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I tecno rabbini della rivoluzione Nanach

di Mario Catania e Mattia Coletto

Il movimento nanach, tra fede e musica tecno, è l'ultima evoluzione del chassidismo breslev. Spinti dal fervore mistico, giovani ebrei ultra-ortodossi attraversano Israele a bordo di furgoni psichedelici affidando le loro preghiere alla musica elettronica.
   Il traffico è intenso a Mea Shearim, il quartiere ultra ortodosso di Gerusalemme. Sono da poco passate le sei di sera, la maggior parte dei passanti sono ebrei ortodossi che salgono e scendono dall'autobus: pantaloni neri, camicie bianche e capo rigorosamente coperto dalla kippah. Molti portano lunghi payot, i fluenti riccioli alla base delle tempie, mentre le donne hanno quasi tutte i capelli raccolti negli shavis, i tradizionali foulard con cui si raccolgono i capelli. Da queste parti è difficile incontrare qualcuno che non sia uno stretto osservante della Legge, questo è il centro mondiale dell'ortodossia ebraica.
  

   In mezzo al caos di macchine e luci all'improvviso esplode il suono di una cassa tecno, da un furgone coloratissimo che sta attraversando la strada, un impianto stereo pompa le sue casse da rave a tutto volume. Sulle note di una vecchia hit parade da discoteca la voce di un vecchio ripete una frase: Na Nach Nachma Nachman Me'Uman. Il furgone da vicino in realtà si rivela una ex ambulanza, sulle fiancate, in mezzo a graffiti e stickers, spicca enorme la faccia sorridente di un vecchio rabbino, è Sabah, il fondatore dei Nanach.
   I Nanach sono l'ultima evoluzione del chassidismo breslev, una delle correnti dell'ortodossia moderna che nasce in Ucraina nel diciottesimo secolo ad opera del rabbino Nachman di Breslov. Prevede forme di preghiera vicine al misticismo, in particolare attraverso canti, litanie e balli. La dottrina breslev ha attraversato alterne fortune fino ad arrivare ad oggi, all'originale sincretismo dei Nanach. Il fondatore dei Nanach però è il rabbino Israel Dov Odesser, strenue seguace della dottrina breslev e del rabbino Nachman, che dopo aver vissuto un'esperienza di vita e religiosa incredibile, nel 1984 all'età di 95 anni decide di rivelare al mondo il suo più straordinario segreto e mostra per la prima volta ad un gruppo di discepoli, il petek, una lettera che conservava da sessantuno anni.
   Secondo Sabah, termine ebraico che significa "nonno" e che i Nanach usano per indicare il loro maestro, questa lettera arriverebbe direttamente dal paradiso e porterebbe la firma proprio del rabbino maestro Nachman di Breslov. A dimostrare la bontà della miracolosa pergamena, ci sarebbero innanzitutto la risposta ad un quesito che tormentava il rabbino Odesser da giorni e questa frase miracolosa: Na Nach Nachma Nachman Me'Uman, in grado, se ripetuta come un mantra, di donare la felicità, risolvere tutti i problemi e addirittura, in grado di predire l'avvento del messia.
   Dal finestrino spunta una faccia sorridente, incorniciata da una barba incolta e con una grossa kippah bianca di lana, è Simcha Nanach, ha 33 anni ed è canadese, da più di dieci vive in Israele e da alcuni anni è diventato un seguace del rabbino Nachman. "Stasera andiamo ad una festa di fidanzamento, ci hanno chiamato per animare la serata, prima però dobbiamo fare una fermata in un posto qui vicino." L'interno dell'ambulanza è stracolmo di libri e opuscoli sul rabbino Nachman, ci sono anche spillette, magneti, adesivi e poster. Lungo la strada salgono altri confratelli, a differenza degli altri ortodossi i Nanach vestono in maniera più casual, camice o polo bianche su pantaloni larghi o jeans tutti rigorosamente neri, portano quasi tutti barba e payot lunghi, alcuni hanno il capo rasato.
   Tutti indossano una larga kippah bianca, come quella di Simcha, con ricamato la frase della lettera, che compare anche su numerosi adesivi e materiale divulgativo. "Noi crediamo che questa frase sia fondamentale, se la reciti, davvero senti che qualcosa dentro di te cambia". Il furgone si ferma davanti ad un edificio e i ragazzi scendono, uno di loro issa una una grossa cassa sul tetto e la spara a tutto volume, dopodiché iniziano tutti a ballare. Dalla sinagoga di fronte escono un po' stupiti numerosi altri ortodossi che quando vedono di cosa si tratta sorridono, anche se alcuni sembrano un po' infastiditi.
   Molti dei passanti si fermano a ridacchiare coi Nanach, i più entusiasti sembrano i bambini che non smettono di saltellare facendo danzare i lunghi payot. "Diventare un seguace del rabbino Nachman significa essere felici - spiega Simcha - scoprire la vera gioia, il senso della vita e non c'è miglior modo di dimostrarlo che ballare e cantare. E' la nostra maniera di glorificare il Signore e noi non abbiamo bisogno di nient'altro." In effetti Simcha, come molti altri Nanach, vive sui furgoni oppure ospite da qualche altro confratello. L'unica cosa che gli interessa è girare per il mondo per far conoscere gli insegnamenti di Rabbi Nachman.
   "Quest'anno sono stato negli Usa, in Canada, in Ucraina e naturalmente in Israele. Abbiamo fatto centinaia di miglia con i nostri furgoni e siamo stati a parecchi festival di musica elettronica. I nostri sound system erano tra i più potenti, quando possiamo compriamo un furgone e iniziamo a montare un grosso impianto perché la gente deve sentire la potenza di Rabbi Nachman: Na Nach Nachma Nachman Me'Uman sarà una rivoluzione. Ogni giorno altri fratelli partano con i loro furgoni per portare la parola di Rabbi Nachman a tutti".
   Ad oggi il numero dei seguaci è in continua crescita grazie alle tecniche di guerrilla marketing mescolate al misticismo religioso. I Nanach hanno pensato al loro credo come ad un brand, tutto è in funzione del marchio, che in questo caso è rappresentato dalla frase contenuta nella pergamena. Graffiti, musica, gadget, opuscoli, cd, dvd, i Nanach creano una ossessiva campagna intorno al loro motto. Lungo le autostrade israeliane non è raro intravedere enormi scritte o trovare adesivi appiccicati nei posti più impensabili, dai vetri degli autobus ai posti di blocco in Palestina, ma naturalmente sono i furgoni il mezzo migliore per pubblicizzare Rabbi Nachman.
   "Siamo stati invitati alla festa perché il futuro sposo ci ha conosciuto e si è interessato a noi, è rimasto colpito dall'intensità della nostra preghiera e dal suo stile, per noi pregare il Signore attraverso il ballo e il canto è fondamentale". Sin dalle sue origini il chassidismo prevede il canto e addirittura alcune forme di ballo acrobatico come forme importantissime di preghiera. I Nanach con la loro musica e il loro stile di vita incarnano tutto questo forse anche in maniera estrema. Un po' hippy, un po' vagabondi, rimettono la loro vita nelle mani di Dio e affidano la loro preghiera ad una cassa tecno.


(News 2U, 16 maggio 2011)