei maggiorenti della Comunità romana. L'evento era reso dallo studioso Abraham Berliner, testimone attento dei primi anni dell'emancipazione a Roma e autore nel 1893 della prima ricostruzione storica della vita degli ebrei di Roma, con un'immagine forte, quella dei "muri del Ghetto" che "crollano al suono delle trombe della libertà". Di suonare questa tromba, il generale Cadorna, sembra per evitare la scomunica ad un ufficiale cattolico, incaricò un ufficiale di artiglieria ebreo, il piemontese capitano Segre, la cui tomba nel cimitero ebraico di Chieri porta scolpiti due cannoni incrociati....

(moked, 21 settembre 2010)

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Nucleare, Israele denuncia il tentativo di isolarlo all'Aiea

VIENNA - Israele ha detto oggi che la campagna guidata dai paesi arabi per isolarla nell'ambito dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica dell'Onu potrebbe minare ogni eventuale misura per il controllo degli armamenti in Medio Oriente.
L'avvertimento israeliano mette in risalto la preoccupazione statunitense sul rischio che l'iniziativa araba all'Aiea potrebbe rovesciare i progetti per la convocazione di una conferenza nel 2012, per fare del Medio Oriente un'area priva di armi di distruzione di massa.
Gli stati arabi hanno presentato una risoluzione non vincolante per l'assemblea dei 151 membri dell'Agenzia che si tiene questa settimana, facendo appello a Israele affinché aderisca al Trattato di non proliferazione nucleare, cercando di bissare la misura diplomatica ottenuta di misura l'anno scorso.
Israele, che si ritiene essere l'unica potenza nucleare della regione, ha detto che non intende firmare il Trattato fino a quando non sia raggiunto un assetto complessivo di pace in Medio Oriente. Se aderisse al Tpn, dovrebbe impegnarsi a rinunciare alle armi atomiche.
Gli stati arabi, dal canto loro, dicono che non può esserci pace in Medio Oriente se Israele non rinuncia alle armi atomiche. Israele non ha mai confermato né negato di averne, in una politica di ambiguità destinata a fungere da deterrente per gli avversari islamici.
Il direttore generale dell'Organizzazione per l'energia atomica di Israele, Shaul Chorev, ha condannato quelli che ha definito "continui sforzi mal motivati per isolare e condannare lo Stato di Israele", nel suo discorso all'assemblea della Aiea.
Chorev ha detto che "la risoluzione proposta è incompatibile coi principi di base e le norme del diritto internazionale".
"Ogni approccio che.. isola lo Stato di Israele non solo indebolisce la capacità della comunità internazionale di affrontare i responsabili della proliferazione (nucleare) ma sconfigge anche la prospettiva di progresso nell'adozione di misure di controllo degli armamenti nella regione mediorientale", ha detto Chorev.
Gli Usa e i loro alleati hanno invitato gli stati arabi a ritirare la bozza di risoluzione, affermando che potrebbe minare la proposta presentata dell'Egitto di una conferenza per il 2012 e anche inviare un segnale negativo per i negoziati di pace israelo- palestinesi, appena ripresi.
Rappresentanti americani hanno ipotizzato che Israele difficilmente parteciperebbe alla conferenza se fosse presa di mira nell'ambito della Aiea.
Israele e gli Stati Uniti considerano l'Iran come la maggiore minaccia per la proliferazione nucleare in Medio Oriente, accasandolo di cercare di costruire armi in segreto. Teheran respinge l'accusa.
Israele ha condannato la risoluzione araba, considerandola una manovra politicamente motivata da avversari che mette in discussione la sua esistenza per allontanare l'attenzione da quei paesi a suo avviso maggiormente responsabili della proliferazione, Iran e Siria.
"L'Iran continua la sua rincorsa senza tregua delle armi nucleari senza alcun riguardo per le importanti risoluzioni assunte dalla comunità internazionale", ha detto Chorev.

(Reuters, 21 settembre 2010)

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Memoriale sulla Shoah, Pizzul (Pd): "La regione faccia propria parte"

"Il memoriale sulla Shoah del Binario 21 non può essere abbandonato a se stesso, la Regione deve fare la propria parte". A sostenerlo è il consigliere regionale del Pd Fabio Pizzul, primo firmatario di un'interrogazione alla Giunta regionale in merito all'allarme lanciato dal sindaco di Milano durante la Giornata Europea della Cultura Ebraica, nel contesto della Sinagoga Centrale, sulle difficoltà a procedere nella realizzazione del memoriale della deportazione e dell'Olocausto e del relativo centro educativo multimediale per le scuole. Il binario 21 della stazione centrale è luogo simbolo perché da lì, durante la seconda guerra mondiale, partivano i convogli piombati diretti ai campi di sterminio. "Il dovere di ricordare e di raccontare la Shoah - dichiara Pizzul - ci impone di fare ogni sforzo per mantenere quel progetto e la Regione ha una legge apposita che chiediamo venga utilizzata. Si tratta della legge n.1 /2010 (per il "sostegno alle attività di studio e memoria sui fondamenti e lo sviluppo dell'assetto democratico della Repubblica") che prevede iniziative per il ricordo attivo di fatti e avvenimenti che hanno fortemente contrassegnato il Novecento. Chiediamo a Formigoni e all'assessore Massimo Buscemi di attivarsi al più presto, con questo e con gli altri strumenti a disposizione per realizzare un'opera di cui Milano non può fare a meno".

(il Giornale, 21 settembre 2010)

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Nuovo video su Shalit, simulata esecuzione su Youtube

Nuovo video su Gilad Shalit, il caporale israeliano prigioniero di Hamas dal giugno del 2006. Il filmato, apparso su youtube e scoperto dal quotidiano israeliano Yediot Ahronot, dura un minuto e mostra il soldato seduto davanti a un tavolo dove sono appoggiati alcuni fogli di carta e un giornale. Ai suoi lati appaiono due miliziani a volto coperto. Quello alla destra del caporale agita un fucile. L'altro appoggia un caricatore sul tavolo e guarda alcuni documenti presi da una borsa. L'immagina si oscura e si sente il rumore di un fucile che viene caricato, seguito dall'esplosione di alcuni colpi, come a voler trasmettere l'idea di una esecuzione. L'immagine di Shalit e' stata estrapolata da un video consegnato in passato da Hamas alla famiglia del caporale rapito. Probabilmente il video e' stato realizzato con l'ausilio di un fotomontaggio. Il portavoce delle Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio militare del movimento islamista, ha negato responsabilita' nella divulgazione del filmato. Alla fine di aprile fu diffuso un cartone animato-choc in cui il soldato israeliano fu consegnato morto al padre.

(University.it, 20 settembre 2010)

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Israele: nasce dead.com, funerali live sul web e Gps per trovare la tomba

GERUSALEMME, 20 set. - Immagini dei funerali diffuse sul web, sistema di Gps per individuare la tomba del caro estinto e messaggistica via sms per fornire indicazioni al parente del defunto. Sono solo alcune delle innovazioni messe a punto dalla Chevra Kadisha, societa' di onoranze funebri israeliana che negli ultimi mesi ha investito parecchio per il proprio rinnovamento tecnologico. ''Negli ultimi due mesi abbiamo sviluppato un sistema per individuare la tomba via sms'', ha spiegato al quotidiano israeliano 'Yedioth Ahronoth' Yossi Zrock, capo dei servizi tecnologici della Chevra Kadisha. ''Se, per esempio, arrivi al cimitero e non sai dov'e' la tomba, digiti il nome del defunto (e lo invii, ndr) a *4664 e in pochi secondi vengono inviate (sul cellulare, ndr) le indicazioni'' per raggiungerla, ha aggiunto Zrock.

(Adnkronos, 20 settembre 2010)

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Gaza, Israele autorizza l'importazione di automobili

Grazie all'allentamento del blocco per i beni a uso civile stabilito in giugno, 20 macchine destinate a privati sono entrate nella Striscia: sono le prime da tre anni. Importate anche 24 tavole da surf

Israele apre all'importazione di macchine per uso privato nella Striscia di Gaza. La consegna di una ventina di auto, autorizzata dallo Stato ebraico, è la prima da tre anni ed è seguita all'allentamento del blocco nella Striscia deciso in giugno, sull'onda delle pressioni internazionali seguite all'attacco israeliano alla Flotta della Libertà.
Il blocco verso Gaza era stato stabilito dopo la cattura, nel giugno 2006, del soldato israeliano Shalit, da parte di Hamas e ancora nelle mani del movimento fondamentalista. L'allentamento dell'embargo riguarda i "beni civili", rimane invece il blocco navale e l'embargo per i materiali di costruzione che non siano destinati a progetti sotto il controllo delle organizzazioni internazionali.



(Sky TG24, 20 settembre 2010)

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A Gaza è peccato divertirsi: incendiato il luna-park

di Roberto Fabbri

A volte, qui in Occidente, ci si dimentica che cosa vuol dire essere governati dagli integralisti islamici. Gente per la quale anche i più innocenti svaghi possono essere travisati alla luce del "peccato". Questa notizia serve per ricordarcelo: uno dei pochi parchi di divertimenti di Gaza, già chiuso ad agosto dal governo di Hamas, è stato, come se non bastasse, incendiato. Ovviamente da "ignoti".
Lo ha reso noto Ala al Araj, proprietario del «Crazy Park», spiegando che un gruppo di uomini incappucciati aveva prima legato le guardie, poi sparso del gasolio e infine appiccato fuoco al parco.
Hamas aveva chiuso il parco acquatico perché veniva frequentato da uomini e donne insieme, fatto che secondo loro era gravemente peccaminoso. Secondo Hamas inoltre, il personale del parco serviva le pipe ad acqua alle donne, permettendo loro di fumare: ulteriore grave affronto alla legge del Corano.
Nello scorso giugno era stato incendiato anche un campo estivo dell'Onu per bambini: secondo Hamas, diffondeva l'immoralità nell'infanzia, probabilmente perché permetteva a maschietti e femminucce di giocare insieme.

(il Giornale, 20 settembre 2010)

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Israele chiede alla Russia di non vendere missili alla Siria

Intanto Mosca mette insieme una flotta di droni costruiti proprio da Israele, che non vuole nemmeno si vendano armi all'Iran

Il ministero degli esteri israeliano Avigdor Lieberman protesterà ufficialmente contro il governo russo per la decisione del Cremlino di vendere missili antinave di ultima generazione alla Siria. La scorsa settimana il ministro della difesa russo, Anatoly Serdyukov, aveva annunciato la vendita alla Siria dello Yakhont, un missile guidato da circa 230 milioni di dollari.
«Lo scambio non contribuisce alla stabilità e alla pace nella regione. Comunicheremo alla Russia la nostra posizione», ha dichiarato Lieberman.
La situazione tra Israele e Siria è tesa da decenni. Il New York Times scrive che, nonostante gli sforzi per arrivare una situazione pacifica tra le due nazioni, Damasco appoggia la lotta dei guerriglieri di Hezbollah contro Israele e la sua influenza in Libano, e ha più volte minacciato velatamente una possibile guerra per risolvere la disputa della regione di Golan, contesa dai due paesi ormai da oltre quarant'anni.
L'accordo, che risalirebbe a un patto stretto del 2007, ha fatto nascere anche le proteste degli Stati Uniti — alleati con Israele — che temono le conseguenze dell'affare, in particolare la possibilità che l'arma possa finire in mano "ai terroristi". Un apparente riferimento a Hezbollah, che nel 2006 colpì una nave da guerra israeliana con un missile simile. Poche settimane fa, Israele aveva chiesto a Mosca di non inviare missili S-300 all'Iran sotto le sanzioni dell'ONU per il programma nucleare di Teheran. Intanto, la Russia sta mettendo insieme una flotta di droni costruiti proprio da Israele.

(il Post, 20 settembre 2010)

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XX settembre - A Roma "un anniversario difficile"

Palazzo Valentini
Si svolge questo pomeriggio nella sala Di Liegro di Palazzo Valentini in via IV Novembre a partire dalle 16.30, il convegno "Un anniversario difficile: il XX settembre 1870" che la Consulta Romana per la Laicità delle Istituzioni ha promosso con il patrocinio della Provincia di Roma, per celebrare il centoquarantesimo anniversario della liberazione di Roma.
Si chiamava Giacomo Segre, il capitano d'artiglieria che il 20 settembre 1870 comandava la batteria che aprì il fuoco contro le mura di Roma, "l'unico - ha ricordato infatti il rav Riccardo Di Segni nel discorso che ha preceduto la preghiera di Ne'ilà a conclusione del digiuno di Kippur - a non doversi preoccupare della minaccia di scomunica papale per chi per primo avesse aperto il fuoco . "Perché ricordare questa storia proprio ora e qui, in uno dei momenti più sacri della vita religiosa ebraica? - ha detto rav Di Segni - Perché la tanto desiderata conquista della libertà per i nostri antenati di questa città, fine della barbarie dell'ultimo ghetto dell'Europa Occidentale, fu anche l'inizio di una nuova forma di vita ebraica e di una rivoluzione di abitudini e di modi di pensare".
"Il convegno è rivolto alla cittadinanza non solo per il ricordo, ma anche per gli approfondimenti di tutti gli eventi successivi legati ai rapporti tra Stato e Chiesa e, in particolare, al valore della laicità delle istituzioni da difendere ancora oggi" precisa Enrico Modigliani (nell'immagine) presidente dell'associazione Democrazia laica, fra gli organizzatori del Convegno.
A coordinare gli interventi dei relatori, dopo il saluto di Carlo Cosmelli, coordinatore della Consulta Romana e di Cecilia d'Elia vicepresidente della Provincia, il filosofo Marcello Vigli. Fra gli interventi previsti quello della storica Anna Foa che parlerà degli ebrei di Roma dal Ghetto all'Emancipazione, del professor Giuseppe Monsagrati esperto di storia del Risorgimento che terrà una relazione su "Il mito di Roma: dalla Repubblica Romana del 1849 al 1870", mentre la professoressa Anna Maria Isastia docente di Storia Contemporanea parlerà de "Il XX settembre tra polemiche e celebrazioni". A concludere il pomeriggio, il professor Nicola Tranfaglia docente di Storia dell'Europa e del giornalismo, dell'Università di Torino che si soffermerà sul significato del venti settembre oggi.

(Notiziario Ucei, 20 settembre 2010)

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Palestina: pena di morte per chi vende terre a Israele

di Daniele Cardetta

Un tribunale della Cisgiordania ha recentemente stabilito, almeno stando a quanto riportato dall'agenzia palestinese Maan, che vendere terreni palestinesi a israeliani è un reato vero e proprio punibile con la pena capitale. La notizia è significativa in quanto il giudice Tàet at-Twil ha fatto passare il concetto per cui non solo la vendita effettiva di terreni, ma anche il semplice tentativo di aprire una trattativa con cittadini israeliani, costituirebbe un reato penale che potrebbe portare all'applicazione di pene severe, fino ad arrivare anche alla pena capitale.
Ovviamente la questione ha subito sollevato un polverone, reso ancora più grave per via della situazione "calda" che si respira in Medio Oriente negli ultimi tempi. La Procura generale palestinese ha deciso di chiarire che la decisione presa dal giudice rappresenta niente di meno che «un consolidamento di un principio giuridico preesistente che mira a proteggere il progetto nazionale palestinese di costituire uno Stato indipendente». Quello della vendita della terra ai cittadini israeliani è un problema molto sentito dalla comunità palestinese, la quale la considera come un vero e proprio tradimento al punto che, già lo scorso anno, un uomo era stato condannato a morte perché colpevole di aver venduto a una società israeliana un terreno locato nei pressi di un villaggio di Beit Ummar, nella parte nord-occidentale di Hebron.
Ve però precisato che in Cisgiordania le pene capitali non vengono però attuate in quanto il presidente Mahmoud Abbas non avrebbe mai rilasciato la sua autorizzazione ufficiale necessaria per porle in atto.

(Nuova Società, 20 settembre 2010)

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Lieberman, 'Terra in cambio di persone' è una mia opinione personale

PRAGA, 20 set - Il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, dopo aver proposto ieri che la base negoziale per i colloqui di pace con i palestinesi non preveda ''terra per pace'' ma ''terra in cambio di persone'', ha precisato oggi che ''si tratta di una sua idea personale'' e non della posizione del governo Netanyahu.
Lieberman ha proposto ieri una ridefinizione dei confini israeliani, in modo che i cittadini palestinesi residenti in Israele (il 20% della popolazione) siano riuniti nella ''parte palestinese'', e che gli insediamenti della Cisgiordania siano inglobati in Israele.
La frase ''terra per pace'' si riferisce al ritiro israeliano dai Territori Palestinesi occupati nella guerra del 1967, considerato una tappa fondamentale per il processo di pace.
''Voglio sottolineare che si tratta della mia opinione personale. Non e' la posizione ufficiale del mio governo'', ha spiegato Lieberman a Praga durante un incontro con il suo omologo ceco Karel Schwarzenberg, il cui Paese e' uno dei maggiori alleati di Israele. ''Non credo che l'istituzione di uno stato palestinese omogeneo senza ebrei o la ridefinizione di Israele come stato binazionale con una minoranza di piu' del 20% della sua popolazione possanno essere soluzioni reali, stabili e durature'', ha aggiunto.

(ASCA, 20 settembre 2010)

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(Guysen TV, 20 settembre 2010)

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Arrestato leader di Hamas al Cairo, minacciava la sicurezza dell’Egitto

CAIRO, 20 set - Le autorita' egiziane hanno arrestato la scorsa settimana uno dei massimi capi della sicurezza di Hamas, al suo arrivo all'aeroporto internazionale del Cairo.
Dababesh ''e' sospettato di coinvolgimento in attivita' pericolose per la sicurezza dello Stato egiziano, tra cui il traffico di un numero significativo di sofisticate apparecchiature di telecomunicazione'', si legge sul quotidiano Al-Ahram.
L'uomo e' anche accusato di essere responsabile per la morte di un poliziotto egiziano, ucciso a gennaio durante uno scontro a fuoco al confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto.

(ASCA, 20 settembre 2010)

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Assisi - Un ciclopellegrinaggio per Gino Bartali

di Adam Smulevich

Settantaquattro chilometri lungo la parte finale del percorso che Gino Bartali affrontava sulla sua bicicletta per consegnare documenti e fotografie alla stamperia di Trento Brizi, dove si fabbricavano nuove identità per gli ebrei in fuga dal nazifascismo nascosti nei conventi e nelle abitazioni di coraggiose famiglie del Centro Italia. Nato con lo scopo di ricordare il mitico Ginettaccio e il suo ruolo di staffetta nella rete clandestina che mise in salvo circa 800 ebrei dalle grinfie dei persecutori, il ciclopellegrinaggio che domenica 19 settembre ha portato 200 ciclisti (tra cui alcuni ex professionisti) dal comune di Terontola ad Assisi è stato un momento di grande partecipazione, riflessione e spiritualità che ha fatto ancora una volta luce sullo straordinario eroismo del grande corridore di Ponte a Ema, che in vita rifiutò ogni tipo di riconoscimento pubblico per le sue pedalate extra agonistiche. Presenta alla corsa Andrea Bartali, figlio di Gino, che da tempo sta portando avanti la battaglia per trovare testimonianze di sopravvissuti e far piantare un albero nel Giardino dei Giusti dello Yad Vashem in ricordo di suo padre. "È stato toccante - racconta Andrea - vedere per il secondo anno consecutivo la partenza dalla stazione di Terontola dove è posta la lapide in onore di papà a ricordo delle sue imprese durante la guerra. Molto bello vedere questo gruppo numeroso e allegro, ciclisti di tutte le età, uomini e donne, radunarsi per un campione sui pedali e nella vita". L'iniziativa, organizzata dal Gruppo Sportivo Faiv Valdichiana in collaborazione con la Fondazione Gino Bartali, è stata promossa dal Coni e dalla Federazione Italiana Ciclismo, con il patrocinio delle Regioni Umbria e Toscana, le Province di Perugia e Arezzo, i comuni di Cortona e Assisi.

(Notiziario Ucei, 20 settembre 2010)

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Mosca vende armi alla Siria. La protesta di Israele

P-800 Yakhont
TEL AVIV, 19 settembre - La Russia fa trattative con la Siria. Ha deciso di dotarla di missili P-800 Yakhont. Non sono serviti quindi i ripetuti appelli da parte di Israele e Stati Uniti per evitarlo. Il quotidiano israeliano Yediot Ahronot parla di una "crisi missilistica con la Russia" e sostiene che Israele potrebbe decidere di fornire a sua volta armi sofisticate a imprecisati "nemici" di Mosca. Concepiti allo scopo di colpire navi da guerra, i missili supersonici P-800 Yakhont hanno una gittata di 300 chilometri, una testata di 200 chilogrammi di esplosivo e possono volare a una altezza 5-15 metri, cosa che rende molto difficile la loro intercettazione. "L'esperienza del passato - ha affermato l'ex capo dell'intelligence militare di Israele Yaakov Amidror - dimostra che essi potrebbero giungere in definitiva nelle mani degli Hezbollah libanesi". Il quotidiano filo-governativo Israel ha-Yom, prevede che il governo israeliano estenderà una protesta formale nei confronti della Russia.

(Notiziario Ucei, 19 settembre 2010)

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Israele. Nelle scuole l'arabo diventa obbligatorio

di Nuccio Franco

Segnali di apertura da parte del Ministero della Pubblica Istruzione israeliano che ha annunciato che con l'inizio dell'anno scolastico 2010-2011 l'insegnamento della lingua araba sarà obbligatorio a partire dalla quinta elementare. Di conseguenza, per la prima volta i ragazzi delle scuole israeliane tra gli 11 e i 12 anni avranno nel loro programma scolastico una nuova materia. In altri istituti,almeno in questa prima fase, l'insegnamento resterà un'opzione a scelta tra altre discipline.
Il programma, denominato "Ya Salam", vedrà coinvolte 170 scuole statali di Haifa, Karmie e di altre città a Nord di Israele per poi diffondersi progressivamente in tutte le scuole del Paese.
Per due ore a settimana gli studenti apprenderanno la lingua araba scritta e orale, oltre che alcune nozioni di cultura e religione islamiche.
La lingua, dunque, quale strumento di scambio ed integrazione fra culture diverse alla base di un progetto sostenuto dalla Abraham Fund, impegnata dal 1989 nella promozione della coesistenza tra ebrei ed arabi mediante la realizzazione di iniziative per lo sviluppo dell'occupazione e della convivenza tra religioni.
Il progetto prevede anche l'assunzione di cinquanta docenti appartenenti alla popolazione araba in Israele.
E' bene sottolineare che fino ad ora l'insegnamento della lingua araba avveniva per soli tre anni dell'intero percorso di studi ed era considerata materia opzionale insieme al francese, al russo ed all'amarico. Il boom di richieste registratosi quest'anno al momento dell'iscrizione, ha indotto le autorità scolastiche ad operare tale scelta non del tutto imprevista.
"Il programma ha avuto le sue radici cinque anni fa, come un progetto di volontariato nei programmi degli istituti di Haifa e Karmie ed oggi ha ricevuto anche il sostegno del Ministero dell'Educazione" ha spiegato in un'intervista al Jerusalem Post il Direttore Generale della Abraham Found, Amnon Beeri- Sulitzeanu.
"Il passo successivo sarà quello di introdurre la conoscenza della lingua e cultura ebraiche nelle scuole arabe , soprattutto attraverso strumenti che permettano un apprendimento veloce e intuitivo quali il teatro, il cinema e la musica" ha aggiunto.
Soddisfazione è stata espressa anche dal Direttore del Dipartimento di arabo del Ministero, Shlomo Alon secondo il quale "studiare l' arabo sarà un modo efficace di promuovere la tolleranza e trasmettere un messaggio di accettazione e convivenza pacifica fra i ragazzi".
Se i commenti istituzionali sono stati assolutamente positivi, non altrettanto si può dire delle opinioni espresse sul sito web del maggiore quotidiano riformista israeliano, Haaretz, dove i giudizi non sono stati affatto unanimi com'era logico prevedere.
La maggior parte dei lettori ha apprezzato l'idea mentre altri hanno espresso forti riserve in merito giudicando l'iniziativa insufficiente o ritenendo necessario dare priorità allo studio obbligatorio della lingua inglese.

(Agenzia Radicale, 19 settembre 2010)

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Milano - Aragosta, colpo di scena e pace a sorpresa

Colpo di scena e finale a sorpresa nel cosiddetto caso dell'aragosta, che vedeva alcuni esponenti delle diverse anime dell'ebraismo milanese contrapposti di fronte al Tribunale rabbinico della città lombarda.
Con un messaggio inviato nell'imminenza del Kippur ai leader della sinagoga milanese Lev Chadash, il rabbino Shlomo Bekhor, affiliato al movimento Lubavich, ha porto le sue scuse formali, affermando che non aveva intenzione di "dire bugie" e che quanto accaduto è attribuibile al fatto che fosse stato "informato male". Ogni sua affermazione precedente è stata quindi smentita e ritirata.
Il rav Bekohr, in un suo scritto, aveva accusato la sinagoga affiliata alla World Union for Progressive Judaism di aver tenuto il Seder di Pesach offrendo ai partecipanti un banchetto a base di aragosta, un crostaceo che la legge ebraica considera inadatto e proibito all'alimentazione.
Lev Chadash aveva reagito con sdegno, negando recisamente ogni veridicità delle accuse e sottolineando quella che era stata qualificata come un'operazione meramente diffamatoria ai danni dell'intera congregazione.
Della vicenda e del ricorso al Beit Din milanese si erano occupati con rilievo anche i media nazionali, riprendendo le anticipazioni pubblicate in luglio dal giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche, che aveva sottolineato come dalla controversia, al di là dei contenuti specifici, risultasse evidenziata proprio la centralità e l'autorevolezza del rabbinato italiano, l'unica autorità che poteva essere riconosciuta dalle parti in grado di dirimere un grave e delicato contrasto.
I leader di Lev Chadash hanno annunciato dalle Tevà ai presenti nel corso della giornata di ieri il ricevimento del messaggio, informando di aver già accordato il perdono e di considerare quindi chiuso l'incidente. "Nello spirito di Kippur - hanno detto - abbiamo ritenuto di accettare le scuse, e porgere le nostre per le espressioni accese che sono emerse nella polemica".
Decade quindi il procedimento di fronte al Tribunale rabbinico su cui era stato sollecitato il rabbino capo di Milano rav Alfonso Arbib.
Nel suo messaggio il rav Bekhor esprime fra l'altro l'auspicio di ulteriori "occasioni d'incontro".

(Notiziario Ucei, 19 settembre 2010)

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Kippur 5771 - Nell'ora di Ne'ilà

Ecco il testo del discorso dedicato, nel Tempio maggiore di Roma, all'ora di Ne'ilà di questo Kippur 5771 dal rabbino capo della Capitale rav Riccardo Di Segni.

Rav Riccardo Di Segni
Tra due giorni, il 20 settembre, la nostra Comunità parteciperà alle celebrazioni ufficiali in Campidoglio per il 140esimo anniversario di Porta Pia e i 150 anni dell'Unità d'Italia. In una sede molto autorevole ci è stato chiesto se e con quale spirito avremmo partecipato. Per spiegare che questa è proprio una nostra festa, ho ricordato la storia del primo colpo di cannone che aprì la breccia di Porta Pia, sparato da una batteria agli ordini di un ufficiale ebreo, l'unico a non doversi preoccupare della minaccia di scomunica papale per chi per primo avesse aperto il fuoco contro le mura di Roma. Alcuni discendenti di quell'ufficiale sono membri della nostra Comunità. Perché ricordare questa storia proprio ora e qui, in uno dei momenti più sacri della vita religiosa ebraica? Perché la tanto desiderata conquista della libertà per i nostri antenati di questa città, fine della barbarie dell'ultimo ghetto dell'Europa Occidentale, fu anche l'inizio di una nuova forma di vita ebraica e di una rivoluzione di abitudini e di modi di pensare.
Dopo 140 anni, due cicli completi di 70 anni, non si riflette spesso su quanto le scelte di una gran parte della Comunità di allora abbiano segnato fino ad oggi i nostri modi di vivere l'ebraismo. Il mondo circostante offriva la libertà e l'uguaglianza, anche se non proprio la fraternità, aprendo opportunità che fino a poco prima erano state solo un sogno. Gli ebrei di allora le sfruttarono appieno, ma a prezzo di un cambiamento radicale del modo di vivere e sentire l'ebraismo. E' in quel momento che divenne regola comune la distinzione tra l'essere ebrei dentro casa e cittadini fuori dalla porta di casa, la divisione tra principi di fede teorici da coltivare e riti religiosi da trascurare, l'inversione della scala di importanza per cui qualsiasi tipo di studio civile doveva essere prioritario e lo studio della Torà secondario o marginale, la debole o mancata resistenza all'imposizione di convenzioni e abitudini esterne in totale sfregio alla sacralità del Sabato, di ogni altra festa e di ogni altra norma. Un processo che una volta iniziato divenne progressivamente autodistruttivo, erodendo i fondamenti del nostro sistema. Ciò che è successo a Roma in una data ben precisa, si è verificato ovunque ogni volta in cui il mondo si è aperto agli ebrei. E per chi si è mosso da un luogo all'altro qualche volta sono bastati anche pochi mesi, per cambiare abitudini di secoli.
Ci è stato trasmesso un ebraismo mutilato, di compromesso, privato delle sue ricchezze più preziose, e malgrado questo ci è stato presentato come se fosse la condizione normale.
Perché ricordare queste cose nell'ora di Ne'ilà? Perché questo é il momento unico e raro in cui le nostre Sinagoghe si riempiono come mai succede in tutto il resto dell'anno e noi partecipiamo ad una straordinaria esperienza collettiva. Il rumore di fondo della nostra folla, dovuto alle chiacchiere che almeno per un'ora bisognerebbe sospendere, cessa magicamente quando il Cohen dà la berakhà e il beth hakeneset si trasforma in una distesa bianca di talledot che uniscono i nuclei famigliari, o quando passano i Sefarim, o quando suona lo shofar. In questi momenti l'ebraismo è vissuto non come un ragionamento che deve convincere ma come una voce antica e potente che parla direttamente e potentemente all'anima, la chiama verso ciò che è sacro.
Ma quanto dura questo ascolto? Quanto è efficace? Quanto incide nelle nostre coscienze? E' in queste ultime ore che dovrebbe culminare il nostro processo di teshuvà iniziato 40 giorni fa. Teshuvà, che convenzionalmente si traduce "pentimento", è letteralmente il "ritorno" da una strada sbagliata. Ma nella lingua ebraica comune teshuvà significa anche "risposta". Se c'è una risposta ci deve essere una domanda. Quale? Ne potremmo immaginare tante, da quelle generiche, tipo: ti sei comportato bene? a quelle più radicali, tipo: sei sicuro che il tuo modo di essere ebreo, come ti è stato trasmesso o come te lo sei costruito, sia quello giusto e non debba essere messo in discussione? Sei sicuro che la libertà e la pace che ti offre la società circostante debba essere goduta cancellando per forza il proprio ebraismo?
Essere ebrei è sempre difficile, sia sotto le dittature che umiliano corpo e spirito che nelle società libere che attraggono e seducono. La libertà arrivò per gli ebrei in Egitto quando la schiavitù li aveva abbrutiti al punto tale di farli scendere fino all'ultimo di quelli che la tradizione chiama i 50 gradini dell'impurità. Ma subito dopo l'Esodo e la liberazione ci fu bisogno della Torà. Noi crediamo di poter fare a meno della Torà, o di poterla usare come un catalogo o un menù dal quale scegliere l'articolo o la portata che ci piace. Non deve essere così. Se è giusto usare uno spirito critico, il primo oggetto della critica deve essere il nostro modo di pensare e le nostre abitudini. Intorno a noi tra l'altro sta succedendo qualcosa di speciale che ci riguarda e nemmeno ce ne accorgiamo, mentre siamo attenti perlopiù a vigilare su ogni forma di antisemitismo. Mentre molti ebrei scappano dall'ebraismo, l'ebraismo esercita un'attrazione speciale e irresistibile al nostro esterno, che rimane stupito dalla genialità del nostro pensiero, dalla ricchezza della nostra cultura, dal fascino dei nostri riti. Guardate quanti libri sull'ebraismo, che pochi di noi leggerebbero, sono stampati in italiano e anche venduti; quante pagine dei quotidiani ogni giorno parlano di noi e della nostra cultura. Siamo al centro di un'attenzione positiva e non ce ne rendiamo conto. Possediamo dei tesori e non sappiamo di averli o cosa farne. Ci resta magari un senso di difesa; ci preoccupiamo molto dell'antisemitismo e questo è giusto. Ma attenzione a non confondere due tipi di lotta all'antisemitismo. C'è chi lotta contro l'antisemitismo perché non lascia agli ebrei la possibilità di confondersi con gli altri. E c'è chi lotta contro l'antisemitismo perché non lascia agli ebrei la possibilità di essere ebrei. E' di questo secondo aspetto che dovremmo occuparci e preoccuparci.
L'ora di Ne'ilà, nella quale immaginiamo simbolicamente che si chiudano le porte dei palazzi in cielo, e nella quale il Re firma per ognuno di noi la sua sentenza, è l'ora in cui dovremmo fare anche noi i nostri conti finali e non lasciare che l'emozione passi senza lasciare un segno, un impegno, un ritorno, una risposta. Soprattutto un investimento sul futuro.
L'anno che è passato lascia il suo strascico penoso di catastrofi naturali e disastri ambientali dovuti alla responsabilità umana, insieme alle polemiche infinite e poco utili del nostro piccolo mondo interno che imita la società generale, tutte cose che hanno messo in evidenza la sostanziale debolezza umana; di tutto l'anno vorrei ricordare un'unica immagine, dello scorso gennaio: quella dell'ospedale da campo montato dai soldati israeliani a poche ore dal terremoto di Haiti, dove sono state salvate migliaia di vittime, mentre la gente locale applaudiva con gratitudine "viva Israele". E' il valore ebraico della scienza unita alla solidarietà umana, che Maimonide avrebbe chiamato con i nomi di maddà' e ahavà. Abbiamo delle enormi forze e potenzialità, per correggere noi stessi e riparare il mondo, che traggono la loro energia proprio da qua dentro, in questi luoghi consacrati, nel legame con gli insegnamenti della nostra tradizione. Adoperiamoci per trarre da questo forza e continua ispirazione.
A tutti un caro augurio di chatimà tovà.

(Notiziario Ucei, 18 settembre 2010)

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Uno Yom Kippur in allerta

di Stefano Magni

Yom Kippur, il giorno dell'espiazione. Tutta Israele si ferma, così come tutte le comunità ebraiche nel mondo. Fino a questa sera, mezzi pubblici, esercizi commerciali, servizi pubblici, quotidiani e siti di news, saranno fermi, spenti, muti. Ma il conflitto non si ferma. E gli israeliani ricordano l'attacco di sorpresa, lanciato da Siria ed Egitto, proprio nel giorno dello Yom Kippur del 1973. Per la prima volta dal 1948, Israele rischiò concretamente di essere travolta dal nemico. Oggi l'Egitto non è più un nemico. Ma la Siria è ancora, tecnicamente, in guerra con lo Stato ebraico. Rispetto al 1973, inoltre, ci sono nemici in più: Hamas e gli alleati della guerriglia palestinese, Hezbollah e i movimenti vicini ad Al Qaeda insediatisi nel Libano del Sud. Insomma, nonostante i colloqui di pace siano in corso, l'atmosfera in Medio Oriente è tutt'altro che quieta ed è comprensibile lo stato di massima allerta esteso a tutte le forze armate e di sicurezza israeliane. Tutti i valichi al confine della Cisgiordania (amministrata dall'Autorità Nazionale Palestinese) sono stati chiusi fino a questa sera. Le truppe sono in stato di allerta al confine con la striscia di Gaza, dominata da Hamas. E proprio alla vigilia dello Yom Kippur, uno dei leader del movimento islamista, Iyad Abu Shalabiya, è stato ucciso dai militari israeliani in un'operazione anti-terrorismo a Tulkarm (Cisgiordania). Era considerato responsabile per gli ultimi lanci di razzi e colpi di mortaio partiti da Gaza contro bersagli civili israeliani: 10 ordigni, fra cui una Katyusha, erano piovuti il giorno prima sulla regione di Eshkol. Uno di essi era un'arma incendiaria artigianale: conteneva fosforo bianco. Oltre alla minaccia sui confini con i territori palestinesi, si temono anche disordini interni. Trecento poliziotti sono stati dispiegati ad Acri, nel timore di una sollevazione di arabi israeliani islamisti, come quelli avvenuti due anni fa. Nonostante il processo di pace, la Siria, consultata nei giorni scorsi dagli Stati Uniti, proprio nell'ambito di questi negoziati, mantiene un atteggiamento ostile. Ha rifornito di missili Hezbollah. Fra questi ci sono anche missili balistici tattici Scud, che possono colpire tutto il territorio israeliano. Mantiene sul Golan una forza militare di tutto rispetto. E nei prossimi giorni riceverà nuove armi dalla Russia, nonostante le proteste del governo di Gerusalemme. L'accordo fra Damasco e Mosca prevede la fornitura di armi pericolosissime per la sicurezza dello Stato ebraico: missili da crociera supersonici P-800 Yakhont, in grado di colpire ogni unità della marina israeliana.

(l'Opinione, 18 settembre 2010)

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Blitz israeliano contro Hamas. Ucciso un leader

di Piernicola Nobili

L'esercito israeliano, con un blitz attuato da esperti commandos, la notte scorsa è entrato in un campo profughi vicino a Tulkarem, in Cisgiordania, eliminando un alto capo di Hamas.
Iyad Saad Shabalia è stato ucciso nel sonno nella sua casa nel proprio letto con tre colpi di arma da fuoco. Il blitz è durato qualche ora, terminando alle prime luce dell'alba, arrestando anche alcuni militanti di Hamas.
Questa operazione militare viene proprio messa in atto quando Israele ne aveva più bisogno. Questa è la dimostrazione che Netanyahu vuole che il trattato di pace diventi realtà.
Se da una parte il premier israeliano mette in pratica la negoziazione con Abu Mazen, leader indiscusso dell'Autorità Nazionale Palestinese, dall'altra egli tenta di delegittimare il nemico di sempre: Hamas.
Il problema che gli israeliani devono affrontare è la vittoria di Hamas sul suo avversario moderato Al Fatah.
La delegittimazione di Hamas è cominciata, e gli israeliani di fatto vanno a rafforzare la stima ed il potere politico di Abu Mazen.

(Italiaglobale.it, 18 settembre 2010)

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Russia e Israele stringono un accordo militare

"Viviamo in una regione difficile, ma una persona ottimista vede un'occasione in ogni difficoltà. E noi attendiamo il sostegno della comunità internazionale, aspettiamo un segnale", ha affermato la scorsa settimana il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, riflettendo sulle prospettive di pace coi palestinesi.
La Russia, cercando un ruolo di rilievo nella questione mediorientale, ha firmato con Israele un accordo di cooperazione militare, che ha come base lo scambio di armi e tecnologie. I dettagli dell'accordo non sono stati rivelati, ma il quotidiano israeliano Haaretz aveva precedentemente posto al centro della questione la preoccupazione del primo ministro israeliano per la vendita alla Siria di missili cruise russi "capaci di costituire un serio pericolo per la Marina di Israele nel Mediterraneo". Israele considera la Russia molto importante in termini di diplomazia e difesa e la recente intesa è un segno del rafforzamento delle relazioni tra le due nazioni.
Mentre la Russia conferma il suo supporto ad Israele, prendendo anche in considerazione la possibilità di attrezzare gli aerei israeliani con tecnologia spaziale e laser russa, Israele fa pressione affinché non vengano vendute armi ad avversari, come la Siria e l'Iran.

(CorriereInformazione.it, 18 settembre 2010)

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L'Occidente reagisca alle minacce prima che sia tardi

di Fiamma Nirenstein

L'Occidente reagisca alle minacce prima che sia tardi. L'estremismo vuole colpire i simboli e invadere i nostri territori per dimostrare la superiorità dell'islam

Il presunto piano per uccidere il Papa significa quello che si sospettava, ma che troppi cercavano di ignorare: l'islam radicale vuole colpire al cuore la nostra civiltà, puntando sui suoi emblemi. Gli arresti dei sei algerini arrivano dopo settimane di tensione e di segnali trascurati. L'islamismo violento parla attraverso fatti, più che con le parole: mirare al Papa vuol dire essere determinati a cancellare i pilastri dell'Occidente. Il pastore Terry Jones è un stolto che voleva bruciare il Corano. E dall'altra parte sono arrivati gli incidenti nel Kashmir con 15 morti e le chiese assaltate, e adesso ecco il progetto - almeno così sembra - di uccidere Ratzinger. L'islam più fondamentalista non vuole parlare, vuole solo comandare, colonizzando l'Europa, e gli Stati Uniti, vuole l'annientamento di Israele. È un'invasione potenziale e reale che sottovalutiamo troppo spesso. I posteri si ricorderebbero di noi non per la nostra tolleranza, ma per la nostra colpevole arrendevolezza....

(il Giornale, 18 settembre 2010)

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Scritte antisemite sul muro del Mameli. Alemanno indignato: "Atto gravissimo"

A dare la segnalazione questa mattina alle 8 la preside dell'istituto. Pacifici, presidente della Comunità ebraica: "Certo, calcolando che sono appena iniziate le scuole non è proprio un buon avvio"

Una scritta di circa cinque metri fatta con vernice nera, e tra due svastiche la frase "ebrei porci". Parole antisemite e ingiuriose, accompagnate da due svastiche, sono apparese questa mattina sul Muro del Liceo Mameli di Roma. A dare la segnalazione questa mattina alle 8 la preside dell'istituto.
Il testo è stato tracciato sul muro all'interno del cortile, in via Pietro Antonio Micheli al civico 8. Sono subito scattate le indagini del commissariato Villa Glori, mentre l'Ama è intervenuta per la pulitura del muro.
"Certo, calcolando che sono appena iniziate le scuole, non è proprio un buon avvio - ha commentato così Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica - Siamo alla vigilia di Kippur, giorno dedicato al digiuno e alla meditazione e nel quale ogni ebreo cerca di avvicinarsi alla sacralità. Per questo tentiamo di vedere il tutto con un certo ridimensionamento. Nonostante ciò, dall'episodio dobbiamo trarre la spinta per una maggiore determinazione, non solo da parte di noi ebrei ma soprattutto delle istituzioni, ad un impegno rinnovato a lavorare dentro le scuole dove si formeranno i futuri cittadini affinchè si abbandoni una volta per tutti le idee xenofobe e razziste".
Immediata la condanna del sindaco Gianni Alemanno. "Le scritte comparse sui muri del liceo Mameli costituiscono un atto gravissimo, oltraggioso e offensivo nei confronti della comunità ebraica e della sua storia - ha detto il sindaco - Un gesto che sicuramente roma e i suoi cittadini non meritano".

(la Repubblica - Roma, 17 settembre 2010)

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Maurer non vada in Israele

È la richiesta di alcune Ong al Consiglio federale

Ueli Maurer
BERNA - Diverse organizzazioni non governative (ONG) chiedono al Consiglio federale di annullare la visita di Ueli Maurer in Israele - per ora non confermata - perché questa andrebbe contro l'impegno della Svizzera per una pace giusta e duratura in Medio Oriente, fondata sul diritto internazionale. Secondo un comunicato odierno delle ONG, il ministro della difesa si recherà in Israele dall'8 al 10 di ottobre per incontrare il suo omologo israeliano. Una visita simile «costituirebbe un sostegno unilaterale all'occupazione militare israeliana».
L'impegno preso dalla Svizzera affinché il diritto internazionale sia rispettato e la popolazione civile protetta sarebbe screditato, continua la nota. Le ONG chiedono quindi al Consiglio federale di annullare la visita di Maurer e di interrompere la collaborazione militare con Israele e gli altri paesi del Medio Oriente, oltre a un maggior impegno per far rispettare i diritti dell'uomo in tutte le parti coinvolte nel conflitto.
Intervistato dall'ATS, un portavoce del Dipartimento della difesa (DDPS) ha indicato che Maurer ha ricevuto un invito per recarsi in Israele, ma per ora non sono disponibili maggiori informazioni sul viaggio. Il capo del DDPS informerà sul tema lunedì durante l'ora delle domande in Consiglio nazionale, ha precisato.

(Corriere del Ticino, 17 settembre 2010)

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Gli israeliani celebrano dal tramonto di oggi lo Yom Kippur

Fermi aerei e trasporti pubblici

GERUSALEMME, 17 set. - Gli israeliani celebrano oggi lo Yom Kippur, il Grande Perdono, la festa più importante dell'ebraismo. Lo Yom Kippur, che comincia al tramonto, è consacrata al digiuno e alla preghiera.
Nel calendario ebraico Yom Kippur incomincia al crepuscolo del decimo giorno del mese ebraico di Tishri (che cade tra Settembre e Ottobre del calendario gregoriano), e continua fino alle prime stelle della notte successiva. Può quindi durare 25-26 ore.
Il traffico aereo sarà sospeso e i posti di frontiera presso i porti e gli aeroporti saranno chiusi fino a domani sera. Radio e tv non trasmetteranno programmi e anche i trasporti pubblici saranno fermi.

(Apcom, 17 settembre 2010)

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Massima allerta in Israele per lo Yom Kippur

GERUSALEMME - Israele ha proclamato lo stato di massima allerta per lo Yom Kippur, il "giorno del perdono" degli ebrei. Il provvedimento comprende la chiusura dei Territori palestinesi e di tutti i varchi di frontiera, nel timore di attentati da parte di Hamas o di altre formazioni palestinesi decise a sabotare la ripresa dei negoziati diretti tra Israele e Anp.

(AGI, 17 settembre 2010)

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A Tel Aviv arriva l'Eco-Torre, un edificio ecosostenibile

ROMA, 17 settembre - Presto anche Tel Aviv avrà il suo primo edificio interamente ecosostenibile. Il primo in Israele era stato il Development Design Center dell'Intel ad Haifa, certificato con il protocollo LEED. La prima fase dei lavori per la realizzazione dell'EcoTorre dell'Azouri Brothers Building, questo il nome dell'edificio in costruzione a Tel Aviv, è quasi giunta al termine. Il progetto, del valore di oltre 50 milioni di dollari, rivela un'anima ecosostenibile fin dalla scelta dei materiali edilizi, privilegiando quelli locali e riciclati, nel rispetto delle "procedure nazionali di manutenzione ecologica". I suoi ideatori, Ronen e Alon Azouri dell'Azouri Brothers Building, avevano come obiettivo principale quello di creare un complesso di uffici a basso impatto ambientale e con un'alta efficienza nella gestione delle propri consumi. L'apertura ufficiale dell'Eco-Torre è prevista per marzo 2011.

(Notiziario Ucei, 17 settembre 2010)

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L'italiana Yarix apre un laboratorio in Israele

Il centro di ricerca e sviluppo lavorerà a una nuova soluzione software per la sicurezza informatica. Crescono fatturato e staff

Yarix, società italiana specializzata nel campo della sicurezza informatica, ha annunciato l'apertura di un laboratorio di ricerca e sviluppo in Israele. Il laboratorio, che si trova alle porte di Tel Aviv, rientra nella strategia di crescita internazionale di Yarix, già da tempo in rapporti di collaborazione con aziende israeliane. In particolare Yarix spiega che il laboratorio si occuperà di progettare un nuovo software, senza specificare ulteriori dettagli.
Intanto la società di Montebelluna ha fornito anche i risultati finanziari per il primo semestre dell'anno: +18% in termini di fatturato e +38% sul MOL (Margine Operativo Lordo). Il portafoglio clienti è inoltre aumentato del 27% anno su anno.
Yarix ha quindi rafforzato anche il proprio team con l'inserimento di due figure nella sede italiana e di quattro ingegneri operativi in quella israeliana. Inoltre verrà assunto nuovo personale tecnico entro novembre 2010 e verranno stipulate nuove certificazioni con partner a livello internazionale. (mg)

(Computer World Italia, 17 settembre 2010)

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Se il fosforo non fa notizia

Le bombe al fosforo non fanno notizia se sono lanciate contro i civili israeliani. Ieri le famose bombe al fosforo sono partite da Gaza contro i villaggi ebraici nel sud di Israele, da giorni sotto il tiro di Hamas. Israele denuncerà l'accaduto all'Onu, visto che l'uso di queste armi è proibito dalla convenzione di Ginevra.
Quando Israele, durante l'operazione Piombo fuso, fece ricorso al fosforo, usato da tutti gli eserciti per illuminare il campo di battaglia, venne accusato di "crimini di guerra". La stampa ne diede ampio risalto, raccontando i "bruciati vivi" da Israele, per poi essere smentita dalla stessa Croce Rossa internazionale. Hamas ieri non ha usato il fosforo per illuminare, ma per infliggere distruzione e quanto più dolore possibile.
Utilizzato come arma, il fosforo è micidiale: le bolle di fosforo infuocate bruciano a contatto con la pelle e provocano anche ustioni di terzo grado. Rai- News24, durante la guerra in Iraq, tenne banco per mesi con un servizio inaccurato sull'uso delle bombe al fosforo da parte degli americani a Fallujah. Il diritto umanitario, costruito sui morti di Hiroshima, Dresda e San Lorenzo, è finito per diventare lo schermo con cui i guerrasantieri si fanno beffe di noi. Il fosforo non vende quando a farne le spese sono i soliti ebrei. Le esercitazioni israeliane a inizio estate in vista di un possibile attacco con armi chimiche sono passate in cavalleria. Hamas vive anche del nostro silenzio.

(Il Foglio, 17 settembre 2010)

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La realtà dei fatti

di Ugo Volli

Dunque, ricapitoliamo.
Se gli israeliani, durante un conflitto aperto, sparano dei proiettili illuminanti che contengono fosforo sopra il campo di battaglia, questo è un crimine di guerra, che eccita molto Goldstone e allievi.
Se i palestinesi da Gaza sparano dei razzi al fosforo su case e scuole dei villaggi civili in pieno territorio israeliano, poverini, stanno facendo la resistenza.
Se gli israeliani (benestanti) si godono il mare e il sole e fanno affari, sono materialisti, disinteressati alla pace, spoliticizzati. Se i palestinesi di Gaza (quelli arricchiti dai contributi internazionali) stanno in spiagge (rigorosamente separati per sessi) e fanno affari (col contrabbando), be' , poverini, dovranno pur vivere.
Se i palestinesi bloccano le trattative, è giusta tattica negoziale. Se gli israeliani pongono delle condizioni, stanno sabotando il negoziato.
Se i palestinesi costruiscono nei loro villaggi siti in territorio chiaramente israeliano, fanno bene, ci mancherebbe; se degli israeliani costruiscono in territorio conteso, sono dei coloni, dei criminali di guerra, dei prepotenti, per non dire di peggio.
Se i libanesi di Hizbollah sparano oltre confine, resistono; se gli israeliani rispondono al fuoco, stanno cercando di riportare la guerra in Libano.
Se Abu Abbas vuole il riconoscimento di uno stato arabo e Judenfrei (cioè cacciando i "coloni") in Giudea e Samaria, esercita il diritto del suo popolo a uno stato; se Netanyahu vuole il riconoscimento del carattere nazionale ebraico di Israele, senza sognarsi di cacciare gli arabi che ci abitano è un prepotente guerrafondaio.

Giusto no? Sapete come chiamano i giornalisti italiani questo modo di raccontare le cose? Informazione oggettiva, la realtà dei fatti.

(Informazione Corretta, 17 settembre 2010)

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Trasmissione televisiva AP della canzone: "Bracciali sostituiti con armi, premi il grilletto"



Membro della band recita una poesia:
"Lotta, fratello, la bandiera non sarà mai abbassata,
le torce non si spegneranno mai.
Sul monte Carmelo (in Israele) e nella Valle [Giordania],
ci sono rocce e ruscelli.
In Lod (città israeliana) ci sono poesie, e in Ramle (città israeliana) granate.
Sì, fratello mio, rimarrà la rivoluzione della nazione combattente."

Il vocalista canta:
"I sionisti uscirono dai [loro] paesi,
portando danni e inimicizia.
Ma la rivoluzione palestinese li aspetta.
Il frutteto ci ha chiamati alla lotta [armata].
Abbiamo sostituito braccialetti con armi.
Abbiamo attaccato lo spregevole [i sionisti].
Questo nemico invasore è sul campo di battaglia.
Questo è il giorno di consolazione della Jihad.
Premi il grilletto.
Noi riscatteremo Gerusalemme, Nablus e il Paese.”

(Palestinian Media Watch, 16 settembre 2010 - trad. www.ilvangelo-israele.it)

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Israele acquista caccia americani F 35, in grado di colpire Iran

Netanyahu: Rafforziamo le nostre capacità militari

GERUSALEMME, 16 set. - L'esercito israeliano ha deciso di dotarsi di nuovi caccia americani F 35 costruiti dalla Lockheed Martin per rafforzare le proprie capacità militari. Lo ha indicato oggi un comunicato dell'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu. "L'acquisto dei caccia più moderni del mondo è un passo importante per rafforzare la potenza militare dello Stato d'Israele", ha detto Netanyahu, secondo quanto riporta il comunicato. Israele acquisterà 20 jet militari per quasi 3 miliardi di dollari, e i primi velivoli saranno consegnati a partire dal 2015. Gli F35 sono in grado di raggiungere l'Iran senza essere intercettati dai radar.

(Apcom, 16 settembre 2010)

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I campi estivi di Hamas

(Guysen TV, 16 settembre 2010)

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Israele impone la chiusura della Cisgiordania per festeggiare Yom Kippur

GERUSALEMME, 16 set - In occasione della festivita' ebraica dello Yom Kippur verranno chiusi i valichi della Cisgiordania per 48 ore a partire dalla mezzanotte di oggi. "Durante la chiusura, l'ingresso in Israele sara' consentito solo in caso di emergenza umanitaria e medica'', si legge in un comunicato dell'esercito israeliano.
Lo Yom Kippur, la festa piu' importante del calendario ebraico, in cui si celebra il giorno dell'espiazione, iniziera' domani al tramonto e si concludera' sabato alla stessa ora. La chiusura dei valichi della Cisgiordania e' regolarmente imposta per ogni festivita' ebraica e israeliana.

(ASCA, 16 settembre 2010)

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La questione degli auguri di Rosh ha-Shanà fatti in ritardo

Cari amici, la scorsa settimana non vi ho potuto fare gli auguri di Rosh ha-Shanà, scusate. Ma ora che ve li vorrei fare, a un tratto mi chiedo: ve li posso fare? Non sapendo se sia permesso fare in ritardo degli auguri spirituali come quelli di Rosh ha-Shanà, ho telefonato a un anziano rav che sta a New York ed è un amico di famiglia dei tempi antichi. Non ne faccio il nome per non associarlo al Tizio della Sera e farlo rotolare immediatamente nella Gehenna. A dire il vero, quando l'ho chiamato non ho pensato che lì erano le tre di notte. Eppure, lui mi ha risposto subito e con schiettezza:
“Oioi, sei tu".
Gli ho spiegato il mio dubbio sugli auguri in ritardo e ha detto:
"Circa la possibilità o il divieto di fare in ritardo gli auguri di Rosh ha-Shanà, bisogna vedere se vi sia stato un impedimento reale, una questione di dimenticanza, se la dimenticanza abbia coinciso con un problema di fondo, ad esempio il caso di uno che è cretino - il classico caso dello shoté. Quale caso di questi mi stai sottoponendo, figlio mio?"- mi fa.
Non ho avuto assolutamente dubbi e ho risposto che si trattava di un gigantesco caso di shoté.
"Ma conosci bene questa persona deficiente che non ha ancora fatto gli auguri di Rosh ha-Shanà e li vuole fare adesso che la Firma c'è stata da un pezzo?", chiede il rav.
"La conosco bene quella persona - faccio - ah se la conosco".
"E così - mi fa - sei sicuro di conoscere questa persona veramente bene…".
"Vorrei vedere che proprio io non conoscessi questo qui", gli rispondo.
"Sicuro sicuro?".
"Non sono scemo, sono io quel cretino".
"E così ti conosci bene, vero?".
"In effetti, rav, ora che ci penso, non saprei se mi conosco bene".
"E così, prima ti conosci bene e dopo non ti conosci bene...".
"Per favore, adesso non cominciamo con la matematica".
"E così - mi incalza - dici di non conoscerti bene, quando mi hai appena detto che la dimenticanza era di un grande cretino. Lo vedi che ti conosci benissimo?".
"Sì?!...", chiedo raggiante.
"Certo, sei uno shoté nato. Prima di tutto perché sei contento di essere shoté, e questa è veramente una cosa da shoté, e se non capisci è perché sei shoté. Seconda cosa, rifletti, nel caso tu ce la faccia: se tu non fossi un gigantesco shoté, non mi avresti svegliato alle tre di notte per fare una domanda così ". E ha riattaccato.
No, penso, non posso rimanere in forse: io adesso prendo e lo richiamo subito. In effetti avviene che lo richiami e lo implori di dirmi se giudica che possa fare gli auguri di Rosh ha-Shanà, quando la Buona Firma c'è stata da un pezzo.
"Cerchi di capire, rav - dico per ben figurare - sarebbe come fare gli auguri per la milà a uno che sta festeggiando la laurea in giurisprudenza".
Il rav sospira. "Quanto mi fai penare, tu?".
"Non lo so", faccio io.
E lui: "Pazienza, voglio aiutare l'asino iellatissimo che si è reincarnato in te".
Poi fa: "Circa la questione 'auguri di Rosh ha-Shanà in ritardo', si può adeguatamente citare la risposta del rav Eliau ben Zadìk di Tallin, gran suonatore di shofar con lo stile della gallinella, sia benedetto nel seno di Abramo. Il rav Eliau di Tallin disse a tutta la yeshivà di fare così: se siete in ritardo con gli auguri di Rosh ha-Shanà, fateli lo stesso. Serviranno per l'anno dopo, quando vi scorderete di nuovo di farli. E quando l'anno dopo vi scorderete di nuovo di farli, voi, o giovani, li avrete già fatti l'anno prima e di nuovo non ci sarà alcun problema per un anno. Vi dovrete solo ricordare di fare in anticipo anche quelli per l'anno successivo. Perché, be-emet, errore corretto fa sapienza certa".
Che bellezza, finalmente avevo la soluzione.
"Grazie rav! E guardi, già che ci sono, le faccio gli auguri in anticipo di un bellissimo 5772, 73, 74!".
"Bravo - mi fa - ti ringrazio anticipatamente fino al 5790 compreso, così per diciotto anni riposo tutta la notte".

Ai miei amici del notiziario quotidiano "l'Unione informa" e del Portale dell'ebraismo italiano www.moked.it un bellissimo 5771. E poi anche un bellissimo 5772.

Il Tizio della Sera

(Notiziario Ucei, 16 settembre 2010)

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Israele pretede il riconoscimento del carattere ebraico dai negoziati di pace

'No' della Lega Araba alla richiesta di Netanyahu, l'amministrazione Usa vede progressi sulla querstione delle colonie

«Noi diciamo che la soluzione dei due Stati per i due popoli, significa che occorre puntare a due Stati nazionali: uno Stato nazionale ebraico ed uno Stato nazionale palestinese. Con mio dolore non ho ancora sentito dai palestinesi la frase: "Due Stati per i due popoli". Si limitano a parlare di "due Stati"...». Le parole di Beljamin "Bibi" Netanyahu sono chiari e delineano l'unico obiettivo da perseguire per lo stato ebraico dall'iniziativa diplomatica intrapresa dall'amministrazione Obama: ottenere sul piano internazionale il riconoscimento del carattere ebraico di Israele facendo accettare in primis alla poco rappresentativa leadership di Abu Mazen e della sua delegazione. Abu Mazen come corsia preferenziale per un concetto difficile da accettare da tutta la comunità internazionale e non solo mediorientale. Netanyahu ha esplicitato ulteriormente il proprio pensiero spieganfo come sia importante che i palestinesi riconoscano che «Israele, che pure garantisce diritti civili eguali indistintamente per tutti i suoi cittadini, non è solo uno Stato per gli ebrei che vi abitano, ma uno Stato per gli ebrei in generale, per il popolo ebraico».

(Ami, 16 settembre 2010)

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Giornale israeliano contro Berlusconi: "Fa le promesse, ma poi non le mantiene"

di Leonard Berberi

«In Italia le parole sono una cosa. I fatti un'altra». È il giudizio - lapidario - di Menachem Gantz, il corrispondente da Roma del quotidiano Yedioth Ahronoth. In un lungo articolo comparso sull'edizione cartacea, il giornalista israeliano ha fatto le pulci alla politica estera italiana. E ha scoperto che, a sei mesi dalla promessa di Berlusconi in cui impegnava l'Italia a ridurre i rapporti commerciali con l'Iran, i fatti sono andati diversamente. «La realtà è che l'Italia continua ad essere uno stretto partner della Repubblica islamica», scrive Gantz.
«Berlusconi e il suo ministro degli esteri, Frattini - continua il giornalista - hanno dichiarato in passato che è necessario ostacolare la capacità dell'Iran di sviluppare quelle armi nucleari che Israele ritiene una minaccia alla sua stessa esistenza. I fatti, però, indicano che la politica del governo italiano incoraggia gli scambi commerciali con Teheran, dando così stabilità al regime degli Ayatollah».
E via con i numeri, presi dal nostro istituto di statistica, l'Istat. Nel primo semestre del 2010 le importazioni italiane dall'Iran hanno toccato quota due miliardi di euro. Più del doppio rispetto allo stesse semestre dell'anno precedente (circa 847 milioni). «Nello stesso periodo sono cresciute anche le esportazioni verso l'Iran - scrive il giornale - superando quota un miliardo». Quello che infastidisce più gl'israeliani è il fatto che «l'Italia ha venduto all'Iran soprattutto prodotti ad alta tecnologia e ha firmato grosse commesse nel settore delle infrastrutture, delle comunicazioni e dell'energia».
«La forte crescita delle importazioni dall'Iran è anche dovuta ai cambiamenti nei rapporti di cambio euro-dollaro e all'aumento del prezzo del petrolio», hanno risposto dalla Farnesina. Precisando che gli scambi commerciali «vengono fatti tenendo conto delle sanzioni imposte dalle Nazioni Unite». E il governo? «Dall'ufficio del primo ministro hanno replicato dicendo che stanno ancora studiando i numeri», chiude - sarcastico - l'articolo.

(Falafel Cafè, 16 settembre 2010)

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Farnesina - Yedioth Aharonot: "Nessuna attività con l'Iran"

di Ugo Volli

ROMA, 16 settembre - Nessuna nuova attività è stata avviata in Iran da parte delle grande imprese italiane. Lo ha scritto il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, in una lettera al quotidiano israeliano Yedioth Aharanot, che pochi giorni fa aveva accusato gli italiani di non aver ridotto l'impegno a ridurre gli scambi commerciali con Teheran. "L'effettivo andamento delle relazioni economiche fra Italia e Iran - spiega Massari - non può ridursi alle oscillazioni degli importi numerici dei flussi di interscambio che semmai riflettono attività economiche privatistiche e non strategiche , su cui nessuno Stato democratico può esercitare diritti di veto. Vanno piuttosto considerati altri elementi che l' articolista non ricorda, o riporta in maniera incompleta". "Da molti anni - precisa il portavoce della Farnesina - le grandi imprese che corrispondono agli interessi strategici italiani, a cominciare dall' ENI, hanno cessato di intraprendere nuove attività in Iran, rendendo al contempo note in sede internazionale le loro attività pregresse, in uno spirito di massima trasparenza del quale ci è stato dato atto dai nostri alleati americani ed europei.

(Notiziario Ucei, 16 settembre 2010)

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L'Iran attacca Berlusconi: "È servo di Israele"

Duro attacco della tv di Stato iraniana 'Irib' contro il premier Silvio Berlusconi, definito «servo di Israele» per un'intervista rilasciata ieri al quotidiano Le Figaro in cui si è detto favorevole a un inasprimento delle sanzioni contro l'Iran, se necessario. «Le affermazioni di Berlusconi ai danni dell'Iran, considerato il suo orientamento filo-israeliano, non sorprendono più», si legge nella pagina web del servizio in italiano di 'Irib'. «Nell'intervista a Le Figaro - si aggiunge - Berlusconi ammette pure che le sanzioni contro Teheran penalizzano le compagnie italiane, ma a quanto pare a Berlusconi sta più a cuore servire Israele che difendere gli interessi della propria popolazione».
La tv di Stato sottolinea inoltre che Berlusconi, chiedendo un rafforzamento delle sanzioni contro Teheran, «ignora che in base alle leggi dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) avere il nucleare civile è diritto di tutti i paesi firmatari del Trattato di Non Proliferazione (Tnp), trattato che l'Iran ha firmato da tempo». L'articolo ricorda quindi la visita del premier italiano in Israele, non apprezzata dall'establishment della Repubblica Islamica che non ha mai riconosciuto lo Stato ebraico. «Il premier italiano Silvio Berlusconi - si precisa - si era decisamente contraddistinto per le sue affermazioni anti-iraniane nell'ultima visita in Israele, dopo che le autorità israeliane chiesero ufficialmente a lui di aumentare le pressioni sull'Iran».
La tv di Stato rincara ulteriormente la dose aggiungendo che «fu in quella visita che il Cavaliere definì addirittura giusta l'aggressione contro Gaza sferrata da Israele che causò 1.400 morti e fece uno scherzo di cattivo gusto sulla realtà amara del muro dell'Apartheid in Palestina dicendo di non averlo nemmeno visto. Berlusconi - conclude - è forse anche l'unico leader occidentale ad aver ringraziato Israele per la sua esistenza e aver definito il regime sionista il più democratico del Medioriente».
Ieri Berlusconi ha dichiarato a 'Le Figarò che «se l'Iran insiste a sviluppare il suo programma nucleare senza la necessaria trasparenza, queste sanzioni dovranno essere rinforzate. E questo senza alcun dubbio». Il premier ha evidenziato che tali misure restrittive «hanno un costo elevato per le nostre imprese come per Teheran», precisando che «Italia e Francia hanno lavorato a fianco in questi ultimi mesi per promuovere le sanzioni europee il cui obiettivo è quello di rinforzare quelle decise in seno all'Onu».

(Leggo, 16 settembre 2010)

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Lescano, lo swing dell'Italietta

Un libro e una fiction ripercorrono l'epopea del celebre trio che creò la colonna sonora degli Anni 40. Erano sorelle olandesi di origine ebraica

di Elena Loewenthal

La vita è come un film, a volte. Prima scena: tre giovani donne consumano pasticcini e sorbiscono spumante insieme a un uomo che si chiama Umberto, è il Principe di Piemonte, adora ballare e lo fa con tutte e tre a turno, suggellando ogni volta il momento con un baciamano. Seconda scena: tre giovanissime acrobate si esibiscono nel loro numero. Sono esili, non belle e per nulla esuberanti: nulla a che vedere con l'ideale di donna sancito dal settimanale «Signorine grandi firme». Terza scena: buio. Nulla, se non un silenzio pesante. Dove sono sparite le tre sorelle? ...

(La Stampa, 16 settembre 2010)

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Israele, presto Internet gratis su tutti i pullman

Andrà più o meno così: che tu sei lì, nel mezzo del deserto del Negev, con il cellulare che prende così così e poca possibilità di fare telefonate. Ma con un laptop collegato al mondo. Grazie alla connessione Internet. Gratis. È quello che hanno intenzione di fare sui bus della Egged, la più grande e importante compagnia di trasporti su strada in Israele.
L'iniziativa, che dovrebbe partire tra qualche settimana, prevede la connessione wi-fi all'interno dei pullman che collegano le città israeliane. Che sia per lavoro, per divertimento o per passare il tempo, il segnale collegherà alla rete sia i pc portatili che gli smartphone.
«Il progetto costa circa 2 milioni di dollari», dice Eyal Yechiel, numero uno del dipartimento promozionale della Egged Lines. «I sistemi di trasmissione wi-fi saranno installati nel giro di pochi mesi su tutti i 1.500 bus che collegano i centri urbani del nostro paese».
La Egged non è la prima compagnia israeliana di trasporti pubblici che offre questa possibilità. La prima è stata, qualche mese fa, la Metropoline, più piccola e con base nella città di Be'er Sheva. Non a caso una città che, in mezzo al deserto del Negev, in fatto di tecnologia non ha eguali.

(Falafel Cafè, settembre 2010)

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Il Comune dice no all'Hitler di Cattelan. La comunità ebraica: "Inopportuno"

Non saranno affissi i manifesti della mostra col dittatore sostitiuti da locandine col solo nome dell'artista. Sgarbi e Toscani difendono l'artista. L'assessore Finazzer Flory: "Accetto il veto ma non lo condivido”.

di Alessia Gallione

Non saranno i folli occhi di Adolf Hitler a pubblicizzare sui muri della città la mostra milanese di Maurizio Cattelan. Il passo indietro definitivo del Comune, che aveva già sospeso l'affissione dei manifesti finiti nella bufera, è arrivato di fronte alla reazione della comunità ebraica. Un veto. "Un messaggio inopportuno", lo ha definito il presidente degli ebrei milanesi, Roberto Jarach. Una provocazione troppo forte. Che avrebbe "urtato la sensibilità nostra e di molti", ha aggiunto, e che avrebbe "prevalso sul messaggio sarcastisco del pentimento di Hitler"....

(la Repubblica, 16 settembre 2010)

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Da Gaza sparati proiettili al fosforo

Lo ha confermato l'esercito israeliano

ROMA, 15 set. - Due dei nove proiettili di mortaio che i gruppi armati palestinesi della Striscia di Gaza hanno sparato oggi contro il sud di Israele erano bombe al fosforo. Lo ha confermato l'esercito israeliano, secondo quanto riporta il sito web del quotidiano Haaretz. I miliziani palestinesi hanno sparato anche due razzi Qassam contro i centri abitati israeliani situati nei pressi del confine con la Striscia.
Haim Yallin, capo del Consiglio regionale di Eshkol, l'area dove sono caduti i due proiettili, ha reagito duramente agli attacchi: "Queste armi sono state proibite dalla convenzione di Ginevra. Provocano bruciature tra le vittime e uccidono. Questa è una zona agricola, e ora dobbiamo spiegare ai contadini come difendersi da questi proiettili". Israele ha risposto agli attacchi con un raid aereo contro il sud della Striscia, in cui è morto un palestinese che lavorava in un tunnel.
Da quando a inizio mese sono stati rilanciati i negoziati diretti tra Israele e l'Autorità Palestinese, sono ripresi anche i lanci di razzi Qassam dalla Striscia di Gaza, territorio controllato dal giugno del 2007 dal gruppo estremista Hamas, che si oppone ai colloqui di pace.

(Apcom, 16 settembre 2010)

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Israele, negli ultimi 12 mesi turisti a +18%

Le entrate dei primi sei mesi del 2010 hanno segnato un +35%

Il ministro del Turismo d'Israele, Stas Misezhnikov, in occasione della conclusione e dell'inizio del nuovo anno del calendario ebraico, per la precisione il 5771, ha tracciato un bilancio sull'attività del turismo, sul lavoro degli uffici esteri e sulla crescita del numero dei turisti verso Israele.
Nei primi sei mesi dell'anno 2010, da gennaio a giugno compresi, ben 1.600.000 turisti provenienti da tutto il mondo hanno visitato Israele facendo registrare una crescita del 39% rispetto all'anno 2009 e ben del 10% rispetto al 2008 che è considerato in Israele l'anno record per il turismo.
Se poi il calcolo e la stima vengono inseriti all'interno dell'anno ebraico, da settembre 2009 a settembre 2010, il numero dei turisti che hanno visitato Israele da tutto il mondo raggiunge i 3.100.000 con una crescita del 18% rispetto al 2009 e del 10% rispetto al 2008.
Le entrate derivanti dal turismo per i primi 6 mesi del 2010 sono stimate a 1,55 miliardi di dollari, con una stima di crescita del 35% rispetto al 2009.

(Guida Viaggi, 15 settembre 2010)

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Terrorismo islamico

Il sito in lingua spagnola PATRIA JUDIA tiene la contabilità degli attentati terroristici islamici che avvengono nel mondo. Dal sito abbiamo tratto l’elenco degli attentati avvenuti nel mese scorso.

(Notizie su Israele, 15 settembre 2010)

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I coloni non ci stanno: «Colloqui-farsa»

Il direttore di Yesha Council boccia sia le trattative che il presidente americano

Naftali Bennet
BNEI ADAM - «I cosiddetti colloqui di pace sono una farsa. E Barack Hussein Obama è un nemico d'Israele». Naftali Bennet, direttore dello Yesha Council, organizzazione numero uno del movimento dei coloni, boccia sia le trattative appena avviate, sia il presidente americano che le ha resuscitate.
Riservando un messaggio velatamente minatorio allo stesso premier israeliano, Benyamin Netanyahu: la cui coalizione (a larga maggioranza di destra) potrebbe essere scompaginata in qualsiasi momento - lascia intendere - nell'ipotesi di "cedimenti" di sorta. «Non ha senso parlare di pace con chi vuole distruggerti - spiega Bennet - e gli arabi non vogliono costruire uno Stato accanto a Israele, ma al posto d'Israele. Il presidente Abu Mazen continua a ribadire che il suo scopo non è solo ottenere lo Stato palestinese, ma anche far rientrare tutti i profughi e i loro discendenti in Israele, cioè tre milioni di persone. Significa installare uno Stato palestinese nel cuore dello Stato ebraico: per noi sarebbe la fine». Originario degli Usa, come gran parte dei tribuni dello zoccolo duro del movimento nazional-religioso ultrà, il leader dei coloni spara poi a zero su Barack Obama, che definisce «il presidente Usa più ostile a Israele nella storia recente, più Hussein che Barack». E, aggiunge, «vuole spingerci verso il suicidio nazionale: ma il nostro non è uno Stato fantoccio agli ordini di Washington».

(Corriere Canadese, 15 settembre 2010)

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Israele, previsioni di crescita del Pil al 4,1%

Il Central Bureau of Statistics (CSB) ha diffuso ieri le previsioni sulla crescita del Paese in concomitanza della pubblicazione dell'Annuario statistico 2010.
L'Istituto di statistica prevede che nel 2010 il PIL israeliano crescerà del 4,1% (nel 2009 l'aumento era stato del solo 0,8%) e la produzione aumenterà del 4,5% nel 2010, dato particolarmente rilevante se comparato alla crescita pari a 0 del 2009.
Leggermente più contenuti sono i dati della Banca Centrale israeliana che prevede un +3,7% di crescita per il 2010. La Banca Centrale ha comunque annunciato che dovrà aggiornare i propri dati.
Il CBS ha stimato un aumento dell'export del 13% e una consistente crescita nelle costruzioni residenziali dell'11%.
Ugualmente incoraggianti sono i dati che prevedono per il 2010 una crescita dei consumi privati del 5%.

(Portalino.it, 15 settembre 2010)

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Razzo sparato da Gaza colpisce una città della costa israeliana

GERUSALEMME, 15 set - Un razzo sparato nella notte dai militanti palestinesi del nord della Striscia di Gaza ha colpito Ashkelon, citta' lungo la costa meridionale di Israele.
''E' esploso in un campo senza provocare danni o feriti'', ha spiegato Mickey Rosenfeld, il portavoce della polizia locale, aggiungendo che altri due colpi di mortaio sono stati sparati nella mattina.
L'attacco e' stato sferrato poche ore prima che il segretario di Stato americano Hillary Clinton atterri in Israele per guidare il secondo giorno di colloqui di pace tra i leader israeliano e palestinese.red/sam/lv

(ASCA, 15 settembre 2010)

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(Guysen TV, 15 settembre 2010)

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Hamas non cambia idea: "O vittoria o martirio"

Il leader Jaabri rifiuta ogni confronto con il "nemico sionista"

TEL AVIV - Abituato da anni alla lotta armata clandestina, il capo militare di Hamas Ahmed Jaabri è uscito allo scoperto durante il vertice israelo-palestinese di Sharm el-Sheikh (Egitto) e ha pubblicato un proclama di rifiuto delle trattative "con il nemico sionista", promettendo che le sue Brigate Ezzedin al-Qassam "proseguiranno la Jihad (guerra santa) a oltranza".
"Vittoria o martirio" restano le parole d'ordine obbligatorie per i suoi combattenti, ha avvertito quello che oggi è considerato l'"uomo forte" di Gaza e il custode esclusivo di una delle carte migliori in mano a Hamas: il caporale Ghilad Shalit, che dal giugno 2006 è suo prigioniero personale in una località sconosciuta. Nel suo messaggio ai combattenti - stilato nei giorni scorsi, dopo la conclusione del digiuno islamico del Ramadan - Jaabri ha esortato i compagni d'armi (stimati da Israele in almeno 20mila) e tutti i palestinesi a considerare che "grazie al potere della fede e della dottrina, grazie alle armi, ai missili, ai tunnel e ai martiri, Dio ci ha elargito la vittoria su una parte della nostra terra di Palestina": ossia la Striscia di Gaza, da cui Israele si è ritirato nel 2005, per volere del premier Ariel Sharon. Anche in futuro, ha previsto, "il nemico sarà sconfitto con il fuoco e con la resistenza". "La Palestina sarà liberata dal mare (Mediterraneo) al fiume (Giordano), avrà Gerusalemme come capitale" ha promesso il capo militare di Hamas.

(Corriere Canadese, 15 settembre 2010)

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Gli israeliani non credono ai negoziati: «La pace non è per questa generazione»

La ripresa dei negoziati di pace con i palestinesi non ha finora suscitato molto entusiasmo in Israele. Il secondo round si è appena concluso a Sharm el-Sheikh e nonostante i commenti ottimistici dell'inviato americano Mitchell la questione della moratoria delle costruzioni nei settlements pesa come un macigno sul futuro dei negoziati. L'opinione pubblica israeliana vive i colloqui in un clima di diffuso pessimismo, e le aperture impreviste di Netanyahu durante il summit di Washington, il 2 settembre, non sono riuscite a rovesciare questo trend, anzi, in qualche modo, hanno contribuito a complicare la percezione degli avvenimenti e in parte a rafforzare lo scetticismo....

(Europa, 15 settembre 2010)

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Yom Kippur ebraico: le triglie con uvetta e pinoli

Lo Yom Kippur, o Giorno dell'espiazione, è il giorno più sacro dell'anno per gli ebrei, durante il quale ci si dedica alla penitenza per farsi perdonare i peccati e alla riconciliazione. Come ogni festa ebraica ha inizio al tramonto del giorno precedente, quindi, quest'anno, tra venerdì 17 e sabato 18 settembre prossimi. La ricorrenza prevede il digiuno, ma quando la penitenza ha termine, almeno a Roma, si festeggia a tavola con questo piatto tradizionale: le triglie ai pinoli e uvetta.

Cosa vi occorre:
1.5 kg di triglie di media grandezza, 150 g di pinoli, 300 g di uvetta, sale, olio e aceto q.b.
Come si preparano:
lavate con cura le triglie, aprendole sulla pancia, ma senza privarle della testa, della lisca o della coda. In una pirofila (di quelle che vanno in forno) formate uno strato unico di pesce alternando il verso delle teste e delle code, quindi condite a piacere con olio e aceto, aggiustate di sale e cospargete con pinoli e uvetta. Cuocete a fuoco lento per 15 minuti. Nel frattempo scaldate il forno a 190o, trasferitevi la pirofila e proseguite la cottura per almeno una mezz'ora e comunque finché il pesce non risulterà ben dorato.

(Gustoblog.it, 15 settembre 2010)

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Giornata Europea della Cultura Ebraica - Positivo il primo bilancio

di Sira Fatucci

L'undicesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica ha avuto un'ottima riuscita: tirando le somme della quantità e della qualità delle iniziative, dell'attenzione mediatica, della curiosità che ha suscitato, possiamo affermare che la Giornata si sta consolidando sempre più quale evento di effettiva risonanza nazionale che catalizza attenzione e interesse nel mondo ebraico e, soprattutto, in quello non ebraico; un dato che deve far riflettere, in positivo, su come la società percepisce gli ebrei e l'ebraismo. Durante la Giornata si sono svolti in Italia poco meno di trecento eventi, tutti di alta qualità (convegni, mostre, conferenze, concerti, visite guidate, degustazioni, passeggiate archeologiche, itinerari artistici, mercatini), organizzati nelle 62 località che quest'anno hanno aderito alla manifestazione, con interventi di grande livello e una ottima partecipazione di pubblico. Abbiamo avuto una fortissima attenzione mediatica, con diverse centinaia di articoli, servizi televisivi e radiofonici, e moltissime visite al sito della Giornata sia nella parte di consultazione dei programmi che nelle pagine culturali.
Per quanto riguarda l'affluenza, per ora possiamo fornire solo dei dati ancora incompleti e parziali: circa 50.000 i visitatori, ma manca ancora il conteggio di circa 10 località, e anche i dati che ci sono pervenuti da alcune località sono parziali).
La sensazione, riportata da diversi organizzatori, è stata quella di vivere una bellissima giornata di festa, capace di coniugare cultura e svago, e di agire nella direzione di abbattere il pregiudizio che ancora esiste nei confronti del mondo ebraico, aprendo le porte per mostrare chi siamo, come e dove viviamo le nostre tradizioni e, appunto, la nostra cultura.
Livorno 'capofila' si è rivelata una città capace di accogliere l'iniziativa con grandissimo entusiasmo, soprattutto per merito di una splendida comunità ebraica, che intrattiene con il territorio e con le istituzioni dei rapporti (antichissimi) di pacifica e prolifica convivenza (nell'immagine la sinagoga di Livorno in occasione della Giornata). L'evento è stato un grande successo, con la mobilitazione di tantissimi cittadini, l'attenzione fortissima delle istituzioni e dei media locali, e una folta presenza di pubblico proveniente anche da fuori città. Per diverse iniziative non c'è stato abbastanza spazio per accogliere il pubblico, tanto da dover prometterea chi è rimasto escluso una nuova edizione degli spettacoli organizzati.

(Notiziario Ucei, 15 settembre 2010)

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Ecco a voi: Hamas in "La liberazione di Gerusalemme e Tel Aviv"

Un nuovo filmato di Hamas intitolato "La grande liberazione" che descrive la distruzione di Israele manda in visibilio il web arabo: vi si vede una immaginaria battaglia finale "per la liberazione della Palestina" che comprende bombardamenti su Tel Aviv e Gerusalemme, e un nuovo telegiornale del Canale Due (israeliano) con tanto di conduttore con kefiah al collo.
Il filmato, il cui trailer è particolarmente popolare in questi giorni in Cisgiordania e striscia di Gaza (in attesa dell'uscita della versione completa), è stato creato da due attivisti di Hamas nella striscia di Gaza e mostra una simulazione grafica del bombardamento e distruzione, a Gerusalemme, dell'Alta Corte di Giustizia, della Banca d'Israele e della settecentesca sinagoga di Hurva (recentemente restaurata). Dopodiché si vedono automobili con bandiere palestinesi che corrono lungo la Ayalon Highway, una delle principali arterie dell'area metropolitana di Tel Aviv.
All'inizio del video, un profugo palestinese dice: "Inshallah [se Dio vuole], la jihad [guerra santa] riprenderà la patria". Nella sequenza successiva alcuni scolari palestinesi proclamano al loro insegnante che vogliono unirsi alla "resistenza" (lotta armata); fanno seguito le immagini di un palestinese armato che delinea l'operazione di "liberazione". Dopo che Israele è stato attaccato con successo e "liberato", si vedono i palestinesi che festeggiano sul lungomare e per le strade di Tel Aviv.
Al culmine del video appare la celebre sigla d'apertura del telegiornale serale del Canale Due israeliano: ma al posto della conduttrice Yonit Levy compare un palestinese ritratto mentre si appresta a leggere le notizie annunciando la "liberazione di Tel Aviv e della Palestina".
Secondo Muhammad al-Amriti, uno dei due autori, il film sarebbe stato fatto in risposta ai "video che istigano al sionismo e che incoraggiano a bombardare la moschea di Al-Aqsa". "Avevamo pensato di realizzare un video d'animazione - spiega al-Amriti - ma poi abbiamo optato per un film vero e proprio. Speriamo che possa essere mandato in onda da tutti i canali satellitari che sostengono la resistenza. Questo film - conclude al-Amriti - è un regalo al popolo della striscia di Gaza e della Palestina".


(YnetNews, Jerusalem Post, 14 settembre 2010 - da israele.net)


Alla fine del filmato si può leggere l'eloquente indirizzo email di chi lo ha prodotto.

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Sondaggio, la maggioranza degli israeliani è favorevole agli insediamenti

GERUSALEMME, 14 set - La maggioranza degli israeliani e' favorevole alla ripresa della costruzione degli insediamenti in Cisgiordania. Lo ha rivelato un sondaggio del Dahaf Institute, che ha anche evidenziato un certo pessimismo nell'opinione pubblica israeliana e palestinese sul secondo round dei colloqui di pace diretti, che potrebbe bloccarsi qualora la questione degli insediamenti ebraici non venga immediatamente risolta.
Circa il 51% degli israeliani vorrebbe che la costruzione riprenda dopo il 26 settembre, data di scadenza della moratoria, mentre il 39% pensa che il blocco degli insediamenti dovrebbe essere esteso.
Il 42% degli intervistati, in ogni caso, si e' dichiarato favorevole a un compromesso che preveda la costruzione solo all'interno dei grandi blocchi di insediamenti gia' esistenti. Il 32% dell'opinione pubblica, invece, vorrebbe il rinnovo della moratoria parziale, mentre il 20% e' a favore di un ''congelamento completo''.
Il 71% degli israeliani ritiene che i negoziati non porteranno a un accordo di pace, e il 68% crede che una ripresa degli insediamenti fara' deragliare i colloqui. Il sondaggio e' basato sulle opinioni di 501 israeliani, e secondo l'istituto ha un margine di errore del 4,5%.

(ASCA, 14 settembre 2010)

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Da un sito pro Hamas

Statistiche ufficiali israeliane: "La popolazione palestinese in Israele è aumentata del 2,4%"

TELL ER-RABI' (TEL AVIV) - Da pochi giorni, il centro di statistica israeliano ha diffuso gli ultimi dati sulla popolazione palestinese nei territori palestinesi occupati nel '48 (Israele).
Nei dati si evidenzia un incremento della popolazione palestinese del 2,4%. Il monitoraggio ha riguardato il periodo che va dal 2008 al 2009.
Nello stesso periodo, aumenta dell'1,7% anche la percentuale della presenza dei coloni.
Se nel 2008, i palestinesi in Israele erano 1,5 milioni, nel 2009 la popolazione totale israeliana è arrivata a 7,6 milioni, con 1,5 milioni di palestinesi (il 20,3%).
La popolazione è costituita per il 75,5% da ebrei e per il 20,5% da palestinesi, di cui il 4,2% di fede musulmana.
Le previsioni operate dalla stessa fonte sostengono che, entro il 2030, ci sarà un ulteriore aumento dei palestinesi in Israele fino a costituire ? della popolazione totale: 2,4 milioni presenze.

(Infopal, 14 settembre 2010)

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Israele compra @israel su Twitter

Il passaggio di proprietario è stato confermato da Ministro degli Esteri Israeliano che non ha svelato il costo dell'operazione.

Israele accelera l'entrata nei Social Media acquistando il nome utente @israel su Twitter. E' la seconda volta che troviamo Israele sotto i riflettori del Social Web. Google acquistava qualche giorno fa la Startup Israeliana QuikSee per una cifra di 10 milioni di Dollari.
Israele ha acquistato @israel da Israel Meléndez, imprenditore ispanico con sede a Miami che gestisce un sito web per adulti . Israel Meléndez era riuscito ad assicurarsi il nome su Twitter nel lontano 2007 ma l'account era pressochè inutilizzato poichè ogni aggiornamento di Stato veniva "salutato" da centinaia di messaggi AntiSemiti. Meléndez dice che le persone erano convinte che il proprio account appartenesse allo Stato di Israele. Il passaggio di proprietario è stato confermato da Ministro degli Esteri Israeliano che non ha svelato il costo dell'operazione limitandosi a dire che il passaggio non era "pro bono".

(Italia SW, 14 settembre 2010)

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La comunità ebraica svizzera in piena mutazione

Un numero crescente di ebrei non si identifica più con le norme religiose delle comunità tradizionali ortodosse e i matrimoni misti con persone di un'altra religione sono in aumento. È quanto emerge da uno studio del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica pubblicato martedì.

Fino alla metà del XX secolo, in Svizzera vivevano solo comunità ortodosse, caratterizzata da una forte coesione. Dagli anni '60 ad oggi, però, sempre più persone di religione ebraica (complessivamente in Svizzera vivono circa 18'000 ebrei) si sono allontanate da queste comunità, formando delle collettività più liberali.
Alla base di questa mutazione vi sono soprattutto i matrimoni misti, rilevano i ricercatori, che oggi superano il 50%. "La maggior parte dei rabbini ortodossi integrava le spose e i bambini non ebrei in maniera molto restrittiva", spiega lo storico Daniel Gerson. Di conseguenza, molte persone in questa situazione hanno scelto di rompere con la loro comunità.
La nascita di nuove collettività è stata favorita anche da altri fattori, si sottolinea nello studio. Ad esempio, molti ebrei non hanno più voluto accettare le pretese finanziarie e l'investimento di tempo richiesto dalle comunità religiose o hanno rimesso in discussione l'autorità dei rabbini.
Secondo i ricercatori, questo avvicinamento verso la società non ebraica costituisce un segno di piena integrazione. D'altro canto, però, minaccia la perennità delle comunità ebraiche tradizionali. Inoltre, parte delle comunità ortodosse percepiscono questa apertura verso la società come un pericolo e reagiscono richiudendosi su sé stesse. Negli ultimi anni, ad esempio, sono state aperte delle scuole ebraiche finanziate da fondi privati, nelle quali viene accordata una grande importanza all'insegnamento religioso. Una volta finita la scuola, però, i giovani hanno difficoltà ad integrarsi nel mondo del lavoro e non di rado le famiglie ultraortodosse "si ritrovano dipendenti da un aiuto privato o statale".

(swissinfo.ch, 14 settembre 2010)

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Negoziati: scetticismo sulla stampa di Israele

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu parte stamane per il vertice di Sharm el-Sheikh (Egitto) con il presidente palestinese Abu Mazen accompagnato dal generale scetticismo della stampa locale e da elevate misure di sicurezza.
"Un vertice senza aspettative" titolano Yediot Ahronot e il filo-governativo Israel ha-Yom. "Oggi a Sharm: un vertice di tensione" prevede Maariv. Secondo Haaretz l'incontro di Sharm el-Sheikh equivale a un "poker politico" fra Netanyahu, Abu Mazen ed il segretario di Stato statunitense Hillary Clinton. Nei commenti si rileva che l'ostacolo principale è rappresentato dalla richiesta palestinese (sostenuta dagli Stati Uniti) che Israele accetti di prolungare la moratoria sui progetti edili in Cisgiordania. Per Netanyahu accogliere la richiesta significa rischiare una crisi con i ministri nazionalisti in seno al suo governo. Intanto la polizia israeliana ha elevato lo stato di allerta nel timore che i negoziati di in Egitto (che proseguiranno domani a Gerusalemme) possano essere turbati da attentati o da attacchi militari.
Due settimane fa il braccio armato di Hamas ha condotto in Cisgiordania due attacchi che sono costati la vita complessivamente a quattro israeliani. Negli ultimi giorni inoltre si sono ripetuti gli incidenti di frontiera sulla linea di demarcazione fra Israele e Gaza. In uno di questi scontri sono rimasti uccisi tre palestinesi. Secondo lo Shin Bet, il servizio di sicurezza israeliano, c'è da temere che il rilancio di trattative di pace sarà accompagnato da attentati da parte di quanti fra i palestinesi si oppongono ad esse, e in primo luogo gli integralisti di Hamas.

(l'Occidentale, 14 settembre 2010)

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(Guysen TV, 14 settembre 2010)

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Generale di Israele: l'uccisione di tre palestinesi è stato un incidente

GERUSALEMME, 14 set - L'uccisione di tre civili palestinesi da parte dell'esercito israeliano, avvenuta nel weekend a Gaza, e' stata un errore. Lo ha ammesso un comandante delle truppe israeliane.
L'incidente, occorso domenica a Beit Hanun, quando un carro armato israeliano ha aperto il fuoco uccidendo un uomo di 91 anni, un ragazzo di 17 e uno di 20, era stato giustificato come un atto di difesa contro un gruppo di persone sospettate di preparare un attacco di mortaio.
Ma il Generale di brigata Ayal Eisenberg, capo della divisione dell'esercito di Gaza, ha ammesso che i soldati hanno commesso un errore. ''I civili uccisi dal fuoco dei nostri soldati non erano coinvolti in nessuna operazione terroristica'', ha detto alla radio, spiegando che le truppe hanno visto uno dei tre sollevare un sistema anticarro da terra e hanno erroneamente pensato che fossero un gruppo di militanti.

(ASCA, 14 settembre 2010)

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Il commercio dell’Italia con Teheran cresce

Di fatto, la politica di Roma aiuta regime a ottenere stabilità

ROMA, 14 set. - Malgrado le promesse fatte dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante una visita in Israele a febbraio, il volume degli scambi tra Italia e Iran è aumentato esponenzialmente: nella prima metà del 2010 le importazioni dalla repubblica islamica del Bel Paese sono lievitate fino a due miliardi di euro. Lo ha rivelato il quotidiano israeliano Yedioth Ahronot, che ha analizzato i rapporti commerciali tra Roma e Teheran in un dettagliato articolo dal titolo 'Sanzioni sulla carta'. Verificando i dati Istat, Yedioth Ahronot ha riscontrato "che le importazioni italiane dall'Iran nella prima metà del 2010 sono più che raddoppiate, aumentando a una somma di oltre due miliardi di euro". Una cifra che il quotidiano israeliano non ha esitato a definire "veramente mostruosa". Nel periodo corrispondente del 2009, ha aggiunto, "le importazioni sono aumentate di 847 milioni di euro. Anche le esportazioni verso l'Iran sono cresciute notevolmente: da 892 milioni di euro nella prima metà del 2009, quest'anno le esportazioni italiane verso l'Iran sono aumentate a oltre un miliardo di euro". "Le dichiarazioni sono una cosa, ma le azioni sono un altro paio di maniche", ha scritto nella sua corrispondenza da Roma il quotidiano. "Sei mesi dopo il suo ritorno da una visita in Israele, nella quale il presidente del Consiglio Berlusconi ha promesso di impegnarsi per diminuire l'interscambio Italia-Iran, risulta che di fatto anche quest'anno Roma è una fervida sostenitrice dell'economia iraniana".
"E' vero", ha evidenziato Yedioth Ahronoth, "che Berlusconi e il ministro degli Esteri Franco Frattini hanno dichiarato in passato di comprendere la necessità di erodere l'abilità di Teheran a sviluppare armi nucleari che mettono a repentaglio la sicurezza e l'esistenza dello stato di Israele, ma di fatto la politica del loro governo indica una promozione dell'interscambio con Teheran. Che aiuta il regime degli ayatollah a ottenere stabilità". Il quotidiano ha messo sotto accusa anche la natura dei rapporti. "Nonostante non siano ancora stati pubblicati dati precisi sulla tendenza dell'interscambio", ha spiegato, "non si tratta di un commercio basato su generi alimentari basilari. Dai dati Istat emerge chiaramente che anche quest'anno l'interscambio tra i due Paesi è caratterizzato da prodotti industriali, lavori di infrastruttura, energia, satellitare per la comunicazione, prodotti scientifici e tecnologici. In passato, era già emerso da indagini giornalistiche che aziende italiane hanno fornito all'estero appoggio all'esercito iraniano". Nell'articolo è stato ricordato che "all'inizio dell'anno, l'amministratore delegato di Eni (Paolo Scaroni, ndr) era stato convocato dal Dipartimento di Stato americano per spiegare le enormi dimensioni dell'interscambio tra i due Paesi". Il quotidiano ha evidenziato che "questo è il quarto anno consecutivo in cui detto interscambio dimostra di crescere, malgrado le sanzioni imposte all'Iran dall'Onu, tutte le promesse fatte all'amministrazione di Washington e i calorosi abbracci profusi da Berlusconi durante la sua visita in Israele". Il quotidiano ha fatto sapere di aver contattato per un commento a Roma sia la presidenza del Consiglio, che ha spiegato che i dati sono ancora in fase di studio, sia il ministero degli Esteri, che li ha confermati. La Farnesina ha spiegato che "la forte crescita delle importazioni dall'Iran dipende dalla variazione del tasso di cambio euro/dollaro e dai prezzi del petrolio. Le esportazioni verso l'Iran non violano le sanzioni imposte dall'Onu: le grandi aziende italiane hanno fermato le proprie transazioni e non c'è alcun uso doppio, civile-militare, della loro attività. Nel contempo, le piccole e medie imprese che avvertono l'accelerazione dell'economia italiana commerciano con l'Iran, correndo rischi in assenza dell'assicurazione governativa per la loro attività".

(Apcom, 14 settembre 2010)

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Israele: tasso crescita PIL nel II trimestre sale al 4,7% annuo

TEL AVIV, 13 set - Nel secondo trimestre 2010 la crescita del PIL israeliano si e' accelerata: e' stata del 4,7% su base annua rispetto al 3,6% del primo trimestre. Il risultato e' imputabile all'aumento dei consumi privati (8,7%), dell'export di merci (15,8%) e degli investimenti nel settore immobiliare residenziale (10,9%). Nel mese di luglio l'indice dei prezzi al consumo ha fatto registrare un incremento dello 0,5%. Negli ultimi 12 mesi l'indice e' aumentato dell'1,8%, mentre dall'inizio dell'anno e' aumentato dell'1,1%. Escludendo la voce relativa al costo delle abitazioni che quest'anno ha pesato per il 45% sull'aumento dei prezzi, il tasso diventa di segno negativo (-0,9%). La Banca Centrale ha deciso di lasciare invariato all'1,75% il tasso di interesse per il mese di settembre. Sotto il profilo valutario l'andamento dell'interscambio, con una crescita dell'export superiore a quelle dell'import, si e' tradotto in un significativo miglioramento della bilancia commerciale che in luglio si e' chiusa con un deficit di 500 milioni di dollari derivante da esportazioni per 4,9 miliardi e importazioni per 4,4 miliardi. A luglio, le maggiori voci dell'import sono state materie prime (37%), beni di consumo (15%), macchinari (14%) seguiti da combustibili (che dall'inizio dell'anno sono aumentati del 47%) e diamanti. I prodotti dell'industria manifatturiera hanno coperto l'83% del totale delle vendite israeliane all'estero, seguiti dalle esportazioni di diamanti (16%) e infine dai prodotti agricoli (1%). Il 53% dei prodotti esportati e' ad alta tecnologia con vendite all'estero in aumento del 51%. Le esportazioni di prodotti farmaceutici, in particolare, sono cresciute di oltre il 131% annuo. Le esportazioni di diamanti, infine, hanno totalizzato nei primi sette mesi del 2010 5,3 miliardi di dollari rispetto ai 3 miliardi dei primi sette mesi del 2009. I soli dati disponibili segnalano una leggera diminuzione dell'interscambio di Israele con i paesi dell'Unione Europea, un aumento del 23% delle esportazioni verso gli Stati Uniti e un calo del 9,5% nelle importazioni dai Paesi Asiatici. Positivi anche i dati sul turismo. L'anno 5770 del calendario ebraico (2009-2010) si avvia a conclusione con un'affluenza record di turisti pari a circa 3,1 milioni, con un incremento del 18% rispetto l'anno precedente. Il Ministro per il Turismo, Stas Misezhnikov, ha ricordato che a seguito dell'intensa attivita' di marketing intrapresa Israele intende portare l'afflusso di turisti a 5 milioni di persone nel 2015.

(Il Sole 24 Ore, 13 settembre 2010)

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Le brigate della Jihad islamica palestinese si esercitano (in francese)


(Guysen TV, 13 settembre 2010)

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Rifiuto di Israele ad incontro con ministri europei per il blocco degli insediamenti

di Samr Al Aflak

Israele ha fatto sapere che non intende incontrare la delegazione dei ministri degli Esteri europei per estendere il congelamento degli insediamenti, che scade la prossima settimana.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha sostenuto ieri che le restrizioni sulle costruzioni nella West Bank cesseranno, ma verranno tuttavia mantenuti dei limiti. E precisa che non e' intenzione del governo "congelare le vite dei residenti".
Nonostante la crescente pressione diplomatica su Tel Aviv per bloccare ulteriori costruzioni, Israele ha definito "insensibili" le richieste avanzate dall'Europa di fissare un meeting venerdi' mattina, alla vigilia dello Yom Kippur. Il giorno ebraico piu' santo e solenne dell'anno. Un portavoce del ministro degli Esteri, Yigal Palmor, ha detto che per quella data "non ci sono appuntamenti in agenda e non e' stato programmato nessun incontro".
Il quotidiano israeliano Haaretz riporta che il meeting e' stato cancellato per paura che l'Ue possa fare pressioni sulla questione degli insediamenti.
L'irritazione di Tel Aviv verso i Paesi europei arriva mentre questi stanno cercando di garantirsi un posto al tavolo dei negoziati, nonostante siano stati eslcusi dai colloqui di pace bilaterali tra Israele e Palestina sponsorizzati dagli Stati Uniti due settimane fa.
Secondo un ufficiale governativo israeliano, gli europei non possono presentarsi e pretendere di avere voce nelle trattative, dal momento che non sono stati coinvolti lungo tutto il processo che ha portato a tali discussioni.
Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha confermato che Netanyahu e Mahmoud Abbas, presidente dell'Autorita' palestinese, si incontreranno martedi' in Egitto per un secondo round dei colloqui.
Il presidente americano, Barack Obama, ha fatto della pace in Medio Oriente un punto chiave della sua politica estera, impegnandosi a portare, poco prima delle elezioni di novembre, le due parti interessate ai dialoghi diretti. Obama fa sapere di aver parlato con Netanyahu evidenziando i segnali positivi dei colloqui, che per il momento si stanno muovendo in modo costruttivo, suggerendo che a questo punto sarebbe sensato per il PM israeliano estendere la moratoria che scade a fine settembre.
Nella sua risposta, Netanyahu si e' detto contrario ad una estensione del blocco, ma ha precisato che non tutte le "decine di migliaia di nuove unita'" previste verranno costruite. Dichiarazione che ha suscitato la reazione dei palestinesi, che hanno minacciato di lasciare il tavolo dei negoziati se non si fermera' completamente la costruzione di nuovi insediamenti.

(ItalNews, 13 settembre 2010)

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14 settembre - Alef, I Settimana della Cultura Ebraica

Concerto con l'Orchestra della Provincia di Bari - Trani

  
Il Castello Svevo
Il 14 settembre a Trani, con un concerto dell'Orchestra Sinfonica della Provincia in piazza Teatro (ore 21, ingresso libero), si concluderà Alef, I Settimana della Cultura Ebraica. L'Orchestra, diretta dal Mo Massimiliano Caporale, eseguirà con il Charlie Parker Saxophone Quintet il "Concerto pro pueris mundi" per cinque saxofoni, percussioni e orchestra di Luigi Morleo.
Sarà visitabile, invece, fino al 21 ottobre al castello svevo di Trani la Sezione Ebraica della Mostra documentaria "Arte in Puglia. Il Medioevo" inaugurata sempre nell'ambito di Alef, I Settimana della Cultura Ebraica (5/14 settembre) a cura di Avraham Nicola Zecchillo (Comunità Ebraica di Napoli - Sezione di Trani), con la direzione artistica di Mariapina Mascolo (Presidio del Libro Musiche & Arti). La Settimana è stata inaugurata in occasione dell'XI Giornata Europea della Cultura Ebraica, promossa dall'UCEI (Unione Comunità Ebraiche Italiane) e dedicata al rapporto "Arte ed ebraismo" (www.ucei.it).
Il concerto sarà preceduto da una visita guidata nel centro storico condotta da Mimma Pasculli (Università di Bari), con partenza alle 20 dall'ingresso del castello svevo.

(Puglialive.net, 13 settembre 2010)

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Coloni israeliani pronti a dichiarare "guerra" a Netanyahu

Il premier disposto ad offrire un congelamento parziale delle colonie

ROMA, 13 set. - I coloni israeliani sono pronti a dichiarare "guerra" al primo ministro Benjamin Netanyahu, intenzionato ad offrire un congelamento parziale delle costruzioni agli insediamenti ai palestinesi quando il 30 settembre scadrà la moratoria concessa dal suo governo alla fine dello scorso anno. Lo riporta il Jerusalem Post.
"Se Netanyahu continuerà il congelamento, considereremo ciò come una dichiarazione di guerra" ha detto Gershon Mesika, capo del Consiglio regionale della Samaria. "Faremo tutto il possibile per rovesciare il primo ministro, perché dal nostro punto di vista non ci saranno differenze tra Netanyahu, Tzipi Livni, Ehud Barak e Balad".
Schierato con i coloni c'è il ministro delle Infrastrutture israeliano Uzi Landau, il quale sostiene che se continuerà la moratoria sarà a rischio il processo di pace con i palestinesi, perchè Netanyahu perderà di credibilità. E "la credibilità è la chiave per il successo dei colloqui" di pace, ha detto Landau.

(Apcom, 13 settembre 2010)

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Striscia di Gaza, tre palestinesi uccisi da fuoco israeliano

   
Tre palestinesi sono stati uccisi dal fuoco dell'artiglieria israeliana nel nord della Striscia di Gaza, vicino al confine con Israele. Lo riferiscono forti mediche palestinesi, che parlano anche di tre feriti. Le vittime risultano un anziano di circa novant'anni, guardiano di una fattoria, e due giovani.
Il fuoco israeliano li ha colpiti nell'est della città di Beit Hanun. Sembra che sia stato aperto a seguito del lancio di alcuni razzi verso il sud dello Stato ebraico da parte di un gruppo di miliziani palestinesi, che ha rivendicato due attacchi. Lanci che non hanno provocato morti.
I nuovi scontri si verificano nel periodo in cui sono stati riavviati i negoziati diretti di pace tra Israele e l'Autorità Nazionale Palestinese, processo a cui è ostile Hamas.

(euronews, 13 settembre 2010)

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1500 Inaugurano una Sinagoga dopo 60 anni

di Menachem Lazar

BUDAPEST - Una sinagoga di 190 anni che non era in uso da 50, è stata rinnovata nei ultimi mesi e dedicata a Budapest nella zona Obuda, grazie agli sforzi del rabbino Chabad Shlomo Kovesc, capo rabbino della Comunità Ebraica EMIH.
Il palazzo che era stato convertito ad un laboratorio tessile e poi addibito ad uno studio televisivo durante il comunismo è stato dato in gestione alla Comunità Ebraica EMIH preseduta dal rabbino Kovesc.
Il rabbino Kovesc è stato il primo ebreo ungherese a diventare rabbino in Ungheria dopo l'Olocausto. Kovesc si è avvicinato al capo rabbino di Chabad in Ungheria, rav Baruch Oberlander e ha poi continuato i suoi studi in Israele. Da qualche anno il movimento Chabad ha riportato in vita la comunità EMIH, che era la terza comunità in Ungheria.
Per l'inaugurazione il rabbino capo d'Israele, rav Yona Metzger, si è recato a Budapest dove ha incontrato il Presidente ungherese Pal Shmitt e il suo vice Zsolt Semjen che ha anche partecipato all'inaugurazione stessa.
Oltre 1500 persone erano presenti all'inaugurazione dove il rabbino Metzger ha detto: "Questa è la migliore risposta al nazismo".
La sinagoga è stata restaurata anche grazie all'aiuto del filantropo americano George Rohr, è un nuovo Sefer Torà con una corona d'argento puro è stato dedicato da diversi ebrei locali.


(Chabad.Italia, 12 settembre 2010)

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Netanyahu: l'Anp riconosca Israele come Stato ebraico

"E' la base per la pace in Medio Oriente"

ROMA, 12 set. - Il riconoscimento di Israele come Stato ebraico è la "base fondamentale per la pace in Medio Oriente". Lo ha ribadito oggi il premier israeliano Benjamin Netanyahi. Secondo quanto riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz. Netanyahu - riferisce sempre Haaretz - ha anche accennato a un parziale congelamento delle costruzioni negli insediamenti in Cisgiordania (la moratoria decretata alla fine dello scorso anno scadrà il 26 settembre). Prendendo la parola stamane nel consueto vertice di governo della domenica, il primo ministro israeliano ha ricordato ai suoi ministri che mentre lui e Israele hanno riconosciuto i diritti dei palestinesi, questi dovranno a loro volta riconoscere Israele come patria del popolo ebraico. "Questa è la base per la pace" ha dichiarato, sottolineando che il loro rifiuto a concedere tale riconoscimento costituisce un ostacolo verso la pace. "Purtroppo - ha proseguito Netanyahu - non ho sentito mai i palestinesi parlare di due Stati per due nazioni. Parlano di due Stati ma non di due nazioni".

(Apcom, 12 settembre 2010)

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Amos Oz, criticare Israele non impedisce di amarlo

Ospite in questi giorni del Festivaletteratura di Mantova che gli dedica una lunga retrospettiva, Amos Oz dichiara di avere due penne sulla sua scrivania, una per scrivere le storie, l'altra per dire no al governo di Israele, il paese che ama anche quando fa di tutto per rendersi insopportabile. Un paese che non lascerebbe mai, nonostante tutte le difficoltà e gli errori creati da chi lo guida. [...]

(ilsussidiario.net, 12 settembre 2010)


Amos Oz farebbe bene a considerare che parole simili alle sue sono usate anche da tanti nemici di Israele, i quali sono ben contenti di potersi coprire le spalle da accuse di antisemitismo citando ebrei come lui. A criticare i governi sono capaci tutti, tanto più quando si tratta di Israele. Per fare questo non c'è nessun bisogno del contributo speciale di uno scrittore israeliano. M.C.

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Archeologia in Israele: Un nuovo metodo di ricerca (in francese)


(Guysen TV, 12 settembre 2010)

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Israele: stop all'ora legale, laici sconfitti

Un mese prima dei Paesi europei pensando al digiuno del Kippur

TEL AVIV, 11 set - Ha il sapore di una sconfitta, per i laici israeliani, la conclusione dell'ora legale con un mese di anticipo rispetto ai paesi europei. Alcune forze politiche, tra cui l'influente Shas del ministro degli Interni Eli Yishai, hanno voluto che l'ora estiva cessasse alcuni giorni prima del digiuno penitenziale del Kippur. Ma sul piano economico, passando anzitempo all'ora invernale, il mercato israeliano paghera' un prezzo altissimo. A nulla e' valsa una mobilitazione contro il provvedimento.

(ANSA, 12 settembre 2010)

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Israele rifiuta la visita di ministri degli Esteri Ue

ROMA, 12 set. - Il governo israeliano si è rifiutato di ricevere una delegazione composta da cinque ministri degli Esteri dell'Unione Europea, tra cui anche l'italiano Franco Frattini, ufficialmente per problemi di agenda, ma in realtà, come hanno spiegato fonti governative israeliane, per evitare pressioni da parte dell'Ue sulla spinosa questione degli insediamenti in Cisgiordania. Lo riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz. La delegazione, che avrebbe incluso oltre a Frattini anche i capi delle diplomazie di Francia, Spagna, Gran Bretagna e Germania, avrebbe dovuto compiere la sua visita nella regione il prossimo giovedì.
L'iniziativa era stata promossa dai ministri degli Esteri francese e spagnolo, Bernard Kouchner e Miguel Angel Moratinos, nel corso di un incontro tra i due avvenuto due settimane fa. I cinque ministri avrebbero voluto incontrare i responsabili israeliani a Gerusalemme e quelli palestinesi a Ramallah, per per ridare impulso all'azione dell'Ue nell'ambito del processo di pace.
Kouchner nei giorni scorsi aveva infatti manifestato la sua irritazione nei confronti della responsabile per la politica estera dell'Ue, Catherine Ashton, la quale invece di recarsi il 2 settembre scorso a Washington per partecipare al rilancio dei negoziati diretti tra Israele e Anp, aveva preferito effettuare una visita in Cina.

(Apcom, 12 settembre 2010)

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Da Gaza ancora razzi sul Neghev

Quinto attacco in pochi giorni, nessuna vittima fra israeliani

TEL AVIV, 12 set - Due razzi Qassam sparati dalla striscia di Gaza sono esplosi stamane nelle vicinanze di un villaggio israeliano del Neghev. Non si registrano ne' vittime ne' danni. Lo ha riferito la radio militare. Si tratta del quinto attacco del genere negli ultimi giorni. Fra gli abitanti israeliani del Neghev sta crescendo la tensione nel timore che in concomitanza con la ripresa dei negoziati di pace israelo-palestinesi gli integralisti islamici di Gaza possano lanciare nuovi attacchi.

(ANSA, 12 settembre 2010)

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L'accendino messianico e la benzina islamica

di Antonio G. Pesce

Nessuno tra quelli che hanno cominciato a leggere queste righe avrebbe il coraggio di bruciare un libro. Forse, in vita non si avrà neppure sgualcita una pagina. Al massimo, qualche sottolineatura a matita di un paio di versi su un'antologia scolastica (sperando di non farsi beccare dal prof). Niente più.
Credo non si tratti di bibliofilia, ma di semplice buonsenso. Quantunque l'era moderna sia quella della carta, e che di carta moriremo sepolti, tra scartoffie burocratiche e attacchi di grafomania compulsiva. Ma cambia qualcosa se il piromane sia un pastore evangelico di un paesino sperduto della Florida e il libro una copia del Corano? Credo sì - cambia molto. Passi che nella vecchia Europa si brucerebbe perfino il Papa, reo di non dar ragione ai mercanti della laicità tanto al chilo, che alla Chiesa Romana vogliono sostituire quella 'illuminata' (e scarsamente illuministica). Ma nella tollerante America atti del genere non dovrebbero essere tollerati. E infatti non lo sono. Terry Jones, il millenarista che si batte a colpi di accendino contro il barbaro infedele, è contrario alla costruzione, a suo dire abusiva, di una moschea nei pressi di Ground Zero, l'enorme vuoto rimasto dopo il crollo delle Torri Gemelle. E nonostante abbia tanto a cuore il piano urbanistico di Manhattan, si è beccato i rimbrotti del suo presidente, dell'intera amministrazione, del mondo intero, perfino del Vaticano.
Del Vaticano non gliene importa niente. E pare neppure del mondo. È stato invitato a recedere - e sembra stia allentando la corda - da Obama, che questa volta ha detto che "no, non si può fare". Fin qui ci sono. Ma mi sono oscuri i motivi di tale proibizione. Non credo, infatti, che tanto clamore sia dovuto ad una particolare sensibilità bibliofila: il testo del Corano che andrebbe alle fiamme non è di particolare valore, trattandosi - da quel che ne sappiamo - di una comunissima copia in vendita sugli scaffali delle librerie di mezzo mondo. Né si temono incontrollabili ricadute sul clima mondiale o sulla funzionalità dei polmoni del focoso signore.
Tuttavia, non potendo sapere cosa passi per la mente di questi miei contemporanei - che bestemmiano le loro radici, fanno di tutta la pedofilia un fascio, non permettono la parola ad un tizio in talare bianca, ma poi raccolgono firme per impedire che si brucino un migliaio di pagine pagate per una manciata di dollari - mi limiterò a fare qualche domanda, sperando che pure questo - il porre domande - non rientri tra le nuove proibizioni della chiesa secolarismo.
Intanto, perché dovremmo occuparcene? Perché tanti appelli a un signore misconosciuto, con dei baffoni che ricordano il Far West di John Wayne? Nei paesi musulmani ogni giorno si brucia una bandiera di un paese occidentale; ogni giorno si assalta qualche ambasciata; non è mai permesso detenere oggetti sacri di altre religioni, e se anche sei un turista e passi di lì, vogliono che ti vesti come dicono loro (e li stai degnando di un po' di soldi). Forse che qualcuno di noi se la sia mai presa più di tanto? Ce ne siamo fatti una ragione. E loro che ti fanno per uno che ha il cerino facile? Un putiferio.
E poi, da quando in Occidente c'è così tanto rispetto per la religione altrui? I cattolici sono arretrati, i protestanti bigotti, gli evangelici esaltati, gli ortodossi tirannici, e i Testimoni di Geova semplicemente sfottuti. Per carità! magari tutto a ragion veduta, ma fino a ieri si diceva che la religione era morta, il cristianesimo era morto, Dio era morto. E quello che di loro era rimasto vivo, doveva restare nel privato. Ora, addirittura, si scomoda il mondo secolarizzato per rinsegnare il galateo a uno spiritato. Non vi sembra un po' troppo?
Ci sono tante cose che il libertarismo laicista non si sente di dire. Dopo trecento anni di boria modernista, fa però una certa impressione vederlo scolorare in viso. Ci si caga sotto, insomma, e si spera di portare a casa la pellaccia.

(CataniaPolitica, 11 settembre 2010)

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Scavo archeologico avventista porta alla luce un tempio dell'Età del Ferro

A conferma di alcuni aspetti della storia biblica, un archeologo e storico avventista del 7o giorno ha scoperto, scavando nel sito di Ataruz, in Giordania, le importanti rovine e i manufatti di un tempio di 3.000 anni fa, risalente all'Età del Ferro. "Questo è il tempio più grande e ben conservato dei tempi biblici. Potrò fare luce sulla vita religiosa di quel periodo", ha affermato il dott. Chang Ho Ji, presidente e professore della facoltà di Counseling and School Psychology e collaboratore della facoltà di Storia a La Sierra University, università avventista della California. I funzionari della Giordania hanno annunciato la scoperta il 1o settembre, durante una conferenza stampa. "Questa è una scoperta estremamente importante ed è in relazione con la storia biblica; è straordinario", ha affermato il dott. Lawrence Geraty, presidente emerito dell'università e docente di archeologia, in una e-mail all'Adventist Review. Geraty ha iniziato la cooperazione tra numerose istituzioni universitarie avventiste con lo scavo a Tall al-'Umayri, nel 1984. Il capo del Dipartimento delle Antichità di Giordania, Ziad al-Saad, ha riferito che il santuario può essere datato tra il decimo e l'ottavo secolo avanti Cristo. "Si tratta di un periodo importantissimo della storia della Giordania. L'Età del Ferro è stata un'era di grande importanza storica e politica e di regni forti che hanno vissuto un progresso tecnologico", ha affermato Saad. Nel tempio, costituito da diverse camere tra cui un cortile di 400 metri quadrati, sono stati portati alla luce oltre 300 manufatti tra recipienti, statuette di divinità e vasi sacri. Per questo gli esperti pensano che si tratti di un centro politico e religioso usato dai moabiti (discendenti di Moab, nipote di Lot) o dal regno israelita settentrionale. Il grosso dei ritrovamenti è stato fatto in agosto dal team di La Sierra University, che dal 2000 sta scavando a Khirbet Ataruz. Tra gli oggetti ritrovati vi è la statuetta di un toro che rappresenta il dio Hadad. L'uso di diversi materiali, argilla, pietra, basalto e bronzo, e la qualità dei pezzi sono la prova di una avanzata tecnologia e di una economia fiorente sulla riva orientale del fiume Giordano, più di tre millenni fa. Nonostante le buone condizioni, molti oggetti erano rotti, ciò indica che il tempio ha subito una fine violenta. Ataruz è citata nella Bibbia e nella stele di Mesha, esposta al Louvre. Ora gli esperti catalo gheranno e analizzeranno i ritrovamenti per poter avere un quadro completo sui regni che governarono la Giordania nell'Età del Ferro.

(ICN-News.com, 11 settembre 2010)

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Copenaghen, arrestato kamikaze. Ha tentato di farsi saltare in aria in un hotel

COPENAGHEN, 10 set. - La polizia danese ha arrestato un uomo che aveva cercato di farsi esplodere in un albergo di Copenaghen. Lo riferiscono i media danesi che precisano che non ci sono vittime. L'unico a essere rimasto leggermente ferito al volto e alle mani sarebbe proprio l'attentatore.
L'uomo, sembra proveniente dal Lussemburgo, è stato fermato e ammanettato nel parco Orstedsparken. La vicenda, alla vigilia dell'anniversario dell'11 settembre, ha creato allarme in Danimarca dove si temono possibili attentati da parte di estremisti islamici fin da quando scoppiò il caso delle vignette su Maometto nel 2006.
L'hotel Jorgensen è un albergo low cost nel centro di Copenaghen, situato in piazza Israele, a meno di centro metri da l'affollata stazione ferrioviaria Norreport, usata da molti pendolari. Sia l'albergo che il parco sono stati evacuati. Squadre anti terrorismo e cani fiuta esplosivi hanno poi esaminato i luoghi per individuare possibili ordigni.

(Adnkronos, 10 settembre 2010)

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Thilo Sarrazin
Sarrazin lascia la Bundesbank

BERLINO - Il presidente della Repubblica tedesco, Christian Wulff, ha accolto positivamente la decisione del consigliere della Banca centrale del Paese, Thilo Sarrazin, di lasciare l'istituto volontariamente. Lo ha detto un portavoce di Wulff.
La decisione di Sarrazin, comunicata dalla Bundesbank nella tarda serata di ieri, evita a Wulff una scelta delicata. Spettava al capo dello Stato, infatti, valutare la richiesta della banca di espellere dal board l'ex ministro delle Finanze di Berlino, che negli ultimi giorni era stato duramente criticato per i suoi commenti giudicati razzisti e antisemiti. Wulff accoglie positivamente la decisione e «la soluzione comune che è stata trovata con la Bundesbank», ha commentato il portavoce del presidente della Repubblica.

(Corriere del Ticino, 10 settembre 2010)

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Hamas ripete: "No a negoziati"

Un nuovo anatema contro i negoziati con Israele, accompagnato dal vaticinio di sapore iraniano che "il progetto sionista" sia prossimo alla fine, è stato pronunciato oggi da Ismail Haniyeh, il capo del governo di Hamas nella Striscia di Gaza, durante la predica di Eid al-Fitr, celebrazione che segna il termine del Ramadan islamico.
Arringando una folla di fedeli a Gaza, Haniyeh ha ribadito l'ostilità della fazione integralista ai colloqui diretti appena riavviati - su impulso degli Usa - fra il presidente moderato dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), e il premier israeliano, Benyamin Netanyahu.
Essi "non porteranno a nulla", ha sentenziato, additando inoltre come "peccaminoso" il fatto che Abu Mazen e i suoi abbiano accettato di partecipare all'incontro inaugurale di Washington (il 2 settembre) mentre il Ramadan, periodo di digiuno e preghiera per i musulmani, era ancora in corso.

(l'Occidentale, 10 settembre 2010)

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Teheran nega la costruzione di un sito segreto per l'arricchimento dell'uranio

Opposizione smentita dal capo del programma nucleare di Teheran

TEHERAN, 10 set. - L'Iran non sta costruendo un nuovo sito nucleare segreto per arricchire l'uranio, come sostenuto da un gruppo dell'opposizione. Lo ha chiarito il capo del programma nucleare della repubblica islamica, Ali Akbar Salehi.
"Non abbiamo questi impianti per ottenere l'arricchimento di uranio", ha smentito Salehi, capo dell'Oiea (Organizzazione iraniana dell'energia atomica), citato dall'agenzia di stampa Mehr. Salehi ha inoltre affermato che "non c'è in Iran nessun impianto, definito come tale, non dichiarato all'Agenzia internazionale dell'energia atomica" (Aiea).
Soona Samsami, del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (Cnri), e Alireza Jafarzadeh, ex portavoce del Cnri, hanno dichiarato ieri a Washington di aver fornito informazioni al governo e al Congresso degli Stati Uniti e all'Aiea sulla costruzione di un nuovo sito nucleare segreto da parte di Teheran.
Secondo il gruppo, la costruzione del sito di Behjatabad-Abyek (nordovest di Teheran) è stata avviata nel 2005 a circa 120 chilometri di Teheran e sarebbe completa all'85 per cento. Il sito sarebbe stato realizzato all'interno di una montagna. Un responsabile americano ha reagito con prudenza alle informazioni dell'opposizione iraniana.

(Apcom, 10 settembre 2010)

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Milioni di musulmani in festa per la fine del Ramadan

   
Giorno di festa, ma anche di raccoglimento, per milioni di musulmani nel mondo, che celebrano l'"Eid al-Fitr", la fine del Ramadan.
Anche in Egitto, in Indonesia e a Gerusalemme gli osservanti si sono riuniti per le strade per festeggiare la conclusione del mese di purificazione e preghiera, considerato uno dei cinque pilastri dell'Islam. Mese che prevede l'astensione dal mangiare, dal bere, dall'avere rapporti sessuali e dal fumare, dall'alba al tramonto.
La festività dell'"Eid al-Fitr" - considerata una delle più importanti della cultura islamica - è celebrata il giorno successivo a quello calcolato come l'ultimo di Ramadan. La tradizione vuole che i fedeli, dopo aver fatto colazione ed essersi riuniti, nella mattinata, in preghiera, dedichino la giornata a visitare parenti e amici.
Per gli osservanti sciiti di alcuni Paesi, tra cui il Pakistan, la fine del mese di purificazione e digiuno sarà celebrata domani.

(euronews, 10 settembre 2010)

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Ancora Qassam su Israele, jet israeliani attaccano Gaza

Colpito un centro di addestramento delle forze di Hamas

ROMA, 10 set. - Un nuovo razzo Qassam sparato dalla Striscia di Gaza è esploso stamattina nel sud di Israele senza fare vittime. Lo riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz. Negli ultimi due giorni c'erano stati altri lanci di razzi verso le comunità israeliane nel Negev occidentale, e ieri sera jet israeliani hanno risposto attaccando due siti nella Striscia di Gaza.
Hamas ha detto che cinque persone sono rimaste ferite in un attacco contro un centro addestrativo delle sue forze di sicurezza. L'esercito israeliano ha detto che i jet hanno colpito anche il sud della Striscia di Gaza, dove i miliziani palestinesi scavano tunnel sotto il confine con l'Egitto, usati per il contrabbando di armi e altre merci.
Negli ultimi anni migliaia di razzi sono stati sparati dalla Striscia di Gaza verso il sud di Israele. Tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009 Israele lanciò una vasta offensiva contro Hamas per bloccare gli attacchi, ma negli ultimi giorni i lanci sono ripresi a seguito della rilancio del negoziato di pace diretto tra Israele e l'Autorità Palestinese. Hamas si oppone ai colloqui di pace.

(Apcom, 10 settembre 2010)

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Gaza: razzo contro Israele

Terzo attacco in tre giorni

GAZA, 9 set - Un razzo Qassam sparato dalla Striscia di Gaza,l'enclave palestinese in mano ai radicali di Hamas,ha colpito la regione israeliana del Neghev. L'attacco non ha provocato vittime o danni di rilievo. Lo riferiscono fonti concordanti, precisando che l'ordigno e' finito in campo aperto, in un'area disabitata. Si tratta del terzo episodio analogo consecutivo negli ultimi tre giorni. Negli altri due casi a finire a vuoto erano stati altrettanti proiettili di mortaio.

(ANSA, 9 settembre 2010)

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Dallo Rosh haShana allo Yom Kippur, ebrei in festa

ROMA 09/09/10 - Dieci giorni di penitenza. Sono quelli che separano il capodanno ebraico, lo Rosh haShana (che dura due giorni e cade quest'anno l'8 e il 9 settembre), dal giorno dell'espiazione, lo
Yom Kippur. Giorni nei quali è dovere di ogni ebreo compiere un'analisi del proprio anno e individuare tutte le trasgressioni compiute nei confronti dei precetti religiosi. Ieri sera è stata cena di vigilia, con pane mele e melograno, come consiglia la tradizione. Una festività molto sentita, ovviamente, anche in Italia. Auguri sono arrivati da più parti al Rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni. A cominciare da Benedetto XVI, che in un messaggio ha espresso l'auspicio che queste feste possano essere fonte di intima gioia". Il Pontefice ha aggiunto l'augurio che "cresca in tutti noi la volontà di promuovere la giustizia e la pace, di cui tanto ha bisogno il mondo".
Anche da parte del mondo politico non sono mancati gli omaggi alla festività ebraica, con il premier Berlusconi avvistato sorridente sul terrazzo affacciato su Villa Balestra. Il Cavaliere era affiancato da Gianni Letta, Clemente Mimun, Bruno Vespa e Valentino Valentini. Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, ha invece ricordato come "il capodanno ebraico rappresenti un momento importante di riflessione per l'intera collettività, un'occasione per guardare a un futuro di pace, di serenità e progresso". "In una società sempre più multiculturale - ha aggiunto il leader dell'opposizione democratica - in cui si integrano e convivono religioni, lingue e culture diverse, le comunita' ebraiche italiane rappresentano una realta' preziosa e radicata nella storia del Paese". E allora "Shana Tova" (Buon anno) a tutti gli ebrei.

(Giornale Radio Rai, 9 settembre 2010)

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Teheran incolpa Israele del rogo dei Corani in Florida

TEHERAN, 9 set - Il ministro degli Esteri iraniano Manouchehr Mottaki ha condannato il piano di una chiesa della Florida di bruciare il Corano per l'anniversario degli attentati dell'11 settembre, sostenendo che la manifestazione e' stata ordita da Israele.
Il piano e' stato ''orchestrato dal regime sionista, dopo essere stato sconfitto nel suo impegno contro i musulmani e il mondo islamico'', ha detto Mottaki agli ambasciatori stranieri a Teheran.
Il Ministro ha anche esortato il governo degli Stati Uniti a fermare quello che ha definito un progetto ''spregevole''.
''Questa azione provochera' la reazione di tutti i musulmani e quella dei fedeli di altre religioni'', ha aggiunto.

(ASCA, 9 settembre 2010)

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Uno spagnolo su tre ha una cattiva opinione degli ebrei. Uno su due dei musulmani

Indagine sull'antisemitismo della "Casa Sefarad Israel" presentata ieri a Madrid dal ministro degli Affari Esteri, Miguel Angel Moratinos. Il 34,6% degli spagnoli ha una brutta opinione per gli ebrei. Percentuale che coincide con la crescente xenofobia contro gli ebrei rilevata dalla federazione delle Comunita' Ebraiche di Spagna, specialmente nell'universita'. Il lato meno preoccupante dell'indagine e' che l'antisemitismo spagnolo e' minore di quanto viene invece registrato a livello internazionale: non e' violento ed e' legato alle iniziative del governo israeliano contro i palestinesi piu' che anti-ebreo di per se'.
Dall'indagine, pero', emerge che il maggiore risentimento degli spagnoli -53,6%- e' verso i musulmani, una comunita' molto piu' presente nel Paese, circa un milione e mezzo di persone.
Secondo il ministro Moratinos, nel caso degli ebrei "il risentimento e' minore del previsto e si limita quasi sempre a dichiarazioni ed opinioni; raramente dalla violenza verbale si passa all'azione. E' un problema di ignoranza, di credere che gli ebrei abbiano condizionato governi in combutta con tutti gli altri ebrei nel mondo".
Le domande del sondaggio (1.020 spagnoli non immigrati, nello scorso aprile), rispetto ad una lista di otto Paesi verso cui si potrebbe

(ADUC Immigrazione, 9 settembre 2010)

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L'arabo nelle scuole d'Israele

di Giuseppe Favilla

Il ministero dell'istruzione israeliano ha annunciato a sorpresa che l'insegnamento obbligatorio della lingua araba comincerà a partire dalla quinta elementare. Un'iniziativa subito lodata negli ambienti politici, nella convinzione che possa propiziare una maggiore comprensione fra ebrei ed arabi in Israele.
Al di là dei buoni propositi, in alcune zone le condizioni del sistema educativo destano allarme, ad esempio a Gerusalemme est, dove negli istituti scolastici arabi mancano mille aule e dove oltre cinquemila allievi palestinesi non sono iscritti ad alcuna scuola, rischiando così di restare per strada. Finora in Israele l'arabo era insegnato per due anni (l'ultimo delle medie, e il primo del liceo), ma agli allievi restava la possibilità di apprendere al suo posto russo, francese o amarico.
Partirà quindi questo progetto-pilota in circa 200 scuole, prevalentemente nella zona di Haifa e della Galilea, dove la percentuale della popolazione araba è più alta. Migliaia di allievi ebrei di quinta elementare (sia nelle scuole laiche sia in quelle nazional-religiose) saranno avviati all'apprendimento non solo della lingua ma anche della cultura araba. In classe troveranno insegnanti arabi, reclutati appositamente per garantire la riuscita del progetto. Arabo ed ebraico sono idiomi per molti versi simili: secondo gli educatori esiste la speranza che una migliore conoscenza dell'arabo serva anche ai giovani israeliani per arricchire l'ebraico in cui si esprimono.
Se questo progetto avrà successo, sarà gradualmente esteso nei prossimi anni anche alle altre scuole pubbliche di Israele. Già adesso, rileva il ministero dell'istruzione, si nota un crescente interesse degli studenti liceali verso la lingua araba: il numero di quanti chiedono di portarla agli esami di maturità sta salendo. "Attraverso l'insegnamento dell'arabo desideriamo spingere gli allievi a conoscere il loro prossimo" ha spiegato il dott. Shlomo Allon, responsabile dell'insegnamento della lingua araba e dell'Islam nel ministero dell'istruzione.
Il progetto era stato elaborato anni fa, ma solo adesso è stato possibile avviarlo. "La conoscenza dell'arabo è una condizione necessaria per favorire l'inserimento di Israele nella Regione" ha notato il prof. Zvi Zameret, presidente della segretaria pedagogica del ministero. Ma proprio in una giornata dominata dalle dichiarazioni di buona volontà due Ong locali hanno pubblicato un rapporto secondo il quale a Gerusalemme est il sistema educativo per la popolazione fa acqua da più parti. "Ci mancano i fondi per ovviare a mancanze accumulatesi nel corso di molti anni" hanno replicato il ministero dell'istruzione e il municipio della città. Risposte che non soddisfano la popolazione: per far fronte alla crisi dell'istruzione pubblica, metà degli allievi di Gerusalemme est sono costretti a ricorrere a istituti privati e costosi.

(ItalNews, 9 settembre 2010)

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L'integrazione comincia a scuola

di Federica Gagliardi.

Tra i banchi di scuola di 170 scuole del nord di Israele c'è una rilevante novità: da questo anno sarà obbligatorio lo studio della lingua araba. Il progetto pilota, spiega Sholmo Alon, capo del dipartimento di lingua araba e cultura islamica del ministero della Pubblica istruzione, tende a promuovere l'eguaglianza tra cittadini, scoraggiando ulteriori conflitti di matrice etnica.
Tale progetto era stato portato avanti, durante la prima Intifada, dall'organizzazione non governativa The Abraham found, che ha come obiettivo la pacifica convivenza dei due popoli. Successivamente è stato avocato dal Governo.
Partirà dalle scuole del nord, dove la maggioranza della popolazione è di lingua araba, per poi divulgarsi in tutte le scuole del Paese.
Gli studenti di lingua ebraica ne trarranno grandi benefici, in quanto in sempre più Università è previsto il superamento dell'esame di lingua araba ai fini dell'ammissione.
Contemporaneamente a tale progetto pilota, è in corso la riscrittura di molti libri di testo utilizzati nelle scuole, a cura del ministero della Pubblica istruzione. A detta del Professor Ricki Tessler, dell'Università Ebraica, nei libri di storia destinati agli studenti di lingua ebraica si pone un'eccessiva attenzione sul Sionismo e sul patriottismo, a scapito dei principi legati alla cittadinanza e alla democrazia.
Al fine di non vanificare i passi che si stanno compiendo sulla via dell'integrazione e della pacifica convivenza, sarebbe opportuno che israeliani e palestinesi imparassero fin da subito a conoscere e a rapportarsi con la cultura, le storie e i valori, gli uni degli altri.
Quindi, che ben venga la riscrittura dei libri di testo. Ma nella direzione summenzionata.

(Il Democratico, 9 settembre 2010)

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40.000 israeliani nel Sinai per le festività ebraiche: stato di allerta

AN-NASIRA (NAZARETH) - Le autorità israeliane ritengono che circa 40 mila persone confluiranno nella penisola del Sinai per le festività ebraiche, malgrado gli inviti alla cautela per motivi di "sicurezza".
Essi attraverseranno il punto di frontiera di Taba, tra Israele ed Egitto, ed i festeggiamenti si protrarranno per tre settimane.
L'Antiterrorismo israeliano, che dipende dalla Presidenza del Consiglio, ha messo in guardia gli israeliani dai pericoli che corrono recandosi nel Sinai "per timore dei terroristi in agguato nella penisola", mentre il governo egiziano, dal canto suo, ha criticato assolutamente questo tipo di avvertimenti.

(Infopal, 9 settembre 2010)

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Israele chiude i valichi con la Cisgiordania

TEL AVIV, 8 set - Per il capodanno ebraico (che inizia stasera) le autorita' militari israeliane hanno ordinato la chiusura dei valichi con la Cisgiordania.
Resteranno chiusi per 4 giorni, ha detto un portavoce militare secondo cui in questo lasso di tempo saranno aperti ai palestinesi solo in 'casi umanitari' o per ragioni mediche urgenti. Inoltre ci saranno per consentire ai palestinesi visite familiari in occasione dell'Eid el-Fitr, la ricorrenza religiosa islamica che conclude il digiuno del Ramadan.

(ANSA, 8 settembre 2010)

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Rosh haShanà. Quando si gioca in casa

di Edna Angelica Calo Livne

Edna Angelica Calo Livne
Sto andando a Tel Aviv per le ultime cose da sbrigare prima della Festa delle feste: quella che dà il via all'anno, che apre il nuovo grande portone della vita che scorre, che dà il primo accordo. L'inizio.
Salgo sul treno a Nahariya. Il tragitto è il solito di sempre ma nell'aria c'è quell'atmosfera che solo in Israele riesci ad assaporare: come se in ogni posto verso il quale ti volgi ci sia qualcuno della tua famiglia…qualcuno che conosci da sempre. Salgono donne affannate con sporte colme di carne appena acquistata, di fiori, di frutta: mele, melograni, pesche appena colte dall'albero del giardinetto di casa. Da Haifa si spostano a Gerusalemme, da Natania salgono a Nord verso Zfat, dalla Galilea al Negev e da Eilat a Tiberiade. La Festa si trascorre insieme, per benedirsi a vicenda, per augurare con affetto l'uno all'altro tutto il bene del mondo. Davanti a me, dietro, di fianco un vocio e uno scambio di conversazioni al telefono: "Sì, domani sera saremo a Beer Sheva dalla famiglia di Haim", "Noam non esce purtroppo, è di guardia a Metulla, al confine con il Libano!", "Abbiamo ricevuto uno splendido cesto: c'erano cioccolate, miele e il vino di Gamla!" "Grazie per la brachà, il biglietto di auguri… quando l'ho letto mi sono venute le lacrime agli occhi… anche a voi, a tutta la famiglia, tanta salute, tante soddisfazioni e pace!". Una soldatessa si prepara a visitare le famiglie di alcuni soldati e con dolcezza rassicura le loro madri: "Non ti preoccupare, faremo in modo che tuo figlio arrivi a casa con tante buone cose per preparare una bella cena".
Anche io ho la mia bella sporta: hallot, candele profumate di Zfat, torta al miele ma soprattutto benedizioni: per il mio ufficiale gentiluomo a Hevron, per tutti gli altri soldati e anche per Gilad, per la salute dei miei genitori e per tutto il popolo d'Israele e chi lo ama. Il primo giorno di Tishrì ci prepareremo ad accogliere il nuovo anno: la nuova sfida, il nuovo impegno a mantenere valori, tradizione, storia e passato. Per godere del presente e per continuare a costruire con saggezza e determinazione, il futuro.

(Notiziario Ucei, 8 settembre 2010)

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Spagna antisemita: secondo un sondaggio il 34% non vede di buon occhio gli ebrei

Spagna antisemita? Un terzo della popolazione iberica ha un'opinione "sfavorevole" degli ebrei, come rivela un sondaggio reso pubblico oggi a Madrid. Secondo l'inchiesta, realizzata per l'associazione ebraica Casa Sefarad dall'Istituto Dym per valutare il grado di antisemitismo in Spagna, il 34,6% degli spagnoli ha una visione negativa degli ebrei, che rappresentano meno dell'1% della popolazione del paese. Il 48% afferma invece di avere una opinione favorevole.
Secondo il presidente della Federazione della comunità ebraica in Spagna Jacobo Israel il sondaggio conferma il livello "piuttosto alto" di antisemitismo nel paese. L'opinione sfavorevole di parte degli spagnoli nei confronti degli ebrei è collegata con la crisi medio-orientale, secondo l'inchiesta, realizzata in aprile.
Per il ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos, che ha partecipato alla presentazione dei risultati dell'inchiesta, il "grado di antisemitismo della società spagnola rimane troppo alto" e "i pregiudizi antisemiti rimangono presenti a un livello intollerabile": si tratta, ha aggiunto, di un fatto "particolarmente preoccupante considerate le dimensioni ridotte della comunità ebraica spagnola". Secondo Moratinos tuttavia "l'opinione pubblica spagnola non è antisemita nè antiisraeliana".
La comunità ebraica non è quella che suscita più reazioni sfavorevoli in Spagna. Secondo il sondaggio il 53,6% degli spagnoli ha una opinione negativa dei musulmani, il 35% dei protestanti e il 20,7% dei cattolici. Il 41% degli interrogati ha detto però di ritenere che Israele abbia la principale responsabilità per la crisi in Medio Oriente, mentre il 16,3% la attribuisce ai palestinesi.
Il 54,9% ritiene che gli ebrei usino a loro vantaggio il ricordo dell'Olocausto e l'11,1% pensa che "Israele dovrebbe scomparire perché è stato creato in territorio arabo". Un risultato definito in una nota come "particolarmente preoccupante" dall'ambasciata di Israele in Spagna.

(Blitz quotidiano, 8 settembre 2010)

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Se la Croce Rossa dà asilo a Hamas

di Dimitri Buffa

"Poi non lamentatevi se l'esercito israeliano sarà costretto a sparare anche sulla Croce Rossa". Da giorni a Gerusalemme si gioca sulle parole e sulle battute di spirito. Infatti tre uomini di Hamas sono stati ospitati dalla Croce Rossa locale per ben 40 giorni. Così lo stesso organismo umanitario che si è, in pratica, rifiutato a giugno di intercedere presso i capi del movimento terroristico per potere visitare Gilad Shalit, prigioniero da quasi quattro anni e due mesi di quella gente, ora si trova invischiato in questa bruttissima storia. E ieri sera si è anche tenuta una manifestazione spontanea di cittadini israeliani a dir poco indignati davanti agli uffici della Croce Rossa. Il problema è anche politico, con il governo di Israele: i tre sono rifugiati in loco da 40 giorni e l'esercito non ha avuto il permesso di fare un'azione di forza perché intanto sono iniziati i negoziati di pace con Abu Mazen in America. Non basta: nel frattempo i tre terroristi danno interviste a destra e a manca avendo di fatto aperto una sorta di quartiere generale di Hamas proprio negli uffici della Red Cross International. Se non si trattasse di Israele sembrerebbe fantascienza, ma tant'è. "Israel National News" ha anche parlato con la portavoce della Icrc, cioè "International Committe of Red Cross", la quale, bontà sua, ha dichiarato di avere detto ai terroristi ("attivisti politici" secondo la definizione che ne dà la Croce Rossa, che distingue tra branca politica e militare di Hamas), per ora impegnati a ricevere i giornalisti nel proprio nuovo rifugio, che "se arriva la polizia ad arrestarli, non hanno lo status extra-territoriale e non faremo nulla per fermare gli agenti".
La donna, Cecilia Goin, ha però aggiunto qualcosa che stona molto con questa situazione paradossale: l'Icrc ritiene Gerusalemme Est un "territorio occupato" e i tre uomini di Hamas "sono considerate persone protette dal diritto umanitario internazionale, come indicato all'articolo 4 della Quarta Convenzione di Ginevra".
"L'interpretazione di tale articolo è una questione controversa ", ha osservato la Tv israeliana. E la speaker si è chiesta: "ma perché allora Icrc non è coerente con la propria interpretazione e dichiara di non volere proteggere gli uomini di Hamas da un arresto da parte della polizia israeliana, se Israele viene considerata una potenza occupante?" Misteri degli equilibrismi politically correct. Anche perché la Goin ha ribadito di non volere impedire un'irruzione della polizia. Alla Tv israeliana la portavoce della Croce Rossa si è dovuta "difendere" anche dalle accuse di non avere fatto abbastanza per mediare con i terroristi che tuttora tengono sequestrato il caporale Gilad Shalit: "Ci siamo incontrati molte volte con gli operativi di Hamas a questo proposito, ma ogni volta che abbiamo chiesto loro di visitarlo o anche solo di passargli biglietti dalla sua famiglia abbiamo ottenuto dei rifiuti". Alle ovvie proteste di applicare un "doppio standard" per Israele e per Hamas, la Goin non ha potuto fare altro che ripetere che la Croce Rossa non ha mai avuto il permesso da parte dei terroristi su Shalit. E tuttavia continua a considerare i tre che hanno chiesto loro rifugio come persone degne di ricevere protezione umanitaria. Così è se vi pare.

(l'Opinione, 8 settembre 2010)

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Lina vince la sfida: prima camionista a Gaza

Sicura al volante, la giovane Lina Ibrahim è ormai la regina indiscussa delle strade di Gaza da quando, alcune settimane fa, è riuscita a superare sia le perplessità dei familiari sia gli esami, diventando così la prima camionista della Striscia. La battaglia per l'emancipazione in una società da sempre tradizionalista e negli ultimi anni controllata in modo sempre più stretto dagli islamici di Hamas non è stata facile. I fratelli di Lina le hanno palesato di non vedere di buon occhio l'iniziativa in quanto il lavoro di camionista richiede una particolare forza fisica e si svolge a continuo contatto con colleghi maschili. Alla scuola guida le hanno inoltre fatto presente che lei non aveva mai guidato nemmeno un'automobile. L'obiettivo che si era prefissata, le è stato fatto notare, andava probabilmente oltre le sue capacità. Ma incoraggiata dal padre, Lina si è iscritta ai corsi e li ha brillantemente superati.
«Io non voglio certo rivoluzionare la regole sociali di Gaza» ha affermato ad una televisione locale la giovane camionista, che indossava un abito nero castigato ed un velo scuro che lasciava scoperti solo gli occhi vivaci ed ammiccanti. «Per me il lavoro di camionista è solo una soluzione temporanea, che mi servirà a pagarmi poi gli studi universitari di optometria». Ed è quello il suo vero obiettivo nella vita. «Le donne di Gaza possono farsi strada - ha assicurato la camionista. - Hanno le doti necessarie per farsi valere non solo nelle strade, ma anche nelle università o lavorando al computer». Nelle settimane scorse si era appreso anche che a Gaza due ragazze adolescenti avevano deciso di darsi alla pesca in mare, per aiutare la famiglia a superare difficoltà economiche. Anche nel loro caso l'iniziativa aveva destato stupore in quanto il mestiere del pescatore è stato finora di appannaggio esclusivo degli uomini. Ma a quanto pare, notano fonti locali, lo stato endemico di crisi nella Striscia sta spingendo la popolazione femminile a cercare nuovi impieghi, anche al costo di sfidare le idee preconcette del passato.



(Leggo, 8 settembre 2010)

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Anche gli ebrei belgi chiedono la revoca di De Gucht

BRUXELLES, 8 set. - Dopo la dura presa di posizione del Wall Street Journal, che in un editoriale ieri ha invitato il presidente della commissione Ue Jose' Manuel Barroso a intervenire dopo le dichiarazioni antisemite del commissario per il commercio Karel De Gucht, anche la comunita' ebraica del Belgio chiede il suo licenziamento.
La settimana scorsa, in un'intervista a una radio fiamminga, l'ex ministro degli Esteri belga aveva espresso perplessita' sulla riuscita dei negoziati di pace per il Medio Oriente citando "l'influenza della lobby ebraica" di Washington e "la tendenza degli ebrei a ritenere di avere sempre ragione" sulla delicata questione mediorientale. Dopo le proteste seguite a tali affermazioni, De Gucht si era scusato sottolineando di avere espresso la sua opinione personale. Ieri il Wall Street Journal, ricordando il "cordone sanitario" che la Ue aveva stretto 10 anni fa attorno all'austriaco Jorg Haider per le sue posizioni xenofobe, si e' stupito dell'opposta tiepida reazione della Commissione alle parole di De Gucht, "il commissario piu' visibile dal punto di vista internazionale". Ricordando il recente ok del presidente Obama a un vertice Ue/Usa in novembre dopo la cancellazione di quello previsto in maggio, il quotidiano di New York ha chiuso il suo editoriale ipotizzando che "se De Gucht sara' lasciato al suo posto, forse la Casa bianca potrebbe considerare di cancellare anche l'appuntamento di novembre". Oggi, il presidente del coordinamento delle organizzazioni ebraiche del Belgio, Maurice Sosnowski, accusa la posizione di De Gucht di portare all'"incitazione all'odio" e invita il presidente Barroso a "licenziare il commissario".

(AGI, 8 settembre 2010)

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Colpi di mortaio sparati da Gaza sfiorano un asilo nido israeliano

GERUSALEMME, 8 set - I militanti palestinesi hanno sparato nuovi colpi di mortaio dalla Striscia di Gaza, mancando di poco un asilo nido in un kibbuz nel sud di Israele, proprio alla vigilia del Capodanno ebraico. Nell'insediamento israeliano non sono stati registrati danni a cose o persone.
Si tratta del terzo lancio di razzi in tre giorni, e costituisce la risposta palestinese alla chiusura precauzionale dei Territori Occupati, imposta da Israele prima dei festeggiamenti per il Capodanno ebraico, Rosh Ha-shana, che iniziera' al tramonto.

(ASCA, 8 settembre 2010)

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Uno dei feriti nell'attentato
Israeliani uccisi, presi i colpevoli

RAMALLAH - L'Autorità nazionale palestinese ha arrestato alcuni esponenti del braccio armato di Hamas considerati gli autori dei due recenti attentati contro i coloni israeliani in Cisgiordania. Secondo quanto riferito da un alto responsabile dell'Anp, si tratterebbe di persone che hanno organizzato ed eseguito gli attacchi. Gli attentati, compiuti tra il 31 agosto e l'1 settembre, hanno provocato la morte di quattro coloni vicino Hebron e il ferimento di almeno altri due cittadini israeliani.
Hamas ne aveva rivendicato la paternità, proprio mentre erano ripresi a Washington i negoziati diretti tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen. L'Anp li aveva definiti come «atti contrari all'interesse nazionale» e i servizi di sicurezza palestinesi avevano subito lanciato una vasta campagna per l'arresto dei responsabili e la loro consegna agli organi giudiziari.

(La Stampa, 8 settembre 2010)

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Arresti in Cisgiordania, Hamas accusa Anp di tradimento

Per l'arresto di suoi militanti coinvolti in attentati

GAZA, 8 set. - Hamas ha accusato l'Autorità nazionale palestinese di "tradimento" per l'arresto da parte dei suoi servizi di sicurezza di militanti del movimento integralista palestinese, sospettati di coinvolgimento in due recenti attentati anti-israeliani in Cisgiordania.
"Si tratta di tradimento nazionale e di collaborazione diretta con il nemico", ha affermato in un comunicato il portavoce di Hamas, Fawzi Barhoum, che ha messo in guardia contro la consegna a Israele degli uomini arrestati. "Proseguendo questa campagna criminale, l'Autorità palestinese supera tutte le linee rosse e mette apertamente in luce la sua collaborazione con il nemico", ha aggiunto, "Ciò non farà che rafforzare la determinazione di Hamas a proseguire la resistenza e intensificare le sue dure offensive contro il nemico sionista".
Un responsabile dell'Anp ha indicato sotto copertura di anonimato che i servizi di sicurezza palestinesi hanno fermato i membri di due cellule di Hamas legate ai due attacchi anti-israeliani in Cisgiordania. Il primo di questi attacchi, il 31 agosto, ha ucciso quattro coloni vicino Hebron; il secondo, il 1 settembre, ha provocato due feriti a est di Ramallah.
Il responsabile dell'Anp non ha precisato il numero di persone arrestate. Questi attentati - rivendicati da Hamas - in piena ripresa dei negoziati diretti tra israeliani e palestinesi a Washington, avevano imbarazzato l'Anp del presidente Abu Mazen, che li aveva condannati come "contrari agli interessi nazionali".

(Apcom, 8 settembre 2010)

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Fidel Castro: Ahmadinejad smetta di diffamare gli ebrei

ROMA, 8 set - Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad deve "smettere di diffamare gli ebrei". Lo ha chiesto al leader arabo l'ex capo di Stato cubano Fidel Castro, in un'intervista concessa alla rivista statunitense The Atlantic, chiedendo a Teheran di comprendere le conseguenze di un antisemitismo "iniziato duemila anni fa". La presa di posizione del "lider maximo" è arrivata nel corso di un'intervista "fiume" concessa al giornalista Jeffrey Goldberg nell'arco di tre giorni, dopo che lo stesso Castro aveva chiesto di incontrarlo per commentare un suo articolo sulle relazioni tra Iran e Israele. L'ex presidente cubano negli ultimi mesi ha più volte paventato il rischio che le tensioni tra questi due Paesi e tra Teheran e gli Stati Uniti possano degenerare in una guerra atomica. "Non credo che nessuno sia stato più insultato degli ebrei - ha sottolineato Castro -. Direi molto più di quanto non sia accaduto ai mussulmani. [...]Gli ebrei sono stati accusati di qualsiasi cosa, mentre nessuno incolpa i mussulmani di nulla". L'Iran, ha aggiunto "dovrebbe capire che gli ebrei sono stati espulsi dalla loro terra, perseguitati e maltrattati in tutto il mondo come quelli che hanno ucciso Dio". "Sono stati sottomessi a terribili persecuzioni e ai pogrom - ha proseguito -. Uno avrebbe potuto pensare che sparissero, ma la loro cultura e la loro religione li hanno mantenuti uniti come una nazione".
"Nulla si può comparare con l'olocausto" ha quindi sottolineato Castro che, rispondendo a una domanda diretta, si è detto pronto ha ribadirlo ad Ahmadinejad, secondo il quale lo sterminio degli ebrei da parte del nazismo non è mai avvenuto. Allo stesso tempo però, analizzando lo scenario geopolitico, il "lider maximo" ha detto di comprendere le preoccupazioni di Teheran rispetto a un possibile attacco da parte di Israele e Usa, e ha sostenuto che né le sanzioni né le minacce dissuaderanno l'Iran dal proseguire il suo progetto nucleare. Allo stesso tempo, rivolgendosi al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha detto: "Israele sarà sicuro solo rinunciando al suo arsenale nucleare, così come le altre potenze nucleari del mondo".

(il Velino, 8 settembre 2010)

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Capodanno ebraico tra bilanci e perdono. Melograni e suono dello «shofar»

Una festa che dura due giorni e che dà avvio ai dieci giorni penitenziali che la separano dallo Yom Kippur

di Paolo Brogi

ROMA - L'otto settembre è il capodanno ebraico, il Rosh Hashanà, la festa dei "rimonim", le melograne. Una festa che dura due giorni e che dà avvio ai dieci giorni penitenziali che la separano dallo Yom Kippur. E' il momento in cui ogni ebreo religioso deve compiere un'analisi della vita dell'anno trascorso ed individuare le trasgressioni compiute nei confronti dei precetti. E' anche il momento in cui chiedere perdono alle persone danneggiate.
LANCIO DI OGGETTI PER LIBERARSI DAI PECCATI - Rosh Hashanà cade 162 giorni dopo il primo dei giorni di Pesach, la Pasqua ebraica, questo Rosh Hashanà celebra il 5771 anno del calendario ebraico. Una delle caratteristiche peculiari di Rosh Hashanà è il suono dello "shofar", il corno della liturgia ebraica. Nel pomeriggio che della festività si compie anche il "tashlich", il lancio simbolico di oggetti in uno specchio d'acqua per liberarsi di ogni residuo di peccato. Gli ebrei romani in genere lo compiono verso il Tevere all'altezza dell'Isola Tiberina.
MIELE E MELOGRANI - Poi i Seder, le cene: nella cena della prima sera si consumano cose dolci come la mela intinta nel miele e le melograne per augurarsi un anno dolce e prospero. Tra i vari piatti che si possono servire durante questa cena ci può essere anche qualche parte della testa di un animale (dall'agnello al pesce) per simboleggiare il capo dell'anno. In tavola anche un pane tondo, "challa", per ricordare la circolarità dell'anno. Nel pasto della seconda sera vengono servite molte varietà di frutta. In occasione della festa il rabbino capo Riccardo Di Segni ha inviato un messaggio di auguri ad Abdallah Redouane, presidente del Centro islamico di Roma, per l'imminente fine del Ramadan musulmano.

(Corriere della Sera, 7 settembre 2010)

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Il suono dello Shofàr

di Roberto Della Rocca, rabbino

Nel corso dei secoli sono stati molti i Maestri, della Halakhà e della Kabalà, che si sono occupati dei vari significati del suono dello Shofàr. E pensare che nella Torah il precetto di suonare lo Shofàr è indicato in un solo mezzo versetto, non sembra poi così rilevante. E' una delle 613 mitzwòt, è la mitzwà di Rosh haShanà. Ma già il Talmud dedica pagine e pagine sulle modalità di questo suono per non parlare dei Maestri della Kabalà che sviluppano delle intenzionalità infinite che devono connettersi con Malakhìm, Angeli, Hekhalòt, Aperture, di cose estremamente articolate, che prendono spunto da mezzo versetto della Torah. Quindi una Tradizione orale particolarmente ricca. Dopo aver ascoltato i vari suoni dello Shofàr è consuetudine recitare nelle nostre sinagoghe un passo di un Midràsh che dice: "Beato il popolo che conosce la Teruà …", cioè che sa suonare lo shofar, "… I popoli della terra forse non sanno suonare? Mancano di corni?..." Rabbi Nachman di Breslav commentando questo Midrash si domanda cosa vuol dire la parola "Iodee" , "conoscono". Significa che sanno produrre, che conoscono i tre suoni dello Shofàr, poiché lo Shofàr deve produrre tre tipi di suoni: Teqià, Shevarìm, Teruà. Teqia è un suono unico semplice, uguale. Shevarìm è lo stesso suono sotto il profilo della durata, scisso in tre, tre suoni di durata uguale a quello della Teqià. Teruà invece è di nuovo la stessa durata divisa in nove, una ulteriore divisione in tre dello Shevarim. Questo è il risultato del suono dello shofar sotto il profilo dell'udito, cioè quello che noi sentiamo. Ma il Nachman di Breslav aggiunge che il suono della Teruà "..Mattir pe illemim umattir pè aqarot…", "..scioglie la bocca dei muti e scioglie la bocca delle sterili…", cioè scioglie l'utero, la matrice della sterilità. La Teruà è ciò che scioglie la bocca dei muti, un po' uno psicanalista ideale, che riesce a sciogliere la bocca del muto, ma scioglie anche la sterilità. La bocca del basso e quella dell'alto, le due matrici che generano qualcosa. Sempre il Rabbi Nachman di Breslav insegna che lo Shofàr è stretto all'imbocco ed è largo all'uscita. Infatti alcuni prima di suonare recitano il verso "Min Hametzar..." , "..dalla ristrettezza ti ho invocato o Signore…. Rispondimi dall'espansione". Tra la richiesta e la risposta c'è soltanto il percorso della lunghezza dello Shofàr e la capacità di ascolto. Tutto sta nel modo di chiedere: se sappiamo chiedere da un imbuto molto stretto riusciremo ad ascoltare ampiamente, la scommessa è saper chiedere dall'imbuto stretto. Un famoso passaggio della Tefillà di Rosh haShanà si richiama allo Shofàr con queste parole: "Beshofàr Gadol Itakà… vekol demamà ishamà..", "… e verrà suonato in un grande shofar…. e verrà ascoltata una fine voce di silenzio....". Un grande paradosso, un ossimoro direi. Un grande Shofàr e una voce di silenzio. Per chi vive ai giorni nostri, sentirsi chiamare a una sottile voce di silenzio è molto significativo. Un ebreo che si sente invitato oggi a tacere un po', è estremamente importante, soprattutto perché mi sembra che il tumulto e il clamore siano diventati tratti caratteristici anche nelle nostre Comunità. E noi invece siamo chiamati a Rosh haShanà a una voce fine di silenzio! Shanà Tovà

(Notiziario Ucei, 7 settembre 2010)

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Secondo Teheran Israele è la causa di tutte le crisi regionali

Il Ministro degli Esteri: ''Israele è nemico dei paesi islamici e della regione'' - "Tutti gli stati della regione sanno che il regime israeliano è la causa di tutte le crisi, le tensioni e le atrocità in Medio Oriente". Sono queste le parole del Ministro degli Esteri iraniano Ramin Mehmanparast che in un colloquio con la stampa ha definito Israele "nemico" di tutti i musulmani. "Il regime israeliano, che continua a perpetrare illegalmente le sue atrocità nella regione è nemico dei paesi islamici e della regione". Domenica scorsa, in una conferenza a Tel Aviv, Shimon Peres aveva dichiarato che "il Medio Oriente è nel bel mezzo di uno scontro di potere tra Iran e mondo arabo e Israele ha interesse a vedere gli arabi vincere questa battaglia". Mehmanparast si è scagliato contro queste affermazioni dichiarando che "le dichiarazioni di dirigenti israeliani non sono degne di risposta. Fomentare la discordia tra Iran e stati arabi rientra nella politica estera del regime".

(PeaceReporter, 7 settembre 2010)

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L'aeronautica russa si esercita con aerei droni israeliani

Mosca, Russia - Il contratto per gli Uav firmato ad aprile 2009; un secondo in arrivo entro l'anno

  
(WAPA) - Circa 50 militari militari russi si stanno addestrando all'uso di aerei senza pilota a controllo remoto (Uav, Unmanned aerial vehicle) "Made in Israele", ha detto ieri il ministro della difesa russo Anatoly Serdyukov, dopo la firma dell'accordo di cooperazione militare Russia-Israele. "Abbiamo acquistato 12 sistemi Uav da Israele, e 50 militari stanno attualmente facendo corsi di formazione per poterli manovrare", ha detto Serdyukov durante un incontro con il suo omologo israeliano in visita, Ehud Barak.
Le indiscrezioni riportano che la Russia avrebbe firmato due contratti con Israele per la fornitura di droni. Nel primo, che risale all'aprile del 2009, Israele ha consegnato due sistemi Bird Eye 400 (del valore di $ 4 milioni), otto Uav tattici I View MK-150 (37 milioni di dollari) e due Searcher Mk II multi-missione ($ 12 milioni). Il secondo contratto sarebbe per l'acquisto di 36 Uav, per un valore complessivo di $ 100 milioni di Euro, da consegnare entro la fine dell'anno. Russia e Israele stanno negoziando per la costituzione di una joint-venture per la produzione di aerei drone, per un valore stimato di $ 300 milioni.
Il vice-ministro della difesa russo, Vladimir Popovkin, ha rivelato che ad aprile scorso la Russia aveva speso circa 5 miliardi di rubli (172 milioni di dollari) per lo sviluppo di droni "Indigeni", che alla fine non hanno superato i test. E infatti, il comandante dell'aeronautica russa, Alexander Zelin, ha confermato lo scorso novembre che gli Uav russi non soddisfacevano i requisiti per la velocità, l'altitudine e le altre specifiche.
L'esercito russo aveva sottolineato la necessità di dotare le forze armate di avanzati sistemi di ricognizione, a seguito del breve conflitto militare con la Georgia nell'agosto 2008, quando l'efficacia delle operazioni militari russe fu gravemente ostacolata dalla mancanza di informazioni affidabili. Secondo varie stime, l'esercito russo ha bisogno di almeno 100 droni e di 10 sistemi di guida e di controllo efficaci per garantire le ricognizioni in battaglia.

(Avionews, 7 settembre 2010)

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Ancora un razzo Qassam da Gaza contro Sderot in Israele

Non si registrano danni o feriti

ROMA, 7 set. - Un razzo Qassam sparato dalla Striscia di Gaza è caduto la scorsa notte nei pressi di Sderot, cittadina del sud di Israele, situata vicino al confine con il territorio palestinese controllato da Hamas. Lo riporta Ynet, l'edizione online dello Yedioth Ahronoth. I residenti di Sderot, sottoposti negli ultimi anni a continui attacchi, sono stati svegliati nel cuore della notte dalle sirene di allarme, e subito dopo un razzo è esploso senza fare danni o feriti.
La scorsa settimana sono ripresi i colloqui di pace diretti tra israeliani e palestinesi, fortemente osteggiati da Hamas, che ha rivendicato anche i recenti attacchi contro i coloni in Cisgiordania, che hanno fatto quattro vittime.

(Apcom, 7 settembre 2010)

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Il «boom» di israeliani a Sirmione è la novità dell'anno

SIRMIONE (BS) - La novità dell'anno per la stagione turistica sirmionese è l'aumento di israeliani. Il peggioramento nelle relazioni tra Israele e Turchia, loro tradizionale meta turistica, ha portato in molti a scegliere l'Italia e il Garda in particolare.
«Con loro e con gli inglesi si lavora anche durante la vacanze natalizie. La settimana scorsa - ricordano dal Consorzio motoscafisti - si è tenuto un educational con una cinquantina di tour operator di Tel Aviv, americani e tedeschi. È un segnale, in una stagione in cui ci sono stati meno italiani, tanti olandesi, un boom di israeliani, inglesi e tedeschi stabili».E.GR.

(Bresciaoggi, 7 settembre 2010)

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Nel covo dei terroristi palestinesi: "Gaza sarà un califfato islamico"

GAZA, settembre - «Potrei uccidervi anche adesso. Qui. Voi lo sapete, io lo so. Voi siete cristiani, la Vera Fede m'imporrebbe d'uccidervi. Ma non lo faccio, perché so che non è il momento giusto. Prima, i giornalisti li rapivamo. Adesso no: servono per farci conoscere. Dovete dirlo al mondo: a Gaza ci siamo ancora. Siamo sempre di più. Le sigle non importano. Io sono di Tawhid Wal-Jihad, ma quel che contano sono i nostri nemici: Abu Mazen è un traditore del popolo palestinese, anche Hamas lo è. Uno tratta con i sionisti, gli altri vogliono solo il potere. Noi vogliamo che la Palestina sia un califfato islamico, vogliamo la sharia, vogliamo la cacciata degl'infedeli. Dovete dirlo al mondo: Dio è con Gaza, Gaza è con Dio»....

(Oggi.it, 7 settembre 2010)

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Altri nascondigli di armi scoperti nel Sinai

RAFAH - Forze di sicurezza egiziane hanno scoperto nella penisola del Sinai nove nascondigli di armi. Le armi evidentemente dovevano essere contrabbandate nella Striscia di Gaza.
Sono stati trovati nascondigli sia nei pressi della cittadina di confine Rafah sia nelle vicinanze del porto della città di El-Arish, ha comunicato la polizia all'agenzia di stampa palestinese Ma'an. In quel posto erano conservate mitragliatrici e altre munizioni. C'erano inoltre più di 170 granate anti-carro, 90 proiettili di artiglieria e mine da campo contro i carri armati. In un cimitero di Rafah le forze di sicurezza hanno trovato anche un nascondiglio con 100 chilogrammi di esplosivi

(Israelnetz.com, 7 settembre 2010 - trad. www.ilvangelo-israele.it)

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Abbas, non riconosceremo Israele come Stato ebraico

GERUSALEMME, 7 set. - L'Anp non riconoscera' Israele come Stato ebraico. A sottolinearlo e' stato il presidente dell'Autorita' nazionale palestinese Mahmoud Abbas, secondo quanto riferito dalla Radio israeliana. Abu Mazen ha inoltre ricordato a piu' riprese che la sua posizione e' uguale a quella assunta nei negoziati dal suo predecessore Arafat.
La richiesta di Israele e' stata espressa dal premier Benjamin Netanyahu nei giorni scorsi in occasione della ripresa dei negoziati a Washington, dopo 20 mesi di stallo. La prossima sessione della trattativa e' stata fissata per il 14 e 15 settembre, in Medio Oriente, con la partecipazione, oltre che del premier israeliano Netanyahu, e del presidente dell'Anp Abu Mazen, anche del segretario di Stato, Usa Hillary Clinton, e dell'inviato speciale per il Medio Oriente, George Mitchell.

(Adnkronos, 7 settembre 2010)

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Israele: sempre più timorati, ora anche uomini col velo

Rabbi Nachman di Breslav
Nel mondo della effervescente ortodossia ebraica hanno fatto irruzione ieri - per la prima volta in pubblico - timorati col volto coperto. Decine di uomini velati, tutti membri della setta mistica Breslav, sono stati visti all'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv mentre si imbarcavano, assieme con decine di migliaia di altri religiosi, verso la località ucraina di Oman dove è sepolto il fondatore della loro setta, il rabbino Nachman. La opportunità di coprirsi il capo con un velo è stata spiegata con la necessità di proteggere i timorati dalla vista di scene potenzialmente immorali durante il tragitto fra Israele e l'Ucraina. Da parte sua il sito web Kikar ha-Shabat informa che nella prossima festa dei Tabernacoli (alla fine di settembre) sarà sbarrata alle donne la principale strada del popoloso rione ortodosso Mea Shearim di Gerusalemme. Per le donne ortodosse sarà messo a punto un tragitto alternativo assicura il sito. Anche questo è un precedente in assoluto in un rione dove pure, in passato, erano stati approntati - per considerazioni di modestia - marciapiedi separati per uomini e donne. Il nuovo provvedimento stato giustificato dai rabbini della 'Edah Haredit' (la più stretta guida spirituale degli zeloti) con la necessità impellente di combattere le scene licenziose che a suo dire si erano viste in passato. Per quella ricorrenza sarà inoltre severamente vietato l'ingresso di donne nelle sinagoghe del quartiere.

(Affaritaliani.it, 7 settembre 2010)

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Oltre 17.000 nuovi immigrati nello Stato ebraico, nel 2009

AN-NASIRA (NAZARETH) - Dati ufficiali diffusi dall'Agenzia ebraica riferiscono che nel 2009 lo Stato ebraico ha accolto 17.880 nuovi immigrati; il 18% in più rispetto all'anno precedente.
I dati, pubblicati dal quotidiano "Haaretz" il 6/9, riferiscono che gli immigrati a Tel Aviv, nel 2009, sono circa 5.000. Si tratta di persone, perlopiù anglofone, che vengono da "Paesi ricchi" come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e il Canada.
Altri immigrati (oltre 7.000) sono giunti dai Paesi dell'ex Unione Sovietica e dall'Europa Orientale, con un aumento di circa il 16% rispetto al 2008. Il resto dei nuovi emigrati proviene dall'America del sud e dall'Etiopia, ma anche dall'Australia, dalla Nuova Zelanda e da altri Paesi.
Il presidente dell'Agenzia Ebraica, Nathan Sharansky, ha commentato i dati affermando che "l'immigrazione è una risorsa strategica per lo Stato ebraico, ed è la concreta dimostrazione del senso di appartenenza di tutti gli ebrei del mondo alla società israeliana". E ha poi osservato che il sensibile aumento della percentuale di immigrati giunge dopo una "tendenza nettamente di segno contrario" registrata negli scorsi otto anni.

(Infopal, 7 settembre 2010)

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Saad Hariri: La Siria non ha ucciso mio padre

di Paul Dakiki

La dichiarazione in un commento pubblicato da un giornale saudita. Un cambiamento a 180 gradi: le accuse alla Siria nel 2005 hanno portato a un forte movimento di opposizione a Damasco (capeggiato da Saad) che ha portato al ritiro delle truppe siriane dal suolo libanese. Forse la Siria si sta allineando con il fronte arabo, abbandonando l'Iran.

BEIRUT - Il premier libanese Saad Hariri ha dichiarato di essersi sbagliato ad accusare la Siria nell'assassinio di suo padre Rafic cinque anni fa. In un commento pubblicato ieri sul giornale saudita (pubblicato a Londra) Asharq al-Awsat, egli afferma che le accuse contro Damasco erano motivate dalla politica.
"A un certo punto - egli dice - abbiamo sbagliato… Ad un certo punto abbiamo accusato la Siria di aver assassinato il premier martire". "Questa era un'accusa politica - egli continua - e questa accusa politica è superata… C'è un tribunale delle Nazioni Unite che sta compiendo il suo lavoro e noi da parte nostra dobbiamo rivedere quanto è successo".
Le affermazioni di Hariri figlio rappresentano un cambiamento a 180 gradi. Rafic Hariri è stato ucciso in un attacco bomba a Beirut il 14 febbraio 2005, che ha ucciso altre 22 persone. Saad e i suoi alleati hanno sempre accusato Damasco di essere implicata nell'assassinio. La morte di Rafic e le critiche internazionali hanno generato una forte opposizione (capeggiata da Saad) alla Siria che nell'aprile 2005 ha portato al ritiro delle sue truppe dal Libano, dopo circa 30 anni di occupazione militare.
L'inchiesta preliminare di un tribunale internazionale Onu - stabilito nel 2007 - aveva mostrato che parenti di Bachar Assad, il presidente siriano, insieme a servizi segreti libanesi, erano implicati nella morte del defunto premier. Finora però esso non ha citato alcun sospettato.
Nel frattempo i rapporti fra Libano e Siria sono migliorati fino allo scambio di ambasciatori e al varo di alcuni programmi di cooperazione economica. Lo stesso Saad ha visitato la Siria almeno tre volte durante il suo mandato dallo scorso anno.
Negli ultimi mesi sono emerse voci che alcuni membri dell'Hezbollah sarebbero implicati nell'assassinio di Rafic. Gli Hezbollah in Libano sono sostenuti dall'Iran. Osservatori suppongono che il cambiamento di Saad Hariri faciliterà un allineamento di Damasco con il fronte arabo (dominato dai sauditi), in opposizione al fronte dominato dall'Iran.

(AsiaNews, 7 settembre 2010)

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Hariri: troppa fretta nelle accuse alla Siria sull'assassinio del padre

   
La Siria è stata accusata con troppa fretta per l'assassinio di Rafik Hariri. Sd ammetterlo è Saad Hariri, figlio dell'ex premier ucciso nel 2005, e attuale capo del governo libanese in un'intervista pubblicata da un quotidiano arabo. "Alcuni hanno depistato le indagini arrecando danno alla Siria e al Libano", ha detto Hariri, che ha parlato di un'accusa politica ormai superata.
Dopo essere diventato primo ministro, Saad Hariri ha incontrato in diverse occasioni i vertici siriani. In seguito all'assassinio di Rafik Hariri, avvenuto sul lungomare di Beirut il 14 febbraio del 2005, la Siria è stata subito chiamata in causa. Anche se ora, secondo alcune indiscrezioni, il tribunale Onu incaricato di fare luce sull'episodio sarebbe pronto a muovere accuse contro Hezbollah. Ma il movimento sciita presente con alcuni suoi membri nel governo libanese nega le accuse, e parla di complotto israeliano.

(euronews, 6 settembre 2010)

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Israele: balzo del Pil nel 2010, stima al +4,1%

GERUSALEMME - Balzo per l'economia di Israele, che crescera' del 4,1% quest'anno contro lo 0,8% del 2009. E' quanto stima l'ufficio centrale di statistiche in base ai dati dei primi otto mesi. La spesa per consumi segnera' una espansione del 5% e le esportazioni saliranno del 13,1%. La Banca d'Israele aveva previsto una crescita del 3,7% ma la settimana scorsa il governatore Stanley Fischer ha annunciato che il forecast sara' rivisto al rialzo.

(AGI, 6 settembre 2010)

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Aiea: Teheran intralcia le indagini degli ispettorI

VIENNA, 6 set - L'Iran sta intralciando i controlli e le indagini nel suo discusso programma nucleare rifiutando di permettere l'accesso degli ispettori Aiea nel Paese. Lo rivela un rapporto dell'Aiea, Agenzia internazionale per l'Energia atomica.
In questo nuovo rapporto dedicato all'Iran, l'Aiea si lamenta delle ''ripetute opposizioni da parte di Teheran nel designare gli ispettori esperti'' per i controlli nelle strutture sottolineando come sia preoccupante che tali obiezioni ''ostacolino il processo di ispezione e riducano le capacita' dell'agenzia di implementare il livello di salvaguardia in Iran''.
Il documento, inoltre, ricorda che a due ispettori Onu e' stato negato l'accesso in Iran lo scorso giugno.

(ASCA, 6 settembre 2010)

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Iran, sarebbe in costruzione un missile nucleare

Preoccupazione da parte dell'Aiea per l'incremento del programma di arricchimento dell'uranio

Non si ferma l'attività nucleare in Iran. Mentre il mondo continua a esprimere il proprio sostegno a Sakineh, l'Agenzia Atomica Internazionale (Aiea) lancia un nuovo allarme: Teheran starebbe lavorando in segreto allo sviluppo di un missile in grado di trasportare un ordigno nucleare.
La produzione di uranio a basso livello di arricchimento in Iran è cresciuta del 15% dal maggio scorso e alla fine di agosto il materiale arricchito è arrivato a 2,8 tonellate.
Preoccupante secondo l'agenzia Onu, è il fatto che il governo di Teheran continui a opporsi agli ispettori internazionali scelti dell'Aiea per controllare le attività atomiche e il programma nucleare iraniano. In particolare, sono a due persone sono state vietate le indagini probabilmente perché in passato avevano riferito di esperimenti atomici non dichiarati dal governo di Ahmadinejad.
L'unica notizia positiva è il calo delle centrifughe per l'arricchimento dell'uranio a quota 3,772.
In teoria, il materiale fossile arricchito al 20% dovrebbe servire a un reattore di ricerca medica a Teheran, per sviluppare isotopi necessari a fare radiografie e radioterapie.
Il primo ottobre 2009, l'Iran e le potenze occidentali avevano siglato a Vienna un accordo per scambiare 1,2 tonnellate di uranio iraniano a basso arricchimento con 20 chili di barre di combustibile fossile russo e francese per il reatore medico. Gli iraniani fecero saltare l'intesa per poi riproporla poco prima del varo di una nuova serie di sanzioni il 9 giugno, con la mediazione di Brasile e Turchia.

(Libero-news.it, 6 settembre 2010)

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Livorno - Molto lavoro, molto successo

di Adam Smulevich

C'è grande soddisfazione nelle parole di Samuel Zarrough, presidente della Comunità ebraica di Livorno, all'indomani della Giornata Europea della Cultura Ebraica 2010 di cui Livorno è stata città capofila in Italia. "Sono molto felice per la grande partecipazione interna ed esterna riscontrata - commenta Zarrough -. I cittadini che ci hanno fatto visita sono davvero tanti e la presenza delle più importanti autorità civili, religiose e militari in sinagoga ha conferito autorevolezza e prestigio alla manifestazione.
Straordinario l'inizio in musica, con la Fanfara dell'Accademia Navale e il Coro del Tempio di Roma che ci hanno regalato emozioni uniche". L'interesse della gente era tale, prosegue il leader degli ebrei livornesi, che al momento del concerto di chiusura al Teatro Goldonetta c'è stata una piccola rissa tra quanti non sono riusciti ad entrare. Una situazione di cui il presidente si dispiace, ma che è in ogni modo emblematica del notevole interesse che c'era per la GECE labronica.
La vicepresidente della Comunità ebraica Paola Jarach si sofferma sulla partecipazione di tutta la città nella fase organizzativa e negli sviluppi della manifestazione. "Non è stato un evento organizzato dalla sola Comunità ebraica ma dalla città intera - spiega la vicepresidente - Il fatto che molte gallerie e librerie d'arte del centro abbiano aperto ospitando iniziative a tema ebraico ne è la riprova". Niente di cui soprendersi, incalza la Jarach, "perchè questa è una città speciale che da sempre considera sua parte integrante la Comunità ebraica". Si rallegra per l'esito della Giornata anche Gadi Polacco, consigliere UCEI e della Comunità livornese.
"Il primo consuntivo della Giornata Europea della Cultura Ebraica e' decisamente positivo, oltre le più rosee aspettative - scrive in una nota inviata anche ad alcune testate giornalistiche locali -. La grande partecipazione di pubblico e le tante collaborazioni realizzatesi con enti locali, privati, associazioni, foze armate e via dicendo, realizzano concretamente il concetto di citta' capofila nella sua interezza. Una simbiosi che ha piacevolmente colpito tanti ospiti non livornesi e che si richiama alla migliore tradizione della citta' e alla sua storia". Il consigliere UCEI ha inoltre parole di riconoscenza per i tanti volontari che si sono offerti di dare un contributo.
"Dopo i sinceri ringraziamenti ufficiali espressi ieri - conclude Polacco - sento di doverne uno altrettanto sincero a tutti i volontari, di cui tanti non iscritti alla Comunita', che sono stati il motore indispensabile per la riuscita della manifestazione. Alle Forze dell'ordine va inoltre un ringraziamento unito all'apprezzamento per il servizio offerto".

(Notiziario Ucei, 6 settembre 2010)


Guido Guastalla, consigliere della Comunità Ebraica di Livorno, ci ha gentilmente inviato una copia del suo discorso di Introduzione al Convegno "Estetica e etica nell'ebraismo sefardita: Bene, Bello, Vero", organizzato a Livorno il 3 settembre scorso nell'ambito delle manifestazioni per la Giornata Europea della Cultura Ebraica. Ringraziamo Guastalla e mettiamo il suo testo a disposizione dei lettori.

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Israele: la popolazione cresce, ma gli arabi più degli ebrei

La popolazione di Israele continua a crescere ma il ritmo rallenta, con tasso di natalità e immigrazione molto inferiori rispetto agli anni '90. Si conferma lo scarto fra l'incremento della minoranza araba e quello della maggioranza ebraica, a favore della prima.
Lo rivelano i dati diffusi oggi dal Ufficio centrale di statistiche, nell'imminenza del Capodanno ebraico (Rosh Hashanah), che si celebra a partire da mercoledì sera con l'avvento del 5771.
In totale, la popolazione israeliana, complessivamente giovane, ha toccato quota 7 milioni e 645.000 abitanti, con un 28% di ragazze e ragazzi sotto i 15 anni. Gli ebrei sono circa 5 milioni e 770.000, gli arabi quasi un milione e 560.000, mentre 330.000 persone - per lo più slave apparentante con ebrei russofoni immigrati in anni passati dall'ex Urss - sono classificate sotto la voce "altri". Da questa cifra sono esclusi circa 220.000 lavoratori migranti la cui residenza nel Paese è considerata provvisoria.
Il tasso di aumento della popolazione resta stabile all'1,8% annuo ormai dal 2003, contro il 3% raggiunto e superato negli anni '90. L'indice di natalità fa segnare un +1,7% fra gli ebrei e un +2,4% fra gli arabi: una forbice che non si chiude malgrado il contributo demografico delle famiglie degli ebrei ultraortodossi e dei coloni nazionalisti, e non cessa quindi di alimentare inquietudini di lungo periodo sulla natura sionista dello Stato. All'interno della comunità arabo-palestinese si consolida intanto la quota dei musulmani, aumentati del 2,8% nell'ultimo anno contro l'1% dei cristiani e l'1,7 dei drusi.
Quanto all'Aliyah, la "ascesa" in Israele degli ebrei della diaspora, il dato complessivo resta al livello dei minimi storici, pari a quello dei primi anni '80, nonostante un aumento del 6% rispetto all'anno precedente: con una stagnazione sostanziale degli arrivi dall'ex Urss e non più di 14.572 ingressi (suddivisi più o meno equamente fra Russia, Usa, Ucraina, Francia) registrati nell'intero 2009.

(ticinonews.ch, 6 settembre 2010)

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Il "grande orecchio" israeliano spia il mondo dal deserto del Negev

Parabole, alta tecnologia e agenti che parlano tutte le lingue per un sistema forse più potente di quelli della Cia

di Eric Salerno

Antenne nel Negev
TEL AVIV (6 settembre) - Possono leggere il testo di questo articolo mentre passa dal mio computer a quello del Messaggero. Possono ascoltare le conversazioni tra l'autore e il giornale. Basta una parola, come Urim - "luci" in ebraico - per mettere in guardia gli agenti che a turno vigilano su milioni di conversazioni e scambi di email alla ricerca di parole chiave. Nella Bibbia, gli urim, luci messe in sequenza, indicano per i sacerdoti la "via".
Circondato dai campi di Kibbutz Urim, nel Negev occidentale, un ricercatore neozelandese ha scoperto una delle più importanti basi d'ascolto del mondo. Qui, le "luci", una sfilza di trenta antenne e parabole satellitari di grandezze diverse, consentono all'Intelligence militare di Tel Aviv e al Mossad di ascoltare conversazioni telefoniche e leggere email di «governi, organizzazioni internazionali, società straniere, gruppi politici e individui». Nemmeno i cavi sottomarini che collegano l'Europa al Medio Oriente, in particolare quello che parte dalla Sicilia, hanno segreti per gli addetti all'ascolto. Conoscono alla perfezione le lingue di mezzo mondo.
E' da Urim che l'Intelligence militare israeliano ha potuto seguire ogni movimento e ogni conversazione a bordo delle navi della flotilla di militanti filo-palestinesi e pacifisti diretta a Gaza e assaltata in alto mare. E' da qui che ascoltano i colloqui tra il presidente palestinese e i suoi collaboratori. Da qui, che grazie alle parabole e a strumenti d'alta tecnologia sparsi dagli agenti del Mossad anche in Europa (esperti vicini ai servizi segreti italiani, parlano di programmi inseriti di segreto nei computer delle compagnie telefoniche), sono spesso in grado di conoscere in anticipo le mosse dei loro nemici. E anche degli amici. Perché oltre alle questioni politiche e militari, chi si occupa di "intelligence", da sempre filtra l'etere anche alla ricerca di segreti industriali e finanziari.
Il neozelandese Nick Hager è autore di un libro, pubblicato nel 1996 sul ruolo del suo Paese - allo sprofondo nel Pacifico - insieme con Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia e Canada, nella raccolta di "intelligence". Il sistema Echelon. Ora ha individuato ciò che ritiene sia uno dei centri d'ascolto più grandi del mondo. Forse è anche più potente, scrive, del sistema globale della Cia e dei servizi segreti britannici. Immagini satellitari su Google, spiega in un articolo pubblicato da Le Monde Diplomatique e ripreso con risalto dal quotidiano Haaretz di Tel Aviv, consentono di vedere le sagome delle parabole. Cani da guardia e agenti armati perlustrano in continuazione il perimetro della base a sud di Bersheva e che dista poche decine di chilometri dalla centrale nucleare di Dimona.
Nel suo racconto, Hager cita un ex-militare il cui compito era di seguire le conversazioni in inglese e francese. Faceva parte della batteria di addetti al monitoraggio dei telefoni. I computer della base, gestita in parte dall'ultra segreta "Unità 8200", sono programmati per individuare il traffico da e per particolari numeri telefonici; a seguire determinate frequente radio; a segnalare parole o combinazioni di parole chiave, come bomba, pacco etc.
Tra i successi noti dell'"Unità 8200" e di Urim, l'intercettazione di una conversazione tra l'allora presidente Nasser e re Hussein di Giordania, il primo giorno della guerra del sei giorni nel 1967. E il colloquio tra Arafat e il gruppo di terroristi che assaltarono l'Achille Lauro nel 1985.

(Il Messaggero, 6 settembre 2010)

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Russia e Israele firmano un accordo di cooperazione militare

MOSCA - Russia e Israele hanno firmato oggi un accordo quadro di cooperazione militare, che secondo il ministro della Difesa russo potrebbe portare a nuovi acquisti di armi e tecnologie israeliane.
"Abbiamo appena firmato un accordo a lungo termine sulla cooperazione militare", ha detto il ministro russo Anatoly Serdyukov dopo un vertice con il suo omologo israeliano Ehud Barak.
Serdyukov ha detto che si è discusso sia di cooperazione militare che sugli armamenti.
"Per noi è molto importante che nella transizione verso una nuova immagine, le forze armate russe utilizzino l'esperienza che hanno le forze armate israeliane e il lavoro che esse hanno fatto", ha detto il ministro secondo l'ufficio stampa del ministero.
Il ministero non ha reso noti i termini dell'accordo, il più recente segno di rafforzamento dei legami tra le due nazioni. La Russia si è avvicinata a Israele dopo la caduta del 1991 dell'Unione Sovietica, che sosteneva piuttosto i paesi arabi del Medio Oriente.
La Russia, che sta iniziando ad acquistare armamenti stranieri nel suo impegno per migliorare e ammodernare le proprie forze armate, vuole dotarsi di una propria flotta di droni di fabbricazione israeliana da quando, nel corso della breve guerra del 2008, la Georgia li ha utilizzati contro aerei russi.
Serdyukov ha detto che la Russia ha acquistato 12 velivoli senza pilota e che sta addestrando 50 tecnici al loro uso.
Israele ha fatto pressione sui russi affinché non vendano armi ad avversari come la Siria o l'Iran. Mosca si è impegnata da parte sua a non vendere i missili anti-aereo S-300 all'Iran finché saranno in vigore le sanzioni Onu contro il programma nucleare iraniano.

(Reuters, 6 settembre 2010)

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GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA

Domenica 5 settembre 2010

La cultura, strumento di progresso

di Renzo Gattegna - Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

La cultura ebraica vive, tutti i giorni dell'anno, di studio e di scrittura, di tradizione e di sguardo al futuro, di idee antiche e moderne, di arte, di letteratura e di confronti, di spettacolo e di musica. La peculiarità dell'ebraismo risiede proprio in questa commistione, particolarissima, tra la sua storia plurisecolare e la sua aderenza alla contemporaneità: una interessantissima miscela che ha prodotto, nei secoli - e in particolar modo da quando, con la moderna emancipazione, gli ebrei hanno potuto partecipare attivamente alla vita delle società - una vita culturale poliedrica, fatta di mille rivoli e di mille manifestazioni.
Ma nonostante il suo positivo contributo culturale, l'ebraismo rimane una realtà poco e talvolta male conosciuta. E' anche per favorirne la conoscenza che tutti gli anni, la prima domenica di settembre, in Italia e in Europa si aprono le porte di sinagoghe e siti ebraici, di musei e di biblioteche, e nelle piazze di tante città e località si dà vita ad eventi che parlano di cultura ebraica, per abbattere il pregiudizio e dialogare, e anche per fare festa e vivere una giornata di "cose nuove", da conoscere e toccare con mano.
Quest'anno il tema scelto in Europa quale 'fil rouge' della manifestazione è 'Arte ed ebraismo': un binomio particolarmente interessante, perchè è noto il complesso rapporto che c'è tra rappresentazione figurativa e normativa ebraica. Un'occasione per saperne di più e per sfatare qualche luogo comune.
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha nei suoi compiti statutari il promuovere lo sviluppo della cultura ebraica: intesa appunto come imprescindibile tradizione e insegnamento, ma anche come manifestazione, calata nella contemporaneità, della vivacità del popolo ebraico. Contribuire alla cultura di una società significa arricchirla, provando ad elaborare strumenti di comprensione e interpretazione di un mondo complesso quale è quello attuale.
La Giornata della Cultura è un modo, per l'ebraismo italiano ed europeo, di farsi conoscere, di aprire le porte, di parlare con la società comunicando la propria identità, le proprie tradizioni, la propria storia e la propria vivacità. Solo grazie alla conoscenza è possibile abbattere i pregiudizi e gli stereotipi, e crediamo che questa manifestazione, giunta all'undicesima edizione dopo l'emozionante "sguardo a Sud" dello scorso anno, possa rappresentare un importante momento di apertura verso l'Altro, in una società che dovrebbe tendere ad includere e non ad escludere, ad accettare l'alterità piuttosto che a rigettarla. Crediamo che il progresso civile passi anche attraverso la trasmissione di questi valori.

Programma

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Hamas risponde a Obama: colpiremo Israele ovunque nel mondo

di Dimitri Buffa

  
Abu Ubeyda
"Colpiremo Israele e i suoi interessi e i suoi alleati ovunque nel mondo". Hamas risponde così alla mano tesa di Barack Obama e alla ripresa dei negoziati diretti tra israeliani e palestinesi, più o meno ragionevoli, dell'Anp. E per farlo convoca addirittura una conferenza stampa in quel di Gaza. Ed infatti ben tredici gruppi palestinesi armati hanno deciso di unire le proprie forze per dare vita a un'escalation di attacchi contro Israele. Ad annunciarlo è stato proprio il portavoce delle Brigate Ezzedin al-Qassam, gruppo armato che prende ordini dai vertici di di Hamas, Abu Ubeyda. L'obiettivo dichiarato è di far fallire i negoziati diretti tra Anp e Israele, iniziati l'altro ieri a Washington. Le 13 fazioni terroristiche armate palestinesi hanno organizzato un coordinamento delle loro attività contro lo Stato ebraico. "Annunciamo che siamo entrati in una nuova fase della resistenza palestinese - ha affermato Abu Ubeyda - si tratta di una fase avanzata del lavoro jihadista che lascerà il segno sul nemico occupante". Oltre ad Abu Ubeyda, hanno preso parte alla conferenza stampa altri uomini a volto coperto in rappresentanza dei vari gruppi armati tra cui le Falangi di al-Quds, braccio armato della Jihad islamica, le Brigate Abu Ali Mustafa, le Brigate Jihad Jibril, le Brigate al-Nasr, le Brigate Saif al-Islam, le Brigate dei martiri di al-Aqsa - sezione Nabil Masoud e altre piccole formazioni di criminali sciolti.
Particolarmente allarmanti le dichiarazioni, alle precise domande di alcuni cronisti, di Abu Ubeidah che ha proclamato che "il nemico sionista sarà colpito in ogni luogo e in qualsiasi momento".
Cosa che fa temere anche dirottamenti aerei e attacchi in paesi stranieri sul modello di Monaco 1972. "Tutte le opzioni sono aperte", ha aggiunto, rispondendo a una domanda sulla possibilità che siano lanciati razzi contro Tel Aviv a partire dalla striscia di Gaza. Il portavoce delle Brigate Ezzedin al Qassam ha inoltre chiesto all'Autorità nazionale palestinese di "cessare gli arresti" di simpatizzanti di Hamas in Cisgiordania, prefigurando l'apertura di un ulteriore fronte terroristico interno, la cosiddetta "intrafada".
D'altronde che l'aria fosse questa si era capitato già dal tono della rivendicazione dell'agguato mortale ai quattro cittadini ebrei di Hebron nei giorni scorsi, quelli che la pubblicistica del pensiero unico conformista si compiace di chiamare "coloni", come a giustificarne o sminuirne l'uccisione. In quella triste occasione Hamas aveva infatti detto che "Abu Mazen non può negoziare la pace per tutti i palestinesi". E per ribadire il concetto il giorno dopo erano stati feriti seriamente altri due cittadini israeliani. Solo Obama sembra non capire che il binario su cui si sta muovendo è "morto"

(l'Opinione, 4 settembre 2010)

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Hamas: I coloni israeliani sono un legittimo obiettivo militare

"Possiedono oltre mezzo milione di armi automatiche"

ROMA, 4 set. - I coloni israeliani che vivono negli insediamenti in Cisgiordania sono legittimi obiettivi militari dal momento che possiedono oltre mezzo milione di armi automatiche e costituiscono di fatto un vero e proprio esercito: è quanto ha detto Ezzat al-Rashk, membro del Politburo di Hamas, al quotidiano arabo Al Hayat, pubblicato a Londra. Lo riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz. Le parole di Ezzat al-Rashk, dirigente del gruppo estremista palestinese che controlla la Striscia di Gaza, giungono al termine di una settimana in cui quattro coloni sono morti e altri due sono rimasti feriti in due attacchi separati in Cisgiordania, rivendicati dalle Brigate Ezzedine al Qassam, il braccio armato di Hamas. "Attaccare i coloni è una cosa naturale", ha detto al-Rashk ad al Hayat. "I coloni sionisti sono la prima riserva della forza militare", ha proseguito. "Ora sono un vero esercito nel vero senso della parola, con oltre mezzo milione di armi automatiche a disposizione". Hamas ha criticato duramente il rilancio dei negoziati di pace diretti tra israeliani e palestinesi, e ieri tredici gruppi armati palestinesi di Gaza, tra cui le Brigate Ezzedine al Qassam, hanno annunciato la loro decisione di unire le proprie forze contro Israele e i colloqui di pace. "Abbiamo deciso di creare un centro di coordinamento per le nostre operazioni contro il nemico" israeliano, ha annunciato Abu Obeidah, il portavoce delle brigate Ezzedine al-Qassam, parlando a nome dei 13 gruppi.

(Apcom, 4 settembre 2010)

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Manhattan risponde

WASHINGTON - Due terzi degli abitanti di New York vogliono che la costruzione di una moschea a due isolati da Ground Zero sia bloccata e spostata altrove, lontano dal sacrario del lutto americano dell'11 settembre. Il sondaggio che segnala lo scetticismo dei newyorchesi sul complesso che dovrebbe fungere da moschea e centro islamico - una fede moderata e impegnata a promuovere il dialogo interreligioso, dicono gli organizzatori - è stato realizzato dal New York Times, bastione della cultura liberal, che in quattro giorni ha sondato un campione di circa novecento cittadini per raccogliere le opinioni su un dibattito che divide trasversalmente gli schieramenti politici. Il 67 per cento degli abitanti sostiene che i promotori del progetto hanno tutto il diritto di costruire moschee a New York ma lontano da Ground Zero. A una domanda più diretta - siete favorevoli o contrari alla costruzione della moschea proprio lì - il cinquanta per cento degli intervistati si è detto contrario, mentre i favorevoli sono soltanto il 35 per cento e la restante parte non ha un'opinione chiara in merito. Il sondaggio del quotidiano mostra che i newyorchesi non sono contrari in assoluto alla costruzione di centri islamici a New York - solo il 29 per cento sostiene che i fedeli non hanno il diritto a edificare un proprio luogo di culto - ma ritengono che il luogo scelto sia troppo controverso, offensivo per le famiglie delle vittime e inopportuno. La maggioranza degli intervistati dice anche che i politici della città dovrebbero prendere posizione nel dibattito, cosa che il sindaco Michael Bloomberg ha fatto - a favore della moschea - ma sulla quale altri uomini pubblici svicolano. Significativa la diversificazione dei risultati a seconda della formazione: il 62 per cento dei cittadini che non ha fatto l'università non vuole la moschea, e la percentuale cala con l'aumentare dei titoli. Il 60 per cento degli intervistati con un master o un dottorato di ricerca vuole che venga costruita proprio lì.

(Il Foglio, 4 settembre 2010)

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Razzo su Israele

Militanti palestinesi dalla Striscia di Gaza hanno lanciato un razzo che è esploso in una zona disabitata nella parte occidentale del deserto di Negev, in territorio israeliano, senza causare vittime nè danni. Lo ha riferito un portavoce dell'esercito israeliano.

GAZA CITY, 4-09-2010 - Militanti palestinesi dalla Striscia di Gaza hanno lanciato un razzo che è esploso in una zona disabitata nella parte occidentale del deserto di Negev, in territorio israeliano, senza causare vittime nè danni. Lo ha riferito un portavoce dell'esercito israeliano.
Il lancio del razzo coincide con l'avvio dei negoziati di pace diretti israelo-palestinesi, ai quali Hamas, al potere a Gaza, si oppone. Nei giorni scorsi, in attacchi rivendicati da Hamas, quattro israeliani sono stati uccisi e due altri feriti i Cisgiordania.

(RaiNews24, 4 settembre 2010)

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Israele, l'ambasciatore a Washington: "Hezbollah ha 15mila razzi al confine"

Michael Oren
Il movimento sciita Hezbollah "ha trasformato interi villaggi in campi armati e ha disposto 15mila missili lungo il confine con Israele". Lo ha detto Michael Oren, ambasciatore israeliano a Washington. '
'Prima i razzi erano piazzati alla luce del sole ma ora sono sotto gli ospedali, le scuole e abitazioni private perché gli Hezbollah sanno bene che se cerchiamo di difenderci ci tratteranno ancora una volta come criminali di guerra", ha aggiunto il diplomatico.
Secondo l'ambasciatore, che ha tenuto una telecoferenza stampa all'indomani della ripresa dei negoziati diretti israelo-palestinesi a Washington, Hezbollah ha ora la capacità "di colpire qualsiasi città in Israele".

(Blitz quotidiano, 3 settembre 2010)

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Tel Aviv, la Miami d'Oriente

L'arte sbarca in riva al Mediterraneo e a Tel Aviv aprono musei, gallerie e spazi dedicati al design. Un long weekend da passare tra la spiaggia e la rinata movida di Jaffa e Gerusalemme
    
Spiagge, gioventù, cucina genuina, danza, letteratura, architettura (dal Bauhaus a Philippe Starck) e tanti artisti che, sempre più numerosi, scelgono il cosmopolitismo di Israele per vivere e lavorare. Un must è sicuramente l'Israel Museum di Gerusalemme (Ruppin Boulevard, Gerusalemme, tel. 00972.2.67.08.811) che, lo scorso 24 luglio, ha aperto al pubblico una nuova ala, voluta dal presidente Shimon Peres in persona e firmata da James Carpenter ed Efrat-Kowalsky. Gli spazi espositivi sono raddoppiati, grazie a un intervento che lo stesso Carpenter definisce "delicato". Molto ampia la rosa dei grandi nomi - Warhol, De Chirico, Chagall, Picasso, solo per citarne alcuni - e dei capolavori. Da non perdere a Tel Aviv l'Accessible Art Fair (35 Shaul Hamelech Boulevard, www.accessibleartfair.com, 2-8 settembre 2010), giovane iniziativa nata a Bruxelles per portare il collezionismo a diretto contatto con gli artisti più giovani. E se trovare la qualità qui sarà senz'altro più difficile che all'Art Basel, l'iniziativa vale comunque il viaggio, se non altro per il clima che si respira in città....

(Corriere della Sera, 4 settembre 2010)

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Hezbollah si congratula con Hamas per gli attacchi ai coloni

Nasrallah: "E' la via per liberare i territori"

ROMA, 3 set. - Il leader del gruppo estremista libanese Hezbollah, Hassan Nasrallah, si è congratulato oggi con Hamas per gli attacchi condotti in Cisgiordania questa settimana contro i coloni israeliani, che hanno fatto quattro morti e due feriti. "Questa è la via per liberare Gerusalemme e la Palestina", ha affermato Nasrallah, secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Haaretz.
Parlando nel corso di una manifestazione in occasione della Giornta per Gerusalemme, in quartiere nella zona sud di Beirut, Nasrallah ha anche criticato l'Autorità Palestinese per aver ripreso i negoziati diretti con Israele. "Questi negoziati sono nati morti", ha detto il leader di Hezbollah. "La Palestina dal mare al fiume è proprietà della nazione palestinese, degli arabi e dei musulmani, e nessuno ha il diritto di cedere questa terra e nemmeno una goccia d'acqua".
Quattro israeliani sono morti e altri due sono rimasti feriti in due attacchi separati compiuti questa settimana in Cisgiordania. Le Brigate Ezzedine al Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno rivendicato questi attacchi.

(Apcom, 3 settembre 2010)

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Israele: fornitura di grossi quantitativi di carburanti per aerei e mezzi militari da Usa

Analisti temono attacco all'Iran o al Libano di Hezbollah

F-16 ed F-15 dell'aeronautica militare israeliana
(WAPA) - Notifica ufficiale del governo Usa certifica la cessione di ingenti quantitativi di carburanti per aerei e mezzi militari terrestri ad Israele. Alla nota ufficiale statunitese si affiancano i segnali ufficiosi che gli analisti leggono come i preparativi per attaccare l'Iran o il sud del Libano contro Hezbollah.
La notifica Usa è in realtà l'ordinativo per approvvigionamenti logistici militari, effettuati nelle ultime settimane dalle forze armate dello Stato ebraico: dall'inizio di agosto Israele, per un costo preventivato di 2 mld di dollari, ha ordinato 284 milioni di galloni di JP-8 (cherosene aeronautico con impiego esclusivo sui velivoli militari), a 100 milioni di galloni di gasolio per autotrazione (il comune diesel) e 60 milioni di galloni di benzina senza piombo, con caratteristiche per impieghi militari.
La notifica al parlamento americano dice che "La proposta di fornitura di cherosene avio militare JP-8 permetterà ad Israele di preservare la capacità operativa della flotta aerea", mentre per gli altri carburanti indica che "La benzina senza piombo ed il gasolio per autotrazione saranno impiegati per i veicoli delle forze terrestri e per altri strumenti ed apparati impiegati per mantenere la pace e la sicurezza nella regione. Israele non avrà difficoltà nell'assorbire questo carburante addizionale nell'ambito delle proprie forze armate".
Precedentemente, l'ultimo ordinativo agli Usa da parte dello Stato di Israele fu fatto il 15 luglio 2008: 186 milioni di galloni di avio cherosene JP-8, 54 milioni di galloni di gasolio per diesel e 28 milioni di galloni di benzina senza piombo, per un costo stimato di 1,3 mld di dollari. Nell'agosto dell'anno prima, invece, Israele aveva fatto ordini per 90 milioni di galloni JP-8 e 42 milioni di galloni di gasolio per diesel, con un costo stimato di 308 mln di dollari, mentre il 14 luglio 2006 aveva ordinato avio cherosene JP-8 per un costo stimato di 210 milioni di dollari. Circa un decimo del valore della fornitura attuale.

(Avionews, 3 settembre 2010)

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Gheddafi riporta in Libia due donne ebree-italiane

di Ulisse Spinnato Vega

Gesto umanitario o calcolo propagandistico? Qualunque sia l'intenzione di fondo, il leader libico Muammar Gheddafi sa sempre stupire. Fresco di visita in Italia con annesso codazzo di eccentricità e furiose polemiche, il Colonnello avrebbe ora deciso di concedere a due donne ebree-libiche, ma naturalizzate italiane, la possibilità di tornare nella patria natia per visitare le case paterne e i luoghi in cui hanno vissuto i primi anni di vita.
Non è ancora chiaro chi siano le due prescelte, in quale parte d'Italia vivano, se e con quali criteri Gheddafi le abbia selezionate per concedere loro questo gentile permesso. Inoltre c'è da chiedersi perché la magnanimità del rais sia caduta su due membri - due soltanto - del gentil sesso (niente uomini) della comunità ebraica italiana. In ogni caso, la notizia del possibile ritorno a casa per le due fortunate proviene dal quotidiano panarabo al-Hayat e ha ricevuto credito dalla stampa israeliana.
Le famiglie delle due donne avrebbero lasciato la Libia nel 1967, esattamente come la maggioranza degli ebrei-libici perseguitati dalla rabbia antisemita scatenata dalla guerra dei Sei giorni. Gran parte della comunità ebraica del Paese africano, già martoriata dall'occupazione fascista durante il Secondo conflitto mondiale, si disperse così tra Israele e Italia. Nel nostro Paese, le mete predilette furono Roma, Milano, Livorno e Firenze. Inoltre, c'è da ricordare che gli ebrei di Libia rappresentano quasi un terzo dell'intera comunità nazionale.
La situazione per la popolazione ebraica locale non migliorò affatto con l'avvento del regime di Gheddafi. Tanto che la presenza degli ebrei-libici, insediati soprattutto a Tripoli e Bengasi, fu totalmente azzerata con l'ultima partenza del 2003. Adesso però che il rais ha cambiato idea su molte cose e non è più considerato il nemico pubblico numero uno, si stanno aprendo spiragli anche per i figli di David che vogliano rivedere i luoghi d'origine in terra di Libia.

(Affaritaliani.it, 3 settembre 2010)

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Il commissario UE parla di lobby ebraica. Bruxelles prende le distanze

Le affermazioni del belga Karel De Gucht commissario europeo al commercio sui negoziati di pace tra israeliani e palestinesi e sull'importanza della "lobby ebraica al Campidoglio" americano rilasciate ieri sera in un'intervista "non rappresentano la posizione della Commissione".

Karel De Gucht
BRUXELLES - Le affermazioni sui negoziati di pace tra israeliani e palestinesi ripresi ieri a Washington e sull'importanza della "lobby ebraica al Campidoglio" americano rilasciate ieri sera in un'intervista alla radio pubblica fiamminga Vrt dal commissario Ue al commercio, il belga Karel De Gucht, "non rappresentano la posizione della Commissione, che al contrario e' ben nota ed e' rappresentata da quanto dichiarato ieri dall'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune Catherine Ashton".
E' quanto ha dichiarato il portavoce della Commissione Ue Olivier Bailly. In seguito alle affermazioni di De Gucht, lo European Jewish Congress (Ejc) ha chiesto le scuse e una ritrattazione formale di quanto affermato da De Gucht.
Il commissario al commercio, ex ministro degli esteri del Belgio, durante l'intervista alla Vrt a commento della ripresa dei negoziati sul medio oriente avvenuta ieri a Washington, aveva espresso la sua perplessita' sulle possibilita' di riuscita di questi ultimi. A conclusione della sua analisi della situazione, De Gucht ha affermato che "i soli capaci di potere giocare un ruolo significativo sono gli Usa" e non l'Ue, in quanto i primi "possono fare pressione su Israele", ha sottolineato De Gucht nell'intervista, aggiungendo che "non bisogna sottostimare la lobby ebraica al Campidoglio, il parlamento americano, e' il gruppo di pressione meglio organizzato che esiste la'".
De Gucht, noto per il suo parlare senza peli sulla lingua che gli ha causato diversi problemi anche come ministro degli esteri di Bruxelles, ha poi aggiunto che "non bisogna nemmeno sottostimare l'opinione, al di fuori della lobby, dell'ebreo medio che non vive in Israele", in quanto "nella maggior parte degli ebrei sc'e' - non saprei come descrivere questo in altro modo - una 'fede' nell'avere ragione, e la fede e' qualcosa che si puo' difficilmente combattere con argomenti razionali".
Quindi, secondo il commissario Ue, "anche gli ebrei laici condividono la stessa convizione di avere effettivamente ragione, e non e' quindi facile, neanche con un ebreo moderato, di avere una discussione su quello che succede in Medio Oriente" in quanto per loro "e' una questione molto emotiva". Immediata la reazione dello European Jewish Congress (Ejc), il cui presidente Moshe Kantor ha qualificato le affermazioni di De Gucht di "antisemite".
"Ancora una volta sentiamo parole di un antisemitismo oltraggioso da parte di un alto funzionario europeo", ha affermato Kantor, chiedendosi "quale sorta di ambiente permette che tali osservazioni siano fatte da un politico di lungo corso". L'accaduto "e' parte di una pericolosa tendenza all'incitamento contro gli Ebrei ed Israele in Europa che deve essere represso immediatamente", ha sottolineato il presidente dell'Ejc.
"La diffamazione del potere ebraico e' a quanto pare accettabile ai piu' alti livelli dell'Unione europea, e questo deve preoccupare chiunque voglia un'Europa piu' tollerante", ha continuato Kantor, chiedendo "una ritrattazione e scuse immediate".
Con evidente imbarazzo per Bruxelles, la Commissione per bocca del suo portavoce ha quindi sottolineato che "si tratta delle opinioni personali di Karel De Gucht, che non rappresentano in alcun modo la posizione della Commissione sulla questione mediorientale e la lotta a ogni forma di razzismo".

(RaiNews24, 3 settembre 2010)

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Ricercatori israeliani sviluppano una promettente cura contro l'aids

GERUSALEMME, 3 set - I ricercatori israeliani hanno messo a punto un nuovo trattamento contro l'HIV, capace di uccide le cellule umane infettate dal virus. La scoperta potrebbe portare a una svolta nella cura dell'AIDS. A renderlo noto il quotidiano israeliano Haaretz.
Mentre i trattamenti oggi in uso mirano a inibire la replicazione del virus, il nuovo trattamento distrugge le cellule infettate senza danneggiare quelle sane.
Lo studio e' stato pubblicato sulla rivista medica British journal ''AIDS Research and Therapy''. Il trattamento deve essere ancora testato su animali e persone.

(ASCA, 3 settembre 2010)

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La Torah torna a Magonza

Ricostruita la sinagoga distrutta nel 1938


La città di Magonza (in tedesco: Mainz), posta alla confluenza tra i fiumi Meno e Reno, è stata oggi teatro di una cerimonia dall'inconsueto carattere riparatorio: l'inaugurazione della nuova sinagoga cittadina, celebrata esattamente nello stesso giorno in cui, 92 anni fa, il vecchio tempio ebraico fu distrutto dai nazisti.
La ricostruzione della sinagoga, affidata tramite un concorso pubblico indetto nel 1999, è stata curata dall'architetto Manuel Herz e sorge nel medesimo luogo ove sorgeva la precedente. Alla cerimonia hanno partecipato anche il presidente tedesco Christian Wulff e il primo ministro del Land della Renania-Palatinato, Kurt Beck.

(RaiNews24, 3 settembre 2010)

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Media israeliani e palestinesi scettici dopo i colloqui

GERUSALEMME, 3 set - Gli osservatori israeliani e palestinesi hanno espresso profondo pessimismo dopo l'inizio dei colloqui di pace diretti, avviati ieri a Washington alla presenza del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del leader palestinese Mahmu Abbas.
Gli editorialisti israeliani hanno descritto la cerimonia d'inizio come una ''fanfara'', ''una messinscena politica'', mettendo in dubbio l'abilita' dei 2 leader a raggiungere una svolta storica.
''Quello che e' stato presentato ieri e due giorni fa a Washington e' stata teatro. E 'stato dignitoso, dignitoso fino alla noia'', ha scritto Nahum Barnea sul quotidiano Yediot Aharonot. Il giornale ha comunque espresso un cauto ottimismo, sottolineando il forte coinvolgimento degli Stati Uniti nel processo e l'apparente ''impegno personale''di Netanyahu per raggiungere un accordo.
Il Jerusalem Post ha titolato in modo piu' scettico, prendendo atto della sfida posta da Hamas ai negoziati, e ricordando che 4 coloni sono stati uccisi e due feriti in Cisgiordania. Il Jerusalem Post ha poi espresso il dubbio che il presidente palestinese Mahmud Abbas non sia in grado di seguire le orme del defunto presidente egiziano Anwar Sadat, che ha firmato uno storico accordo di pace con Israele nel 1978.
La stampa palestinese ha espresso poco ottimismo, sottolineando che Abbas non e' riuscito nei suoi sforzi per ottenere il congelamento degli insediamenti israeliani.
''Israele vede che c'e' un'opportunita', 10 anni dopo Camp David, di imporre ai palestinesi una soluzione che hanno gia' respinto in precedenza'', ha scritto Mohammed Yaghi sul quotidiano Al-Ayyam''. ''Israele utilizzera' tutte le forme di pressione in suo possesso per forzare i palestinesi a firmare un accordo e per rimuovere la questione palestinese dall'agenda internazionale e regionale'', ha aggiunto.
Il quotidiano Al-Quds ha invece criticato gli attacchi di Hamas, che ''hanno un impatto negativo sui colloqui che l'amministrazione statunitense sta conducendo''. ''Cio' che serve e' dare una possibilita' ai negoziati, attraverso i quali i palestinesi non perdono nulla. Anche se non si raggiungesse un risultato accettabile, i colloqui rivelerebbero comunque che sono gli israeliani a non volere la pace'', si legge ancora sul quotidiano.

(ASCA, 3 settembre 2010)

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Ahmadinejad: i negoziati nascono morti, si cacci Israele

TEHERAN, 3 set. - I negoziati di pace diretti tra Israele e Anp "nascono morti e sono destinati al fallimento": ad affermarlo e' stato il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, che alle celebrazioni per la giornata annuale di solidarieta' ai palestinesi si e' detto certo che i popoli del Medio Oriente sono capaci di "cacciare" Israele dalla scena mondiale. "Se i leader della regione non ne hanno il fegato, allora i popoli della regione sono capaci di cacciare il regime sionista dalla scena mondiale", ha affermato Ahmadinejad mentre la folla urlava "Morte all'America! Morte a Israele!". Per il presidente iraniano l'avvio di negoziati diretti tra Israele e palestinesi non ha alcuna possibilita' i portare risultati. "Su cosa vogliono negoziare? Chi rappresentano? Di cosa parleranno?", si e' chiesto retoricamente, "chi gli ha dato il diritto di svendere un pezzo di Palestina? I popoli della regione e della Palestina non gli permetteranno di cedere un centimetro si terra palestinese al nemico".

(AGI, 3 settembre 2010)

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La Bundesbank vota l'espulsione. Sarrazin nei guai per il libro antisemita

   
Verso l'allontanamento di Thilo Sarrazin dalla Bundesbank. Schiudendo così uno scenario senza precedenti, la Presidenza tedesca ha fatto sapere che esaminerà la domanda d'espulsione del consigliere socialdemocratico, accusato di razzismo e antisemitismo per le tesi contenute nel suo libro "La Germania verso l'autodistruzione".
"Il consiglio direttivo della Bundesbank - ha fatto sapere il direttore Banca Federale Tedesca, Alex Weber - ha inoltrato alla presidenza tedesca la richiesta di sollevare Thilo Sarrazin dal suo incarico. La decisione è stata presa all'unanimità".
In un'intervista televisiva rilasciata negli scorsi giorni, il presidente tedesco Christian Wulff aveva definito "auspicabile" l'allontanamento di Sarrazin.
Denuncia del rischio islamizzazione della Germania ed esistenza di un "gene ebreo", tra le affermazioni più contestate del suo libro.
Sorprendente la reazione del paese: il 90% dei tedeschi si è detto in un sondaggio del quotidiano Bild contrario all'espulsione di Sarrazin dall'Spd, come già richiesto dal partito.

(euronews, 3 settembre 2010)

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Estremisti palestinesi annunciano una nuova intesa contro Israele

Accordo tra 13 gruppi, tra cui il braccio armato di Hamas: «Colpiremo il nemico sionista in ogni luogo»

GAZA - Sulla via della pace in Israele, oltre che l'ombra della fine della moratoria sugli insediamenti dei coloni, pesa ora anche un nuova minaccia degli estremisti palestinesi, ostili a qualunque accordo con lo Stato ebraico. Mentre a Washington è stati definito "costruttivo" il primo colloquio tra il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il leader palestinese Mahmoud Abbas, 13 gruppi palestinesi, fra cui le Brigate Ezzedin al Qassam, hanno annunciato di aver unito le loro forze per coordinare i loro prossimi attacchi contro Israele. «Abbiamo deciso di creare un centro di coordinamento per le nostre operazioni contro il nemico», ha dichiarato Abu Obeidah, il portavoce delle Brigate Ezzedin al Qassam, braccio armato di Hamas.
«COLPIRE IN OGNI LUOGO E IN OGNI MOMENTO» - I propositi sono stati dichiarati senza mezzi termini, durante una conferenza stampa che si è tenuta a Gaza. Abu Obeidah ha proclamato che «il nemico sionista» sarà colpito «in ogni luogo e in qualsiasi momento». «Tutte le opzioni sono aperte», ha aggiunto, rispondendo a una domanda sulla possibilità che siano lanciati razzi contro Tel Aviv a partire dalla striscia di Gaza. Il portavoce delle Brigate Ezzedin al Qassam ha inoltre ingiunto all'Autorità nazionale palestinese di «cessare gli arresti» di simpatizzanti di Hamas in Cisgiordania.

(Corriere della Sera, 3 settembre 2010)

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Israele batte 3-1 Malta: tripletta per Benayoun

Il centrocampista del Chelsea ha messo a segno un'importante tripletta che consente alla sua nazionale di portarsi subito a 3 punti nel girone F, lo stesso dell'Italia

TEL AVIV, 2 settembre - Israele batte Malta 3-1 (1-1) in una gara del gruppo F di qualificazione agli Europei del 2012. A Ramat Gan padroni di casa in vantaggio con Benayoun al 7', pareggio ospite con Pace al 38', poi ancora il centrocampista del Chelsea al 64' (rigore) e al 75' assicura la vittoria agli israeliani. Si è trattato dell'unica partita in programma oggi e della seconda in assoluto dei gironi di qualificazione a Euro 2012. In precedenza era stata giocata solo Estonia-Far Oer (2-1), sfida del gruppo C, lo stesso dell'Italia.

(Corriere dello Sport, 3 settembre 2010)

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Capodanno ebraico: il Rosh Hashanah a Firenze

di Sandro Ventura

La chiesa valdese di Firenze
Fra qualche giorno avrà luogo il Capodanno ebraico (Rosh Hashanà), e Shir Hadash, congregazione ebraica riformata di Firenze, organizza il culto di accoglienza del nuovo anno alle ore 20.30 di mercoledì 8 settembre ed alle 9.30 di giovedì 9/9 presso il Centro Comunitario Valdese, via Manzoni 19. Parteciperà il Rabbino Fred N. Reiner della congregazione "Temple Sinai " di Washington D.C.. Nella stessa sede verrà celebrato lo Yom Kippur (giorno di pentimento accompagnato da digiuno integrale) venerdì 17/9 alle ore 20 e sabato 18/9 alle ore 9.30. Chi fosse interessato può partecipare.
L'Ebraismo riformato è un movimento che nasce nella Germania dell'Illuminismo, e vuole creare spazi di integrazione e dialogo fra il mondo ebraico, allora confinato nei ghetti europei, e il mondo liberale/progressista che stava appena nascendo. Poi, con tutto quello che è successo in Europa, e culminato nella Shoa', l'ebraismo progressivo si è sviluppato e diffuso soprattutto negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone.
In Italia, dopo il 2000, sono state fondate diverse congregazioni ebraiche riformate, fra cui Shir Hadash (Canto Nuovo) a Firenze. Questi gruppi vivono al margine, se non al di fuori, delle istituzioni ebraiche tradizionali, discordando da queste ultime, sia su aspetti religiosi formali e sostanziali, ed in particolare sul ruolo della donna, sia sulla necessità di un ebraismo più aperto alla modernità e accogliente nei confronti del mondo esterno. I collegamenti, oltre che con le altre congregazioni progressive italiane, sono stati mantenuti soprattutto con la World Union for Progressive Judaism. In questi anni si è curata soprattutto la dimensione religiosa, e sono stati organizzati i culti nelle principali ricorrenze del calendario ebraico, sotto la guida di rabbini americani. Il culto si svolge in tre lingue: ebraico, italiano e inglese, in modo che tutti possano partecipare, comprendere, ed essere coinvolti.

(Nove da Firenze, 3 settembre 2010)

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Gerusalemme città santa che divide

Israeliani e palestinesi la vogliono capitale, ma necessita di uno status particolare. Mubarak, Netanyahu, Obama, Abu Mazen e Re Abdullah pronti all'impresa di firmare la pace.

di Maurizio Piccirilli

La città santa delle tre religioni monoteiste è uno dei nodi più difficili del dossier israelo-palestinese. Yerushalayim in ebraico o Al Quds in arabo rappresenta la causa primaria di un conflitto che affonda le sue radici nel colonialismo di marca anglossassone. Intransigenza religiosa si fonde con rigidità politica.
Su tutto pesa l'incubo del terrorismo che usa la violenza e lo stragismo per affossare un processo di pace che da trent'anni si impantana nella palude dei veti incrociati, laggiù davanti alle mura della città vecchia. Eppure oggi, mentre a Washington si riaprono le speranze di una soluzione negoziata di questo eterno conflitto, anche il nodo di Gerusalemme sembra allentarsi. La Knesset, il parlamento israeliano, ha dichiarato la città «capitale unificata di Israele», ma politici come Barak rompono il tabù e parlano di «divisione» della città. Gerusalemme ovest resterebbe ebraica e acquisirebbe anche 12 rioni ebraici della parte est, che dalla Porta di Damasco sarebbe nei confini della Palestina. Più complessa la spartizione della cosiddetta Città di David.
La Spianata delle Moschee, sacra ai musulmani, rappresenta per gli ebrei il Monte del Tempio e richiederebbe uno statuto a parte. In tutto questo resterebbero in bilico i luoghi santi della cristianità: il Santo Sepolcro, il Monte degli ulivi, la via della Passione di Cristo. Dal 1948 il Vaticano auspica uno statuto speciale per Gerusalemme. Idea questa che Giovanni Paolo II cercò in tutti i modi di realizzare. L'ipotesi è una gestione condivisa dei luoghi santi delle tre religioni monoteiste con uno statuto speciale sotto l'egida dell'Onu che ne garantisca l'universalità e la salvaguardia della libertà religiosa. E che nessuno «dichiari guerra in nome di Dio».

(Il Tempo, 3 settembre 2010)

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Negoziati: a Washington anche proteste contro la pace

Fuori Dipartimento di Stato manifestano ebrei ortodossi e gruppi radicali

di Luciano Clerico

WASHINGTON - Proteste a Washington contro la pace. Mentre dentro al grande edificio del Dipartimento di Stato la parola''shalom'' e ''salaam'' veniva pronunciata da israeliani e palestinesi, all'esterno del ministero degli Esteri Usa si sono tenute due distinte manifestazioni di protesta. Per dire no alla pace. Da un lato hanno manifestato gli aderenti alla Arab American Action Network, associazione che riunisce diverse comunita' arabe d'America. I manifestanti pro-Palestina hanno esibito striscioni per protestare contro le condizioni di pace proposte da Israele. ''I diritti nazionali dei palestinesi non sono in vendita'' hanno scandito, mentre decine di giornalisti di ogni parte del mondo si affollavano per intervistare Hatem Abudayyeh, presidente dell'associazione (che ha sede a Chicago). Dall'altro lato, erano invece allineati in perfetto ordine alcuni manifestanti ebrei ultraortodossi. Anch'essi a protestare contro la pace. Per ragioni diametralmente opposte a quelle dei loro antagonisti, sono contrari all'avvio dei colloqui diretti e dicono no ad ogni ipotesi di pace perche' - sostengono - ''e' la stessa Bibbia ad essere contraria''. ''Israele non rappresenta la vera nazione degli Ebrei'' era scritto su alcuni cartelli, ''Il giudaismo rifiuta il sionismo''. Vestiti in modo ultraortodosso (cappotti e cappelli neri, camicia bianca, lunghe trecce), anche loro sono stati fotografati e intervistati dalla stampa di mezzo mondo, che oggi ha affollato il Dipartimento di Stato come succede solo per le giornate storiche. Mentre i colloqui diretti tra la delegazione israeliana, guidata dal premier Benyamin Netanyahu, e quella palestinese, guidata dal presidente Mahmud Abbas, si sono svolti nella Diplomatic Reception Room, all'ottavo piano del Dipartimento di Stato, i giornalisti presenti ne hanno seguito l'inizio dalla sala intitolata a Loy W. Henderson, ambasciatore ai tempi dei presidenti Truman e Eisenhower e considerato l'iniziatore della diplomazia Usa in Medio Oriente. ''Noi crediamo nel vostro successo - ha detto Hillary Clinton accogliendo i due leader -. La pace richiede pazienza, resistenza e leadership, ed e' nelle vostre mani''. ''Grazie - ha risposto Abbas -. Come gia' Arafat e Rabin a Camp David davanti al presidente Clinton, cosi' oggi noi vogliamo aprire una nuova era''. Netanyahu, rivolgendosi tanto alla Clinton quanto al presidente palestinese, ha concluso cosi' il suo saluto introduttivo: ''Shalom, Salaam, Peace''.

(ANSA, 2 settembre 2010)

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17 anni di negoziati per il miraggio della pace

   
Sono passati 17 anni dagli accordi di Oslo. 17 anni di vertici che ogni volta intendevano rilanciare il processo di pace in Medio Oriente. 17 anni che sulla strada di un accordo conclusivo fra palestinesi e israeliani si ergono gli stessi ostacoli. Quegli intoppi che erano stati deliberatamente messi da parte nel 1993 e su cui non si è mai trovata una soluzione.
In testa, la questione delle colonie ebraiche. Questione non solo sensibile, ma determinante. Il prolungamento della moratoria alla costruzione di nuovi insediamenti oltre il ventisei settembre sembra essere una conditio sine qua non alla presenza dei palestinesi al tavolo dei negoziati. Un'opzione che però i coloni e una parte del governo Netanyahu respingono con forza. In gioco, nell'immediato e sul lungo periodo, c'è l'essenza stessa del futuro Stato palestinese e dei suoi confini.
Uno Stato che l'Autorità palestinese intenderebbe fondare sulla base delle frontiere esistenti prima del 1967. Idealmente, vorrebbe il ritiro di Israele da tutte le sue colonie. Ma il compromesso è già accettato: alcune colonie potrebbero restare, a condizione che ci sia uno scambio di territori. Dal canto suo Israele, che con la costruzione del muro ha di fatto annesso il quaranta per cento del territorio della Cisgiordania, esclude categoricamente un ritorno alle frontiere del 1967, e intende legalizzare la maggior parte delle colonie.
Secondo ostacolo, la questione di Gerusalemme. La parte est della città è al centro delle dispute da anni.
Nella guerra dei Sei Giorni, Israele l'ha sottratta alla Giordania, per poi estenderne il territorio attraverso la colonizzazione. I palestinesi la vogliono come capitale del loro futuro Stato. Per gli israeliani, il 1967 ha consentito la riunificazione della Città santa, che considerano come loro capitale indivisibile e universale.
In particolare, non intendono cedere il controllo della Città vecchia, che ospita alcuni dei principali luoghi santi dell'Islam, dell'ebraismo e del cristianesimo. A Gerusalemme est vivono 260 mila palestinesi e ormai più di 200 mila israeliani.
Legato al dossier della terra, è quello dell'accesso all'acqua. Israele ricava il 60 per cento delle sue risorse idriche dai monti della Cisgiordania e dal Mare di Galilea. I palestinesi, costretti ad acquistare acqua perché gli è proibito scavare pozzi, reclamano una divisione equa.
Ultimo pomo della discordia, i profughi. Quattro milioni di palestinesi vivono nei campi dei paesi vicini. L'autorità palestinese esige il diritto al ritorno. Ma gli israeliani temono di venire demograficamente sopraffatti, e chiedono prima il riconoscimento di Israele come "Stato del popolo ebraico".
Questioni complesse, che vedranno ogni concessione messa a dura prova dagli estremisti dei due campi. Coloro che, a Gaza come a Tel Aviv, vedono ogni compromesso come una sconfitta di fronte al "nemico".

(euronews, 2 settembre 2010)

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40 anni di negoziati falliti. Ecco le tappe

ROMA, 2 set - Dopo uno stallo di 20 mesi, avranno inizio oggi i colloqui di pace diretti tra Israele e l'Autorita' nazionale palestinese. Dallo scoppio della Guerra dei Sei giorni nel 1967, si sono susseguiti diversi negoziati con esiti parziali e discordanti. Ecco le tappe principali dei colloqui di pace negli ultimi 40 anni.

1967 - Risoluzione 242 - Approvata il 22 novembre dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'accordo stabilisce i principi guida della maggior parte dei piani di pace successivi. La risoluzione chiede il ''ritiro delle forze armate israeliane dai territori occupati nella guera dei Sei Giorni'', nonche' ''il rispetto e il riconoscimento della sovranita' e dell'indipendenza politica'' degli stati confinanti.

1977 - Storica visita a novembre a Gerusalemme del presidente egiziano Anwar Sadat.

1978 - Accordi di Camp David. Il Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, cavalcando le speranze suscitate dalla visita, invita Sadat e il primo ministro israeliano Menachem Begin a Camp David, vicino a Washington, per colloqui di pace. I negoziati si protraggono per 12 giorni e sfociano in due accordi in base ai quali Israele si impegna a restituire la penisola del Sinai all'Egitto, mentre quest'ultimo si discosta dalle posizioni estremistiche dell'Olp, il movimento per la liberazione della Palestina. Tuttavia, la pace tra Egitto e Israele dura poco. Due anni dopo i trattati, il presidente egiziano Sadat viene assassinato dagli estremisti islamici facendo nascere nuove tensioni tra i due paesi.

1991 - Conferenza di Madrid - Sponsorizzata da Stati Uniti e Unione Sovietica, e' convocata per incoraggiare altri paesi arabi a firmare accordi con Israele. Oltre a Israele ed Egitto sono invitati Giordania, Libano e Siria. La conferenza porta a un trattato di pace tra Israele e Giordania nel 1994.

1993 - Accordi di Oslo - Affrontano l'elemento mancante di tutti i discorsi precedenti, un accordo diretto tra israeliani e palestinesi, rappresentati dall'Olp. L'accordo, firmato nel giardino della Casa Bianca il 13 settembre 1993, alla presenza del presidente americano Bill Clinton, stabilisce il ritiro delle truppe israeliane dalla Cisgiordania e da Gaza, e l'istituzione di un ''governo ad interim palestinese''' per un periodo transitorio di cinque anni. Hamas rifiuta gli accordi e lancia una serie di attacchi suicidi contro Israele.

2000 - Camp David - Nei colloqui tra il primo ministro israeliano Ehud Barak e il presidente dell'Olp Yasser Arafat vengono affrontate le questioni dei confini, dello status di Gerusalemme e del ritorno dei rifugiati. Israele offre la Striscia di Gaza, gran parte della Cisgiordania, e alcune aree del deserto del Negev, in cambio del controllo degli insediamenti principali e della maggior parte di Gerusalemme est. I palestinesi vogliono invece il ritiro israeliano entro i confini del 1967 e il ritorno dei profughi. L'incontro si conclude con un nulla di fatto.

2001 - Taba - In occasione di questi negoziati, patrocinati dal presidente americano Bill Clinton, le due parti dimostrano maggiore flessibilita' sui confini e per la prima volta Israele accetta Gerusalemme est come capitale di uno stato palestinese.

2002 - Piani di pace in Arabia Saudita - Il piano di pace saudita viene presentato al vertice arabo di Beirut nel marzo 2002. Prevede il ritiro di Israele ai confini del giugno 1967 e la creazione di uno stato palestinese in Cisgiordania e a Gaza. In cambio, i palestinesi devono riconoscere Israele. Il piano viene approvato nel corso del vertice arabo di Riyadh del 2007.

2003 - Roadmap - Si tratta di un calendario elaborato dal 'Quartetto' formato da Stati Uniti, Russia, Unione Europea e Nazioni Unite. Non stabilisce i dettagli di una soluzione definitiva, ma suggerisce una strada da seguire per raggiungere la pace. Gli obiettivi della roadmap, da raggiungere entro il 2005, non sono mai stati conseguiti.

2003 - Accordi di Ginevra - L'accordo prevede che i palestinesi rinuncino al loro ''diritto al ritorno'' in cambio di quasi tutta la Cisgiordania. Prevede anche che Israele ceda alcuni insediamenti importanti come quello di Ariel, pur mantenendo quelli piu' vicini al confine, e che i palestinesi stabiliscano a Gerusalemme est la capitale del loro futuro Stato.

2007 - Annapolis - Gli accordi di Annapolis tra il primo ministro israeliano Ehud Olmert e il presidente dell'Autorita' palestinese Mahmoud Abbas prevedono il raggiungimento di un accordo pieno di pace entro la fine del 2008. Incontri regolari tra i due leader hanno avuto luogo fino all'offensiva militare israeliana, 'Piombo fuso', contro la Striscia di Gaza del 2008, quando i negoziati hanno subito una brusca interruzione.

(ASCA, 2 settembre 2010)

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Metti un palestinese in uno spot...

«I am Your partner»
Nel video, affiancato da inserzioni su alcuni quotidiani israeliani, Abu Mazen e altri politici palestinesi noti al grande pubblico israeliano si rivolgono allo spettatore in ebraico o in inglese, chiedendo scusa per gli errori del passato e assicurando il proprio sincero impegno per la pace.

GERUSALEMME, 2-09-2010 - Per il rabbino Ovadia Yosef, l'ottantanovenne leader spirituale degli ultra ortodossi dello Shas, partito nella coalizione di governo israeliana, il meglio che ci si può augurare è che Abu Mazen "sparisca dala faccia della terra". Ma mentre a Washington riprendono i colloqui di pace fra il premier Benjamin Netanyahu (che ha preso le distanze dalle parole di Yosef) e lo stesso Abu Mazen, sulla tv israeliana ad ora di cena compaiono alcuni dei maggiori leader palestinesi in uno spot per rafforzare la fiducia reciproca.
Nel video, affiancato da inserzioni su alcuni quotidiani israeliani, Abu Mazen e altri politici palestinesi noti al grande pubblico israeliano si rivolgono allo spettatore in ebraico o in inglese, chiedendo scusa per gli errori del passato e assicurando il proprio sincero impegno per la pace.
La campagna, costata 250mila dollari, è finanziata dagli USA e prodotta in cooperazione con i palestinesi dell'Anp e il gruppo dell'Iniziativa di Ginevra, un gruppo di pressione israeliano che lavorò ad un accordo israelo-palestinese nel 2003.
Ognuno dei video di 30 secondi comincia con la frase "Sono la tua controparte"; in uno di questi Saeb Erekat, capo negoziatore palestinese per un ventennio, comincia con uno "Shalom a te che sei in Israele".
"So che ti abbiamo deluso - continua Erekat - So che non siamo riusciti a trovare la pace negli ultimi 19 anni... Io so che la pace è fattibile. So che possiamo farlo... Abbiamo bisogno di tutti voi, che vi uniate a noi per diventare un partner che può salvare le vite di israeliani e palestinesi. Io sono la tua controparte in questo processo - conclude Erekat nel video - Tu sei lo stesso per me? "
La campagna finanzia anche All for Peace Radio Network, una radio che trasmette nella Regione in arabo, ebraico e russo per incoraggiare il dialogo fra le parti. Scopo è convincere quegli israeliani che restano diffidenti rispetto ai palestinesi. "Retorica non suffragata dai fatti", è stato il laconico commento di una fonte governativa israeliana.
Ma lo spot continua ad andare in prima serata, in Israele, in coda al tg del primo canale.

Guarda gli spot

(RaiNews24, 2 settembre 2010)

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Giornata della cultura ebraica a Trieste

Quando: 05.09.10 | 10:00 - 19:30
Cosa: Mostre & festival » Manifestazioni
Dove : Ghetto di Trieste, via San Francesco, Trieste

Sinagoga di Trieste
In occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, sono previste due passeggiate che comprendono l'attraversamento dei luoghi ebraici, con particolare attenzione all'ex Ghetto di Trieste.
Alle ore 10.00 ritrovo in via del Monte 7 con visita al Museo e passeggiata con meta finale alla Sinagoga per le ore 12.00.
Alle ore 16.00 raduno in Piazza Giotti da dove si farà il percorso inverso con arrivo al Museo e successiva visita.
Per tutta la giornata rimarranno aperti i seguenti siti ebraici:
- Sinagoga Via S.Francesco 19 visite guidate ore 15.00 16.00 17.00 18.00
- Cimitero Via della Pace 4 visite guidate ore 10.00 11.00 12.00
- Museo C. e V. Wagner Via del Monte 7 apertura dalle 09.30 alle 11.00 e dalle 15.30 alle 19.30
Come evento principale della giornata ci sarà l'apertura della Sinagoga alla cittadinanza per la celebrazione di un matrimonio ebraico.

(Bora.La, 2 settembre 2010)

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Ragazzini arabi uccidono un 60enne ebreo a bastonate

Telecamere a circuito chiuso hanno catturato il filmato di un'aggressione ai danni di un uomo americano di 60 anni, morto per le ferite riportate a Gerusalemme. Lance Wolf, ebreo di 60 anni, aveva semplicemente rifiutato di dar loro una sigaretta. Il pestaggio è avvenuto lo scorso 18 agosto, ma le indagini si sono concluse solo nei giorni scorsi. Protagonisti due arabi di 13 e 15 anni. Wolf è deceduto dopo 12 giorni di agonia, mentre i due ragazzi, grazie al filmato, sono stati identificati ed arrestati con l'accusa di omicidio colposo.

(Leggo, 2 settembre 2010)

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Hamas minaccia: gli attacchi a israeliani continueranno

GAZA - Gli attacchi contro i coloni israeliani continueranno: lo ha detto il portavoce di Hamas. Il movimento islamista ha rivendicato il ferimento di una coppia di israeliani a Ramallah e l'uccisione di quattro coloni a Hebron.
Il portavoce Sami Abu Zuhri ha detto che "le operazioni di resistenza, Fatah e le misure di ocupazione non ci fermeranno", riferendosi agli arresti dei membri di Hamas dopo l'attentato di Hebron. -

(AGI, 2 settembre 2010)

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Due israeliani feriti in un attacco in Cisgiordania

   
Sabotare la pace dall'interno. Il nuovo attacco a coloni israeliani rivendicato da Hamas avvolge i negoziati in un'atmosfera di tensione che rende evidente la contrapposizione tra la due autorità palestinesi: quella di Ramallah e quella di Gaza.
Un uomo e una donna sono rimasti feriti mentre attraversavano in auto la colonia di Rimonim, nel settore di Ramallah, in Cisgiordania. Ieri il bilancio di un altro attacco era stato ben più pesante: 4 morti.
E la reazione degli israeliani delle colonie non si lascia attendere: il consiglio dei coloni ha votato la ripresa unilaterale della costruzione degli insediamenti in Cisgiordania. Lo stop degli insediamenti è per i palestinesi una delle condizioni della pace.
Ma le tensioni non mancano nemmeno nella Striscia di Gaza, controllata da Hamas dal 2007, dove si sono moltiplicate le proteste contro i negoziati diretti. Una perdita di tempo secondo le posizioni più moderate; una concessione al nemico sionista secondo i più intransigenti.

(euronews, 2 settembre 2010)

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(Guysen TV, 2 settembre 2010)

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Il programma spaziale militare di Israele

di Roberto Giovannini

Lo sanno tutti ma non si dice: Israele ha la bomba atomica, la capacità di lanciarla, e i mezzi per sorvegliare dall'alto i paesi che ritiene ostili o pericolosi. E così, il 22 giugno scorso dalla base aerea di Palmachim a sud di Tel Aviv è stato lanciato con pieno successo da un razzo vettore Shavit (vedi foto accanto) il satellite spia Ofeq 9 (in ebraico, "Orizzonte"). Ofeq 9, che pesa circa 300 chili, porta a bordo una telecamera ad alta risoluzione che verosimilmente dovrebbe essere in grado di sorvegliare l'attività militare o nucleare nella zona del Medio Oriente, a cominciare dall'Iran. Una missione già svolta dai predecessori, Ofeq 8 e 7, lanciati nel 2007 e nel 2008. Una cosa curiosa - ma se ci si pensa la ragione è evidente - è che Israele lancia i suoi missili verso ovest, nella direzione opposta alla rotazione della Terra, puntando a un'orbita retrograda, e dunque perdendo la possibilità di sfruttare (come fanno tutti i lanciatori) il moto terrestre per aumentare il carico utile del vettore. Una scelta obbligata, considerando che Israele è un paese molto piccolo e stretto. In primo luogo, un possibile incidente o esplosione del razzo subito dopo il lancio colpirebbe direttamente il territorio israeliano con centri abitati. Soprattutto, se il razzo lanciato verso est e i paesi arabi avesse problemi e cadesse a terra, certamente la sua tecnologia e quella del payload finirebbe in mani non gradite. Il vettore Shavit è un razzo a propellente solido a tre stadi completamente autoprodotto basato sul razzo balistico (anche nucleare) Jericho II. Shavit è entrato in servizio nel 1988 e con nove lanci in tutto (di cui tre senza successo, nel 1991, 1998 e 2004).
In ogni caso, la flotta israeliana di satelliti spia è di tutto rispetto: oltre a Ofeq-9, ci sono i satellite militari Ofeq-5 e 7, i satelliti "duali" (commerciali-militari) ImageSat EROS-A ed EROS-B1, e il satellite Ofeq-8, che in realtà è un satellite radar in grado di operare di giorno e di notte e con ogni clima. Anche se alcuni di essi sono al limite della vita operativa, si può ben dire che in pratica i vicini di Israele sono letteralmente sotto sorveglianza continua. Va da sé che il grosso dell'attività dell'Agenzia Spaziale Israeliana - diretta da Yitzhak Ben-Israel, con cui l'Agenzia Spaziale Italiana ha avviato un vasto programma di cooperazione - riguarda le attività militari e di spionaggio. Va detto però che nei giorni scorsi il quotidiano Haaretz ha riportato la volontà del presidente Shimon Peres e del premier Binyamin Netanyahu di investire nei prossimi cinque anni 77,5 milioni di dollari per dare vita a un programma spaziale civile che potrebbe coinvolgere 25 industrie locali.

(La Stampa, 2 settembre 2010)

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"I terroristi uccidono. E noi costruiamo case"

I funerali delle quattro vittime dell'attentato di martedì

di Paola Caridi

GERUSALEMME - E' il giorno del pianto. E della rabbia. Il popolo dei coloni israeliani si raccoglie per i funerali attorno alle quattro vittime dell'attentato terroristico di martedì pomeriggio, nella Cisgiordania meridionale, appena fuori da Hebron. Davanti alle salme di Ytzhak e Talia Imas, i loro sei figli.
Accanto, le altre due vittime, tra cui una donna incinta. Funerali senza tumulazione, perché nel piccolo insediamento illegale di Beit Haggai non c'è cimitero. Le salme vengono sepolte in luoghi diversi, Gerusalemme, Ashdod, Petah Tikva....

(La Stampa, 2 settembre 2010)

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Funerali dei coloni israeliani

   
I coloni israeliani celebrano i funerali di quattro dei loro, uccisi ieri in un attacco terroristico, nei pressi di Hebron.
Un attacco rivendicato dalle Brigate Ezzedin al-Qassam, falange estremista legata ad Hamas.
E condannato da Israeliani e Palestinesi insieme.
In gioco, c'è la ripresa, domani a Washington, dei negoziati di pace tra l'Autorità palestinese e Israele, interrotti due anni fa.
"La pace può essere raggiunta solo attraverso negoziati", ha detto il presidente israeliano, "e l'obiettivo del terrorismo è interrompere il processo di pace. Nessuno di noi ha la minima intenzione di sottostare a questa minaccia".
Ma le trattative sono a rischio anche per l'annuncio di Netanyahu di voler riprendere la colonizzazione.
A Hebron, l'esercito israeliano ha chiuso i passaggi tra la parte autonoma palestinese e il settore occupato.
Per parte sua, Hamas afferma di aver arrestato una cinquantina di sospetti.

(euronews, 1 settembre 2010)

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Hamas torna a colpire

di Anna Momigliano

Hamas ha ripreso a fare quello che sa meglio fare: uccidere e fare saltare il processo di pace uccidendo. Ieri hanno assassinato quattro persone, due uomini e due donne di cui una incinta, alla vigilia della ripresa dei negoziati diretti tra israeliani e palestinesi. Per favore, non venite a parlarci di "Islam politico".
Mi spiego. Ultimamente, quando si parla di Hamas, cioè la milizia radicale che controlla la Striscia di Gaza ma è potente anche in Cisgiordania, va di moda dire che non sono dei terroristi. Almeno, non solo dei terroristi. Ci hanno raccontato che Hamas è un movimento politico che ha utilizzato il terrorismo, solo a volte, per fini politici. Che si rifà a quel tipo di Islam politico paragonable ai Fratelli Musulmani in Egitto e al partito di Recep Tayyip Erdogan in Turchia. Un'ideologia discutibile, ma pur sempre un'ideologia che si muove all'interno di una cornice democratica.
Questa tesi era supportata anche dal fatto che negli ultimi anni, guarda caso da quando controlla Gaza, Hamas aveva considerevolmente ridotto il numero di attentati. Sembrava un'occasione per dire: bene, adesso che sono al governo si daranno una regolata, giocheranno secondo le regole.
Ebbene, non è così. Hamas è prima di tutto un movimento terrorista. Il cui scopo principale è fare saltare i negoziati tra israeliani e palestinesi. Per chi avesse dei dubbi, è arrivata l'ennesima conferma.

(Panorama, 1 settembre 2010)

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Israele semplifica il rilascio del porto d'armi a civili

GERUSALEMME, 1 set.- Il ministro israeliano degli Interni, Eli Yishai, ha disposto un alleggerimento delle restrizioni al possesso di armi da parte dei civili, dopo l'attacco di ieri sera nei pressi di Hebron, in cui quattro coloni sono rimasti uccisi. Lo scrive il sito del quotidiano Yedioth Ahronoth, ricordando che una delle quattro vittime aveva un porto d'armi che era stato revocato di recente e per questo non disponeva di un'arma al momento dell'attacco. Yishai, in particolare, ha disposto che siano semplificate le procedure per il rilascio di armi da fuoco agli abitanti degli insediamenti in Cisgiordania. Intanto, si registrano i primi atti di rappresaglia contro i palestinesi per l'attacco rivendicato dalla Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas. Un gruppo di coloni ha provato a dare alle fiamme un campo coltivato nei pressi di Hebron, ma il tentativo e' stato sventato dalle forze di sicurezza israeliane e dai vigili del fuoco palestinesi.

(Adnkronos, 1 settembre 2010)

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Cisgiordania, un giorno tra i coloni

SkyTG24 racconta la quotidianità negli insediamenti. Intanto la vigilia per la ripresa del dialogo arabo-israeliano si macchia di sangue. Abu Mazen condanna l'attentato che è costato la vita a quattro civili. Domani inizia il vertice.




L'Autorità nazionale palestinese "si oppone agli attacchi contro i civili di entrambe le parti, sia israeliani che palestinesi".
Con queste parole il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha commentato l'uccisione di quattro civili israeliani, avvenuta ieri sera nei pressi dell'insediamento di Kiryat Arba, in Cisgiordania.
Questi gesti hanno l'unico obiettivo di "ostacolare il processo diplomatico", ha aggiunto Abbas, arrivato ieri a Washington per l'avvio dei negoziati di pace diretti insieme al premier israeliano Benjamin Netanyahu. Per l'attacco di ieri ci sono state due diverse rivendicazioni, una da parte delle Brigate di al-Aqsa, vicina a Fatah, e una da parte delle Brigate al-Qassam, che fanno capo a Hamas. Proprio la questione delle colonie israeliane in Cisgiordania sarà uno dei primi nodi da sciogliere nei negoziati, visto che il congelamento delle nuove costruzioni scade il 26 settembre e l'Anp chiede un suo rinnovo.

Lo speciale - E SkyTG24, nello speciale qui sopra, mostra uno scorcio della vita quotidiana tra i coloni israeliani in Cisgiordania. Nei cosidetti territori occupati vivono circa 4 milioni di arabai e centinaia di migliaia israeliani che negli anni hanno qui costruiti i loro insediamenti. La loro presenza e l'eventuale allargamento delle colonie è uno dei punti di maggiore tensione tra lo Stato di Israele e l'Autorità Palestinese.
Le telecamere di SkyTG24 accompagnano il responsabile della sicurezza di Efrat, una colonia di circa 8mila abitanti, dove i rapporti tra arabi ed israeliani sono più moderati rispetto ad altri insediamenti più a nord, come Nablus e Ramallah, dove gli scontri sono all'ordine del giorno. Qui vige un delicato equilibrio basato sul mercato del lavoro, con i palestinesi che offrono mano d'opera e gli israeliani che ne hanno bisogno. Ma sull'eventualità di un futuro stato palestinese le opinioni tra le due comunità sono radicalmente differenti.

(SkyTG24 , 1 settembre 2010)

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Responsabile di Israele: Gerusalemme è capitale indivisibile

Contraddetto il ministro della Difesa Barak

WASHINGTON, 1 set. - Gerusalemme resterà la "capitale indivisibile di Israele", ha detto oggi un responsabile della delegazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, contraddicendo quanto dichiarato dal ministro della Difesa Ehud Barak in una intervista al quotidiano Haaretz. Barak in particolare ha indicato che i quartieri arabi della Città Santa potrebbero andare ai palestinesi in un futuro accordo di pace. "La posizione del primo ministro è che Gerusalemme è una delle questioni che saranno sul tavolo dei colloqui" diretti, al via domani a Washington tra israeliani e palestinesi, ha detto il responsabile, che ha parlato in condizione di anonimato. "La nostra posizione è che Gerusalemme resterà la capitale indivisibile di Israele", ha aggiunto. Barak ha invece detto ad Haaretz che la parte Ovest di Gerusalemme e "12 quartieri ebraici" di Gerusalemme Est, dove vivono 200.000 israeliani, resteranno a Israele. Mentre "i quartieri arabi, dove vivono circa un quarto di milione di palestinesi" andranno a loro.

(Apcom, 1 settembre 2010)

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"Made in Italy: oggetti dello spirito, materia degli oggetti"

Al "Museo di arte ebraica italiana" di Gerusalemme

"Tesori d'arte di rara bellezza e fattura, assieme con pezzi restituiti al loro splendore da un intervento di restauro, sono da questo mese proposti al pubblico israeliano in un nuova esposizione del "Museo di arte ebraica italiana M. Nahon" di Gerusalemme, curata da Andreina Contessa, scrive Aldo Baquis per l'Ansa.
Intitolata 'Made in Italy: Oggetti dello spirito, materia degli oggetti', la mostra e' organizzata secondo i materiali e le tecniche degli oggetti. Passando di sala in sala si ammirano cosi' lavori in metallo riccamente ornati, preziosi tessuti antichi, arredi in legno intagliato ed infine manoscritti su carta e pergamena.
''Gli ebrei italiani - ha sottolineato la curatrice nel testo di presentazione - furono capaci di mettere le maggiori realizzazioni dell'arte italiana al servizio della propria tradizione culturale e religiosa, piegando la materialita' degli oggetti alle piu' alte aspirazioni spirituali''. ''In oltre Duemila anni di presenza ebraica in Italia - nota ancora la dottoressa Contessa - il periodo che va dal Rinascimento al Risorgimento fu quello di maggiore intensificazione dell' attivita' artistica ebraica''.
La mostra riflette inoltre il carattere cosmopolita delle comunita' ebraiche in Italia che seppero integrare in un unico stile italiano le peculiarieta' di gruppi diversi fra cui quello sefardita, l'ashkenazita e il levantino.
Fra i tesori esposti al pubblico di Gerusalemme: due corone in argento dei rotoli della Bibbia, una veneziana del Settecento e una piemontese dell'Ottocento; e un'ampolla per unguenti prodotta in argento ed oro da orefici romani del Settecento.

(Italian Network, 1 settembre 2010)

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Turchia: pressing Usa per Israele alle esercitazioni aeree

Gli Usa hanno detto alla Turchia che non parteciperanno alle esercitazioni in ottobre se non sara' invitato Israele. Lo scrive il quotidiano turco Hurriyet citando fonti anonime e l'ambasciata Usa ad Ankara non commenta. L'esercitazione, che coinvolge le aviazioni, e' la consueta 'Anatolian Eagle', che si svolge ogni anno dal 2001. Israele aveva sempre partecipato fino all'anno scorso, per le tensioni sulla Striscia di Gaza. L'attacco alla flottiglia del mese scorso ha rinfocolato la tensione fra Turchia e Israele. Se gli Usa non parteciperanno, la Turchia cancellera' la sezione internazionale delle esercitazioni. .

(la Repubblica, 1 settembre 2010)

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Jihad Islamica benedice l’attacco di Hebron

RAMALLAH, 1 set. - "Chiediamo all'Autorita' palestinese di scegliere la via della resistenza armata al posto di quella delle trattative". E' con queste parole che la Jihad Islamica Palestinese ha 'benedetto' l'attacco compiuto ieri contro un gruppo di coloni nei pressi di Hebron, in cui hanno perso la vita quattro israeliani.
"Si e' trattata di un'operazione esemplare - si legge in una nota diffusa dal gruppo islamico ripresa dalla tv araba 'al-Jazeera' - eseguita per rispondere ai crimini commessi dai sionisti". "Ribadiamo che la scelta strategica adottata dalla Jihad Islamica e' quella della resistenza armata", si legge ancora.

(Adnkronos, 1 settembre 2010)

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Notizie archiviate

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