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Notizie su Israele 247 - 8 luglio 2004

1. Israele tra durezza e tolleranza
2. Ospedale israeliano cura i terroristi palestinesi
3. Grazie alla barriera calati del 90% gli attentati
4. Attività preventiva per salvare vite in Israele
5. Volantini per i palestinesi: «Tenetevi lontani dai terroristi!»
6. Israele discute sul ritiro da Gaza
7. «Che altro richiede da te il Signore?»
8. Musica e immagini
9. Indirizzi internet
Michea 7:7-9. Quanto a me, io volgerò lo sguardo verso il Signore, spererò nel Dio della mia salvezza; il mio Dio mi ascolterà. Non ti rallegrare per me, o mia nemica! Se sono caduta, mi rialzerò; se sto seduta nelle tenebre, il Signore è la mia luce. Io sopporterò lo sdegno del Signore, perché ho peccato contro di lui, finché egli difenda la mia causa e mi faccia giustizia; egli mi condurrà fuori alla luce e io contemplerò la sua giustizia.
1. ISRAELE TRA DUREZZA E TOLLERANZA




Nei media stranieri è diventato popolare il titolo in prima pagina: «Israele rade al suolo le case di Rafah». Il fatto che negli stessi giorni a Tel Aviv una squadra di calcio araba abbia compiuto un'impresa storica vincendo per la prima volta una coppa israeliana, non viene nemmeno menzionato. L'attenzione si concentra soprattutto sul comportamento cosiddetto "aggressivo" degli israeliani. Ma proprio il fatto che un'associazione sportiva araba abbia potuto vincere una coppa israeliana fa capire la tolleranza che regna nello Stato d'Israele. Israele vuole vivere insieme agli arabi, nonostante che debba continuamente difendersi da loro. Una situazione anormale!
    «Nessun altro esercito al mondo potrebbe sostenere, dopo danti anni di terrorismo, questa minacciosa situazione e continuare ad avere riguardo per la popolazione dell'altra parte, come fa Israele», ha dichiarato il Ministro della Difesa Shaul Mofaz.
    Di altra opinione sono i deputati arabi della Knesset di Israele. «Per essere nazisti, non è necessario essere tedeschi, si può essere anche israeliani», ha detto il deputato arabo Talab El-Sana nella Knesset.

(israel heute, luglio 2004)





2. OSPEDALE ISRAELIANO CURA I TERRORISTI PALESTINESI




Solo in Israele!
    
    In quale ospedale si possono vedere un terrorista e la sua vittima, in letti adiacenti, che vengono trattati con uguale compassione?
    Nell'ospedale di Hadassah a Gerusalemme.
    Si tratta di una situazione inusuale, ma che è diventata la prassi per i medici dell'Hadassah, e che la dice lunga su Israele e il suo rispetto per i diritti umani.
    Ad esempio, a novembre del 2002 un kamikaze salì su un autobus israeliano a Gerusalemme, così stracolmo di scolari ebrei che nessuno fece caso a lui.Aspettò che l'autobus fosse pieno, e poi si fece esplodere, uccidendo 11 persone e ferendone 49, di cui la metà al di sotto dei 18 anni.La stessa sera, il padre del kamikaze , in onda sulla TV araba, si lamentò del fatto di non avere altri figli da poter offrire come bomber suicidi. Il giorno dopo, questo padre si lamentò di dolori al petto, e fu trasportato all'ospedale di Hadassah.
    E' stato trattato dai medici ebraici allo stesso modo e con le stesse cure riservate agli altri pazienti.
    La situazione è talmente strana che ci è stato girato su un film, e la BBC lo ha trasmesso col titolo "Ospedale israeliano dove davvero non c'è distinzione tra Arabi ed Israeliani."
    Un medico ebraico, in un 'altra occasione, ha operato un terrorista responsabile di due esplosioni su degli autobus.
    Il medico ha poi riferito alla BBC di aver dovuto rifiutare, nel suo reparto, un dirigente dell'Intelligence israeliana, dato che non c'era posto : quel posto serviva al terrorista. Così, ha mandato l'israeliano da un'altra parte."Credetemi – ha detto – questo succede solo in Israele."
    Su oltre un milione di pazienti curati dall'ospedale ogni anno, 2500 sono state vittime del terrorismo – Arabi, Israeliani ed altri. L'ospedale stesso è stato bombardato dai terroristi arabi, ed ora il Pronto Soccorso è diventato anche un rifugio.
    La struttura di 300 letti, sul Monte Scopus, è una parte del Centro Universitario dell'Hadassah. I membri dello staff sono sia arabi che israeliani, e l'ospedale ha aperto nel 1939 in maniera ufficiale. Ma in realtà è nato assai prima, cioè quando Henrietta Szold, una studiosa e coraggiosa figlia di un rabbino di Baltimora nel Maryland, ha organizzato un' equipe medica per andare a Gerusalemme, a curare le terribili malattie che aveva visto lì.
    Henrietta desiderava curare sia Arabi che Israeliani. Ha fondato "Le donne di Hadassah", la più grande organizzazione americana di donne ebraiche, nonché finanziatrice dell'ospedale di Hadassah.
    
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trad. Flavia Dragani
    
(Israel My Glory, marzo/aprile 2004 - www.uncuoreperisraele.net )





3. GRAZIE ALLA BARRIERA, CALATI DEL 90% GLI ATTENTATI




Il confronto fra il numero di attentati realizzati all'interno di Israele dopo la costruzione della barriera difensiva partendo da basi terroristiche poste nella Cisgiordania settentrionale e il numero di attentati realizzati dagli stessi gruppi terroristici prima della costruzione della barriera rivela un calo di circa il 90% della capacità di quei gruppi terroristici di realizzare attentati dentro Israele.
Negli undici mesi trascorsi dalla costruzione del primo segmento di barriera tra Salem ed Elkana all'inizio del mese di agosto 2003, fino alla fine di giugno 2004, i gruppi terroristici che fanno base in Samaria (Cisgiordania settentrionale) sono riusciti a realizzare solo tre attentati mortali all'interno di Israele. Tutti e tre questi attentati sono stati realizzati nella prima metà del 2003, causando 26 morti e 76 feriti o mutilati. (In due casi, i terroristi erano penetrati in Israele dalla Cisgiordania settentrionale attraverso punti in cui la barriera non era ancora completata; nel terzo caso, una donna terrorista era entrata attraverso il passaggio di Barta'a, utilizzando un passaporto giordano).
    Per contro, durante i 34 mesi precedenti, dallo scoppio delle violenze palestinesi nel settembre 2000 fino all'inizio della costruzione della barriera difensiva verso la fine di luglio 2003, i gruppi terroristici con base in Samaria avevano realizzato 73 attacchi mortali (attentati suicidi, sparatorie, auto-bomba) all'interno di Israele, provocando 293 morti e 1950 feriti o mutilati.
    Di questi 73 attentati, 32 (per un totale di 45 morti e 723 feriti o mutilati) erano stati realizzati dopo l'inizio dell'Operazione Scudo Difensivo (31 marzo 2003) con la quale le Forze di Difesa israeliane erano state rischierate in tutta la Cisgiordania per la prima volta dopo i ritiri del 1994-1999.
    Il confronto fra i dati sopra citati mostra dunque un calo di poco più del 90% nel numero di attentati nella parte di Israele protetta dalla barriera: da una media di 26 attentati all'anno prima della barriera, a una media di tre attentati all'anno dopo la barriera. A questo calo, corrisponde una diminuzione di più del 70% nel numero di israeliani uccisi negli attentati: da una media di 103 all'anno prima della barriera a una media di 28 dopo la costruzione della barriera. Analogamente, il numero di feriti e mutilati è diminuito di più dell'85%: da una media di 688 all'anno prima della barriera a una media di 83 dopo.
    Se da un lato il numero di attentati riusciti è calato vistosamente, resta invece alto, anche dopo la costruzione della barriera, il numero di tentativi di attentato, fortunatamente sventati in varie fasi della loro preparazione. Durante gli ultimi undici mesi, le forze di sicurezza israeliane hanno sventato decine di attentati da parte di gruppi terroristici dalla Samaria (Cisgiordania settentrionale) già in fase avanzata di preparazione. L'arresto di terroristi, capi ed esecutori, ha portato fra l'altro alla scoperta di 24 bombe e cinture esplosive.
In conclusione, uno dei principali fattori che hanno contribuito alla drastica diminuzione di attentati realizzati in Israele da parte di gruppi terroristici con base nella Cisgiordania settentrionale è l'effetto prodotto dalla barriera difensiva sulle capacità operative di questi gruppi, un fattore che va ad aggiungersi a varie altre misure di prevenzione anti-terrorismo messe in atto dalle forze armate israeliane in Cisgiordania, in particolare dopo l'avvio dell'Operazione Scudo Difensivo.
    Il successo della barriera anti-terrorismo tra Israele e Cisgiordania settentrionale ha tuttavia comportato il trasferimento di basi terroristiche in Giudea (Cisgiordania meridionale). Nei mesi scorsi, la Giudea – non ancora separata da Israele da una barriera continua – è diventata la principale base di partenza di gruppi terroristici, compresi quelli che prima operavano nel nord. In più della metà dei tentativi di attentato sventati in tempo dall'inizio della costruzione della barriera, i terroristi stavano cercando di penetrare in Israele attraverso la Giudea, di solito passando per Ramallah o Gerusalemme. Ma le loro difficoltà operative sono molto aumentate, e finora tutti i tentativi di gruppi terroristici di Samaria di penetrare in Israele attraverso la Giudea dopo la costruzione della barriera a nord sono stati sventati dalle forze di sicurezza israeliane. Un caso recente è quello di lunedì 5 luglio, quando sono state scoperte in tempo due cinture esplosive che terroristi di Hamas cercavano di trasportare, nascoste in una cartella scolastica, da Nablus a Elkana, dove per ora termina la barriera anti-terrorismo.

(The Israeli Government's Official Website, 05.07.04 - israele.net)





4. ATTIVITA' PREVENTIVA PER SALVARE VITE IN ISRAELE




Israele e la sicurezza antiterrorismo degli autobus
    
di Rodolfo Ballardini


In questo articolo Rodolfo Ballardini, corrispondente di LIBERO da Gerusalemme, richiama l'attenzione, da una parte sulla grave situazione nella quale vivono quotidianamente gli israeliani a causa del terrorismo, e dall'altra sulle attività preventive che le Forze di Sicurezza hanno messo in campo per contrastare l'azione dei kamikaze. Oltre ai provvedimenti di carattere militare il giornalista informa i lettori che il governo ha adottato altri sistemi che potremmo chiamare di "difesa passiva". Tra questi vi è la modifica strutturale dell'accesso agli autobus, in funzione antiterroristica.
    
    I terroristi palestinesi che si fanno esplodere sugli autobus di Israele passano dagli spazi che la barriera difensiva non ha ancora chiuso.
    Da Betlemme è partito l'ultimo membro delle Brigate Al Aksa che è entrato in Gerusalemme passando per le colline. Ha seguito uno dei numerosi "wadi" che caratterizzano i dintorni. E' arrivato a Talpiot, l'area artigianale e industriale della capitale, dove alle 08.10 circa, è salito sull'autobus n. 14 che porta in centro. Dopo qualche fermata, quando il mezzo si è riempito, ha azionato l'interruttore che ha posto fine, oltre che alla sua vita, anche a quella di otto cittadini israeliani e ne ha menomati una trentina.
    Tre settimane or sono, un altro abitante di Betlemme, membro di Hamas ma anche appartenente alle Forze di sicurezza palestinesi, ha seguito sempre la via delle colline, penetrando in città. E' salito sull'autobus n. 19 e si è fatto scoppiare in centro. I morti sono stati 11 e i feriti gravi circa 40. Il 23 agosto dello scorso anno, un altro terrorista era uscito dall'area di Betlemme, era salito sull'autobus n. 2 e si era fatto esplodere causando la morte di 23 israeliani e il ferimento di altre 100 persone. Il servizio segreto interno, lo Shin Bet, per bocca del suo capo, Avi Dichter, ha confermato alla Knesset, il Parlamento, che dai territori palestinesi isolati dalla barriera non penetra più alcun terrorista. Le aree di Tulkarem, Nablus, Jenin sono oggi impenetrabili e dalle decine di varchi autorizzati e presidiati entrano solo coloro che vogliono recarsi in Israele per lavorare.
    Ma l'attività preventiva delle Forze di Sicurezza e Prevenzione di Israele non si ferma alla mera edificazione di una barriera dotata di sofisticati sistemi di rilevamento, incluse telecamere termiche, sensori agli infrarossi o reticolati "elettronicizzati". L'IDF (Israel Defence Force) ha costituito una nuova Brigata per la sorveglianza delle regioni di Giudea e Samaria, la West Bank. Non sono molti i dettagli forniti dai Comandi interessati. Le informazioni sull'organico, sulle dotazioni e sui mezzi sono state segregate. Il nuovo reparto è già quasi completamente dislocato sulla linea di giunzione (Seam Line) tra l'area a Sud di Qalkilya e la periferia di Gerusalemme. Sono stati così messi sotto un ulteriore controllo 9 centri abitati israeliani e 32 villaggi palestinesi.
    La nuova unità risponde al nome di Brigata MACABIM ed è deputata alla difesa dell'area metropolitana laddove la barriera difensiva non è stata ancora completata.

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Il Reparto è organicamente dipendente dalla divisione "Amud Ha'esh", "Colonna di Fuoco", (la biblica Colonna che, nottetempo, fungeva da guida e da difesa agli Ebrei usciti dall'Egitto) la quale, a sua volta, dipende direttamente dal Comando Centrale di Tel Aviv.
    Gli obiettivi e i compiti assegnati ai militari della MACABIM comprendono la prevenzione delle infiltrazioni terroristiche, la supervisione alla costruzione del muro difensivo e la sicurezza dei cittadini israeliani della regione. Per l'assolvimento dei compiti, la neo Brigata è stata rinforzata con reparti speciali. Oltre a questi provvedimenti militari, il Governo di Ariel Sharon ha adottato alcuni sistemi di difesa passiva. Tra questi la modifica in funzione antiterroristica dell'accesso agli autobus.
    Tutti i mezzi della Egged, e della Dan, le due compagnie che gestiscono i trasporti urbani ed extra urbani in Israele, stanno per essere trasformati secondo il progetto TAAS, studiato dall'IMI, Israel Military Industries, e dal Ministero dei Trasporti. Il progetto ha un costo medio di circa 30 mila euro per ogni mezzo. La sola Egged ha in servizio circa 3.250 mezzi. I primi cinque esemplari modificati sono stati presentati al Ministro dei Trasporti Avigdor Lieberman presso la sede della Egged di Gerusalemme. Il sistema di protezione è articolato e complesso. Innanzitutto, i passeggeri possono salire solo uno alla volta, evitando così la ressa sulla pedana di accesso. E' stato infatti installato un sistema simile a quello che consente l'accesso ai treni della metropolitana, ovvero un meccanismo a rotazione che consente il passaggio a comando. Con il progetto TAAS l'ordine è impartito dall'autista che, premendo un pulsante, consente la rotazione in senso orizzontale della barra di arresto permettendo l'ingresso. L'autista controlla un sensore ottico di allarme collegato con il dispositivo "detect bombs" montato in prossimità della salita. Percepisce la presenza di esplosivo a un metro di distanza dall'ingresso. In caso di allarme, ma questa parte sarà installata nei prossimi giorni, il conduttore del mezzo farà scattare una barriera a scorrimento orizzontale che isolerà il resto dell'autobus, e conseguentemente anche i passeggeri già saliti, dal potenziale terrorista. L'allarme è collegato in automatico alle forze di polizia. Alla fine dei lavori di adeguamento al progetto antiterroristico, l'ingresso di ogni autobus sarà simile a quello delle banche e i passeggeri, uno alla volta, dovranno superare una bussola corazzata di sicurezza. In aggiunta, è stata modificata anche l'uscita dalla quale si potrà solo scendere e sarà impossibile salire. Il sistema nel suo complesso appare farraginoso soprattutto per i passeggeri dotati di scarsa o nulla capacità motoria.
    Gli autobus e i loro autisti sono una caratteristica di Israele. Rappresentano il concetto del trasporto istituzionalizzato in un Paese che non ha un sistema ferroviario e dove le automobili hanno un costo proibitivo per molti. Con molta probabilità il trasporto pubblico israeliano non è paragonabile a quello di alcun altro Stato europeo e non solo per la frequenza delle corse che si prolungano anche nelle ore notturne, ma pure per la peculiarità degli autisti. Visitare Israele e non compiere almeno una corsa sull'autobus significa perdere qualcosa. Gli utenti sono per lo più anziani o giovani studenti. Con l'autobus si va a fare la spesa e non è raro incontrare vecchiette che caricano sul mezzo 10-12 sacchetti del supermercato. E l'autista aspetta e i passeggeri aspettano che il "caricamento" abbia termine. Analoga procedura per la discesa. Con il TAAS qualcosa dovrà necessariamente modificarsi.
    Ma è lo scotto da pagare per salvare le vite.

(Rivista Italiana Difesa, 04.07.2004 - da Informazione Corretta)





5. VOLANTINI PER I PALESTINESI: «TENETEVI LONTANI DAI TERRORISTI!»




GAZA - Un aereo militare israeliano ha gettato migliaia di volantini nella zona nord della striscia di Gaza che invitano la popolazione palestinese a non collaborare con i terroristi.
    Secondo quello che riferisce il quotidiano "Yediot Aharonot", il testo dei volantini, scritto in arabo, dice:
    
    "Ai cittadini palestinesi,
    la volgare gentaglia continua a farsi beffe della disgraziata situazione in cui voi oggi vivete. Questo si vede dal fatto che trasformano le vostre case e i vostri campi in luoghi di lancio per i razzi Kassam. A questi terroristi non importa niente della fonte delle vostre entrate e della sicurezza delle vostre famiglia, al contrario, il loro nascosto interesse è che la vostra situazione peggiori.
    Alcuni abitanti coraggiosi nel passato sono riusciti a cacciare questi criminali quando hanno tentato di lanciare razzi dai loro campi. Fate come quei coraggiosi e allontanate questi conigli dai vostri bambini.
    Il comando delle forze militari israeliane."
    
    Il portavoce militare ha spiegato: "Lo scopo è quello di illustrare alla popolazione palestinese la serietà delle azioni militari israeliane. Cerchiamo in questo modo di parlare con loro."
    
(Israelnetz Nachrichten, 05.07.2004)





6. ISRAELE DISCUTE SUL RITIRO DA GAZA




Perché Israele discute del giubbotto antiproiettile di Sharon


GERUSALEMME - "Non porto il giubbotto antiproiettile, non ce ne sono per la mia taglia", così ha detto il primo ministro d'Israele, Ariel Sharon durante una seduta parlamentare straordinaria, mentre il paese si chiede se il ritiro da Gaza e Cisgiordania porterà a scontri con gli abitanti degli insediamenti. C'è già chi evoca l'omicidio di Izhak Rabin.
    Sharon ha incassato dal governo la prima luce verde al piano. Il passaggio ha determinato una crisi nella coalizione. Il progetto è stato con successo sottoposto al vaglio della comunità internazionale. Il sostegno è arrivato da George W. Bush e dalla Russia, e l'Egitto ha garantito un proprio coinvolgimento a Gaza, dopo il ritiro. Il Day After sarebbe stato in questi mesi oggetto di incontri riservati tra israeliani e palestinesi.
    Secondo Maariv, le due parti – aiutate da Spagna, Canada e dal Quartetto, con Usa, Onu, Ue e Russia (che ieri si è riunito a Gerusalemme) – avrebbero trovato un accordo sulle esigenze finanziarie per il successo del piano; i palestinesi starebbero pensando a una nuova Autorità nazionale.
    "Tutti discorsi inutili: il ritiro non ci sarà", dice al Foglio Zvi Hendel, deputato alla Knesset per il partito nazionalista d'opposizione Ehud ha Leumì. Hendel risiede a Gaza, nell'insediamento di Gush Katif. Là vivono 7.500 persone e su di loro sono puntati gli occhi degli israeliani, dopo che Avraham Dichter, direttore dello Shin Bet, il servizio di sicurezza, ha lanciato l'allarme: sarebbe in atto un'escalation della violenza tra gli attivisti dell'estrema destra israeliana vicina agli insediamenti. Un rabbino dell'esercito è stato aggredito nei giorni scorsi a Gerusalemme per aver ordinato di smantellare un istituto religioso in un insediamento abusivo; il rabbino Avigdor Neventzal avrebbe riconosciuto, per chi ceda ad altri la terra d'Israele, le condizioni per essere oggetto del Din Rodef, la licenza data agli ebrei per uccidere altri ebrei. L'organizzazione dei rabbini di Gaza e Cisgiordania ha mobilitato attivisti per una manifestazione di protesta al Muro del Pianto, ma il portavoce Daniel Shilo spiega che ai soldati si opporrà una resistenza passiva. "Se i servizi sanno, devono fermare per tempo chi vuol passare alla violenza", dice il deputato Effi Eitam, esponente del Partito nazionalreligioso, già ministro del governo Sharon. "Non ho mai sentito nessuno disposto a sparare su un ebreo, sui nostri soldati. E' una montatura per dipingerci come estremisti", dice al Foglio Frank Chemla, medico della comunità di Gush Katif. "Siamo esasperati. Veniamo ammazzati dai terroristi da quattro anni. Veniamo a sapere dai giornali che ce ne dovremmo andare, nessuno è venuto a dirci nulla. A opportune condizioni la maggior parte di noi sarebbe disposta al doloroso passo, ma non sarà facile convincerci. Per gli stessi soldati cacciarci rappresenterà un problema di coscienza".
    Yossi Sarid, deputato alla Knesset e leader del partito della sinistra Merez, aveva previsto il problema e al Foglio dice che per questo si era opposto ad appoggiare i soldati che si rifiutarono di servire nei Territori: "Hanno creato un grave precedente". Tra essi c'era anche il figlio di Shaul Mofaz, ministro della Difesa, che preferirebbe inviare la polizia e non l'esercito per evacuare gli insediamenti. La commissione Affari istituzionali della Knesset ha bocciato una mozione che escludeva l'impiego dei soldati e sulla stessa linea è il ministro dell'Interno, Tzachi Hanegbi. Sharon ha nominato responsabile dell'operazione un residente nei Territori e si cercherà di evitare che soldati residenti in un insediamento debbano evacuare i propri cari e i vicini di casa.

(Il Foglio, 07.07.2004 - da Informazione Corretta)





7. «CHE ALTRO RICHIEDE DA TE IL SIGNORE?»




Giustizia - Bontà - Umiltà

di Renée Hirel

Agli occhi degli intellettuali, dei militanti di sinistra e dei possessori della verità, io passo per un antiquato e un ritardato, di tendenze estremiste, perché oso confessare che credo in Dio.
Ed è di buon gusto, tra di loro, ridicolizzare la Torah, il Talmud e gli Evangeli.
Poiché non maneggio né gli insulti, né gli esplosivi, né il coltello, loro non esitano a farmelo sapere. Sono più cauti con le altre religioni, che conoscono meno e considerano più esotiche.
E tuttavia ho appena riletto la haftarah «Balaq» (Michea 6.8), letta sabato 3 luglio 2004 nelle sinagoghe di tutto il mondo. Frasi meravigliose, vecchie di più di 2.500 anni, che mi sono di conforto:
    «O uomo, Egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?»
  • Sì, io auspico la giustizia, uno dei pilastri delle nostre società. Auspico la giustizia per quegli ebrei, giovani o vecchi, che si fanno insultare, minacciare o aggredire da dei mascalzoni che vogliono difendere i loro fratelli palestinesi innocenti (perché sono musulmani) da degli israeliani che hanno tutti i difetti (perché sono ebrei).
  • Sì, io auspico la bontà, ma anche la giustizia per i giovani o meno giovani in difficoltà e manipolati da fanatici religiosi o politici che si rifugiano nella violenza.
  • Sì, io voglio essere umile ed evitare l'arroganza di quei fanatici religiosi o politici che sanno tutto e vogliono imporre le loro leggi.
Nonostante tutti i totalitarismi che si succedono: fascismo, comunismo, islamismo, io continuo ad avere fiducia in Dio...

(upjf.org, 07.07.2007)




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