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Notizie su Israele 261 - 9 ottobre 2004

1. Membri di Hamas pagati dall'Onu
2. I legami tra Onu e terrorismo
3. Viaggio in bicicletta a Gerusalemme
4. Si è conclusa la festa delle capanne cristiana
5. Premio Nobel a due scienziati israeliani
6. Accuse di antisemitismo alla fiera del libro di Francoforte
7. Benvenuto a casa tua!
8. Musica e immagini
9. Indirizzi internet
Isaia 49:13-15. Esultate, cieli, e tu, terra, festeggia! Prorompete in grida di gioia, monti, poiché il Signore consola il suo popolo e ha pietà dei suoi afflitti. Ma Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonata, il Signore mi ha dimenticata». Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te.
1. MEMBRI DI HAMAS PAGATI DALL'ONU




Peter Hansen
Capo ONU a Gaza ammette:
“Assumiamo anche membri di Hamas”

Peter Hansen, responsabile a Gaza dell’agenzia Onu per i palestinesi (UNRWA), ha confermato in un’intervista televisiva che la sua agenzia impiega anche membri di Hamas a Gaza.
    “Sono sicuro che vi sono membri di Hamas sulla lista paga dell’UNRWA e non lo considero un crimine”, ha dichiarato domenica Hansen rispondendo alle domande della CBC canadese. “Essendo Hamas un’organizzazione politica – ha continuato il funzionario Onu – non significa che ogni suo membro sia un attivista. Noi non facciamo filtri politici e non escludiamo persone in base alle convinzioni politiche”. Nell’intervista Hansen ha tenuto ad aggiungere d’essere sicuro che, “indipendentemente dalle loro convinzioni politiche”, i membri del suo staff “si comportano secondo gli standard dell’Onu e le regole di neutralità”.
    Hamas è un’organizzazione fondamentalista palestinese, votata alla distruzione d’Israele, ufficialmente considerata terrorista da Stati Uniti, Canada e Unione Europea.
    Nello stesso servizio, la CBC precisa che il Canada dona all’UNRWA 10 milioni di dollari all’anno.
    Da tempo Israele accusa l’UNRWA e in particolare il suo responsabile a Gaza, di pregiudizi anti-israeliani ai limiti dell’illegalità. L’intervista canadese ad Hansen non ha fatto che gettare benzina sul fuoco delle accuse mosse da Israele nei giorni scorsi sulla base dell’ultima evidenza: un video girato da un aereo-sia delle Forze di Difesa israeliane in cui si vedono terroristi palestinesi che caricano un missile Qassam su un veicolo siglato UN (Nazioni Unite).
    Un ufficiale della sicurezza israeliana ha dichiarato al Jerusalem Post che non sussistono dubbi sul fatto che l’oggetto caricato a bordo del veicolo fosse un Qassam. “Se c’è qualche dubbio – ha spiegato l’ufficiale – riguarda semmai l’autenticità del veicolo, se appartenesse davvero all’Onu, o se fosse un veicolo dei terroristi camuffato da veicolo Onu per non essere colpito dalle forze israeliane”.
    Il video costituisce solo l’ultimo di una serie di casi denunciati da Israele negli ultimi quattro anni, e che dimostrano come i terroristi approfittino di edifici e mezzi UNRWA sapendo che non sono soggetti ai controlli israeliani e che godono di piena libertà di movimento.
    Nell’aprile 2003 il Jerusalem Post pubblicò un documento della difesa israeliana che denunciava una serie di casi del genere. Anche allora Peter Hansen smentì tutto categoricamente, ma il documento citava anche casi di terroristi palestinesi che avevano rivelato d’aver fatto personalmente uso di mezzi ed edifici dell’agenzia Onu. In particolare, veniva citato il caso del dipendente UNRWA Nahed Rashid Ahmed Atallah, residente nel campo di Jabalya (striscia di Gaza), arrestato nell’agosto 2002, il quale aveva ammesso d’aver usato un veicolo Onu per trasportare terroristi e armi e d’aver utilizzato il suo lasciapassare per attraversare i confini con Egitto, Siria e Libano per prendere contatti con membri del Fronte Popolare palestinese, dai quali riceveva fondi e armi.
    Già nel dicembre 2002 un rapporto dei servizi israeliani riferiva di un certo numero di palestinesi arrestati che avevano ammesso d’aver usato edifici e veicoli dell’UNRWA per organizzare attentati. Tra gli esempi citati, quello di Mohammed Ali Hassan, arrestato nel febbraio 2002, che aveva rivelato d’aver usato un edificio UNRWA a Nablus per immagazzinare armi e fare esercitazioni di tiro. Lo stesso rapporto riferiva che due circoli dell’UNRWA, nei campi palestinesi di Jabalya (striscia di Gaza) ed El-Aroub (presso Hebron), venivano usati come luoghi di riunione da terroristi Tanzim (affiliati a Fatah). Il rapporto citava anche il caso di Nidal Nazal, autista di ambulanze dell’UNRWA, arrestato nel luglio 2002, che aveva rivelato d’aver usato la sua ambulanza per trasportare terroristi impegnati nella preparazione di attentati.
    
(Jerusalem Post, 4.10.2004 - israele.net)





2. I LEGAMI TRA ONU E TERRORISMO




Così l'Onu aiuta i rifugiati palestinesi a diventare terrorristi

di Christopher Caldwell

Gerusalemme. Più di 25 anni fa, l’ambasciatore libanese alle Nazioni Unite, Edward Ghora, scrisse all’allora segretario generale, Kurt Waldheim: “I campi profughi dell’Unrwa (agenzia per i rifugiati, ndr) sono stati trasformati dai palestinesi in bastioni militari nel cuore dei nostri centri abitati”. La situazione non è cambiata. L’Unrwa ha uno staff di 23 mila persone, di cui il 98 per cento è formato da arabi palestinesi.
    Sin dalla sua creazione nel 1950, ha concentrato i suoi sforzi nel promuovere il diritto al ritorno dei palestinesi, soggetta più volte all’accusa di farli vivere in uno stato di limbo e di alimentare in loro il desiderio di stabilire uno Stato palestinese nei confini d’Israele. Dopo Oslo, l’Unrwa ha più volte rifiutato la proposta d’incoraggiare i rifugiati ad abbandonare l’idea di tornare nelle case lasciate nel ’48 e di accettare nuove sistemazioni. Nell’85, Israele aveva provato a trasferire i rifugiati in 1.300 nuovi appartamenti, costruiti con l’appoggio del Catholic Relief Agency, ma l’Assemblea generale dell’Onu votò una risoluzione secondo la quale Gerusalemme non aveva diritto di spostare i palestinesi dalle loro abitazioni.
    I legami tra l’Unrwa e il terrorismo sono stati resi noti nel 2002. Un documento dell’intelligence dimostra come le scuole gestite dall’Unrwa siano servite dall’inizio dell’Intifada come luoghi per riunioni di Hamas e come centri di addestramento per shahid (martiri). Durante le elezioni dei rappresentanti del sindacato dell’Unrwa a Gaza, i candidati affiliati a Hamas hanno conquistato il 97 per cento dei seggi, assicurandosi la partecipazione alla commissione esecutiva e gestendo l’educazione nelle scuole dei campi. Nell’aprile 2004, la scuola maschile di Balata a Nablus ha celebrato una commemorazione per la morte dello sceicco Yassin, con la partecipazione di Hisham Abu Hamdan, comandante delle Brigate al Aqsa.
    Secondo il sito del premier israeliano, Yassin nel 2001 aveva presentato la sua dottrina ideologica in un liceo di Jabalya ed era stato elogiato da Saheil Alhinadi, rappresentante del settore scolastico dell’Unrwa. Yoni Fighel, colonnello israeliano, dice che la maggior parte degli impiegati dell’agenzia è legata a movimenti radicali islamici. Dore Gold, ex ambasciatore di Israele all’Onu, aggiunge di aver visto a Jenin nel 2002, nelle case di dipendenti dell’Unrwa, poster che glorificavano gli attentati suicidi in territorio israeliano. La politica dell’agenzia di fatto non prevede alcuna verifica sul personale assunto in Cisgiordania o a Gaza, a differenza del reclutamento svolto in Giordania, Siria e Libano, dove si richiede un controllo sui precedenti penali di ogni impiegato.
    Dall’inizio della seconda Intifada, qualsiasi palestinese può richiedere assistenza finanziaria all’Unrwa. Questo tipo di politica trascende lo scopo dell’agenzia, sollevando dubbi su come siano utilizzati i finanziamenti.
    Karen Abuzayed, deputata della commissione generale, ha definito più volte i rifugiati palestinesi “elementi armati”, che tengono in ostaggio l’agenzia dell’Onu, e che la sua stessa direzione ha paura di interferire con le attività terroristiche nei campi profughi. Peter Hansen, commissario generale dell’Unrwa, ha detto di essere al corrente dei legami di suoi impiegati con Hamas. Secondo Gershon Baskin, direttore dell’Israel Palestine Center for Research and Informations, questa ammissione non dovrebbe stupire: il 40 per cento della popolazione a Gaza appoggia Hamas, di conseguenza questa situazione è inevitabilmente riflessa anche nei campi dei rifugiati.
    Le autorità israeliane stanno prudentemente indagando sull’uso di veicoli dell’Onu da parte di gruppi terroristici. Il direttore generale degli affari pubblici israeliano, Gideon Meir, ha ribadito l’importanza dell’Unrwa come organizzazione umanitaria, sottolineando però che già in passato alcuni impiegati dell’agenzia avevano avuto problemi con la giustizia dello Stato ebraico. “La credibilità – dice Meir – è uno dei beni più importanti per le relazioni pubbliche del nostro paese. A volte, facciamo degli sbagli, ma come principio, non mentiamo mai.

(Il Foglio, 7 ottobre 2004 - da Informazione Corretta)





3. VIAGGIO IN BICICLETTA A GERUSALEMME




Tre studenti tedeschi si sono messi in viaggio un mese e mezzo fa sulle loro biciclette. Hanno preso con loro un sasso dal campo di concentramento di Sachsenhausen per portarlo al Museo Yad Vashem a Gerusalemme. Nel loro percorso hanno attraversato vari stati europei, poi la Siria e la Giordania. Alla fine del viaggio hanno raccontato le fatiche fisiche e morali che hanno sostenuto per immortalare milioni di persone che non sono più tra noi.
    Che cosa spinge tre tedeschi, per di più cristiani, a compiere un estenuante viaggio in bicicletta in Israele? Risposta: due di loro che hanno terminato il tour hanno voluto portare un sasso da un campo di concentramento al Museo Yad Vashem. Il loro arrivo in Israele è stato debitamente festeggiato a Gerusalemme domenica 3 ottobre.
    Alex Laesicke (25 anni), studente di economia a Berlino, Aharon Blankenburg (21 anni), studente di matematica e materie informatiche a Lipsia, e Dennis Crosby (22 anni), anche lui studente di ingegneria a Berlino, hanno lasciato la Germania un mese e mezzo fa in direzione di Israele.
    Alex Laesicke racconta: «L'idea di partire per Gerusalemme e di portare un sasso dal campo di concentramento di Sachsenhausen, a nord di Berlino, l'ho avuta io l'anno scorso dopo aver visto il film "Schlinder List". Per me questo è un segno di onore e amicizia. E' un legame tra un posto che mi è molto caro - il mio luogo di nascita - e Israele e Gerusalemme.»
    «Sono nato a Oranienburg, lontano circa un chilometro dal campo di concentramento, e sono cresciuto lì», racconta. «Ho vissuto con le storie raccontate su quel luogo, il campo di concentramento, e su quello che vi è accaduto. L'abbiamo imparato a scuola, e anche a casa. E' un'opportunità abbastanza particolare, crescere in un posto simile.»
    Secondo le parole di Alex, quasi la metà della popolazione del luogo, ebrei e non ebrei, è stata uccisa nel campo di concentramento o in guerra, e oggi lì c'è ancora una piccola comunità ebraica. «Vorrei rafforzarla», aggiunge.
    «Ci è voluto molto tempo perché l'idea maturasse», spiega Alex. «Ho sempre sognato di fare un lungo tour in bicicletta, di partire per un'avventura. Dopo aver progettato il giro, ho incontrato un israeliano di Tel Aviv. A quel tempo stavo proprio cercando un amico con cui andare ad abitare. Quando udii che veniva da Israele gli ho detto che era una bella cosa, perché avevo proprio l'intenzione di andare in Israele. Si è messo a ridere. Abbiamo cominciato a parlare di Israele e del nostro giro in bicicletta. Siamo andati ad abitare insieme e siamo diventati buoni amici.»
    «Ogni notte mi parlava di Israele. Io volevo sapere tutto, prima di partire. Mi ha spiegato la differenza fra Tel Aviv e Gerusalemme e il deserto. Mi ha parlato dei problemi tra ebrei e arabi, tra israeliani e palestinesi. Sono cose che non sapevo, che non avevo capito. Da lui ho imparato molto su Israele. Spero che in Israele mi saranno veramente di aiuto.»
    Aharon, che ha viaggiato con Alex, l'ha conosciuto per internet, in un forum per ciclisti. «Credo che fare il tour in due sia più semplice. E' impossibile fare un tour come questo da soli. Non ce l'avrei fatta.»
    I tre ciclisti sono partiti il 5 agosto. Dopo molti stati europei, hanno attraversato la Turchia e sono arrivati in Siria. «In Siria abbiamo detto a tutti che volevamo andare al Cairo. A qualcuno avremmo voluto dire che in realtà andavamo in Israele, ma non sapevamo a chi potevamo dirlo e a chi no. Allora non l'abbiamo detto a nessuno. In Giordania invece abbiamo detto che eravamo in viaggio verso Israele e le persone erano entusiaste. L'idea gli piaceva.»
    «L'idea di visitare Gerusalemme ce l'avevo già prima di conoscere Alex», racconta Aharon, che nonostante il suo nome non è ebreo. «Sono un appassionato della bicicletta e ho già fatto dei tour in Eropa. Sono un credente cristiano e volevo andare a Gerusalemme per visitare i luoghi sacri cristiani.»
    «Quando ho pensato di andare in bicicletta in Israele, ho chiesto a degli amici se volevano venire con me, ma nessuno ha accettato, perché è un viaggio veramente lungo. Mia madre mi ha suggerito di cercare in internet, e così ho trovato Alex, che mi ha comunicato la sua idea di portare un sasso dal campo di concentramento di Sachsenhausen a Yad Vashem, e la cosa mi ha entusiasmato. Mi è sembrato estremamente importante, come simbolo, affinché le persone non dimentichino quell'orribile massacro.»
    Il viaggo di ritorno i due amici non lo faranno in bicicletta, ma in aereo. «Sarebbe troppo per noi», ammette Aharon. E alla fine dice: «Credo anch'io che questo sia il nostro ultimo tour in bicicletta, ma non si può mai dire.»
    
(Ambasciata d'Israele a Berlino, 4 ottobre 2004)

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4. SI E' CONCLUSA LA FESTA DELLE CAPANNE CRISTIANA




Più di 150 artisti da diversi paesi, soprattutto cantanti, musicisti e danzatori, hanno partecipato all'allestimento della solenne serata della Festa delle Capanne cristiana dell'International Christian Embassy in Jerusalem (ICEJ). Una colorita mescolanza di canti ebraici, inni d'adorazione inglesi e brevi discorsi ha caratterizzato la festa. I pellegrini cristiani si sono molto commossi quando i danzatori di balletto sono saliti su delle funi per dimostrare che Dio li porta in alto e li sostiene: "You raise me up to more than I can be". Per gli ospiti ebrei il momento culminante è stato quando migliaia di cristiani hanno cantato l'inno nazionale israeliano.

(Israelnetz Nachrichten, 7 ottobre 2004)





5. PREMIO NOBEL A DUE SCIENZIATI ISRAELIANI




La normalità di un paese "anormale"

Il premio Nobel per la chimica è stato assegnato quest'anno a due ricercatori israeliani ed uno statunitense per i loro studi su una molecola chiamata "ubiquitina".
A prima vista, sembra una notizia di ordinaria amministrazione.
Eppure dovrebbe far riflettere quanti cercano sempre di associare lo stato di Israele ad immagini di morte, guerra e distruzione: la realtà, per fortuna, è molto diversa.
Nonostante il tentativo di certa propaganda di fare di Israele uno stato "paria", proponendolo come militarista ed imperialista, la verità è che la società israeliana, proprio perché libera ed aperta, continua a dare un importante contributo alla cultura ed alla ricerca del mondo occidentale. Il premio Nobel ai due scienziati israeliani è solo l'ultimo riconoscimento di un enorme lavoro che viene compiuto nei laboratori e nelle Università di tutto il paese e che consentono ad Israele di porsi all'avanguardia in numerosi campi. Questo, naturalmente, con l'aiuto e la collaborazione di numerosi paesi amici, primi fra tutti gli Stati Uniti. Tutto questo in una situazione drammatica che costringe a destinare una fetta enorme del bilancio alle spese della difesa. Proviamo a pensare se in Medio Oriente si riuscisse ad avviare seriamente un processo di pace, quali benefici trarrebbe tutta l'area da un paese che potrebbe dedicare le sue energie e la sua intelligenza a migliorare il mondo.

L'associazione Italia- Israele di Bologna





6. ACCUSE DI ANTISEMITISMO ALLA FIERA DEL LIBRO DI FRANCOFORTE




FRANCOFORTE - Il direttore del ramo europeo del Centro Simon Wiesenthal, Shimon Samuels, ha pubblicato una lista di presunte pubblicazioni antisemite e anti-israeliane presentate alla Fiera del Libro di Francoforte. La procura di Stato sta esaminando se i libri vanno contro la legislazione tedesca.
    In una lettera aperta inviata giovedì serà al presidente della Fiera del Libro, Volker Neumann, il Centro Simon Wiesenthal ha chiesto di vietare l'esposizione di questi libri e di escludere le corrispondenti case editrici. Samuels ha elencato dieci esempi che, ai suoi occhi, sono antisemiti e dovrebbero essere esaminati dalla polizia per verificare se contengono forme di istigazione. Nel frattempo, il sostituto Direttore della fiera, Joachim Kehl, ha trasmesso la lista all'Ufficio di polizia giudiziaria. "Se si dovrà fare una censura, sarà soltanto contro ciò che è considerato un reato in Germania", ha detto Kehl in un suo rapporto televisivo.
    Gli Stati arabi quest'anno sono ospiti onorari della mondiale esposizione di libri. Samuels ha sottolineato che la sua critica non è rivolta alla Fiera del Libro, e anzi ritiene che sia stata una "idea grandiosa" invitare la Lega Araba come ospite d'onore. Ma una fiera del libro dovrebbe stare sempre nel segno della tolleranza e non dovrebbe mai diventare uno strumento di razzismo e di odio.
    Tra i libri criticati da Samuel c'è per esempio "I peccati degli ebrei e dell'ebraismo", della casa editrice egiziana Merit. Nell'immagine del titolo, su uno sfondo bianco-nero-rosso con una grande stella di Davide, si può vedere un ebreo ortodosso che furtivamente gira in una strada buia. Il libro attizza odio e viola la legge tedesca, sostiene Samuels. L'editore Mohammed Hashem invece respinge l'accusa. L'opera, secondo lui, proviene dallo scrittore israeliano Israel Shahak e non è antisemita.
    Altri tre libri esposti a Francoforte dalla casa editrice egiziana Horus incitano alla distruzione di Israele. Tra questi uno dal titolo "Nell'anno 2021 Israele cesserà di esistere". Allegato c'è un CD-Rom come materiale didattico per la scuola.
    Il libro libanese "In onore del grande Sceicco" presenta il leader di Hamas ucciso in primavera, Ahmed Yassin.
    Altre opere si occupano di teorie del complotto, come per esempio il coinvolgimento di Israele negli attacchi dell'11 settembre 2001.
    Nello stand del giornale egiziano ufficiale "Al-Ahram" c'è un libro il quale sostiene che Israele controlla gli USA. Due case editrici egiziane presentano il libro "I tentacoli mondiali del Mossad" (il servizio segreto israeliano).
    Lo stand libico presenta il libro "Isratine" di Muamar Gheddafi, in cui il capo di Stato auspica la fine della superiorità dello Stato ebraico. Case editrici palestinesi distribuiscono una carta geografica in cui Israele è rappresentato con una frontiera in forma di un serpente che avvolge.
    Un disturbatore ha interrotto la lettura del nuovo libro di Philipp Gessler al Forum della rivista "Spiegel". Mentre lo storico stava presentando il suo libro "Il nuovo antisemitismo" e aveva cominciato a parlare dell'antisemitismo arabo, un uomo è corso sulla pedana e ha gridato che l'autore diffonde menzogne e che l'antisemitismo arabo è un'invenzione.
    Il Centro Wiesenthal è stato fondato nel 1977 dall'Organizzazione Internazionale per i diritti umani e, secondo i suoi dati, ha 440.000 membri. Si dedica principalmente alla lotta contro l'antisemitismo.

(Israelnetz Nachrichten, 8 ottobre 2004)





7. BENVENUTO A CASA TUA!




Attaccare il passato al presente

di Paule-Hélène Szmulewicz

«Tutti i passeggeri sono pregati di raggiungere i loro posti e allacciare le cinture. Stiamo per iniziare la discesa sull'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Sono le 15 e 45 ora locale. La temperatura al sole è di 29 gradi. Il comandante di bordo e il suo equipaggio vi ringraziano di aver volato sulla compagnia EL AL e saranno felici di ricevervi prossimamente su queste linee.»
    Pieno sole sull'oblò. Le onde del Mediterraneo s'infrangono sulla costa israeliana in tutta la sua lunghezza. L'aereo scende. Quali pensieri ti invadono! Guardi in basso. Le case che prima erano minuscole adesso si delineano. I campi s'avvicinano. La pista diventa visibile. L'aereo compie il suo atterraggio.
    Ecco il "fracasso" che aspettavi: le ruote dell'aereo su questo suolo. Gli applausi dei passeggeri, le canzoni israeliane come sfondo sonoro, l'emozione intensa di essere di ritorno... a casa tua.
    Il tuo vicino di sedile è israeliano, le hostess sono israeliane, il pilota è israeliano, gli agenti di sicurezza sono israeliani, quelli che fanno uscire i tuoi bagagli dal deposito sono israeliani, i doganieri sono israeliani, tu sei in Israele. E hai preso un biglietto di sola andata.
    Un'andata senza ritorno. In effetti, un vero Ritorno, un semplice Ritorno. Quello che aspettavi da... più di un migliaio d'anni.
    Qui tutto è cambiato. Autostrade, città, villaggi. Pensa dunque!
    Ma... anche tu sei cambiato.
    Guarda.
    Tutte le civiltà ti sono passate sopra, ti hanno sedotto, ti hanno aggredito, ti hanno stregato e ti hanno ghermito, ti hanno mentito, ti hanno adottato e ti hanno respinto, ti hanno ferito, ti hanno arricchito nel momento stesso in cui ti hanno denudato, ti hanno assassinato a fuoco lento o a fuoco vivo, ti hanno mostrato tutto quello che possono fare di te.
    Ma il peggio è che talvolta ti hanno fatto perdere la memoria.
    Guarda.
    Guarda i tuoi vestiti, sono ricoperti della polvere della storia. Di tutte quelle storie che ti hanno fatto correre il rischio di dimenticare la tua.
    Guarda i tuoi occhi. Sono quasi spenti. Meno male che quel vecchio scampolo di speranza non ti ha mai lasciato.
    Guarda.
    Non sai nemmeno più parlare ebraico. Non sai più leggerlo. Sai ancora capirlo un po', ma non sai più pronunciarlo. Ti sei creduto a casa tua, laggiù. E' per questo quindi che è stato così difficile venire! Ci abbiamo creduto tutti: «Essere a casa nostra laggiù».
    Per forza! Dopo duemila anni, si finisce per credere a qualsiasi cosa... si finisce per «credersi». Ma, detto fra noi, se ci avessimo creduto un po' di più... non ci avremmo creduto!
    Basta con le chiacchiere. Andiamo, in macchina!
    Qui siamo nella valle di Ayalon. I monti desertici sulla sinistra, è l'inizio dello Shomron. Davanti a noi ci sono i monti della Giudea. Sono ricoperti di alberi piantati dal Keren Kayemet LeIsrael.
    Sai dove andiamo?
    Non c'è bisogno di dirtelo. Riconosci quelle colline, s'intrecciano le une con le altre. Le une, poi un tornante, poi le altre. Questa salita a Gerusalemme è delimitata da foreste di pini, cipressi e faggi. E il tutto si è spinto a tal punto sulla roccia, che non c'è più roccia.
    Lasciamo Shoresh sulla destra.
    Sulla sinistra, un monumento dedicato a quelli che hanno aperto la via per Yerushalaim (Gerusalemme). Quanti giovani israeliani si sono battuti e sono caduti in questi luoghi! Ci hanno permesso il ritorno.
    Ci avviciniamo.
    Davanti a noi c'è Mévassérèt Tsion, come il suo nome indica, il Messaggero di Sion, la collina che annuncia Yerushalaim. Ancora una discesa su Motsa, ed ecco l'ultima salita. Dopo questo tornante c'è la città.
    Le case hanno il colore della luce. La roccia è chiarissima. Il che non fa che aggiungersi alla chiarezza della città fatta di valli e valloni, di prati e boschetti, di strade in pendenza e di cammini. E' raro che ci siano degli imbottigliamenti, perché la città si distende su diverse colline.
    La bellezza di questa città è la sua semplicità senza fasto, una bellezza naturale.
    Tu hai già dimenticato di aver vissuto altrove. Non ti preoccupare, te lo ricorderanno tutti i giorni, a causa del tuo accento, a causa deituoi modi, a causa della tua cultura.
    Ti trasformerai lentamente, senza rinnegare nulla del tuo passato, e accogliendo il futuro.
    Si trattava soltanto di sapere dove si trovava il tuo presente.
    Benvenuto a casa tua!
    Beru'him habaim!

(Guysen Israël News, 06.09.2004)





7. MUSICA E IMMAGINI




Baruhk's Boots




8. INDIRIZZI INTERNET




Check Point

Welcome to The Berean Call




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