Notizie su Israele 61 - 14 dicembre 2001


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Ma negli ultimi tempi, il monte della casa del SIGNORE sarà posto in cima ai monti e si eleverà al di sopra delle colline e i popoli affluiranno ad esso. Verranno molte nazioni e diranno: «Venite, saliamo al monte del SIGNORE, alla casa del Dio di Giacobbe; egli c'insegnerà le sue vie e noi cammineremo nei suoi senieri!» Poiché da Sion uscirà la legge, da Gerusalemme la parola del SIGNORE. Egli sarà giudice fra molti popoli, arbitro fra nazioni potenti e lontane. Dalle loro spade fabbricheranno vòmeri, dalle loro lance, ròncole; una nazione non alzerà più la spada contro l'altra e non impareranno più la guerra.

(Michea 4.1-3)


GLI "AMANTI DELLA PACE"


"Militanti" di Hamas
Qualche giorno fa è stato reso noto un comunicato congiunto di Hamas, Jihad islamica e due gruppi armati collegati ad al-Fatah, l'organizzazione militare di Arafat, in cui si proponeva ad Israele una settimana di tregua: le organizzazioni palestinesi avrebbero interrotto per quel tempo gli attentati suicidi e in cambio Israele avrebbe dovuto astenersi da ogni iniziativa militare. La proposta è stata naturalmente rigettata, ma la stampa l'ha riportata in modo neutro, quasi rammaricandosi della non avvenuta interruzione delle "ostilità da entrambe le parti".
    Questo mostra a quale perversione morale e mentale si può arrivare quando si parla di Israele. Delle organizzazioni che tenevano i loro uffici regolarmente aperti nei territori amministrati da Arafat ammettono pubblicamente di aver istigato e preparato dei giovani ad andare ad uccidersi per uccidere altre persone aventi l'unico torto di essere degli Ebrei; dichiarano di voler continuare a farlo nel futuro annunciando di avere attentatori suicidi per altri vent'anni; quello che offrono, come merce politica di scambio, è una pausa di qualche giorno, non è chiaro a quale scopo.
    La semplice notizia di questa proposta avrebbe dovuto riempire di orrore chi l'ascolta ed essere un argomento in più per capire che gruppi di questo tipo, che usano gli essere umani come bombe viventi per uccidere altri esseri umani in nome di un'ideologia che agli occhi dei loro sostenitori li fa apparire come militanti impegnati o religiosi fedeli, non devono nemmeno essere fatti parlare, ma devono essere combattuti con tutti i mezzi possibili. La sensibilità morale invece si manifesta tutta nel deprecare le "eliminazioni mirate" del governo israeliano. Perché, si sa, non sta bene uccidere le persone. Bisogna lasciare che uccidano. Per poi indignarsi, condannare le "opposte violenze" (come fa il Papa), auspicare un ritorno al tavolo delle trattative. Con chi? Naturalmente con Arafat, l'"anziano" leader palestinese (da quando le cose si sono messe male per lui, i commentatori politici si sono accorti che Arafat è anziano; anche Sharon lo è, ma questo non importa). Infatti l'"anziano" leader palestinese sta facendo di tutto per combattere il terrorismo nei suoi territori: si pensi che pochi giorni fa ha perfino fatto chiudere gli uffici di Hamas e della Jihad islamica. Più di così! E che fa invece Sharon? Nel suo colpevole tentativo di opporsi ai gruppi oltranzisti può arrivare anche ad uccidere per sbaglio due bambini palestinesi. Poveri bambini! I bambini palestinesi non devono ucciderli gli Ebrei. I bambini palestinesi devono essere lasciati ai palestinesi, affinché possano allevarli e addestrarli ad uccidersi da soli per andare ad ammazzare altri Ebrei!
    E' a questo che pensano gli "amanti della pace"?

Marcello Cicchese


IL TERRORISMO PALESTINESE COLPISCE SENZA SOSTA


Comunicato dell'Ambasciata d'Israele a Roma

Roma, 13 dicembre 2001

    Un nuovo anello si è aggiunto alla catena ininterrotta di stragi del terrorismo palestinese contro Israele. La scorsa notte, nei pressi del villaggio ebraico di Immanuel, terroristi palestinesi hanno fatto esplodere due bombe al passaggio di un autobus israeliano, costringendo il veicolo a fermarsi, e successivamente aprendo il fuoco con mitragliatrici. I terroristi palestinesi non hanno cessato di sparare nemmeno quando sul luogo sono giunti i soccorsi. Sono state uccise almeno dieci persone e decine sono i feriti, tra cui alcuni in gravi condizioni. Quasi contemporaneamente, un secondo attacco da parte di due uomini bomba palestinesi è stato portato a termine nei pressi della comunità ebraica di Neve Dekalim, causando "solo" quattro feriti. I membri di Hamas che hanno rivendicato gli attentati erano sulla lista dei terroristi ricercati che Israele aveva sottoposto all'Autorità Palestinese e che non sono mai stati arrestati.
    Tutto questo avviene nel bel mezzo della missione dell'inviato Anthony Zinni che avrebbe dovuto riportare speranza e slancio nelle relazioni tra le parti. A questo ennesimo spargimento di sangue innocente è seguita l'ennesima dichiarazione retorica e patetica da parte di Arafat. Israele non è interessata alle vuote dichiarazioni di intenti di Arafat e della dirigenza palestinese con cui si dicono "disponibili" ad adempiere ai loro precisi obblighi di far cessare il terrorismo. A questo punto è fin troppo chiaro che gli arresti messi in atto di recente dalla polizia palestinese sono una farsa. Agli obblighi dell'Autorità Palestinese, previsti dagli accordi di Oslo e dalle intese successive firmate dallo stesso Arafat, deve corrispondere un impegno reale per fermare il terrorismo.
    Come sempre i palestinesi si sforzano di presentare gli sviluppi della situazione nei termini di un "circolo di violenza". Eppure, la realtà mostra che il terrorismo palestinese è indirizzato contro civili innocenti sugli autobus pubblici, nelle loro auto private, nei caffè, nei mercati, nelle stazioni degli autobus, nei centri commerciali e ovunque ci siano cittadini israeliani. Dall'altra parte, la risposta di Israele consiste in contromisure dirette a fermare quegli stessi terroristi che programmano le stragi, i mandanti e gli esecutori delle sparatorie e delle esplosioni contro villaggi e comunità israeliane e non sono fermati dall'Autorità Palestinese.
    Israele non può tollerare che i suoi cittadini e soldati siano sempre e ovunque nel mirino del terrorismo palestinese. Anche in Europa, come in Israele e negli Stati Uniti, bisogna comprendere che la responsabilità degli atti di terrorismo che continuano a spargere sangue e paura in Israele ricade sulle spalle di Arafat e dell'Autorità Palestinese che sono tenuti a fermare concretamente tanto il terrore, quanto l'incitamento alla violenza che ne è alla base e che viene diffuso e sostenuto con mezzi e in luoghi pubblici. In mancanza di un'adeguata azione in questo senso da parte palestinese, Israele è tenuta a fare ciò che nessun governo democratico potrebbe negare ai suoi cittadini: proteggerli.



COMUNICATO DEL GOVERNO D'ISRAELE


Gerusalemme, 12 dicembre 2001

    Il Governo d'Israele vede Arafat come direttamente responsabile per una serie di attacchi e, alla luce di ciò, dichiara che Arafat non può più essere considerato un elemento importante dal punto di vista di Israele e non ci sarà più comunicazione con lui
    Il Gabinetto di Sicurezza ha approvato le azioni militari presentate dal Ministro della Difesa e dal Capo del Personale nell'incontro ristretto di stasera.
    Le Forze di Sicurezza israeliane verranno dispiegate rapidamente per l'azione nelle aree urbane della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, al fine di portare a compimento gli arresti necessari e di confiscare le armi.
    Lo staff di sicurezza presenterà al Gabinetto al più presto possibile i metodi rivisti per combattere Hamas, la Jihad Islamica ed altre organizzazioni terroristiche, alla luce dell'aumentata gravità degli attacchi terroristici.
    Il Governo d'Israele vede l'Autorità Palestinese e il suo capo come direttamente responsabili della difficile situazione della popolazione palestinese. Il Governo d'Israele continuerà a fare ogni sforzo per assistere la popolazione civile.

(da "Ambasciata d'Israele a Roma")



UCCISI PER ERRORE DUE BAMBINI PALESTINESI


    Elicotteri israeliani lunedi' pomeriggio a Hebron hanno puntato i razzi contro un capo terrorista della Jihad Islamica, Mohammad Ayub Sider, organizzatore di agguati e di attentati suicidi. Nell'azione, durante la quale Mohammad Sider e' rimasto seriamente ferito, sono state coinvolte anche altre due auto e su una di queste sono rimasti uccisi due bambini palestinesi.
    "Facciamo di tutto per evitare vittime innocenti - ha dichiarato un portavoce delle Forze di Difesa israeliane - e siamo profondamente amareggiati per la perdita di queste vite".
    Raanan Gissin, portavoce di Sharon, ha aggiunto: "Mohammad Ayub Sidr era come una vera e propria bomba a orologeria: stava per mandare un commando suicida contro una stazione di autobus a Be'er Sheva. Se i palestinesi non fermano questi terroristi, dobbiamo farlo noi. Siamo profondamente dispiaciuti che due bambini innocenti abbiano perso la vita in questa guerra. Ma siamo in guerra. Se l'Autorita' Palestinese facesse il proprio dovere contro il terrorismo, non ci troveremmo in questa tragica situazione".
    Martedi' il ministro della difesa israeliano Binyamin Ben-Eliezer ha specificato che il terrorista della Jihad Islamica Muhammad Sider, obiettivo dell'azione israeliana, "stava per mandare due attentatori suicidi a compiere un attentato in Israele. Nessuno puo' pretendere che noi stiamo fermi senza fare niente", ha aggiunto Ben-Eliezer.

(Jerusalem Post, Ha'aretz, 11.12.01)
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ARAFAT NON CONTA PIU' NULLA


Il gabinetto di sicurezza israeliano, riunito nella notte di mercoledi' dopo i tre attentati terroristici palestinesi che hanno causato dieci morti e piu' di 30 feriti in Cisgiordania e striscia di Gaza, ha dichiarato che il presidente dell'Autorita' Palestinese Yasser Arafat non conta piu' nulla (e' "irrilevante"). "Dal nostro punto di vista - ha detto il primo ministro Ariel Sharon - Arafat non esiste piu', punto e basta".
    Il governo israeliano ha ordinato alle Forze di Difesa di mirare alle strutture dell'Autorita' Palestinese, eventualmente anche riprendendo il controllo su porzioni di territorio in Cisgiordania e striscia di Gaza.
    Israele ha interrotto tutti i contatti con l'Autorita' Palestinese dicendo che non ha piu' nulla da chiederle e non si aspetta piu' che l'Autorita' Palestinese agisca sul serio per sventare gli attentati terroristici. Sono stati annullati anche tutti i contatti con le forze di sicurezza palestinesi.
    Stando a quanto hanno spiegato i ministri al termine della riunione, l'obiettivo delle misure israeliane non e' quello di colpire personalmente Arafat ne' di causare il collasso dell'Autorita' Palestinese, quanto piuttosto quello di porre fine al potere di Arafat. "Israele puo' contare solo su se stesso per garantire la propria sicurezza - ha spiegato il ministro Meir Shitrit - e il governo ha dato ordine alle Forze di Difesa israeliane di intervenire ovunque vi siano strutture del terrorismo. In pratica significa entrare nelle Aree A (sotto controllo dell'Autorita' Palestinese) e nelle citta' palestinesi da dove provengono i terroristi. E' necessario dare la caccia a esecutori e mandanti di questi attentati, disarmarli e arrestarli". Shitrit ha aggiunto che Israele, nella sua guerra contro i terroristi, non intende colpire la popolazione civile palestinese e che i rifornimenti di acqua, cibo, elettricita' e carburante non verranno interrotti.
    Ron Kitri, portavoce militare israeliano, ha specificato che le operazioni si limiteranno alle zone da dove effettivamente originano attentati terroristici: "Non ci interessa fare azioni che non abbiano come scopo diretto quello di sventare le attivita' terroristiche - ha detto il portavoce - Non abbiamo interesse ad assumere il controllo di Aree A in quanto tali con il solo risultato di ampliare il territorio sotto il nostro controllo".
    L'inviato americano Anthony Zinni ha dichiarato che "Arafat e l'Autorita' Palestinese devono immediatamente agire per arrestare i responsabili degli attentati e demolire le strutture dei gruppi terroristici che li appoggiano. La coesistenza e la pace non possono andare di pari passo con le organizzazioni terroristiche. I palestinesi - ha concluso Zinni - devono agire contro di esse immediatamente".
    Fonti della sicurezza israeliana rivelano che, fra i terroristi che hanno perpetrato l'attentato all'autobus mercoledi', ve n'erano almeno tre che figurano sull'elenco di 33 ricercati per terrorismo che era stato dato ad Arafat perche' li arrestasse. "Questo attentato poteva essere evitato - ha dichiarato Ra'anan Gissin, portavoce di Sharon - Erano sulla lista, ma non sono stati arrestati. Non ce ne staremo con le mani in mano mentre la nostra gente viene ammazzata in attentati ben pianificati che l'Autorita' Palestinese non cerca nemmeno di impedire. Se loro non smantellano le strutture del terrorismo - ha concluso Gissin - allora lo faremo noi".
    Nella notte truppe israeliane hanno preso posizione dentro e attorno a Ramallah, fino a poca distanza dagli stessi uffici di Arafat e da stazioni e antenne radio-televisive e telefoniche palestinesi. Aerei ed elicotteri israeliani hanno colpito alcune postazioni militari palestinesi a Ramallah e Nablus. I soldati hanno anche preso posizione sulla strada Karni-Netzarim, nella striscia di Gaza, e hanno circondato Rafah, al confine con l'Egitto.
    Nel frattempo, re Abdullah di Giordania ha detto d'aver dato ordine alle proprie forze di sicurezza di impedire un eventuale passaggio di palestinesi dalla Cisgiordania verso il territorio giordano.

(Jerusalem Post, Ha'aretz, 13.12.01)



IL NOBEL A KOFI ANNAN: UN PREMIO IMMERITATO


Da un editoriale del Jerusalem Post 

    Lunedi' 10 dicembre e' stato ufficialmente consegnato il Premio Nobel per la Pace al segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan e all'Onu nel suo complesso. Secondo le ultime volonta' di Alfred Nobel, scritte nel 1895, il premio per la pace a suo nome dovrebbe andare a persone che "avranno fatto il maggiore o migliore lavoro per la fratellanza fra le nazioni, per l'abolizione o riduzione degli eserciti in servizio e per l'organizzazione di conferenze di pace". E' difficile considerare appropriato il conferimento di questo premio alla luce delle condizioni indicate da Nobel.
    Non ci vuole un grande sforzo di memoria per ricordare che, giusto pochi giorni prima dell'11 settembre, le Nazioni Unite chiudevano una delle piu' odiose conferenze internazionali della storia. La Conferenza di Durban contro il razzismo, l'intolleranza e la xenofobia, proprio una di quelle conferenze per la pace che Alfred Nobel sperava di incoraggiare, era stata trasformata in un festival dell'odio contro Israele e il popolo ebraico. All'atmosfera dei lavori avevano dato il proprio contributo sedicenti "dimostranti" che avevano esibito cartelli con amenita' del tipo "Morte agli ebrei", "Bisognava lasciare che Hitler finisse il suo lavoro", "Il sionismo e' razzismo", "Basta con l'apartheid israeliano" ecc. Solo all'ultimo minuto, dopo che le delegazioni israeliana e statunitense avevano abbandonato la conferenza, sono state tolte dalle risoluzioni le piu' demonizzanti espressioni anti-israeliane e i tentativi di minimizzare l'Olocausto (ma non dal testo approvato da migliaia di Organizzazioni Non Governative). Comunque nel testo finale del documento e' rimasto il sostegno alla pretesa palestinese di un "diritto al ritorno" all'interno di Israele, formula malcelata per indicare il vecchio obiettivo di distruggere lo stato ebraico.
    A propria difesa, il Comitato per il Premio Nobel potrebbe sostenere che i dirigenti delle Nazioni Unite non possono essere incolpati per le nefandezze di alcuni, o molti, degli stati membri e che, in ogni caso, tutti erano molto meno sensibili a questi temi prima dell'11 settembre. Ma e' grave che nessun dirigente dell'Onu, nemmeno lo stesso Annan, abbiano pensato di opporsi in modo chiaro al sequestro operato dagli stati arabi di una conferenza contro il razzismo, permettendo che alla lotta al razzismo non venisse dato alcun apporto e che la conferenza venisse invece trasformata in un'arma puntata contro Israele, l'unica democrazia in tutto il Medio Oriente. Quando il Commissario Onu per i Diritti Umani Mary Robinson si e' decisa a salire sul palco impugnando un libro apertamente antisemita che veniva distribuito a Durban e ha proclamato "io sono ebrea", era gia' troppo tardi e troppo poco.
    Ne' si pensi che l'Onu sia cambiata granche' dopo il fatidico 11 settembre. Il 5 dicembre scorso, per la seconda volta soltanto in cinquant'anni i firmatari della Quarta Convenzione di Ginevra si sono riuniti a Ginevra. Con un solo scopo: condannare Israele. Anche se la riunione si tiene sotto l'egida della Svizzera piu' che delle Nazioni Unite, quella che si e' innescata e' la stessa dinamica di Durban e i dirigenti delle Nazioni Unite non sono stati capaci di dire neanche una parole di protesta contro questa smaccata strumentalizzazione a fini politici del diritto umanitario internazionale. Di nuovo Israele, gli Stati Uniti e, cosa che le fa onore, l'Australia si sono visti costretti a disertare un incontro nel quale Israele veniva condannato per la "occupazione" di territori che sono gia' argomento di negoziato e da cui Israele ha gia' offerto di ritirarsi (e in parte si e' ritirato) in cambio della pace. Naturalmente il sistematico ricorso al piu' feroce terrorismo da parte palestinese contro la popolazione israeliana, prima e dopo l'offerta israeliana, non e' stato nemmeno menzionato.
    Personalmente Annan non e' peggiore e anzi, per certi aspetti, e' migliore di molti suoi predecessori. Ma e' difficile capire come si sia potuto dare un premio "per la pace" a una dirigenza che con tanta regolarita' tollera volgari ipocrisie e imposture. Forse non ci si puo' aspettare che dei burocrati che rappresentano tutti i paesi del mondo - democrazie e dittature allo stesso modo - possano esprimere uno standard di comportamento un po' migliore del piu' basso comune denominatore fra quelle nazioni. Da questo punto di vista il discorso con cui Annan ha ricevuto il Premio Nobel e' nello stesso tempo incoraggiante e deludente, giacche' ha sottolineato proprio cio' che le Nazioni Unite non dicono e non sostengono quando sarebbe piu' importante farlo.
    Annan non si e' limitato a dire cose ovvie sulla pace. Ha anche formulato un appello piuttosto forte per quella che e' la vera fonte della pace: la democrazia. "Quando certi paesi infrangono lo stato di diritto e violano i diritti dei loro singoli cittadini - ha detto Annan - essi diventano una minaccia non solo per la loro stessa popolazione, ma anche per i paesi vicini e, in verita', per tutto il mondo. Cio' che occorre, oggi, sono forme di governo migliori: legittime, democratiche, che permettano a ogni individuo di migliorare e a ogni stato di progredire". Annan ha riconosciuto quindi che la democrazia si e' guadagnata un posto fra i valori universali, come la promozione umana e la lotta alla miseria. Malgrado cio', ne' lui ne' le Nazioni Unite fanno il passo successivo: prendere chiaramente posizione contro le bande di dittatori che abusano del loro potere negli organismi internazionali e si fanno beffe del diritto internazionale.
    Le Nazioni Unite non dovrebbero ricevere un premio per la pace, dovrebbero vergognarsi per aver smarrito cosi' tante volte i propri ideali e le proprie vere potenzialita'. (Jerusalem Post, 11.12.01)



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