Notizie su Israele 158 - 1 marzo 2003


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Così parla DIO, il Signore: Il giorno che io scelsi Israele e alzai la mano, per fare un giuramento alla discendenza della casa di Giacobbe, e mi feci loro conoscere nel paese d'Egitto, e alzai la mano per loro, dicendo: «Io sono il SIGNORE, il vostro Dio». Quel giorno alzai la mano, giurando che li avrei fatti uscire dal paese d'Egitto per introdurli in un paese che io avevo cercato per loro, paese dove scorrono il latte e il miele, il più splendido di tutti i paesi.

(Ezechiele 20:5-6)



IMPRESSIONI DI CHI FA RITORNO IN ISRAELE


Alya', come innamorarsi di Israele

di Debora Fait
  
    La prima volta che un ebreo sale verso Gerusalemme ha il cuore in gola per la fortissima emozione come se raggiungesse finalmente  una persona cara. C'e' dentro quel tremore, quella commozione, quel nodo alla gola che non va ne' su ne' giu'. La strada che porta verso la Capitale scorre, nell'ultimo tratto, in mezzo a una foresta  e tra gli alberi si vedono i resti degli antichi  corazzati, chiamati sandwich, della prima guerra di Indipendenza combattuta  da Israele per la liberta' e la vita.  Sono stati  lasciati nel punto esatto in cui furono colpiti, cosi' piccoli da sembrare giocattoli, cosi' diversi dagli enormi Merkava' israeliani di oggi, eppure quei giocattoli guidati da uomini coraggiosi hanno salvato Israele dalla distruzione promessa ripetutamente dagli arabi.
    Fare Alyà significa arrivare in Israele per diventarne cittadini e quasi sempre questo significa passare il primo anno della nuova vita in un centro di accoglienza dove generalmente si fanno in quattro per aiutare gli olim [nuovi immigrati] ad inserirsi  nel paese in cui hanno scelto di continuare la loro vita. Non tutti arrivano brucianti di sionismo e patriottismo, alcuni vengono in Israele per problemi economici o di antisemitismo o semplicemente per spirito di avventura, e' quindi importante farli innamorare di un paese difficile  in cui la vita e' pericolosa, dove la gente e' spesso scontrosa e spinosa come i fichi d'india da cui prende il nome, "sabra".
    Alla fine l'amore nasce  perche' Israele e'  difficile ma affascinante, la vita e' pericolosa ma travolgente.
    David Grossman dice spesso di rifiutare sistematicamente un anno sabatico all'estero per non togliere ai suoi figli la possibilita' di vivere intensamente.
    Gli israeliani, i sabra,  sono spinosi esattamente come il fico d'India ma  alla fine ci si  accorge che proprio come il fico d'India, sono dolcissimi.
    Il centro di accoglienza, Mercaz Klita',  organizza diverse manifestazioni per rendere facile e gioiosa la vita dei nuovi arrivati  spesso  spaventati e confusi: feste, festivita' religiose ebraiche (molti olim sono completamente digiuni di tradizioni ebraiche, soprattutto quelli provenienti dai paesi dell'est europeo), visite a musei, conferenze di tutti i tipi e in tutte le lingue possibili ma quello che avvicina di piu' e piu' intensamente i nuovi immigrati a Israele  sono sicuramente i viaggi attraverso il paese. E' in queste occasioni che l'impatto e' irresistibile perche' nessuno  resta indifferente di fronte alle bellezze di Israele, cosi' particolari, cosi' affascinanti, cosi' strane e selvagge a volte.
    Si parte all'alba su autobus modernissimi con Tv, servizi igienici, guida turistica e, immancabile anzi obbligatorio, un accompagnatore della sicurezza, armato.  Via verso il Nord, la Galilea, i villaggi drusi, amichevoli,  pieni di colori, profumi di spezie
    
Corso d'acqua nel Golan
e confusione, donne in nero con un piccolo velo bianco sul capo che, sedute a terra,  fanno la pitta drusa, grande e saporita; i kibbuzim vicino al confine col Libano dove l'attivita' lavorativa e' sempre intensa nonostante il pericolo. Metulla su su al Nord, col Libano che quasi entra dentro,  che assomiglia a una cittadina tirolese adagiata in mezzo a boschi di cedri e pini ma ci si rende conto di non essere in Tirolo guardando piu' attentamente le casette col loro bravo giardino pieno di fiori e in ogni giardino vicino alla casa di abitazione ecco una piccola e strana costruzione.
    Cos'e'? qualcuno chiede.  Il rifugio antikatiuscia, la terrificante risposta. Un brivido. Altro che Tirolo!
    Poi ecco il meraviglioso Golan con l'aria frizzante di montagna, le cicogne, i mulini per l'aria pulita.  Un'occhiata preoccupata al confine siriano controllato da invisibili soldati ONU e poi giu' di corsa verso Haifa e  gli stupendi giardini, unici al mondo, del tempio Baha'i.
    Altre volte  si parte verso sud, il deserto del Neghev. Tappa obbligatoria e patriottica Le tombe di David Ben Gurion e sua moglie Paula vicino a Sde' Boker, il kibbuz dove il Padre d'Israele, il Leone David, aveva scelto di vivere. Le due tombe, semplici, di pietra rosa, sono incastonate nel piu' grande e bel monumento del mondo: il deserto di Giuda. L'impatto e' grandioso e indimenticabile, un sassolino e un pensiero per Ben Gurion e poi a guardare le dune azzurre e rosa del deserto immaginando di vedere  Abramo, il Patriarca, avvicinarsi per un saluto al Padre di Israele la' sepolto perche' riposi in pace mentre il suo Paese e' ancora sconvolto dalla guerra. 
    Una visita veloce alla  minuscola casetta in kibbuz, diventata monumento nazionale, semplici mobili di legno scuro e tanti libri, migliaia di libri e fotografie del Vecchio Leone con i grandi del mondo. 
    Mitzpe' Ramon, in mezzo al deserto del Neghev,  il museo geologico e, cosa piu' affascinante di tutte, le famigliole di stambecchi che camminano tranquilli in mezzo alla gente. Non hanno paura perche' in Israele non esiste la caccia, intesa come
    
Stambecchi nelle vicinanze di Mitzpe' Ramon
sport,  nessuno spara agli animali e capita spesso che mentre si sta  seduti al bar di una qualsiasi citta' o villaggio qualche uccellino arrivi a saltellare  sul tavolino  guardando incuriosito e cercando di capire se c'e' qualcosa di interessante da beccare.
    E poi il Mar Morto, 400 metri sotto il livello del mare, le tende scure dei beduini, i cammelli che ci guardano pigramente,  i fanghi neri, il bagno in un'acqua che sembra olio e poi con la pelle liscia come il velluto e una grande spossatezza si sale verso Masada. Il pensiero corre inevitabilmente agli ebrei che preferirono il suicidio alla schiavitu' di  Roma. I soldati di leva vanno a giurare a lassu' e tutti insieme urlano "MAI PIU' MASADA". Nessuno ci uccidera' impunemente, ne' noi ci suicideremo per non cadere schiavi  perche' oggi abbiamo un paese, il nostro, e un esercito di figli e di padri che ci difendera'.

MAI PIU' MASADA.

    La gita piu' importante, quella che  fa sentire tutti  israeliani e orgogliosi di esserlo e' a Gerusalemme, la Capitale di Israele. E' qui che ogni nuovo immigrato si sente veramente a casa ed e' qui che anche l'ebreo piu' laico e beffardo si avvicina al Kotel, il muro
   
   
    Il muro del pianto
del pianto, con l'animo tremante e le gambe un po' molli per l'emozione. Davanti al Kotel l'atmosfera e' diversa, esiste un'energia che nessuno ha il coraggio di negare ed e' qui che  ogni ebreo realizza, anche se per un solo momento di debolezza,  che D*O lo ha scelto e ha scelto il Popolo di Israele.
    La testimonianza tragica di questa scelta e' racchiusa nel Memorial della Shoa'. La' si incontrano gruppi di studenti e di soldati, il silenzio pesante e' rotto ogni tanto da una risatina nervosa quasi che qualcuno volesse liberarsi il cuore da tutto quel dolore, dal buio pieno di stelle in cui  si ricordano i bambini, un milione e mezzo,  recitando semplicemente i loro nomi e la loro eta'. Da quel buio stellato si esce piangendo accecati dalla luce e straziati da quei nomi: David, Sarele, Motti, Moiscele, Rivka,  per un milione e mezzo di volte.
    Gerusalemme e' anche Ben Yehuda dove i giovani  si ritrovano sempre con un po' di paura a causa degli attentati.
    E poi la la Citta' Vecchia, la Cittadella di David, le viuzze strette stracolme di turisti in tempo di pace e deserte quando si temono attentati.
    Gerusalemme. Citta' della Pace, Capitale di Israele.  
    Tornando verso il merkaz klita', stanchi ed emozionati, confusi da tanta storia e da tanta tragedia tutti si sentono un po'  piu' israeliani e qualcuno forse si sente anche un po' piu' ebreo.
    
(Informazione Corretta, 28.02.2003)



EBREI ED ARABI COMBATTONO INSIEME GLI INCENDI


«Uniamo le forze per il bene comune»

    Nell'ultimo corso di addestramento per vigili del fuoco che si conclude oggi, vi erano sei partecipanti arabi: uno di Gerusalemme-est e gli altri provenienti dal cosiddetto "Triangolo" [zona nel centro di Israele abitata prevalentemente da cittadini arabi].  Sono consci del fatto che il loro compito potrebbe essere quello di soccorrere le vittime del terrorismo. Murad  Dahlaka: "Mi concentro solo sul fatto di tentare di salvare vite umane, piuttosto che controllare chi sia chi e quali siano le sue origini".
    Di David Regev, Yediot Aharonot, 11.02.03
    Basal el-Hus, della città di Um el-Fahem sta apettando il giorno in cui verrà chiamato a salvare una vita. I suoi colleghi, Jabar Mahmid e Atallah Agrabiye, anche di Um el-Fahem, Murad Dahlaka e Halem Nidal del villaggio di Kara e Zakh el-Bostani (27 anni) di Gerusalemme-est provano le stesse sensazioni. Tutti e sei hanno preso parte, insieme ad un'altra cinquantina di israeliani, ad un corso di base – finito oggi – all'Accademia dei Vigili del Fuoco e dei Servizi di Soccorso, presso i Servizi Anti-incendio di Rishon le-Zion.
    Insieme agli altri israeliani, hanno partecipato a lezioni, corso nel perimetro della scuola, si sono sottoposti ad allenamenti per migliorare le loro prestazioni fisiche, hanno imparato come si spengono gli incendi, come si districano persone dai rottami di un veicolo ed anche, visto l'attuale terrorismo, come si estraggono le vittime da un autobus esploso. Vi è una cosa sola che distingue El-Hus ed suoi amici dagli altri partecipanti: loro sono arabi e gli altri sono ebrei.
    Secondo El-Hus ed i suoi compagni, questo particolare, e soprattutto il fatto che Um el-Fahem e Gerusalemme-est siano state collegate di recente all'intifada palestinese – sia a causa del coinvolgimento di alcuni abitanti del luogo in atti di terrorismo, sia a causa di attentati compiuti nelle vicinanze – non ha avuto alcuna influenza sui loro rapporti con i partecipanti ebrei al corso. Non solo, non hanno alcun problema nemmeno col fatto che uno degli istruttori, Mumi Luviner, un esperto di estrazione e salvataggio, sia un colono. "La politica è rimasta fuori dal recinto – dice el-Hus – qui siamo tutti uguali e tutti diamo una mano per raggiungere il medesimo obiettivo".  Luviner, che abita a Mitzpeh Jericho, vicino a Ma'alé Adumim, è stato contento di avere el-Hus ed i suoi amici nel corso. "Sono molto adatti – dice – ed è stata un'ottima iniziativa quella di inquadrarli nei ranghi delle squadre anti-incendio e soccorso".
    El-Hus aveva sognato tutta la vita di fare il pompiere. "Ho sempre  desiderato aiutare persone in difficoltà", afferma. Ritiene più che ovvio che sarà chiamato ad estrarre civili innocenti da un autobus fatto esplodere da un terrorista suicida. Anche i suoi amici non hanno problemi riguardo questo genere di attività: "Quando sono chiamato ad intervenire in una operazione di soccorso, mi concentro solo sul salvataggio di una vita, senza controllare chi sia la vittima o da dove venga", dice Dahlaka.
    In effetti, Dahlaka, originario del villaggio di Kara, assomiglia ad una pubblicità ambulante della coesistenza all'interno dello Stato d'Israele. Il fatto che non gli sia concesso di prestare servizio militare è stato uno dei fattori che lo hanno spinto ad entrare nei ranghi dei vigili del fuoco: "Faccio parte di questo paese – afferma – e considero il servizio di vigile del fuoco il mio contributo allo Stato d'Israele".
    Dahlaka è imbarazzato quando gli si dice che alcuni degli attentati accaduti sulla strada di Wadi Ara hanno provocato reazioni giubilanti da parte degli abitanti arabi del Triangolo e che, in alcuni casi, i terroristi sono partiti per le loro missioni assassine da Um el-Fahem. "Ovunque ci sono estremisti – dice – e pur essendo vero che ci sono stati quelli che erano felici degli atti terroristici, la maggioranza degli arabi israeliani non è fanatica e si sente parte del paese".
    Quando gli si chiede se le persone più vicine a lui condividono il suo entusiasmo per il servizio nei reparti anti-incendio e soccorso, El-Hus afferma: " Nessuno mi ha detto nulla di negativo; al contrario, tutti mi hanno appoggiato".  "La mia famiglia ed i miei amici sono stati felici per me – dice Nidal (26 anni), aggiungendo fieramente: "Nel nostro villaggio, ci sono persone che prestano servizio volontario nella guardia civica e nessuno na ha fatto un problema".
    Il capitano Yoav Gadasi, comandante del corso, può solo dire bene dei suoi pupilli arabi: "Si sono integrati molto bene ed eseguono i loro compiti in modo eccellente. Hanno una grande motivazione e sono un esempio per gli altri partecipanti al corso".
    Um el-Fahem conta circa 50.000 abitanti. Sebbene sia stata proclamata città già 18 anni fa, solo ora, e dopo molte pressione, vi si sta costruendo una stazione di vigili del fuoco. Due tragedie hanno spinto gli abitanti di Um el-Fahem a fare grandi pressioni per avere una stazione di vigili del fuoco nella loro città. Nel dicembre 1998, scoppiò in città un grande incendio, in cui tre bambini, appartenenti alla stessa famiglia, persero la vita. Un anno e mezzo dopo, nell'agosto del 2000, un grande negozio di falegnameria fu incenerito. Nei due casi, furono chiamati i pompieri di Hadera, che però, a causa della distanza, arrivarono con un certo ritardo. "È un peccato che solo dopo che tre bambini sono morti bruciati, il potere si è risvegliato e si è accorto che abbiamo bisogno di una stazione di vigili del fuoco", dice Agrabiye (25 anni).
    Alla fine del corso, El-Bostani (27 anni) entrerà a far parte della stazione di Wadi Joz, sulla linea di demarcazione fra Gerusalemme est e ovest. Le altre cinque reclute arabe forniranno il nucleo della nuova stazione di vigili del fuoco di Um el-Fahem, la cui costruzione sarà completata fra un mese.
    Per quanto stiano aspettando con ansia il momento in cui saranno chiamati sul campo per salvare vite umane, essi sperano vivamente che questo non accada in conseguenza di un attentato: "Vorremmo molto che una tale situazione non si ripetesse e che il terrorismo cessasse immediatamente", dicono.

(Keren Hayesod, 17.02.03)



COSTRUZIONE DELLA PRIMA CHIESA MISSIONARIA IN ISRAELE


Qualche mese fa il rabbino Lifshitz, membro dell'organizzazione "Yad Leahim", era venuto a sapere che un ebreo convertito al cristianesimo di nome Baruch Maoz aveva acquistato un terreno di più di 400 metri quadrati in vista della costruzione del primo centro missionario in Israele. Bisogna ricordare che secondo la legge israeliana ogni attività avente come obiettivo vicino o lontano il

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proselitismo cristiano è vietata. Già allora l'organizzazione "Yad Leahim", che si incarica di smantellare tutte le forme di missione in Israele, aveva in mente di intentare un processo a Maoz. Il loro avvocato aveva consigliato di aspettare perché gli elementi a carico gli sembravano insufficienti.
    Nelle mani dei dirigenti dell'organizzazione è arrivata allora una lettera di Maoz in cui ci si rallegra della «facilità con cui abbiamo ottenuto l'autorizzazione di costruire la prima chiesa missionaria in Israele». Non si parla dunque più di "centro missionario", ma di chiesa.
    La pubblicazione di questa lettera non ha tuttavia
   
  
   Atrio della Corte Suprema israeliana
implicato l'annullamento del permesso di costruzione. Il consiglio municipale di Beer Tuvia, dove deve essere costruita la chiesa, ha solo chiesto a Maoz di impegnarsi a non tentare di convertire degli ebrei al cristianesimo nell'area della chiesa. Maoz ha rifiutato.
    "Yead Leahim" ha allora cercato di far di tutto per impedire la costruzione, e a questo scopo si è rivolta alla Corte Suprema dello Stato d'Israele. Questa però non ha tenuto conto dei loro gridi di allarme e in cinque righe di sentenza ha permesso la costruzione della prima chiesa missionaria in Israele.
   
(Arouts 7, 27.02.2003)



UN RIFUGIO IN ISRAELE


Un israeliano chiede agli amici italiani di dargli un consiglio sul modo migliore di preparare un rifugio "antisaddam".


Cari colleghi di lista,

   come credo di avere gia' detto, sto facendo del mio meglio per approntare il mio rifugio da utilizzare nel caso Saddam Hussein decida di attaccare Israele. Tutto regolare e nulla di strano si potrebbe dire, ma.... ora ho assolutamente bisogno di un consiglio e credo di potermi rivolgere a voi tutti. Dopo aver acquistato le speciali guarnizioni di gomma necessarie a sigillare i due piccoli oblo' costituenti, oltre alla porta corazzata, l'unico accesso per l'aria nel piccolo rifugio ed averli applicati con successo unitamente al disco di acciaio di chiusura, ho voluto controllare la porta dal punto di vista della tenuta da "infiltrazione" di aria dall'esterno e con mio grande disappunto ho scoperto che per colpa di una anomala inclinazione della porta stessa rispetto alla "scatola di metallo", tale tenuta e' praticamente inesistente, vale a dire che in caso di uso del rifugio la mia famiglia ed io trarremmo da questo inconveniente un beneficio notevole, data appunto la immissione di aria dall'esterno, salvo poi morire avvelenati nel caso quanto mai deprecabile di un attacco chimico/batteriologico.
    Venendo al punto, vorrei chiedere ai miei amici e per tramite loro a quanti dissertano Saddam sì Saddam no, ce l'ha o non ce l'ha, cosa mi consigliano di fare nello specifico.
    Una delle possibilita' e' quella di garantire a Naomi che i suoi 16 anni, i suoi sogni, la sua voglia di vivere sono al sicuro perche' tanto Saddam, non ce l'ha (le armi chimico/batteriologiche) e che al massimo ci manda un missilotto che fara' tutt'al piu' tremare il rifugio che, essendo corazzato, resisterebbe.
    Altra possibilita' e' quella di mentire a Naomi e nasconderele che la porta non tiene; in questo caso la deprecabile presenza di gas nella stanza sarebbe una scoperta dell'ultimo secondo e, come dice il proverbio (magari anche recitato nei cortei a mo' di slogan), occhio non vede e cuore non duole, senza considerare che in certi momenti un cucchiaio di Nutella abbassa la tensione e ti fa morire soddisfatto.
    Potrei affidarmi anche ai vari scotch in commercio per "sigillare", tanto poi vedrai che funziona. Se non funziona, immediata denuncia al produttore dello scotch che non sigilla: sara' post mortem, ma sempre denuncia e'.
    Nel caso il consiglio fosse per il mentire a Naomi, insorgerebbe un secondo problema. Anita, mia moglie, e' gia' a conoscenza del fatto e nessuno puo' garantire che lei non "spifferi" tutto. Sapete, fra le due c'e' un forte feeling e poi fra donne... si sa il gossip e' quasi uno standard.
    Si potrebbe anche optare per il piu' vicino rifugio pubblico, ma abitando in una zona di cottages, il rifugio piu' vicino non e' cosi' vicino e potremmo, nei pochi minuti disponibili, tentare il record: nel caso peggiore, una medaglia magari postuma per meriti sportivi aumenterebbe il lustro della famiglia.
    Appena di sfuggita cito il caso dei suoceri, i quali sono anziani e non parlando bene l'ebraico sono impossibilitati a stare da soli, in quanto, per esempio, non capirebbero le varie istruzioni tipo: metti maschera, leva maschera, e' arrivato il gas siete morti, e magari pretenderebbero di continuare a portare avanti la loro terza eta'. Il suocero in particolare e' arrabbiatissimo [modificato rispetto all'originale, n.d.r.] e dice sempre che essendo sua madre morta ad Auschwitz, "abbiamo gia' dato". Ora, il problema dei suoceri non sarebbe rilevante in questo contesto se... al mio rifiuto di ospitarli nel nostro piccolo rifugio, per i motivi detti sopra, questi non avessero minacciato di diseredare mia moglie, visto che non e' "neanche" disposta alla ospitalita' nei loro confronti. Insomma un aut aut: "O ci fate morire da voi o vi diserediamo".
    Avrete certo notato che non ho chiesto consigli riguardo a mio figlio Emanuel, ma alla sua eta' le "feste in maschera" le passa altrove con i suoi coetanei.
    Vorrei quindi concludere chiedendo, come ho anticipato all'inizio di questo messaggio, un vostro consiglio spassionato, il consiglio di coloro che vedono la questione irachena con occhio disincantato e scevro dalle fobie che magari "avvelenano", e' il caso di dire, i pareri qui in Israele.
    Tanti milioni di persone, rassicurantemente, dicono che Saddam non ce l'ha e, se ce l'aveva, ora non piu', e tanti milioni di persone non si formano un giudizio cosi' a caso. Io dal canto mio sono ASSOLUTAMENTE per la pace, fatto salvo per quella "eterna" che, ne sono certo, non piace a nessuno.
    Saro' quindi grato di ricevere, da chi vorra' aiutarmi, una motivazione ed un consiglio che mi permetta di quardare Naomi negli occhi e dirle: "Tranquilla tesoro, Saddam non ce l'ha, lo dicono anche i miei amici e loro mi hanno giurato che direbbero lo stesso ai propri figli, quindi sediamoci e... assaggiamo la Nutella che, dicono, mette buon umore."

Donato Di Segni

P.S. I vostri graditi suggerimenti saranno certo ancora piu' graditi se arriveranno... prima di quelli di Saddam Hussein.

(Amici d'Israele)



IMMINENTE ATTACCO TERRORISTICO NEGLI STATI UNITI?


Un sito web islamista: un attacco terroristico imminente (probabilmente da parte di Al-Qa'ida) entro "circa dieci giorni" (a quanto pare negli Stati Uniti).


Il 24 febbraio, un sito web islamista, www.alfjr.com (1), ha pubblicato un'esortazione religiosa contenente un testo che annuncia un imminente attacco terroristico, che a quanto pare avrà luogo negli Stati Uniti. L'autore ha firmato l'annuncio con l'appellativo "Il Principe della Filosofia". Il messaggio è apparso anche sul sito web islamista www.arabforum.net (copiato da alfjr.com). In molti passaggi dell'esortazione, l'autore dichiara che l'attacco è imminente ("il treno di morte è per strada...niente fermerà i suoi cavalieri") e che solo un ordine del loro comandante è necessario prima che l'attacco sia eseguito. Due immagini di Bin Laden sono state aggiunte all'esortazione, una con un'immagine del World Trade Center in fiamme, alludendo, probabilmente, a un collegamento con Al-Qa'ida. Ecco la parte principale dell'esortazione:


'Ecco la vittoria che appare all'orizzonte... ecco l'alba dell'Islam'

"Allah Akbar [Allah è il più grande], Allah Akbar. Ecco la vittoria che appare all'orizzonte".

"Allah Akbar, ecco l'alba dell'Islam che è arrivata per porre fine alla notte dell'infedeltà, alla collaborazione [con poteri stranieri] e all'ipocrisia".
 
"Allah Akbar, morite con rabbia, o mandrie dell'errore. Allah Akbar, morite con collera, o bande di [ingiusti musulmani] governanti. Allah Akbar, o schiavi: tutti voi siete grandi schiavi e piccoli schiavi, voi e i vostri padroni".

"I vostri sudari sono tessuti con polvere e fumo di pistola, e le vostre bare sono gusci di fuoco di reparti d'assalto".

"Non c'è alcun rifugio, né fuga dalla terra: in tutta la sua larghezza e lunghezza essa appartiene al nostro Signore, i cieli e i loro orizzonti appartengono al nostro Signore. Voi non avete niente, o schiavi della croce e schiavi del Dirham e del Dinnar [valuta usata nel mondo arabo] ".

'Il nostro morto va in Paradiso e il vostro va all'Inferno... Gioite, o amanti delle Hur [le Vergini  dagli occhi neri del Paradiso] e dei Giardini [del Paradiso]'.

"Allah è il nostro alleato e voi non avete nessun alleato.  Il nostro morto va in Paradiso e il vostro va all'Inferno, e quanto è cattivo il suo destino". 

"Allah Akbar. È il Paradiso, un paradiso grande come il cielo e la terra interi. Gioite, o amanti delle Hur e dei Giardini [del Paradiso]".

"Allah Akbar, è la vittoria chiara e il grande trionfo [promessi da Allah]. Per Allah, se voi sapeste quello che so io, ridereste molto e andreste nelle vostre trincee gridando con grandissima allegria, mentre portate le vostre armi".
 
"Allah Akbar, ecco i soldati eroici della Verità. Hanno preso le loro posizioni e alzato le loro spade e si sono protetti con la protezione e con il sostegno di Allah".

"Ecco i leoni pronti a schierarsi, che aspettano di sentire [il grido di battaglia] 'Allah Akbar' dal loro comandante".

"Allah Akbar. Ecco i leoni pronti a schierarsi, che aspettano di sentire [il grido di battaglia]'Allah Akbar' dal loro comandante, di assalire con velocità, con il calore di un vulcano e con il bombardamento di tuoni".

"Allah Akbar, com'è stata lunga la notte buia! La sua oscurità non ci assedierà più".
 
"O invasori per Allah, correte sulla vostra strada a schiacciare questa infedeltà, o invasori per Allah".


'Il popolo delle terre islamiche... è partito per incontrare il nemico '

"Allah Akbar, o popolo delle terre islamiche, i tuoi fratelli sono partiti per incontrare il nemico con ferma determinazione e convinzione nella vittoria, se Allah vuole".

"Voi dovreste offrire suppliche. Continuate [con le suppliche] e non fermatevi. Non smettete di chiedere il perdono di Allah e di recitare il Suo nome, in modo che la vittoria debba venire da Lui".
 
"O leoni dell'Islam, possa il nostro tempo scelto essere stanotte e ogni notte nelle nicchie di preghiera dell'Unico Sommo in modo che allineiamo i nostri piedi davanti ad Allah, a Lui che ha tutto il potere, l'autorità reale e la grandezza".


'I colpi in arrivo... incontrano il nemico dentro la sua casa [paese]'

"Noi Lo supplichiamo e ci umiliamo davanti a Lui e Lo imploriamo di dirigere i colpi in arrivo [dritti verso gli obiettivi] e di proteggere i nostri fratelli che sono usciti per incontrare il nemico dentro la sua casa [paese]".


'E' solo questione di alcuni giorni, poco più'

"Voi, fratelli nostri, siate fermi e tenete il percorso e nascondetevi in attesa e prostratevi [come in preghiera] perché è solo questione di alcuni giorni, un po' più di dieci o meno, fino a quando non sentiremo il grido annunciarci le buone notizie della vittoria di Allah [in arrivo] per mano dei nostri fratelli, i combattenti della Jihad. Questa è una faccenda seria e non uno scherzo".


'Le operazioni sono già state decise e i leoni hanno preso le loro posizioni'

"Le operazioni sono già state decise e i leoni hanno preso le loro posizioni e tutto è completato. Essi attendono solo l'autorizzazione dall'eroico comandante.

"Qualunque cosa il nemico possa fare,  non sarà mai capace, se Allah vuole, di ostacolare niente. Le brigate per le principali missioni sono pronte. Esse sono appoggiate dai loro fratelli, membri delle brigate di supporto e delle brigate di riserva. I piani alternativi sono pronti".

"Quindi, qualunque cosa il nemico di Allah possa fare,  non sarà capace di danneggiarci, se Allah vuole".


'Il treno di morte è sulla sua strada'

"Il treno di morte è sulla sua strada. I suoi cavalieri sono determinati. Niente li fermerà o li farà tornare indietro, se Allah vuole, dall'obiettivo: né i cespugli del nemico né le sue erbacce, né i suoi rettili [] le sue lucertole fermeranno la loro avanzata".

"Non c'è alcuna forza o entità superiore, al di fuori di Allah, l'Onnipotente…".

"E' solo una questione di pochi giorni, perciò siate pazienti. Usciremo ad annunciarvi la notizia della grande vittoria".

"Perciò io ripeto: suppliche, suppliche, suppliche, suppliche ad Allah...".

"Imploriamo Allah, che li protegga [i combattenti della Jihad]... e porteremo via da loro [i nemici] l'udito e la vista".

'Oh Allah, questa è l'America... Distruggila e strapazza lei e tutti quelli che marciano nella sua linea'.

"Oh Allah, questa è l'America... distruggila e strapazza lei e tutti quelli che marciano nella sua linea e sono in trincea con lei... Non c'è altro dio che te, il sommo…".

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Nota:
(1) 24 febbraio 2003. Secondo Networksolutions, www.alfjr.com è registrato ad AlFajr, collocato a Parigi, Francia. DomainValet Support Department, collocato a Bellevue, Washington, è catalogato come il contatto tecnico del website.

(The Middle East Media Research Instituten, 28.02.2003)



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