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Da Yosef a Giuseppe

 
Mi piaceva molto parlare di Yeshua a chiunque avesse voglia di ascoltare. Fu così che un giorno incontrai Yosef.
   Yosef proveniva da una famiglia completamente secolarizzata, e, come tutti i sabra, considerava il Tanach soltanto come un documento storico che descrive la storia antica d'Israele. Sapeva anche qualcosa sulla critica biblica e quindi non era disposto ad accettare quello che gli si diceva soltanto perché è scritto. Gli piaceva controbattere ad alta voce su quasi tutto quello che gli dicevo, e sono sicuro che tutta la strada poteva ascoltare le nostre vivaci discussioni.
   «Lei non riuscirà a convincermi», gridava con foga, «che questo Gesù è menzionato nel Tanach! E' soltanto un'invenzione dei cristiani che considerano il nostro "Vecchio Testamento" come un'allegoria cristiana. Il Tanach è un libro puramente ebraico, privo di ogni dottrina cristiana!»
   «Naturalmente è un libro ebraico», replicai io. «Ogni gentile che vuol essere salvato deve accettare questo libro ebraico e il Messia ebraico di cui parlano le profezie! Non le ho forse detto di non aver lasciato l'ebraismo e di non avere nemmeno la minima intenzione di farlo? Ho sempre creduto che non ci sia niente di più ridicolo dell'idea che un ebreo debba "convertirsi" al cristianesimo per credere nel Messia ebraico d'Israele! Al contrario, sono i gentili che devono adottare la Torah, un libro strettamente ebraico, se decidono di seguire Yeshua.»
   Evidentemente Yosef chiamava cristianesimo quello che aveva visto e sentito: abiti religiosi, croci e musica d'organo. Non conosceva Yeshua e il Nuovo Patto, attraverso il quale ebrei e gentili possono essere salvati.
   «Senta un po'», replicò, «non mi verrà a dire che quei cristiani che adorano gli idoli nelle loro pompose cattedrali al suono dell'organo sono in realtà ebrei che credono in una religione ebraica? Se veramente crede questo, allora bisogna dire che lei non ha la minima idea né dell'ebraismo né del cristianesimo. Il fossato che divide queste due religioni è talmente grande che nessun ponte si potrà mai fare tra le due!»
   «Su questo sono d'accordo con lei, Yosef. Queste due religioni non solo sono del tutto diverse, ma si odiano a vicenda con passione e si combattono a morte. Ogni religione è per sua natura ostile a tutte le altre, perché le considera rivali e si ritiene l'unica depositaria delle rivelazioni divine. Ma qui non si tratta né dell'ebraismo, né del cristianesimo. Yeshua non è sceso dal cielo in questo mondo e ha percorso il Suo cammino fino alla morte sulla croce per fondare una nuova religione che si rivoltasse contro la sua propria madre! Yeshua ha condannato tutti i rituali religiosi vuoti di intimo contenuto, sia ebrei che non ebrei. Egli ci ha insegnato che Dio è Spirito, e che i veri adoratori devono adorarlo in spirito e verità (Giovanni 4:23-24).»
   «Mi dica», interruppe Yosef cambiando discorso, «lei li porta i tefillin? osserva lo Shabbat? Che tipo di ebreo è lei, precisamente?»
   «Le risponderò alla maniera ebraica, con un'altra domanda: lei le fa queste cose? No, lei non le fa, e tuttavia si ritiene un ebreo, non è vero? Lei è ebreo perché è nato da una madre ebrea, giusto? Beh, anch'io. Capisce ora? Quello che ci fa essere ebrei o gentili non è né il rituale ebraico, né il patrimonio culturale che abbiamo ereditato per nascita. Noi siamo stati circoncisi l'ottavo giorno. Anche il Capo Rabbino è stato circonciso quando aveva otto giorni, prima che potesse osservare anche uno solo dei comandamenti. Nessuno ci ha chiesto se eravamo d'accordo con la circoncisione o se credevamo alla religione ebraica, vero?»
   «Lei sostiene che il Tanach, parla di Yeshua», disse Yosef cambiando un'altra volta discorso. «Saprebbe dirmi dove? Ma per favore, non cominci con Isaia 53.»
    «A dire il vero, volevo proprio parlare di questa importantissima profezia. Ma possiamo cominciare anche da un'altra parte. Probabilmente lei conosce la storia di Giuseppe, il figlio di Giacobbe e Rachele.»
   «Naturalmente! Giuseppe è una delle mie figure preferite. I miei genitori si chiamano Giacobbe e Rachele. Per questo mi hanno chiamato Yosef!»
   «Guardiamo allora la storia di Giuseppe. Credo che sentirà cose che la sbalordiranno,» dissi con aria di sfida.
   «Giacobbe amava Giuseppe più degli altri figli perché l'aveva avuto in tarda età da Rachele, la sua moglie preferita, e gli fece fare una preziosa veste variopinta. Giacobbe considerava Giuseppe più dei suoi fratelli maggiori, e questo suscitò in loro odio e invidia. Anche Yeshua fu chiamato "il figlio prediletto del Padre" ed è stato odiato dai suoi fratelli ebrei fino al giorno d'oggi.»
   «E' soltanto una coincidenza», rise Yosef. «Non significa assolutamete niente.»
   «Aspetti, la storia non è finita», risposi sorridendo.
   La curiosità di Yosef si era risvegliata e smise di controbattere. Questo mi diede modo di proseguire.
   «Giuseppe era conosciuto come un "sognatore". Aveva dei sogni profetici attraverso i quali rivelava agli ebrei (i suoi fratelli) e ai gentili (il Faraone e i suoi servitori) quello che sarebbe accaduto nel futuro. Anche Yeshua fu un profeta che rivelò alla sua generazione quello che stava per accadere, e questo aumentò l'odio contro di lui.
   «Giacobbe, il padre di Giuseppe, lo mandò dai suoi fratelli perché desiderava la loro pace. Nonostante che Giuseppe sapesse che i suoi fratelli gli erano ostili, ubbidì a suo padre e osservò i suoi ordini. Il Nuovo Patto ci dice che Dio Padre ha mandato in questo mondo il Suo diletto Figlio Yeshua per salvare i Suoi fratelli, gli ebrei. Yeshua sapeva quali sarebbero state le conseguenze della Sua venuta: sarebbe stato consegnato nelle mani dei gentili e crocifisso. Ma Egli ubbidì al Suo Padre celeste, volontariamente e con amore.
   «I fratelli di Giuseppe colsero l'occasione e decisero di ucciderlo. Poi però cambiarono idea e lo vendettero per venti sicli d'argento ai gentili madianiti (Genesi 37:28). Anche i capi ebrei avevano pensato di uccidere Yeshua, e quando uno dei Suoi discepoli alla fine lo tradì per trenta denari, lo consegnarono ai Romani.
   «I fratelli di Giuseppe gli presero la veste, simbolo di autorità e dominio, e lo gettarono in una fossa. Anche Yeshua fu spogliato della Sua veste prima della Sua crocifissione, e poi fu deposto nella fossa di una tomba.»
   «Ehi, la cosa si fa interessante!» esclamò Yosef eccitato. «Non avevo mai considerato questa storia da questo punto di vista.»
   «Aspetti, il meglio deve ancora venire!» promisi. E continuai.
   «Subito dopo il suo arrivo in Egitto, Giuseppe fu sottoposto a una grande tentazione. La moglie di Potifar tentò di sedurlo, ma Giuseppe le resistette. Le Sacre Scritture ci riferiscono che all'inizio del Suo ministero pubblico Yeshua fu fortemente tentato da Satana, ma resistette con successo alla tentazione.
   «La moglie di Potifar s'infuriò con Giuseppe perché l'aveva respinta e lo accusò pubblicamente, nonostante che fosse innocente. Anche Yeshua era innocente e fu punito al nostro posto per dei peccati che non aveva commesso.
   «Giuseppe trascorse più di due anni in prigione prima che fosse riabilitato e innalzato dal Faraone al secondo posto del regno. Anche Yeshua ha passato due notti e tre giorni nella tomba prima di essere risuscitato da Dio e posto a sedere alla Sua destra, in gloria e potenza.
   «Giuseppe ottenne il secondo posto in Egitto, dopo il Faraone. Yeshua è stato nominato Re delle nazioni, e ora siede sul trono in cielo, alla destra di Dio, come è scritto:
    "Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi" (Salmo 110:1)
   «Giuseppe fu nominato "amministratore", e in quanto tale distribuì il grano non solo agli Egiziani, ma a tutto il mondo che soffriva la fame. Yeshua, come "pane della vita" (Giovanni 6:48) sostiene tutto il mondo con la Sua grazia e il Suo misericordioso amore.
   «Spinti dalla grave carestia che in quel tempo regnava in Canann, i fratelli di Giuseppe scesero in Egitto a comprare del grano e si presentarono davanti a Giuseppe. Oggi i figli d'Israele soffrono di una fame spirituale, e quelli che si rivolgono a Yeshua ricevono da Lui il pane della vita.
   «Giuseppe riconobbe subito i suoi fratelli; loro invece non lo riconobbero. Yeshua conosce molto bene ciascuno dei Suoi fratelli ebrei, nonostante che un velo ricopra ancora i loro occhi e non permetta loro di riconoscerlo.
   «Giuseppe finse di essere un Egiziano davanti ai suoi fratelli e parlò duramente con loro per mezzo di un interprete. Il popolo ebraico tratta ancora oggi Yeshua come se fosse un gentile. Rifiutano perfino di chiamarlo con il Suo nome ebraico e non lo riconoscono come loro fratello.
   «Giuseppe trattò molto duramente i suoi fratelli, fino a che non fu del tutto convinto che si erano profondamente pentiti. Yeshua sta ancora aspettando che i Suoi fratelli riconoscano il peccato commesso contro di Lui e smettano di incolparlo di tutte le loro disgrazie.
   «Giuseppe si fece riconoscere dai suoi fratelli e disse: "Io sono Giuseppe, vostro fratello, che voi vendeste perché fosse portato in Egitto" (Genesi 45:4). Anche Yeshua rivelerà presto ai Suoi fratelli la sua vera identità, dopo che avrà sparso su di loro lo spirito di grazia e di supplicazione. Allora guarderanno "a colui che essi hanno trafitto" (Zaccaria 12:10) e riconosceranno che hanno venduto ai gentili il loro fratello, loro carne e sangue.
   «Giuseppe disse ai suoi fratelli:
    Ora non vi rattristate, né vi dispiaccia di avermi venduto perché io fossi portato qui; poiché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita... Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso (Genesi 45:5; 50:20).
   «I figli d'Israele non avevano coscienza di quello che facevano quando consegnarono Yeshua ai romani per essere giustiziato. Ma sulla croce Yeshua gridò: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno" (Luca 23:34). Dio fece una cosa meravigliosa: attraverso il rifiuto di Yeshua da parte degli ebrei portò la salvezza ai gentili.
   «Giuseppe invitò i suoi fratelli a venire a vivere nel paese di Goscen, a causa della carestia. Anche Yeshua riserva un posto nel Suo regno per il suo popolo, il popolo ebraico.»
   Yosef chiuse gli occhi e rifletté. Vedevo che era turbato. Rimase per un momento in silenzio, poi disse: «E' davvero interessante! Ho letto molte volte la storia di Giuseppe, ma non avevo mai notato la straordinaria somiglianza tra la sua vita e quella di Yeshua. Mi è difficile adesso rigettare tutto come semplice coincidenza. Avrei potuto farlo se si fosse trattato soltanto di uno o due particolari, ma da come lei me l'ha presentata, ho l'impressione che tutta la storia di Giuseppe e i suoi fratelli rispecchi l'atteggiamento di Yeshua verso i suoi fratelli ebrei.»
   A questo punto entrò mia madre con un vassoio. Portava due bicchieri di tè caldo alla menta e un piatto di biscotti. La nostra conversazione ormai volgeva al termine. Chiacchierammo ancora qualche minuto poi Yosef se ne andò. Da allora non l'ho più visto.
   Dopo che fu uscito pregai per lui e lo misi nelle mani del Signore. La Bibbia dice che la parola di Dio che portiamo agli uomini non torna mai a Lui a vuoto, ma certamente raggiunge lo scopo per cui è stata mandata.
    Cercate il Signore, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino. Lasci l'empio la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; si converta egli al Signore che avrà pietà di lui, al nostro Dio che non si stanca di perdonare. «Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie», dice il Signore. «Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri. Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, affinché dia seme al seminatore e pane da mangiare, così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata (Isaia 55:6-11).
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