Notizie su Israele 18 - 6 giugno 2001


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Oracolo, parola del SIGNORE, riguardo a Israele. Parola del SIGNORE che ha disteso i cieli e fondata la terra, e che ha formato lo spirito dell'uomo dentro di lui. «Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà assediata. In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti e tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei.

(Zaccaria 12.1-3)



Essendo fuori sede, nelle prossime settimane non mi sarà facile ottenere notizie recenti su Israele. Quello che conta però non è ricevere informazioni di cronaca il più presto possibile, ma avere elementi su cui riflettere. E' quello che cercherò di continuare a fare con queste pagine, senza nessuna pretesa di completezza. Riporto, a questo scopo, un articolo scritto in chiave strettamente ebraica. Non è di facile lettura, ma vale la pena di considerarlo con attenzione. Se degli ebrei che non credono in Gesù riflettono sulle Scritture chiedendosi quando si compiranno certe profezie dell'Antico Testamento, tanto più dovremmo farlo noi che crediamo in Gesù e abbiamo la luce della rivelazione contenuta nel Nuovo Testamento.

M.C.


DOVE VA ISRAELE?


Credo sia importante parlare della situazione politica andando oltre la semplice descrizione dei fatti, e cercando di capire quali sono le forse spirituali in gioco in questo nuovo conflitto attorno a Israele.

Iniziamo con gli arabi e i palestinesi. Rav M. Zal Leon spiegava che all'interno del popolo arabo esistono due entità spirituali: quella di Ishmael e quella di Amalek. Ishmael ha dalla sua parte l'eredità spirituale del padre Abramo (che dimostra ad esempio nel suo grande senso di ospitalità, vedi la cultura beduina), la circoncisione e la fede nel D-o unico. Alla fine dei tempi Ishmael farà teshuvà, rinuncerà alla guerra per il possesso della terra di Israele e, quando gli ebrei faranno anch'essi teshuvà e gli dimostreranno di poter essere nei loro confronti non solo una benedizione (voi sarete "berahà"…), ma una guida spirituale, accetteranno Isacco come vero erede spirituale di Abramo. Lo dimostra il verso della Genesi che narra di quando Abramo muore, ed Isacco e Ishmael lo seppelliscono a Hevron. Il nome di Ishmael, nel verso, appare dopo quello di Isacco, suo fratello minore).

Non così il seme di Amalek con cui si è mischiato il patrimonio genetico-spirituale di Ishmael. Amalek non lotta per la terra, o per interessi economici. Amalek lotta per distruggere Israele e per ostacolare la realizzazione del regno messianico. Amalek ama il "sangue" di Israele. In ogni generazione esso si incarna in un popolo o più popoli che hanno come massimo progetto la distruzione degli ebrei. Il seme di Amalek fu particolarmente "attivo" con Hitler e il nazismo.

Altro protagonista è Edom, discendente di Esaù (il quale, come scritto nei salmi, si unì sia a Ishmael che a Amalek) Qui, come insegnava Rav M. Zal Leon, entra in gioco la chiesa cattolica e la sua politica antagonista rispetto agli ebrei, a causa della competizione per il titolo di "Israele" (ruolo 'perso' da Israele nel momento che non ha riconosciuto il "messia"). Questa più o meno velata rivalità ha fatto sì che la chiesa abbia sostenuto ideologicamente il nazismo, e oggi il movimento palestinese.

Ma dobbiamo ricordare che all'interno del cristianesimo c'è anche in minima parte, il DNA spirituale di Isacco (padre sia di Giacobbe-Israel che di Esau). Lo si vede attivo in quei milioni di cristiani che non si identificano con la politica della Chiesa e che in questo conflitto sono vicini a Israele. Ho personalmente incontrato vicino a Tiberiade circa duecento americani (che facevano parte di un gruppo di varie migliaia di cristiani), che nonostante l'imminenza della guerra, erano venuti in Israele per pregare (non a fini missionari) per la salvezza di Israele e per essere utili al popolo ebraico in caso di emergenza. Anche alcuni preti italiani di mia conoscenza, sono assolutamente contrari alla politica del papa, ed hanno dichiarato sconsolati: "ma è possibile che la Chiesa non capisca che l'appoggio che la chiesa dà ai palestinesi, all'Islam e al fondamentalismo, si ritorcerà presto contro di noi?"

Un'altra caratteristica della società occidentale erede spirituale di Edom-Esau è il suo odio per la spiritualità (Esaù svendette la primogenitura per un piatto di lenticchie, che trangugiò come un animale), e la sua volontà di ostacolare il ruolo messianico di Israele è legata alla sua "ossessione" per il mondo materiale (le lenticchie di Esaù…)

Ultimo, ma non di importanza … il popolo ebraico. Un passaggio del Talmud Sanhedrin (11) dice:
Rabbi Yoshua disse: Se Israele non fa teshuvà non viene redenta: (per aiutarla a fare teshuvà) Hashem dà potere e porta su di loro un re i cui decreti sono duri come quelli di Amman e allora gli ebrei fanno teshuvà e grazie a questo vengono redenti.

Il "re" che oggi D-o ha messo su di noi è Arafat che è stato letteralmente "risuscitato" dall'essere un terrorista in disgrazia e ormai oltrepassato dalla moda di Hamas, ad essere un re potente al punto da permettersi di accettare o di rifiutare di incontrare Clinton.

Arafat si comporta proprio come Amalek ed oltre ad attaccare l'integrità fisica di Israele e dei suo abitanti, attacca il potere spirituale di Israele: Har Habait (il Tempio di Gerusalemme), Hebron e Shem che non sono solo i "territori occupati" ma il fulcro della tradizione ebraica, le tombe dei patriarchi.

E se una parte del popolo palestinese e degli arabi israeliani non si identifica con la politica di Arafat e farebbe ben volentieri a meno del muro del Pianto, in cambio di un po' di pace e di prosperità economica (sempre che a loro arrivi qualche briciola dei soldi che Arafat riceve), anche loro sono zittiti e annullati dallo strapotere di Amalek. Il governo israeliano possiede una terrificante collezione di immagini di linciaggi operati da OLP e Hamas nei confronti di arabi e palestinesi dissidenti. Come al solito il governo israeliano non sa fare public relations, e non mostra al pubblico questo repertorio che renderebbe invece giustizia alla vera immagine dell'Olp.

Dunque se Arafat è quel "re" malvagio di cui parla il Talmud, perché D-o l'ha messo sul suo trono? Ovviamente per far riflettere il popolo ebraico sulla distruttività delle proprie scelte. Iniziamo quindi a fare un "mar-heshbon" sul mondo ebraico religioso in Israele (visto che bisogna sempre cominciare la critica con l'autocritica).

Vorrei iniziare con il giorno di RoshHashana - l'inizio della nuova "guerra" scatenata da palestinesi e arabi israeliani (come a Yom Kipur del '73, ancora una volta Israele viene attaccata non solo sulla terra sacra, ma anche nel suo tempo sacro). I frequentatori della mia sinagoga fino alla fine della festa, ovvero due giorni dopo, non ascoltando radio e televisione (né avendo contatti con gli abitanti del villaggio, che non sono religiosi) non sapevano nulla del disastro politico-militare che stava accadendo in Israele. Lo stesso accadeva nella maggioranza delle comunità ortodosse in Israele. Quasi nessun ortodosso in Israele, (a meno che non vivesse nei territori) nelle preghiere di RoshHashana aveva pregato per la protezione e salvezza dei soldati e dei civili israeliani coinvolti nelle manifestazioni.

Questo evento - sintomatico del distacco del mondo religioso israeliano dal resto del popolo, che si riflette anche nel rifiuto della gran parte dei religiosi di far parte dell'esercito, provoca una profonda avversione in Israele nei confronti dei religiosi e purtroppo spesso anche della Torà.

Ma l'errore macroscopico di gran parte del mondo religioso è stata la pretesa di influenzare forzatamente il resto di Israele a diventare osservante. Sembrano aver dimenticato che lo spirito, il ruah non accetta di essere "plasmato", come la materia. Della festa di Succot, mi sembra giusto ricordare che il messaggio degli arbaminim, del Lulav è che possono e devonocoesistere insieme saggi e ignoranti, giusti e peccatori.

Purtroppo questa svista ha provocato come reazione un'ondata antireligiosa che è in gran parte responsabile della situazione di pericolo in cui oggi si trova Israele.

E' noto che circa otto anni fa, i veri protagonisti nella vittoria di Rabin e dell'inizio del processo di pace sono stati i nuovi immigrati russi, quasi un milione (in grandissima parte non ebrei), ai quali sono state aperte le porte dell'alià senza le severe pratiche di verifica dell'autenticità dell'origine ebraica a cui sono invece sottoposti gli ebrei etiopi, orientali, europei che fanno richiesta di alià.

Ma come è potuto accadere? La risposta l'ha data il ministro dell'immigrazione, una donna russa e di sinistra che ha detto, senza mezzi termini, che il benvenuto e le facilitazioni che hanno ricevuto gli ebrei russi dipendevano dalla scelta dello stato di modernizzare (con il loro inserimento in Israele) lo stato ebraico e di controbilanciare il peso degli ortodossi nel paese. Dunque vengono "importate" in Israele persone la cui massima aspirazione era l'alià in America, e che non riuscendo ad arrivarci hanno deciso e sono riusciti in parte a far diventare Israele l'America: fast food (possibilmente a base di maiale) e soprattutto fast peace, pace a ogni costo, in quanto morire per Israele non è la massima aspirazione di questa nuova ondata di immigrati. Ed ecco che la strada si apre verso camp David e verso le trattative di pace in seguito alle quali il Lubavitch Rebbe ammonì, con tre terrificanti parole (che purtroppo non furono sufficientemente prese in considerazione): ISRAEL BE SAKANA, Israele è in pericolo.

Il processo di modernizzazione dello stato ebraico ha avuto la sua più pesante espressione meno di un mese fa nella proposta del governo di togliere dai documenti di identità dei cittadini israeliani la specifica religiosa ( "ebreo", o altro). Questa decisione veniva presa poco dopo il decreto di chiudere il MisradHadatot, di rendere egualmente decisionali le proposte Halahike di rabbini riformisti e conservatori e ortodossi, insieme alla decisione di far volare ElAl di Shabat. Ma quando sono stati 'fermati' i riservisti israeliani, non interessava alla polizia di Arafat che ne controllava i documenti, se sulla carta di identità ci fosse scritto "israeliano". Interessava che ci fosse scritto yehudì, ebreo.

Secondo il rabbino Rav TitharAlon, cabalista e discepolo di Rav Kaduri, il disastro politico militare in cui ci troviamo è dovuta a questa ultima ondata antireligiosa che ha fatto sì che Hashem abbia deciso di dire al popolo di Israele: "Volete cancellare la parola "iehudi" dall'identità israeliana? Allora Io tolgo il disturbo, adesso cavatela da soli con gli arabi…."

La sopravvivenza di Israele in mezzo a 4 miliardi di musulmani è un continuo miracolo dovuto alla protezione divina. Lo testimoniano moltissimi combattenti delle guerre (dal '48 al '73), che pur non essendo religiosi hanno potuto sperimentare, durante gli scontri con eserciti arabi, infiniti miracoli, come quello di vedere con occhi increduli i loro nemici fuggire di fronte a un nemico per loro invece Invisibile (a questo riguardo vedere il bellissimo testo di Rav Rafael Eisenberg: 'Survival').

Il processo di laicizzazione dello stato ebraico comprende anche negli ultimi mesi una feroce campagna a livello dei mass media, che chiude le stazioni religiose "abusive" (da anni essi lottano invano per avere un canale radio ufficiale, canale che invece viene accordato ai palestinesi). Rav Tithar sottolinea che anche questa "milhamat ahim" ha fatto precipitare la situazione.

La Torà ci insegna che il potere di Israele sta nella "voce" (ha col col Yacov), sia nella preghiera che nella comunicazione della Verità. Ebbene i dirigenti politici hanno preferito dare una "voce" ad Arafat che ai propri fratelli, armando i palestinesi, in questo modo, oltre che di mitragliatrici, di mezzi di comunicazione che "sparano" contro lo stato ebraico.

Gli errori dei religiosi e dei laici israeliani non sono gli unici fattori di questo "conto amaro" che dovremo fare tutti, per aiutare Israele. . E' necessario che anche gli ebrei della diaspora prendano le loro responsabilità.

La prima di queste è di non aver avuto rapporti più profondi con Israele. La pretesa di dettare legge su quella che dovrebbe essere la politica di un paese delle cui problematiche gli ebrei della diaspora non conoscono assolutamente nulla, ha avuto conseguenze nefaste nel condizionare la knesset verso scelte distruttive per Israele.

Gli ebrei e i rabbini della diaspora si "scusano" col mondo occidentale "per il gesto provocatorio" di Sharon, e per altre scelte "imbarazzanti" per il loro quieto vivere tra i goym. Questa loro connivenza con la civiltà di Edom li rende più deboli, perché dà forza all'arroganza degli antisemiti.

E' vero che dal punto di vista della Torà la politica provocatoria e aggressiva è contraria allo spirito di Israele. Che Sharon sia l'espressione moderna dell'immaturità politica di Shimon, unico figlio che Yacov non benedisse sul letto di morte, non contraddice il fatto che le trattative di pace portate avanti di Rabin e da Barak sono di un infantilismo ancora più clamoroso, e che comunque chi vive nella diaspora non ha le informazioni dirette per giudicare. Ecco cosa diceva Yacov dell'atteggiamento aggressivo di Shimon verso gli abitanti di Shehem: "E Yacov disse a Shimon e a Levi: voi mi avete causato problemi, rendendomi odiato agli abitanti del paese…E mentre noi siamo pochi, loro si riuniranno tutti contro di noi, ci uccideranno e io sarò distrutto insieme alla mia famiglia".Ed essi risposero: Hanno forse il diritto di trattare nostra sorella come una prostituta? (Genesi 34.30).

Ma gli ebrei della diaspora devono riconoscere che, dopo che Clinton, Rabin e Barak hanno riscaldato la fantasia degli arabi a tal punto che perfino i più pacifici arabi israeliani in questi giorni guardano gli ebrei con ostilità dichiarata, ormai la scelta della destra è purtroppo l'unica scelta.

Gli ebrei della diaspora Europea e americana avrebbero potuto aiutare Israele facendo l'alià e ricoprendo cariche che oggi persone non del tutto preparate ricoprono, elevando il livello culturale ed economico di israele.

A questo riguardo circa quindici anni fa la moglie di André Neher, forse il più grande pensatore e filosofo ebreo del nostro secolo, mi spiegò che il marito pensava che dopo la creazione dello stato ebraico gli ebrei degli stati europei avrebbero potuto e dovuto fare l'alià, e che i loro leader spirituali avrebbero dovuto ricordare loro l'importanza della mitzvà dell'alià (lui e Leon Ashkenazi avevano rivolto i propri sforzi di leaders spirituali francesi proprio in questa direzione).

Proprio a causa della mancata adesione degli ebrei dell'Europa, Israele viene fondata sull'immigrazione composta dai sopravvissuti della Shoà (laici "delusi" per la mancata protezione da parte di Hashem) e da ebrei nordafricani, pieni di fede e di buone intenzioni, ma senza mezzi, cultura, né preparazione per occupare ruoli di potere nell'amministrazione. La conseguenza di ciò è che a svolgere il delicatissimo compito di gestire l'immigrazione viene destinata una signora con il pallino di rendere Israele un paese laico ed occidentale, di liberarlo del 'vecchiume' della tradizione.

Rav Eliahu Avihail, fondatore della Yeshiva Mahon Meir, è oggi forse il rabbino più capace di leggere le Scritture e di rapportarle alla situazione odierna. Quando gli chiesi dove siamo, mi rispose che già anni fa aveva mostrato i versi del Tanah in cui si parla della guerra di Gog e Magog, nella quale i vari popoli del mondo si schierano con gli arabi per strappare Gerusalemme agli ebrei.

Siamo arrivati a Gog e Magog?

- La maggior parte dei testi concordano che il conflitto dovrebbe avvenire alla fine di Succot, e infatti proprio a Succot si leggono i brani sulla guerra di Gog e Magog, ma la maggior parte dei saggi afferma che sarà la fine di Succot di un anno sabbatico (ovvero, visto che è appena iniziato l'anno sabbatico, Shmita, il conflitto potrebbe scoppiare tra un anno, o tra sette anni). Comunque la cosa importante è prepararsi, soprattutto spiritualmente, ad affrontare quel momento terribile. Io non ho paura per me, né per la mia famiglia, né per gli ebrei di fede, ma sono addolorato per il terrore e le difficoltà che dovrà affrontare quella parte di Israele che non ha fede. Perché quando voleranno i missili, noi persone di fede sappiamo che non cadranno su di noi. E' scritto in Ezechiele 38 (ma le stesse informazioni appaiono in Yoel, Zaccaria e nei Salmi):

Già da tempo Gog, è stato fissato l'ordine che ti sarà dato: tu verrai contro una gente raccoltasi da numerosi popoli sui monti di Israele, terra per tanto tempo rimasta in rovina…Tu giungerai come una nuvola che ricopre il paese, tu e tutti i popoli che saranno con te.. In quel giorno il mio sdegno salirà dalle mie narici…e vi sarà un grande terremoto sulla terra di Israele. ..La spada dell'uno si rivolgerà contro l'altro. Eseguirò il mio giudizio tramite la peste e il sangue. Farò piovere su di lui turbini di pioggia grandine gigantesca e fuoco di zolfo…Così io mi farò conoscere agli occhi di molte nazioni. Eccomi a te Gog… Spezzerò il tuo arco e farò cadere i tuoi razzi.

Ebbene questo scenario drammatico non sarà facile da sostenere senza l'aiuto della fede, dice Rav Avihail con l'aria preoccupata di un pastore di Israele, per tutti coloro che non hanno studiato e che non sanno come la Bibbia ha previsto, passo per passo, tutta la storia del popolo di Israele. E che ci garantisce che questa sarà l'ultima guerra e che gli uomini di fede non hanno da temere nulla. Il conflitto riguarderà anche la diaspora, se non attraverso una terza guerra mondiale, attraverso una serie di calamità naturali (terremoti, alluvioni, malattie virali): ma anche lì gli ebrei che non hanno abdicato alle loro tradizioni e i goym che hanno preso distanza dall'antisemitismo non avranno da temere.

Daniela Abravanel

(da "Shalom", mensile ebraico di informazioe e cultura, gennaio 2001)


LA GIOIA DEI PALESTINESI


La popolazione palestinese si dice contenta degli attentati suicidi. Secondo un'inchiesta del Centro Palestinese per l'opinione pubblica (PCPO) il 76% dei Palestinesi approva gli attacchi suicidi e vuole la prosecuzione della violenza contro Israele. Il padre della bomba umana Said Hutry ha detto di essere fiero di suo figlio e che sarebbe stato volentieri al suo posto. "Vorrei avere altri 20 figli come Said", ha detto il padre alla televisione araba.

(NAI - Nachrichten aus Israel, 04.05.2001)


OSLO E' STATA UN'ILLUSIONE


"Ho l'impressione che il conflitto non finirà in un prossimo futuro", ha detto il settantottenne scrittore e ideologo israeliano del Partito del Lavoro Haim Guri.Il prototipo del "sabra" [ebreo nato in Israele, ndr], il 308simo bambino nato nella città di Tel Aviv, sorta nel 1909, l'amico di Jitzchak Rabin dall'età di 6 anni, definisce gli accordi di Oslo una completa illusione. "Jitzchak, di cui ero amico fin dalla fanciullezza, Schimon e Arafat, che oggi hanno qualche problema con i loro Premi Nobel per la pace, negli ultimi anni ci avevano trasmesso l'impressione che tutte le questioni principali erano state risolte e che rimanevano aperti soltanto alcuni problemi tecnici - qualche chilometro ancora, qua e là. Era falso. Adesso è venuto fuori che il vero problema è il ritorno dei profughi palestinesi, che non è stato ancora trattato. Senza questo e senza la restituzione di tutti i territori occupati Arafat non accetterà nessuna pace".

(NAI - Nachrichten aus Israel, 03.05.2001)



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