Notizie su Israele 98 - 14 maggio 2002


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«O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte! Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, gusterete cibi succulenti! Porgete l'orecchio e venite a me; ascoltate e voi vivrete; io farò con voi un patto eterno, vi largirò le grazie stabili promesse a Davide. Ecco, io l'ho dato come testimonio ai popoli, come principe e governatore dei popoli. Ecco, tu chiamerai nazioni che non conosci, e nazioni che non ti conoscono accorreranno a te, a motivo del SIGNORE, del tuo Dio, del Santo d'Israele, perché egli ti avrà glorificato».

(Isaia 55:1-5)


INTERVISTA CON AVITAL BEN-CHORIN: "NOI NON MOLLIAMO..."


Lo scrittore e filosofo della religione Schalom Ben-Chorin (1913–1999), espulso da Monaco dai nazisti, è stato l'iniziatore del dialogo cristiano-ebraico dopo la guerra e ha scritto più di 30 libri in tedesco. La sua vedova, Avital Ben-Chorin (originaria di Eisenach), è stata intervistata da Tobias Raschke per "Isralnetz.de".


D. - Lei vive da più di 60 anni a Gerusalemme. C'erano anche prima degli attacchi?
R. - Quando arrivai qui, il 28 aprile 1936, era già cominciata da nove giorni la cosiddetta insurrezione. Avvenivano sparatorie e
    
Avital Ben-Chorin
attacchi anche in posti dove non c'era popolazione araba, come nel golfo di Haifa. Le aggressioni continuarono fino all'inizio della guerra mondiale, poi furono impedite dagli inglesi, che avevano problemi più importanti di cui occuparsi. Aggressioni e attacchi terroristici ci sono stati quasi sempre, come il pogrom in Ebron del 1929, dove degli ebrei disarmati furono semplicemente massacrati. Solo questo tremendo fenomeno degli attentati suicidi prima non c'era.

D. - Gli attentati terroristici nella capitale di Israele sono ormai quasi all'ordine del giorno. E' cambiato qualcosa nell'andamento della sua giornata?
R. - Sul piano personale, no.  Siccome ormai ho già qualche esperienza, penso in particolare all'assedio di Gerusalemme nella guerra d'indipendenza del 1948, posso prendermela con più calma.

D. - In casa di Avital e Schalom Ben-Chorin sono sempre venuti molti visitatori dalla Germania. Hanno paura adesso le persone a venire a Gerusalemme?
R. - I gruppi in questo momento non vengono. Le guide che conosciamo sarebbero anche disposte a venire da sole, ma non se la sentono di prendere la responsabilità per altri. Tuttavia, alcuni miei buoni amici continuano a venirmi a trovare come prima, nonostante gli attacchi quasi quotidiani e la relativa tensione in gran parte della popolazione.

D. - E del processo di pace di Oslo e dell'insediamento dell'Autonomia di Arafat, che cosa pensa?
R. - Fin dall'inizio l'ho visto male e con scetticismo, perché avevo l'impressione che i nostri negoziatori, come Peres e Beilin, si facevano sogni e illusioni su un nuovo "Medio Oriente" che io non riuscivo a vedere all'orizzonte. In particolare mi lasciava perplessa il veder tirar fuori Arafat dal fondo del mare della storia mondiale. Mi sembrava evidente che è un vecchio terrorista, che non cambierà e con cui non si può trattare perché lui non rispetterà niente. Così purtroppo è stato, e ormai molti miei amici ammettono che io, con i miei avvertimenti su questo terrorista che ha come obiettivo soltanto la distruzione di Israele, avevo ragione.

D. - Qual è l'obiettivo di Arafat in questo conflitto?
R. - L'obiettivo è evidentemente quello di non fondare uno Stato. In Europa si pensa sempre che tutto andrà liscio e tranquillo quando Arafat avrà il suo Stato. Questo Stato i Palestinesi avrebbero potuto averlo già da molto tempo, e precisamente dal 1947, se avessero accettato la suddivisione delle Nazioni Unite. Ma allora volevano tutto e hanno cominciato la guerra. Più volte hanno avuto la possibilità di costituire uno Stato, ma nel periodo dell'occupazione giordana, dal 1948 al 1967, non hanno voluto. Anche dopo le trattative di Camp David, nel luglio del 2000, avrebbero potuto avere lo Stato in poco tempo. Ma hanno rifiutato la migliore offerta che poteva essere fatta, e dopo di ciò hanno puntato sulla carta del terrorismo.

D. - Come si deve intendere questo?
R. - Ho l'impressione che non vogliano affatto questo Stato, altrimenti avrebbero cominciato a costruirlo, come abbiamo fatto noi all'inizio, e non l'avrebbero messo a rischio come stanno facendo adesso con l'intifada. Quando, nel 1948, fu dichiarato lo Stato di Israele, era già tutto pronto, dal sistema scolastico all'amministrazione. Ho l'impressione che a loro non interessi ricevere uno Stato in Cisgiordania e a Gaza, ma che vogliano stabilire la Grande-Palestina, uno Stato islamico al cui fianco non c'è alcun posto per Israele. In altre parole: Israele è di ostacolo per la formazione dello Stato palestinese, e quindi deve essere annientato.

D. - Come si andrà avanti?
R. - Io spero che presto si convinceranno - come noi - che bisogna arrivare a dei compromessi. Noi l'abbiamo capito fin dalla suddivisione delle Nazioni Unite, che non corrispondeva alle nostre aspettative. Quando si accorgeranno che con la violenza, il terrorismo e gli attentati suicidi non ottengono niente, allora prenderanno il loro Stato al tavolo delle trattative e - speriamo - vivranno in pace con noi. Questo stiamo aspettando.

D. - I media in Europa danno un'immagine adeguata della situazione?
R. - Per quello che ne so io, ben raramente. Viene sempre sottolineata la reazione di Israele, ma non quello che è successo prima. Degli attentati suicidi con innumerevoli donne, bambini e vecchi tra le vittime, se ne parla solo di sfuggita. "Dopo alcuni attentati suicidi", si dice per esempio alla televisione, e poi vengono inquadrati i carri armati israeliani, senza che sia chiaro che cosa significhino veramente questi attentati suicidi contro Israele. La reazione viene molto ingigantita, e questo mi dà l'impressione che ci siano due pesi e due misure, e non si giudichi obiettivamente.

D. - Da che cosa lo deduce?
R. - Dal fatto che alcuni giornalisti hanno, sì, eccellenti conoscenze della situazione attuale, ma conoscono molto poco il retroterra e la storia, e quindi non capiscono come si è arrivati a questa situazione. Questo l'ho notato anche nell'articolo di un corrispondente della FAZ [un canale della televisione tedesca] che conosco molto bene. La maggior parte di loro conosce la storia soltanto a partire dall'oggi e andando indietro - ma questo non basta.

D. - Per esempio?
R. - La gente parla sempre di occupazione come ostacolo alla pace, ma la maggior parte del territorio è già stato consegnato quando si è data nel 1994 all'Autorità Palestinese la responsabilità dell'amministrazione della popolazione palestinese. Da quel momento il responsabile è Arafat, e io credo che con questa intifada ha voluto soprattutto distogliere l'attenzione dal suo regime corrotto, con i suoi 12 servizi segreti e i suoi metodi mafiosi. In linea di principio l'interesse di Israele è di cessare completamente l'occupazione, e a Camp David questo era già stato deciso. Ma l'intifada l'ha impedito.

D. - Ma adesso le truppe israeliane si trovano nei territori dell'Autonomia.
R. - L'intervento dell'esercito israeliano nei territori dell'Autonomia dopo il brutale attacco a Netanja nella sera del Seder è soltanto temporaneo. Lo scopo è prendere i terroristi, soprattutto i caporioni che - contro gli accordi - sono stati liberati da Arafat. L'Autorità Palestinese sostiene e finanzia il terrorismo, come è stato dimostrato dai documenti  trovati a Ramallah. A parte pochi israeliani, adesso tutti sono convinti che di Arafat e della sua gente non ci si può fidare.

D. - Gli insediamenti sono un ostacolo per la pace.
R. - A dire il vero, il problema degli insediamenti era stato risolto a Camp David. Israele era pronto a compromessi e ha perfino proposto uno scambio di terre. La sola risposta di Arafat a questo è stata una sanguinosa intifada che ogni giorno fa vittime tra civili innocenti. Ma trovo anche strano che degli ebrei non possano stabilirsi in Giudea.

D. - Che cosa pensa degli incendi alle sinagoghe in Francia e del riaccendersi dell'antisemitismo?
R. - E' deplorevole che l'antisemitismo, invece di spegnersi, si traveste da atteggiamenti anti-Israele. Anche in Germania si avverte che le persone provano compassione per i poveri deboli palestinesi, "le vittime". Anch'io ho compassione dei palestinesi, a cui è stata imposta questa intifada dal loro dittatore. Ma nessuno si attenta a dirlo apertamente, perché rischia di pagarlo con la vita. I servizi segreti di Arafat colpiscono subito e brutalmente, soprattutto contro la propria popolazione.

D. - Tutto questo le ricorda il tempo del nazismo?
R. - Pensando alle mie esperienze negli anni '30 in Germania, non riesco a immaginarmi di dover rivivere qualcosa di simile. Credo che le manifestazioni e gli incitamenti contro Israele siano spesso attizzati da arabi e musulmani in Europa. Tutte quelle bandiere e le grida che si sentono in quelle dimostrazioni mettono paura e mi ricordano molto il Terzo Reich. Ma ancora peggio è vedere che gli arabi negano la shoa, e i giornali arabi, nelle loro istigazioni contro gli ebrei e Israele sono più cattivi del foglio nazista "Der Stürmer". Ma la cosa peggiore di tutte è l'istigazione nei libri di scuola palestinesi - finanziati del resto dall'Unione Europea - che educa le nuove generazioni all'odio e alla guerra, invece che alla tolleranza e alla pace.

D. - Le persone in Israele sono abbastanza abbattute.
R. - E' vero, ma non molliamo, perché è in gioco la nostra vita e la nostra esistenza in un libero, democratico Stato d'Israele. In Germania mi viene un po' d'invidia quando vedo i locali pieni, perché da noi molti hanno paura ad andare nei bar o nei ristoranti, a causa degli attentati suicidi. E anche la situazione economica è stata danneggiata. La crescente disoccupazione ha creato un grave problema sociale, perché le persone possono anche permettersi molto meno. Il turismo è a terra e questo danneggia molto Israele, ma anche i palestinesi. Da commercianti arabi della città vecchia di Gerusalemme che conosco da molti anni ho sentito dire, già al tempo della prima intifada, che questi terroristi "sono pazzi", e soprattutto impediscono il commercio e quindi lo sviluppo economico di tutta la regione.

(Israelnetz.de, maggio 2002)



SOLIDARIETA' DI CRISTIANI SVIZZERI CON ISRAELE


Venerdì 17 maggio, dalle 16 alle 18, si terrà a Basilea, in Barfüsserplatz, una manifestazione di solidarietà con Israele organizzata da cristiani della città sotto il motto

"ISRAELE, NON SEI SOLO"

Molti conduttori di comunità e movimenti cristiani hanno dato la loro adesione. Negli avvisi è scritto:

«Per amor di Sion io non tacerò, per amor di Gerusalemme io non mi darò posa, finché la sua giustizia non spunti come l'aurora, la sua salvezza come una fiaccola fiammeggiante» (Isaia 62.1).

"Noi ci vergogniamo e ci rammarichiamo per il modo spesso fazioso e qualche volta ostile dei resoconti che vengono dati nei media svizzeri e anche dei comportamenti saccenti e tendenziosi di qualche nostro rappresentante politico. Riconosciamo in questo il vecchio ritornello antisemita e non siamo d'accordo.
    Siamo decisi ad imparare dalla storia e quindi non vogliamo dare alcuno spazio nei nostri pensieri alle vecchie bugie antisemite nella nuova veste antisionista.
    Rivolgiamo un appello ai nostri concittadini, ai nostri politici e ai rappresentanti dei nostri media ad un cambiamento di pensiero sulla base della Parola di Dio nella Bibbia."

(Stimme aus Jerusalem, 13.05.02)



SEMBRA IMPOSSIBILE

   
di Deborah Fait
Rehovot - Israele

   Sembra impossibile, ma 13 terroristi colle mani sporche di sangue sono ospitati nel miglior albergo di Larnaca, vista mare. Hanno a disposizione i telefonini  dei diplomatici per parlare con le loro famiglie. Il tutto a spese del governo greco, cioe' dei  contribuenti greci.
    Sembra impossibile, ma Moratinos ha detto, a nome di Solana, che i 13 terroristi saranno in Europa "uomini liberi". Uno,

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ragionando, si chiede timidamente perche' dei terroristi debbano essere uomini liberi e la risposta chiara e inquivocabile e' che non hanno le mani  sporche di sangue europeo, parole del solito Solana.
    Hanno ammazzato bambini israeliani?  La cosa non interessa, anzi , forse depone a loro favore  poiche' secondo il noto leit motiv della propaganda filopalestinese europea i bambini israeliani ammazzati  in questi ultimi due anni  avevano varie colpe. Ne elenchero' alcune:
  1. erano feroci "coloni" di Tel Aviv, Herzelia, Haifa, Gerusalemme;
  2. avevano rubato la terra ai palestinesi;
  3. non accettavano di accogliere  nella "colonia Israele" 3.500.000 arabi-palestinesi;
  4. si rifiutavano di andarsene da Giudea e Samaria... Galilea... Israele.
    Per queste ed altre colpe i bambini israeliani sono stati ammazzati e per questo un gruppo di assassini  viene oggi accolto con cordialita' in Europa dove saranno "uomini liberi".
    Sembra impossibile, ma questo non provoca  ribellione , non ci sono manifestazioni per le strade delle capitali europee. Solo i radicali in Italia hanno avuto il coraggio e la coscienza civile di manifestare chiedendo al Vaticano, artefice della trattativa,  di farsi carico dei terroristi.
    Sembra impossibile, ma pare che Arafat abbia "preteso" dai  governanti europei  di trattare con rispetto i 13 terroristi,. di dar loro casa e denaro e di acconsentire al ricongiungimento colle loro famiglie nel senso di far venire in Europa a carico dei contribuenti  anche mogli e figli, forse cugini e nipoti.  Si sa, le famiglie arabe sono molto numerose.
    Sembra impossibile, ma pare che i governanti europei abbiano risposto ad Arafat : "Si Capo".
    Sembra impossibile, ma Arafat di cui Israele ha presentato tanto di prove sul suo totale coinvolgimento col terrorismo, ha in Europa il credito di sempre. Lo stesso credito di quando mandava le sue bande di feddajin ad ammazzare italiani, francesi, tedeschi, olandesi . Sembra impossibile ma e' cosi', niente e' cambiato dall'epoca di Sigonella anzi il rapporto d'amore tra Europa e Arafat si e' rafforzato.   
    Sembra impossibile che nessuno si scandalizzi ancora per lo scempio fatto nella Basilica dai 200 uomini armati entrati sparando contro i portoni. Nessuno si era scandalizzato 39 giorni fa e nessuno si scandalizza oggi.
    Sembra impossibile, ma nessuno protesta per le false notizie del digiuno cui frati e terroristi sono stati costretti dal cattivo Israele.
    Sembra impossibile, ma tutti credevano ciecamente al nuovo "miracolo di Betlemme" : chi era nella basilica sopravviveva dopo una settimana, due settimane, quattro settimane di digiuno totale. Parola di frate Ibrahim, portavoce dei palestinesi nella Basilica.  E adesso, dopo la loro liberazione, nessuno si scandalizza nel constatare che la' dentro c'erano viveri per sfamare un esercito e non mancavano lattine di birra e Coca Cola e stecche di Marlboro.
    Nessuno si scandalizza per tutte le bugie e le faziosita' che hanno manipolato l'opinione pubblica.
    Per ultimo,
    Sembra impossibile, ma nessuno si scandalizza per le 40 cariche di esplosivo piantate dai 200 gaglioffi  nella Chiesa di Betlemme e rese poi innocue dagli artificieri israeliani e da esperti palestinesi.
    Nessuno si scandalizza forse perche' nessuno lo sa. I media italiani non hanno dato la notizia, avrebbe potuto mettere in cattiva luce i "bravi ragazzi' che l'Europa si accinge ad ospitare.
    Tutto pare normale ai bravi europei, anche l'ennesima condanna a Israele (non si sa bene perche' ma l'importante e' condannare) votata proprio la sera dell'ultimo attentato a Rishion Le Zion che ha provocato 15 morti.
    Sembra impossibile, ma nessuno mai si scandalizza per Arafat, per i palestinesi, per il terrorismo, per la faziosita' dell'ONU, per le menzogne raccontate allo scopo di demonizzare sempre Israele. Israele, il nemico di sempre.
    Sembra impossibile.
    Qualcuno sa forse indovinare il perche'?

(Federazione Associazioni Italia-Israele, 12-05-02)



NOTIZIE IN BREVE DALLA STAMPA ISRAELIANA



- Secondo quello che riferisce oggi [13.05.02] YEDIOTH AHARONOTH, tre settimane fa la marina israeliana ha catturato una nave piena di armi. La nave, mascherata da nave da pesca, era piena di razzi RPG, katiuscia, bombe finanziate dagli hezbollah.

- Il ministro della difesa Ben-Eliezer ha detto ad HA’ARETZ, riguardo agli avvenimenti e alla fine dell'operazione "Muraglia di difesa", che sono stati impediti 15 potenziali attentati suicidi.

- Il ministro degli esteri saudita ha confermato, secondo HA’ARETZ, che 1.800 famiglie palestinesi, tra cui quelle degli attentatori suicidi, ricevono aiuti finanziari dall'Arabia saudita.

- Secondo quanto ha riferito YEDIOTH AHARONOTH, due sorelle arabo-israeliane sono state arrestate quattro settimane fa. Erano sospettate di voler andare ad Haifa nel giorno dell'indipendenza per compiere attentati suicidi. Budaisa (24 anni) e Latifa Sa,adi (20 anni) erano in contatto con i Tanzim di Ebron.

- La più alta autorità religiosa musulmana, il dr Tantawi, ha detto al giornale Al-Bayan (Emirati Arabi), che sarebbe stato meglio se l'11 settembre fosse stato rivolto contro la Knesset israeliana (MA’ARIV).

(Israelische Botschaft in Berlin, 13.05.02)



LA VOCE DA ISRAELE DI UN MORTO CHE CAMMINA


Articolo di Marcello Del Monte

TEL AVIV - Io sono un morto che cammina. Da 8 anni vivo in Israele, ed è come partecipare quotidianamente ad una roulette russa. Sono appena scampato per la quinta volta in 7 anni a un attentato organizzato da terroristi palestinesi contro civili israeliani.
    Nell'ottobre del 1994 ero in Rehov Dizengoff a Tel Aviv per conoscere i genitori della mia futura moglie quando 80 metri alle mie spalle un terrorista suicida si faceva esplodere dentro un autobus uccidendo 22 passeggeri. Gli europei, allora, ci dissero: state calmi, questo è il prezzo che bisogna pagare per la pace. Riuscii a conoscere i miei futuri suoceri, e due anni dopo, attraversai Shderot Ben Gurion pochi minuti prima che un terrorista suicida si immolasse in un bar portando con se un neonato e la fidanzata di un mio amico. Con i primi soldi guadagnati il morto che cammina si compra macchina e bicicletta ed evita gli autobus che vengono fatti esplodere a Ramat Gan e Gerusalemme (oltre 100 morti in pochi giorni).
    Arafat aveva bisogno in quel frangente di qualche strage per fare pressioni sui negoziatori israeliani, continuavamo a sentire rassicurazioni di americani ed europei sul prezzo da pagare per la pace e la gente continuava a saltare in aria. Con un abile gioco degli specchi Arafat faceva il paladino della pace quando in visita a Gaza o Ramallah si presentavano ministri europei, mentre ogni sera in tv sentivo gli incitamenti in arabo alla lotta armata e durante una visita in una moschea a Citta' del Capo metteva in chiaro che gli accordi firmati con Yitzhak Rabin rientravano nel vecchio piano per fasi dell'OLP volto alla distruzione di Israele (otteniamo una base territoriale a qualsiasi prezzo dalla quale poi sferrare l'offensiva e buttare in mare tutti gli ebrei). La sinistra israeliana si faceva bella in Europa perche' continuava a riconoscere Arafat come valido interlocutore mentre Netaniahu era il "falco" perche' si impuntava che l'OLP parecchi anni dopo la firma di Oslo non aveva ancora cancellato ufficialmente la clausola che chiamava alla distruzione di Israele.
    All'epoca, nei viaggi a Milano tutti i conoscenti mi facevano i complimenti per la pace con i palestinesi e io, senza essere troppo ascoltato, cercavo di spiegare che Arafat ci aveva distillato oltre 600 morti in 5 anni e che i bambini a Gaza e Cisgiordania già all'eta' di 5 anni sono addestrati al martirio e all'uso del kalashnikov. Anziché cercare di far crescere una generazione nuova educata al dialogo ed al rispetto per l'ex nemico, Arafat usa i fondi della UE per stampare testi che incitano alla guerra santa islamica, che descrivono gli ebrei come scimmie, negano l'olocausto e nelle loro cartine geografiche non riportano neanche l'esistenza di un paese chiamato Israele. Ogni tanto il mio amico Abu Ala di Gaza, veniva a casa per effettuare delle piccole riparazioni e tra una sigaretta e un caffè mi spiegava che gli scagnozzi di Arafat girano per la citta' su Mercedes nere, si arricchiscono con il contrabbando, e sono disprezzati dalla popolazione che vive nel terrore. Gli chiedevo se avesse avuto accesso ai 20 milioni di Euro dell'UE destinati alla costruzione di case popolari e lui sogghignando mi parlava di ville faraoniche per i colonnelli dell'OLP che crescevano come funghi sulle coste di Gaza. Non scherzavo quando gli dicevo che se la leadership palestinese fosse stata come lui, la pace, quella vera, l'avremmo avuta da tempo. Dopo il rifiuto di Arafat a Barak (3,7 milioni di palestinesi dovrebbero secondo Arafat entrare nei confini di Israele) ho assistito al linciaggio di 2 soldati israeliani a Ramallah filmato da una troupe di Mediaset mentre il corrispondente della RAI in Israele si scusava con Arafat in persona che un suo connazionale avesse filmato un episodio che avrebbe potuto scalfire l'immagine palestinese in Europa. Amici israeliani mi chiedevano delucidazioni ed io diventavo rosso di vergogna. Quando i palestinesi accusati di collaborare con Israele vengono fucilati senza processo, e i loro cadaveri incaprettati fatti sfilare per la città e poi appesi sulla piazza principale per essere poi ferocemente colpiti dalla folla esaltata, la stampa italiana pubblica brevi trafiletti. Ovviamente nessuna condanna è mai venuta dalle autorita' cristiane in Terrasanta, appiattite sulle posizioni di Arafat. Li capisco, fanno il loro lavoro in un ambiente difficilissimo dove se dici una parola fuori posto contro il Rais puoi dire addio al mondo terreno. I giornalisti italiani però potrebbero parlare. Ho letto centinaia di articoli intrisi di menzogne ai danni di Israele che riportano interviste a personalità palestinesi. Non ho mai letto un articolo che parli della situazione di terrore in cui vivono gli arabi cristiani initimiditi e minacciati quotidianamente dall'arroganza dei fondamentalisti islamici. Queste cose io le sento invece ogni giorno da amici arabi cristiani di Nazareth, i quali temono per la loro incolumita' fisica e intendono lasciare il Paese al più presto. Dopo che un gruppo di terroristi dei Tanzim ha assaltato la Chiesa della Natività a Betlemme si arriva al grottesco quando il custode di Terrasanta Padre Jager parla amichevolmente al TG israeliano e 30 minuti dopo su Canale 5 inveisce contro Israele. La ragion di stato ancora una volta prevale sulla verità.
    Marzo 2002. Rinchiuso ermeticamente in casa con moglie e prole a causa degli attentati, sono comunque costretto a fare la spesa. Vado a comprare la pasta Barilla in un supermercato di Herzlia. Scelta fortunata. Esattamente nel momento in cui entro nel supermercato, sento dell'attentato al supermercato di Gerusalemme. A casa ascolto Romano Prodi chiedere ad Arafat di "far di più per bloccare i terroristi", in modo da tornare ai colloqui di pace. Nessuno ha spiegato al Professore che i terroristi che rivendicano le stragi di civili sono i Tanzim e le brigate di Al-Aksa gruppi controllati da Arafat ? Veramente Prodi crede che un accordo con Arafat valga piu' del pezzo di carta sul quale e' scritto ? Mentre mangio un trancio di pizza apprendo che 15 israeliani (fra cui alcuni arabi) sono stati dilaniati in un ristorante di Haifa da un inviato di Arafat. La pizza va di traverso, i resti irriconoscibili dei morti sono seppelliti e ci prepariamo alla cena del Seder di Pasqua. Prendo la macchina e sfido il destino. Andiamo a Raanana, 5 minuti dal confine con Arafatlandia. Danielino, il mio bambino di 2 anni, è a un solo posto di blocco dai terroristi palestinesi (il posto di blocco che per Kofi Annan "umilia i palestinesi"). Alle 19 la funzione finisce, comincia a piovigginare, la gente si accalca all'uscita, ma esita ad uscire per timore di bagnarsi. Se un terrorista avesse potuto colpire, avrebbe fatto un colpo da 50 morti. Il terrorista esattamente alla stessa ora sceglie Natanya, a 7 minuti di distanza. Ne fa fuori 28 tra cui parecchi reduci dei campi di sterminio. Mi chiedo se la novantenne trucidata a Natanya avesse conosciuto ad Auschwitz mio nonno e il mio bisnonno che li' finirono gasati.
    Camere a gas? Giusto, dimenticavo. Corro a ritirare la maschera antigas misura extrasmall per mio figlio. Saddam Hussein, riconoscente per l'appoggio continuo di Arafat foraggia il terrorismo palestinese con 25.000 dollari di premio a ogni famiglia di kamikaze e potrebbe mantenere le minacce che sentiamo con regolarità settimanale di sparare su Tel Aviv missili batteriologici (prodotti con tecnologia europea). Finora sono stato fortunato ma devo scrivere la mia esperienza di morto che cammina ora, senza indugi. Se non ora quando? Non so se la prossima volta la fortuna mi assisterà. Se mi andasse male, vi prego di non chiamarmi "vittima della pace", non dite che sono "morto per mano di un militante palestinese", non intervistate il ministro della propaganda palestinese il quale dirà che il terrorista che mi ha ucciso voleva "vendicare la ritorsione israeliana del giorno prima. Dite solo che un ebreo italiano è stato ucciso a sangue freddo da terroristi palestinesi inviati da Yasser Arafat. Chiedo solo un gesto di pietà. Non fate leggere a mia madre un articolo nel quale Romano Prodi annuncia sanzioni dell'UE contro "Israele perché rifiuta con arroganza di trattare con Arafat". Sarebbe il colpo della staffa.
   
("Il foglio", 09-05-02)

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