Notizie su Israele 127 - 25 settembre 2002


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Per amor di Sion io non tacerò, per amor di Gerusalemme io non mi darò posa, finché la sua giustizia non spunti come l'aurora, la sua salvezza come una fiaccola fiammeggiante. Allora le nazioni vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del SIGNORE pronunzierà; sarai una splendida corona in mano al SIGNORE, un turbante regale nel palmo del tuo Dio.

(Isaia 62:1-3)



BAMBINA PALESTINESE RICEVE UN RENE DA UNA VITTIMA DEL TERRORISMO


    
yasmin
Yasmin Abu Ramila con la mamma

Nell'attentato terroristico della settimana scorsa ad un autobus di Tel Aviv è rimasto ucciso il giovane israeliano di diciannove anni Jonathan Jesner. Uno dei suoi reni ha salvato la vita a una bambina palestinese di sette anni. Jasmin Abu Ramila ha ricevuto il rene dello studente morto nell'esplosione. Secondo il Ministero della Sanità israeliano, Jasmin era da due anni in lista d'attesa per un donatore di rene, e in questo tempo è stata sottoposta alla cura della dialisi.
    Jonathan Jesner è morto venerdì scorso [20 settembre], il giorno dopo l'attentato terroristico suicida di Tel Aviv, che ha causato 5 morti israeliani e più di 60 feriti. La portavoce dell'ospedale, Riva Schaked, domenica ha detto che dalla sera del sabato la situazione di Jasmin è stabile. I suoi genitori erano alleggeriti e riconoscenti. "Non so come ringraziare la famiglia del ragazzo che è morto
 
   jonathan   
nell'attentato", ha detto la mamma di Jasmin, secondo un resoconto comparso nel quotidiano "Maariv". "Mi dispiace per la loro perdita e li ringrazio della loro offerta che ha salvato la vita di mia figlia".
 Jasner è stato seppellito venerdì a Gerusalemme. Nella foto si vede il padre di Jonathan, Joseph Jesner, con la camicia bianca, mentre recita le preghiere durante la cerimonia del funerale di suo figlio nel cimitero Givat Shaul a Gerusalemme.

(NahostFocus, 23.09.02)




ARIEL SHARON ALLA FESTA DELLE CAPANNE CRISTIANA


GERUSALEMME - Ariel Sharon ha parlato domenica sera [22 settembre] davanti a 2.500 persone su invito della International Christian Embassy Jerusalem (ICEJ) nella tradizionale Festa delle Capanne cristiana, che si tiene nell'International Convention Center di Gerusalemme.
    Il capo del governo ha detto che per raggiungere la pace Israele è disposto a fare compromessi. Il suo governo però non rinuncerà a mai a elementari interessi di sicurezza del paese, ha detto tra gli applausi degli ospiti provenienti da tutto il mondo. Il "Jerusalem Post" ha riferito che Sharon è stato festeggiato con un'ovazione durata diversi minuti "come nessun altro Primo Ministro dopo Menachem Begin".
    In precedenza Sharon aveva detto che spesso riceve lettere di amici di Israele cristiani che gli rimproverano di avere un atteggiamento troppo moderato sulle questioni riguardanti la terra e la pace.


Informazioni sull'ICEJ

Sionisti cristiani di diversi paesi hanno fondato nel 1980 l'International Christian Embassy Jerusalem. Già allora le Nazioni Unite avevano rifiutato la dichiarazione che "Gerusalemme è l'eterna e indivisibile capitale di Israele". 13 nazioni che prima di allora avevano le loro ambasciate a Gerusalemme, spostarono le loro rappresentanze a Tel Aviv, con grande delusione di Israele.
    Come reazione fu fondata dai sionisti cristiani l'Ambasciata Internazionale Cristiana a Gerusalemme. Essa è una rappresentanza mondiale di quei cristiani impegnati che hanno in cuore un amore per il popolo ebreo e per Israele. Prima d'ora l'International Christian Embassy Jerusalem ha tenuto quattro "Congressi cristiano-sionisti internazionali": 1985 e 1988 a Basilea, 1996 e 2001 a Gerusalemme.
    Il Direttore dell'ICEJ è attualmente il sudafricano Malcolm Hedding.

(Israelnetz, 24.09.02)



L'IRAQ SOLLECITA LA FORMAZIONE DI SQUADRE DI SUICIDI


Un editoriale del settimanale iracheno Al-Iqtisadi [L'economista], di proprietà del figlio maggiore di Saddam Hussein, Uday, ha sollecitato la formazione di squadre di suicidi [fidaiyoon] per lanciare vaste operazioni di sabotaggio contro gli Stati Uniti, i suoi amici e i suoi interessi (1).
    Nell'introduzione, il settimanale ha messo in risalto la crescente opposizione araba, regionale e internazionale, alle minacce americane contro i paesi arabi e musulmani, e l'Iraq in particolare. Ecco alcuni estratti dell'articolo:


"...Gli Stati Uniti praticano il terrorismo internazionale contro il mondo intero. Così facendo, trasformano i popoli e i governi in ostaggi, provocando perciò la sospensione delle attività internazionali e generando paure e instabilità nella scena internazionale. Questa condotta ha somiglianze con Hitler e con il nazismo che portarono il mondo a una guerra mondiale".

"...E' improbabile che le Nazioni Unite istituiscano un tribunale internazionale per processare gli Stati Uniti, ma non è difficile per qualsiasi paese accusarli internazionalmente e mobilitare a questo scopo altri paesi, malgrado la ridicola decisione internazionale che protegge le forze americane dai loro crimini contro altri...".

"...Il confronto con gli aggressori dovrebbe andare al di là dei mezzi di condanna e di rigetto, in particolare nel campo arabo e musulmano. Bisognerebbe usare tutti i mezzi – e ce ne sono molti – contro gli aggressori, compresi il boicottaggio, la chiusura di porti ed aeroporti alle navi civili e agli aerei appartenenti agli Stati Uniti e ai loro alleati, colpire i loro interessi economici e i loro stabilimenti, e considerare tutto ciò che è americano un obiettivo militare, incluse le ambasciate, le installazioni e le imprese americane, e creare squadre di martiri/suicidi [fidaiyoon] per attaccare le basi militari e navali americane dentro e fuori la regione, e minare le vie d'acqua per impedire i movimenti delle navi da guerra..." (2).

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Note:
(1) Al-Iqtisadi, 5 settembre 2002. L'editoriale è stato firmato da Munthir 'Aref. Va ricordato che la leadership del Partito Socialista Ba'ath [il partito dominante in Iraq] fin dallo scorso aprile ha sollecitato di "colpire" gli interessi americani nei territori arabi (Al-Hayat, 8 aprile 2002).
(2) Questa notizia è tratta dall'Iraq News Wire N. 9 di MEMRI. Per altro sull'Iraq, visiti: www.memri.org/iraq.html.

(The Middle East Media Research Institute, 10.09.02)



GLI USA A ISRAELE: "NON REAGITE AGLI ATTACCHI DELL'IRAQ"


Il ministro della difesa americano, Donald Rumsfeld, mercoledì scorso [18 settembre], in una riunione del Comitato delle forze armate americane a Washington ha invitato Israele a non reagire davanti a un attacco dell'Iraq. Rumsfeld è anche convinto che in caso di guerra Saddam Hussein attaccherà uno dei suoi vicini.
    Rumsfeld ha ricordato la guerra del Golfo del 1991. Allora Israele rinunciò a rispondere agli attacchi dell'Iraq per evitare un'escalation nella regione mediorientale.
    Alcuni esperti sono convinti che nel caso di un nuovo attacco dell'Iraq, le forze armate di Israele risponderanno. Joel Hefley, rappresentante del Comitato delle forze armate americane ha detto espressamente: "Se noi attaccheremo [l'Iraq], loro risponderanno come nella guerra del golfo con razzi lanciati su Israele. Se manderanno bombe sporche, non potremo impedire a Israele di reagire."
    Da ambienti vicini al governo di Washington si è comunque saputo che il governo americano, in generale, vorrebbe evitare un coinvolgimento di Israele nelle azioni militari progettate contro l'Iraq.
    Che il probabile attacco non sia molto lontano è confermato da un'affermazione del Presidente George W. Bush fatta mercoledì alla Casa Bianca: "Per mantenere la pace, bisogna avere la possibilità di usare le armi". In altri momenti ha ripetuto che non ci saranno trattative con l'Iraq.

(Israelnetz, 20.09.027)



SADDAM AVVISATO...


Secondo quanto riferisce il quotidiano israeliano "Jediot Aharonot" nella sua edizione odierna [24 settembre], Israele avrebbe inviato, tramite un mediatore, un messaggio al dittatore iracheno Saddam Hussein. Nel messaggio Saddam sarebbe stato avvertito che un suo eventuale attacco contro Israele avrebbe provocato una massiccia controffensiva*. Fino ad ora il governo di Gerusalemme non ha voluto prendere posizione su questa notizia di stampa.

(NahostFocus, 24.09.02)



GLI ISRAELIANI DAVANTI A UN POSSIBILE ATTACCO DELL'IRAQ


Un'inchiesta del giornale Yediyot Aharonot sull'opinione degli israeliani
nel caso di un attacco iracheno (20 settembre 2002)

76% degli israeliani sono convinti che gli Stati Uniti attaccheranno l'Iraq.
70% ritengono che Israele deve rispondere se è attaccato dall'Iraq.
40% pensano che Israele deve far uso del suo potenziale nucleare in risposta ad un attacco non convenzionale (batterialogico o chimico) dell'Iraq.
58% hanno fiducia nei preparativi e nelle misure prese per la difesa passiva in caso di attacco iracheno.
55% confessano di non aver ancora sostituito la loro vecchia maschera antigas con una nuova.
94% smentisce di aver fatto scorta di cibo e di acqua minerale in prospettiva di un attacco iracheno.

All'avvicinarsi del secondo anniversario dell'intifada, il 30% degli Israeliani pensa che Israele esce vincitore dal confronto con i palestinesi, il 27% crede che hanno vinto i palestinesi e il 39% non ha un'opinione su questo argomento. 



"PROGRESSI" DELL'IRAQ VERSO L'ENERGIA NUCLEARE


Riunioni di Saddam Hussein con l'Agenzia per l'Energia Nucleare

Negli ultimi mesi, il quotidiano Babil, posseduto e pubblicato dal figlio maggiore di Saddam Hussein, Uday, ha riferito di molte riunioni fra Saddam Hussein e il dott. Fadhil Muslim Al-Janabi, capo dell'Agenzia per l'Energia Nucleare dell'Iraq, e molti scienziati nucleari. Ecco alcuni estratti degli articoli:

    Nell'incontro piu' recente, lo scorso luglio, Al-Janabi ha riferito a Saddam dell'impegno degli scienziati nucleari "a scalare una nuova vetta tra le numerose vette del processo scientifico e dello sviluppo che ha un inizio ma non ha fine... dato che essi sguainano le loro giustificate spade in faccia ai perversi aggressori ...". Nella sua risposta, Saddam ha lodato i loro "successi scientifici che hanno rivelato il meglio dell'Iraq, la pazienza, la fermezza e la determinazione nel perseguire e cogliere le opportunità di progresso e di sviluppo".
    Saddam ha aggiunto: "Loro [gli americani e gli inglesi] dicono che se l'Iraq è lasciato solo produrrà questa e quell'arma e può mettere i prodotti a disposizione di terroristi. Questa affermazione è come uno scherzo. In realtà, essi intendono danneggiarci, impedendo a qualunque arabo o musulmano di svilupparsi. Questo è il programma perverso dell'Occidente, e in particolare dell'America"(1).
    In occasione del 65° compleanno di Saddam Hussein, il Babil ha riferito di un altro incontro fra Saddam, il dott. Al-Janabi e i suoi scienziati nucleari. Al-Janabi ha promesso a Saddam che i suoi ricercatori "impegneranno le loro menti creative e la rinnovata competenza irachena nel rafforzare i nostri progressi scientifici". In risposta, Saddam ha lodato i loro progressi, definendoli "un modello per la nazione araba eper l'umanità"(2).
    Nel suo incontro con lo stesso gruppo, a gennaio 2002, Saddam aveva lodato i guerrieri dell'Agenzia Nucleare Irachena "per i loro successi che riempiono di fiducia e di orgoglio i cuori degli iracheni". In quell'occasione, Al-Janabi ha detto a Saddam: "Col passar del tempo, i Suoi figli, i [guerrieri] mujahideen, diventano più decisi e più energici, non solo nel superare le difficoltà, ma anche nell'inventare nuovi e avanzati modi di compiere il loro lavoro..."(3).

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Tornando piu' indietro, a novembre 2001, e ad un incontro con Al-Janabi e i suoi scienziati nucleari, Hussein aveva lodato gli scienziati per "le loro iniziative e innovazioni nelle aree delle loro specializzazioni"(4).

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Note:
(1) Babil, 31 luglio 2002. Nel suo discorso alle Nazioni Unite, il presidente George W. Bush ha ammonito l'Iraq dal mettere armi nelle mani di terroristi. Nelle sue parole, "se un regime imbaldanzito stesse per fornire queste armi a terroristi alleati, allora gli attacchi dell'11 settembre saranno un preludio a orrori di gran lunga più grandi".
(2) Babil, 28 maggio 2002.
(3) Iraq News Agency, 12 gennaio 2002.
(4) Babil, 7 novembre 2002. Si veda il Servizio speciale MEMRI n. 299.

(The Middle East Media Research Institute, 13.09.02)



AL QAEDA HA SPERIMENTATO ARMI CHIMICHE IN IRAQ


    Un gruppo di attivisti di Al Qaeda (la rete terroristica di Osama Bin Laden) ha condotto esperimenti con armi chimiche pochi mesi fa all'interno dell'Iraq. Gli esperimenti sono stati fatti nella regione curda nel nord del paese, in una zona controllata di fatto da un gruppo estremista islamico noto come Ansar al Islam.
    Non si sa per certo se il dittatore iracheno Saddam Hussein abbia saputo in anticipo degli esperimenti, ma si sa che i servizi segreti iracheni da tempo fanno molti sforzi per infiltrare il gruppo Ansar al Islam a causa dei suoi stretti rapporti con elementi conservatori iraniani. Puo' darsi che gli agenti di Saddam non abbiano saputo degli esperimenti in anticipo, ma e' quasi certo che ne siano venuti a conoscenza a posteriori.
    La regione sotto controllo di fatto del gruppo Ansar al Islam e' la stessa dove si trova la citta' curdo-irachena di Halbaja, quella dove le truppe di Saddam Hussein usarono gas tossici per uccidere migliaia di persone a causa del sospetto che la popolazione della zona simpatizzasse con l'Iran durante la guerra fra i due paesi.
    Non e' chiaro se gli esperimenti chimici di alcuni mesi fa abbiano implicato anche test su esseri viventi (persone o animali). Prima del crollo del regime dei Talebani, Al Qaeda aveva condotto esprimenti con armi chimiche in Afghanistan. Dopo l'attacco delle forze anglo-americane, tuttavia, gli esprimenti sono stati spostati altrove. Oltre al problema del luogo per fare gli esperimenti, ora la rete deve risolvere anche quello di dove immagazzinare i vari componenti chimici. Gli sforzi della rete Al Qaeda per dotarsi di armi chimiche rientra nella sua strategia che mira a cogliere di sorpresa i bersagli e causare il piu' alto numero possibile di vittime. L'Iraq, da questo punto di vista, costituisce un buon posto per operare. Il regime di Saddam non controlla completamente il proprio territorio. Nella parte settentrionale del paese, generalmente indicata come curda, il gruppo Ansar al Islam ha preso il controllo su alcune parti di territorio. Ansar al Islam e' noto per avere stretti legami con Al Qaeda e con gli iraniani, i quali a loro volta hanno accettato di offrire rifugio a terroristi di Al Qaeda, compresi i responsabili dell'attentato alla sinagoga di Jerba (Tunisia) dello scorso aprile.

(israele.net, 23.09.02 - dalla stampa israeliana)



SADDAM HUSSEIN E YASSER ARAFAT. OVVERO: LA CULTURA DELLA MENZOGNA


L'editorialista del quotidiano israeliano Maariv insiste sulla differenza tra cultura occidentale e orientale in materia di menzogna.

    «Certamente la menzogna esiste in occidente, ma ognuno è consapevole che ogni menzogna merita una punizione. Così non è nel mondo arabo, che non ha ancora assimilato i valori fondamentali della democrazia... Ecco perché Saddam Hussein e Arafat non hanno il minimo problema a mentire sfrontatamente, senza provare alcun imbarazzo. Peggio ancora: per loro ogni messaggio è essenzialmente menzognero. Per questo Saddam può promettere di consegnare agli ispettori dell'ONU le sue armi non convenzionali, anche se non ha la minima intenzione di farlo. Il fatto che questi ispettori, venuti come cani da guardia della democrazia, non abbiano mai ottenuto nulla da lui, conferma questa menzogna. [...]
    Concretamente, una parte del mondo libero lascia fare e s'adatta a questa realtà. Certo, gli europei hanno degli interessi in Iraq; certo, detestano gli americani, come testimoniano le recenti uscite del ministro della giustizia tedesco, che ha paragonato Bush a Hitler; certo, questa cultura attinge la sua forza dall'antisemitismo, come fa notare il ministro "dimissionato" della difesa nazionale tedesca, Rudolf Sharping, quando afferma che Bush lotta contro l'Iraq per ottenere il sostegno della potente lobby ebrea. Ma, considerando di nuovo la possibilità di un ritorno degli ispettori dell'ONU a Bagdad, molti accettano il principio secondo il quale Saddam può mentire senza che questo ne diminuisca la legittimità.
    La stessa cosa vale per Arafat. Questo mentitore incallito non ha aspettato Netanyahu o Barak per imbrogliare i suoi partner. Lui ha tradito subito la fiducia dei firmatari di Oslo, Rabin e Peres. Immaginiamo per un istante che l'Europa riesca a restaurare il regime di Arafat, non è evidente che Arafat s'affretterebbe a ridicolizzare tutti gli impegni che ha preso?!!
    I dirigenti europei e l'estrema sinistra israeliana hanno la stessa condotta, e questa condotta mette in pericolo il Medio Oriente. Soltanto quando si sarà preso coscienza che Arafat e Saddam ci pigliano in giro, la futura direzione palestinese avrà una possibilità di cambiare le cose, rispettando le regole del gioco democratico».

(Maariv, 20.09.02)



IL TERRORISMO E' UNO SOLO


Il pilota Mohammad Atta fece esplodere un autobus in Israele nel 1986. Gli israeliani lo catturarono, lo processarono e lo incarcerarono.
    Come conseguenza degli accordi di Oslo con i palestinesi nel 1993, Israele ha dovuto rilasciare i cosiddetti "prigionieri politici". In ogni caso, gli israeliani non vollero rilasciare chi aveva le mani
sporche di sangue.
    Il Presidente Americano dell'epoca, Bill Clinton, e il suo Segretario di Stato, Warren Christopher, hanno "insistito" perche' tutti i prigionieri fossero liberati. Cosi', Mohammad Atta e' stato liberato, e ha ringraziato l'America per la liberta' ottenuta guidando un aereo contro la torre nord del World Trade Center.

(Amici di Israele, 19.09.02)



ARAFAT PROTEGGE TERRORISTI E OSTACOLA IL CESSATE IL FUOCO


L'establishment della difesa israeliano considera la "seconda operazione Muqata" in corso in queste ore attorno agli uffici di Yasser Arafat come un passo ulteriore verso la rimozione di quest'ultimo dai vertici delle dirigenza palestinese, dal momento che e' ormai evidente che Arafat ostacola gli sforzi per un vero e completo cessate il fuoco e per autentiche riforme nell'Autorita' Palestinese.
    Il presupposto dell'operazione e' che isolare Arafat e arrestare il gruppo di "duri" palestinesi, ricercati per terrorismo, che guarda caso si nascondono proprio nei suoi uffici sotto la sua protezione, contribuira' ad aprire la strada ai dirigenti palestinesi che vogliono davvero arrivare a un cessate il fuoco con Israele. Secondo fonti della difesa israeliana, Arafat nelle ultime settimane aveva anche fatto di tutto per far esplodere la situazione di relativa calma raggiunta a Betlemme e per minare tutti gli sforzi del ministro degli interni palestinese Abd al-Razek Yihiye per arrivare alla fine delle violenze. Questa politica di Arafat avrebbe il solo scopo di impedire qualunque vero dibattito interno nell'Autorita' Palestinese sull'opportunita' o meno di continuazione con lo scontro armato e violento contro Israele
    Fino alla notte scorsa nessuno dei palestinesi ricercati per terrorismo protetti da Arafat si era ancora arreso, mentre fra i circa quaranta miliziani palestinesi che sono usciti a mani alzate dal complesso non ci sono quelli che Israele vuole processare. Evidentemente sia Arafat che i terroristi ricercati nascosti con lui puntano ad aspettare fino a quando non entreranno in gioco seriamente le pressioni internazionali, come gia' avvenne durante il primo assedio alla Muqata, all'inizio dell'anno. Finora le pressioni internazionali non sono state energiche. Gli americani chiedono a Israele si "esercitare cautela", in altri termini di non reagire agli attentati con azioni militari che possano sfociare in un ampliamento dello scontro armato. Ma per ora la forza esercitata dalle Forze di Difesa israeliane e' rappresentata soprattutto dalle ruspe dei genieri contro edifici e camper usati dalle forze armate palestinesi nel complesso Muqata di Ramallah. Per il momento all'interno degli uffici assediati non mancano acqua ne' cibo e le autorita' israeliane sembrano orientate a impedire la processione di visite dall'esterno che caratterizzo' il primo assedio. La decisione di stringere di nuovo l'assedio attorno all'edificio dove e' asserragliato Arafat insieme a una ventina di terroristi ricercati e' stata presa in alternativa a quella di lanciare una piu' vasta e articolata operazione militare contro una serie di obiettivi militari palestinesi nella striscia di Gaza, anche se alcune singole operazioni potranno comunque essere effettuate. Questa scelta e' stata sicuramente influenzata dalla situazione internazionale caratterizzata dalla vigilia della guerra contro l'Iraq.
    Secondo fonti della difesa israeliana, il tempo questa lavora per Israele. Secondo queste fonti, i palestinesi dovranno prima o poi negoziare sulla sorte dei terroristi ricercati, come hanno fatto a suo tempo con quelli che si erano asserragliati all'interno della Chiesa della Nativita' a Betlemme. In questo caso, per alcuni dei terroristi potrebbe aprirsi la strada dell'espulsione, per altri quella di un regolare processo per i fatti di terrorismo in cui sono implicati. Ufficiali israeliani hanno tuttavia affermato domenica che Israele non ha alcuna intenzione di negoziare per la resa dei 19 ricercati: "Non si ripetera' lo scenario della Chiesa della Nativita'", ha affermato la fonte citata dalla radio israeliana.
    Anche il primo ministro israeliano Ariel Sharon ha ribadito, sabato, che i soldati resteranno nel complesso di Arafat fino a quando non saranno stati assicurati alla giustizia i terroristi palestinesi che vi si nascondono. "Abbiamo detto e ripetuto che non abbiamo intenzione di colpire la persona di Arafat - ha sottolineato Ra'anan Gissin, portavoce del primo ministro israeliano - A differenza di Arafat, noi siamo gente di parola".
   
(israele.net, 22.09.02 - dalla stampa israeliana)
   


CHI SONO I TERRORISTI PROTETTI DA ARAFAT?


Dei circa cinquanta palestinesi sospettati di attivita' terroristiche che sono asserragliati con Arafat dentro il complesso Muqata a Ramallah, i piu' importanti ricercati sono: Tawfik Tirawi, capo dei servizi generali di intelligence palestinese in Cisgiordania; Eini Alhalo, capo delle forze speciali dei servizi generali di intelligence palestinese in Cisgiordania; Mohammed Damra (detto Abu Awad), comandante della guardia personale di Arafat Forza 17 per la zona di Ramallah; Khilad Shawish, membro di Forza 17.

Tirawi
Secondo le informazioni in mano agli israeliani, gestisce i servizi di intelligence come un'organizzazione terroristica. Due anni fa, con l'inizio delle violenze, ha attivato cellule terroristiche di Fatah all'interno dei servizi di sicurezza palestinesi sia in Cisgiordania che a Gerusalemme. Queste cellule sono responsabili di diversi attacchi e imboscate con armi da fuoco che hanno provocato la morte di almeno sei israeliani. Tirawi avrebbe anche trasferito denaro e armi per sostenere le operazioni delle cellule terroristiche e, in concorso con altri sotto il suo comando, avrebbe contrabbandato armi verso le aree sotto controllo palestinese, in violazione degli accordi di pace, perche' venissero usate delle cellule terroristiche. Gli uomini di Tirawi raccoglievano informazioni sui movimenti di civili e militari israeliani e sulle istituzioni israeliane da colpire. Il coinvolgimento diretto di Tirawi in attivita' terroristiche e' stato confermato da vari uomini che hanno militato ai suoi ordini.

Alhalo
Per tutti i due anni appena trascorsi e' stato il braccio destro di Tirawi in tutte le operazioni legate ad attivita' terroristiche. In questa veste avrebbe aiutato Tirawi nell'organizzare attentati e nel reclutamento di terroristi dai ranghi del Servizio Preventivo di Intelligence palestinese.

Damra (Abu Awad)
Ha gestito cellule terroristiche composte da membri di Forza 17 e di Fatah. Sarebbe coinvolto in molti attacchi mortali con armi da fuoco contro inermi israeliani in viaggio lungo le strade della Cisgiordania (vere e proprie imboscate, con i cecchini che fanno una sorta di tiro a segno contro auto israeliane) e di attacchi contro villaggi israeliani e postazioni delle Forze di Difesa israeliane. Damra diceva ai suoi uomini dove attaccare e si preoccupava di fornire loro armi e fondi per queste operazioni. Considerato un uomo di fiducia di Yasser Arafat, era responsabile per la sua sicurezza personale a Ramallah. Secondo gli israeliani, il rapporto strettissimo fra Damra e Arafat e' una prova ulteriore del profondo coinvolgimento del presidente dell'Autorita' Palestinese nelle attivita' terroristiche.

Shawish
Membro della guardia presidenziale Forza 17, ha partecipato a numerosi attacchi e imboscate con armi da fuoco nella zona di Ramallah. Sarebbe personalmente responsabile della morte di almeno sei israeliani. Fino al maggio 2001 aveva l'incarico di organizzare le forze palestinesi nell'area di Jenin: durante quel periodo avrebbe attivamente partecipato ad attentati, insieme con terroristi della Jihad Islamica.

(israele.net, 21.09.02 - dalla stampa israeliana)



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