Notizie su Israele 52 - 1 novembre 2001


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In quel giorno, il Signore stenderà una seconda volta la mano per riscattare il residuo del suo popolo rimasto in Assiria e in Egitto, a Patros e in Etiopia, a Elam, a Scinear e a Camat, e nelle isole del mare. Egli alzerà un vessillo verso le nazioni, raccoglierà gli esuli.

(Isaia 11.11-12)



L'articolo che segue è la traduzione di un'intervista fatta dalla rivista in lingua tedesca "NAI-Nachrichten aus Israel", pubblicata a Gerusalemme e diretta da Ludwig Schneider, un Ebreo cristiano nato in Germania e residente in Israele con tutta la sua numerosa famiglia da più di trent'anni.

M.C.


UN ARABO BACIA LA TERRA DI ISRAELE


Per 64 giorni lo scrittore e giornalista arabo Youssef Samir (63 anni), cittadino di Israele, è stato tenuto nelle prigioni palestinesi. Nell'aprile scorso lo scrittore, nato in Egitto, è stato arrestato a Beit Jalla, e interrogato e torturato dalla polizia segreta palestinese.
Il suo primo segno di vita è arrivato il 7 luglio, quando con le sue ultime forze ha potuto mettersi in salvo raggiungendo la base militare israeliana di Betlemme, e per la gioia ha baciato la terra di Israele. Più che una fuga, la sua liberazione dalla prigione palestinese è stata uno scambio tra Israele e Arafat, nonostante che quest'ultimo avesse sostenuto per tutto il tempo, mentendo, di non sapere nulla di Samir.


nai: Signor Samir, per quale ragione, precisamente, Lei è stato rapito dalla polizia dell'Autonomia palestinese?
    Samir: Non lo so neanch'io. In prigione continuavano a dirmi che dovevo firmare qualcosa. Quando ho chiesto che cos'era mi hanno risposto che io sapevo quello che intendevano dire. Alla fine mi hanno detto che dovevo firmare una confessione in cui ammettevo di aver fatto spionaggio per Israele. Poi mi hanno chiesto perché ero amico di politici israeliani, come il Ministro della Difesa di Israele, Benjamin Elieser, Menachem Begin e Haim Herzog.

naii Dove è stato tenuto nascosto durante tutto il tempo?
    Samir: Mi hanno tenuto in quello che una volta era l'edificio amministrativo dell'esercito israeliano in Betlemme, che adesso è la sede del servizio di sicurezza palestinese. Lì sono stato interrogato e torturato dai Tanzim (terroristi) e da altri ufficiali del servizio segreto.

nai: Ha mai sperato di riavere la libertà?
    Samir: Ho pianto per il dolore e ho pensato che non sarei sopravvissuto alla brutale prigionia dell'Autonomia. Per la prima volta nella mia vita ho avuto paura di morire.

nai: Secondo Lei, Israele si è impegnata abbastanza per farle riavere la libertà?
    Samir: Vorrei dire ad alta voce che Israele è il popolo eletto. Do tutta la mia fiducia al piccolo paese che amo con tutto il cuore.

nai: I suoi rapitori non hanno avuto nessun riguardo per la sua età avanzata?
    Samir: Nei loro occhi ho potuto soltanto vedere quanto odio hanno per Israele. Io amo i Palestinesi semplici, le famiglie che vogliono vivere in pace. La popolazione palestinese soffre sotto il regime di Arafat e dei Fatah-Tanzim: molti vorrebbero riavere il governo di Israele. Non avete idea di quanti Palestinesi hanno ucciso gli uomini di Arafat. Il gruppo palestinese (OLP) venuto dalla Tunisia sotto la guida del bugiardo Yasser Arafat ha rovinato tutto. Il mondo lo deve sapere!

nai: Ma il mondo preme affinché Israele tratti con Arafat.
    Samir: L'errore degli Ebrei è stato quello di fare di Arafat quello che è adesso, come quando Israele ha appoggiato Hamas per farne un contrappeso all'OLP. Chi è Arafat? E' un nulla. Voi lo potete senz'altro vincere. Oggi io esorto Israele a rioccupare i territori palestinesi. Credetemi, non sono l'unico a pensare così. Dopo quello che ho passato è mio dovere dire la verità su Arafat e la sua banda.

nai: In altre parole: Lei agirebbe in modo più duro contro il regime di Arafat?
    Samir: Certamente. Arafat è e rimane un terrorista. L'esercito israeliano dovrebbe chiudere con sbarramenti i territori dell'Autonomia palestinese di Betlemme, Beit Jalla e Bet Sahur fino a che da quei posti si spara. Ma Israele ha sempre riguardo per la popolazione innocente, per le chiese e le moschee, e questo alla fine risulta fatale per Israele. Questo è il cuore ebreo! Israele vuole essere un angelo in battaglia, ma non si accorge di quanto è stupido tutto questo, perché Arafat continua ad uccidere indisturbato.

nai: In quanto scrittore che è in stretto contatto con il popolo palestinese, dica: Che cosa prova questo popolo?
    Samir: Sono sempre pronto a presentarle delle famiglie palestinesi, affinché Lei possa sentire direttamente dalle persone che cosa pensano di Arafat. Odiano Arafat, ma sono indifesi. Ero nel centro di Gerusalemme quando un Palestinese si è fatto saltare in aria nella via dei Profeti. Una mano staccata mi è caduta davanti ai piedi, e perché? Perché gli hanno lavato il cervello, facendogli credere che per questo atto orrendo andrà in cielo.

nai: Stando agli accordi di Oslo, Arafat dovrebbe impedire questi attacchi terroristici, perché è per questo che ha ricevuto le armi da Yitzhak Rabin!
    Samir: Questo è stato uno dei più grandi errori di Israele. Come poteva credere Israele che Arafat avrebbe usato le armi per combattere il terrorismo?

nai: Ma in Sudafrica il sionismo è stato equiparato al razzismo. Come vede Lei, in quanto musulmano, questa condanna?
    Samir: E' un'assoluta sciocchezza. Arafat è un assassino e un dittatore: va in giro per tutto il mondo a dire qualcosa sui diritti umani e il mondo gli crede. E' incredibile.

nai: Nei territori dell'Autonomia la critica ad Arafat si fa sempre più forte. Perché non si trova qualcuno che lo depone?
    Samir: E' la stessa domanda che prima mi facevo anch'io. Il popolo palestinese mi fa pena, perché per paura di Arafat la gente crede di dover gettare pietre sugli Ebrei, ma non hanno il coraggio di far cadere Arafat. Queste sono le conseguenze dei regimi di violenza arabi.

nai: Tuttavia sembra che all'estero Arafat trovi più comprensione di Israele.
    Samir: Sono semplicemente ciechi. Ma la colpa è anche di Israele. Shimon Peres sogna quando crede di poter cambiare gli Arabi, e attira Israele in una trappola politica. Gli uomini di sinistra come Peres e Yossi Sarid sono tutti troppo ingenui. Se ho fiducia di qualcuno, è soltanto di Ariel Sharon. Al tempo della firma dell'accordo di pace tra Israele e l'Egitto ero seduto insieme a Menachem Begin e Anwar el Sadat, e ho sentito Begin che diceva a Sadat: "You can take Gaza today, just now!" E che cosa gli ha risposto Sadat? "Thank you Mr. President, you can keep it for yourself!"

(da "NAI-Nachrichten aus Israel", ottobre 2001)



LA GLOBALIZZAZIONE DELL'ODIO

Dare addosso a Israele

Articolo di Fiamma Nierenstein

    Sta accadendo qualcosa di molto strano nella guerra americana contro il terrorismo: guarda caso proprio adesso il pendolo del conflitto israelo-palestinese si inclina a favore di Arafat. L'intifada continua da un anno, con ampio impiego di terroristi suicidi e senza che l'Autorita' Palestinese mostri il minimo interesse a rompere i rapporti con Hamas e Jihad Islamica, principali responsabili del terrorismo. E tuttavia il ministro degli esteri britannico Straw ha dichiarato poco tempo fa in un'intervista alla tv Al Jazira che Sharon non e' la persona giusta per fare la pace. Si tenga presente che Sharon proprio in quei giorni veniva abbandonato da alcuni partiti dell'estrema destra della sua coalizione di governo perche' faceva uscire le sue truppe da un quartiere di Hebron e alleggeriva le misure restrittive contro i palestinesi, mentre Shimon Peres continuava a incontrare rappresentanti di Arafat. La dichiarazione di Straw rappresenta una delle pagine piu' umilianti del "nuovo ordine". Lo stesso Bush ha invocato la creazione di uno stato palestinese ben tre volte nell'ultimo mese. C'e' tutto un coro che lo sostiene, con gli europei nel ruolo di solisti. Forse e' questo il mondo del dopo 11 settembre che l'amministrazione Bush sta delineando, ma per adesso il primo risultato e' che Israele viene messo alle corde come un pugile suonato che non puo' comprendere cosa sta accadendo. Ecco in rapida sintesi alcune di queste batoste.
    Recente rimprovero da parte del governo degli Stati Uniti (che intanto bombarda Bin Laden) contro Israele perche' ha ucciso un terrorista Hamas responsabile d'aver organizzato diverse stragi di civili, compresa quella alla discoteca Dolphinarium di Tel Aviv: "Ma non c'e' paragone con i nostri terroristi", dicono al Pentagono.
    Secondo colpo: Tony Blair riceve Arafat al numero 10 di Downing Street, quasi come se fosse ricevuto alla Casa Bianca, con tanto di elogi ai palestinesi e appello di Blair per uno stato palestinese, eco di un appello simile fatto da Bush. Per inciso, questo accadeva il giorno prima che il ministro israeliano Rehavam Ze'evi venisse assassinato da terroristi palestinesi.
    Altro colpo: ingresso della Siria al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, quasi una barzelletta di cattivo gusto. La Siria figura nella lista americana degli stati che appoggiano il terrorismo, anche se adesso gli Stati Uniti la vogliono nella coalizione. Secondo gli stessi americani, la Siria appoggia undici organizzazioni terroristiche tra le quali Hezbollah, il movimento che ha ideato il terrorismo suicida anti-americano che uccise piu' di 200 marines a Beirut nel 1983.
    Gancio sinistro: premio Nobel per la Pace a Kofi Annan, il segretario generale dell'Onu che alla sciagurata conferenza contro il razzismo a Durban, in Sud Africa, paragono' l'Olocausto ebraico alle sofferenze dei palestinesi, assecondandone le implicazioni antisemite.
    Gancio destro: le forze Onu - che dovrebbero controllare il rispetto della legalita' sul confine con il Libano dal quale Israele si e' ritirato unilateralmente - non solo permettono che tre soldati israeliani di pattuglia vengano sequestrati sotto i loro occhi, ma tengono anche nascosta la videocassetta del crimine girata da uno dei caschi blu. Un anno dopo le famiglie dei rapiti sono ancora all'oscuro sul destino dei loro cari, ma il primo rappresentante dell'Onu riceve il premio Nobel per la Pace.
    Un altro pugno: si dice e si ripete mille volte che non c'e' confronto tra il terrorismo di cui e' vittima Israele e quello che ha colpito l'America. Affermazione sorprendente, visto che esperti e testi internazionali affermano concordi che l'obiettivo Israele non ha niente a che vedere con la definizione di terrorismo e che la sola definizione del terrorismo sta nella sua fenomenologia. In altre parole: il terrorismo e' per definizione un attacco deliberato contro civili allo scopo di ucciderli. E' cosi' o non e' cosi'? Una volta per tutte, gli americani condividono o non condividono questa definizione?
    Settimo colpo: Israele deve accettare di attuare tutti i punti degli accordi Mitchell e Tenet, che prevedevano concessioni e ritiri solo dopo che la cessazione delle violenze. E cosi' il capo di stato maggiore israeliano perde le staffe e dichiara di essere contrario all'abbandono del quartiere di Abu Sneina e alla rimozione dei blocchi stradali, spiegando che e' preoccupato per le aggressioni, e la destra si dimette dalla coalizione azzoppando il governo di unita' nazionale. Al momento in cui scriviamo, stanno ancora litigando.
    Israele sta dunque pagando un prezzo molto alto in nome del "nuovo ordine". In una recente trasmissione della BBC, un variegato gruppo di politici e giornalisti si trovavano tutti d'accordo su un punto: gli Stati Uniti devono cambiare la propria politica verso Israele. Era come se riconoscere agli ebrei il loro proprio stato, cosi' necessario, fosse solo una mossa tattica della guerra fredda che ora puo' essere gettata come un abito fuori moda. Per loro, il sostegno degli Stati Uniti a Israele non e' una scelta morale fatta da uno stato democratico sulla base dell'unica risoluzione Onu che il mondo arabo si dimentica sempre di citare.
    E ora vediamo cosa trova da dire il presidente Bush sulla reazione dell'esercito israeliano di fronte all'assassinio di un ministro. Non manchera' qualcuno che dira' a Sharon e a Peres che devono assolutamente evitare di entrare nelle aree dell'Autorita' Palestinese, proprio mentre gli Stati Uniti stanno entrando in territorio afghano.

(www.worldnetdaily.com, 22.10.01, riportato su israele.net)


LA DICHIARAZIONE DI BALFOUR E QUELLA DI BLAIR

Da Balfour a Blair

Da un articolo di Michael Freund

    Quanta differenza può fare un secolo! Ottantaquattro anni fa, il 2 novembre 1917, il governo britannico emise la "Dichiarazione di Balfour", in cui il segretario per gli Affari Esteri James Balfour espresse "simpatia per le aspirazioni sioniste ebree" e sottolineò che

"His Majesty's Government view with favor the establishment in Palestine of a national home for the Jewish people."

    La dichiarazione fu considerata di tale importanza che il 2 novembre rimase noto come il "Balfour Day", in ricordo della persona la cui firma appariva in fondo al documento.
    Ma adesso torniamo ai nostri tormentati tempi. Domani, primo novembre, alla vigila del Balfour Day, il Primo Ministro inglese Tony Blair sarà in visita. Come il segretario Balfour prima di lui, Blair esprimerà simpatia, solo che questa volta non sarà per le "aspirazioni sioniste ebree", ma per quelle dei Palestinesi. E se il Primo Ministro vorrà sottolineare qualcosa, sarà per dire che il governo di Sua Maestà desidera vedere "the establishment in Palestine of a national home", però non per il popolo ebreo, ma per i palestinesi.

(Jerusalem Post, 31.10.01)


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