Notizie su Israele 145 - 25 dicembre 2002


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Poi un ramo uscirà dal tronco d'Isai, e un rampollo spunterà dalle sue radici. Lo Spirito del SIGNORE riposerà su di lui: Spirito di saggezza e d'intelligenza, Spirito di consiglio e di forza, Spirito di conoscenza e di timore del SIGNORE. Respirerà come profumo il timore del SIGNORE, non giudicherà dall'apparenza, non darà sentenze stando al sentito dire, ma giudicherà i poveri con giustizia, pronuncerà sentenze eque per gli umili del paese. Colpirà il paese con la verga della sua bocca, e con il soffio delle sue labbra farà morire l'empio. La giustizia sarà la cintura delle sue reni, e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi.

(Isaia 11:1-5)



ARABI DI GERUSALEMME CONTRO LA DIVISIONE DELLA CITTA'


Dividere Gerusalemme significherebbe portare i terroristi di Hamas, Jihad Islamica, Forza 17 e Tanzim dentro la parte della citta' controllata dagli arabi. E' quanto ha denunciato sabato scorso un gruppo di personalita' arabe di Gerusalemme. I membri del gruppo guidati da Zuheir Hamdan, un mukhtar (capovillaggio) del quartiere Sur Baher, si sono incontrati durante il fine settimana per esaminare la proposta rilanciata nella nuova piattaforma programmatica del partito laburista, secondo la quale Gerusalemme dovrebbe essere ridivisa.
    Riprendendo le proposte avanzate a suo tempo dall'allora primo ministro israeliano Ehud Barak al fallito vertice di Camp David del luglio 2000, il programma elettorale dei laburisti afferma che, nel quadro di un accordo di pace, i quartieri arabi di Gerusalemme passerebbero sotto governo palestinese, mentre i quartieri ebraici resterebbero sotto governo israeliano. Secondo il programma laburista il Monte del Tempio, nel cuore della parte vecchia della citta', passerebbe sotto amministrazione congiunta o sotto un'altra forma di amministrazione concordata fra le parti.
    "E' curioso vedere come molti israeliani non hanno imparato niente dai fatti degli ultimi due anni - afferma Hamdan - Un ritiro israeliano [da Gerusalemme est] farebbe arrivare i miliziani di Fatah, Hamas, Jihad Islamica e del Fronte Popolare fino alla Porta di Damasco, al Monte Scopus e al Monte degli Ulivi. Trasformerebbero Gerusalemme in un'altra Gaza". Hamdan, che durante il governo Barak aveva capeggiato una campagna contro la divisione di Gerusalemme e che sostiene di non essere affiliato ad alcuna forza politica, dice di voler lanciare adesso un'azione simile "per spiegare i pericoli che comporta far entrare a Gerusalemme l'Autorita' Palestinese". Dopo essersi consultato con diverse comunita' e vari capi clan nei quartieri arabi della citta', Hamdan ha convocato una riunione per sabato 21 dicembre cui hanno partecipato circa cinquanta persone. "Nessuno vuole tornare alla situazione pre-1967 - spiega Hamdan - Se i laburisti israeliani vogliono ritirarsi da tutti i luoghi dove ci sono degli arabi, allora perche' non lasciare anche Nazareth, il Negev e il 'Triangolo' dove vivono centinaia di migliaia di arabi israeliani? L'ideologia laburista - continua l'esponente di Gerusalemme est - e' razzista perche' di fatto dice agli elettori israeliani: sbarazziamoci degli arabi".
    Hamdan, seriamente ferito l'anno scorso in un attentato a colpi d'arma da fuoco dopo che aveva criticato Arafat e l'Autorita' Palestinese con una serie di interviste alla stampa locale e internazionale, nega che i 200mila arabi di Gerusalemme vogliano restare sotto sovranita' israeliana soltanto per conservare i diritti previdenziali, sanitari, scolastici ecc. "Gli arabi a Gerusalemme pagano le tasse come ogni altro cittadino d'Israele - dice - e per questo hanno questi diritti. Nessuno ci fa dei favori dandoci sussidi di disoccupazione: sono soldi nostri. E poi la questione non e' solo economica. Sono convinto che la maggioranza di noi non ha nessuna fiducia nel governo corrotto e tirannico di Arafat. Guardiamo cosa ha fatto in Giordania, in Libano e ora in Cisgiordania e nella striscia di Gaza: ha procurato un disastro dopo l'altro alla sua stessa gente".
    Un altro mukhtar impegnato nell'iniziativa contro la divisione di Gerusalemme dice che lui e i suoi compagni intendono organizzare una serie di incontri con funzionari e politici israeliani per spiegare il punto di vista degli arabi della citta'. "Manderemo anche dei messaggi al presidente degli Stati Uniti George Bush, al segretario generale dell'Onu Kofi Annan, al presidente egiziano Hosni Mubarak e a re Abdallah di Giordania - aggiunge il mukhtar - per dire loro che Gerusalemme e la moschea di Al Aqsa non appartengono ad Arafat. Vogliamo dire loro che si dovrebbe indire un referendum tra gli arabi di Gerusalemme affinche' possiamo decidere del nostro futuro. Non intendiamo accettare di essere condotti come pecore al macello".

(israele.net, 22.12.02 - dalla stampa israeliana)



INFERMIERI DI GUERRA IN ISRAELE


Israele non dimentica chi è Israele

di AngelicaCalò Livné

Mercoledi, ore 17.00, la sala, in un posto qualunque in Israele, è gremita di mamme, padri, nonni, fratelli emozionati e orgogliosi
 
Mercoledi, ore 17.00, la sala, in un posto qualunque in Israele, è gremita di mamme, padri, nonni, fratelli emozionati e orgogliosi. 70 giovanotti di 20 anni, siedono in fila, belli, tesi e sorridenti. Hanno terminato il corso infermieri di guerra. «Io, soldato nel reparto medicina dell'Esercito di Difesa dello Stato d'Israele, giuro solennemente di porgere la mano ad ogni ferito e a ogni malato, a persona qualunque o a persona importante, ad amico o a nemico, ad ogni uomo in quanto uomo. Io giuro di portare sollievo e rimedio al corpo e all'anima, di tenere il segreto, di essere fedele, di rispettare, di pesare le mie decisioni con saggezza e con amore per l'uomo in quanto uomo. Mi prenderò cura dei miei fratelli durante la battaglia se dovrò essere accanto a una barella o a un letto di sofferenza. Giuro che nel mio cuore rimarrà scolpita per sempre la legge più importante del sacrificio: non abbandonare una ferito nel campo. Lo giuro!». Un alto ufficiale benedice i ragazzi e conclude dicendo: «Sperando che non dobbiate mai far uso di ciò che avete imparato!» Un coro di voci risponde: «Amen, e cosi sia!». Poi arriviamo a casa e nostro figlio che è tra quei giovani che hanno appena giurato solennemente, inizia un discorso con i fratelli più giovani: «Una delle cose più difficili sono stati i dilemmi che ci hanno posto. Se arrivate dopo un attentato e c'è della gente ferita ma non gravemente e l'attentatore che non è morto ma è gravemente ferito, il vostro dovere è di salvare prima di tutto il ferito più grave, cioè l'attentatore». Noi guardiamo nostro figlio con gli occhi sgranati e i fratelli gli dicono: «Ma non è giusto!». Il nostro soldato ci guarda con grande serieta: «E' un uomo, e il nostro primo compito è di salvarlo! Poi gli faranno un processo e lo puniranno! Noi diamo la vita. Non la togliamo!». Ho un figlio soldato. è già diventato un uomo.

(Tempi, 19.12.02)



IL BOOMERANG DEL BOICOTTAGGIO


di Deborah Fait
   
    Gli otto mesi di boicottaggio accademico che gli europei si sono inventati per colpire Israele incomincia a rivelarsi un'arma a doppio taglio. Un bel autogol che potrebbe mettere in pericolo anche la vita delle persone e allora ecco che un campanellino d'allarme incomincia a suonare nelle teste ancora pensanti di alcuni europei. Le azioni di odio proseguono invariate portate avanti dagli irriducibili nemici di Israele incuranti di tutto se non della loro avversione per lo stato ebraico ma il campanellino suona e allora incominciano i primi timidi borbottamenti:
    Che questo boicottaggio alla fine gli si rivolti contro?  
    Il Jerusalem Post informa che il Prof. Paul Zinger dell'Associazione Scientifica Israeliana ha detto al Sunday Telegraph che piu' di 7000 ricerche scientifiche vengono mandate da Israele all'estero ogni anno e in quest'ultimo anno la maggior parte di esse e' tornata indietro con la motivazione: " Ci rifiuitiamo di esaminare questi documenti".   
    La Baronessa Greenfield, eminente neurobiologa e direttore del Royal Insitution, dichiara, senza troppi complimenti, di essere stressata dal boicottaggio e la International Agency for Research on Cancer ( IARC ) fa dire ai suoi portavoce di essere molto preoccupata per le conseguenze del boicottaggio degli accademici israeliani, se questo dovesse continuare.
    Il Guardian, giornale filopalestinese che diede inizio a questa forma incivile di lotta pacifista che colpisce la scienza e la cultura, scrive che gli accademici inglesi continuano a umiliare i loro colleghi israeliani e Colin Blakemore, professore di psicologia a Oxford, si dichiara soddisfatto perche' negli ultimi 6 mesi nessun ricercatore inglese e' andato in Israele.
    Ma ci sono notizie peggiori, notizie di ricatti come il caso del Dr. Oren Yiftachel, dell'Universita' Ben Gurion, il quale si e' visto rifiutare una ricerca con una nota che lo informava che il giornale, il Political Geography, non accettava niente che provenisse da Israele. Dopo alcuni mesi pero' la ricerca fu accettata in cambio di una dichiarazione dell'accademico israeliano, in cui paragonava Israele al Sud Africa. Ricatto riuscito!
    Basta trovare le persone adatte,disposte a uggiolare come cagnolini in attesa di un buon bocconcino e il dott. Yiftachel, un cagnolino scodinzolante, si e' venduto in cambio del suo nome su un giornale.
    Che grande soddisfazione! Israele come il Sud Africa, Israele come i nazisti, questi sono i ritornelli preferiti dagli irriducibili pacifisti odiatori di Israele e pare che gli inglesi siano i portabandiera di questa nuova forma di razzismo.
    Ma vediamo cosa potrebbe succedere in Europa a causa del boicottaggio.
    Sempre la Greenfield, che e' anche professore di farmacologia a Oxford, ha dichiarato al Sunday Telegraph che la logica conseguenza del boicottaggio sara' la cessazione dell' informazione sulla ricerca israeliana, fra le migliori del mondo, con l'inevitabile arresto dello sviluppo delle cure mediche e relativo pericolo per le vite umane.
    "Se continuera', dice la scienziata, tutto questo andra' a danno delle persone. Cosa vogliono dimostrare col boicottaggio? E' una situazione in cui siamo tutti perdenti!"
    e continua con una logica ferrea:
    "Se l'inghilterra fara'la guerra all'Iraq allora significa che gli accademici inglesi dovranno boicottare se stessi ed essere boicottati dal mondo intero".
    Sara' interessante vedere se ha ragione.
    La campagna antiisraeliana fu iniziata da due accademici inglesi Steven Rose, biologo e sua moglie Hilary, sociologa dell'universita' di Bradford. In aprile mandarono al Guardian, nota testata antiisraeliana, una lettera con 123 firme e il proclama ufficiale dell'inizio del boicottaggio contro Israele.
    Tre mesi dopo due professori dell'Universita' di Tel Aviv furono licenziati dal loro datore di lavoro Mona Baker un'egiziana dell'universita' di Manchester.
    I membri del Consiglio Europeo dell'Univerista' di Ben Gurion hanno rilasciato questa dichiarazione:
    " I ricercatori dell'U.B.G. sono all'avanguardia negli studi sul deserto, la desertificazione, l'agricoltura in zone di siccità, e i loro studi sono importanti per tutto il M.O e il Terzo Mondo. L'Universita' e' aperta a ricercatori di tutto il mondo e le sue tecnologie sono applicate nelle zone piu' povere del globo. Boicottare tutto questo sarebbe un danno immenso. Il boicottaggio accademico e' sbagliato nella teoria e nella pratica. E' assurdo immaginare che questo tipo di lotta, che alla fin fine danneggia tutti, possa portare alla pace".  
    Questi dunque sono i fatti che si potrebbero riassumere in un solo poco rassicurante pensiero: l'Europa è ancora tanto antisemita da accettare il rischio di un danno non indifferente pur di colpire Israele e rafforzare il terrorismo palestinese. 
    Cambierà mai qualcosa nel Vecchio Continente?

(Informazione Corretta, 23.12.02)



IMMINENTE CONQUISTA DI ROMA DA PARTE DELL'ISLAM?


In articoli scritti da religiosi islamici viene annunciata l'imminente conquista di Roma da parte dell'Islam, in linea con la profezia di Maometto. L'argomento è stato discusso anche in sermoni del venerdì. Lo sceicco Yousef Al-Qaradhawi, uno dei religiosi più influenti nell'Islam sunnita, fa spesso questa affermazione nelle sue sentenze religiose e nei suoi programmi televisivi. Ecco alcune osservazioni fatte da Al-Qaradhawi e da altri ecclesiastici musulmani:
   
   
Al-Qaradhawi: "L'Islam tornerà in Europa come un conquistatore"

    In una fatwa emessa sul sito www.islamonline.net, in risposta alla domanda di un lettore, lo sceicco Al-Qaradhawi ha scritto dei "segni della vittoria dell'Islam", citando un ben noto hadith [detto]: "Al Profeta Maometto fu chiesto: 'Quale città sarà conquistata per prima, Costantinopoli o Romiyya? ' Lui rispose: 'La città di Heracles sarà conquistata per prima', cioè Costantinopoli... Romiyya è la città oggi chiamata 'Roma', la capitale dell'Italia. La città di Heracles [più tardi diventata Costantinopoli] fu conquistata dal 23enne ottomano Muhammad bin Morad, noto nella storia come Muhammad il Conquistatore, nel 1453. Resta l'altra città, Romiyya, e noi speriamo e crediamo [che anch'essa sarà conquistata]".

    "Questo significa che l'Islam tornerà in Europa come un conquistatore e vincitore, dopo esserne stato espulso due volte: una volta dal Sud, dall'Andalusia, e una seconda volta dall'Est, quando bussò parecchie volte alle porte di Atene ".
   
    Lo sceicco Al-Qaradhawi ha precisato la sua dichiarazione: "Io ritengo che questa volta la conquista non avverrà con la spada ma con la predicazione e l'ideologia...".

    Al-Qaradhawi ha fatto dichiarazioni simili in altre occasioni, nel suo settimanale programma religioso su Al-Jazeera. Ha affermato: "Questo significa che gli amici del Profeta hanno appreso che due città sarebbero state conquistate dall'Islam, Romiyya e Costantinopoli, e il Profeta ha detto che 'Herkal [più tardi diventata Costantinopoli] sarebbe stata conquistata per prima' . Romiyya è Roma, la capitale dell'Italia, e Costantinopoli era la capitale dello stato della Roma bizantina, che oggi è Istanbul. Egli ha detto che Herkal, la successiva Costantinopoli, sarebbe stata conquistata prima ed è quel che è accaduto…".

    "Bene, Costantinopoli è stata conquistata e resta la seconda parte della profezia, cioè la conquista di Romiyya. Questo significa che l'Islam tornerà in Europa. L'Islam è entrato in Europa due volte e l'ha lasciata... Forse la prossima conquista, se Allah vuole, sarà per mezzo della predicazione e dell'ideologia. La conquista non deve necessariamente avvenire con la spada... [La conquista della Mecca] non avvenne ad opera della spada o della guerra, ma di un trattato [Hudabiyya], e per via pacifica... Forse conquisteremo queste terre senza eserciti. Noi vogliamo un esercito di predicatori e di insegnanti che presentino l'Islam in tutte le lingue e in tutti i dialetti...".
   
    In un'altra circostanza, lo sceicco Al-Qaradhawi ha detto: "L'hadith dice che la città di Costantinopoli, la città di Heracles, sarà conquistata per prima. Noi abbiamo conquistato Costantinopoli e rimane la seconda parte della profezia, la conquista di Romiyya. La conquista di Romiyya significa che l'Islam tornerà in Europa. In uno dei miei precedenti programmi, ho affermato che penso che questa conquista non avverrà ad opera della spada o di eserciti, ma della predicazione e dell'ideologia. L'Europa vedrà che essa soffre di cultura materialistica e cercherà un'alternativa, una via d'uscita, una scialuppa di salvataggio. Non troverà nessun bagnino ma il messaggio dell'Islam, il messaggio del muezzin, che le dà la religione ma non le negherà questo mondo, la porta in Cielo ma non la strappa dalla Terra. Se Allah vuole, l'Islam tornerà in Europa e gli europei si convertiranno all'Islam. Poi essi stessi saranno in grado di diffondere l'Islam nel mondo, più di noi antichi musulmani. Questo è nelle capacità di Allah".
  

Uno sceicco saudita: "Noi controlleremo il territorio del Vaticano"
     
    Lo sceicco saudita Muhammad bin Abd Al-Rahman Al-'Arifi, imam della moschea della King Fahd Defense Academy , ha discusso questo hadith in un articolo inviato al sito web Kalemat. Sotto il titolo "Non essere triste, Allah è con noi", nell'articolo si legge: "…Noi controlleremo il territorio del Vaticano; controlleremo Roma e vi introdurremo l'Islam. Sì, i cristiani, che incidono croci sui petti dei musulmani in Kosovo, e prima ancora in Bosnia e ancor prima in molti luoghi del mondo, ci pagheranno ancora la Jiziya [una poll-tax pagata dai non-musulmani sotto il governo musulmano], in umiliazione, o si convertiranno all'Islam.. ".

    In un sermone alla moschea Al-Nour di Khobar, lo sceicco Naser Muhammad Al-Naser ha citato il saggio Al-Albani, che disse: "La prima conquista è stata compiuta, com'è noto, da Muhammad

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l'Ottomano conquistatore, 800 anni dopo che il Profeta ne aveva parlato, e la seconda conquista [quella di Roma] sarà eseguita, se Allah vuole, ed essa è inevitabile…".
   
    In un altro sermone, lo sceicco Al-Naser ha detto: "Questo hadith predice che le due città saranno conquistate. La prima è già stata conquistata, è rimasta sotto il controllo dei musulmani per un certo periodo, ed è stata poi rubata di nuovo [da Ataturk]]. Ci sono segnali che sarà di nuovo conquistata e tornerà nelle mani dello stato islamico. Anche Roma sarà conquistata...".
   
   
Un vice-ministro dell'Autorità Palestinese: Quando l'Islam arriverà alla sua fine, il sole e le stelle si estingueranno
   
    In un sermone alla moschea Al-Aqsa, il vice-ministro dell'Autorità Palestinese di Awqaf, sceicco Yousef Juma'a Salameh, ha detto: "Romiyya è Roma, la capitale d'Italia, e Costantinopoli è oggi Istanbul, nota nella storia islamica con il nome di Islam-Boul... La grande conquista [di Costantinopoli] è stata compiuta due secoli dopo l'ingresso dei Tartari a Bagdad e dopo la caduta del Califfato. La gente pensava che l'Islam avesse raggiunto il suo punto più basso... e ha dimenticato che l'Islam non aveva raggiunto la sua fine nel mondo, perché il giorno in cui arriverà alla sua fine, non ci sarà il mondo: il sole sarà estinto, le stelle saranno spente…".
   
       
Uno sceicco sudanese: "Roma sarà conquistata"
 
    In un sermone tenuto in una moschea di Khartoum, nel Sudan, lo sceicco Muhammad Abd Al-Karim ha detto: "…Il Profeta annunciò che i musulmani avrebbero preso l'India, dicendo: 'Allah ha salvato due gruppi della mia nazione dal fuoco dell'Inferno: un gruppo che attaccherà l'India e un secondo gruppo che sarà con Gesù, il figlio di Maria [nella battaglia del Giorno del Giudizio]'. Il Profeta Maometto ci ha parlato della conquista di Costantinopoli, la capitale dello stato bizantino, e della conquista di Roma, dov'è situato il Vaticano... Parte di ciò che il Profeta ha detto si è già verificato. I musulmani hanno conquistato la Persia, i musulmani hanno conquistato Bisanzio... i musulmani hanno attaccato l'India e Allah l'ha conquistata per noi, fino a quando essi non hanno raggiunto i confini della Cina. I musulmani hanno conquistato Costantinopoli, dove è situato il cristianesimo dell'Est, e in futuro sorgerà per i musulmani un re potente attraverso il quale l'Islam si espanderà e Roma sarà conquistata...".

(The Middle East Media Research Institute, 10.12.02)



PERICOLOSO CALO DEMOGRAFICO DEL POPOLO EBRAICO


Ogni anno si assimilano 50.000 ebrei

    "Il Popolo ebraico sta evaporando. Ogni giorno perdiamo 150 ebrei. Il calo demografico del Popolo ebraico in tutto il mondo, ad eccezione di Israele [dovuto al basso tasso di nascite, assimilazione e matrimoni misti] costituisce una minaccia per il vigore nazionale di Israele, dal momento che vi è correlazione fra numero e forza". Sallai Meridor, presidente dell'Agenzia Ebraica, mette in guardia nel corso della sessione conclusiva della Terza Conferenza di Herzliya, dedicata al Bilancio del Vigore Nazionale d'Israele.
    Meridor ha fatto anche notare che l'antisemitismo è oggi uno dei pericoli maggiori per il Popolo ebraico. Il nuovo antisemitismo, ha detto, è più insidioso, poiché non è più rivolto contro gli ebrei in quanto individui, bensì contro il Popolo ebraico.
    Meridor ritiene che abbiamo la possibilità di fermare o quanto meno di rallentare tale erosione demografica. Le tre soluzioni sono: alià, educazione ebraica e solidarietà ebraica.

(Keren Hayesod, 17.12.02)



CONVERSAZIONE SULLA SPIAGGIA TRA UN ISRAELIANO E UN ARABO


Un israeliano di Herzliya riporta il colloquio che ha avuto con un giovane arabo.

A circa mezzo miglio da dove vivo, a Herzliya, su una collina che guarda sul Mediterraneo c'è una vecchia moschea. E' stata costruita nel Medio Evo e in questo luogo si trova la tomba di un vecchio musulmano. Il santo uomo si chiamava Sidney Ally ed è con questo nome che la moschea è conosciuta anche oggi.
    Vado spesso a passeggiare lì perché dalla sua altezza si ha una vista panoramica sul mare e su tutta la zona. C'è anche un'altra ragione: da quella collina, con certe condizioni, il Mediterraneo prende un colore blu che non si vede da nessun'altra parte.
    Venerdì scorso, quando il vento cominciò a soffiare dall'est, il "Medi", come noi chiamiamo il nostro mare, cominciò a calmarsi. Le onde che arrivavano a riva si appiattivano sempre più e alla fine il mare diventò tranquillo come il Kinneret nell'estate. Fu allora che il colore blu intenso emerse, come per una bacchetta magica, dalle profondità delle sue acque. Non era la prima volta che ero testimone di questo stupendo fenomeno. "Se ci sono cose così belle in questo mondo, allora c'è ancora speranza per noi umani", dissi a me stesso.
    
Herzliya

Il silenzio fu interrotto da un rumoroso autobus pieno di religiosi arabi che andavano alla moschea per il servizio del venerdì. Indossavano il tradizionale abbigliamento arabo ed entrarono tranquillamente nella moschea. Alcuni di loro mi gettarono occhiate ostili. Il loro arrivo mi riportò al disperato conflitto con questi popoli per questo pezzo di terra che noi chiamiamo Israele e loro chiamano Palestina.
    Solo pochi anni fa, a Camp David, ci illudemmo che finalmente loro erano pronti alla pace: Israele e Palestina che vivono fianco a fianco per il mutuo beneficio di entrambi i popoli. Ma non doveva essere così. Non sono ancora pronti ad abbandonare il loro vecchio sogno di buttarci fuori dal Medio Oriente.
    "Bello, vero?" sentii dire da una voce dietro di me che parlava inglese.
    Mi voltai e vidi un giovane ben vestito di circa venticinque anni che malinconicamente guardava il mare. Dal suo accento e dal suo aspetto capii che era un arabo, probabilmente uno di quelli che erano arrivati con il bus.  Un veloce sguardo di ricognizione al suo corpo mi assicurò che non era venuto per accoltellarmi o per farsi saltare in aria.
    Annuii. "Sì, è bello". Bene, avevamo almeno una cosa in comune, pensai.
    Poi ebbi un altro pensiero. "Un giovane arabo è qui vicino a me, nel cuore di Israele, ammirando tranquillamente con me il mare. Nella sua mente non c'è ombra di timore che qui in Israele gli possa capitare qualcosa di male." Cercai di immaginarmi di stare a Ramallah e di avere una conversazione con un giovane arabo. Ricordai allora una scena filmata a Ramallah da una TV italiana lo scorso anno. Due israeliani che per errore presero una strada sbagliata si trovarono in mezzo a una folla di palestinesi.  Furono portati alla stazione di polizia palestinese dove furono linciati, e i loro corpi dilaniati furono gettati dalla finestra, per il godimento della folla di sotto. Li presero a calci e li picchiarono fino a che divennero una massa di carne irriconoscibile. L'equipe della TV italiana, che aveva filmato la scena, dovette fuggire per salvarsi la vita dalla folla. Fortunatamente riuscirono a far venir fuori il film e a mostrarlo al mondo: uno dei pochi film che abbiano mai mostrato le atrocità arabe. Ma il mondo non è interessato alle atrocità arabe. Sono abituati a questo e la cosa non fa più notizia.
    Per un momento rimanemmo in silenzio, ammirando la vista.
    "Sei venuto qui con gli altri a pregare?" chiesi tanto per iniziare la conversazione. Ero curioso di lui. Perché mi aveva raggiunto? Non era soltanto per guardare il panorama, ne ero sicuro.
    "So quello che dirà il vecchio folle con la barba. E' della vecchia scuola e predica moderazione. Per fortuna, il tempo ormai è passato."
    "Non pensi che la moderazione sia una buona idea?"
    "Che cosa ha a che fare la moderazione con noi? Siamo stati moderati già abbastanza a lungo. Noi siamo diventati più deboli e voi siete diventati più forti. Per noi è tempo di agire."   
    Fui un po' sorpreso dal tono bellicoso fin dall'inizio. Di solito gli arabi cominciano la conversazione in modo educato.
    "Pensi che fino ad ora siete stati moderati? Chiami moderazione cinque guerre che gli arabi hanno lanciato contro di noi? Mi chiedo che cos'è per te l'ostilità". Mi lanciò un calmo sguardo.
    "Ostilità è quello che adesso voi state subendo. I nostri giovani si fanno saltare in aria nelle vostre città più grandi portandosi dietro centinaia di israeliani. Il Presidente Arafat vi ha promesso milioni di 'shadid' in marcia verso Gerusalemme. La marcia è già cominciata e non è grazie ad Arafat. Lui non è che un vecchio trombone. Le cose stanno cambiando. Fino ad ora avevate avuto il sopravvento, ora non più! I nostri 'shadid' sono la risposta alle vostre bombe atomiche. Se necessario, uno 'shadid' può diventare una bomba atomica, qui in Israele, in America, in Europa o in qualsiasi parte dove ci sono ebrei e crociati. Noi non abbiamo bisogno di laboratori del valore di milioni di dollari o di costosi scienziati. Quello che abbiamo è economico e efficiente. E questo è perché non abbiamo paura di morire. Abbiamo finalmente trovato il vostro ombelico morbido, il vostro tallone d'Achille. Voi giudeo-cristiani adorate la santità della vita, mentre a noi non fa paura morire per l'Islam".
    Fece quest'ultima dichiarazione con un certo orgoglio nella voce. Dal modo in cui si esprimeva capii che era uno studente. A conferma dei miei pensieri mi disse che era uno studente di scienze politiche all'Università ebraica di Gerusalemme.
    "Tutti gli studenti arabi che studiano nelle università israeliane condividono il tuo pensiero?"
    "Assolutamente! C'è un piccolo numero che pende verso l'occidente, ma la quasi totalità sono a favore dell'emergente nuova Rinascita dell'Islam."
    Poi sorridendo disse: "Fai bene a goderti la bella vista da 'Sidney Ally' fino a che puoi. Non potrai farlo ancora per molto tempo. Fossi in te, farei le valigie e me ne andrei in paesi più sicuri". Gli diedi un lungo sguardo.
    "Grazie per il consiglio, ma ricordo un altro arabo che ci dette un consiglio simile nel 1948, quando gli inglesi stavano andandosene. Per quel che so, avrebbe potuto essere tuo nonno. Viveva in un villaggio da queste parti ed era amico di un ebreo di nome Peytan, che anch'io conoscevo. Peytan viveva in Kefar Shemaryahu, dall'altra parte della strada. Un giorno il vicino arabo andò a trovare Peytan e insistentemente gli consigliò di fare le valigie e partire. Nello stesso momento tirò fuori un metro e cominciò a misurare la stanza dove sedevano.
    "Che stai facendo?" gli chiese il mio amico.
    "Guarda, in ogni caso tu perderai la tua casa. Non è possibile che seicentomila di voi possano resistere alla forza combinata di sei eserciti regolari arabi, per non parlare del battaglione palestinese. Possiamo schiacciarvi come le mosche". Sì, ha detto proprio così: "Possiamo schiacciarvi come le mosche." E poi ha continuato: "Siamo amici da molto tempo. Puoi dare a me la tua casa, invece che a qualcun altro, non credi?"
    "Il suo consiglio assomiglia al tuo consiglio. Beh, nella guerra del 1948, che voi avete cominciato contro di noi, il tuo 'nonno' non solo non ha avuto la casa a Kefar Shemaryahu, ma ha perso la sua casa ed è diventato un profugo. E adesso si incolpano gli ebrei di tutto questo. Cinquantacinque anni più tardi sta ancora nel campo. Il suo modo di pensare non è cambiato molto. Non solo vuole indietro la sua casa, ma vuole anche la casa a Kefar Shemary, quella del suo amico ebreo. L'avrà? Ne dubito."
    "Sì, l'avrà! E sai perché? Perché nel 1948 erano dei codardi! Oggi la nostra generazione sta provando che noi non lo siamo! Diciottenni decisi, armati soltanto di coltellini, che non hanno paura di morire, hanno sfidato la grande potenza America causandole migliaia di morti e perdite di miliardi di dollari. Abbiamo trovato quello che può mettere in ginocchio il sistema capitalistico occidentale, e lo faremo! E' un vergognoso, egoistico sistema che causa infinita miseria umana nel mondo, specialmente nel terzo mondo e nei paesi dell'Islam. Per l'Islam è tempo di partire!" Dal modo in cui lo disse capii che non era la prima volta che lo diceva.
    "Comunismo, Nazismo, Fascismo, sono stati tutti sconfitti dalle democrazie occidentali. Che sistema proponi in sostituzione?" chiesi. Cominciavo a essere irritato da questo giovane arabo.
    "L'Islam!" disse fieramente.
    "L'Islam?" dissi. "L'Islam? Che cosa ha fatto l'Islam per i paesi che ha governato? Non ha portato altro che povertà e miseria alle masse, e favolose ricchezze ai suoi corrotti governanti. Devi solo darti un'occhiata intorno. Israele, che nel 1948 era uno Stato povero, capace appena di sfamare la sua popolazione, è cresciuto fino a diventare uno Stato autosufficiente. Abbiamo assorbito milioni di ebrei dai paesi arabi che fuggivano per salvarsi la vita lasciando dietro tutto quello che possedevano, mentre i vostri fratelli arabi, con i loro miliardi di petrodollari, hanno lasciato i palestinesi a marcire nei campi profughi. Mentre noi negli ultimi cinquant'anni siamo progrediti, gli Stati arabi non hanno fatto altro che regredire. Alla resa dei conti, le masse arabe adesso stanno peggio di quando erano sotto il governo inglese o francese. Quanti premi Nobel ha prodotto l'Islam? Quante nuove invenzioni ha fatto a beneficio dell'umanità? Praticamente zero! Quanti Einstein, Freud, Salk ha prodotto l'Islam? Zero! Da una vibrante civiltà araba che ci ha dato l'algebra e il concetto dello zero, l'Islam vi ha tuffati in un abisso di fanatismo, analfabetismo, povertà e corruzione. E voi vorreste gettare il mondo in questo abisso?"
    Per un momento mi guardò turbato. "Abbiamo fatto degli errori. Ma l'Islam, con tutte le sue colpe, è mille volte preferibile a quell'abominazione che è l'occidente." Disse alla fine con tranquillità.
    Poi mi lanciò un duro sguardo e disse: "Se tu avessi detto quello che hai detto a me sull'Islam in un paese arabo, saresti un uomo morto!"
    "Sono sicuro che è così. E se tu in un paese arabo avessi denunciato i loro corrotti regimi nel modo in cui denunci Israele, saresti anche tu un uomo morto. Ma tu sei qui, studi all'Università ebraica di Gerusalemme, hai la possibilità di parlare apertamente di sovversione e tradimento contro lo Stato d'Israele senza temere di essere arrestato, per non parlare di essere ucciso. Non ti dice niente tutto questo?"
    "Sì, mi dice che siete deboli, e che questa debolezza sarà la vostra rovina", disse seriamente.
    "Non c'è modo che le nostre due nazioni possano arrivare a un'intesa e fare la pace?"
    Di nuovo mi guardò seriamente. "Sì, c'è. Noi non siamo come i nazisti che non vi hanno dato altra scelta se non la morte. Noi vi diamo la possibilità di convertirvi all'Islam, allora diventerete una parte di noi e il nostro popolo vivrà in pace".
    Per un momento rimanemmo in silenzio a guardare il mare.
    "Voi non ci sconfiggerete mai perché noi abbiamo un'arma segreta, la stessa arma che ci ha salvati da voi nel 1948", dissi.
    "Sì? e qual è? la vostra bomba atomica?" chiese in tono sarcastico.
    "No. In ebraico è nota come 'Ein Breirah'".
    "Ein Breirah? E' questa la vostra arma segreta? Significa 'non c'è altra scelta'. Ma anche noi possiamo dire la stessa cosa".
    "Non è del tutto vero. Noi 'non abbiamo altra scelta' perché voi minacciate la nostra stessa esistenza in questo paese, mentre noi non lo facciamo. Noi siamo abbastanza disposti a coesistere con voi, con un Stato palestinese e uno Stato israeliano fianco a fianco. Voi no".
    Non c'era nient'altro da dire. Il sole stava sparendo all'orizzonte e il mare aveva perso il suo colore blu intenso. La magia era sparita. Era ora di tornare a casa.
    "Ciao. Devo andare in moschea. Gli ho promesso di fare una lettura", disse mentre se ne andava.
    Posso immaginare di che tipo di lettura si trattava. Non ci demmo la mano. Dopo tutto, non si dà la mano al proprio nemico giurato. Se c'è una via per uscire fuori da questo conflitto, io non l'ho ancora vista.

Solly Ganor
Herzliya, Israel,
Venerdì, 6 dicembre 2002


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