Notizie su Israele 114 - 26 luglio 2002


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«In quel giorno», dice il SIGNORE, «io colpirò di smarrimento tutti i cavalli, e di delirio quelli che li cavalcano; io aprirò i miei occhi sulla casa di Giuda, ma colpirò di cecità tutti i cavalli dei popoli. I capi di Giuda diranno in cuor loro: "Gli abitanti di Gerusalemme sono la mia forza nel SIGNORE degli eserciti, loro Dio". In quel giorno, io renderò i capi di Giuda come un braciere ardente in mezzo alla legna, come una torcia accesa in mezzo ai covoni; essi divoreranno a destra e a sinistra tutti i popoli circostanti; Gerusalemme sarà ancora abitata nel suo proprio luogo, a Gerusalemme.»

(Zaccaria 12:4-6)



RIUNIONE D'EMERGENZA DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU


Riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sull'operazione israeliana di martedi' a Gaza contro il capo terrorista Salah Shehada che ha provocato la morte anche di altri 14 palestinesi, fra cui molti bambini.
Il rappresentante israeliano Aaron Jacob ha ribadito il profondo
     
Il rappresentante israeliano all'ONU
rincrescimento d'Israele per le vittime civili involontariamente causate in un'operazione resa tuttavia urgentissima (e forse frettolosa) dal fatto che Shehada, "uno dei piu' efficienti e feroci terroristi", stava attivamente preparando altri nuovi attentati intenzionalmente rivolti a seminare strage fra la popolazione israeliana. "Se avessimo saputo che vi sarebbero state vittime civili - ha detto Jacob - avremmo cancellato l'operazione", come Israele aveva gia' fatto piu' volte nel recente passato proprio per questo motivo.
    Nasser al-Kidwa, rappresentate dell'Autorita' Palestinese (l'ente che era tenuto dagli accordi firmati a bloccare le attivita' terroristiche di Shehada e che invece lo aveva rilasciato dalle proprie prigioni rendendo necessaria l'operazione israeliana), ha detto che Sharon dovrebbe essere "processato per crimini di guerra".
Mikhail Wehbe, rappresentante della Siria (il paese che vent'anni fa non esito' a sterminare ventimila propri abitanti nella citta' siriana di Hama per reprimere il movimento fondamentalista e che ancora oggi ospita e finanzia le fazioni palestinesi piu' estremiste, dedite al terrorismo contro qualunque ipotesi di pace con gli israeliani), ha esibito le foto dei bambini palestinesi morti a Gaza e ha accusato Israele di aver compiuto un "massacro" intenzionale.
Mohammad Fadaifard, rappresentante dell'Iran (il paese che appoggia e finanzia gruppi terroristi fondamentalisti in tutto il mondo compresa l'organizzazione cui era a capo Shehada, lui stesso personalmente responsabile dell'uccisione a freddo di circa duecento israeliani), ha parlato di "misure razziste e crudeli ai danni degli indifesi palestinesi".
    Abdul Munim al-Kadhe, rappresentante dell'Iraq (il paese che una dozzina di anni fa non esito' a usare gas bellici contro i propri stessi cittadini curdi e che una decina di anni fa provoco' una crisi internazionale invadendo militarmente dalla sera alla mattina un intero paese confinante, il Kuwait), ha esplicitamente affermato che gli attentati esplosivi suicidi contro la popolazione israeliana (piu' di cento in meno di due anni) sono un "diritto legittimo, un modo per conseguire l'emancipazione e un legittimo strumento di difesa contro la macchina da guerra sionista". Nel suo intervento il rappresentante iracheno e' stato attento a non pronunciare mai il nome di Israele, uno stato che secondo Baghdad non dovrebbe nemmeno esistere.
    I rappresentanti dei paesi europei (compresi quelli attivamente impegnati tre anni fa nei bombardamenti sulla Serbia e oggi sull'Afghanistan), hanno criticato l'azione israeliana in quanto "ingiustificata", "irragionevole", "inaccettabile", "dannosa", "eccessiva".
    Il rappresentante degli Stati Uniti John Negroponte ha ribadito la posizione di Washington a favore della soluzione "due stati in pace, uno accanto all'altro, entro confini sicuri nell'arco di tre anni", e ha sostenuto che la risoluzioni del Consiglio di Sicurezza gia' approvate in passato offrono "una base piu' che adeguata per guidare gli sforzi diplomatici alla ricerca di una soluzione negoziale, sforzi sui quali bisogna concentrarsi". Negroponte ha infine lamentato il fatto che il Consiglio di Sicurezza non si occupi praticamente mai delle azioni commesse da Hamas, Jihad Islamica altri gruppi terroristici palestinesi.

(israele.net 25.07.02, dalla stampa israeliana)



CHI E' SALAH SHEHADA?


Salah Shehada è il Bin Laden di Israele

di Clarence H. Wagner, Jr
International Director, Bridges for Peace, Jerusalem

    Pima di ogni cosa bisogna dire che tutti in Israele hanno espresso il loro dispiacere per la perdita di civili nell'attacco contro Salah Shehada, capo delle Brigate al-Qassam a Gaza, soprattutto perché molte delle vittime erano bambini. I bambini occupano un posto speciale nella società ebraica e certamente non erano loro gli obiettivi. Le informazioni dell'intelligence israeliano erano che Shehada era rintanato con i suoi uomini, ma sembra che, come sua abitudine, si fosse circondato di bambini sapendo che in passato Israele aveva rinunciato ad attacchi contro di lui proprio per questo motivo. I leader israeliani dicono che se avessero saputo che le cose stavano così, avrebbero rinunciato ancora una volta all'attacco.
     
Il terrorista di Hamas Salah Shehada
    Ma chi è infine questo tipo, e il rischio valeva la pena?
    E' importante capire la barbarie di quest'uomo e l'enormità dei suoi crimini. I media puntano l'attenzione sui bambini e sugli edifici distrutti, ma non sull'uomo che era l'obiettivo.
    Salah Shehada è responsabile della morte di centinaia di Israeliani in vari attentati, tra cui la Pizzeria Sbarro, il Delfinario, l'attentato di Passover all'hotel Netanya e il recente attacco all'autobus con i cittadini di Emmanuel, per nominarne solo alcuni. E i suoi obiettivi erano SEMPRE civili e bambini, mai militari che per caso erano circondati da civili.
    Per capire l'impatto che questo ha in Israele, si può moltiplicare il numero dei civili morti su istigazione di Shehada per un fattore 55, per avvicinarsi all'equivalente della popolazione USA. Il risultato è lo stesso impatto sociale che possono produrre 10.000 morti in America, in diversi momenti. Questo fa capire che Shehada è peggio di Bin Laden. Quindi, se gli USA avessero saputo che Bin Laden si trovava nell'appartamento di un edificio, sapendo che è circondato dai suoi uomini e non da bambini, l'esercito USA avrebbe esitato ad abbatterlo? Ho dei dubbi. E se poi fosse venuto fuori che c'erano dei bambini, anche noi americani saremmo stati dispiaciuti come i leader israeliani. Ma il fatto ormai sarebbe avvenuto e tutto sarebbe finito con le scuse. E l'aver fatto fuori Bin Laden avrebbe risparmiato agli USA e a tutto il mondo innumerevoli morti in futuro.
    Ma ecco qualche spunto di riflessione:
  • Perché i terroristi palestinesi si mettono sempre in mezzo ai civili, sapendo che la loro eventuale morte in un raid di rappresaglia provocherebbe la morte di civili? La risposta è che in questo modo i media puntano la loro attenzione sulla morte dei civili e non su quella del capo militare. A loro non importa niente delle persone per cui dicono di combattere.
  • Perché il funerale di Shehada sembrava un raduno di terrorismo, pieno di terroristi incappucciati che impugnano armi automatiche e sparano in aria gridando vendetta contro Israele? Quando Israele seppellisce i suoi morti, c'è un quadro familiare di dolore e una richiesta di rinnovati sforzi per la pace.
  • Perché l'Autorità Palestinese etichettando l'uccisione di Shehada come un oltraggio e un massacro, adesso chiede vendetta e la cessazione dei colloqui di pace? Gli stessi capi quando sono intervistati dai media dopo i numerosi attentati suicidi in cui vengono uccisi soltanto ebrei civili e bambini chiedono a Israele di usare moderazione e  invitano a tornare al tavolo della pace?
  • Perché dopo i sanguinosi attacchi della settimana scorsa a Emmanuel e il doppio attentato suicida a Tel Aviv, i leader israliani hanno incontrato i leader palestinesi due giorni dopo per discutere le opzioni di pace? Dopo Shehada questi stessi leader palestinesi non chiedono pace, ma solo vendetta.
  • Perché l'Autorità Palestinese, che al mondo occidentale dice sempre di voler combattere il terrorismo, non ha mai fermato e imprigionato Shehada, sapendo meglio degli israeliani l'estensione dei suoi atti terroristici?
  • Perché le nazioni arabe portano questi attacchi al livello del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, quando più di 75 attentati suicidi palestinesi che hanno ucciso 500 civili israeliani sono stati ignorati dal Consiglio di Sicurezza?
  • Perché i media internazionali raccontano soltanto una metà della storia e non espongono i punti che ho sottolineato poco sopra?
  • Perché gli USA censurano l'azione contro Shehada quando gli americani hanno ucciso più di 600 civili e ne hanno ferito migliaia a Panama per liberare Noriega; hanno bombardato un villaggio in Somalia dopo che sono stati uccisi 15 soldati americani, uccidendo 1.000 civili; o hanno ucciso 1.000 civili in Afghanistan nella guerra contro il terrorismo? Il portavoce della Casa Bianca, Ari Flescher, ha detto che non c'è paragone perché l'obiettivo degli USA non erano i civili. Bene, anche per Israele l'obiettivo non erano i civili, ma si trovavano nella zona, esattamente come in Afghanistan. Per citare il Segretario della Difesa USA Rumsfeld: "Questa guerra ci è stata imposta dai terroristi. Noi stiamo facendo grandi sforzi per non colpire i civili, ma se i civili sono colpiti, l'intera responsabilità di questo ricade sui terroristi che li usano come scudo".
    Si è detto abbastanza!
    Mentre tutti ci rattristiamo con le famiglie che hanno avuto perdite tra i civili, non vogliamo dimenticare che uomini come Bin Laden e Shehada orchestrano una guerra terroristica contro il mondo. Il fermarli può procurare impreviste perdite, al fine di salvare molte più vite a lungo termine. La guerra è brutta e la pace è desiderabile. Ma la guerra non si fermerà fino a che quelli che fomentano la guerra e non vogliono la pace non saranno fermati.

(Bridges for Peace, 25.07.02)



UNA VOCE ARABA CONTRO IL TERRORISMO


Al-'Afif Al-Akhdhar, editorialista liberal di origini tunisine che vive a Parigi e collabora con il quotidiano in lingua araba Al-Hayat edito a Londra, ha pubblicato una lunga lettera aperta al movimento fondamentalista palestinese Hamas. Sono qui riportati alcuni estratti.


Un opinionista arabo contro Hamas:

"Siete la causa delle tragedie del vostro popolo"
di Al-'Afif Al-Akhdhar

    «I vostri attentati suicidi e le vostre arroganti dichiarazioni circa la necessita' di eliminare lo Stato di Israele, che e' un membro legittimo delle Nazioni Unite, permettono a Israele di sostenere che i palestinesi non vogliono uno stato accanto a Israele bensi' sulle rovine dello Stato di Israele. Questa posizione e' inaccettabile per la comunita' internazionale e conduce all'isolamento politico e diplomatico e sui mass-media, esponendo il vostro popolo a ulteriori tragedie. […]
    La lotta armata praticata da tutti i movimenti di liberazione nazionale della seconda meta' del XX secolo, come in Algeria e in Vietnam, non ha mai preso di mira intenzionalmente i civili. Il suo obiettivo dichiarato era quello di costringere il nemico a sedere al tavolo negoziale per raggiungere una composizione. Al contrario voi di Hamas, scegliendo di colpire i civili israeliani e dichiarando che negoziare con Israele e' un delitto in se', avete abbandonato la via politico-militare. Avete persino rifiutato di partecipare alle elezioni [palestinesi] del 1994 [piu' esattamente: gennaio 1995] perche' l'Autorita' Nazionale Palestinese che le organizzava era nata dal negoziato con Israele.
    Il vostro irrazionale comportamento ha un nome: "politica nichilista del tanto peggio". Del "tanto peggio", perche' accetta rischi insensati secondo la logica del "muoia Sansone con tutti i filistei". Nichilista, perche' in effetti costituisce la negazione di tutti i valori e le norme che stanno alla base della convivenza internazionale. A voi non importa nulla delle devastatrici conseguenze di questo atteggiamento, come l'aumento della repressione sul vostro popolo o la conflittualita' che si allarga agli altri paesi arabi della regione, rendendoli ingovernabili. La vostra indifferenza per il dolore degli esseri umani, il disprezzo per lo spargimento di sangue e per le loro vite, l'espropriazione che fate del loro futuro, immolato sull'altare dell'ingenua illusione di "liberare la Palestina fino all'ultimo briciolo di terra", tutto questo esprime una paranoia allucinata che giunge a considerare l'assassinio e il suicidio come valori in se stessi, e tradisce la mentalita' tipica di chi brama potere e sangue disprezzando ogni valore religioso e umano. Questa mentalita' del tanto peggio e' la causa della vostra cecita' politica, del vostro comportamento autodistruttivo che vi porta a far esplodere bombe umane contro il futuro della vostra stessa gente.
    [… Il leader palestinese] Haj Amin Al-Husseini collaboro' con Hitler e rifiuto' la sistemazione offerta dalla Commissione [britannica] Peel [del 1938] che dava agli ebrei il 20% e l'80% alla Palestina. Poi ripete' lo stesso errore rifiutando il piano di spartizione [dell'Onu, 1947] che dava il 55% agli ebrei e il resto alla Palestina. Avete rifiutato la proposta Clinton [del 2001], che dava al vostro popolo il 96-97% della Cisgiordania, e l'avete fatto invocando il "comandamento religioso" secondo cui bisognava rifiutare il complotto ebraico-americano contro il popolo palestinese.
Non mi aspetto che sviluppiate un vero pensiero strategico, anche se la vostra attivita' politica lo richiederebbe. Mi aspetto perlomeno quel minimo di realismo che vi porti a capire il divario che esiste fra le vostre aspirazioni e la realta' regionale e internazionale. Se non abbandonate questo vostro approccio, continuerete fino alla fine a svolgere il ruolo di testardi estremisti che si alimentano di illusioni su di se' e sul mondo. Senza cambiare atteggiamento, non potrete capire il vero significato dell'11 settembre: l'epoca delle operazioni suicide e' finita e questa violenza e' comunque inaccettabile a livello internazionale ed e' percepita come terrorismo, quali che siano le ragioni che le stanno dietro. La violenza non raggiungera' nessun risultato politico. E oggi la guerra preventiva, cioe' "la miglior difesa e' l'attacco", e' la regola d'oro della guerra contro il terrorismo.»

(Al-Hayat, 14.07.02, da israele.net 23.07.02)

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LA COLLABORAZIONE TRA EBREI E ARABI E' POSSIBILE


Nonostante i sanguinosi attacchi terroristici, in Israele ci sono anche palestinesi che lavorano fianco a fianco con gli ebrei, e non con israeliani di Tel Aviv, ma con "coloni" ebrei della zona industriale Barkan, in Samaria.
    La zona industriale Barkan è stata fondata nel 1982 nell'insediamento ebraico di Ariel, in Samaria, e si trova ad est di Tel Aviv, a circa trenta minuti di macchina.  A Barkan sono sorte 110 fabbriche, tra cui la famosa cantina Barkan, che riceve ogni anno premi internazionali, la fabbrica di plastica Keter, la fabbrica di porte blindate Rav-Barriach e molte altre.
    Quando a Megiddo un terrorista suicida palestinese si fece saltare in aria vicino a un autobus israeliano e portò con sé nella morte 17 israeliani, come ogni altra mattina 2.500 palestinesi stavano andando al lavoro. Sul posto di lavoro cercano di evitare di parlare della tragedia con i loro colleghi israeliani. La politica, la rabbia e i disaccordi sono lasciati a casa, sia dai palestinesi che dagli israeliani. Un po' staccati dalla realtà, ascoltano invece canzoni arabe e israeliane trasmesse dalla radio.
    Achmed, palestinese di Hebron, da 24 anni viene ogni giorno a Barkan e lavora nella locale fabbrica di plastica. Adesso è diventato un impiegato dirigente sotto il quale lavorano le nuove immigrate russe. Achmed ha imparato il russo e le russe l'arabo. Le relazioni tra ebrei e arabi hanno superato difficili test di prova. Tra questi il sanguinoso attentato terroristico al Delphinarium di Tel Aviv, tra i cui feriti gravi si trovava anche la figlia di una collaboratrice di Achmed. Quando la famiglia si trovò in difficoltà economiche, fu proprio Achmed a proporre a tutti gli impiegati, ebrei e arabi, di raccogliere denaro per la famiglia colpita.
    Anche il trentaduenne Raed Salman, del villaggio arabo Dir Ista, nel suo posto di lavoro dirige un gruppo di turnisti. "Nella nostra fabbrica siamo tutti come fratelli", ci ha detto Raed. "Quello che accade fuori, è fuori". Anche lui spera che si arrivi finalmente a una pace. "Insha-Allah", ha detto Raed, che sogna una pace tra i due popoli, come i suoi colleghi israeliani. Ma nel suo villaggio non tutti vedono bene la sua collaborazione con gli israeliani.
    Rina Keschet, di Ariel, è nata nella città costiera di Jaffo e da molti anni lavora con degli arabi. "Parlo la loro lingua e ci rispettiamo a vicenda", ha detto Rina. Recentemente un datore di lavoro israeliano ha mandato due impiegati in Turchia per un lungo weekend. Erano due palestinesi che avevano ricevuto un premio per il loro eccellente lavoro.
    Anche Rasek Fared (36 anni) di Kalkilja elogia la collaborazione con gli ebrei degli insediamenti. "Ogni volta che succedono attacchi terroristici in Israele, noi non stiamo bene. Ci addoloriamo con i nostri amici israeliani", ha detto Rasek, come anche gli altri palestinesi.
     
Un palestinese, un ebreo, un palestinese

    Il Presidente della Samaria, Benzi Liebermann, si preoccupa di ogni palestinese che lavora a Barkan. "Da noi i palestinesi possono guadagnare onestamente i loro soldi", ha dichiarato Liebermann. "Barkan è un esempio di come ebrei e arabi possono vivere insieme fianco a fianco. I palestinesi sono una realtà innegabile e gli israeliani devono convivere con loro".
    Negli ultimi tempi gli impresari di Barkan e delle alture del Golan hanno espresso le loro difficoltà. I movimenti di estrema sinistra in Israele, come Gusch-Schalom, a cui appartiene Uri Avnery, cercano in tutti i modi di convincere l'Europa a boicottare le merci prodotte nei cosiddetti "territori occupati", come la zona industriale Barkan. Tutti i movimenti di sinistra dovrebbero invece accogliere con favore i progetti come la zona industriale Barkan. Da anni lì lavorano insieme pacificamente ebrei e palestinesi. E invece no, poiché si tratta di "coloni" ebrei e di territori contesi,  questa coesistenza non deve essere permessa. Il fatto che così facendo vengano danneggiati anche i palestinesi, evidentemente non disturba i liberal di sinistra.

(da "Israel heute - Nachrichten aus Israel", luglio 2002)



L'ULTIMA INTERVISTA A SALAH SHEHADA


Il 29 maggio scorso il sito internet Islam Online ha intervistato  Salah Shehada, capo delle "Brigate Izz al-Din al-Qassam ", l'ala militare di Hamas, ucciso dagli israeliani il 23 luglio scorso.
Ecco alcuni estratti dell'intervista.

Islam Online: "Come scegliete i candidati per le operazioni-martirio [attentati suicidi]?"
Shehada: "La scelta avviene secondo quattro criteri: Primo, la devota osservanza religiosa. Secondo, verifichiamo che il giovane ubbidisca ai genitori, che sia amato dalla sua famiglia e che il suo martirio non porterà disagio alla famiglia: il candidato non deve essere capo famiglia ed essere figlio unico, perché non vogliamo lasciare la famiglia senza figli. Terzo, deve essere in grado di eseguire il compito affidatogli e comprenderne la gravità. Quarto, il suo martirio deve incoraggiare altri a compiere operazioni-martirio e mettere nel cuore degli altri la Jihad. Preferiamo sempre persone non sposate. E' la sezione locale dell'organizzazione militare di Hamas che propone la sua condidatura e decide se accettarlo o no.

Islam Online: "Come spiega il grande numero di giovani che si aggiungono alla lista degli aspiranti al martirio? E' un segno di debolezza mentale o proviene dalla frustrazione e lo scontento che ci sono tra i palestinesi?"
Shehada: "L'alto numero di giovani aspiranti al martirio mostra la loro salute mentale e la coscienza della società palestinese. Non è quindi una deviazione o un tentativo di sfuggire da un situazione di disperazione o frustrazione. Sono molti quelli che partecipano alla Jihad e sono pronti a offrire la loro anima, che è la cosa più preziosa che un uomo possegga. C'è una grande differenza tra chi offre soldi e chi offre in sacrificio la sua anima ad Allah per la felicità della sua nazione e liberarla dai suoi tormenti e travagli. Tuttavia, non possiamo accontentare tutti i candidati al martirio perché gli obiettivi sono limitati e le posizioni del nemico che vogliamo raggiungere sono altamente fortificate.  Diversi giovani non seguono le istruzioni dell'organizzazione militare e cercano di fare di testa loro senza essere collegati ufficialmente all'organizzazione militare, e questo dimostra che tutta la nazione è diventata una nazione della Jihad ed è quindi sulla soglia della liberazione e rifiuta l'umiliazione e la sottomissione".

Islam Online: "Che cosa pensa del fenomeno dei martiri-bambini?"
Shehada: "Lo spirito della Jihad e la sua corrente di martiri-bambini vengono falsamente sfruttati [dai media]. Noi non incoraggiamo nessuno a penetrare in un insediamento senza essere adeguatamente armato. Anche se il fenomeno in sé è positivo, richiede una preparazione particolare per rendere i bambini consapevoli dei loro atti, per permettere loro di integrarsi in un ramo militare in cui possano ricevere una formazione militare e imparare a distinguere e a decidere tra quello che si deve e non si deve fare, quando vogliono diventare martiri e quando devono usare le armi.

Islam Online: "In che modo l'organizzazione militare sceglie un obiettivo?"
Shehada: "Abbiamo gruppi di sorveglianza il cui ruolo è quello di monitorare gli israeliani e le pattuglie di coloni e il movimento del nemico alle frontiere. Sfruttiamo ogni breccia che troviamo nel muro di sicurezza nemico. Dopo di che individuiamo l'obiettivo e la natura dell'attacco su di lui, sia esso un insediamento, una postazione militare, un veicolo militare o qualcos'altro. L'obiettivo è filmato e poi è mostrato al comitato nominato dallo Stato Maggiore delle Operazioni Militari. Dopo che l'obiettivo è stato approvato, viene addestrato l'esecutore dell'operazione-martirio... Quando l'operazione è pronta, un gruppo di esperti approva il piano e determina i fattori di probabilità di successo o fallimento".

Islam Online: "Come sono organizzate le Brigate Izz al-Din al-Qassam ?"
Shehada: "Le Brigate sono un piccolo esercito che prende decisioni politiche, come ogni altro esercito del mondo. Hanno tutte le suddivisioni di un esercito e sono strutturate nello stesso modo. Noi siamo soldati. I politici non ci dicono: "Fa questo o quest'altro!" e "eseguite questa o quest'altra operazione!" Le opzioni politiche sono indipendenti, anche se collegate con le opzioni militari. Le decisioni nazionali vengono prima delle decisioni militari, senza intervenire in queste ultime. Il successo di un'operazione non viene misurato sul numero dei morti, ma se è stata eseguita in modo corretto e ha colpito l'obiettivo. Un'operazione non può riuscire se non ha avuto una buona preparazione. Il numero dei morti dipende dal volere di Allah.

Islam Online: "Quali ostacoli hanno trovato le Brigate al-Qassam?"
Shehada:  "Il più grande ostacolo è la mancanza di armi di qualità, come missili anti-aereo e missili a lunga gittata. Un altro ostacolo è l'oscurità che circonda l'Autorità Nazionale Palestinese. L'Autorità non prende una chiara posizione riguardo alle operazioni militari, e questo causa una certa confusione. E' favorevole o contraria a queste operazioni militari? E' un'autorità per la liberazione nazionale o è un'autorità per l'autonomia. Questa domanda continua a provocare smarrimento in molti militanti della Jihad. Inoltre, i commercianti di armi, che ci succhiano il sangue, hanno deciso un aumento dei prezzi, così che un M-16 (mitragliatore) costa 5.000 dollari e una pallottola 1 dollaro e 50. Un kalashnikov costa 2.000 dollari e una pallottola 4 dollari. L'ala militare ha potuto colmare questo deficit grazie alle generose offerte di donatori che vogliono sostenere la Jihad per la causa di Allah.

(NahostFocus, 24.07.02)



DATI STATISTICI NON CONFORTANTI DELL'ECONOMIA ISRAELIANA


Le necessità della Difesa continuano ad imporre un pesante tributo all'economia israeliana

1. L'indice economico generale ha perduto in giugno lo 0,2%.

L'indice è sceso dell'1,6% nel primo semestre di quest'anno, ritornando ai minimi registrati alla fine del 1999.

di Zeev Klein
Globes, 21 luglio 2002

La recessione dell'economia israeliana è sempre più profonda, mentre il consumo privato si contrae e proseguono i licenziamenti nel settore privato, principalmente nei settori dell'industria manifatturiera e dell'high-tech. L'indice economico generale ha perduto in giugno lo 0,2%, dopo un aggiustamento tecnico dello 0,1% in maggio.
    Secondo le cifre pubblicate oggi dalla Banca Centrale di Israele, l'indice ha perduto oltre l'1,6% in totale nel corso della prima metà del 2002 ed il 6% dall'inizio del 2001, ritornando ai minimi registrati alla fine del 1999, 126.8 punti.
    L'indice economico generale del mese di giugno riflette un calo di tre componenenti-chiave: le importazioni sono scese del 2%; l'indice di produttività nei settori del commercio e dei servizi è sceso dell'1,1%, mentre l'indice della produttività industriale ha subito un calo dello 0,8%.
    Si fa inoltre sempre più sentire il rallentamento del consumo privato. L'Ufficio Centrale di Statistica ha riferito oggi che la produttività dei settori del commercio e dei servizi è calata, nel periodo gennaio-maggio 2002, del 3% in termini annuali.


2. Il turismo è calato del 42% nel primo semestre del 2002

Solo 62.700 turisti sono arrivati in giugno in Israele, un calo del 36% rispetto al giugno del 2001.

di Zeev Klein
Globes, 17 luglio 2002

La crisi del turismo israeliano sta peggiorando, come risultato della situazione della sicurezza nel paese e del rallentamento economico nel mondo ed in particolare negli Stati Uniti. L'Ufficio Centrale di Statistica ha riferito oggi che in giugno sono stati registrati solo 62.700 ingressi di turisti, un calo del 36% rispetto ai 97.400 del giugno 2001.
    Per la prima volta dopo un lungo periodo non si sono avuti ingressi di turisti giunti in crociera. Anche il turismo a Eilat è in calo continuo, con 1.000 turisti soltanto arrivati in giugno con voli charter diretti, rappresentanti solo il 2% del totale dei turisti arrivati in volo in Israele.
    Le cifre mostrano che 399.700 turisti hanno visitato Israele nel corso del primo semestre del 2002, un calo del 42% rispetto allo stesso periodo nello scorso anno.


3. Il servizio militare nella riserva provoca un aumento delle assenze dal lavoro

L'indice dei controlli salariali rivela: nel primo semestre del 2002 aumento del 47% nelle assenze dal lavoro dovute al servizio militare nella riserva.

di Tami Zilberg
Globes, 17 luglio 2002

Secondo l'indice dei controlli salariali riguardante le assenze dal lavoro, il tasso di assenze dei lavoratori maschi dovuto al servizio militare nella riserva è aumentato, nella prima metà del 2002, del 47% , rispetto al primo semestre del 2001.
    Secondo tale indice, le assenze dovuto al servizio nella riserva hanno totalizzato una media di 1,32 giornate lavorative per lavoratore nel periodo gennaio-giugno 2002, rispetto allo 0,9 giornate lavorative nel corrispondente periodo lo scorso anno.
    L'indice mostra che le assenze per lavoratore dovute ad altre cause hanno totalizzato nel primo semestre del 2002 una media di 8,61 giornate lavorative pro-capite, di cui 6,26 dovute a vacanze e 2,35 dovute a malattia. Nel primo semestre del 2001, le assenze per altre cause hanno totalizzato una media di 8,45 giornate lavorative, mentre nel primo semestre del 2000 erano arrivate ad una media di 10,45 giornate lavorative pro-capite. Il numero delle assenze per altre cause è diminuito del 18% nel corso di due anni.
    Tale indice si basa su un campione di 60.000 salariati, elaborato dal dipartimento di elaborazione-dati dell' Ufficio di Revisione dell'Amministrazione e Consulenza Salariale.

(Keren Hayesod, Dispatch No. 194, 24.07.02)


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