Inizio - Attualità »
Presentazione »
Approfondimenti »
Notizie archiviate »
Notiziari »
Arretrati »
Selezione in PDF »
Articoli vari»
Testimonianze »
Riflessioni »
Testi audio »
Libri »
Questionario »
Scrivici »
Notizie aprile 2010

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Germania, parata ebraica per la prima volta
dalla fine della II Guerra Mondiale

L'occasione è la ricorrenza di Lag BaOmer

Una parata ebraica si terrà in Germania, per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale. L'occasione è la ricorrenza di Lag BaOmer, che verrà celebrata a Berlino con una festosa sfilata di carri attarverso il distretto di Charlottenburg, dove molti ebrei vivevano prima dell'avvento del regime nazista.
La parata, alla quale partecipano una ventina di associazioni ebraiche, è stata organizzata dalla comunità ortodossa Chabad Lubavitch.
A quanto ha spiegato il rabbino Yehuda Teichtal, che guida la comunità, la parata servirà a mostrare come sia ora fiorente la vita ebraica in Germania, dopo gli orrori dell'Olocausto.
Parate di Lag BaOmer si tengono regolarmente anche a Londra, Parigi e New York. La festività, durante la quale si usa in Israele accendere dei falò, ricorda la fine di una pestilenza.

(Libero-news.it, 30 aprile 2010)


~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Strasburgo, ebreo accoltellato in pieno centro

Fonti di polizia: si tratta di un atto di antisemitismo

STRASBURGO, 30 apr. - Aggressione antisemita in Francia. Un uomo di 43 anni, che indossava una kippà, il tradizionale copricapo ebraico, è stato aggredito e ferito a colpi di coltello da due uomini in pieno centro a Strasburgo, intorno alle 12.30. Lo hanno riferito fonti di polizia. L'uomo è stato ricoverato in gravi condizioni, mentre i due uomini, sui 38 anni, sono stati fermati. "Si tratta chiaramente di una aggressione a carattere antisemita", hanno detto le fonti. L'Ufficio nazionale di vigilanza contro l'antisemitismo ha condannato "con forza" questa aggressione. "Gli atti antisemiti non cessano malgrado le misure prese", ha dichiarato in un comunicato. "Pensiamo che sia inammissibile che nel nostro paese un ebreo sia ancora in pericolo, e non possa circolare liberamente".

(Apcom, 30 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israeliani bruciano la foto di Obama

Per celebrare la festività ebraica del Lag Ba Omer finisce tra le fiamme il "nemico dello Stato ebraico"

E' Barack Obama il nuovo nemico dello Stato ebraico che i coloni israeliani conservatori si preparano a "bruciare" nei falò del Lag Ba Omer. Le foto del presidente degli Stati Uniti finiranno infatti tra le fiamme che il prossimo 2 maggio gli israeliani accenderanno per festeggiare la ricorrenza della rivolta ebraica del 132 d.C. guidata da Bar Cochba contro l'impero romano. In passato i coloni hanno bruciato immagini di Adolf Hitler o dell'ex leader dell'Olp Yasser Arafat, adesso tocca a Obama.
Ad annunciarlo è Noam Federman, uno dei leader degli estremisti residenti nel sobborgo di Gerusalemme: "Metteremo le foto di Obama in centinaia di falò per protestare contro le sue azioni antisemite". Secondo il promotore dell'iniziativa, che ha invitato il primo ministro isrealiano Benjamin Netanyahu a considerare l'inquilino della Casa Bianca "un nemico", questo gesto sarebbe legittimo perché Obama "odia gli ebrei".

(Libero-news.it, 30 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Un premio per la cultura ebraica

C'è un patrimonio di lavoro, nel cuore delle Comunità ebraiche, che rimane sconosciuto. Un impegno di tutti i giorni, prezioso per la sua diffusione, che costruisce cultura e conoscenza in uno sforzo appassionato di trasmissione dei valori ebraici. A riconoscerne l'importanza e la portata giunge ora, per la prima volta in Italia, il Premio educazione e cultura del Dipartimento Educazione e Cultura (Dec) dell'UCEI. Il riconoscimento, che sarà assegnato domani sera, nella convention annuale in corso in questi giorni, vuole premiare quanti nel silenzio si prodigano, in forme diverse, sul fronte culturale: nelle scuole, nei Talmud Torah e nelle iniziative di studio. In questa prima edizione il Premio sarà assegnato a Moise Levy (nella foto) medico, milanese, per la sua appassionata opera di traduzione di testi fondamentali della tradizione ebraica, tra cui la Torah e le Haftaroth, il Kizur Shulchan Aruch e i Salmi. Testi in gran parte già adottati dalle scuole ebraiche, in cui la traduzione si affianca a nuovi approcci per una migliore comprensione del testo e dei commentari.
"Molto spesso - spiega il rav Roberto Della Rocca, direttore del Dec, che ha fortemente voluto l'iniziativa - il lavoro quotidiano, capillare, che non fa parlare di sé è dato per scontato e non viene valutato nel suo reale significato. Con questo riconoscimento vogliamo invece esprimere un apprezzamento a quanti si dedicano a quest'opera incoraggiandoli a continuare nella loro opera volta a mettere a fuoco l'educazione e la cultura ebraica".
Il Premio educazione e cultura, che s'ispira anche alle esperienze del Pras Israel e del Premio della Sochnut, punta inoltre a valorizzare le risorse interne alle Comunità ebraiche. "Oggi in Italia - dice infatti il rav Della Rocca - si premiano tanti sedicenti ebraisti che ostentano conoscenze e cultura senza davvero possederle. Chi lavora all'interno del mondo ebraico di solito rimane nell'ombra: con il Premio del Dec vorremmo porre rimedio a questo squilibrio".
I nomi dei premiati sono stati segnalati dalle istituzioni comunitarie e quindi selezionati da una giuria. d.g.

(Notiziario Ucei, 30 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Idrogeno, serbatoi in capelli di vetro

Nuova tecnologia sviluppata in Svizzera da un gruppo israeliano con soldi anche italiani

di Nicola Desiderio

Un gruppo di scienziati israeliani ha messo a punto una nuova tecnologia per lo stoccaggio dell'idrogeno basato su microfilamenti di vetro di sezione poco superiore a quella del capello. Secondo questo gruppo di studio, che lavora all'interno della multinazionale svizzera C.En Ltd. ed è finanziato anche dalla italiana Generali con 10 milioni di euro, mettendo insieme 11mila di questi microtubi, tutti contenuti in un contenitore più grande, è possibile immagazzinare l'idrogeno sufficiente a garantire l'autonomia di una vettura alimentata a fuel cell per 400 km, occupando la metà dello spazio e dimezzando il peso rispetto agli attuali serbatoi in fibra composita o in metallo. Il tutto con maggior sicurezza e con costi minori rispetto ai normali serbatoi per idrogeno compresso gassoso o liquido. Il segreto sta proprio nella struttura visto che tubi di vetro di queste dimensioni hanno una resistenza tripla rispetto all'acciaio e, messi l'uno accanto all'altro, si supportano a vicenda aumentando in modo esponenziale la robustezza del fascio che può essere racchiuso in un involucro cilindrico con normali caratteristiche resistenziali.
Il prototipo sul quale gli scienziati lavorano ha 370 microtubi e hanno già messo le loro scoperte alla prova presso Istituto Federale tedesco per la Ricerca e la Prova dei Materiali di Berlino sul quale erano montati tre moduli della sezione di un pollice. I risultati ottenuti sono stati incoraggianti e l'istituto ha certificato la sicurezza del sistema. Un aspetto molto interessante di questa tecnologia è la sua compattezza tanto che si potrebbe immaginare di applicarla anche ai computer portatili e ai telefoni cellulari inoltre i tempi di ingegnerizzazione e industrializzazione previsti oscillano tra i 2 e 5 anni.
Anche le operazioni di rifornimento potrebbero essere semplificate a tal punto che potrebbero essere rese anche self-service, come quelle di una normale pompa di gasolio o benzina. Ma ancora più interessante e suggestiva è la possibilità di sfilare questi serbatoi cilindrici e di scambiare quelli vuoti con quelli pieni di idrogeno, un po' come Better Place immagina con le batterie delle auto elettriche. Tutto questo migliora le prospettive tecnologiche dell'auto a idrogeno, ma lasciano ancora intatte tutte le problematiche inerenti alla produzione dell'idrogeno e alla sua distribuzione.

(OmniAuto.it, 30 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Siria. H. Clinton: "Trasferire armi a terroristi minaccia la sicurezza di Israele"

Il presidente siriano Bashar al-Assad sta conducendo una politica pericolosa per la stabilità del Medioriente. Sono queste le parole usate dal Sottosegretario di Stato americano Hillary Clinton, che parlando alla Conferenza degli ebrei americani a Washington ha sottolineato come il trasferimento di armi da Damasco a Hezbollah possa portare la regione nell'instabilità.
"Abbiamo denunciato i pericoli derivanti da un trasferimento di armi dalla Siria a Hezbollah - ha detto la Clinton -. Noi condanniamo (quest'azione, ndr) con i toni più forti possibili e abbiamo espresso i nostri timori direttamente al governo siriano". La Clinton ha quindi detto che "trasferire armi ai terroristi, specialmente missili a lungo raggio, pone una seria minaccia alla sicurezza di Israele. E potrebbe avere un forte effetto destabilizzante nella regione".
Secondo il capo della diplomazia Usa, "tutti gli stati devono smetterla di fornire armi ai gruppi terroristici come Hezbollah e Hamas. Ogni missile che raggiunge il sud del Libano o Gaza va contro la causa della pace". I riferimenti sono alle indiscrezioni circa il traffico di missili Scud dall'esercito siriano a Hezbollah. Un'azione che rappresenta una seria minaccia per Israele, ma che Damasco ha sempre negato. "Il presidente Assad sta prendendo decisioni che potrebbero determinare la guerra o a pace per la regione", ha institito la Clinton, che ha difeso la decisione di Washington di ritirare il suo ambasciatore da Damasco.

(l'Occidentale, 30 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il rabbino Toaff compie oggi 95 anni

Un compleanno in compagnia della famiglia

Elio Toaff
Il rabbino capo emerito di Roma, Elio Toaff, compie oggi 95 anni. L'uomo per mezzo secolo, 1951 al 2001, è stato la guida spirituale della comunità ebraica romana. Il compleanno sarà festeggiato domenica nella casa di fronte alla Sinagoga, con la famiglia al gran completo composta da 4 figli e ben 111 nipoti. Ma non è tutto: sono in arrivo anche da Israele molti parenti e amici.
Lunedì sarà anche inaugurata, con una cena all'hotel Hilton, la fondazione "Elio Toaff". Martedì, invece, aprirà le porte la mostra dedicata al rabbino all'interno del Museo Ebraico di Roma. L'esposizione ripercorre la vita dell'uomo nel quadro più ampio della storia d'Italia.
Nato a Livorno il 30 aprile del 1915, Elio Toaff si laurea nel 1939 in giurisprudenza all'università di Pisa. Esponente del movimento sionista, è rabbino capo di Ancona dal 1940 al 1946, periodo attraversato prima dalle leggi razziali del regime fascista e poi dall'occupazione dei nazisti tedeschi. Nel 1946 è rabbino capo di Venezia, dove insegna lingua e letteratura ebraica all'ateneo Cà Foscari. Nel 1951 viene chiamato alla cattedra di rabbino capo di Roma, che mantiene fino al 2001. Nel 1986, accoglie papa Giovanni Paolo II per la storica visita alla sinagoga e alla comunità ebraica romana.

(Libero-news.it, 30 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hamas entra in crisi a Gaza

Proteste, stipendi non pagati, tasse alte, controlli religiosi, contrabbando...

di Stefano Magni

Gaza, nelle mani di Hamas dal gennaio del 2006, sta attraversando un periodo di gravissima crisi. Secondo John Ging, il direttore dell'agenzia Onu per i rifugiati, l'Unrwa, le infrastrutture sono al collasso, il commercio è azzerato, non ci sarebbero nemmeno scuole a sufficienza per educare i numerosissimi bambini. Ging attribuisce la colpa a Israele, reo di mantenere un blocco pressoché totale alle frontiere della striscia di Gaza. Tuttavia evita di dire quali siano le responsabilità di Hamas. Da quando il partito islamico ha vinto le elezioni nel 2006 e ha conquistato l'esecutivo con la forza nel 2007, ha imposto un rigoroso controllo religioso su tutte le attività personali ed economiche. Le proteste interne non mancano. Secondo quanto riferisce la tv satellitare, al-Arabiya, le proteste del Fronte Popolare Palestinese contro Hamas crescono sempre di più. In particolare il movimento politico si opporrebbe alle nuove tasse che l'esecutivo ha imposto ai cittadini per far fronte alla crisi economica. Per sopperire alle gravi perdite dello stato, l'ultimo espediente del governo di Hamas è stato quello di tassare del 25% le sigarette, merce che il Paese importa illegalmente grazie a tunnel scavati lungo il confine con l'Egitto. Nonostante le nuove tasse, 30mila dipendenti pubblici non vedono lo stipendio da mesi. Negli ultimi giorni la polizia palestinese ha arrestato diversi attivisti del movimento di sinistra, mentre diffondevano volantini per chiedere all'esecutivo di Isamyl Haniye di fermare le pressioni sulla popolazione civile. Il blocco totale del commercio, imposto non solo da Israele, ma anche dall'Egitto, è motivato dal continuo traffico di armi attraverso il "corridoio di Philadelphi". Ieri notte è crollato uno dei tunnel usati dai contrabbandieri uccidendo quattro persone. Hamas punta il dito contro il governo del Cairo: accusa la polizia egiziana che avrebbe tirato gas dentro la galleria artigianale per bloccare i contrabbandieri. Il Cairo risponde che sono stati i contrabbandieri stessi ad aver fatto eplodere incidentalmente bombole di gas butano. Questi tunnel, pericolosissimi per chi li scava e li attraversa, secondo i palestinesi sono l'unica fonte di sopravvivenza per Gaza. Gli israeliani non fanno a meno di notare, però, che a Gaza mancherà anche il cibo, ma i razzi da lanciare contro i kibbutz e le città di frontiera sono sempre nuovi e numerosi.

(l'Opinione, 30 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Papa - Rabbino Di Segni: Perplessità su solidarietà da Gary Krupp

Sostenitore della beatificaizone di Pio XII, ieri a udienza

Il Papa e Gary Krupp
Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, esprime perplessità per la "solidarietà" espressa ieri al Papa da una delegazione ebraica presente all'udienza generale in San Pietro. "La 'strana coppia' del giorno, americana, è quella di Gary Krupp, magnate ebreo con la mission di riconciliare gli ebrei con la buona memoria di Pio XII, e Shmuley Boteach, rabbino ortodosso, grande comunicatore mediatico, già amico e consigliere di Michael Jackson e autore di best-seller come Kosher Sex, Kosher Adultery, The Kosher Sutra", scrive Di Segni sul notiziario quotidiano delle comunità ebraiche italiane. "Boteach non condivide l'opinione di Krupp su Pio XII e su questo argomento insieme si sono esibiti l'altro mese a New York in un dibattito pubblico (a pagamento, adult ticket 25 sollari). Ieri i due sono riapparsi insieme, con ampia delegazione, nell'udienza generale del mercoledì a S. Pietro. Le agenzie riferiscono che era per manifestare solidarietà ebraica alla Chiesa sotto accusa. Boteach racconta di aver regalato al papa un orologio con doppio orario (Roma-Gerusalemme), e di avergli parlato della minaccia iraniania e della necessità che le due religioni collaborino in iniziative per il rafforzamento dell'istituto familiare, con l'idea particolare di passare il Venerdì sera in casa con i figli (perché poi anche i cristiani debbano farlo il Venerdì non è chiaro). Fin qui niente di eccezionale né di disdicevole. Quello che non si capisce è che bisogno ci sia stato di manifestare e chiedere amicizia al papa proprio 'nella delegazione guidata' dal principale supporter della beatificazione di Pio XII. Chissà - conclude il rabbino Di Segni - se dopo Kosher Sex vedremo anche Kosher Pope".

(Apcom, 30 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ponte sullo Stretto di Messina: presentato il progetto alternativo

di Peppe Caridi

Il giovane architetto Israeliano Mor Temor ha presentato, all'Altafiumara Resort di Santa Trada, nei pressi di Cannitello e Villa San Giovanni, il nuovo progetto che ha realizzato per collegare in modo stabile lo Stretto di Messina.
Il professionista 36enne nativo di Shaf-amer, provincia di Nazareth, nell'Alta Galilea, ha esordito dicendo che "Lo Stretto è splendido, finalmente l'ho visto dal vivo dopo mesi e anni di studi da immagini, satelliti, mappe e cartografie. Sono stato tre giorni a Reggio e la cosa che mi ha colpito di più è la varietà di colori e tonalità, ogni giorno diversi: questo posto è davvero magico e affascinante"....

(strill.it, 30 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Si avvicina una nuova guerra di Libano e Siria contro Israele, ispirata da Teheran

di Carlo Panella

I segnali che preannunciano l'imminenza di una nuovo aggressione di Hezbollah libanese contro Israele sono sempre più inquietanti e inequivocabili. Il ministro della difesa americano Robert Gates ha infatti dichiarato pubblicamente che la Siria e l'Iran stanno consegnando missili sempre più sofisticati agli Hezbollah in Libano: "Siamo arrivati al punto dove gli Hezbollah sono in possesso di un arsenale di razzi e missili più poderoso di molti governi del mondo". Questa autorevolissima accusa di sabotare l'accordo di tregua che chiuse la guerra del 2006, lanciata contro Hezbollah, il governo libanese, la Siria e l'Iran, non proviene -si badi- da un oltranzista, ma dal ministro a cui Barack Obama ha consegnato il controllo del Pentagono. Dunque, la più alta autorità politico militare del pianeta, avalla totalmente -anzi le incrementa- le denunce di Israele circa la totale violazione dei presupposti e del senso della missione Unifil in Libano e conferma la recente denuncia fa di Simon Peres, che si è detto certo che la Siria abbia consegnato a Hezbollah pericolosissimi missili Scud. Un quadro talmente grave, che Obama ha inviato ieri in Libano il suo Consigliere per la sicurezza nazionale John Brennan, che è anche responsabile per l'antiterrorismo, per verificare in loco la consistenza del fenomeno (soprattutto per cercare di comprendere se Hezbollah abbia o meno ricevuto gli Scud). A fronte di queste conferme, le smentite del presidente libanese Michel Suleiman, del premier Saad Hariri, della Siria e di Hezbollah, diventano ancora più minacciose e pericolose. Esse non si limitano infatti a negare l'esistenza di questo traffico di missili, ma vanno oltre e qualificano queste denunce quali "provocazioni di Israele che vuole così motivare i suoi progetti di guerra". E' il classico scenario messo in campo da parte araba dal 1956 in poi: escalation militare, propaganda contro le "minacce" di Israele e infine guerra (con relativa sconfitta araba, peraltro). Purtroppo siamo già molto avanti su questo percorso bellico tanto che ieri il ministro degli esteri egiziano Abul Gheit ha avvertito gli Usa del rischio di una possibile escalation fra Israele e Libano, che potrebbe sfociare in un'altra guerra. Contemporaneamente il presidente egiziano Hosni Mubarak e il premier libanese Saad Hariri hanno discusso a Sharm el Sheikh di quelle che definiscono le "minacce" di Israele, e Hariri ha dichiarato di aver ricevuto da Mubarak l'assicurazione che l'Egitto ha avviato contatti per garantire la sicurezza di Libano e Siria. Si sta dunque sempre più confermando la nostra -facile- profezia che vedeva incancrenirsi la situazione tra Libano e Israele non tanto e non solo a causa del quadro geopolitico locale, ma anche e soprattutto perché questo è interesse precipuo di Teheran. A fonte di nuove sanzioni Onu (sia pure blande, come saranno) e della crisi politica interna (anche se l'Onda Verde fatica allo spasimo a reggere il peso di una repressione feroce), Khamenei e Ahmadinejad possono infiammare tramite la Siria ed Hezbollah tutto il quadro mediorientale, presentandosi quali alfieri del Jihad contro Israele e rafforzando così la propria posizione sia sul piano interno che esterno.
Si prospetta quindi un'estate rovente nel paese dei cedri e bene farebbe il governo italiano a mettere in agenda una immediata verifica sull'evoluzione della crisi, per evitare che i nostri 2.500 militari della missione Unifil si trovino all'improvviso a dover fronteggiare -letteralmente presi tra due fuochi- una probabile nuova guerra.

(Libero, 29 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L’articolo che segue è una conferma di quanto sostenuto nella Conferenza di Sanremo del 24-25 aprile scorso. Lo stato illegale in Medio Oriente non è Israele, ma la Giordania, costituita senza nessuna autorizzazione internazionale sul terreno del Mandato per la Palestina affidato dalla Lega delle Nazioni alla Gran Bretagna con il preciso compito di dare attuazione della Dichiarazione di Balfour. E’ la Giordania oggi il vero stato palestinese, essendo costituito per il 70 per cento da arabi palestinesi, contro il 20 per cento di Israele. Ma è uno stato che, al contrario di Israele, ha un’origine illegale. Lo si legittimi oggi come l'unico, vero stato palestinese a est del Giordano, e si riconosca la legittimità, esistente fin dal 1922, dello stato ebraico di Israele come unico stato a ovest del Giordano. Pretendere di meno non serve. Ormai è dimostrato. M.C.

La Giordania ha paura della Palestina

analisi di Mordechai Kedar

re Abdallah di Giordania
Da alcune settimane il re Abdallah di Giordania recita il seguente mantra: se i negoziati tra Israeliani e Palestinesi non progrediranno, se Israele non rinuncerà a Gerusalemme e non evacuerà tutti gli insediamenti in Cisgiordania, allora scoppierà la guerra. Il re che parla un inglese britannico perfetto dà l'impressione di essere un leader equilibrato e responsabile, per il quale la porta della Casa Bianca è sempre aperta.
Ci sono Israeliani che sostengono che l'approccio del re giordano nei confronti d'Israele sia lo stesso che aveva il padre Hussein, venuto nello stato ebraico alla vigilia della guerra del Kippur (1973) per avvertire Golda Meir del pericolo imminente. Per questo motivo essi spingono il governo israeliano a rinunciare a Gerusalemme e a smantellare gli insediamenti come intima il re Abdallah.
Tuttavia, l'entusiasmo di Sua Maestà per la nascita di uno stato palestinese e la sua improvvisa trasformazione in 'paladino' dei Palestinesi nascono dalla sua preoccupazione non tanto per la Palestina, quanto per il suo regno. Va notato, infatti, che il governo giordano in questi giorni sta revocando la cittadinanza a migliaia di Palestinesi che abitano in Giordania da decine d'anni.
Il re Abdallah non ignora la scissione tra l'autorità palestinese e Hamas, avverte i contrasti all'interno dell'Olp, nota il fermo rifiuto di Abu Mazen di sedersi al tavolo con Netanyahu e da ciò capisce che nel prossimo futuro non verrà costituito alcun stato palestinese nelle Giudea-Samaria e nemmeno a Gaza. Il caparbio attaccamento d'Israele a Gerusalemme e il deciso rifiuto palestinese di fondare uno stato che non l'avrà come capitale fanno dedurre al re giordano che la questione tra Israeliani e Palestinesi è giunta a un punto morto.
In assenza di uno stato palestinese, emerge l'eventualità di stabilizzare in modo permanente la situazione attuale, che vede tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano un'entità politica, cioè uno stato binazionale in cui vivranno Arabi ed Ebrei grazie a un accordo politico.
A tanti questa sembra la soluzione preferibile, che risparmia ad entrambi i popoli le sofferenze legate alla rinuncia di parte del territorio, all'evacuazione delle città e al disegno di nuovi confini. Quest'idea sta prendendo vigore nei circoli intellettuali accademici e la Giordania osserva preoccupata come il sogno dello Stato Palestinese indipendente stia svanendo.
In questo scenario il re giordano teme che riemergerà con forza l'idea e lo slogan della 'patria sostitutiva', cioè quella che vede in Giordania la vera patria palestinese (dove in effetti i Palestinesi sono in maggioranza, oltre il 70% della popolazione, regina compresa, n.d.t.), nella quale i Palestinesi realizzeranno la loro aspirazione all'indipendenza.
Quest'idea ha un fondamento storico: dopo aver ricevuto il mandato dalla Società delle Nazioni (divenuta poi l'ONU) nel 1920, la Gran Bretagna ha diviso la terra promessa agli Ebrei come focolare nazionale tra l'Emirato della Transgiordania (l'attuale regno di Giordania) e la Palestina-Eretz Israel. Il mandato, però, non prevedeva questa suddivisione, né i Britannici avevano l'autorità per attuarla: pertanto, la costituzione dell'Emirato della Transgiordania non è legittima, e quindi neppure il regno di Giordania d'oggi.
Oltre a ciò, la costituzione dell'Emirato era destinata a fornire terre e a creare 'cariche' alla famiglia di Sharif Hussein e ai suoi figli Abdallah e Feisal della Mecca, allora amici dei Britannici, che erano stati cacciati dai Sauditi dalla zona dell'Hijaz (regione nord occidentale della Penisola Arabica dove si trovano Mecca e Medina, n.d.t.). Per questo, la 'giustizia' della storia dovrebbe proclamare l'annullamento di questi abusi britannici e la restituzione della terra del regno di Giordania ai Palestinesi. In effetti, poiché la stragrande maggioranza degli abitanti della 'patria sostitutiva' sono d'origine palestinese, perché non dovrebbero essere loro i padroni di casa, invece di alcune tribù di beduini che si sono impadronite delle terre con la benedizione britannica?
Ecco perché re Abdallah non si preoccupa in realtà della Palestina, ma del suo regno: uno stato palestinese e ovest del fiume Giordano (territori considerati occupati da Israele dopo il 1967, n.d.t.) metterebbe fine all'idea della 'patria sostituiva' e legittimerebbe il suo regno. A chi importa, se sarà soltanto Israele a pagare il prezzo della costituzione di questo stato?
A questo punto sarebbe logico porre a re Abdallah una domanda molto semplice: se la Giordania è così interessata a far nascere uno stato palestinese nella Giudea-Samaria, con capitale Gerusalemme, perché non l'ha creato quando ne aveva la facoltà, cioè durante i settemila giorni tra il 1948 e il 1967, mentre dominava su queste terre?

(Informazione Corretta, 29 aprile 2010 - traduzione e adattamento di Antonella Donzelli e Avi Kretzo)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Palestina, arrestati dissidenti del Fronte Popolare

Cresce il malcontento della popolazione nei confronti di Hamas - Nelle strade di Gaza cresce sempre di più il dissenso del Fronte Popolare verso il governo di Hamas. Negli ultimi giorni la polizia palestinese ha arrestato diversi attivisti mentre diffondevano volantini per chiedere all'esecutivo di Isamyl Haniye, di fermare le pressioni sulla popolazione civile, se vuole evitare l'implosione della Striscia di Gaza. Secondo quanto riferisce la tv satellitare, al-Arabiya, le proteste del Fronte Popolare crescono sempre di più. In particolare il movimento politico si opporrebbe alle nuove tasse che l'esecutivo ha imposto ai cittadini per far fronte alla crisi economica. Per sopperire alle gravi perdite dello stato, l'ultimo espediente del governo di Hamas è stato quello di tassare del 25% le sigarette, merce che il Paese importa illegalmente grazie a tunnel scavati lungo il confine con l'Egitto. Nonostante le nuove tasse, 30 mila dipendenti pubblici non vedono lo stipendio da mesi.

(PeaceReporter, 29 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Nasrallah: un onore per Hezbollah essere condannati

Sayyid Hassan Nasrallah
Ieri 26 condannati per legami con sciiti anti-israeliani

BEIRUT, 29 apr - Per Hezbollah e' una medaglia d'onore la condanna inflitta in Egitto a 26 persone per legami col movimento sciita anti-israeliano. Il leader sciita Sayyid Hassan Nasrallah ha affermato che 'l'unico crimine' commesso dai 26 condannati 'e' quello di sostenere la legittima resistenza palestinese'. 'Gli arabi e i musulmani ora sanno che finiamo dietro le sbarre perche' Iddio ci ha ordinato di schierarci a fianco dei nostri fratelli palestinesi. E aspiriamo a fare di piu''.

(ANSA, 29 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il Libano teme un nuovo attacco di Israele

L'ipotesi di un nuovo attacco israeliano, simile a quello che nell'estate del 2006 causò oltre un migliaio di morti, sta mandando il Libano letteralmente "in preda al panico".
A rivelarlo è il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abul Gheit, che - secondo il quotidiano Haaretz - ne avrebbe parlato a rappresentanti del governo di Tel Aviv, durante un incontro a porte chiuse tenuto nei giorni scorsi.
Lo stesso Egitto avrebbe anche avvertito gli Stati Uniti del rischio di una possibile escalation militare nella regione e avrebbe chiesto un intervento di Washington per fermare le tensioni sul nascere.
A scatenare il timore di una nuova guerra sono le accuse pubblicate nei giorni scorsi sulla stampa israeliana, secondo cui la Siria starebbe fornendo al movimento libanese Hezbollah dei missili Scud, capaci di raggiungere l'intero territorio dello Stato ebraico.
L'indiscrezione è stata prontamente smentita dal governo di Damasco, oltre che dallo stesso Hezbollah, ma è stata comunque ripresa dagli alleati di Israele e, in particolare, dagli Stati Uniti.
Proprio questi ultimi hanno espresso la propria forte preoccupazione e hanno minacciato la Siria di "gravi ripercussioni" nel caso in cui le accuse si rivelassero fondate.
La questione Scud - secondo quanto reso noto dal quotidiano al-Akhbar - sarebbe stata anche al centro di un colloquio d'urgenza convocato a Beirut tra il primo ministro libanese Saad Hariri e il consigliere Usa per la sicurezza nazionale e l'antiterrorismo John Brennan.

(Osservatorio Iraq, 29 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il risveglio di San Nicandro

di Rossella Tercatin

La notte del 10 agosto 1930, nel piccolo centro pugliese di San Nicandro, Donato Manduzio, professione bracciante, fece uno strano sogno, che lo spinse a mettersi a leggere la Bibbia (una Bibbia protestante, l'unica che riuscì a reperire). Fu così che scoprì e cominciò a praticare l'ebraismo, senza sapere nemmeno che al mondo degli ebrei esistevano ancora. Ebbe inizio in questo modo una delle pagine più incredibili della storia dell'ebraismo italiano novecentesco.
Il popolo ebraico è considerato un esempio straordinario, per molti aspetti unico, di cultura e coesione mantenute intatte per millenni. Il trascorrere del tempo, la dispersione e le persecuzioni, a prima vista non sembrano aver danneggiato la vita e la vitalità degli ebrei nel mondo. Non altrettanto si può affermare a livello demografico. Quanti sono gli uomini e le donne ebree che si sono allontanati nel corso dei secoli? Impossibile saperlo. Ma è accaduto anche, e sempre più spesso si ripete oggi, che persone del tutto estranee all'ebraismo, magari animate da antichi ricordi di un'appartenenza perduta da generazioni, all'ebraismo vogliano ricongiungersi. Un fenomeno sempre più frequente per esempio nei territori dell'Ex Unione sovietica, per ragioni geopolitiche, ma che si ripete costantemente anche in quelli che nel XV secolo erano domini spagnoli, dove gli ebrei furono espulsi o costretti a convertirsi. E dove in molti casi scelsero di mantenere in segreto le proprie tradizioni, dando vita al fenomeno del marranesimo. Proprio di queste storie di identità perdute e ritrovate si parla nel Moked primaverile 5770, che prende oggi il via.
Sarà proprio "Marrani di ieri e di oggi" il filo conduttore di incontri e dibattiti che animeranno le giornate dei partecipanti all'appuntamento annuale del DEC.
Nelle regioni meridionali della nostra penisola oggi la riscoperta dell'ebraismo perduto è fortissima, come ha testimoniato il successo di Negba, il primo festival della cultura ebraica in Puglia organizzato a settembre dall'UCEI.
Sono tante le storie nate all'ombra Gargano. Quella di San Nicandro la racconta oggi un film-documentario presentato per la prima volta nel novembre 2009 al festival Transiti d'Oriente, "San Nicandro, Zefat. Il viaggio di Eti", diretto da Vincenzo Condorelli.
Nel giro di pochi anni dopo la visione di Donato Manduzio, il gruppo di ebrei sannicandresi era arrivato a contare più di una ventina di persone. Erano stati avviati contatti con la Comunità ebraica di Roma per un processo di conversione riconosciuto. Ma per gli ebrei in Italia i tempi si facevano cupi. Con le leggi razziali, il rabbino capo di Roma cercò di dissuadere Donato Manduzio e i suoi dal proseguire nell'intento, loro che potevano scampare alla persecuzione. La risposta fu indignata. Il gruppo si considerava e voleva essere considerato ebreo a tutti gli effetti, pronto a sopportare anche le conseguenze più negative. La conversione vera e propria arrivò nel 1946, e nel giro di pochi anni la maggioranza degli ebrei di San Nicandro si trasferì in Israele.
Oggi nel paese vivono alcune decine di ebrei, tra i quali Grazia Gualano, ricercatrice di Storia dell'Ebraismo sannicandrese e Presidente del gruppo San Nicandro. Sarà lei a commentare il documentario, in cui compare proprio nel suo ruolo di studiosa che aiuta il protagonista Eti a ricostruire la sua storia familiare.
La comunità di San Nicandro, nonostante le difficoltà che deve affrontare legate all'esiguità dei numeri, e alla scarsa disponibilità di prodotti kasher, continua a rappresentare, a distanza di tanti anni dalla sua nascita, uno straordinario esempio di vitalità ebraica, contro una storia che secoli fa sembrava aver messo per sempre la parola fine all'ebraismo italiano del meridione.

(Notiziario Ucei, 29 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Usa-Italia: convegno sull'emigrazione di intellettuale ebrei

(NEW YORK, 28 apr - Robert Fano, l'ingegnere e informatico italiano padre di Internet, Guido Calabresi, giurista di Yale e giudice di Corte d'appello, Franco Modigliani, premio Nobel per l'economia, il fisico Emilio Segré sono tra i protagonisti di 'Americordo', un progetto del Centro Primo Levi e della Columbia University presentato a New York per raccontare la storia ancora in gran parte inedita dell'emigrazione degli intellettuali ebrei in America dopo le leggi razziali.
"E' una parte inesplorata della storia degli intellettuali americani di successo. Prima di emigrare negli Stati Uniti, Fano, Calabresi, Modigliani appartenevano a famiglie ricche o benestanti ma in America hanno incontrato problemi economici e di integrazione. Molti erano mal visti anche dalla stessa comunità ebraica americana perché non erano osservanti", ha spiegato la giornalista Gianna Pontecorboli, una delle ideatrici del progetto che sull'argomento sta scrivendo un libro. Le cose sono cambiate con l'entrata dell'America in guerra e gli americani hanno risposto alla chiamata alle armi. E così che il giovane Fano, all'epoca allievo al Massachusetts Institute of Technology si ritrova ad essere sia studente che docente.
"Quando sono arrivato in questo paese - spiega in un'intervista con la Pontecorboli - gli agenti del servizio di immigrazione mi hanno chiesto di che razza ero, allora l'ebraismo veniva considerato una razza e le persone venivano separate. A quell'agente risposi: guardi che io ho lasciato l'Italia proprio per sfuggire a questo. Io volevo entrare subito nella cultura americana, volevo evitare la mentalità del ghetto". Inizi difficili anche per Calabresi, arrivato negli Stati Uniti nel 1939 senza un soldo in tasca e costretto a sopravvivere in un alberghetto da dieci dollari al mese mentre studiava per convalidare la laurea italiana.

(ANSA, 29 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, forte crescita del turismo

Marzo ha visto una straordinaria crescita del turismo verso Israele con 313 mila visitatori (+56% rispetto a marzo 2009), +17% rispetto a marzo 2008 e + 9% rispetto a marzo 2000. Nel periodo gennaio-marzo 2010, 747 mila turisti hanno visitato Israele, con un incremento del 54% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e un incremento del 15% rispetto al 2008. Il Ministro del Turismo Stas Misezhnikov ha dichiarato che «nel 2009, nonostante la crisi economica mondiale e l'operazione di Gaza, l'industria del turismo israeliano ha realizzato uno straordinario recupero iniziando la realizzazione del piano di lavoro triennale formulato dal ministero nel novembre scorso».

(Travel, 28 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'Italia al fianco dell'Anp sui diritti umani

La Dgcs finanzia un'unità specializzata che opererà all'interno del ministero della Giustizia a Ramallah

ROMA, 28 apr - Il 29 aprile a Ramallah il consolato generale d'Italia a Gerusalemme, l'Unità tecnica locale (Utl) della direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo (Dgcs) della Farnesina nei Territori Palestinesi e il ministero della Giustizia dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) - alla presenza del dicastero del Piano e dello sviluppo amministrativo - formalizzeranno, tramite la firma di un Accordo d'intesa, l'avvio del progetto "Assistenza tecnica alla costituzione di un'Unità per i diritti umani presso il ministero della Giustizia". L'iniziativa, finanziata dalla Dgcs con 889 mila euro, si inserisce all'interno del quadro del Palestinian reform and development plan (Prdp), definito dal ministero del Piano e dello sviluppo amministrativo (Mopad) palestinese per il triennio 2008-2010 e sottoposto alla comunità internazionale durante la Conferenza di Parigi (17 Dicembre 2007). Il progetto mira al rafforzamento del ruolo del ministero della Giustizia, con particolare riguardo alla questione dei diritti umani, attraverso la costituzione di un'Unità responsabile della loro promozione all'interno dello stesso dicastero a Ramallah.
Per raggiungere questo risultato, verranno avviate attività per sostenere gli organi istituzionali nello sviluppo di una nuova conoscenza legislativa e organizzativa attraverso corsi di formazione per i membri dell'Unità, la costituzione di un Comitato inter-ministeriale, l'analisi del quadro legislativo in funzione dell'avvio della sua riforma e la creazione di un network con la società civile locale e partner internazionali per la diffusione e l'approfondimento della tematica dei diritti umani. Parteciperanno alla cerimonia della firma dell'Accordo i ministri della Giustizia e del Piano palestinesi, Ali Khashan e Ali al-Jirbawi; il console generale d'Italia a Gerusalemme, Luciano Pezzotti, e il direttore dell'Utl, Gianadrea Sandri.
L'Italia e il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sono molto attenti al tema della Giustizia e in particolare quello della tutela dei diritti fondamentali e delle fasce deboli e svantaggiate della popolazione (tra cui donne e minori). Tanto che nella maggior parte dei paesi dove agisce la Dgcs sono in essere diverse iniziative legate a esso (Afghanistan in testa). Sia a gestione diretta sia multilaterale. Inoltre, sono cospicui i finanziamenti alle organizzazioni internazionali che si occupano dei due settori. Queste tematiche, peraltro, sono considerate prioritarie anche nelle Linee guida e indirizzi di programmazione per il triennio 2010-2012 della Cooperazione italiana, allo stesso modo dei Territori Palestinesi, che rivestono massima importanza nel medesimo documento sul versante geografico.

(il Velino, 28 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gerusalemme, l'edilizia ebraica va avanti

Il sindaco Nir Barkat smentisce l'accordo tra Israele e Usa

GERUSALEMME, 28 APR - A Gerusalemme est non e' stato deciso alcun congelamento di fatto dei progetti edili ebraici. Lo ha dichiarato il sindaco Nir Barkat. Smentite cosi' le informazioni apparse sulla stampa secondo cui il premier Netanyahu avrebbe tacitamente ordinato il congelamento dei cantieri ebraici per superare una crisi con gli Usa e consentire l'avvio di negoziati con i palestinesi. 'Non si puo' impedire la crescita di una citta' dinamica e piena di vita come Gerusalemme' ha precisato Barkat.

(ANSA, 28 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La Giustizia israeliana che non fa notizia

di Francesco Lucrezi

Il caso di Yakov Teitel, l'estremista israeliano di origine americana - accusato dell'assassinio di due palestinesi, di contrabbando di esplosivi e della realizzazione o pianificazione di svariati attentati contro arabi, israeliani pacifisti e omosessuali - ha giustamente attirato l'attenzione dell'opinione pubblica, rievocando i sinistri ricordi di Ygal Amir (l'assassino di Rabin), Baruch Goldstein (autore, nel 1994, della strage di 29 arabi nella moschea di Hebron) e rav Kahane (fondatore del partito razzista Kach). E l'occasione è stata troppo ghiotta, per certa stampa nostrana, per non descrivere il malfattore come esponente di spicco, quantunque un po' esagerato, del vasto movimento dei "coloni più intransigenti", forti "della capacità di pressione scaturita da 43 anni d'occupazione" (il Venerdì di Repubblica del 19 marzo).
Certamente nessuna strumentalizzazione da parte degli 'antipatizzanti' di Israele ci farà retrocedere di un millimetro dalla più ferma condanna di qualsiasi gesto di violenza e prevaricazione compiuto da cittadini israeliani, verso chiunque e per qualsivoglia motivo. E una ripugnanza supplementare suscita, ai nostri occhi, il fatto che Teitel - così come, prima di lui, Amir e Goldstein - faccia sfoggio della kippà, simbolo dell'umile sottomissione dell'uomo alla volontà divina e quindi del rispetto assoluto di ogni vita umana. Ma questi personaggi, in Israele, sono arrestati e condannati a lunghissime pene detentive, in forza di sentenze emanate a seguito di regolari processi, con tutte le garanzie di uno stato di diritto, e col pieno e radicato consenso della totalità (vogliamo dire del 99,9 %?) dell'opinione pubblica israeliana. Niente pubbliche ammissioni di colpa, come a Cuba, né impiccagioni in piazza, come in Iran, né, soprattutto, entusiastiche acclamazioni da eroi della patria, come quelle recentemente tributate, in Libano e in Libia, a terroristi responsabili di avere massacrato bambini o di avere fatto esplodere aerei in volo. Una differenza non di poco conto, che però, come si dice, "non fa notizia".

(Notiziario Ucei, 28 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Francia, il rabbino capo omaggia i Giusti di Vichy

di Elena Romanello

Gilles Bernheim
Il 25 aprile scorso era in Francia come tutti gli anni la giornata di ricordo dei deportati e il rabbino capo francese Gilles Bernheim ha voluto rendere omaggio ai francesi che nascosero gli ebrei, anche nel territorio della repubblica collaborazionista di Vichy, capeggiata dal maresciallo Petain.
Per la prima volta dopo settant'anni una personalità eminente della religione ebraica si è recata a Vichy, la capitale del regime filo nazista, per visitare innanzitutto la casa in cui fu nascosta sua suocera, dal 1939 al 1945, e poi per omaggiare i giusti francesi, grazie ai quali i tre quarti delle famiglie ebree presenti in Francia hanno potuto salvarsi dalla Shoah.
Nel 1940 vivevano in Francia trecentotrentamila ebrei, e di questi 75721, tra cui 11400 bambini, furono deportati nei lager nazisti: solo poco meno di tremila tornarono a casa.
La Francia, uscita vincitrice grazie a De Gaulle dalla Seconda guerra mondiale, ha sempre vissuto la lacerazione del ruolo durante la guerra della repubblica di Vichy, connivente con i nazisti nello sterminio degli ebrei e non solo e del collaborazionismo anche di tanti francesi: solo nel 1995 l'allora presidente Jacques Chirac ha riconosciuto ufficialmente le responsabilità del governo francese nelle deportazioni.

(Nuova Società, 28 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Egitto, condannati 26 filo-Hezbollah

Le pene variano dai 6 mesi ai 25 anni di carcere

Un tribunale egiziano ha condannato 26 persone per aver pianificato attacchi terroristici in Egitto e per legami con il gruppo libanese sciita Hezbollah.
Il giudice Adel Abdel Salam Gomaa, del tribunale speciale per la sicurezza dello Stato, ha condannato gli uomini -2 libanesi, 5 palestinesi, 18 egiziani e un sudanese - a scontare dai 6 mesi ai 25 anni di prigione. L'arresto degli uomini, poi condannati, aveva aumentato la tensione tra l'Egitto e Hezbollah che ormai fa parte del governo libanese.
La corte di sicurezza dello stato, (un tribunale ad hoc) ha condannato in contumacia all'ergastolo colui che che è considerato il cervello della cellula, il libanese Mohammed Qabalane, così come altri 3 accusati, ugualmente in fuga. Gli altri 22 accusati si trovano già in carcere. I 26 uomini sono stati riconosciuti colpevoli d'aver progettato degli assassini, e d'aver pianificato degli attentati contro siti turistici egizi, così come contro delle navi di passaggio nel canale di Suez per conto di Hezbollah. La maggior parte dei condannati sono stati arrestati fra la fine del 2008 e gennaio 2009.

(RSI.ch, 28 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hezbollah: continueremo ad armare gli arsenali

Richieste di disarmo sono già state avanzate dall'Onu

Un deputato del partito Hezbollah ha dichiarato che il suo movimento sciita libanese continuerà a rafforzare il proprio arsenale. «Il nostro obiettivo è, e rimane assicurare alla resistenza ogni arma possibile. C'è una grande differenza fra le armi che servono solo ad invasioni, occupazioni e aggressioni, come quelle degli Stati Uniti e del suo alleato Israele, e le armi di di una resistenza che difende, protegge e libera», ha detto il deputato Hassan Fadlallah citato dal quotidiano libanese "As Safir".
Fadlallah è intervenuto dopo che, ieri, il segretario americano alla difesa Robert Gates ha accusato Siria e Iran di fornire missili al partito Hezbollah minando così la stabilità della regione. Gates ha parlato in seguito alla notizia della fornitura, via Siria, di missili Scud alle milizie del partito Hezbollah. Sia Beirut sia Damasco hanno negato, ma Israele ha espresso preoccupazione per la possibilità che i missili colpiscano obiettivi nel territorio israeliano.
La vicenda ha riacceso la tensione fra Israele e Libano, con Beirut che dice di temere una nuova guerra come quella dell'estate 2006. La risoluzione Onu 1701, che ha messo un fine a quel conflitto, ribadiva la richiesta del disarmo di tutte le milizie libanesi. Richiesta già presente nelle precedenti risoluzioni 1559 del 2004 e 1680 del 2006.

(Libero-news.it, 28 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Virtual tour della casa di Anna Franck

AMSTERDAM - Il museo di Anna Frank -- nato nel luogo dove la ragazza ebrea si nascose e scrisse il famoso diario durante l'occupazione nazista -- lancia un tour virtuale online delle sue stanze.
Per due anni, Anna Frank, la sua famiglia e altri quattro ebrei si nascosero in una casa sul canale Prinsengracht di Amsterdam, in uno spazio angusto nascosto da una libreria.
Anna, che morì nel 1945 nel campo di concentramento di Bergen-Belsen ma che continua a vivere attraverso il suo diario, ha scritto i dettagli del nascondiglio, le emozioni di una bambina e le paure nei confronti della Gestapo.
"Non poter uscire da casa mi ha reso più triste di quanto riesca a dire, e sono terrorizzata che il nostro nascondiglio possa essere scoperto e che ci spareranno", affermò nel suo diario Anna Frank.
Adesso, a 50 anni dall'apertura del museo della casa di Anna Frank e con oltre un milione di visitatori all'anno, il museo lancerà presto un tour virtuale degli spazi segreti della casa al Prinsengracht 263 di Amsterdam (here).
Il tour presenta le fotografie sul muro, la stampa del copriletto e la piccola cucina nello piccolo spazio che ha accolto e costretto otto persone nella paura quotidiana di essere catturati.
Una soffiata di un informatore portò all'arresto di Anna, della sorella, dei genitori e degli altri quattro ebrei che vivevano nella casa nell'agosto 1944.
Lo scorso 11 gennaio è morta a 100 anni Miep Gies, l'ultima persona del gruppo che aiutò Anna Frank.

(Reuters, 28 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gaza - Arab Bank licenzia dipendenti, timori per il futuro

GAZA - Desta grande impressione a Gaza il prossimo licenziamento di una settantina di dipendenti della Arab Bank, su un totale di cento. Fonti locali precisano che la decisione della Arab Bank viene seguita con timore dalla popolazione locale, nel timore che altri istituti di credito possano pure ridurre la loro presenza nella Striscia di Gaza. A quanto pare, all'origine del provvedimento vi sono difficolta' originate dal prolungato blocco della Striscia. A Gaza sono presenti diverse banche importanti, come la Falastin Bank, la Banca Islamico-Palestinese, la International Palestine Bank, la Cairo-Amman Bank e la Jordan Bank. Nel frattempo i dipendenti della Arab Bank hanno inviato un appello a re Abdallah di Giordania affinche' intervenga per annullare i licenziamenti.

(ANSAmed, 28 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Firenze - Visite guidate gatuite alla sinagoga

La Sinagoga e il Museo Ebraico di Firenze partecipano all'iniziativa della Regione Toscana, Amico Museo, con visite guidate gratuite in italiano e in inglese dal 3 al 16 maggio.
La Sinagoga inaugurata nel 1882 e' considerata una delle piu' importanti in Europa. L'atmosfera all'interno, creata dagli affreschi in stile moresco e dallo splendore dei mosaici, e' sorprendente. Il Museo Ebraico, allestito su due piani, conserva arredi per le cerimonie sinagogali databili dalla fine del XVI secolo fino al XVIII secolo e oggetti di devozione domestica.Recentemente la Sinagoga e il suo giardino sono stati restaurati, il monumento e' stato inoltre dotato di un impianto di illuminazione pubblica. Orario: da domenica a giovedi' 10-18; venerdi' 10-14; sabato chiuso.

(Toscana TV, 28 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Tre bambine palestinesi inventano un 'superbastone' per ciechi

Invitate a concorso in California per giovani inventori

NABLUS (Cisgiordania), 27 apr. - Asil Abu Lil, una palestinese di 14 anni, si chiedeva come aiutare lo zio e la zia ciechi a spostarsi per le stradine dissestate di Nablus, in Cisgiordania. Con l'aiuto di due compagne, altrettanto ingegnose, ha costruito un prototipo di bastone per ciechi dotato di diversi sensori per aggirare gli ostacoli che si trovano lungo le polverose vie dei territori palestinesi. Invenzione che ha fatto vincere alle tre bambine un viaggio a San José, in California, per partecipare al Concorso internazionale di scienze e ingegneria che premia i migliori studenti di più di 50 Paesi. Asil e le due amiche saranno così le prime palestinesi a prender parte a questa manifestazione che si tiene il mese prossimo. "Certo che voglio andare in America. Ma soprattutto, questo progetto è importante per i ciechi e noi vogliamo aiutarli", ha aggiunto Asil.
Le tre palestinesi hanno fabbricato il bastone, che è dotato di due sensori a raggi infrarossi che fanno scattare un bip in caso di buche o di dossi, nel quadro di un progetto della loro scuola del campo profughi di Askar, finanziato dall'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, che manda a scuola più di 250mila bambini in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza: e questo nonostante la difficoltà in Cisgiordania di trovare i pezzi necessari. La fabbricazione dei due prototipi avrà richiesto numerose trasferte a Ramallah, circa 45 minuti di strada con due checkpoints israeliani da superare, per frugare nei negozi di elettronica alla ricerca di circuiti e sensori.
Secondo Mark Uslan, direttore della divisione tecnologia della Federazione americana dei Ciechi, se diversi tipi di "bastoni bianchi laser" hanno visto la luce fin dagli anni '70, quello inventata dalle giovani palestinesi risolve un'insolvenza fondamentale dei modelli precedenti, perché è in grado di individuare le buche nel terreno.
"Queste ragazze sono le Albert Einstein di domani", afferma Chris Gunness, portavoce dell'Unrwa. "Dobbiamo insegnare il pensiero razionale alle generazioni future per fare in modo che riflettano sui problemi e ne parlano. E' un processo di pace in miniatura, in qualche modo, e noi dobbiamo investire tempo e denaro nell'istruzione perchè è questa la pace di domani", ha aggiunto.
Nonostante avessero tutto il diritto di rappresentare i Territori palestinesi al concorso californiano, le ragazze avevano ancora un nuovo ostacolo da superare: non c'erano abbastanza soldi per fare il viaggio in tre. Dopo il sorteggio, Asil avrebbe dovuto rimanere al chiodo a Nablus. Ma la settimana scorsa, venutolo a sapere, il personale dell'Onu si è dato da fare per acquistare un altro biglietto aereo, provocando le lacrime di gioia e di riconoscenza di Asil che ha saputo la notizia, ieri, in classe. "Mi ricorderò sempre per tutta la mia vita di questo momento, anche quando sarò vecchia", ha detto.

(Apcom, 27 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ricordate in Italia le radici legali d'Israele

Il parlamentare della Knesset, Danny Danon, presente alla Conferenza di Sanremo del 24-25 aprile organizzata dalla European Coalition for Israel, ha mantenuto la promessa fatta e ha subito informato la stampa israeliana sull'andamento del convegno. Il sito israele.net riporta oggi la traduzione di un articolo del Jerusalem Post sull'argomento.

La villa Devachan oggi
In occasione del 90esimo anniversario della Conferenza di Sanremo, durante la quale le potenze alleate della prima guerra mondiale incorporarono nel diritto internazionale la Dichiarazione Balfour del 1917 che si impegnava a riconoscere agli ebrei una "sede nazionale" in Palestina/Terra d'Israele, si sono tenuti diversi eventi nella rinomata località ligure durante lo scorso fine settimana.
Tutti gli eventi sono stati organizzati dall'European Coalition for Israel insieme al Canadian Supporters for Israel's Rights, che ha redatto la nota introduttiva ai lavori del convegno. "Siamo convinti - vi si legge - che l'opera della diplomazia non possa essere disgiunta dai fondamenti del diritto internazionale. Eppure nessuno dei recenti piani di pace finora presentati fa menzione del diritto legale di Israele sancito dalla legge internazionale. Questo seminario intende offrire uno sguardo ravvicinato alla realtà storica e giuridica in Medio Oriente, basata sugli atti della Conferenza di pace di Sanremo dell'aprile 1920".
Sotto gli auspici del sindaco di Sanremo Maurizio Zoccarato, si è tenuto sabato scorso una tavola rotonda dedicata al "significato giuridico della Risoluzione di Sanremo per ciò che concerne lo status di Israele e Gerusalemme nel quadro del diritto internazionale", alla quale hanno partecipato, fra gli altri, il vice presidente della Knesset Danny Danon (Likud), la parlamentare italiana Fiamma Nirenstein e l'esperto in diritto internazionale Jacques Gauthier, di Toronto.
Parlando al Jerusalem Post da Sanremo, Danny Danon ha detto che è sua intenzione cercare di suscitare maggiore consapevolezza circa i dettagli della Risoluzione di Sanremo che, spiega Danon, "è quella che ha incardinato nel diritto internazionale ciò che persino molti israeliani credono sia solo il loro punto di vista. Da Sanremo - continua Danon - il popolo ebraico ha titolo a precisi diritti giuridici internazionali riguardo a Terra d'Israele e Gerusalemme. Ed è ora che incominciamo a parlare di questi diritti. Oggi in Israele vi sono persone fermamente convinte dei "diritti biblici" del popolo ebraico sulla Terra d'Israele. Personalmente mi considero uno di quei credenti, membri del pubblico laico che non è necessariamente legato a tali diritti biblici, ma è importante che tutti abbiano anche l'opportunità di conoscere quali sono i diritti cui abbiamo pieno titolo in base alla legge internazionale".
Danon aggiunge che conta di promuovere anche in Israele delle iniziative educative su questo tema, e che intende presentare dei progetti in questo senso appena rientrato in patria. "Purtroppo vi sono molti fra gli stessi israeliani che si sono fatti convincere che noi ebrei ci saremmo impadronito e avremmo invaso un luogo sul quale, in realtà, abbiamo pieno diritto giuridico" dice, e conclude: "Bisogna far parlare i fatti. Quando si esamina tutta la storia, si inizia ad afferrare una realtà che è completamente diversa da quella che viene dipinta dai mass-media, per non dire di quella diffusa dalla propaganda palestinese".
Danon ha anche preso parte a una cerimonia in ricordo del 90esimo anniversario dell'atto della firma della Risoluzione di Sanremo da parte delle quattro potenze alleate nella prima guerra mondiale - Gran Bretagna, Francia, Italia e Giappone - che si è svolta domenica nel luogo dove la storica firma ebbe luogo.

La Conferenza di Sanremo fu un importante incontro post-bellico che si tenne nella località italiana tra il 19 e il 26 aprile 1920 e che vide la partecipazione delle principali potenze alleate vincitrici della prima guerra mondiale: Gran Bretagna (David Lloyd George), Francia (Alexandre Millerand), Italia (Francesco Nitti) e l'ambasciatore del Giappone K. Matsui. La Risoluzione della Conferenza confermò l'impegno contenuto nella Dichiarazione Balfour del 1917 riguardo alla creazione di una "sede nazionale per il popolo ebraico" in Palestina/Terra d'Israele. La conferenza costituiva la continuazione di un precedente incontro fra gli alleati che si era tenuto a Londra nel febbraio 1920 durante il quale era stato deciso, fra l'altro, di porre l'ex Palestina turco-ottomana sotto un governo mandatario britannico. La rappresentanza britannica a Sanremo era guidata dal primo ministro David Lloyd George e da Lord Curzon, che nel 1919 aveva preso il posto di Lord Balfour come ministro degli esteri. Alla conferenza di Sanremo intervennero anche i rappresentanti sionisti Chaim Weizmann, Nahum Sokolow ed Herbert Samuel che presentarono un memorandum alla delegazione britannica sull'assetto finale della regione del Mediterraneo orientale. Lo stesso Lord Balfour venne convocato per consultazioni. L'articolo della Risoluzione relativo alla Palestina venne dibattuto il 24 aprile e il giorno successivo venne infine deciso di incorporare la Dichiarazione Balfour nel mandato britannico sulla Palestina. In questo modo la Gran Bretagna venne resa responsabile di "porre in essere la dichiarazione resa l'8 novembre 1917 ad opera del governo britannico e adottata dalle altre Potenze Alleate, a favore della costituzione in Palestina di una sede nazionale per il popolo ebraico, essendo chiaramente inteso che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle esistenti comunità non ebraiche in Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei in altre nazioni". La Risoluzione venne accolta con gran d di festeggiamenti in tutto il mondo ebraico.

(Jerusalem Post - da israele.net, 27 aprile 2010)


Bisogna soltanto precisare, a correzione di quanto scritto nell'articolo, che la parlamentare Fiamma Nirenstein non era presente, pur essendo stata invitata. Si può anche aggiungere, ma questo la stampa non poteva riportarlo perché al fatto non è stata data nessuna pubblicità, che la mattina di domenica 26 aprile la maggior parte dei partecipanti alla conferenza, costituita quasi esclusivamente da credenti in Cristo non ebrei, come del resto gli organizzatori e i responsabili di European Coalition for Israel, si è radunata nella medesima villa Devachan per un periodo di meditazione biblica, comunione e preghiera per Israele. M.C.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hamas nega, il cartone su Shalit non è suo

La dirigenza di Hamas ha negato ogni responsabilita' per il cartone choc sul prigioniero israeliano Gilad Shalit apparso domenica sul sito web dell'ala armata del movimento palestinese.
Nel discusso filmato, realizzato in 3D, Israele accetta uno scambio di prigionieri per liberare Shalit, ricevendo in cambio una bara con il corpo del caporale avvolta in una bandiera dello Stato ebraico.
Il video "non esprime la posizione ufficiale di Hamas", ha dichiarato il dirigente del gruppo palestinese Mahmoud al-Zahar nel corso di un incontro con una delegazione parlamentare del Sud Africa.
"Non uccideremo alcun soldato israeliano prigioniero", ha aggiunto al-Zahar citato dall'emittente 'al-Arabiya', precisando: "La nostra morale e la nostra religione ci impongono di non farlo".
Il cartone, appena diffuso, ha sollevato forti critiche da parte del governo israeliano che, attraverso un suo portavoce, ha dichiarato che con questo filmato Hamas "ha conseguito un record di cinismo".
Le televisioni dello Stato ebraico, a causa della crudelta' delle immagini, hanno optato per non trasmettere il cartone.

(RaiNews24, 27 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Saluzzo - Domenica 2 maggio visite guidate alla Sinagoga

La sinagoga di Saluzzo
Si potranno ammirare gli affreschi ottocenteschi dopo il restauro

Domenica 2 maggio la Sinagoga di Saluzzo situata in via Deportati Ebrei, sarà nuovamente aperta per un pomeriggio di visite guidate dalle 15 alle 19. Sarà possibile ammirare i suggestivi affreschi ottocenteschi, tornati alla luce dopo un paziente lavoro di restauro, che rendono la Sinagoga pressoché unica in Italia. L'attuale tempio fu inaugurato nel 1833 o 1834, ma la prima notizia documentata sulla residenza degli ebrei nel saluzzese risale alla fine del 1400 e si ritiene che la sinagoga sia il frutto di più stratificazioni successive. La vista sarà quindi l'occasione per ripercorrere la storia e la memoria di una comunità che ha fatto parte integrante di Saluzzo e ha contribuito in maniera significativa allo sviluppo della città; una comunità brutalmente decimata dall'Olocausto nazifascista e di cui la sinagoga costituisce una visibile testimonianza. Visite guidate a cura di Pierreci Codess Coopcultura in collaborazione con la Comunità ebraica di Torino. Costo della visita: 2 euro a persona. Durata media della visita: 45 minuti circa.

(CuneoCronaca, 27 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Internet: un software israeliano per scoprire i pedofili in rete

GERUSALEMME, 27 apr. - Un software israeliano dara' la caccia ai pedofili su Internet. Il programma, messo a punto dalla United Parents Online, mettera' in allarme i genitori quando i loro figli finiscono in chat con un malintenzionato.
Uno dei vantaggi del software, scrive il quotidiano Haaretz, e' che si tratta di un sistema di monitoraggio non invasivo che rispetta la privacy dei minori e non richiede che i genitori leggano la loro posta o le loro cronologie di chat. Hanan Lavy, presidente della software house ha spiegato che il programma esamina le conversazioni alla ricerca di parola chiave, ma, a differenza di altri, sa riconoscere i comportamenti associati a internati pedofili.

(AGI, 27 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cisgiordania, demolite case non autorizzate dei coloni israeliani

L'esercito ha abbattuto una decine di case costruite senza il permesso delle autorità israeliane. Le strutture edilizie abusive si trovavano in diversi insediamenti ebraici in Cisgiordania.
Alcuni coloni hanno protestato in maniera violenta, barricandosi dentro le abitazioni e hanno dato fuoco a copertoni di automobili.
Due di loro sono stati arrestati. L'intervento dell'esercito è in armonia con la decisione del premier Benyamin Netanyahu che l'anno scorso ha annunciato il temporaneo congelamento per dieci mesi di progetti di edilizia ebraica negli insediamenti cisgiordani.

(Blitz quotidiano, 27 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Usa: Consigliere per la sicurezza racconta una barzelletta sugli ebrei e si scusa

WASHINGTON, 26 apr. - Il Consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, James Jones, si e' scusato per la barzelletta raccontata a un convegno del Washington Institute per il Vicino Oriente, dove ad ascoltarlo c'erano, tra gli altri, imprenditori e analisti ebrei. Per la verita', scrive Haaretz, la platea aveva mostrato di apprezzare la storiella dell'incontro in un deserto tra un talebano e un commerciante ebreo, ma due partecipanti hanno poi fatto presente che anche barzellette di un certo garbo sugli ebrei possono risultare, di questi tempi, di cattivo gusto. "Mi scuso che chiunque possa essersi offeso", ha detto Jones, che al momento di raccontare la barzelletta era certamente consapevole di star parlando all'appuntamento di una organizzazione dichiaratamente filo-israeliana.
Il fatto era avvenuto la scorsa settimana. Cominciando il proprio intervento, volto a rassicurare gli ascoltatori sul "sacrosanto" impegno americano per la difesa di Israele, Jones, di solito misurato fino alla noia dell'interlocutore, aveva raccontato di un militante talebano nel deserto che, assetato, e' alla ricerca di acqua. Arriva finalmente al negozio di un ebreo e chiede un bicchiere di acqua, ma il commerciante vende solo cravatte. L'ebreo gli suggerisce, allora, di rivolgersi al ristorante del fratello oltre la collina. Il militante torna dopo un'ora al negozio e dice al commerciante: "Sono stato da tuo fratello al ristorante, ma non mi fa entrare se non ho la cravatta".

(AGI, 26 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Conferenza di San Remo, 24-25 aprile 2010

Nell’incontro di due giorni organizzato a San Remo dalla “European Coalition for Israel”, è stato distribuito ai partecipanti il pamphlet di 50 pagine di Eli E. Hertz dal titolo “This Land Is My Land”.
Riportiamo qui una traduzione dell’introduzione:
    Qualcuno si chiederà perché, nel periodo di 30 anni che va dal 1917 al 1947, migliaia di ebrei da tutto il mondo un giorno si sono svegliati e hanno deciso di lasciare le loro case per andare in Palestina. La maggior parte di loro l'ha fatto perché avevano sentito che presto in Palestina sarebbe stata stabilita una sede nazionale per il popolo ebraico, sulla base dell'obbligazione della Lega delle Nazioni sotto il documento "Mandato per la Palestina".
    Il "Mandato per la Palestina" è uno storico documento della Lega delle Nazioni che statuisce il diritto legale ebraico di stabilirsi in qualsiasi parte della Palestina occidentale tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo, come diritto inalterato per la legge internazionale.
    Il "Mandato per la Palestina" non fu un'ingenua visione affrettatamente assunta dalla comunità internazionale. Cinquantuno paesi membri - l'intera Lega delle Naziononi - all'unanimità l'ha deliberata il 24 luglio 1922.

    «Poiché è stato dato riconoscimento del collegamento storico del popolo ebraico con la Palestina e dei motivi per la ricostituzione [non semplice "costituzione", ndt] della loro sede nazionale in questo paese.»

    E' importante sottolineare che i diritti politici degli arabi all'auto-determinazione erano stati garantiti dalla stessa Lega delle Nazioni in altri quattro mandati: in Libano e Siria (Mandato Francese), Iraq e più tardi Transgiordania (Mandato Britannico).
    Ogni tentativo di negare il diritto del popolo ebraico alla Palestina, Eretz-Israel, e di negare loro l'accesso e il controllo nell'area designata dalla Lega delle Nazioni per il popolo ebraico è una grave infrazione della legge internazionale.

    La "Road Map", così come la continua pressione del "Quartetto" (U.S., Unione Europea, Onu e Russia) di cedere parti di Eretz-Israel sono contrarie alla legge internazionale che fermamente invita a "facilitare ... la sistemazione degli ebrei sulla terra, incluse terre dello Stato e terre incolte non richieste per scopi pubblici [quello che oggi fanno i "coloni", ndt]. Essa inoltre vincola il Mandatario a "fare in modo che nessun territorio della Palestina sia ceduto o affittato a, o in qualsiasi modo messo sotto il controllo di, un Governo di qualsiasi Potenza straniera."

    Nel loro tentativo di stabilire la pace tra lo stato ebraico e i suoi vicini arabi, le nazioni del mondo dovrebbero ricordare chi è il legittimo sovrano che ha i suoi diritti ancorati nella legge internazionale valida ancora al giorno d'oggi: la nazione ebraica.

    E in sostegno al popolo ebraico ho pensato e scritto questo pamphlet.

    Eli E. Hertz
Il convegno si è svolto in un luogo diverso da quanto all’inizio annunciato per le resistenze poste in un secondo momento dai responsabili della sede prefissata. Nel giorno di domenica comunque i partecipanti hanno potuto svolgere i loro incontri proprio nella sede del Castello Devachan e farsi riprendere sugli stessi scalini su cui esattamente 90 anni fa hanno posato i protagonisti storici , il 25 aprile 1920. Era presente da Gerusalemme, come membro e portavoce della Knesset israeliana,
Danny Danon
Danny Danon, il quale, oltre a portare il suo contributo e a ringraziare gli organizzatori per l’iniziativa, ha invitato i presenti a organizzare qualcosa di simile a Gerusalemme, perché - ha sostenuto - gli stessi israeliani sono in genere abbastanza ignoranti su questo argomento. Mancava purtroppo la presenza di qualche membro di spicco della comunità ebraica italiana, anche se - sostengono gli organizzatori - qualcuno era stato invitato. Appare strano, davanti a un “antisemitismo giuridico” che non potendo distruggere oggi lo Stato ebraico con la forza tende a corrodere sempre più in profondità la legittimità legale della sua esistenza, che non si sia colta l’opportunità di far conoscere e diffondere in modo legittimamente propagandistico il contenuto del “Mandato per la Palestina”, che ha avuto la sua origine nella riunione di San Remo del 1920 ed è stato ratificato in seguito dalla Lega delle Nazioni e dagli USA nel 1922. Si spera che presto si trovi qualcuno che faccia uscire questo argomento dalla nicchia degli studi specialistici e si applichi, oltre che a tradurre i testi di studiosi come Eli E. Hertz e Howard Grief, a trasformarli in messaggi per il pubblico da diffondere in modo semplice, chiaro e ripetitivo. Un oratore ha preso in esame frasi continuamente ripetute come “occupazione illegale della Palestina”, che per l’appunto ha un suono giuridico, e ne ha mostrato in modo analitico e puntuale l’inconsistenza giuridica. La frase dunque dovrebbe essere continuamente contestata con la stessa ripetitività e insistenza con cui viene pronunciata. L’antisionismo è antisemitismo, ma ha assunto oggi la forma nobilizzante di “antisemitismo giuridico”. Su questo piano quindi dovrebbe essere innanzi tutto combattuto. M.C.

(Notizie su Israele - 26 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Energia solare per l'esercito israeliano

L'Israel Air Force si appresta a lanciare il primo bando di gara per la realizzazione di impianti solari di piccole dimensione nelle proprie basi, mentre è già sotto esame di fattibilità un mega progetto da 50 MW

Fa strano sentire sempre più spesso piani di sviluppo e misure "green" associate ad un settore come quello delle forze armate. Eppure, Stati Uniti insegnano, quando si tratta di fame energetica e di soluzioni all'avanguardia, non c'è nulla come il rigore militare per perseguire in maniera ferrea anche gli obiettivi preposti nelle rinnovabili. Per l'Israel Air Force (IAF) si tratterà di convertire all'energia solare tutte le proprie basi. Una vera e propria rivoluzione che partirà con la pubblicazione, tra due mesi circa, di una gara d'appalto per la fornitura e l'installazione di impianti fotovoltaici di piccole dimensioni (fino a 50 kilowatt).
Il vincitore si impegnerà a mantenere i sistemi per 15 anni, con la possibilità di prorogare il contratto per altri cinque. Un'offerta simile ma per impianti di medie dimensioni (ossia da 50 kW a 5 MW), sarà lanciata invece entro la fine dell'anno. La parte più ambiziosa del progetto IAF riguarda il piano di realizzazione di una centrale fotovoltaica da 50 MW alla base Nevatim nel Negev, che impiegherà esclusivamente tecnologia israeliana.
Per le forze armate di Gerusalemme non si tratta delle prime misure verdi intraprese. Già precedemente l'IDF, cioè Israel Defense Forces, aveva dato il via ad una campagna per la riduzione del proprio impatto ambientale, riducendo i consumi energetici, quelli idrici e istallando pannelli solari termici per l'acqua sanitaria.

(Rinnovabili.it, 26 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara

Concorso di progettazione

Consegna entro 30 settembre 2010
La Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia Romagna d'intesa con il Comune di Ferrara e con la Fondazione Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara bandisce un concorso di progettazione per la realizzazione del Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara all'interno degli edifici dell'ex carcere di Via Piangipane.
Il museo ha come finalità istituzionale quella di illustrare l'originalità della storia ebraica italiana nel contesto del più vasto ambito europeo e mediterraneo e, dall'altro, promuovere attività culturali volte a mettere a frutto, per il presente e per il futuro, il patrimonio di saperi, attività, idee ed esperienze, testimoniate dalla più che bimillenaria presenza ebraica in Italia.
Potrà essere effettuato un sopralluogo conoscitivo dei luoghi dal 17.05.2010 al 22.05.2010, recandosi dalle ore 9.30 alle ore 11.00 in Via Piangipane n. 81 - Ferrara.
Il concorso è aperto agli architetti ed agli ingegneri civili e ambientali, alle società di ingegneria ed architettura e alle associazioni temporanee di professionisti che abbiano i titoli professionali richiesti per le prestazioni contemplate dal bando.

PREMI
- Il vincitore del concorso riceverà un premio di € 60.000,00
- Il progetto secondo classificato riceverà un premio di € 40.000,00
- Il progetto terzo classificato riceverà un premio di € 20.000,00
La Giuria potrà inoltre assegnare sino a 5 menzioni ai progetti ritenuti meritevoli che riceveranno un rimborso spese pari a € 8.000,00.

BANDO
Tutta la documentazione del concorso può essere consultata e scaricata dal sito Internet www.emiliaromagna.beniculturali.it

(ProfessioneArchitetto, 26 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

OyOyOy, c'è il clarinettista Giora Feidman

CASALE MONFERRATO - La quinta edizione del Festival Internazionale di Cultura Ebraica OyOyOy! ha preso ufficialmente il via da Casale Monferrato domenica 25 Aprile nella Comunità Ebraica di Casale Monferrato: due mesi di programmazione (maggio e ottobre), nove comuni coinvolti, una cinquantina di eventi tra mostre, incontri e concerti, tantissimi ospiti internazionali.

Monferrato Cult, l'associazione che ha ideato e organizza il Festival, ha presentato il programma dell'edizione 2010 nella sala mostre della Comunità con il presidente Antonio Monaco, che ha sottolineato come in questi cinque anni in tutte le comunità ebraiche italiane c'è stata una rivitalizzazione culturale è un'uscita dal ghetto della Giornata della Memoria. E questo anche grazie all'impegno di associazioni culturali laiche ma sensibili al messaggio culturale dell'ebraismo. E il Festival OyOyOy! in questo senso è stato anticipatore. Insieme ad Elio Carmi, della Comunità ebraica, hanno poi ringraziato le autorità presenti ed in particolare il Comune di Casale nella persona del Sindaco Giorgio Demezzi e dell'assessore Augusto Pizzamiglio, per aver trovato le risorse da destinare ad un evento, che non vuole essere rivolto soltanto dell'ebraismo ma aperto all'intera società. E la società del resto non ha mancato di intervenire numerosa a tutta la giornata. Rappresentati anche gli altri sostenitori del programma: Corrado Calvo per la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria e Marco Botta per la Regione Piemonte.

Dopo la presentazione OyOyOy! è entrato subito nel vivo con il primo spettacolo, anticipazione dei tanti che seguiranno a partire dal 7 maggio. Questa pre-inaugurazione è stata affidata alla straordinaria capacità narrativa di Laura Fusco, scrittrice ed autrice del racconto Lontani vicini, che nel Cortile delle Api è diventato un suggestivo reading grazie all'intensa interpretazione di Renato Liprandi (autore di cui il pubblico televisivo conosce sopratutto il lato comico, ma che è superbo nei ruoli drammatici) e la brava Monica Fantini. Insieme alla fisarmonica di Davide Borra hanno costruito un lungo percorso di musica e parole che parte da un evento drammatico (l'esplosione di una bomba in una discoteca) per descrivere un'insieme di vite sospese tra il sogno e la vita quotidiana, ma sempre alla significativa ricerca di una difficile 'normalità' per una terra divisa. Un messaggio perfettamente coerente con l'idea del ponte tra le due culture che ha animato il Festival in questi anni.

Al termine tanti applausi, anche per la stessa Laura Fusco che ha voluto essere presente a questa rappresentazione casalese.

La giornata si è conclusa con l'aperitivo kasher Giusto Gusto a cura di Roberto Robotti in collaborazione con il prestigioso ristorante La Torre di Casale Monferrato.

IL PROGRAMMA

Il Festival a Casale Monferrato prende vita ufficialmente nel fine settimana che va da

venerdì 7 Maggio a domenica 9 Maggio

con l'inaugurazione di 4 mostre d'arte collegate tra di loro che coinvolgeranno 4 differenti spazi espositivi della città e che esplorano l'interpretazione dell'ebraismo di 3 autori diversi: Marc Chagall, Aldo Mondino ed Emanuele Luzzati.

Debutta Chagall venerdì al Castello di Casale con una mostra dedicata alla Bibbia che vede esposte oltre 100 acqueforti (realizzate dal 1931 al 1939) mentre il lavoro di illustratore di Luzzati sarà ospitato nel foyer del Teatro (apertura sabato sera) e nella sala mostre della Sinagoga di Casale (a partire da domenica 9). L'opera di Mondino sarà visibile alla Libreria Il Labirinto (con inaugurazione sabato e in mostra l'inedito "L'orologio di Aldo" (con numeri ebraici e moto antiorario).

Ogni inaugurazione delle mostre sarà accompagnata da un aperitivo di ispirazione ebraico-monferrina GiustoGusto, curata da Roberto Robotti e per tutta la rassegna il Castello ospiterà "Un ponte di libri: assaggi culturali tra mondi", una selezione di libri per sviluppare il dialogo tra culture diverse, per chi vuole capire, conoscere e sapere.
Contemporaneamente venerdì 7 ad Alessandria nella Sala Conferenze dell'Associazione Cultura & Sviluppo avrà inizio la Rassegna di cinema israeliano Cinematov, a cura di Marta Teitelbaum, con la presenza di Daniele Segre e Nuccio Lodato. che continuerà, ogni venerdì, per quattro settimane con le proposte più interessanti provenienti da una terra capace di esprimere film intensi e premiati da tutti i festival internazionali.

Il secondo fine settimana comincia giovedì 13 Maggio a Fossano con la mostra "I bambini del mondo illustrano la Bibbia", mentre a Casale la Libreria il Labirinto sarà sede di due incontri (14 e 15 maggio) dedicati alla pittura e alla musica. E proprio il 16 Maggio sarà la giornata clou del Festival, con il concerto al Teatro Municipale del grande clarinettista Giora Feidman e il Gershwin String Quartet. Uno straordinario gruppo formato da Giora Feidman, Michel Gershwin (violino), Natalia Raithel (violino), Juri Gilbo (viola), Kira Kraftzoff (violoncello) che propone un repertorio Klezmer & String.

Ma la domenica è ricca anche di incontri a Vercelli e Trino, dove al Palazzo Municipale viene inaugurata Le Donne della Torah, archetipo e scultura nel tempo di Raphael Reizel e la piazzetta si anima di un Concerto di musica Kletzmer. Fine settimana intenso anche quello che parte giovedì 20 maggio con incontri che completano il panorama artistico e la presentazione sabato 22 a Palazzo Guasco ad Alessandria de Gli animali sono miei amici e io non mangio i miei amici. Con il medico nutrizionista Luciana Baroni, la presidente LAV Silvia Berni e l'assessore Rita Rossa. Animazione per i bambini dell'illustratore Andrea Musso a partire dal volume per bambini dell'autrice ebrea americana Ruby Roth "Chi c'è nel tuo piatto?".

Un altro ospite internazionale è atteso alla Galleria-Libreria Il Labirinto: è l'artista Jonathan Kashanian che dialoga con Sarah Kaminski su Essere giovani a Gerusalemme oggi.
La prima parte del Festival si conclude il 28 maggio con l'ultimo appuntamento della rassegna cinematografica di Alessandria.

L'intero programma sul nostro sito in week end e, con le schede degli ospiti, nel sito di oyoyoy

(Il Monferrato, 26 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gerusalemme est: conclusa la marcia dei nazionalisti ebrei

GERUSALEMME - Si è conclusa senza gravi incidenti nel rione palestinese di Silwan (Gerusalemme) la marcia indetta da un gruppo di estremisti di destra ebrei.
Dalle prime ore della mattinata la polizia israeliana era presente in forze nel rione. Ma quando decine di dimostranti sono entrati a Silwan, vi sono state sassaiole. Per volere della polizia, la manifestazione si è svolta lungo un itinerario di 400 metri ed è terminata in un'ora.
Il suo obiettivo, ha spiegato alla stampa uno degli organizzatori, Itamar Ben-Gvir era di ribadire che "anche a Silwan come nel resto di Gerusalemme la legge israeliana va rispettata e che le abitazioni palestinesi erette senza i permessi municipali devono essere rase al suolo". Secondo il movimento 'Peace Now' quel corteo rappresentava invece "una vera provocazione" verso la popolazione palestinese.
Nei giorni scorsi l'ufficio del primo ministro Benyamin Netanyahu aveva cercato invano di ottenere un rinvio della manifestazione nel timore che disordini di piazza potessero disturbare la missione diplomatica intrapresa dall'emissario statunitense George Mitchell.

(swissinfo.ch, 25 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

iPad libero di entrare in Israele

Levato il blocco alla frontiera che confiscava gli iPad ai loro proprietari, forse per ragioni non proprio tecniche come dichiarato

Il Ministro delle comunicazioni israeliano Moshe Kahlon ha annunciato il termine del blocco all'importazione personale di iPad nello Stato ebraico.
È ora possibile passare dalla dogana con un iPad per persona e gli apparecchi finora confiscati dagli agenti di frontiera israeliani saranno restituiti ai legittimi proprietari.
Sono stati almeno venti gli iPad confiscati all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv e conservati in magazzino con l'imposizione sul proprietario di una tassa di 45 nuovi sheqel al giorno, circa 8,27 euro.
La motivazione ufficiale del divieto imposto finora era il timore che le funzioni Wi-Fi di iPad potessero violare le norme israeliane in materia, ma regge poco nel senso che le norme in questione sono conformi a quelle dell'Unione europea, dove iPad non è ancora in vendita ma può varcare tranquillamente ogni confine in mano al suo proprietario.
Tg Daily ha avanzato una tesi più intrigante, seppure non confermata. iDigital, il distributore ufficiale Apple in Israele, è diretta da Chemi Peres, figlio dell'attuale presidente israeliano, e inizialmente non è stata tollerata l'introduzione, per quanto a livello individuale, di iPad su cui l'azienda non ha alcun guadagno rispetto a ciò che sarà all'annuncio della disponibilità ufficiale.

(Macworls, 25 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cartone animato shock, così Hamas fa pressione su israele

Il movimento palestinese preme per uno scambio di prigionieri con il soldato Shalit

Gaza, 25 apr. - Il braccio armato di Hamas ha postato oggi sul suo sito internet un cartone animato sul soldato israeliano Gilad Shalit che tiene prigioniero da quasi 4 anni e in cambio del quale reclama la liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi. Il disegno animato, in 3D e che dura tre minuti, punta apparentemente a fare pressione sulle autorità israeliane. Ritrae il padre del prigioniero, Noam Shalit, mentre cammina, diventando sempre più vecchio, in strade deserte di una città israeliana. Sullo sfondo, si sente la voce del figlio - stralci di vecchie registrazioni dell'ostaggio - che esorta il governo israeliano ad ottenere la sua liberazione in cambio di quella dei detenuti palestinesi. Alla fine del filmato, Gilad Shalit viene consegnato agli israeliani in una bara avvolta dalla bandiera israeliana. Ma questo non era che un brutto sogno: "La speranza resta", assicura il narratore. Il cartone contiene un esplicito avvertimento a Israele che se lo scambio di prigionieri non si effettuerà in tempi rapidi, la sorte di Gilad Shalit sarà simile a quella del pilota israeliano Ron Arad, rapito nel sud del Libano nel 1986 e presumibilmente morto durante la prigionia. "Avvertiamo la società sionista che il soldato catturato dalle Brigate al Qassam (il braccio armato di Hamas) e da altre fazioni palestinesi conoscerà la stessa sorte del pilota sionista Ron Arad, scomparso senza lasciare traccia", si sente sul video in ebraico e in arabo. "Se la società sionista vuole recuperare Shalit vivo, il suo governo deve pagare il prezzo rilasciando i prigionieri palestinesi", spiega il narratore. Il mese scorso, il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva dichiarato che Israele attendeva sempre la risposta di Hamas alla sua proposta di liberare dei prigionieri palestinesi in cambio di Gilad Shalit. Ihr/Kat

(Apcom, 25 aprile 2010)
*

Netanyahu, il messaggio di Hamas su Shalit riflette la sua vera natura

GERUSALEMME, 25 apr. - Il video diffuso oggi da Hamas riflette la vera natura dell'organizzazione. Ad affermarlo e' stato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, commentando il messaggio video su Gilad Shalit - il militare israeliano rapito il 25 giugno 2006 al confine con la Striscia di Gaza - diffuso oggi sul suo sito web dal braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedin al Qassam.

(Adnkronos, 25 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gaza, poliziotti di Hamas interrompono uno spettacolo hip-hop

GAZA - I poliziotti di Hamas hanno interrotto ieri sera il primo grande spettacolo hip-hop organizzato nella Striscia di Gaza.
Alcuni testimoni hanno raccontato che i b Boy Gaza avevano appena dato inizio alla performance all'interno di un affollato auditorium quando la polizia di Hamas, che controlla la Striscia di Gaza -- dove la maggior parte degli spettacoli musicali sono a tema nazionalista --, ha posto fine all'esibizione urlando "lo spettacolo è finito".
"Ho detto a uno dei poliziotti che il rap significa rispetto per tutti, ma non sembrava ascoltarmi. Ha detto che si tratta di un ballo immorale", spiega uno dei ballerini.
I funzionari del partito hanno detto che lo spettacolo è stato interrotto solo perché gli organizzatori non avevano i permessi necessari.

(Reuters, 25 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele - Meteorite cade e brucia in spiaggia

Grande scalpore a Bat Yam, località balneare vicina a Tel Aviv, per il ritrovamento sulla spiaggia di un oggetto precipitato dal cielo che ha preso fuoco emettendo del fumo. Il video ripreso dai presenti mostra l'incredibile evento destinato, peraltro, a dividere la comunità scientifica. Alcuni esperti hanno escluso la pista del meteorite sottolineando che in casi analoghi mai è stata osservata l'emissione di fumo. Ma gli operatori della "Life Guard Coast" di Bat Yam giurano sull'origine extraterrestre dell'oggetto: "Abbiamo immerso la roccia in acqua dieci volte e continuava a bruciare e fare fumo. E' davvero incredibile - ha spiegato il guardacoste Yossy Mizrahi ai giornalisti locali - non abbiamo mai visto nulla di simile qui". L'oggetto è stato affidato a una comunità di geologi che cercherà di spiegare il mistero.

(Leggo, 25 aprile 2010)

Video

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

25 aprile - Pacifici: Contro Polverini veri fascisti

Solidarietà a Polverini, bene Zingaretti. "Vergogna facinorosi"

Alla manifestazione per il 25 aprile a Porta San Paolo, a Roma, "c'erano per la prima volta i fascisti perché coloro che impediscono alle istituzioni di essere presenti sono i veri fascisti": il presidente degli ebrei romani, Riccardo Pacifici, presente a sua volta sul palco delle istituzioni, esprime così solidarietà alla governatrice del Lazio Renata Polverini e al presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti dopo gli incidenti di stamane. "Ci dobbiamo vergognare da italiani e da romani", afferma Pacifici a proposito del lancio di uova, frutta e lacrimogeni contro il palco delle istituzioni. "E' un fatto grave e vergognoso che condanniamo. Esprimiamo piena solidarietà a Renata Polverini, che ha fatto bene ad essere presente, plauso a Nicola Zingaretti, che giustamente ha tentato di calmare la situazione e che giustamente se ne è poi andato e apprezzamento a Massimo Rendina, presidente dell'Anpi e al segretario romano Ernesto Nassi, che ha difeso lo striscione della Brigata ebraica che prese parte alla Liberazione ed ha invitato i facinorosi ad allontanarsi". Riccardo Pacifici tiene poi a "ricordare" ai ragazzi dei centri sociali presenti a Porta San Paolo che "portavano impropriamente la bandiera palestinese" che mentre la Brigata ebraica era impegnata nella Liberazione dal regime fascista "il gran muftì di Gerusalemme Husseini nel 1943 passava in rassegna le truppe naziste".

(Apcom, 25 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele permette a una palestinese ammalata di uscire da Gaza

E' la figlia ventenne di ministro Interni di Hamas

GERUSALEMME, 25 apr. - Israele ha concesso l'autorizzazione alla figlia del ministro degli Interni palestinese di Hamas, Fathi Hamad, di lasciare la Striscia di Gaza per ricevere urgenti cure mediche in Giordania. Lo ha riferito il portavoce dell'esercito dello Stato ebraico, Guy Inbar, sottolineando che la giovane donna è stata prima condotta in un ospedale israeliano e poi trasferita in aereo in Giordania. Anche il re di Giordania, Abdullah II, era intervenuto personalmente, lanciando un appello alle autorità israeliane affinché la ventenne palestinese potesse uscire da Gaza. Dal 2007 con la presa del potere di Hamas, Israele ed Egitto hanno imposto un blocco intorno alla Striscia di Gaza.

(Apcom, 25 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Da Israele un Ponte-shopping sullo Stretto

di Antonio Mazzeo

Giunge da Israele un nuovo progetto per il collegamento stabile nello Stretto di Messina. Si tratta di un Ponte basato su “Piattaforme di calcestruzzo galleggianti”, dove travi e piloni saranno ancorati nell’acqua e ampi spazi del manufatto saranno destinati a centri commerciali... uffici, alberghi, parcheggi, parchi alberati, cinema, ecc..
Nel Ponte galleggiante si potranno costruire anche case a schiera per migliaia di residenti e finanche decine di porticcioli turistici che proteggeranno barche a vela e yacht dalle correnti e dai gorghi di Scilla e Cariddi. Più di 3 milioni di metri quadri di abitazioni con invidiabile vista sullo Stretto, la cui vendita assicurerà le risorse finanziarie necessarie a realizzare quella che è stata presentata come una «concreta alternativa» al Ponte da 7 miliardi di euro che governo e concessionaria statale hanno affidato al general contractor guidato da Impregilo.
Il progetto del Ponte-shopping è frutto delle ricerche dell’architetto israeliano Mor Temor, una laurea al Politecnico di Milano, a capo di uno studio privato specializzato nella progettazione di grandi opere con sede a Shaf-amer, cittadina nei pressi di Nazareth. «Il governo italiano deve sforzarsi per cercare un’alternativa molto più conveniente, economicamente e finanziariamente sostenibile, al tempo stesso socialmente più desiderabile», dichiara Mor Temor. «Il 15 novembre 2009 ho inviato via e-mail il progetto del Ponte Galleggiante Abitato al Ministero delle infrastrutture italiano, ma finora non ha ricevuto alcuna risposta. Eppure grazie alla possibilità di costruire gran parte delle piattaforme in un cantiere navale che poi saranno trascinate galleggiando sull’acqua, si risparmierà nei costi e nei tempi di costruzione». «L’impatto ambientale del Ponte Galleggiante -aggiunge l’architetto - è di molto inferiore rispetto a quello degli altri progetti proposti (si pensi alle non necessarie opere di raccordo, gallerie viarie e ferroviarie per circa 27Km, movimento terra, ecc). Il vantaggio economico ottenuto si farà sentire ad ogni livello non solo per il miglioramento dell’attraversamento tra Reggio Calabria e Messina, ma anche per il prevedibile sviluppo regionale su entrambi lati dello Stretto, in particolare nel settore dell’industria del turismo».
In verità a guardare il breve cartone animato sul progetto, postato da Temor su Youtube,resta forte il dubbio di trovarsi di fronte all’ennesimo bluff della lunga sacra dei Ponti e dei tunnel sullo Stretto, dove d’“innovativo” c’è solo la riconversione dell’opera a megacomplesso immobiliare e commerciale. Non la pensano tuttavia così politici, sindacalisti e docenti universitari che interverranno al seminario di presentazione del Ponte Galleggiante organizzato dallo studio privato israeliano il prossimo 29 aprile all’Altafiumara Resort e Spa di località Cannitello di Villa San Giovanni (Reggio Calabria). Tra essi spiccano i nomi del Sindaco di Villa San Giovanni, Rocco La Valle; del Vicepresidente della Provincia di Reggio Calabria, Gesualdo Costantino; del Presidente della 1^ Commissione (assetto del territorio) del Comune di Reggio Calabraia, Pasquale Molisani; del responsabile del Dipartimento Ambiente e territorio della CGIL Nazionale, Antonino Granata; di quattro professori degli Atenei di Messina e Reggio.
Sul suo curriculum vitae, Mor Temor scrive di essere in procinto di conseguire il dottorato di ricerca sui “ponti galleggianti” al “Technion - Israel Institute of Technology”, sotto la guida dei professori Michael Burt e Yehiel Rosenfeld. Un particolare che non è certo di poco conto. Il Technion (con sede ad Haifa) è infatti l’istituto israeliano per eccellenza nel settore delle tecnologie avanzate (ingegneria, elettronica ed informatica in testa), con una spiccata tendenza alla ricerca nel settore militare, nucleare ed aerospaziale. Nel solo periodo 2000-2007, Technion ha sottoscritto una decina di contratti con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per un monto totale di 525.000 dollari, relativamente alla fornitura di “servizi” e “attrezzature” top-secret. Alcuni dei contratti vedono come committente il FISC - Fleet & Industrial Supply Center che ha sede presso il Comando dell’US Navy di Sigonella (Sicilia).
Per lo sviluppo dei Sistemi di Gestione Integrata della Sicurezza, l’istituto tecnologico israeliano ha sottoscritto recentemente un accordo di collaborazione con l’Università del Massachusetts, nell’ambito di un programma promosso dalla task force sulla commercializzazione delle tecnologie militari della U.S.-Israel Science and Technology Commission (USISTF), con fondi del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e dell’omologo ministero israeliano. Altro importante settore chiave finanziato dall’USISTF è quello relativo allo sviluppo delle micro e nano-tecnologie militari (tra cui le cosiddette “armi nucleari di quarta generazione”), già sperimentate da Israele nelle operazioni di guerra in Libano e Gaza.
Parallelamente alla ricerca avanzata sulle nano-tecnologie, il Technion ha ottenuto grossi successi internazionali nella realizzazione dei più avanzati sistemi di spionaggio e di guerra “anti-terrorismo”.. Il 16 giugno 2009, il Corriere della Sera ha dedicato un’ampia inchiesta al “serpente robot” messo a punto dai ricercatori dell’istituto tecnologico di Haifa e utilizzato dall’esercito israeliano con compiti d’intelligence e di lotta contro le milizie di Hamas. Il robot, lungo due metri, è dotato di telecamera e sensori e striscia sul terreno come un vero e proprio rettile, mimetizzandosi con la vegetazione e il suolo. Controllato a distanza, il “serpente” può avanzare anche all’interno di tunnel e cavità naturali e può essere caricato con piccole quantità di esplosivi ad alto potenziale. Nei piani degli scienziati del Technion è prevista a breve termine finanche la costruzione di robot militari a forma di gatti e cani.

(Antimafia, 24 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Usa: la Siria ha fornito ampia serie di missili a Hezbollah

WASHINGTON, 23 apr. - La Siria ha fornito alle milizie sciite di Hezbollah in Libano una "ampia serie" di missili. E' quanto ha denunciato un diplomatico statunitense senza spingersi ad accusare Damasco - come fatto in un primo momento - di aver ceduto ad Hezbollah anche i temuti Scud a medio raggio di fabricazione russa. Se gli uomini di Hassan Nasrallah avessero questi missili sarebbero in grado di colpire l'intero territorio israeliano. Washington ha comunque confermato che continuera' a vigilare sul traffico d'armi tra Siria e Hezbollah per evitare l'arrivo degli Scud in Libano .

(AGI, 23 aprile 2010)

*

Hezbollah: Non abbiamo bisogno di missili Scud

Il movimento sciita libanese Hezbollah ha negato oggi di aver acquisito missili Scud dalla Siria come afferma Israele, ma al tempo stesso ha ribadito di essere in grado di colpire lo Stato ebraico in profondità.
"La resistenza (Hezbollah) ha dei tipi di arma che possono raggiungere Israele in profondità e non aspetta di avere missili Scud", ha affermato all'emittente tv locale Nbn Ghaleb Abu Zinab, membro dell'ufficio politico di Hezbollah.
La scorsa settimana il presidente israeliano Shimon Peres ha pubblicamente accusato la Siria di fornire missili Scud ad Hezbollah. Damasco, che sostiene il movimento sciita libanese assieme all'Iran, ha respinto le accuse. Durante la guerra del 2006, Hezbollah ha lanciato migliaia di razzi contro il Nord di Israele.
Dopo il conflitto, il leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah, ha affermato che il suo gruppo ha aumentato le sue capacità militari e, in caso di un nuovo confronto, potrebbe colpire Israele ovunque.

(l'Occidentale, 23 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele loda Sarkozy: giusto vietare il burqa

di Emanuele Ballacci

Rigorosamente di colore blu, il burqa copre la donna dalla testa ai piedi, lasciandole solo una retina davanti agli occhi per poter osservare
Rigorosamente di colore blu, il burqa copre la donna dalla testa ai piedi, lasciandole solo una retina davanti agli occhi per poter osservare
Marina Solodkin Kadima, parlamentare israeliana, ha dichiarato nella giornata odierna di essere pronta a presentare presto al Knesset, il Parlamento dello stato di Israele, una legge per vietare il burqa, ossia il velo integrale, per le donne.
La Kadima è reduce da un viaggio in Francia, dove ha appreso con piacere dell'iniziativa del presidente Nicolas Sarkozy atta a vietare pubblicamente il burqa. La parlamentare, membro del partito di opposizione, in un'intervista al quotidiano "Maariv la Solodkin", ha largamente apprezzato e lodato la proposta del capo di Stato francese.
"Gli abbigliamenti come il burqa - ha spiegato la donna - rappresentano solo un'umiliazione per le donne e non hanno assolutamente a che vedere con la morale religiosa".
In queste poche parole è racchiusa la visione della Kadima in difesa delle donne e a favore di una maggiore libertà. Anche il Corano sembra voler dar ragione alla parlamentare, infatti, al contrario di quanto comunemente si pensa, il burqa non è un precetto del Corano, bensì la mera conseguenza di tradizioni locali protratte nel tempo. Il testo sacro islamico si limita a dettare l'obbligatorietà di un velo che dalla testa arrivi fino al petto, per evitare alle donne di "mostrare i loro ornamenti [attributi estetici, ndr] ad altri che ai loro mariti", senza la necessità che venga coperto l'intero corpo femminile.
Nonostante Maometto citi più volte nel Corano l'obbligo di indossare un velo, il burqa è un'"invenzione" piuttosto recente. Infatti, il velo destinato a coprire e celare totalmente una donna è stato introdotto per la prima volta in Afghanistan nel 1900. Il Re Habibullah lo richiese alle 200 donne che componevano il suo harem, con lo scopo di "non indurre in tentazione" gli altri uomini nei momenti che le giovani trascorrevano fuori dalla residenza reale. Inizialmente era considerato un capo d'abbigliamento indispensabile per le donne dei ceti alti, per essere protette dagli sguardi del popolo. Fino alla metà del Novecento il burqa è rimasto una peculiarità delle classi più ricche, ma successivamente si diffuse in tutto il paese afghano e di seguito in tutto il mondo musulmano.
Una proposta, quella della Kadima, che senza dubbio farà discutere, ma offre anche spazio a un rilevante interrogativo. Al giorno d'oggi il burqa è considerato un punto saliente della religione musulmana, perciò le donne avranno il coraggio di rinunciarvi, qualora il divieto diventasse legge? Le speranze di un'approvazione parlamentare e di una futura attuazione appaiono già remote. Ma è giusto provarci, per un futuro "diverso".

(NewsNotizie.it, 23 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Tra vent'anni il cervello umano sarà riprodotto su un supercomputer

Progetto internazionale presentato al "Brainforum 2010"

ROMA - Una vera e propria "copia" del cervello umano riprodotta su un supercomputer, che consentirà agli scienziati di studiarne meglio le caratteristiche e soprattutto di analizzare cosa accade quando si ammala e come curarlo. È il progetto internazionale "Blue Brain" di cui ha parlato oggi a Roma Idan Segev dell'Università Ebraica di Gerusalemme (Israele), in occasione del convegno "The Brain Revolution" organizzato per i 101 anni del premio Nobel Rita Levi Montalcini.
«L'idea - ha evidenziato Segev - è quella di replicare, copiare il cervello umano sia nella sua parte anatomica, che fisiologica. Inizieremo con quello del topo, che sarà pronto entro cinque anni, poi con quello di esseri viventi più "complessi" come il gatto e la scimmia, e successivamente, entro 20 anni, con quello umano». Un esperimento che potrebbe rappresentare una vera e propria svolta nello studio e nella terapia di tutte le malattie cerebrali, perché «curando la "copia" sul supercomputer, potremmo arrivare a curare il cervello vero e proprio da tutte le patologie che possono colpirlo», assicura l'esperto.
«Procederemo attraverso varie fasi: mediante uno speciale modello matematico che ho sviluppato ricreeremo prima di tutto le rete dei nervi del cervello, poi le connessioni nervose e successivamente l'attività elettrica cerebrale. Infine ricostruiremo "a fette" orizzontali il cervello sul computer».
La domanda che gli scienziati accorsi al convegno hanno fatto a Segev è stata: «a chi apparterrà questo cervello? A una persona in particolare?». Ed è proprio qui la straordinaria novità: «si tratterà di un cervello "generico", grazie al quale potremmo veramente cambiare» la storia della medicina.

(La Stampa, 23 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: presto una legge sul velo alla Knesset

A presentare la bozza e' un parlamentare del partito Kadima

GERUSALEMME, 23 apr - Una bozza di legge finalizzata a vietare il 'burqa' in Israele sara' presto presentata alla Knesset da Marina Solodkin del Kadima.
In un'intervista al quotidiano Maariv la Solodkin, del partito all'opposizione, che e' reduce da un viaggio in Francia, ha lodato l'iniziativa del presidente Sarkozy contro abbigliamenti come appunto il 'burqa' che - secondo la parlamentare - 'rappresentano solo una umiliazione per le donne e non hanno assolutamente a che vedere con la morale religiosa'.

(ANSA, 23 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La minaccia su Eilat

Due Katyushe partono dall'Egitto esplodendo in Giordania per errore

Eilat
Dopo alcuni giorni di calma relativa ieri i palestinesi hanno trovato un modo spettacolare e di grande impatto per risvegliare l'attenzione dei media internazionali. Spettacolare per due motivi: il primo perché i razzi contro Israele sono stati lanciati dalla penisola del Sinai, cioè dal territorio egiziano, ed avevano come obiettivo la città di Eilat, il secondo perché non si è trattato di Qassam, ma di due Katyusha a lunga gittata e ad alto potenziale. Di grande impatto perché, probabilmente per la fretta di agire, la mira è stata così errata che il primo ordigno è finito in mare, mentre il secondo ha colpito la zona industriale del porto di Aqaba in Giordania. Anche se gli unici danni per Israele sono stati alcuni vetri infranti delle finestre di abitazioni private e di qualche hotel, bisogna ammettere che, almeno nelle intenzioni degli autori dell'odierno attentato, l'obiettivo preso di mira era estremamente importante, sensibile e delicato. E' necessario ricordare che nella zona di confine fra le due città portuali di Eilat ed Aqaba, come se ci fosse un accordo non scritto fra Amman e Gerusalemme, non sono mai stati aperti fronti, né durante la guerra dei sei giorni né in quella dello Yom Kippur. Tentare di alzare la tensione proprio in quella zona deve essere visto come un vero e proprio salto di qualità nelle intenzioni dei dirigenti di Hamas che, nella politica del "tanto peggio tanto meglio", tentano ora di coinvolgere l'Egitto, ed anche la Giordania, nella guerra di attrito terroristico che portano avanti contro Israele fin dalla fine dell'operazione "piombo fuso". Anche se nel tentativo di ieri fortunatamente non si registrano vittime e i danni sono limitati, per il solo fatto di essere riusciti a far arrivare le rampe e i razzi a ridosso del confine fra Egitto e Israele ed aver avuto il tempo di approntarli e lanciare, ci saranno, inevitabilmente, ripercussioni a livello diplomatico fra l'Egitto e lo Stato ebraico.
Nei giorni scorsi il ministero del turismo di Gerusalemme, facendo seguito ad un rapporto dei servizi segreti che prevedevano un'imminente azione terroristica, aveva chiesto ai cittadini israeliani in vacanza nelle zone turistiche della penisola del Sinai di rientrare nel più breve tempo possibile all'interno dei confini nazionali. Da mesi le autorità israeliane si lamentano della mancanza di controllo egiziano della parte di confine con la striscia di Gaza, e il lancio di ieri è la conferma che le lamentele espresse, a diversi livelli e a più riprese, erano totalmente giustificate. D'altro canto per il governo del Cairo, sempre più assediato dalla forte minoranza religiosa ed estremista dei "fratelli musulmani", che appoggiano apertamente la politica di Hamas, è sempre più difficile impedire il traffico di materiale bellico dalla penisola del Sinai verso la striscia di Gaza e viceversa. Un altro aspetto, anche questo estremamente inquietante, è la data che è stata scelta per effettuare questo spettacolare lancio, che non deve essere visto come un fatto a se stante ma come la parte di una manovra a più ampio raggio che vede coinvolte, oltre ad Hamas, anche Hezbollah, Siria e Iran. Infatti, nelle stesse ore che i due Katyusha segnavano la loro parabola in cielo, le forze navali iraniane inauguravano nel Golfo Persico la più importante manovra degli ultimi 10 anni. La quasi totalità dei mezzi a disposizione della marina iraniana, aerei militari e batterie missilistiche di ultima generazione, si sono dati battaglia per testare la loro operatività. Questo in previsione di un possibile "riscaldamento" della regione mediorientale nel caso in cui dovessero essere attuate dalla comunità internazionale serie sanzioni nei confronti di Teheran, causa il suo programma nucleare o nel caso di un attacco, da parte israeliana o statunitense, alle centrali nucleari. M.S.

(l'Opinione, 23 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Una serata in Sinagoga

di Margherita Grassi

REGGIO EMILIA - Nella notte che traghetta verso la festa della Liberazione, tra sabato e domenica, personaggi dimenticati vivranno nella sinagoga di via Dell'Aquila, nella cupola, nella nicchia. Gli arredi sacri torneranno a vivere e riempiranno il vuoto che c'è ora, nel luogo di culto.
Una notte che Istoreco e gli studenti che hanno partecipato alle iniziative per non dimenticare utilizzeranno per restituire alla città il risultato del loro personale viaggio, ideale e concreto: un percorso iniziato a gennaio, che ha avuto un momento culminante nel 27, il Giorno della Memoria; continuato toccando con mano la deportazione e lo sterminio dgeli ebrei. In mille, a partire da metà febbraio, sono partiti per la Polonia, per Auschwitz-Birkenau.
Istoreco dunque sceglie di celebrare la Liberazione non raccontando solo dei partigiani, ma anche della storia locale del ghetto ebraico che viveva intorno alla sinagoga.
Sabato la Notte della Liberazione inizierà alle 18, in piazza Martiri del 7 Luglio, con una visita al sipario del teatro Valli salvato dai partigiani nell'aprile 1945. Fino a mezzanotte luci accese in via Dell'Aquila, con la mostra a fumetti dal titolo 'Tu non mi conosci'. Una notte caratterizzata dalla musica: quella dei gruppi rap reggiani, e degli ospiti speciali, i Gente Strana, che arrivano da Palermo, dal quartiere Zen, per i quali il linguaggio musicale è linguaggio di impegno sociale.

(Telereggio, 23 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Yossi Benayoun: "Ma se ne parla a fine stagione"

Yossi Benayoun
E' una storia d'amore antica, quella tra la Roma e Yossi Benayoun, centrocampista israeliano del Liverpool.
Il primo a segnalare al ds giallorosso Pradè il giocatore dei reds è stato Luciano Spalletti, due stagioni fa. Poi non se ne fece più nulla e l'israeliano rimase ad Anfield, dove qualche soddisfazione se l'è comunque presa. A fine stagione però lo scenario potrebbe cambiare radicalmente perché il Liverpool è una società in crisi e piena di debiti, e probabilmente sarà costretta ad un serio ridimensionamento che passerà per la rinuncia non solo al tecnico Rafa Benitez e ai pezzi pregiati Torres e Mascherano, ma anche a giocatori come Benayoun e Kuyt. Per questo motivo il nome dell'israeliano è di nuovo tornato di attualità dalle parti di Trigoria. E' stato proprio Benayoun a rivelarlo alla stampa russa, visto il forte interessamento del Cska. «L'offerta delle società russe - le sue parole - è importante, ma io voglio giocare nella prossima Champions League e la Roma è una grande squadra, sui livelli del Liverpool ». Dichiarazioni che ieri il suo agente Ronen Katzav, intervistato da romanews. eu, non ha smentito. «In questo momento - le sue parole - non abbiamo intenzione di parlare di futuro. Yossi sta pensando solo di fare bene qui al Liverpool. Adesso ci aspetta un finale di stagione importante con le semifinali di Europa League e la corsa al quarto posto in Premier League. Contatti con la Roma? Non posso dirle nulla. In questo momento non ho intezione di commentare nessuna voce di mercato, ogni discorso è rimandato alla fine della stagione». Benayoun, arrivato a Liverpool nel 2007 dal West Ham, ha un contratto fino al 2013. Il suo cartellino costa intorno ai 10 milioni di euro ma la crisi in cui versa il Liverpool potrebbe far abbassare di molto il prezzo. Alla Roma il giocatore piace, anche perché è ancora lontana dal concludere le trattative per il rinnovo di Rodrigo Taddei. Il brasiliano si svincolerà il prossimo 30 giugno e le offerte certamente non mancano.

(Forza Roma, 23 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Disperazione e felicità

di Deborah Fait

Finite le cerimonie di Yom Hazikaron, la Giornata del Ricordo dei nostri caduti, avranno inizio i festegggiamenti di Yom Azmaut, l'indipendenza di Israele.
Sono due giornate che non potrebbero essere divise nel cuore degli israeliani.
Il dolore, le lacrime, il ricordo devono essere asciugate dalla gioia intima e immensa che Israele c'e', che i nostri ragazzi non sono morti per niente ma per la nostra liberta' e per la nostra sicurezza.
Le televisioni israeliane hanno trasmesso interviste a genitori straziati, a famiglie distrutte, hanno fatto parlare tanto anche i nonni che forse sono i piu' inconsolabili perche' i loro rapporti con i nipoti uccisi era di grande amore e intimita'. Una nonna piangeva e non poteva parlare, diceva solo il nome dei suoi due nipoti ammazzati a distanza di due anni l'uno dall'altro. Era una persona senza piu' speranze ormai, anziana, le hanno rubato i nipoti e lei aspetta solo di morire perche' il suo futuro, il suo sangue non c'e' piu'.
Un canale televisivo per 25 ore ha trasmesso solo i nomi dei caduti, 22.682 soldati e 3971 civili, per la maggior parte bambini e anziani, il giorno e il luogo della loro morte.
E' una settimana difficile per Israele, una settimana di lacrime che ha avuto inizio con le sirene di Yom HaShoa', il dolore di tutto Israele assolutamente immobile per tre minuti, tre minuti che sono niente, sono soltanto la raffigurazione di un popolo eternamente unito nel ricordo del genocidio piu' grande e piu' sconvolgente della storia dell'uomo, la Shoa'.
Tentano di degiudeizzare la Shoa', tentano di paragonarvi altri genocidi, tentano di banalizzare la tragedia ma restera' sempre e per sempre unica, tremenda, e spaventosa e destinata a un solo popolo:gli ebrei.
Una settimana terribile, quando finisce tutti respiriamo meglio perche' e' insopportabile il pensiero delle famiglie finite nel gas e nei forni , il pensiero dei sopravvissuti arrivati con fatica in Israele perche' impediti dalla Marina di Sua Maesta' Britannica che li inseguiva per mare per riportarli in campi di concentramento.
E' terribile anche il pensiero degli ebrei sopravvissuti che nessun voleva, gli europei non li volevano, hanno rifiutato di dare asilo ai sopravvissuti usciti dai lager. Rifiutati, capite? Li chiamavano "Displaced persons" , nemmeno profughi, ma persone senza dimora quindi non idonee ad essere aiutate . Senza dimora certo! Erano stati per anni nei lager e le loro comunita' erano completamnte scomparse, distrutte, bruciate. E' terribile pensare che gli ebrei erano ancora odiati a morte, non hanno mai smesso di odiarci, nemmeno dopo la Shoa' , anzi forse di piu' per uno strano fenomeno psicologico che vuole si odino le vittime nel tentivo di giustificare a se stessi quello che gli e' stato fatto.
Yom haZikaron ricorda i giovani che hanno combattuto per Israele, i bambini , gli anziani, le mamme e le nonne morte nel fuoco infernale del terrorismo palestinese.
I cimiteri di Israele sono pieni di famiglie che lavano, sistemano, si siedono e piangono, lo fanno sempre ma questo e' un giorno speciale, e' la giornata che istituzionalizza il ricordo e che rende generale e nazionale il dolore per poi esplodere nella felicita' di Israele che c'e', che esiste, che ci sara' sempre finche' avremo i nostri ragazzi pronti a difenderlo.
Finche' noi tutti ameremo questo paese e daremo la vita perche' continui ad esistere.
Fino a quando avremo la nostra meravigliosa gioventu' potremo gridare con orgoglio
"Am Israele Chai". Il Popolo di Israele Vive.

(Informazione Corretta, 22 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Commemorazione della Conferenza di San Remo del 1920

BRUXELLES, 22 aprile 2010 - Il 24 e 25 aprile si terranno a San Remo, con il patrocinio del sindaco Maurizio Zoccarato, una serie di eventi per segnare il 90esimo anniversario della firma della Risoluzione di San Remo. San Remo ospitò una delle principali sessioni della Conferenza di Pace tenutesi dopo la Prima Guerra, in cui il Consiglio Supremo delle Principali Forze Alleate incorporò la Dichiarazione Balfour nella legge internazionale, con la promessa di
creare uno stato ebraico in Palestina.

Nel corso di un seminario internazionale, sabato 24 aprile verrà esaminato

"Il significato legale della Risoluzione di San Remo, in relazione allo status di Israele e di Gerusalemme nella legge internazionale"

Tra i principali oratori il Vice Presidente della Knesset Danny Danon, l'On.Fiamma Nirenstein del Parlamento italiano e il giurista internazionale Dott. Jacques Gauthier da Toronto, Canada.

Il Dott. Gauthier ha condotto ricerche approfondite sullo status legale della Città Vecchia di Gerusalemme, che ha presentato quali tesi di dottorato di ricerca all'Università di Ginevra nel 2007. Nella sua tesi il Dott. Gauthier conclude che "la Città Vecchia di Gerusalemme fa storicamente parte di Israele, come definito dal Consiglio Supremo delle Forze Alleate a San Remo nel 1920.

Domenica 25 aprile si terrà una cerimonia ufficiale per segnare il 90esimo anniversario della firma della Risoluzione di San Remo, nel contesto storico della città. I discendenti di alcuni dei firmatari originali della Risoluzione indirizzeranno un saluto ai presenti. Fra essi il nipote del Primo Ministro britannico David Lloyd George.

Gli eventi sono organizzati dalla Coalizione Europea per Israele e dai Sostenitori Canadesi dei Diritti Legali di Israele. In una loro nota introduttiva leggiamo:

«Nel corso degli ultimi decenni, il processo di pace in Medio Oriente si è fondato sulla nozione di "terra in cambio di pace". Noi non crediamo che la diplomazia e la legge internazionale debbano essere divise. In nessuno dei recenti piani di pace viene fino ad oggi fatta menzione dei diritti legali di Israele inclusi nella legge internazionale. Durante questo seminario, esamineremo le realtà storiche e legali del Medio Oriente, sulla base dei procedimenti e degli atti legali della Conferenza di Pace di San Remo dell'aprile 1920.

Per ulteriori informazioni:

Tomas Sandell GSM 00 358 40 840023**8*
Katariina Salmi GSM 00 358 50 3094733*

Notizie su Israele 484

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele compie 62 anni. Una storia di sangue ancora mal compresa

di Stefano Magni

L'Ambasciata di Israele a Roma ha celebrato ieri il 62mo anniversario dell'indipendenza dello Stato ebraico, invitando alcune delle massime cariche dello Stato, fra cui Gianfranco Fini, Renato Schifani e Silvio Berlusconi. Il giorno precedente alla celebrazione dell'indipendenza è dedicato alla memoria di coloro che hanno dato la vita per il Paese. Secondo il comunicato dell'Ambasciata "22.682 uomini e donne sono stati uccisi mentre difendevano la terra di Israele, a partire dal 1860, l'anno in cui i primi ebrei uscirono al di fuori delle mura sicure di Gerusalemme, per costruire i nuovi quartieri ebraici. Nell'ultimo anno, dal Giorno della Commemorazione del 2009, 112 membri delle forze di sicurezza, della polizia, dell'esercito, della polizia di confine e dell'Agenzia per la Sicurezza di Israele sono stati uccisi mentre servivano lo Stato". Quella di Israele è una storia di sangue ed è ancora poco compresa. Si tende infatti a stabilire la data della sua nascita nel 1948 e a spiegare la decisione di riconoscerne l'indipendenza come una forma di compenso per le vittime dell'Olocausto. Questa interpretazione comune è vera solo in minima parte. E' vero, infatti, che lo shock provocato dalla Shoah in Europa spinse sia gli Usa che l'Urss a riconoscere una patria per gli ebrei, per permettere loro di difendersi da future aggressioni. Ma Israele era già un Paese esistente e funzionante. Il sogno sionista parte dalle idee di Theodor Herzl (quest'anno, si celebra il 150mo anniversario della sua nascita). La prima ondata di immigrazione ebraica in Palestina e i primi grandi insediamenti risalgono al 1881, quando gli ebrei fuggirono in massa dalle persecuzioni subite in Russia. Quando tutti i territori che attualmente costituiscono Israele erano ancora parte dell'Impero Ottomano, una Legione Ebraica, comandata da Zeev Jabotinsky e Joseph Trumpeldor combatté al fianco degli inglesi, contro i dominatori turchi. Gli alleati britannici promisero una patria ebraica, con la Dichiarazione Balfour del 2 novembre 1917. Ma contrariamente ad altre nazioni che riuscirono ad affrancarsi dagli imperi caduti, quali la Cecoslovacchia, l'Ungheria, la Jugoslavia, la Polonia, la Finlandia e i Baltici, la Palestina rimase colonia, britannica invece che ottomana. E l'immigrazione ebraica fu strettamente limitata, per evitare di urtare gli interessi della popolazione araba locale. Israele dovette attendere fino al 1948 per l'indipendenza. E dovette subire, con la Shoah, sei milioni di morti che, forse, si sarebbero potuti evitare. (ste. ma.)

(l'Opinione, 22 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il centrocampista israeliano Benayoun vuole la Roma

Yossi Benayoun
Yossi Benayoun, centrocampista israeliano del Liverpool, potrebbe essere atteso da un futuro nella Russian Premier League. Questo è ciò che sostengono media russi, secondo cui Spartak e Cska Mosca starebbero dando vita ad un derby per avere il giocatore dei reds. Benayoun però, secondo quanto sottolinea il Corriere dello Sport, preferirebbe altre mete a quelle russe, la Roma innanzitutto: "L'offerta delle società russe è importante, ma voglio giocare nella prossima Champions League e la Roma è una grande squadra sui livelli del Liverpool" sono le parole del trentenne centrocampista riportate da media russi. Prima di avvicinarsi definitivamente a Benayoun, la Roma, dovrà sciogliere nodi relativi ad altri giocatori, in particolare Taddei, in attesa del rinnovo e seguito con insistenza dalla Fiorentina. Sono già in corso comunque contatti tra la società giallorossa e gli agenti di Benayoun.

(CalcioNews24, 22 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La cultura rabbinica in Italia, la sua storia e le sue prospettive

di Lucilla Efrati

FERRARA - Il saluto di Riccardo Calimani al pubblico presente nella sala Agnelli della Bibioteca Ariostea di Ferrara al termine del Convegno 'La cultura rabbinica in Italia: la sua storia e le sue prospettive' cui hanno partecipato il rav Luciano Caro, rabbino capo di Ferrara, il professor Dario Calimani dell'Università Ca' Foscari di Venezia, il professor Umberto Fortis, studioso di ebraismo e il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni oltre al rav Roberto Della Rocca, direttore del dipartimento Educazione e Cultura dell'Ucei, in qualità di moderatore, ha rappresentato il momento conclusivo della Festa del Libro ebraico in Italia che si è svolta a Ferrara in questi giorni.
A dare il via al convegno sulla cultura rabbinica in Italia, subito dopo una breve introduzione del Rav Della Rocca, il rabbino Caro che ha fatto una breve carrellata dei rabbini ferraresi le cui prime testimonianze risalgono al XII, nella città di Ferrara coesistevano comunità diverse, dice il Rav, a loro volta divise in sottogruppi ciascuno dei quali aveva il suo rabbino, fra questi il rav Caro ha ricordato la figura di Moshè Ben Meir, ma anche Yaakov Olmo, Elia da Ferrara, Isacco Lampronti e la sua enciclopedia Pahad Itzhak.
Dal particolare al generale "La cultura dell'ebraismo italiano: un mito?" titola il contributo del professor Dario Calimani, partendo da una osservazione di fondo: l'ebraismo italiano è uno strano fenomeno, dice Calimani, fuori quasi non si conosce e in Italia, lo si pensa come una realtà di vaste proporzioni. La storia degli ebrei italiani non è mai stata facile, ammette il professor Calimani, ma fino alla Shoah "non non si sono mai avute tragedie nazionali, come è accaduto invece in Inghilterra, Germania, Polonia, Russia, anzi "Medioevo e Rinascimento hanno favorito lo sviluppo di una cultura che ha dato germogli per almeno due secoli, e fino al Settecento. La scuola rabbinica di Trani, nel lontano Medioevo, era nota in tutta Europa; al rabbinato di Venezia, nel '500, faceva ricorso Enrico VIII d'Inghilterra alla ricerca di puntelli biblico-teologici per il suo divorzio dalla cattolica Caterina d'Aragona".
Dove è finito quell'ebraismo? Si domanda allora il professor Calimani,e ancora, "che non si tratti solo di un problema di percentuali?'" Se si paragona, infatti, il numero degli ebrei italiani più o meno costante nel corso del tempo (fra i trentamila e i cinquantamila) e il numero degli ebrei francesi, inglesi o addirittura americani, il contributo culturale dell'ebraismo italiano sarebbe da considerarsi con tutto rispetto.
"L'ebraismo italiano ha in effetti una storia illustre" dice il professore passando a tracciare il lungo cammino che si snodandosi lungo la Penisola e nel tempo parte dalla Sicilia del VII secolo e giunge fino ai nostri giorni, contando sul contributo di molti nomi illustri come Ovadiah da Bertinoro, Ovadiah Sforno, Judah Mintz, Azariah dei Rossi, ma anche in tempi più recenti, Itzchak Shmuel Reggio, e Shmuel David Luzzatto, il famoso SHaDaL, Eliah Benamozegh e ancora ai primi del'900, Umberto Cassuto eppure è come se dopo l'emancipazione esso abbia un po' perduto la propria identità "non è stato più recuperato il senso della cultura e la capacità di produrre cultura"
A riconsegnare all'ebraismo (e non solo a quello italiano) la propria identità è sì la fondazione dello Stato di Israele, ma "l'ebraismo italiano è un po' alla Zelig alla ricerca della perduta identità" eppure gli strumenti non mancano e sarebbe ora necessario attraverso questi strumenti tornare finalmente a dare nuovi impulsi, produrre nuovi stimoli culturali, di studio e di ricerca.
Il professor Umberto Fortis traccia un profilo dell'impegno letterario dei rabbini nell'età dei ghetti, Baruch Sermoneta, Azarià De Rossi, i dialoghi dell'amore di Leone ebreo.
A concludere la carrellata degli interventi il rav Riccardo Di Segni che propone un'attenta analisi dei mutamenti del rabbinato italiano negli ultimi cento anni. "Mutamenti - ha ironizzato il rav - il titolo andrebbe un po' messo in crisi perché bisognerebbe vedere se effettivamente questi movimenti ci sono stati". Cita Immanuel Chai Ricchi, cabbalista sfrenato e ancora Itzhak Lampronti che in epoca di enciclopedie si inventa un'enciclopedia ebraica, due rabbini diversissimi fra loro, ma - spiega il rav - questa coesistenza di rabbini così diversi è un modello che si sperimenta spesso all'epoca, Lampronti è però più vicino alla figura attuale del rabbino italiano. Attualmente il rabbinato italiano appartiene alla nuova ortodossia o ortodossia moderna non è avulso dal contesto e non ha fatto grande fatica ad infilarvisi. Nella prima metà del '900 uno su tre rabbini non era italiano di nascita ma lo era di formazione rabbinica.
Attualmente la situazione è molto diversa, ci sono rabbini che operano con una tradizione che non ha nulla a che vedere con quella italiana, come quelli Chabad.
La Shoah oltre ad aver falcidiato l'ebraismo italiano ha anche reciso drasticamente un grande numero di menti rabbiniche, e negli ultimi decenni studiosi importanti come Roberto Bonfil e Ariel Toaff pur avendo studiato nelle scuole rabbiniche italiane hanno indirizzato le proprie energie nell'approfondimento della speculazione storica anziché a quella rabbinica eppure questo rabbinato italiano continua a produrre dei frutti "Quello di ci cui sentiamo la mancanza, ha detto concludendo il rav Di Segni, è una straordinaria mancanza di forze, finora ce l'abbiamo fatta, speriamo di continuare a farcela".

(Notiziario Ucei, 22 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Razzi dalla Giordania verso Eilat, in Israele

Due razzi sono stati lanciati oggi in direzione di Eilat (localita' israeliana sul Mar Rosso, all'estremo sud del Paese), ma sono caduti entrambi fuori bersaglio, in territorio giordano.

Due razzi sparati stamani dalla Giordania verso la localita' costiera israeliana di Eilat, sono andati fuori bersaglio, esplodendo in territorio giordano, senza causare vittime. Lo hanno riferito all'ANSA testimoni oculari. Secondo la tv panaraba al Jazira, un razzo caduto in mare mentre l'altro e' esploso alla periferia del porto giordano. Nonostante le smentite diffuse da fonti vicine al governo di Amman, i razzi sarebbero partiti da Aqaba. La polizia ha circondato l'area dell'esplosione.
Quello odierno e' il secondo attacco quest'anno tentato dalla Giordania contro un obiettivo israeliano, dopo che nei mesi scorsi un convoglio diplomatico israeliano era stato colpito da un ordigno sul ciglio della strada mentre era diretto nella Valle del Giordano.
Da tempo i lanci di razzi contro Israele provengono infatti dalla Striscia di Gaza (l'enclave palestinese controllata da Hamas) o, a nord, dalle zone del Libano controllate dagli sciiti di Hezbollah.

(RaiNews24, 22 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La conversazione

L'altro giorno tiro su un autostoppista. Era fermo nella notte al crocevia deserto di una città italiana. Aveva il sacco a pelo, i jeans, i capelli raccolti in una crocchia alta e la barba brizzolata. Sembrava un maturo samurai in viaggio in Occidente. Mi vede che torno indietro a prenderlo, sorride. Sale in macchina, ha la voce educata, quasi musicale. Deve essere sui quarantacinque, quarantasei anni. Ha passato la vita traversando da solo l'oceano, anzi, gli oceani, su una sua piccola barca che ora è ancorata al largo della costa colombiana. E' un uomo che ha vissuto da solo, che può stare in silenzio per mesi, che sa navigare, riparare una falla, costruire un comodino, una casa, uno che non si vanta, ma dice quello che ha fatto. Se ora mi parla è perché ne ha voglia. La sua vita è del tutto diversa. E che fai tu? mi domanda a un certo punto, io faccio questo e quello, gli dico, gli dico che sono ebreo e lui mi dice che poco tempo fa ha visto "Il violinista sul tetto" e che era molto divertente. Curioso impatto. Come se in treno conoscessi un cinese e per fare una conversazione distesa gli dicessi che una settimana fa ho visto delle statue di terracotta. Come per la fatale china di qualcosa che rassomiglia a un imbuto, mi dice scuro in volto che però in Israele non va. Gli spiego quello che spiego a tutti da quando sono nato, lui mi dice certo, naturale, poi parliamo subito d'altro. Dopo un po' scende di macchina. E' arrivato. Adesso lui arriverà a casa, e penserà ai casi suoi. Mi ha detto che deve riparare il tetto, e che l'attuale compagna sta litigando con la sua ex moglie. Gli stringo la mano con affetto, vorrei che mi volesse bene, che ci volesse bene, che capisse. Lui si lascia stringere la mano. Capisco che alla conversazione su Israele non penserà più. Io sono ancora in macchina e ci penso, torno a casa, oltrepasso incroci e ci penso, arrivo, vado a letto, e ci penso, mi sveglio la mattina dopo e ci penso, passa una settimana e ve ne parlo. Per gli Ebrei, lo Stato di Israele non è un argomento di conversazione, e non è un argomento di conversazione neanche Il violinista sul tetto. Ogni volta si tratta di vivere o morire.
Il Tizio della Sera

(Notiziario Ucei, 22 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

I tedeschi ricordano la Shoah

Visita al museo di Campagna, luogo simbolo della persecuzione nazista

di Cateriina La Bella

Visita ieri a Campagna della delegazione tedesca del sindacato Dgb Bezirk Nord Amburgo. L'iniziativa rientra in uno scambio culturale e sindacale che la Cgil Campania e la Dgb stanno portando avanti da tempo e che ha già prodotto risultati importanti in altri settori. Peter Deutschland, presidente uscente Dgb Bezirk Nord Amburgo, Uwe Polkaen, nuovo presidente, Susanne Wald del Centro Studi KZ-Neuengamme di Amburgo insieme al console della Repubblica di Germania a Napoli ed al rappresentante della Comunità Ebraica di Napoli, accompagnati da Michele Gravano, segretario generale Cgil Campania e da Franco Tavella, segretario generale della Camera del Lavoro di Salerno, sono stati ricevuti al Comune di Campagna dal sindaco, Biagio Luongo. La visita è proseguita al "Museo della Shoah, itinerario della memoria e della pace", con la partecipazione degli allievi dell'Istituto Magistrale di Campagna.
Per non dimenticare. Campagna e Amburgo insieme nel nome della memoria. Ieri mattina visita nella cittadina del salernitano che fu sede di un campo di internamento degli Ebrei della delegazione tedesca del sindacato DgbBezirk Nord Amburgo. Un evento promosso dalla Cgil Campania nel quadro di una serie di iniziative che i due sindacati portano avanti da anni. "L'evento - spiega Michele Gravano - rientra in una collaborazione che ha dato già risultati importanti in altri settori e che adesso si concretizza attraverso un vero e proprio gemellaggio tra le città di Campagna e di Amburgo nel segno della memoria. Insieme lavoreremo, tra l'altro, ad uno studio che verificherà le condizioni degli internati meridionali ad Amburgo e dei militari italiani che decisero di combattere per la libertà contro il nazismo e le leggi razziali e per questo furono perseguitati".
Gravano ha anche annunciato una serie di appuntamenti in ricordo della Shoah e una visita, nei prossimi mesi, al campo di concentramento di Dachau dove morì Giovanni Palatucci, l'ultimo questore di Fiume che salvò migliaia di ebrei dai campi di sterminio. Giovanni, nipote di Giuseppe Maria Palatucci vescovo di Campagna, inviò nella cittadina a sud di Salerno migliaia di ebrei, per la maggior parte tedeschi e polacchi, che trovarono la tanto agognata oasi di salvezza proprio a Campagna, luogo che avrebbe dovuto, al contrario, segnare il loro atroce destino.
La delegazione ha visitato il museo che raccoglie le testimonianze del tempo: 48 pannelli fotografici, la ricostruzione storica della sinagoga e della camerata, la stanza degli orrori, la sala dei nomi e la via di fuga. "Il museo è unico nel suo genere - ha fatto eco Franco Tavella della Cgil Salerno - così come questa collaborazione tra le due organizzazioni finalizzata ad instaurare un vero e proprio gemellaggio tra Campagna, la Campania e le città di Amburgo e Monaco, luoghi simbolo della persecuzione nazista contro gli ebrei".
Soddisfazione per l'evento è stata espressa dal sindaco, Biagio Luongo, dal Console della Repubblica di Germania a Napoli (che ha annunciato massimo sostegno a tutte le iniziative che saranno portate avanti) e dal responsabile della comunità ebraica di Napoli, Sandro Temin, che ha parlato di Campagna come "luogo simbolo nel buio della seconda guerra mondiale". Commozione e interesse è stata espressa dalla delegazione di Amburgo, accolta con grande entusiasmo dalle scolaresche del luogo.

(Il Denaro, 21 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gadi Luzzatto Voghera racconta la mostra “Origini del Libro ebraico in Italia”

di Lucilla Efrati

FERRARA - 'Origini del Libro ebraico in Italia' è la mostra curata da Gadi Luzzatto Voghera in esposizione nella sala d'onore del Comune di Ferrara inaugurata in occasione della Festa del Libro ebraico in Italia, che resterà aperta al pubblico fino al 30 aprile. Si tratta di una rassegna che rende accessibili 22 esemplari dell'editoria ebraica fra cui incunaboli, cinquecentine ed edizioni rare per lo più appartenenti al Collegio Rabbinico Italiano e conservate nel Centro Bibliografico Ucei.
La mostra è stata realizzata con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, del Comune di Ferrara e dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e grazie al contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
La 'stampa' ebraica in Italia ha un'antica tradizione, a partire dalla seconda metà del '400 ebbe inizio un'importante produzione di libri ebraici realizzati con matrici di lettere o parole appositamente prodotte da artigiani locali sia in metallo che in legno. Iniziato a Soncino nell'ultimo ventennio del '400, l'esercizio dell'arte tipografica da parte di imprenditori ebrei si diffuse in tutta Italia: Reggio Calabria, Napoli, Roma, Piove di Sacco, Bologna, Brescia, Mantova, Ferrara, Riva di Trento, Padova, Cremona. Ma fu a Venezia che l'attività tipografica assunse nel XVI secolo le caratteristiche di una vera e propria industria.
Abbiamo chiesto a Gadi Luzzatto Voghera di darci qualche cenno sulle opere in esposizione.

Gadi con quale criterio hai scelto i libri esposti nella mostra?
Il Talmud nella sua impaginazione impostata da Daniel Bomberg nel 1520 e accanto ad esso alcuni esempi di classici commentari alla Halakha, il Mishlé Torà di Maimonide e l'Arbà Turim, che sono le due fonti classiche della Halakhà. Quello che è interessante dire è che sono le due copie protagoniste della guerra di due stampatori cristiani. Vi è un volume del Pahad Itzhak che è un tributo alla città di Ferrara perché è stato scritto da Isaac Lampronti e un'opera linguistica, un dizionario per l'esattezza Zemach David e non poteva mancare la Bibbia nella sua versione classica e marrana. Da segnalare in più lo Zoar. Tutte queste opere vogliono dare un'idea della centralità dell'Italia nella stampa delle opere. Per fare qualche esempio la prima impresa tipografica ebraica fu avviata dalla famiglia dei Da Spira, ebrei tedeschi trasferiti nella cittadina di Soncino e che da essa trassero il nome. Fra il 1483 e il 1490 i Soncino pubblicarono 30 libri fra cui la prima edizione della Bibbia completa in ebraico, una serie di trattati del Talmòd, il Machazòr . Il maggiore fra gli stampatori Soncino fu Ghershom, unico stampatore ebreo in Italia a cavallo tra Quattro e Cinquecento.

Quale fra le opere esposte ti ha suscitato più emozione?
C'è un'opera pubblicata a Venezia nel 1609, si tratta di un esemplare unico al mondo, un'edizione di stampa precoce dell'Aggadà di Pesach con delle illustrazioni bellissime, viene da una collezione privata e dà un senso di come gli ebrei vivevano i libri: è sporco, scarabocchiato, ma bellissimo.

Che cosa hai provato nel curare una mostra di questo tipo, nel selezionare volumi così antichi rari e pregiati?
Io ho molto a che fare con i libri antichi dal momento che dirigo la Biblioteca ebraica di Venezia ed è una delle mie grandi gioie. Secondo me sarebbe però importante preservare questi volumi avviando una scansione. Una mostra di questo tipo è anche un modo per attivare una riflessione su che cosa si può e si deve fare per la loro conservazione.

(Notiziario Ucei, 21 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Pacemaker contro il Parkinson

"Con la cura della Deep brain stimulation progressi nel 90% dei casi"

di Elisa Frisaldi

Una terapia per il Parkinson: la Sanità israeliana vanta, già dal 2004, la stimolazione cerebrale profonda - la «Deep brain stimulation» - tra le «armi» per la cura del morbo e di altre patologie del movimento.
Hagai Bergman, professore del «Medical neurobiology department» della Facoltà di Medicina dell'Università Ebraica di Gerusalemme, è leader in questa cura. A lui va il merito di aver dimostrato che, indirizzando la «Dbs» al nucleo subtalamico dei pazienti, è possibile «neutralizzare» le anomalie motorie caratteristiche della malattia: lentezza nei movimenti, tremore a riposo, rigidità muscolare. Non solo. Bergman mira a standardizzare l'utilizzo della tecnica nelle persone affette da depressione maggiore e a estendere il trattamento agli schizofrenici. «Vediamo gli effetti della "Dbs" già in sede chirurgica - spiega - e i pazienti affetti da Parkinson tornano a una vita normale in meno di una settimana»....

(La Stampa, 21 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cresce la popolarita' di Abu Mazen e Fayyad e la sfiducia sul processo di pace

La popolarita' del presidente dell'Anp, Abu Mazen (Mahmud Abbas), e del suo premier, Salam Fayyad, e' nettamente cresciuta nell'ultimo anno, secondo un sondaggio di opinione curato dal Jerusalem Media Communication Center (Jmcc). Dal sondaggio sono pero' emersi al tempo stesso toni di forte sfiducia circa il futuro del processo di pace. Nell'aprile 2010, secondo il sondaggio condotto in Cisgiordania e a Gaza, la popolarita' di Abu Mazen ha toccato il 48,2 per cento (era il 39,4 nell'ottobre 2009), mentre il 42,9 per cento ha stabilito che il premier Fayyad opera meglio di Ismail Haniyeh, il capo dell'esecutivo di Hamas a Gaza.
Sulle probabilita' che il processo di pace con Israele riprenda quota - anche mediante una mediazione diplomatica degli Stati Uniti - sono stati pero' raccolti fra i palestinesi pareri pessimistici.
Secondo il 32,1 per cento ''il processo di pace e' morto'', mentre quattro anni fa solo 19,4 per cento si esprimeva in questi termini.
Malgrado tutto l'opzione di negoziati pacifici per la costituzione di uno stato indipendente resta la preferita fra i palestinesi (43,7 per cento), ma come alternativa quella della lotta armata riceve adesso un sostegno cospicuo: il 29,8 per cento delle risposte.
I rimanenti ritengono che per mettere fine all'occupazione israeliana sara' necessario organizzare manifestazioni di carattere pacifico. La fiducia nelle capacita' degli Stati Uniti di propiziare una intesa fra Anp ed Israele - avverte il sondaggio - e' calata dal 35,4 per cento di giugno 2009 al 9,9 per cento questo mese.

(Clandestinoweb, 21 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele - Si celebra oggi l'anniversario dell'Indipendenza

Ieri sera cerimonia sul Monte Herzl, dagli Usa messaggio di Obama

ROMA, 20 apr. - Sono cominciate ieri sera con una cerimonia ufficiale presso il cimitero nazionale sul Monte Herzl, a Gerusalemme, le celebrazioni per il 62esimo anniversario della fondazione dello Stato di Israele. La cerimonia, tenutasi al termine del Memorial Day, la giornata in cui Israele ha ricordato i circa 23.000 israeliani morti in guerra o in attentati terroristici, è stata aperta da un discorso del presidente della Knesset, Reuven Rivlin, secondo quanto riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz. "Non ci scuseremo per aver costruito Gerusalemme come nostra capitale", ha detto Rivlin, il quale ha poi sottolineato i rischi che si corronono accentuando le divisioni tra i vari gruppi che vivono nella Città Santa. "In un'era di apertura culturale - ha affermato Rivlin - stiamo assistendo a un pericoloso processo di trinceramento di ciascun gruppo dietro le sue mura. Questo trinceramento crea solo una polarizzazione culturale e politica". "Guardate cosa è diventata Gerusalemme negli ultimi dieci ann", ha prosegutio lo speaker della Knesset: "Quartieri separate, trasporti pubblici separati, centri commerciali per gli Haredim e i laici, arabi ed ebrei". In occasione del Giorno dell'Indipendenza anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha rivolto un messaggio agli israeliani. Le nostre relazioni, ha detto il presidente Usa, "potranno solo rafforzarsi nei mesi e negli anni a venire".

(Apcom, 20 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: Il giorno dei Caduti, il giorno dell'Indipendenza

di Anna Rolli

Gideon Meir
"Israel is a miracle!" così mi si rivolge Gideon Meir, ambasciatore israeliano in Italia, dopo una vigorosa stretta di mano, quando accenno al giorno della Shoà commemorato la settimana scorsa e al pericolo in cui sembra trovarsi di nuovo il suo paese.
"Israele è un miracolo del ventesimo secolo. Innanzitutto, oggi, è un paese forte, forte militarmente, economicamente, nella tecnologia, nella medicina,nell'agricoltura... Noi siamo forti e dobbiamo rimanere forti. Stasera nel giorno dei Caduti siamo venuti qui per commemorare quelli che diedero le loro vite allo Stato d'Israele ma anche quelli che assicurarono che Israele avrebbe continuato tra le nazioni a rappresentare la sicurezza per tutti gli ebrei del mondo". E nel tono della sua voce sembra risuonare da una parte la caratteristica determinazione degli ebrei israeliani a contare sulle proprie forze, dall'altra tutto lo sdegno di un uomo che ama il proprio paese verso le minacce di Teheran.
"Lo Stato d'Israele rappresenta la sicurezza che ciò che accadde nel passato non si ripeterà mai più, che gli ebrei di tutto il mondo troveranno sempre un luogo e un rifugio". Un pensiero condiviso da moltissimi in questi ultimi tempi sempre più allarmati. Poi poche parole sull'Italia, una nazione alla quale gli israeliani sono abituati da sempre a guardare con simpatia e anche con affetto perché mai infettata dall'antisemitismo.
"Pochi mesi fa Berlusconi è venuto in visita in Israele con otto ministri del suo governo, il rapporto tra Israele e l'Italia è molto forte, abbiamo sottoscritto nove accordi. Nel prossimo anno, sicuramente, ricambieremo con una visita di Netanyahu e dei suoi ministri."
Il 18 aprile gli ebrei di tutto il mondo hanno celebrato il "giorno dei Caduti", il giorno nel quale vengono ricordati i caduti di tutte le guerre combattute dal popolo israeliano per la sopravvivenza. Il 19 aprile è stato "il giorno dell'indipendenza": la vittoria di Israele nella guerra d'Indipendenza del 1948/1949.
Secondo la tradizione ebraica l'afflizione, il cordoglio devono durare un tempo limitato, un tempo giusto, dopo (è un dovere verso la comunità) bisogna ritrovare la speranza e tornare a guardare alla vita con atteggiamento positivo, è questa la ragione per cui è stato stabilito che al giorno di maggior lutto nazionale facesse seguito il giorno nel quale viene festeggiata solennemente la ritrovata libertà in uno Stato nazionale indipendente, uno Stato libero nato appunto grazie al sacrificio dei caduti.
L'ambasciatore d'Israele ha commemorato il giorno dei Caduti presso il Pitigliani, il Centro Culturale Ebraico romano, dove ho avuto l'occasione di incontrarlo e dove ha rivolto a tutti i partecipanti della Comunità un lungo, intenso discorso. "...Noi ci riuniamo qui per ricordare. Per ricordare l'eroismo dei nostri figli, dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, dei nostri amici e dei nostri compagni meravigliosi e belli, caduti nella pesante, lunga e continua lotta per garantire la nostra indipendenza....soltanto quelli che sanno difendere la propria libertà ne sono degni..."
L'ambasciatore ha poi dedicato parole commosse al dolore delle famiglie, dolore che non può essere alleviato dal passare del tempo che al contrario accresce il senso di perdita e la nostalgia, al dolore della famiglia di Gilad Shalit, il giovane soldato israeliano, al quale è stata concessa la cittadinanza romana, da quattro anni prigioniero di Hamas.
"...Ancora oggi c'è chi invoca apertamente il nostro sterminio e la nostra cancellazione dalla cartina geografica mondiale" ha continuato, "ma la fermezza e la certezza della giustezza del nostro cammino, che ci hanno accompagnato in tutti questi anni, permangono nei nostri cuori ed è questo che garantisce il nostro futuro e la continuazione della nostra esistenza....Lo Stato di Israele è la garanzia perché ciò che è stato non riaccada... come disse il premio Nobel per la pace, il compianto ex primo ministro Yitzhak Rabin, nel suo discorso al congresso sionista di Gerusalemme, il 3 febbraio 1992: - Noi siamo la casa di ciascun ebreo del mondo. Noi siamo il rifugio. Noi siamo anche la garanzia-".
L'ambasciatore ha concluso con parole di speranza e di fiducia nel futuro di tutti noi esseri umani: "... Sino alla venuta del giorno in cui si avverrà la visione di pace del Profeta Isaia (Isaia 2:4) -Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra-".

(Agenzia Radicale, 20 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"Collaborazionisti" uccisi a Gaza, è scontro Hamas-Fatah

Il conflitto tra Fatah e Hamas trova un nuovo terreno di scontro.
Questa volta a mettere l'uno contro l'altro i due principali partiti palestinesi è la fucilazione di due presunti collaborazionisti di Israele, avvenuta la scorsa settimana nella striscia di Gaza controllata dal 2007 dal movimento islamico.
Salam Fayyad, primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) controllata da Fatah, ha duramente condannato l'esecuzione e ha posto l'attenzione sulle condanne a morte comminate negli ultimi anni nell'enclave palestinese, definite "illegali e incostituzionali", oltre che "lesive dei diritti umani".
Fayyad ha poi affermato che la pena capitale nei Territori palestinesi può essere applicata solo con l'autorizzazione del presidente dell'Anp, Mahmud Abbas (Abu Mazen).
I richiami del dirigente di Fatah (e le proteste delle organizzazioni per i diritti umani) non sono stati però raccolti da Hamas, che anzi ha fatto sapere subito che le esecuzioni capitali dei collaborazionisti non si fermeranno.
"Il mio ministero - ha detto il responsabile degli Interni del movimento islamico, Fathi Hamad - non continuerà a giustiziare traditori e collaborazionisti (…) e il governo non esiterà ad attuare le condanne a morte di tutti coloro che hanno danneggiato i nostri interessi nazionali".
Mohammad Ismail e Nasser Abu Freh, i due presunti collaborazionisti fucilati la scorsa settimana, erano stati processati davanti a una "corte militare" e riconosciuti colpevoli di spionaggio a favore del "nemico sionista", compiuto durante l'offensiva Piombo Fuso condotta da Israele tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009.

(Osservatorio Iraq, 20 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

GSA terrà la terza edizione del Forum per i dirigenti israeliani a Tel Aviv

Il programma enfatizza le opportunità globali per il settore dei semiconduttori israeliano

L'alleanza globale del settore dei semiconduttori (Global Semiconductor Alliance,GSA), la voce del settore internazionale dei semiconduttori, ha annunciato che la terza edizione del Forum annuale per i dirigenti israeliani avrà luogo in concomitanza con l'evento ChipEx2010 il 4 maggio p.v. presso l'Hilton Tel Aviv. GSA sostiene il settore dei semiconduttori israeliano portando nel Paese leader nordamericani ed europei per illustrare le opportunità di respiro globale nel ramo dell'ingegnerizzazione di prodotti al silicio. Il forum sponsorizzato da GSA proporrà i pareri esperti di dirigenti esecutivi operanti entro la catena di approvvigionamento globale onde incoraggiare il settore dei semiconduttori israeliano a espandere e sviluppare costantemente le loro attività a livello mondiale....

(Wall Street Italia, 20 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ospiti a Ferrara i Rabbini delle grandi Comunità italiane

Una menorah di libri per simbolo
Per l'ultima giornata della Festa del Libro Ebraico, a scendere in campo saranno anche i rabbini delle grandi comunità ebraiche italiane. Il tema del resto lo richiede: "La cultura rabbinica in Italia", una storia di presenze e menti illustri che continua anche nell'oggi e che merita un approfondimento come quello che, in più occasioni, ha proposto la Festa ferrarese.
Come è stata una costante di questa prima edizione della Festa, mentre nel polo di San Paolo mercoledì 21 aprile si susseguono presentazioni e incontri con autori (i cui titoli, così come infiniti altri sono a disposizione nella grande libreria temporanea allestita nel Chiostro), in altri poli della città si svolgono incontri e dibattiti di approfondimento.
In uno di questi, la Sala Agnelli, prendono il via i lavori della quarta ed ultima giornata. Alle 10, l'attenzione sarà su "Le radici storiche dell'antisemitismo", incontro coordinato da Michele Luzzati (Università di Pisa - Comitato Scientifico MEIS). Intervengono: Michele Battini (Università di Pisa), Adelisa Malena (Università "Ca' Foscari", Venezia), Piero Stefani (Direttore Scientifico MEIS). [Paolo Branca non parteciperà per motivi legati al blocco dei voli]
Nel pomeriggio, con inizio alle 15, la medesima Sala ospita il convegno: "La cultura rabbinica in Italia: la sua storia e le sue prospettive". Modera e introduce il rabbino Roberto Della Rocca (Direttore DEC - UCEI - Comitato Scientifico MEIS), intervengono il rabbino Luciano Caro (Rabbino Capo di Ferrara), il professor Dario Calimani (Università "Ca' Foscari", Venezia), il professor Umberto Fortis (studioso di Ebraismo, Venezia) , il rabbino Benedetto Crucci Viterbi (Preside delle Scuole Ebraiche di Roma) e il rabbino Riccardo Di Segni (Rabbino Capo di Roma).
In parallelo, al Chiostro di San Paolo si succederanno, a partire dalle 10, Liliana Picciotto per presentare "L'alba ci colse come un tradimento. Gli ebrei nel campo di Fossoli 1943-1944"; Aldo Zargani, autore de "Per violino solo. La mia infanzia nell'aldiquà 1938-1945"; [annullato per motivi legati ai trasporti aerei l'incontro con Nunzio Bombaci, curatore de "Martin Buber. La passione credente dell'ebreo. Due saggi"].
Aprirà il pomeriggio Marina Caffiero, curatrice de "Le radici storiche dell'antisemitismo. Nuove fonti e ricerche"; quindi Simon Levis Sullam, prefattore del volume di Gideon Hausner "Sei milioni di accusatori. La relazione del procuratore generale di Israele al processo Eichmann. Quindi Donatella Di Cesare illustrerà la prossima riedizione della "Grammatica dei tempi messianici" e, per concludere, Marina Morpurgo, parlerà del volume di Paul Dowswell "Ausländer - Straniero", di cui ha curato la traduzione in italiano.
Conclusi i dibattiti, un calice di vino e del buon cibo. Per festeggiare un'impresa certamente ardua ma interessantissima e per un momento di ulteriore incontro tra i protagonisti della Festa e Ferrara.
Per chi volesse cogliere ogni occasione, la giornata di mercoledì propone gli itinerari in città alla scoperta della presenza ebraica e sulla memoria di Bassani, nonché, in serata (inizio alle 21 presso la Sala Boldini, Via Previati, 18), all'interno della rassegna cinematografica "Bassani e il cinema" curata dal Prof. Alberto Boschi dell'Università di Ferrara, i film ispirati alle opere letterarie di Giorgio Bassani.
Per chiudere, nelle atmosfere bassaniane, una esperienza ricca di contenuti, suggestioni, emozioni.

Info: Ferrara Fiere Congressi Srl
Tel: 0532 900713
Infoline: 345 2911068
email: info@festalibroebraico.it
web: www.festalibroebraico.it

(CronacaComune, 20 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Olimpiadi 2020: Studenti romani e israeliani per lo spirito olimpico

ROMA, 20 apr. - ''Per il prossimo anno abbiamo in progetto di organizzare un grande evento sportivo, che veda protagonisti gli studenti delle scuole romane ed ebraiche, che per tre giorni si cimenteranno in tutte le principali discipline sportive''. Lo ha annunciato il presidente dei Centri Sportivi Dabliu, Cesare Pambianchi durante lo svolgimento dell'edizione annuale dello ''Yom Dabliu sport'', manifestazione che si svolge nella ricorrenza dello Yom Ha'Azmaut.
''Con la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020 - spiega Pambianchi - come titolari di alcuni circoli sportivi della Capitale, vogliamo organizzare iniziative che abbiano la funzione importante e simbolica di rafforzare il legame tra i ragazzi e lo sport, rendendoli partecipi dei valori di tolleranza, condivisione e abnegazione sportiva espressi da un evento di altissimo livello come le Olimpiadi''.
''Un momento divertente e ricreativo - conclude Pambianchi - per promuovere la cultura dello sport, della sana competizione tra le giovani generazioni, a maggior ragione se appartenenti a culture e storie diverse. Lo sport d'altronde cosi' concepito e' da sempre un fattore di avvicinamento tra i popoli e di coesione sociale''.

(Adnkronos, 20 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Malpensa, lo show degli attori-passeggeri israeliani

Al terminal 1 di Malpensa, quello principale da cui transitano voli di linea e charter, ha suscitato curiosità e simpatia lo spettacolo che è stato improvvisato da tre attori israeliani, anch'essi bloccati a terra per la chiusura dello spazio aereo. Si tratta di un gruppo chiamato Orto-Da Theatre, che ha proposto personaggi simili a statue, vestiti di nero e cosparsi di argilla del Mar Nero. Lo spettacolo si ispira al monumento alle vittime dell'Olocausto all'ingresso del ghetto di Varsavia. Gli attori hanno portato la loro perfomance dalla zona biglietterie in giro per il piano delle partenze, raccogliendo gli applausi degli altri passeggeri.

(la Repubblica, 20 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il giovane dott. Avi Itzhak, primo medico etiope-israeliano, ha già salvato tante vite

Avi Itzhak
Avi Itzhak, 37 anni, nato in Etiopia e residente a Be'er Sheva, è giunto in Israele all'età di 18 anni grazie a un operazione di salvataggio degli ebrei organizzato e finanziato dal Keren Hayesod nel 1991 (Operazione Salomone). Dr. Yitzhak è tornato da poco da Haiti, dove la delegazione israeliana, tra cui molti medici del Soroka, hanno salvato molte vite. Una commissione ha selezionato quattordici israeliani che hanno eccelso nel proprio campo e che pertanto rispecchiano la realizzazione della visione sionista di Theodor Herzl ("Se lo vorrete non sarà un sogno"). Il Dott. Avi è stato medico nella Seconda Guerra in Libano (estate 2006) e ha partecipato all' Operazione "Piombo Fuso" nella Striscia di Gaza (Gennaio 2009). Recentemente ha fatto parte anche della Delegazione israeliana ad Haiti, e ha contribuito a salvare la vita alle vittime del terremoto. Così lui ricorda quest'esperienza umana:
"In una settimana abbiamo visto più di 1.900 casi, quasi tutti urgenti, ed eseguito circa 350 interventi di chirurgia ortopedica. Ho eseguito un intervento chirurgico ad un uomo il cui intestino era stato gravemente infetto, qualcosa di assai raro in Israele. Fortunatamente, abbiamo diagnosticato e trattato il paziente in modo rapido e ora sta bene. Una volta lasciato l'ospedale mi ha detto che il suo nome era Samuel e mi considerava come un fratello e avrebbe voluto avere qualcosa da me per potermi ricordare. Mi ha commosso molto poiché mio fratello è deceduto pochi mesi fa e si chiamava proprio Samuel. Così gli ho dato il mio tag militare come ricordo e ci siamo salutati."
Il Dott. Avi Itzhak ha acceso ieri sera la fiaccola sul Monte Herzl in occasione del 62o anniversario dello Stato di Israele.

(Il Legno Storto, 20 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hamas usava bambini e ospedali come scudi umani

di Yaakov Katz

I terroristi di Hamas usarono bambini palestinesi come scudi umani e posizionarono i loro centri di commando e le postazioni di lancio di razzi Qassam dentro e attorno a più di cento moschee e ospedali, durante la campagna anti-Hamas condotta dalle Forze di Difesa israeliane nella striscia di Gaza nel gennaio 2009.
È quanto emerge da un dettagliato rapporto di 500 pagine diffuso il mese scorso dall'Intelligence and Terrorism Information Center (Malam), il piccolo centro di ricerca guidato dal colonnello Reuven Erlich, un ex ufficiale dell'intelligence militare israeliana che opera tuttora a stretto contatto con le forze armate. Le Forze di Difesa israeliane e i servizi di sicurezza (Shin Bet) hanno cooperato con gli autori del rapporto declassificando centinaia di fotografie, filmati, verbali d'interrogatorio e schemi di battaglia approntati da Hamas che contraddicono le accuse lanciate contro Israele dal rapporto Goldstone sponsorizzato dalle Nazioni Unite.
Le ricerche per redigere il rapporto Malam hanno preso avvio subito dopo che, lo scorso settembre, l'ex giudice Richard Goldstone aveva pubblicato il suo rapporto che condanna Israele per presunti crimini commessi nella striscia di Gaza....

(israele.net, 20 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Rai - I vertici dell’azienda ricevuti a Roma dalla comunità ebraica

"Da sempre impegnata nella diffusione della cultura ebraica"

Il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, il capo rabbino Riccardo Di Segni e il consiglio della comunità ricevono oggi pomeriggio una nutrita delegazione della Rai composta dal presidente Paolo Garimberti, da Guido Paglia, direttore comunicazione e relazioni esterne, e da diversi consiglieri. La delegazione farà visita al Museo Ebraico di Roma e alla Sinagoga. "Sarà - scrive una nota della comunità ebraica capitolina - un'occasione per ribadire la collaborazione tra la Comunità Ebraica e la Rai, quest'ultima da sempre impegnata nella diffusione della Cultura Ebraica, non solo attraverso il nutrito palinsensto nel periodo della Giornata della Memoria, ma anche con una sostanziale attenzione quotidiana verso gli eventi, le occasioni di dialogo interculturale e interreligioso mediante dirette, servizi e speciali giornalistici, documentari, ma anche ricostruzioni storiche, film e fiction".

(Apcom, 20 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele ha il diritto di difendersi dalla Siria e da Hezbollah. Lo dice l'Onu

di Elliot Abrams

Secondo recenti indiscrezioni di stampa, Israele sostiene che la Siria stia fornendo ai terroristi libanesi di Hezbollah i missili balistici a corto raggio SCUD. A questo punto, Israele dovrebbe bombardare la Siria per fermarli? Visto che le accuse e le minacce da entrambi gli schieramenti si moltiplicano, vale la pena ricordare la storia della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
L'11 agosto del 2006, il Consiglio Onu adottò la Risoluzione 1701 come il primo passo per mettere fine all'atroce guerra che si stava combattendo in Libano tra le forze israeliane e quelle di Hezbollah. La risoluzione fu il frutto di lunghi negoziati che hanno coinvolto in primo piano gli Stati Uniti, la Francia e i governi israeliano e libanese. Il testo finale evidenziava chiaramente - più e più volte - che alla Siria veniva proibita la fornitura d'armi agli Hezbollah. Le principali clausole del testo recitano così:

(l'Occidentale, 20 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Claudia De Benedetti presidente dell'Agenzia Ebraica per Israele (Sochnut)

Nasce in Italia la nuova sezione nazionale dell'Agenzia Ebraica per Israele (in ebraico Sochnut).

A ricoprire il ruolo di presidente della sezione italiana di questa gloriosa organizzazione ebraica è stata chiamata Claudia De Benedetti.
Vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e assessore alle politiche giovanili del Congresso Europeo Ebraico, nonchè membro di spicco della Comunità ebraica di Casale, Claudia De Benedetti ha presentato un programma di mandato che prevede tra l'altro il dal rafforzamento della cooperazione tra Italia ed Israele nei settore universitario, medico e high-tech. "Il nostro obiettivo," ha dichiarato, "è far crescere sul piano quantitativo e qualitativo i rapporti di amicizia e collaborazione fra Italia e Israele e avvicinare ancor più il mondo ebraico italiano alla società israeliana."
Fondata nel 1929, presente in 80 paesi, l'Agenzia Ebraica è l'istituzione che più di ogni altra rappresenta l'identità degli ebrei nel mondo contemporaneo. Il suo compito istituzionale consiste nell'assistere le popolazioni ebraiche e favorire la loro immigrazione in Israele (in ebraico l'"alyà", cioè salita). Nei suoi ottant'anni di vita l'Agenzia ebraica ha affrontato sfide ardue, a volte impossibili, per esempio durante gli anni della Shoà, della grande fuga degli ebrei orientali dai paesi arabi, o della dissoluzione dell'Unione Sovietica, vincendole con caparbietà e determinazione per perseguire il solo obbiettivo di accompagnare la nascita dello Stato d'Israele; ha permesso così a oltre tre milioni di ebrei di trasferirsi in Israele. Negli ultimi mesi l'esecutivo mondiale dell'Agenzia Ebraica, sotto la direzione di Natan Sharanky, il celebre ex dissidente sovietico a sua volta emigrato in Israele, ha stabilito di sviluppare la propria azione in alcuni paesi tra cui l'Italia, nonostante il basso peso demografico dell'ebraismo italiano. E' una scelta importante, che sottolinea il prestigio e l'importanza culturale e politica della più antica comunità della diaspora e l'amicizia fra Israele e l'Italia.
La sede della Sochunut sarà a Roma in Corso Vittorio Emanuele 173 accanto a quella del Keren Hayesod prestigiosa istituzione sorella che ha nominato di recente un nuovo comitato composto di giovani consiglieri guidati dall'esperto presidente Cesare Anticoli.

(Il Monferrato, 20 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele commemora le 23.000 vittime civili e militari

In questa occasione, il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha detto che gli Stati Uniti "non avranno tentennamenti nella protezione della sicurezza di Israele".

GERUSALEMME - Israele commemora oggi le circa 23.000 vittime militari e civili degli attacchi compiut contro il suo stato. Il presidente israeliano Shimon Peres, nell'occasione, ha lanciato un appello alla comunita' internazionale affinche' non sottovaluti la potenziale minaccia del programma nucleare iraniano.
Le cerimonie in Israele hanno avuto inizio ieri sera e continueranno fino a questa notte. Le sirene di avvertimento israeliane segneranno l'inizio delle celebrazioni odierne, che precedono di qualche ora le numerose cerimonie per il 62esimo Giorno dell'Indipendenza.
In questa occasione, il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha detto che gli Stati Uniti "non avranno tentennamenti nella protezione della sicurezza di Israele".

(RaiNews24, 19 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Salvaguardare le memorie ebraiche

Festa del libro ebraico. Gli appuntamenti di oggi

La sinagoga di Ferrara
Impossibile dare un ordine di importanza delle decine di incontri che propone la seconda giornata della Festa del Libro Ebraico Italiano a Ferrara. Nella giornata di oggi non c'è che l'imbarazzo della scelta. Tra tante, interessanti presentazioni e incontri, uno però risalta. Se non altro che perché in qualche modo propedeutico e collegato alla nascita a Ferrara del Meis. E' quello previsto alle 17.30 al Ridotto del Teatro Comunale intorno al tema: "Dalla vita al museo: beni culturali ebraici in Italia". Coordinatore dell'assise sarà Daniela Di Castro, Direttrice del Museo Ebraico di Roma e componente il Comitato Scientifico Meis. Intervengono: Carla Di Francesco (Direttrice Generale MiBAC, Emilia Romagna), Alessandra Mottola Molfino (Presidente Nazionale di Italia Nostra), Michela Zanon (Museo ebraico di Venezia) e Adachiara Zevi (Architetto e storica d'arte, Roma).
Ma se questo incontro può assumere una valenza particolare, sono anche altri che propongono spunti di riflessione e di dibattito non meno importanti. Il programma di questa giornata si presenta infatti particolarmente intenso.

Ad iniziare dall'incontro alle 10, in Sala Estense, dedicato a "Gli Ebrei negli anni del Fascismo", coordinato da Michele Sarfatti (Direttore Cdec, Milano - ComitatoScientifico MEIS) cui intervengono Annalisa Capristo (Centro Studi Americani, Roma), Elisa Signori (Università di Pavia). [non saranno presenti a causa del blocco dei voli Valeria Galimi (Università di Siena), Marie-Anne Matard Bonucci (Università di Grenoble II)] ,

Alle 11.30 al Liceo Classico Ariosto, è in programma un incontro-confronto di grande suggestione: "Essere ebrei in Italia: tre generazioni ne parlano"; intervengono: Amos Luzzatto (già Presidente UCEI, Venezia), Daniel e Shulim Vogelmann (Editori Giuntina, Firenze)

Nuovamente in Sala Estense, ma alle 12, presentazione di "Quest", una nuova rivista della Fondazione CDEC per la storia degli ebrei nella modernità, con Michele Sarfatti, Cristiana Facchini (Università di Bologna), Guri Schwarz (Università di Pisa) e Tullia Catalan (Università di Trieste).

Alle 15,30 al Ridotto del Comunale, confronto su "Presenze ebraiche nella letteratura italiana del Novecento"; intervengono: Alberto Cavaglion (Università di Firenze), Anna Dolfi (Università di Firenze), Piero Pieri (Università di Bologna), Fabio Mangolini (Presidente della Fondazione Teatro Comunale di Ferrara) leggerà testi di Primo Levi, Giorgio Bassani e Carlo Michelstaedter.

In parallelo, il Chiostro San Paolo, dove è allestita la grande libreria specializzata, propone una sequenza di incontri con gli autori e i libri. Alle 10, i riflettori si accenderanno su "A.F. Formiggini, Parole in libertà. Itinerari di storia e memoria". Ne parla la curatrice: Margherita Bai.

Segue Elena Carano che illustra il suo saggio "Persecuzione, deportazione, solidarietà". Sarà poi la volta di "Chone Shmeruk, Breve storia della letteratura yiddish" e a parlarne sarà la curatrice, Laura Quercioli Mincer. Poi Valerio De Cesaris con "Pro Judaeis. Il filogiudaismo cattolico in Italia (1789-1938); Gabriele Rigano "Il caso Zolli. L'itinerario di un intellettuale in bilico tra fedi, culture e Nazioni". A riaprire gli incontri, alle 15, sarà Annalisa Capristo con "L'espulsione degli ebrei dalle accademie italiane" seguita da Gianni Scipione Rossi con "La destra e gli ebrei. Una storia italiana".

Quindi, alle 16.30, per "Libri e autori in dialogo", intervengono Elettra Stimilli, Barnaba Maj, Gianfranco Bonola che presenteranno, rispettivamente, Jacob Taubes, "Il prezzo del Messianesimo. Lettere di Jacob Taubes a Gershom Scholem e altri scritti", " Franz Kafka davanti alla legge" e "Franz Kafka, Das Urteil. Eine Geschichte - La condanna. Una storia" e "Gershom Scholem, Sholem/Shalom. Due conversazioni con Gershom Scholem su Israele, gli ebrei e la qabbalah".

Dopo tanto discutere, l'appuntamento è per le 19 all'aperitivo a San Paolo, con degustazione di cibi ebraici. Nello stesso Chiostro, alle 21, "Ghetto Klezmorim", concerto dei Barbapedana (In caso di maltempo il concerto avrà luogo presso la Sala Estense).
Naturalmente, come per tutta la durata della Festa, continua la proposta di itinerari nella città ebraica e nei luoghi di Giorgio Bassani.

Inoltre, oggi, così come mercoledì 21 aprile, alle ore 21, presso la Sala Boldini (Via Previati, 18), all'interno della rassegna cinematografica "Bassani e il cinema" curata dal Prof. Alberto Boschi dell'Università di Ferrara, saranno proiettati film ispirati alle opere letterarie di Giorgio Bassani.

(estense.com, 19 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Mannheimer: sugli ebrei è l'Italia il paese con meno pregiudizi

'Oggi come oggi l'atteggiamento antisemita in Italia esiste, ma e' minore di quanto sia in Europa, specie quella centrale''. La fotografia dell'ostilita' antiebraica la fornisce il presidente dell'Ispo, Renato Mannheimer, intervenendo al dibattito 'Pregiudizi sugli ebrei e degli ebrei', momento centrale del primo giorno della Festa del libro ebraico, in corso da oggi fino a mercoledi' 21 a Ferrara, ad opera dell'erigendo Museo dell'ebraismo italiano e della Shoah, presieduto da Riccardo Calimani.
Un dibattito - gli altri presenti erano, oltre a Mannheimer e allo stesso Calimani, il giornalista Enrico Mentana ed il presidente del Centro per il libro e la letteratura di Roma, Gian Arturo Ferrari, preceduto da un video di Moni Ovadia, nel quale l'attore e regista ha stigmatizzato il principale pregiudizio 'degli' ebrei: l'accusa di antisemitismo verso chiunque ''osi criticare'' la politica di Israele ''qualunque sia il governo e qualunque cosa faccia''.
''E' un'accusa rozza e stupida - ha spiegato - di cui sono stato vittima anch'io per aver denunciato la colonizzazione ed occupazione di terre non israeliane e il trattamento riservato ai palestinesi. Il pregiudizio colpisce tutti i popoli, e quindi anche gli ebrei. Occorre ritrovare un pensiero critico che non ha mai fatti difetto agli ebrei''. Ovadia ha anche accusato come critico pregiudizio 'sugli' ebrei quello che li ''vuole potenti'': nelle torri gemelle sono morti 480 ebrei nonostante si sia sostenuta la favola che il Mossad avesse avvisato tutti gli ebrei di New York di non recarsi in quel giorno nelle torri''.
Mannheimer ha detto poi che i tipi di antisemitismo in Italia sono tre: uno ''classico'', e gli altri due ''moderni''.
''Il primo e' l'accusa agli ebrei - ha spiegato - di essere un popolo deicida; gli altri due riguardano da una parte il fatto di essere potenti (11% della popolazione) e dall'altra (il 12%) invece di utilizzare la Shoah e le persecuzioni per difendere ad ogni costo la politica di Israele''.
Il sociologo ha cosi' riassunto la questione: ''Diciamo, come ha calcolato un giovane ricercatore, Leone Hassan, che c'e' un 12% della popolazione italiana che condivide i tre pregiudizi. Un dato 'ragionevole' ma nulla rispetto i pregiudizi verso altre etnie presenti in Italia e soprattutto a cio' che si muove in centro Europa. Possiamo sostenere che in Italia gli ebrei sono al centro della scala del pregiudizio: in testa ci sono altri''.
Il sociologo ha poi sostenuto che il pregiudizio e' piu' forte sia nell'estrema destra che nell'estrema sinistra, con una prevalenza di quest'ultima che si attesta al 25% del campione.
Calimani ha poi messo in guardia contro il pericolo di alcune affermazioni: ''E' sciocco, ad esempio, sostenere che gli ebrei siano stati sempre perseguitati. Non solo perche' non e' sempre stato cosi', ma anche perche' cosi' si avvalora la loro colpevolezza. Se infatti sono stati sempre perseguitati, la gente puo' pensare che sono sempre stati colpevoli, e invece non 'e cosi'''. Per Calimani, invece, ''spesso hanno goduto una simpatia speciale ed un favore. Questo ovviamente non elimina ne' ridimensiona il pregiudizio e le persecuzioni''. Enrico Mentana ha invece osservato il pericolo ''di una sovraesposizione degli ebrei e della tematica.
Una 'troppezza' dell'essere ebreo che puo', come reazione sbagliata, alimentare il pregiudizio''.
Gian Arturo Ferrari non ha invece accettato l'equiparazione il pregiudizio sugli e degli ebrei. ''Sono - ha detto - due cose molto diverse. In tutta la societa' italiana non si ha la percezione chiara di quanto sia stato esteso e profondo il pregiudizio antiebraico. Auschwitz e la Shoah ancora non sono conosciuti bene. Ma quello che colpisce nella persecuzione rispetto ad altri popoli - e lo fanno pensare anche le parole del presidente dell'Iran, Ahmadinejad - e' il binomio pregiudizio e annientamento''.

(Clandestinoweb, 19 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Individuate le 5 essenze universalmente riconosciute gradevoli

Vi piace il profumo del caffè, ma non sopportate quello della rosa? Secondo un gruppo di ricercatori dell'Istituto Weizmann di Israele ci sono degli odori buoni universali, che risultano gradevoli tutti. Per scovarli hanno inventato un robot, chiamato eNose, in grado di raggruppare gli odori e le essenze in base all'effetto provocato.
Lo studio, pubblicato in versione integrale qui su PLoS , ha analizzato la relazione tra nasi e odori in due gruppi molto diversi, Etiopi ed Israeliani, per indagare la forma culturale o naturale del piacere che si prova quando si sente un odore.
Dopo aver testato decine di essenze, le 5 essenze più gradevoli, universalmente riconosciute come buone secondo l'indagine condotta con il naso elettronico, sono (in ordine di apprezzamento):

1. Lime
2. Pompelmo
3. Bergamotto
4. Arancia
5. Menta

(Benessere.blo.it, 19 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Barak: Lasciamo che i palestinesi si governino da soli

GERUSALEMME, 19 apr. - "Non ci sono altre soluzioni, che vi piaccia o no, che lasciare che i palestinesi si governino da soli": lo ha detto oggi il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak, nella giornata in cui lo Stato di Israele commemora le circa 23.000 vittime militari e civili cadute in attacchi terroristici e in guerra. Barak ha detto che Israele deve riconoscere che il mondo non si permetterà che gli israeliani continuino a governare sulla popolazione palestinese per altri decenni.
Israele ha occupato i territori palestinesi durante la guerra dei sei giorni nel 1967. Il negoziato di pace è in una fase di stallo da più di un anno perchè i palestinesi si rifiutano di riprendere i colloqui fino a quando Israele non congelerà tutte le costruzioni nelle colonie ebraiche in Cisgiordania e nei quartieri di Gerusalemme Est. Il governo israeliano ha concesso una moratoria temporanea per le costruzioni di nuove case solo negli insediamenti in Cisgiordania, ma non intende congelare le costruzioni nei quartieri ebraici nella parte orientale della Città santa.

(Apcom, 19 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Scampato al lager di Auschwitz quando aveva solo 15 anni

Piero Terracina
LAMEZIA TERME - Piero Terracina, ebreo, ex deportato nel lager di Auschwitz, atteso ospite del "Sabato del villaggio", nella splendida cornice del Teatro Grandinetti racconta le immani sofferenze vissute in quell'inferno. Quello che colpisce particolarmente nell'ascoltare le storie dei sopravvissuti è che questi uomini malgrado siano passati tanti anni rivivono gli episodi commuovendosi, piangendo, come se raccontassero la loro storia sempre per la prima volta. Raccontare è un moto liberatorio? «Chi è sceso nell'inferno e da lì è riuscito a risalire non potrà più essere una persona normale», spiega Terracina, «ed il racconto non è liberatorio perché non ci si libera mai da quel pensiero. Quando parlo sono soggetto a commozione, non posso farci nulla, ma la spinta a proseguire questa attività che faccio ormai da venti anni, è vedere che le mie parole fanno breccia nel cuore della gente, soprattutto nei giovani. È questa reazione che mi stimola a continuare». Terracina non riesce a spiegare nei dettagli le violenze atroci subite dai deportati: «Le crudeltà sono state di una tale efferatezza che sembrerebbero invenzione, frutto della fantasia. Solo dopo quarant'anni tante ricerche storiche e scientifiche, con molte testimonianze, la gente crede in quello che è accaduto. Oltre a vedere le file delle persone che ogni giorno entravano nelle camere a gas e non ne uscivano più se non attraverso i fumi dei forni crematori, quotidianamente dovevamo assistere all'uccisione di qualcuno senza battere ciglio». La sua storia di deportato inizia il 16 maggio 1944 quando con la sua famiglia fu inviato nel campo di concentramento di Fossoli, in Italia. Il giorno dopo nel pomeriggio con degli autobus tutti i deportati furono condotti nella stazione di Carpi. Le Ss costrinsero 64 persone ad entrare in un carro merci e le chiusero dall'esterno. In serata l'acqua era finita, i bambini avevano sete e piangevano. C'erano anche vecchi, malati e mamme che allattavano». Spiega Terracina «Alla stazione di Verona c'era tanta gente, imploravamo aiuto ma nessuno ascoltava. Dopo due giorni di viaggio aprirono i carri e ci diedero acqua. Dopo altri due giorni di viaggio nelle stesse condizioni giungemmo alla stazione di Baviera Est. Ci fecero scendere, ci diedero una zuppa calda. Con idranti pulirono i carri su cui avevamo viaggiato per quattro giorni e quattro notti verso Monaco di Baviera, tra urine ed escrementi. Dopo altri due giorni di viaggio, il 22 maggio arrivammo ad Auschwitz e nel pomeriggio successivo il treno entrò nel campo di Birkenau. Lì iniziò il massacro. Avevo 15 anni e riuscivo a resistere, ma i più deboli soccombevano». Il sopravvissuto parla delle condizioni in cui vivevano coloro i quali, superata la selezione erano costretti a lavorare duramente, a svegliarsi alle 4 e mezza del mattino, a bere fango senza farsi notare attraverso una canna infilata nel terreno per non soccombere alla sete. Costretti a mostrarsi forti e vigorosi pur nella sofferenza fisica e morale per non essere selezionati e uccisi. Ai giovani alla fine della serata Terracina dedica un suo pensiero: «La memoria e il ricordo non sono la stessa cosa. La memoria è un patrimonio cristallizzato, entra dentro di noi. Voi giovani ascoltate e trasmettete queste cose un domani ai vostri figli, perché non si possa ripetere mai più ciò che è accaduto». L'ebreo spiega: «Non esistono diverse razze, ma solo quella umana. Tutti abbiamo diritto a rispetto, dignità, solidarietà e libertà». A far da cornice al suo racconto i brani musicali composti da internati nei lager e diretti da Pasqualino Scaramuzzino. Molto applaudito anche l'intervento misurato del sindaco Gianni Speranza che ha reso omaggio al sopravvissuto con parole di solidarietà ed affetto.

(Gazzettadelsud.it, 19 aprile 2010)


~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Tel Aviv - Teheran: le minacce reciproche nell'anniversario di Israele

Il presidente Peres afferma che l'Iran è una minaccia per tutto il mondo. "I nostri nemici non devono sottostimare le nostre capacità". Mottaki, ministro iraniano degli esteri: "Chi pensa di attaccare l'Iran sta giocando col fuoco". Nei due giorni di celebrazione per i 62 anni di Israele, i passaggi con la West Bank rimarranno chiusi per sicurezza.

GERUSALEMME - L'Iran è un pericolo non solo per Israele, ma per l'intero mondo civilizzato: così il presidente Shimon Peres, in una cerimonia al Muro del Pianto ieri, per celebrare i caduti della guerra e del terrorismo a 62 anni della nascita dello Stato d'Israele.
Peres ha aggiunto che il programma nucleare iraniano minaccia di distruggere Israele. "Queste minacce - ha aggiunto - non devono essere sottostimate… Né i nostri nemici devono sottostimare le nostre capacità".
Da anni la leadership iraniana, con a capo Ahmadinejad minaccia di radere dalla faccia della terra lo Stato d'Israele. Israele continua a spingere la comunità internazionale a imporre sanzioni sempre più pesanti sull'Iran, ma non ha mai escluso un possibile attacco militare contro il programma nucleare iraniano.
Ieri a Teheran, il ministro degli esteri Manuchehr Mottaki ha messo in guardia contro ogni attacco alla repubblica islamica. "Quelli che pensano di attaccare l'Iran - ha detto - stanno giocando col fuoco. Capiranno le conseguenze delle loro azioni".
Peres ha precisato che "una minaccia alla pace del popolo ebraico porta con sé sempre il pericolo di trasformarsi in una minaccia per l'intero mondo civilizzato".
L'incontro di Peres con parenti delle vittime della guerra e del terrorismo hanno dato il via alle cerimonie per ricordare i 62 anni dalla nascita dello Stato israeliano. La data precisa è il 16 maggio 1948, che secondo il calendario ebraico corrisponde quest'anno al 20 aprile. Già ieri sera, dopo il tramonto, sono suonate sirene in tutto il Paese per ricordare i morti. Oggi vi saranno ancora i suoni delle sirene per ricordare le vittime dell'indipendenza.
Secondo le statistiche del governo di Tel Aviv, 22684 civili e soldati sono stati uccisi dal 1860, la data che segna l'inizio dell'immigrazione in Palestina e che ha portato alla nascita dello Stato d'Israele.
Le celebrazioni in Israele termineranno domani. Fino ad allora tutti i passaggi dalla West Bank rimarranno chiusi per motivi di sicurezza.

(AsiaNews, 19 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Senza pesci il lago del miracolo Tiberiade, è stop alle reti

Il governo dello Stato di Israele autorizza un piano di mergenza per ripopolare le acque in cui, secondo il Vangelo, Gesù riempì le reti dei pescatori. Per i prossimi due anni, nessun prelievo. E dai menu scompareil popolarissimo pesce San Pietro.

Il lago di Tiberiade
GERUSALEMME - E' il luogo che il Vangelo ricorda come quello in cui Gesù visse e predicò e soprattutto fece il miracolo di colmare, con una straordinaria quantità di pesci, le reti degli apostoli. Ma ora il lago di Tiberiade rischia di rimanere senza fauna ittica. E' allarme in Israele, e il governo corre ai ripari autorizzando un piano di emergenza che vieta la pesca per i prossimi due anni, durante i quali la popolazione ittica sarà ricostituita sia con la crescita naturale, sia riversando nel lago pesci provenienti da altre località.
Nel lago, il più grande specchio d'acqua dolce dello Stato di Israele, a metà strada verso le alture del Golan, vivono ventitrè tipi di pesci. E la pesca è stata interdetta anche nel tratto nord del fiume Giordano, che si riversa nel lago prima di proseguire verso sud, e nei suoi affluenti. Il ministro dell'Agricoltura, Shalom Simhon, ha detto che il piano è una necessità "imperativa" perché nell'ultimo decennio la quantità di fauna è andata continuamente diminuendo e soprattutto negli ultimi due anni è scesa annualmente di decine di punti percentuali. Di questo passo, perciò, il lago avrebbe perso i suoi abitanti, con ripercussioni negative sull'equilibrio ecologico e sulla qualità stessa dell'acqua.
Il lago, che è lungo circa 22 chilometri (da nord a sud) e largo 13 chilometri e mezzo (da ovest a est), è il principale serbatoio di acqua dolce di Israele. Un eccesso di pesca e una insufficiente quantità di piogge da diversi anni hanno turbato seriamente l'equilibrio ecologico, anche con preoccupanti fenomeni di inquinamento. La situazione è stata ritenuta così grave da richiedere perciò l'intervento stesso del governo, che si è impegnato a indennizzare i pescatori del lago per i danni economici che subiranno.
Il depauperamento delle risorse ittiche del lago, ha detto oggi il premier Benyamin Netanyahu, "mi preoccupa. Io mi ricordo che da ragazzo pescavo nel lago e la pesca era abbondante e che i pesci erano squisiti. E' importante assicurare al Paese ottimi pesci e acqua di qualità". La decisione del governo, per gli israeliani come anche per pellegrini e turisti, significa che per i prossimi due anni almeno sparirà dai menu dei ristoranti il popolarissimo pesce che porta il nome di San Pietro.

(la Repubblica, 18 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gaza: esplosione notturna, 2 morti

Le vittime sono miliziani palestinesi, forse stavano piazzando una bomba

GAZA, 18 apr - Due miliziani palestinesi sono stati uccisi la scorsa notte nella striscia di Gaza, da un'esplosione vicino al campo profughi al Bureij. Secondo fonti locali i due potrebbero essere stati dilaniati da un ordigno che essi stessi stavano deponendo sul terreno per colpire le pattuglie israeliane di confine. Le vittime sono state identificate in Ayman Abu Kussa e Naji Nabahin. La loro affiliazione politica non e' ancora chiara. In Israele questo episodio non e' stato ancora commentato.

(ANSA, 18 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ferrara - Al via la grande Festa del libro ebraico

di Daniela Gross

"La minoranza ebraica può ancora dare moltissimo al Paese. Speriamo di riuscire, attraverso il nuovo Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah, a far conoscere meglio le potenzialità e di riuscire a dare un contributo al dibattito culturale nazionale". Così Riccardo Calimani, presidente del Meis, ha dato il via questa mattina a Ferrara alla prima giornata della Festa del libro ebraico in Italia che si conclude mercoledì.
Promossa dal Meis, il Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah che nel giro di pochi anni troverà posto nel comprensorio di via Piangipane che un tempo ospitava le carceri, la manifestazione punta a trasmettere l'importanza di questa realtà che, pur in fase di costruzione, ha l'ambizione a porsi come laboratorio culturale dinamico. A segnalare questo ruolo attivo anche la sede dell'inaugurazione, cui hanno preso parte il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, la presidente della Provincia Marcella Zappaterra, il prefetto Provvidenza Raimondo, il direttore scientifico del Meis Piero Stefani, rav Luciano Caro, Riccardo Calimani e il presidente UCEI Renzo Gattegna. La Festa del libro si è infatti aperta nella raccolta Sala estense dove un tempo, ha ricordato Stefani, gli ebrei erano costretti ad ascoltare le prediche coatte.
Il rapporto di Ferrara con la realtà ebraica, ha sottolineato il sindaco Tiziano Tagliani, ha visto momenti molto favorevoli e periodi drammatici. "Si tratta di una contraddizione forte che vorremmo riuscire a ricucire in un rapporto stabile con la cultura ebraica. La Festa del libro è un momento davvero importante per Ferrara. Oggi leggiamo la prima pagina del libro del Meis ed è per noi motivo di grande orgoglio". Il modello del Meis, ha sottolineato Renzo Gattegna, sarà dinamico. "Il nascituro Museo non si esaurirà non sarà solo un ricordo del passato ma costituirà un centro vivo di studio, ricerca e divulgazione". Nulla di meglio dunque che partire dai libri per raccontarsi agli altri. Il popolo ebraico, ha ricordato infatti il rav Caro, intrattiene con il libro (o meglio con il libro per eccellenza, la Bibbia) un rapporto strettissimo che sembra trovare grande riscontro nel pubblico. Sono infatti tantissimi, ha detto Calimani, i libri di carattere ebraico che ogni anno escono in Italia, spesso con significativi successi di vendita.
A suggellare il via alla manifestazione, l'apertura nella sala d'onore del Comune di Ferrara della mostra Le origini del libro ebraico in Italia, curata da Gadi Luzzatto Voghera, che propone fino al 30 aprile una selezione di opere rare: incunaboli, cinque centine ed edizioni rare. In esposizione numerose cinquecentine del Centro bibliografico UCEI appartenenti al Collegio rabbinico italiano.
Ma il cuore della Festa è a pochi passi dal suggestivo palazzo comunale, nel Chiostro di San Paolo, dove protette dalle volte antiche si estende una grande libreria d'argomento ebraico. Sono romanzi, saggi, poesia, libri per ragazzi, opere contemporanee o volumi della tradizione: un'immensa carrellata di volumi delle più diverse case editrici per un totale di 1500 titoli, tutti da leggere o quanto meno da sfogliare.

*

Il saluto del Presidente Gattegna

di Renzo Gattegna, Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

Sono lieto di partecipare all'inaugurazione della Festa del libro ebraico, che vede unite in un comune impegno le Istituzioni italiane e le Istituzioni ebraiche. Quest'importante evento non è fine a se stesso ma rappresenta il preludio e la preparazione di un altro impegno, ben più duraturo e complesso: la creazione del Museo nazionale dell'Ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara, destinato a diventare l'unica, la più estesa e completa narrazione, esposizione e illustrazione della lunga storia dell'ebraismo in Italia che rappresenta un importante capitolo della storia del nostro Paese.
I fattori che rendono veramente speciale la presenza ebraica in Italia sono molteplici. Innanzi tutto la sua antichità poiché la sua origine risale a 2 mila 200 anni fa, al periodo della Roma repubblicana, oltre due secoli e mezzo prima di quel fatale anno 70 che vide la distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte dell'imperatore Tito e l'inizio della diaspora, la dispersione degli ebrei nel bacino del Mediterraneo e nei tre continenti.
Un ulteriore elemento distintivo sono la stabilità e la continuità di questa presenza. La comunità ebraica è rimasta ed è sopravvissuta in questo Paese nonostante l'alternarsi di periodi di pacifica convivenza e periodi drammatici di discriminazione e persecuzione. La sola vera massiccia emigrazione senza ritorno è stata infatti quella avvenuta intorno al Cinquecento, allorché la dominazione spagnola, applicando le leggi dell'Inquisizione, espulse, costrinse alla conversione e distrusse le numerose Comunità presenti nel Meridione d'Italia che da allora non si sono mai più ricostituite. Fu una grande tragedia per gli ebrei e una grave perdita civile, sociale e culturale per intere regioni quali la Puglia, la Campania, la Basilicata, la Calabria e la Sicilia.
L'altro elemento da ricordare sono l'integrazione e il contributo della cultura ebraica a quella italiana. Basti pensare che per secoli l'ebraismo è stata l'unica religione monoteistica in una società totalmente pagana e che i primi cristiani, quando iniziarono ad arrivare in Italia, adottarono come luoghi di culto e cimiteri le stesse catacombe ebraiche, com'è facile vedere ancora oggi visitando gli scavi fatti a Roma a Villa Torlonia.
Da queste brevi e sommarie riflessioni si può dunque intuire quale sia l'importanza dell'edificando Museo dell'Ebraismo italiano e della Shoah, che non sarà solo un ricordo del passato ma costituirà un centro vivo di studio, ricerca e divulgazione. Voglio ringraziare quindi, oltre alle autorità, tutta la popolazione di Ferrara che sta vivendo con curiosità e partecipazione la realizzazione di quest'impresa ambiziosa e coraggiosa, come detto unica, che arricchirà e farà onore a questa città in cui gli ebrei hanno vissuto lunghi periodi di fioritura e splendore culturale e civile.

(Notiziario Ucei, 18 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cgil e sindacalisti tedeschi al museo della Shoah

La Cgil Campania e una delegazione sindacale tedesca della Dgb - Bezirk Nord visiteranno martedì 20 aprile il museo della Shoah di Campagna, cittadina a Sud di Salerno che, durante la seconda guerra mondiale, fu sede di un campo di internamento degli Ebrei. L'iniziativa è prevista nell'ambito di una visita di 2 giorni in Campania. La delegazione è composta dal segretario generale della Cgil Campania, Michele Gravano, da Peter Deutschland, presidente uscente Dgb Bezirk Nord Amburgo, Uwe Polkaen, nuovo presidente, Susanne Wald del Centro Studi KZ-Neuengamme di Amburgo. Saranno presenti anche il Console della Repubblica di Germania a Napoli e il rappresentante della Comunità Ebraica di Napoli. L'appuntamento è alle ore 10,30 al Comune di Campagna, con il saluto di benvenuto del sindaco Bianco Luongo. La visita proseguirà alle 11,30 al Museo della Shoah dove saranno presenti gli allievi dell'Istituto Magistrale di Campagna. La delegazione tedesca sarà a Napoli già lunedì e tra l'altro incontrerà il presidente degli Industriali della Campania e visiterà il cantiere Metronapoli in Piazza del Municipio a Napoli, lo Stabilimento industriale Ansaldo e la Real Fabbrica della seta di San Leucio a Caserta. "L'evento - spiega il segretario generale Michele Gravano - rientra nel quadro di una collaborazione che la Cgil ha instaurato con la DGB - Bezirk Nord e che ha già prodotto risultati importanti. Ci è sembrato significativo programmare una visita al rinnovato Museo della Shoah di Campagna che è unico nel suo genere, iniziativa che di certo potrà portare a nuove collaborazioni tra la Campania e la Germania e che coinvolgerà le scuole di Amburgo e Campagna in un gemellaggio a distanza. E' solo la prima tappa - continua Gravano - di una serie di appuntamenti in ricordo della Shoah che ci porteranno a visitare, nei prossimi mesi, anche il campo di concentramento di Dachau dove morì Giovanni Palatucci, l'ultimo questore di Fiume che salvò migliaia di ebrei dai campi di sterminio".

(Il Denaro, 18 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"Israele sulla strada verso la caduta"

L'Iran all'Occidente:"Basta sostenerlo"

"Il regime sionista è impegnato sulla strada che porterà alla sua caduta": a dirlo è stato il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Il quale ha, al tempo stesso, lanciato un appello ai Paesi occidentali perché "mettano da parte il loro militarismo e smettano di sostenere quel regime omicida". Le nazioni mediorientali, secondo Ahmadinejad, "vogliono sradicare questo microbo corrotto, che è la principale causa di insicurezza dalle regione".
Ahmadinejad ha tenuto il proprio discorso in occasione della giornata dell'esercito, davanti ai principali capi militari riuniti per assistere a una sfilata al mausoleo dell'Imam Khomeini, nella parte meridionale di Teheran.

(TGCOM.it, 18 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Dal Libano l'ultima beffa per l'Occidente

di Fiamma Nirenstein

La Siria ha consegnato agli Hezbollah i missili Scud, che sono in grado di colpire il cuore di Israele Il riarmo dei miliziani filo-iraniani segna l'ennesimo colpo alle utopie pacifiste di Europa e Stati Uniti

Tutti col numero sulla maglietta, il primo ministro Saad Hariri tutto sudato nello sforzo di fare gol mentre invece andava a rete solo Naim Gemayel, figlio di Bashir, il capo maronita assassinato, che si è detto tuttavia contento di giocare insieme agli Hezbollah che ha sempre criticato: questa è stata la scena idilliaca che martedì a stadio chiuso i politici libanesi hanno rappresentato per commemorare il 35o anniversario della terribile guerra civile che ha contrapposto le numerose fazioni, e la pretesa riconciliazione. Ma già venerdì, a una sessione del "dialogo nazionale", di fronte alle altre fazioni gli Hezbollah (13 eletti e tre ministri nel governo Hariri) rivendicavano il possesso del loro esercito privato sostenendo che «il Libano non ha alternativa se non la resistenza» ovvero la guerra contro Israele, ormai ritiratosi dal 2000. Il segnale più immediato di pericolo per il Libano oggi si chiama Scud, un tipo di missile che porta una tonnellata di esplosivo e può raggiungere ogni parte di Israele, missile che, secondo fonti arabe e israeliane ha raggiunto per iniziativa siriana le mani degli Hezbollah.
Gli americani hanno cercato ieri di gettare acqua sul fuoco di questa notizia, dicendo che si sa che i missili si erano mossi ma non si sa se sono arrivati, o arrivati tutti, nelle mani degli Hezbollah. Ma non si vede davvero quale altra destinazione avrebbero potuto raggiungere, anche se gli americani, pur cercando di tenere bassi i toni, stanno prendendo contromisure.
Lo Scud è minaccioso per l'attuale situazione libanese, almeno quanto lo è per Israele. Oltre ai circa 40mila missili e alle altre armi ormai disseminate in tutto il sud del Libano, gli Hezbollah possiedono adesso, per iniziativa iraniana e con l'aiuto indispensabile dei siriani, il missile che Saddam Hussein usò per colpire Tel Aviv. Hezbollah oggi è parte del governo Hariri, e il ministro della Difesa Ehud Barak ha dichiarato che un attacco dentro i confini di Israele renderebbe necessaria una risposta israeliana che coinvolgerebbe le infrastrutture di tutto il Libano.
Il riarmo massiccio degli Hezbollah è prima di tutto un insuccesso per la politica mediorientale degli Usa e dell'Europa, che si erano proposte con visite e accordi, di strappare la Siria all'asse iraniano. Mercoledì, prima della marcia indietro di ieri, il Dipartimento di Stato, tramite il portavoce P.J. Crowley, ha detto che la consegna degli Scud da parte della Siria «mette il Libano in serio pericolo».
Il giornale kuwaitiano Al Rai Al Aam, riferisce che i siriani hanno anche allenato gli hezbollah nell'uso degli Scud. E si sa anche che un gruppo di senatori americani mette in forse la partenza dell'ambasciatore Robert Ford che avrebbe dovuto riaprire la sede diplomatica di Damasco, chiusa da cinque anni. L'amministrazione Obama è così costretta a tornare sui suoi passi, e a mettere in forse la politica di apertura alla Siria. Gli Hezbollah dapprima hanno ammesso la consegna pur dicendo che si tratta di inutilizzabili ferri vecchi, mentre la Siria ha seguitato a negare tutto. Poi il vice di Nasrallah, Naim Qassem, ha solo detto che sono fatti degli hezbollah, che ha tutto il diritto di essere armato. Il tono belligerante conferma le preoccupazioni degli analisti che prevedono che la Siria e gli Hezbollah, oltre ad Hamas, su input iraniano stiano organizzandosi per una guerra che potrebbe coinvolgere tutta l'area mediorientale.
Assad ha respinto in questi mesi il reiterato tentativo israeliano di incontri trilaterali tramite l'Undolf, la forza di pace dell'Onu in Golan, sulle questioni del confine. A febbraio durante un vertice a Damasco fra Ahmadinejad, Assad e Nasrallah, il rais siriano ha irriso l'intenzione dell'amministrazione americana di strappare la Siria dall'alleanza con l'Iran. Nel 2006 la Siria affiancò gli Hezbollah nella guerra contro Israele, il supporto di Damasco per la "resistenza" è stato ripetuto all'incontro della Lega Araba in Libia alla fine del mese scorso: Assad vi ha esortato Abu Mazen a «prendere le armi contro Israele», e tutto il mondo arabo a rompere. In febbraio, dopo l'incontro strategico di Damasco, nella ricorrenza della celebrazione del suo pantheon di eroi (Ragheb Harb, Abbas Mussawi e Imad Mughnyye) Nasrallah ha disegnato la sua nuova strategia mettendo in mostra la nuova potenza missilistica dell'organizzazione: «Se bombarderete l'aeroporto Rafi Hariri, noi bombarderemo il Ben Gurion; se bombarderete i porti, noi bombarderemo i porti; se bombarderete le fabbriche, le raffinerie, gli impianti generatori di energia... noi faremo altrettanto». La promessa iraniana di distruggere Israele insomma non consta solo della costruzione della bomba atomica, che ormai gli esperti giudicano imminente, ma anche di un fronte ben armato e coordinato legato a Teheran.

(il Giornale, 18 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La festa del libro ebraico. Autori, storia e convegni

Sarà un momento musicale, oggi alle 21,30, ad aprire la prima festa del libro ebraico che si svolgerà sino al 21 aprile a Ferrara. Il concerto di apertura è affidato all' orchestra città di Ferrara, direttore Marco Zuccarini, che proporrà, di Sergej Prokofiev una ouverture su temi ebraici, seguita dalla Sinfonia n. 4 di Gustav Mahler; soprano solista: Maria Gabriella Munari.
Intensissimo il programma della prima giornata della festa, domani. Alle 10, l'inaugurazione in Sala Estense, quindi, alle 11, nel Palazzo Municipale, apertura della mostra sulle origini del libro ebraico in Italia, a cura di Gadi Luzzatto Voghera. Dalle 12, all'ex chiostro di San Paolo, per tutta la durata della festa, ci si può perdere all'interno della più grande libreria specializzata in libri di e sugli ebrei: oltre 1.500 titoli, da sfogliare e da acquistare. Nel pomeriggio a San Paolo si succederanno, a partire dalla 14,30, Lia Levi con il suo La sposa gentile; Michele Sarfatti, Gli ebrei nell'Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione; Silvia Berti, Gadi Luzzatto Voghera, Saul Meghnagi introducono poi il secondo volume, dedicato all'ebraismo, di Religioni e mondo moderno. Sofia Bianconi e Siro Centofanti illustrano La legislazione razzista in Italia e in Europa e Paolo Fabbri il volume Ave Maria per l'ebreo Vita Finzi.
In parallelo, alla Sala Estense, alle 15,30, l'incontro dedicato a «Isaac Bashevis Singer: da Varsavia a New York, alla conquista del Premio Nobel», con Florence Noiville, caporedattrice di Le Monde des Livres e l'editore Ulrico Carlo Hoepli.

(L'Arena, 17 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il ghetto di Roma non è stato un'isola felice

di Paolo Granzotto

Signor Granzotto, rispondendo mirabilmente al sig. Gigi Rosati, che si dimostrava così indignato nei confronti della Chiesa cattolica, ha stranamente trascurato l'altro luogo comune che il medesimo mostrava di considerare come oro colato: gli ebrei del ghetto di Roma erano davvero trattati dai predecessori di Benedetto XVI così male come ritiene il sig. Rosati? A me risulta che all'ombra del cupolone si rifugiassero anche ebrei che venivano espulsi da altri territori europei. E se qualche Papa aveva perfino scelto degli ebrei per medici personali, i rapporti non dovevano essere così pessimi. O mi sbaglio?
Chieri

No, caro Mignozzetti, pessimi no, spesso anche molto buoni, ma nel dare e avere fra la Roma del Papa Re e la comunità ebraica, a ballare è sempre la questione del ghetto, la cui istituzione non è che si possa considerare un gesto di cortesia. Certo, Roma (e in genere il Meridione) accolse molti dei sefarditi che cacciati nel 1492 dalla Spagna si erano rifugiati in Portogallo da dove cinque anni dopo furono espulsi da Re Manuel. Certo, Roma poteva contare su una delle più radicate comunità ebraiche, presente stabilmente nella città da duemila anni e che poté godere almeno fino alla metà del Cinquecento dei così detti pari diritti. Le cose presero un'altra piega sotto il pontificato di Paolo IV Carafa, il Papa che diede forte impulso all'Inquisizione, che istituì l'Indice dei libri proibiti (i romani non l'amarono: «Carafa in odio al diavolo e al cielo è qui sepolto - ruinò la chiesa e il popolo, uomini e cielo offese», recitava una pasquinata) e che richiamandosi ad una fino ad allora trascurata disposizione del Concilio Laterano del 1179 delimitò uno spazio separato e cintato - il ghetto - entro il quale gli ebrei dovevano risiedere. Vi finì una comunità composta da modesti mercanti di generi usati, da artigiani e piccoli bottegai, ma anche da altrettanto piccoli imprenditori, studiosi, medici e qualche uomo d'affari a metà fra il banchiere e l'agente di cambio. Le ultime due professioni molto apprezzate anche Oltretevere: come lei ricorda, caro Mingozzetti, diversi medici varcarono la soglia dei Sacri palazzi e Pio VII non ci pensò due volte a batter cassa alla maison Rothschild (l'«abbreo Roncilli», per Giuseppe Gioacchino Belli: «Ma eh? Gessummarìa! che monno tristo!/ Fin che lo vedi fa' a li ggiacubbini va be',/ ma un Papa ha da pijà quadrini da un omo ch'a ammazzato Gesucristo?». Concludendone poi, riferendosi all'esoso interesse richiesto dal banchiere: «Perantro è un gran miracolo de Dio/ l'aver toccato er core d'un giudio/ che l'ha ajutato ar sessant'un per cento»).
Ci furono anche degli eccessi, basti pensare ai casi di battesimi coatti, ma nell'alternarsi della tolleranza e del rigore - alternanza per altro non limitata ai rapporti con la comunità ebraica, ma che coinvolse ogni aspetto della vita dei cittadini dello Stato pontificio - si deve ammettere che gli ebrei non ebbero a patire tormenti o vessazioni. Gli esempi di buon vicinato venivano anche dall'alto, come è il caso di Pio VII che strinse amicizia col rabbino capo di Roma e col quale spesso s'intratteneva. Ce lo ricorda il Belli, che cito nuovamente perché fu uno straordinario testimone e interprete dei suoi tempi: «È ito in paradiso oggi er Rabbino, che ssarìa com'er Vescovo der Ghetto (...) Era amico del Papa (...) Dunque a la morte sua Nostro Siggnore cià pianto a ggocce», ovvero a calde lacrime. Testimonianza di un affetto e di una stima reciproca che fa dire al Belli: «Si campava un po' ppiù, te lo dich'io,/ o noi vedemio er Rabbino cristiano, /o er Papa annava a terminà ggiudio». Magari non sarebbe finita così, tuttavia il clima era quello. Restano però sempre quei tre secoli di ghetto: quanto basta - e per qualcuno avanza - a non far quadrare i conti.

(il Giornale, 17 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gaza, Hamas uccide i "collaborazionisti"

La "giustizia" nella striscia di Gaza fa poco notizia. Considerando che alcune navi di pacifisti sono in procinto di salpare per la Striscia con un carico di aiuti e si preparano allo "scontro" diplomatico e mediatico con Israele, il regime di Hamas a Gaza è conosciuto più come una vittima che non come carnefice del suo popolo. Eppure è di ieri la notizia che il ministro dell'Interno di Hamas ha annunciato l'esecuzione di due presunti collaboratori di Israele. Si tratta del 37enne Mohamed Ibrahim Ismail, condannato lo scorso novembre, e del poliziotto Abu Freih, entrambi accusati di aver fornito informazioni sensibili allo Stato ebraico. I corpi dei due uomini, crivellati di proiettili, sono stati lasciati da uomini armati presso il principale ospedale di Gaza City prima dell'alba, secondo quanto ha riportato un impiegato della struttura medica. Le due presunte spie sono state fucilate dopo un processo sommario. Le organizzazioni locali per i diritti umani contestato come le confessioni ottenute dai due condannati fossero state ottenute attraverso la tortura. Si teme ora per la sorte di altre tre persone, in attesa di essere giustiziati assieme a sei delinquenti comuni. Amnesty International e altre organizzazioni umanitarie avevano denunciato l'uccisione di 17 persone fuggite da un carcere colpito da un bombardamento israeliano, quasi tutte accusate di collaborazionismo.

(l'Opinione, 16 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gli ebrei polacchi in lutto per Kaczynski

Alla vigilia dei funerali di Stato per il presidente polacco Lech Kaczynski, un'ombra grava ancora sul suo nome: era antisemita? Era un integralista cattolico, appoggiato da Radio Maria (quella polacca, non quella italiana), emittente simbolo del nuovo odio anti-giudaico? C'è chi, senza nemmeno attendere la sua sepoltura, già lo definisce un "mostro", che in vita discriminava scientemente i gay e gli ebrei e che, per questo stava riportando il suo Paese nel Medio Evo. Non la pensano così, però, i diretti interessati: la comunità ebraica polacca. O per lo meno, la comunità "progressiva", quella meno ortodossa dunque. Il rabbino Burt E. Schuman ha scritto una lettera aperta, piangendo la perdita del capo di Stato polacco: "Gli ebrei polacchi" - si legge, fra l'altro, nella missiva di Schuman - "hanno perso un grande amico e difensore. Il presidente Kaczynski, non solo parlava spesso e in modo eloquente del contributo storico degli ebrei alla nazione polacca, ma lo ha celebrato in molte occasioni, compresa la commemorazione delle vittime del Ghetto di Varsavia e, l'estate scorsa, il 65mo anniversario dello sterminio del Ghetto di Lodz. Ha anche ospitato regolarmente eventi nel Palazzo Presidenziale, quali il suo famoso incontro con il presidente israeliano Shimon Peres e l'annuale cerimonia della Chanukah. In più ha dimostrato il suo sostegno, nei fatti, oltre che a parole, finanziando il Museo della Storia degli Ebrei Polacchi e recandosi in visita in Israele subito dopo la fine della II Guerra Libanese (nel settembre del 2006, ndr)".

(l'Opinione, 16 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ministro di Israele: Non bisogna smantellare le colonie

Yaalon: gli ebrei dovranno poter vivere in una futura entità palestinese

ROMA, 16 apr. - Israele non dovrebbe smantellare nessun insediamento in un futuro accordo di pace con i palestinesi. Lo ha detto al Jerusalem Post il ministro israeliano per gli Affari Strategici, Moshe Yaalon, spiegando che così come gli arabi vivono in Israele, anche gli israeliani dovrebbero poter vivere in una futura entità palestinese.
"Se parliamo di coesistenza e di pace, perchè i palestinesi insistono sul fatto che il territorio che riceveranno dovrà essere etnicamente ripulito degli ebrei?", ha affermato Yaalon. "Perchè queste zone dovranno essere 'Judenrein'? Non ci sono arabi che vivono qui, nel Negev e in Galilea? Perchè questo non può essere oggetto di dibattito pubblico?".
Yaalon ha quindi sottolineato che "nessun insediamento" dovrà essere rimosso, ricordando che i precendenti ritiri israeliani - dal Libano e della Striscia di Gaza - hanno rafforzato rispettivamente l'Hezbollah e Hamas.

(Apcom, 16 aprile 2010)


Finalmente le cose vengono dette chiaramente! Dopo lo sgombero da Gaza avevamo scritto:
"I capi delle nazioni avrebbero dovuto dire: «Nascerà uno stato palestinese soltanto quando gli arabi avranno dato prova di saper accettare sulla loro terra anche la presenza di ebrei, e non solo come turisti, ma anche come cittadini dello stato o come cittadini stranieri che hanno dei possedimenti in una nazione estera, come accade in tutte le parti del mondo.»"

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Lo Schindler arabo tra i Giusti d'Israele

di Francesco Battistini

GERUSALEMME— Di lui si sa: che era un latifondista; che suo padre era un docente universitario. Poco altro. La vita e i meriti di Khaled Abdul-Wahab sono rimasti oscuri fino alla morte, una dozzina d'anni fa. Eppure è a lui — che aveva 31 anni quando i nazisti e gli italiani arrivarono in Tunisia e cominciarono a perseguitare i centomila ebrei che vi abitavano, deportandone nei lager più di cinquemila è a Khaled che si deve una testimonianza straordinaria. elegante, fascinoso, capì subito da che parte stare. E imparò a ingraziarsi gli ufficiali nazisti, a offrire loro alcol e sigarette, e intanto a nascondere nella sua fattoria intere famiglie destinate ai lager. Khaled fu uno Schindler arabo. Che come Schindler tornò nell'ombra, a guerra finita. E che qualcuno ora vorrebbe finisse a Yad Vashem, il Museo dell'Olocausto di Gerusalemme: un albero e una targa in memoria, com'è per i ventimila Giusti delle nazioni che salvarono gli ebrei durante il nazismo. L'istruttoria è in corso, Khaled è già nell'elenco dei nominati: manca ultimo sì. Per recuperarne il ricordo s'è mosso un movimento d'opinione, dopo la pubblicazione d'una biografia di Khaled scritta dallo storico Robert Satloff, e dopo un documentario della tv pubblica americana, la Pbs. A Yad Vashem, ogni giorno si ricordano già una sessantina di Giusti musulmani, perlopiù balcanici. Per Khaled è questione di tempo: se la richiesta passerà, sarà il primo arabo ammesso fra i benemeriti d'israele.

(Corriere della Sera, 16 aprile 2010)

*

Testimonianza tratta dal libro di Robert Satloff
Tra i Giusti. Storie perdute dell'Olocausto nei Paesi arabi, Marsilio, Venezia, 2008

Targa nel Giardino dei Giusti di Monte Stella (MI)
Dopo la conquista hitleriana della Francia, gli ebrei delle colonie come Marocco e Algeria subirono le conseguenze delle leggi antisemite imposte da Vichy, ma le loro vite non furono messe a rischio. Invece in Tunisia, che le truppe tedesche e il loro alleato italiano occuparono nel novembre 1942, passarono subito le "leggi razziali" che imponevano agli ebrei di portare la stella gialla e disponevano la confisca dei loro beni. Prima che le truppe britanniche liberassero la Tunisia sei mesi più tardi, i nazisti inviarono 5.000 ebrei nei campi di lavoro forzato, dove almeno 46 di essi morirono, secondo Yad Vashem. Circa 160 ebrei tunisini furono deportati nei campi di sterminio in Europa. La persecuzione nazista colpì immediatamente Jakob Boukris, un ricco produttore di elettrodomestici, sua moglie, Odette, e la loro figlia di 11 anni, Anny. Le truppe tedesche concessero loro una sola ora di tempo per evacuare la spaziosa casa nella città costiera di Mahdia, che trasformarono in una baracca svaligiandola di tutti i beni di valore. La famiglia e due dozzine di ebrei trovarono rifugio in una produzione d'olio vicina, ma alcuni giorni più tardi un altro visitatore apparve all'improvviso a mezzanotte. Si trattava di Khaled Abdul Wahab, un uomo particolarmente affascinante di 32 anni, figlio dello storico più eminente della Tunisia, che li avvisò di andarsene immediatamente. Il giovane faceva da tramite fra la popolazione locale e gli occupanti nazisti e usava questa posizione per ingraziarsi i tedeschi, con la stessa tattica di Oskar Schindler in Polonia, offrendo spesso ai funzionari nazisti pranzi e interminabili bevute. I tedeschi avevano organizzato un giro di prostitute con un certo numero di donne locali, e anche ragazze tedesche. Una sera, un ufficiale ubriaco si era lasciato scappare di avere scovato una donna ebrea particolarmente bella e di volerla violentare la notte successiva. La vittima designata, come Abdul Wahab aveva capito subito, era Odette Boukris. Fra la mezzanotte e la mattina, Abdul Wahab portò la famiglia Boukris e gli altri ebrei nel frantoio della sua fattoria isolata, li nascose e nutrì il grande gruppo fino a quando i tedeschi furono cacciati dai britannici quattro mesi più tardi. E' morto nel 1997 a 86 anni. La sua famiglia ufficialmente ricordava solo il salvataggio da lui effettuato di un giovane soldato tedesco abbattuto con l'aereo dai britannici.
Khaled Abdul Wahab è stato il primo arabo presentato a Yad Vashem per l'assegnazione dell'onorificenza di Giusto fra le Nazioni, dopo la ricerca di Satloff pubblicata nel libro Tra i Giusti. Nel 2009 gli è stato dedicato un albero sia nel "Adas Israel Garden of the Righteous" di Washington sia nel "Giardino dei Giusti di tutto il mondo" a Milano, con una cerimonia alla presenza della figlia Faiza.

(Fonte: Gariwo)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Geopolitica dei taxi: guidatrici velate alla ribalta

di Azzurra Meringolo

Taxi per sole donne anche nei territori palestinesi. Una novità controversa in una società dove conservatorismo ed emancipazione si scontrano quotidianamente.

«Donna al volante, pericolo costante.» Gli uomini che fino a ora si sono divertiti a scherzare in questo modo dovranno iniziare a ricredersi visto che si fanno sempre più largo i taxi esclusivamente al femminile. L'ultimo a darne notizia è stato il palestinese Hazem At-Takrawi, direttore di Ishraqat, una compagnia che già da tempo si occupa della formazione delle nuove tassiste che guideranno vetture rigorosamente rosa, riservate esclusivamente a una clientela femminile.
I primi taxi inizieranno a circolare a Hebron, città piuttosto conservatrice della Cisgiordania, e, se avranno successo, cominceranno a vedersi anche in altre città del paese.
A chi gli chiede come reagiranno le donne palestinesi a questa novità, At-Takrawi risponde citando i dati di un'indagine commissionata dalla sua compagnia secondo la quale il 95 per cento delle donne si mostra favorevole a questa iniziativa. In aggiunta, dichiara il direttore durante una trasmissione televisiva, la realizzazione di questo programma creerà nuovi posti di lavoro per le donne. E' stata Sabreen Manasra la prima donna palestinese al volante di questi taxi pubblici. Ma Sabreen è solo una delle cento donne già assunte da Ishraqat e molte altre, soprattutto ragazze neo laureate, stanno aspettando di essere contattate dopo avere inviato il loro curriculum alla compagnia.
In una società dove conservatorismo ed emancipazione si scontrano quotidianamente, è facile capire che l'entusiasmo per questa novità non è per tutte alle stelle e alcune internaute manifestano il loro dissenso. «Cosa ci sta succedendo? Noi palestinesi stiamo diventando simili ai cittadini del Cairo, Dubai e Teheran? E' semplicemente ridicolo, la segregazione sessuale è una cosa da evitare», scrive sul suo blog Anisa. «Non si tratta di assomigliare a Teheran - risponde Nour. Il vero problema è la crescita delle correnti musulmane più conservatrici che va avanti dagli anni '70.

(Limes, 16 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gaza: attentato sventato al confine di Israele

L'attentatore suicida potrebbe essere rimasto ucciso

TEL AVIV, 16 apr - Una pattuglia israeliana ha sventato un attentato palestinese ai bordi della striscia di Gaza. Lo riferiscono fonti militari israeliane. Secondo le prime informazioni, un miliziano palestinese e' stato sorpreso mentre cercava di deporre un ordigno accanto ai reticolati. Il miliziano ha anche lanciato una bomba a mano contro la pattuglia, i cui membri sono pero' rimasti incolumi.I militari israeliani hanno reagito sparando. L'attentatore potrebbe essere rimasto ucciso, ma non c'e' conferma.

(ANSA, 16 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ebrei eterni intellettuali

Riccardo Calimani illustra la Festa del libro ebraico che si apre domani

di Simone Rabbi

Ferrara ospita, da domani al 21 aprile, la prima Festa del libro ebraico in Italia. Epicentro della manifestazione promossa dal Meis (Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah) sarà l'ex convento di San Paolo, dove sarà allestita la più grande libreria specializzata in libri di e sugli ebrei. Mostre, incontri, tavole rotonde, concerti, itinerari e altre iniziative coinvolgeranno tutto il cuore storico della città estense. Protagonista, con i libri, sarà anche la città, "riletta" attraverso gli occhi di Giorgio Bassani, del quale proprio in questi giorni si celebrano i dieci anni della scomparsa.

«In questa prima edizione della Festa del libro ebraico in Italia si vuole trasmettere l'importanza di un museo, che pur in fase di costruzione, ha già l'obiettivo di porsi come un laboratorio culturale dinamico», sottolinea il presidente del Meis, Riccardo Calimani, illustrando a Europa la manifestazione.

  - Professor Calimani, nel suo "Non è facile essere ebreo" afferma che gli ebrei in Italia sono poco più di venticinquemila, una minoranza numericamente esigua, eppure alla "Festa del libro" i volumi scritti da ebrei, in italiano o tradotti in italiano, o i libri di tema ebraico sono più di 1500. Sovraesposizione o cultura in qualche modo dominante?
 - Si può rispondere in un modo ebraico: sia l'uno che l'altro e né l'uno né l'altro. Mi spiego: una minoranza quale essa sia è sempre sovraesposta.
Esiste una legge della percezione che dice che se ci sono mille palline bianche e una nera tu vedi palline bianche e nere. La minoranza è sempre sovraesposta e sovrastimata. Quanto alla forte presenza culturale nel mondo dell'editoria si tratta della eredità di una tradizione antica. Nei secoli l'ideale ebraico oltre alla sopravvivenza è stato lo studio. Dal momento in cui in Europa vi è stata l'emancipazione, molte energie interne (prima i dotti erano solo i rabbini) si sono riversate in un più ampio mondo culturale europeo e dall'Ottocento alla Seconda guerra mondiale, prima della Shoah, in Europa si può ben dire che gli intellettuali ebrei sono stati il motore primo della cultura in un modo del tutto sproporzionato. Perché questo è potuto accadere? Essenzialmente perché gli ebrei non hanno dovuto fare i conti con il principio di autorità che dominava nelle culture occidentali e perché per produrre cultura e scienza bisogna essere esploratori fuori degli schemi. Gli esempi sono molti e ben documentati nei primi libri che io ho dedicato agli intellettuali europei Destini e Avventure dell'intellettuale ebreo, Ebrei eterni inquieti e Passione e tragedia. Poiché molti dei più bei nomi della cultura moderna e contemporanea sono stati ebrei, da Marx a Freud a Einstein a Kafka per citare i più famosi, non c'è da stupirsi se esiste un forte influsso ebraico in molti campi del sapere moderno.
Gli ebrei in Italia occupano, secondo una vulgata piuttosto diffusa, fondamentali posti di potere nei giornali, nelle televisioni, negli ambienti dove si fa informazione e cultura, forse meno di un tempo negli ambienti economici. Se diamo per vero questo assunto, pensa che questo avvenga perché gli ebrei sono più intelligenti degli altri o perché altro? Gli ebrei non sono affatto più intelligenti hanno gli stessi difetti degli altri uomini. Quello che è più spiccata in loro è la scelta di professioni liberali, che ti permettono di andare dove ti possono cacciare. Quanto alla vulgata diffusa essa è frutto della propaganda fascista che parlava di complotto demo pluto giudaico e che aveva bisogno di fare degli ebrei un soggetto forte da combattere perché sennò che cosa sarebbe stato un fascista se non un vigliacco che colpiva trenta quaranta mila ebrei indifesi. Inquinare il territorio e le menti è molto più facile che bonificarle e gli effetti dell'inquinamento mentale o chimico sono sempre persistenti.

  - Prima che presidente del Meis, lei è scrittore e grande esperto e divulgatore della storia ebraica a Venezia e non solo. Venezia e Ferrara che ruolo hanno nella storia della cultura ebraica? Ferrara e Venezia hanno avuto un grande ruolo nella storia ebraica perché nelle due città si sono respirati spazi di libertà che hanno permesso anche a ebrei e marrani, sotto certe condizioni, di sopravvivere.
 - La festa tra i tanti temi ne tocca uno che è eternamente attuale: come sono percepiti gli ebrei ma, allo stesso tempo, come loro si percepiscono.
Oggi come pensa si possa rispondere? Questa tema sarà discusso nelle tavole rotonde senza tabù. Nel mondo ebraico, se una è la domanda cento sono le risposte ed è per questo che gli ebrei sono soggetti faticosi e interessanti.

  - Lei piloterà la nascita di questo nuovo museo. Come si differenzierà il Meis dagli altri musei ebraici italiani ed europei?
 - Questa è una scommessa. Il modello deve essere dinamico, deve produrre esso stesso - se possibile - nuova cultura, deve avere valenze pedagogiche stimolare insegnare informare. Obiettivi ambiziosi che non possono essere raggiunti in modo facile. Speriamo che in molti possano essere d'accordo e seguire questa difficile strada. Speriamo.

(Europa, 16 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Nelle intercettazioni deliri antisemiti e censure letterarie

[...] Di genere horror la trama della telefonata intercettata il 30 gennaio 2009. Un antiquario reclama 1500 euro che Soria gli deve in quanto fornitore del Premio Grinzane. L'antiquario ha già chiamato altre volte, e il professore sbotta:
«C'è un modo anche elegante di tallonare le persone... Non così da ebreo».
Il fornitore: «Eh... Ma io sono ebreo!!».
Soria: «Ah, è ebreo?».
«Eh sì».
«Allora abbasso gli ebrei se lei è ebreo, perché ha tutti gli atteggiamenti più orridi e schifosi degli ebrei. Va bene? Io invece non lo sono, per fortuna...»
Fino ad arrivare - in un esilarante se non fosse delirante crescendo antisemita - a frasi come:
«Lei però non può snervare le persone! Avete già affamato il mondo, no!!! Quindi non puoi tallonare le persone, capito?» «Siccome nella vostra orda il soldo viene prima forse anche dei figli...» «Ce l'avete nel sangue, capito? È la cosa più orrenda che uno possa avere, questo atteggiamento vizioso sul denaro... Siete tutti uguali sul denaro».

(il Giornale, 16 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Bocciati in economia i tre partiti in corsa. «Nessuno di loro salverà le finanze inglesi»

di Erica Orsini

LONDRA - Si fanno sempre più difficili le relazioni tra Gran Bretagna e Israele. Dopo mesi di ripicche sugli argomenti più svariati adesso il pomo della discordia tra il governo di Londra e quello di Gerusalemme è una pubblicità turistica israeliana definita ingannevole dall'Asa, l'autorità britannica che regola le campagne pubblicitarie. A vederla sulle pagine dei giornali la gente comune non osserva altro che un litorale sabbioso fitto di grattacieli sullo sfondo e in primo piano un mare blu notte con sopra la scritta «Immagina che cosa puoi scoprire in 4 giorni». Sotto due riquadri, uno in cui si ammira il Muro del pianto e nell'altro una veduta di Tel Aviv e Jaffa. L'aspirante turista non nota nulla di strano, ma secondo l'authority inglese il problema sta proprio in questo. Non viene evidenziato in nessuna parte della pubblicità israeliana che molti dei luoghi che si invita a visitare si trovano nella parte Est di Gerusalemme e fanno parte dei Territori occupati, da anni al centro di una sanguinosa disputa territoriale tra palestinesi e israeliani. L'organismo di controllo ha quindi stabilito che la campagna ha infranto le linee guide previste in materia ed ne ha vietato la diffusione. «Abbiamo detto all'Ufficio del Turismo Israeliano di non insinuare che dei luoghi nei territori occupati erano parte integrante dello Stato d'Israele - ha spiegato l'Asa - perché questo è quello che si evince dalla lettura delle frasi collegate alle immagini nella pubblicità insieme al fatto che i siti in questione sono al centro di una disputa internazionale». In risposta agli Inglesi il Ministero del turismo israeliano ha replicato che la pubblicità non fa altro che fornire delle informazioni di base «accurate, riservate al turista inglese che voglia recarsi in Israele». «Omettere una visita nella città di Gerusalemme sarebbe stato scorretto e potenzialmente fuorviante» ha concluso il ministero, sottolineando che il governo, con un accordo siglato nel 1995 con le autorità palestinesi, si è assunto l'obbligo di sostenere tutti i siti religiosi, di ogni denominazione. Ovvio il riferimento al Muro del Pianto conteso tra ebrei e musulmani. «Lo status legale di Gerusalemme non ha nulla a che fare con la questione» hanno spiegato ancora al ministero. «L'unica rilevanza fuorviante potrebbe venir trovata nel tentativo di interpretare un messaggio pubblicitario diretto in un modo che va molto al di là di quanto possono cogliere i lettori da un'inserzione pubblicitaria» hanno aggiunto polemiche le autorità israeliane.
Troppo «politicamente corretti» gli Inglesi dunque? Chissà, sicuramente ancora troppo infuriati per il brutto scherzetto giocato loro proprio dagli israeliani lo scorso gennaio quando un loro commando assassinò, in hotel di Dubai, il noto esponente palestinese di Hamas Mahmuoud al Mabhouh. Per coprire le tracce dei killer erano stati utilizzati dei passaporti britannici falsi, cosa che aveva suscitato le ire del governo di Gordon Brown. In seguito alla rivelazione le autorità inglesi avevano avviato un'inchiesta conclusasi con l'espulsione da Dubai di un diplomatico Israeliano. Il caso aveva appassionato i media e l'opinione pubblica e le reazioni del mondo politico all'escamotage usato dagli israeliani per uccidere il leader palestinese erano state particolarmente dure. «Non vi è dubbio che Israele sia stato responsabile per la falsificazione dei passaporti britannici - aveva dichiarato il ministro degli esteri David Milliband, riportando in Parlamento gli ultimi sviluppi dell'inchiesta sulla vicenda - e che questo sia accaduto per l'intervento di un governo alleato, con profondi legami economici, diplomatici e persino personali, è un fatto ancora più grave».

(il Giornale, 16 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Shoah - Maroni: L'insegnamento di Palatucci va trasmesso ai giovani

Manganelli: la discriminazione è anche tema di oggi

"L'insegnamento e il comportamento eroico per noi, naturale per lui, e per il quale è in corso un processo di beatificazione, va seguito e trasmesso ai giovani". Così il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha ricordato Giovanni Palatucci, l'ultimo questore di Fiume che salvò migliaia di ebrei dai campi di sterminio. Maroni ha partecipato alla cerimonia di premiazione della VI e VII edizione del "Premio Palatucci", intitolato all'ultimo Questore di Fiume, morto a 36 anni nel campo di sterminio di Dachau dove era stato deportato, il 22 ottobre 1944, per aver salvato migliaia di profughi ebrei sottratti alle persecuzioni naziste. Alla cerimonia, organizzata con la collaborazione della Comunità Ebraica di Roma, erano presenti il Capo della Polizia Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Antonio Manganelli, il presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, e il Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. Presenti anche diversi sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. "Con Palatuci - ha detto il Capo della Polizia - si ricorda la Shoah, il tema della discriminazione che è anche un tema di oggi che affrontiamio con l'ausilio delel leggi". Per Gattegna (Ucei), la tragedia dell'olocausto deve servire anche a tenere vivi i valori della libertà e della democrazia: "non dimenticare che libertà e democrazia sono beni insostituibile e quindi non bisogna sottovalutarli" Quest'anno, la Commissione, composta da Funzionari della Polizia di Stato e da esponenti del mondo cattolico, ebraico e da vari giornalisti, ha assegnato 3 premi per la VI e 3 premi per la VII edizione alla memoria del Questore Giovanni Palatucci destinati a dipendenti e/o ai loro figli che, abbiano discusso una tesi di laurea avente per oggetto argomenti inerenti la Shoah, il razzismo, la società multi-etnica e problematiche connesse al dialogo interreligioso.

(Apcom, 16 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Milano - Allo Spazio Oberdan 3a edizione del Nuovo Cinema Israeliano

La Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea - CDEC - è lieta di presentare la terza edizione della rassegna dedicata alla nuova cinematografia israeliana, curata da Paola Mortara e Nanette Hayon e organizzata in collaborazione con Fondazione Cineteca Italiana e il Pitigliani Kolno'a Festival di Roma.
Un importante appuntamento che si arricchisce e cresce, in termini di giorni di programmazione e di film, con quattordici titoli, tutti inediti per Milano, fra lungometraggi e documentari....

(ALIBI Online, 16 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Shalit, il papà del soldato rapito ha scritto al leader di Hamas

Noam Shalit ha chiesto a Meshaal di accettare proposta israeliana

ROMA, 15 apr. - Noam Shalit, il papà di Gilad Shalit, il soldato israeliano ostaggio di Hamas dal giugno 2006, ha scritto al leader in esilio del gruppo palestinese, Khaled Meshaal, chiedendogli di accettare l'ultima offerta israeliana per uno scambio di prigionieri. Lo riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz.
Il padre del soldato ha fatto presente al leader di Hamas che la conclusione di un accordo di scambio darà immediatamente sollievo alla popolazione di Gaza, poiché sarà ammorbidito il blocco attuato sul territorio anche in risposta al sequestro di Gilad.
Noam Shalit ha ricordato anche che il Parlamento israeliano ha dato la sua approvazione a un accordo di scambio di prigionieri, che prevederebbe la liberazione di oltre mille detenuti palestinesi che si trovano attualmente nelle carceri israeliani, 450 dei quali indicati indicati direttamente da Hamas. In cambio della loro scarcerazione Hamas dovrebbe liberare il soldato israeliano.

(Apcom, 15 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il Presidente del Congresso ebraico mondiale scrive a Obama

Lauder: "Gli Usa si impegnano per la sicurezza di Israele?"

ROMA, 15 apr. - Il presidente del Congresso ebraico mondiale, Ronald Lauder, ha chiesto pubblicamente al presidente americano Barack Obama se gli Stati Uniti si impegino effettivamente per garantire la sicurezza dello Stato di Israele, in una lettera autorizzata dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, suo stretto amico. Lo riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz.
"Il nostro grande paese e il piccolo Stato di Israele hanno da sempre condiviso i valori chiave della libertà e della democrazia", ha scritto Lauder in una lettera pubblicata oggi su uno spazio pubblicitario acquistato sul Washington Post e il Wall Street Journal.
Lauder in particolare si rivolge a Obama chiedendogli perchè la sua amministrazione abbia assunto una posizione così critica nei confronti di Israele, nell'azione condotta dal suo paese per il rilancio del processo di pace.

(Apcom, 15 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Rabbino Toaff: Rubai tank nazista per la causa sionista

ROMA, 15 apr. - Giunto all'età di 95 anni, il rabbino emerito di Roma, Elio Toaff, confessa: "Ho commesso un solo peccato nella mia vita, ho rubato un carro armato tedesco e l'ho inviato in Palestina".
In occasione del suo compleanno, il 30 aprile, la rivista della comunità ebraica romana, 'Shaolom', pubblica un'intervista al rabbino capo della capitale dal 1951 al 2001. Nell'intervista concessa al direttore Giacomo Kahn, che apparirà nel numero di maggio, Toaff ricostruisce la sua lunga storia, dagli studi ebraici e umanistici a Livorno prima e a Pisa successivamente, fino alla guida della più importante comunità ebraica italiana. Oltre all'intervista, 'Shalom' presenta in anteprima il volume 'Elio Toaff: un secolo di vita ebraica in Italia' (Zamorani Editore, a cura di Anna Foa) che raccoglie le testimonianze e gli scritti del presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, del rabbino capo attuale Riccardo Di Segni, della storica Anna Foa, di Ermanno Tedeschi (presidente della Fondazione), Tommaso Dell'Era, Manuela Consonni, Miriam Toaff Della Pergola, Gadi Luzzatto Voghera, Marco Morselli, Alain Elkann. Autorevoli anche le voci del mondo cattolico: il fondatore della comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi, lo storico del cristianesimo Alberto Melloni, e il direttore dell''Osservatore romano' Giovanni Maria Vian.
Una nota della comunità ebraica romana rende noto, oltre all'anticipazione dell'intervista, che il prossimo 3 maggio verrà presentata la nascita della Fondazione Elio Toaff per la cultura ebraica.
Scrive nella premessa del libro il presidente della comunità Riccardo Pacifici: "Elio Toaff è stato capace di coniugare con maestria il rigore identitario e la gestione vigile del suo incarico con l'ironia, la simpatia e l'umanità. Soprattutto dentro la Comunità è stato e rimane tutt'ora l'uomo del conforto e dei saggi consigli. Fuori della Comunità apre al dialogo con le forze politiche ed istituzionali, sì da rendere giorno dopo giorno per loro la nostra Comunità un vero e proprio punto di riferimento, con una politica di cui ancora oggi godiamo i frutti". Shalom annuncia inoltre la mostra che verrà allestita presso il Museo Ebraico su Elio Toaff che sarà inaugurata il prossimo 4 maggio e rimarrà aperta al pubblico fino al 25 giugno.

(Apcom, 15 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Un fatto insolito all'Onu

di Sergio Della Pergola

L'Organizzazione delle Nazioni Unite viene spesso percepita come un luogo dove una maggioranza pre-stabilita di paesi non democratici approva regolarmente sbilanciate e offensive mozioni contro Israele. Da ciò in Israele è nato un senso di disagio nei confronti dell'ONU e della sua capacità di guidare iniziative equilibrate e promotrici della pace in Medio Oriente. Ma questa settimana è avvenuto un fatto davvero insolito. La delegazione israeliana, guidata dall'ambasciatrice Gabriella Shalev e dall'ambasciatore Dani Carmon, è stata eletta alla presidenza della quarantatreesima Sessione della Commissione dell'ONU per la Popolazione e lo Sviluppo. La riunione tratta quest'anno dei problemi della sanità e dello sforzo per diminuire la mortalità e assicurare condizioni di vita più confortevoli ed egualitarie alla popolazione del globo terrestre. A parte il seggio vuoto del delegato iraniano che, secondo l'ordine alfabetico, figurava accanto al delegato israeliano, questa è una rara occasione in cui si è parlato dei problemi del mondo contemporaneo seriamente e senza pagare un eccessivo pedaggio agli slogan fissi della polemica politica. Israele si è presentata con buone credenziali con la sua comprovata capacità nella promozione sanitaria di popolazioni locali o immigrate caratterizzate da condizioni socioeconomiche e culturali difficili. In questi giorni all'ONU, lo stato israeliano ha potuto essere apprezzato, per una volta, anche da molti paesi che solitamente lo criticano.

(Notiziario Ucei, 15 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Londra vieta una pubblicità di Israele che mostra il Muro del pianto

Pubblicata su giornali britannici per promuovere turismo: "è ingannevole"

ROMA, 15 apr. - L'Agenzia britannica per il controllo della pubblicità (Asa) ha vietato la pubblicazione di un'inserzione israeliana sui giornali della Gran Bretagna che mostra il Muro del pianto: secondo l'ente di controllo si tratterebbe di pubblicità "ingannevole" perché lascerebbe intendere che Gerusalemme Est, dove si trova il muro, è parte integrante dello stato d'Israele.
Già nel 2009, ricorda oggi la Bbc, l'Asa aveva criticato le autorità per il turismo israeliane per alcuni cartelloni pubblicitari alla metropolitana di Londra che mostravano Gaza, la Cisgiordania e le Alture del Golan come parte del territorio d'Israele.

(Apcom, 15 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"Così Barack Obama ha tradito i suoi amici ebrei"

L'ex sindaco di New York (per 12 anni) Ed Koch, democratico, ha rilasciato una intervista ad Affaritaliani.it nella quale mette in risalto il fatto che "il presidente Obama ha assunto una posizione nettamente contraria a Israele. Non dimentichiamo - ha detto Koch - che gli ebrei d'America votarono in blocco per Obama raggiungendo il 78%, secondo soltanto al voto dei blacks di questa nazione". "Il trattamento che questo presidente sta riservando a Israele, uno degli alleati più fedeli della nostra nazione, lascia sbalorditi e certamente il nostro popolo non dimenticherà questo triste momento".
La dichiarazione fa seguito a una lettera firmata da 78 senatori (38 democratici), nella quale si richiama vivacemente il comportamento del presidente che non ha precedenti e che deve essere considerato un grosso buco nelle relazioni tra le due nazioni". Nella Camera, intanto, ben 333 deputati (democratici e repubblicani) hanno scritto una lettera analoga consegnata a Hillary Clinton che - si pensa - la presenterà a Obama. Un errore grosso di Barack questo, che evidentemente non ha ancora capito l'importanza e la forza politica che questo gruppo etnico ha negli Stati Uniti.

(Affaritaliani.it, 15 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La Siria nega il trasferimento di missili Scud a Hezbollah

Missile Scud
DAMASCO, 15 apr. - Fonti ufficiali di Damasco hanno negato oggi le informazioni circolate nei giorni scorsi sui giornali kuwaitiani secondo cui la Siria fornirebbe missili Scud ai militanti libanesi di Hezbollah. L'ambasciata siriana a Washington, inoltre, ha definito tali notizie come un tentativo di ''spostare l'attenzione globale'' dalle operazioni israeliane mirate alla costruzione di insediamenti, all'occupazione della terra araba, dall'arsenale nucleare dello Stato ebraico e dal ''continuo armamento'' dell'esercito con il benestare degli Usa.
Solo ieri il Dipartimento di Stato americano aveva detto che il Libano sarebbe ''seriamente a rischio'' se venisse confermato il trasferimento di missili Scud dalla Siria a Hezbollah. Accusa che anche il presidente israeliano Shimon Peres aveva rivolto a Damasco nei giorni scorsi, durante la sua visita ufficiale in Francia. ''Non permetteremo alla Siria di giocare questo doppio gioco - aveva detto Peres -. Il trasferimento di armi (a Hezbollah, ndr) rivela il vero volto della Siria''.

(Adnkronos, 15 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

A Gaza Hamas condanna a morte due "collaboratori" di Israele

La legge palestinese esige che per eseguire la condanna a morte occorre il benestare del presidente Abbas. Ma a Gaza tutto è ormai governato da Hamas. Hrw e ong locali accusano il movimento islamista di esecuzioni sommarie per eliminare l'opposizione.

GAZA - Le autorità del movimento islamistico di Hamas, che governano a Gaza, hanno eseguito stamane la condanna a morte di due palestinesi per aver collaborato con Israele durante l'operazione Piombo fuso nell'inverno 2008-2009. Molte organizzazioni umanitarie mondiali e locali avevano chiesto di fermare l'esecuzione.
Secondo il ministero degli interni di Hamas, i due sono "Mohammad Ibrahim Ismaìl (37 anni), originario de Rafah, e Nasser Salameh Abou Freih (34 anni) originario di Jabaliya". I due sono stati portati davanti al plotone di esecuzione e i loro corpi trasferiti in seguito all'ospedale di Al-Shifa a Gaza.
Secondo organizzazioni palestinesi per i diritti umani, altre 15 persone sono state condannate per collaborazionismo con Israele.
Osservatori sottolineano che questa è la prima volta che un'esecuzione avviene con il benestare della giustizia a Gaza, senza rispettare la legge palestinese che esige il benestare del presidente Mahmoud Abbas per eseguire la condanna a morte. Ma a causa di un conflitto fra Fatah e Hamas, dal 2007 Gaza è di fatto governata dai militanti islamici.
Dopo la guerra di Gaza, Hamas ha proceduto a diverse esecuzioni sommarie. Nel 2009, Human Rights Watch ha accusato Hamas di aver ucciso 32 oppositori e collaboratori presunti e di aver "mutilato" altre decine. Altre organizzazioni per i diritti umani a Gaza domandano che Hamas fermi tutte queste esecuzioni, che sono viste come un modo per eliminare i suoi oppositori.

(AsiaNews, 15 aprile 2010)

*

Un sito pro Hamas presenta la stessa notizia in modo asettico:

Due condannati all'ergastolo uccisi a Gaza

GAZA - Ma'an. Il Centro "al-Mizan" di Gaza, che si occupa della difesa dei diritti umani, afferma che due condannati all'ergastolo detenuti a Gaza sono stati uccisi con un colpo di pistola.
I due (N.F., di Jabaliya; M.S., di Rafah) sono stati portati già morti all'ospedale ash-Shifa' di Gaza.
Condannati all'ergastolo, erano detenuti presso il carcere di Gaza. Il Centro non riferisce con quale arma in particolare i due sono stati ammazzati.
Fathi Hammad, ministro dell'Interno, e Muhammad 'Abid, Procuratore generale, avevano già espresso l'intenzione di addivenire a questo esito al riguardo dei due condannati, coinvolti nell'uccisone di civili e resistenti.

(Infopal, 15 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Nel ventre nero della Storia

ROMA - Il pubblico colpito e commosso che affollava la sala della Casa della Memoria e della Storia a Roma, dove è stato presentato il film Nel ventre nero della Storia di Luigi Faccini in collaborazione con Marina Piperno, ha applaudito lungamente al termine della proiezione.
L'iniziativa, a cura dell'Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti (Aned) in collaborazione con il Centro di Cultura della Comunità Ebraica di Roma, è stata presentata dalla stessa Marina Piperno, che oltre a essere autrice del film ne è la protagonista e dalla scrittrice e giornalista Lia Levi.
Nel film che dura circa 70 minuti Marina Piperno racconta la storia della sua famiglia, la sua esperienza di bambina costretta a imparare la storia fascista anche se da quel fascismo discriminata perché ebrea. Alla discriminazione segue la persecuzione, la famiglia di Marina riesce a salvarsi dalla retata nel ghetto di Roma il 16 ottobre 1943 e si nasconde prima in casa degli amici Clelia e Alberto Ragionieri (insigniti del diploma di Giusti fra le Nazioni qualche anno fa) e poi dalle suore Betlemita a via Sabazio fino all'arrivo degli americani il 4 giugno 1944.
Seguono gli anni del dopoguerra, Marina, ormai ventenne, dopo una precoce e intensa stagione da giornalista per Il Paese di Roma, dove si occupa degli sport invernali per arrivare alle cronache cinematografiche e finire ai reportage sulla povertà delle periferie urbane, sceglie il cinema, nel ruolo di produttore, complice una lunga permanenza a New York e studi di regia televisiva.
Gli anni della Guerra e della persecuzione rimangono tuttavia così profondamente dentro di lei che nel 1961 produce '16 ottobre 1943' sulla razzia del ghetto di Roma, dal testo di Giacomo De Benedetti e la regia di Ansano Giannarelli. Il cortometraggio è di forte impatto e ottiene un grande successo.
Nella parte finale del film è una Marina molto provata e scossa quella che compie un viaggio a Fossoli e poi ad Auschwitz per esplorare e approfondire una pagina nera della storia del popolo ebraico, camminando fra i capannoni in cui dormivano i prigionieri, i forni crematori e le camere a gas, un destino a cui la protagonista è fortunosamente sfuggita, ma molti della sua famiglia purtroppo no.
Negli anni che seguirono la Guerra ogni volta che si è trovata in un momento difficile Marina per trovare il coraggio di affrontare le avversità ha ricordato una frase che diceva suo padre "Per fortuna non abbiamo i tedeschi alla porta..."

(Notiziario Ucei, 15 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Fonti Israele: Hezbollah rifornito di Scud dalla Siria

"Può colpire tutto il territorio israeliano"

GERUSALEMME, 14 apr. - Secondo fonti della Difesa israeliana gli Hezbollah libanesi avrebbero in dotazione nel loro arsenale anche missili Scud in grado di colpire tutto il territorio israeliano. Dopo che ieri il presidente israeliano Shimon Peres aveva accusato la Siria di fornire armi al gruppo estremista sciita libanese, per la prima volta funzionari israeliani hanno ammesso che l'introduzione degli Scud potrebbe altrerare l'equilibrio strategico con l'Hezbollah.
Ieri il presidente Peres, parlando da Parigi, aveva accusato la Siria di fare il doppio gioco, poicè se da un lato parla di pace, dall'altro "fornisce gli Scud all'Hezbollah per minacciare Israele". Oggi la Casa Bianca ha espresso la "preoccupazione" per un eventuale trasferimento di armi dalla Siria all'Hezbollah, gruppo sostenuto dall'Iran, e lo ha reso noto direttamente a Damaco. Lo ha detto il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs.

(Apcom, 14 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Tensione in Cisgiordania. Profanata una moschea

Torna a salire la tensione in Cisgiordania, dove oggi una moschea è stata profanata al culmine d'una nuova ondata di atti vandalici attribuita dalla popolazione palestinese ai coloni dell'insediamento ebraico di Yitzhar.
A essere presa di mira, questa volta, è stata la moschea di Hawara, non lontano da Nablus, le cui mura sono state imbrattate durante la notte con scritte in ebraico, stelle di Davide, ingiurie a sfondo razzista e richiami al nome del profeta Maometto. Un raid intimidatorio accompagnato nelle ore precedenti dall'incendio di almeno due automobili palestinesi e dalla devastazione di un uliveto di proprietà araba dove 300 alberi sono stati sradicati in segno di sfregio. Episodi che la gente del posto non ha alcun dubbio a imputare ai coloni di Yitzhar.
"Sono stati loro, come erano stati loro a sparare la settimana scorsa contro un negozio", ha dichiarato ai giornalisti un rappresentante di al-Fatah, il partito del presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas). Nel contempo è partito un appello ai dirigenti dell'Anp a predicare moderazione e a contenere - dall'altra parte della barricata - il moltiplicarsi di sassaiole e tafferugli a margine delle ricorrenti proteste della "intifada bianca" promosse con il placet dal governo di Ramallah contro la barriera che cinge la Cisgiordania. A gettare altra benzina sul fuoco delle tensioni ha provveduto invece Itamar Ben Gvir, portavoce dell'Unione Nazionale, un partito d'estrema destra legato a doppio filo con i coloni. Commentando i fatti di Hawara, Ben Gvir non ha esitato a definire la località in questione "un villaggio ostile, focolaio di attacchi contro i residenti d'Yitzhar". E ha lasciato intendere che in fondo non ci sarebbe nulla da ridire se qualcuno si fosse preso la briga di "far capire agli arabi che gli ebrei non sono pecore e il loro sangue non può essere versato impunemente".

(l'Occidentale, 14 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Arte dopo la Shoah a Gerusalemme

Questi dipinti portano la firma di sopravvissuti dell'olocausto. Il Yad Vashem Memorial a Gerusalemme li mette in mostra. Le immagini raccontano con abbondanza di particolari le atrocità quotidiane nei campi di sterminio nazisti. Il dibattito se sia o no lecito fare dell'arte sulla tragedia dell'olocausto appartiene al passato. Ha prevalso la necessità di molti sopravvissuti di esprimere quello che hanno vissuto in opere di arte plastica.

(euronews, 14 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Allerta Sinai, Hamas chiude i tunnel di Gaza su pressione del Cairo

Il governo di fatto di Hamas, al potere nella striscia di Gaza, ha oggi ordinato la temporanea chiusura di tutti i tunnel usati per il contrabbando dall'Egitto e anche la stazione di confine a Rafah, secondo quanto hanno riferito fonti della polizia di frontiera palestinese.
La misura, che secondo fonti informate a Gaza sarebbe stata sollecitata dall' Egitto, è apparentemente legata alle voci di un imminente attacco terroristico nel Sinai al fine di rapire cittadini israeliani per portarli a Gaza come ostaggi. La stampa israeliana riferisce che centinaia di israeliani hanno raccolto l'invito a tornare in patria dopo l'allarme lanciato ieri dalle autorità israeliane che avevano parlato di "informazioni concrete" su un imminente attacco terroristico.
In precedenza si erano diffuse voci, che non sono state confermate, che alcune persone avevano visto alcune persone spingere con la forza una persona dentro un'automobile che si era poi allontanata a gran velocità.- Il confine tra la striscia di Gaza e l' Egitto si trova sull' estremità nord della penisola del Sinai, la cui costa sul Mar Rosso, 300 km. a sud, è una popolare area di vacanza per migliaia di israeliani che frequentano i siti balneari.

(ticinonews.ch, 14 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: Hamas vuole organizzare sequestri nel Sinai

Travel warning a turisti israeliani: tornate a casa

ROMA, 14 apr. - I servizi di sicurezza israeliani temono che un'organizzazione terroristica possa organizzare il sequestro di un cittadino dello Stato ebraico da un albergo nella penisola egiziana del Sinai: è quanto riporta il quotidiano israeliano Ha'aretz.
Il gruppo terroristico - sul quale non sono stati resi noti ulteriori dettagli - opererebbe sotto istruzioni e finanziamento dell'organizzazione estremista palestinese di Hamas: i servizi di sicurezza hanno proclamato lo stato di massima allerta e deciso di emettere un travel warning nel quale si ordina a tutti i cittadini israeliani che si trovano in vacanza nel Sinai di fare ritorno nello Stato ebraico.

(Apcom, 14 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Rischio di sequestro, centinaia di israeliani lasciano il Sinai

Dopo travel warning dei servizi di sicurezza

ROMA, 14 apr. - Centinaia di israeliani hanno obbedito al travel warning nel quale i servizi di sicurezza dello Stato ebraico ordinava ieri a tutti i cittadini che si trovassero in vacanza nella penisola egiziana del Sinai di fare ritorno in patria, dato il rischio di un sequestro: lo ha reso noto la polizia israeliana.
I servizi di sicurezza temono infatti che un'organizzazione terroristica possa organizzare il sequestro di un cittadino dello Stato ebraico da un albergo del Sinai: il gruppo terroristico - sul quale non sono stati resi noti ulteriori dettagli - opererebbe sotto istruzioni e finanziamento dell'organizzazione estremista palestinese di Hamas.
Secondo il portavoce della polizia israeliana, Micky Rosenfeld, sono circa 650 i cittadini dello Stato ebraico che si trovavano in vacanza nel Sinai, dei quali al momento 430 hanno fatto rientro in patria.

(Apcom, 14 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele blocca l'iPad alla dogana: manca il via libera all'importazione

Alcuni dispostivi Apple confiscati in aeroporto in attesa dell'autorizzazione del ministero delle Comunicazioni

di Elmar Burchia

MILANO - Tutti ne parlano, qualcuno lo ha già tra le mani e presto arriverà anche da noi. Il nuovo oggetto del desiderio targato Apple, tuttavia, non può varcare i confini israeliani. Il ministero delle Comunicazioni ha temporaneamente vietato l'importazione di iPad nel Paese. La causa: «La tecnologia WiFi non è compatibile con gli standard israeliani». In altre parole: la potenza di trasmissione del chip all'interno dell'apparecchio è troppo alta, la motivazione ufficiale.
WIFI - Il giorno dell'iPad per gli americani è arrivato dieci giorni fa; in Italia lo sbarco dell'ultimo gioiello della casa di Cupertino è previsto per fine mese. Ma i numerosi fan israeliani della tavoletta dei sogni per ora devono attendere. Visto che la tecnologia WiFi del dispositivo è incompatibile con gli standard israeliani, il ministero della Comunicazione non ha ancora concesso l'autorizzazione per il gadget della Apple, riferisce Haaretz.
TRASMISSIONE - Secondo il quotidiano israeliano l'alterco è tra il dicastero e gli ingegneri responsabili dei test sul dispositivo, quest'ultimi rei di non aver informato in anticipo il capo del dipartimento della loro decisione. Al momento lo stato delle cose è questo: i responsabili hanno richiesto informazioni tecniche dettagliate all'importatore ufficiale dell'iPad - e per ora il dispositivo non può essere introdotto. «I modelli iPad venduti negli Stati Uniti utilizzano potenze di trasmissione compatibili per gli standard americani», ha riferito un collaboratore del ministero al giornale. Che aggiunge: «La normativa israeliana in questo settore si orienta piuttosto agli standard della Ue, che sono diversi dalle regole degli Stati Uniti e consentono una potenza di trasmissione più bassa».
SEQUESTRI - Nel frattempo la dogana ha cominciato a confiscare diligentemente gli iPad che entrano nel Paese: all'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, sono stati sequestrati nella sola giornata di martedì una decina di apparecchi. Ad un proprietario di iPad le autorità avrebbero lapidariamente consigliato di rispedire il dispositivo negli Usa. Oltre a ciò, il proprietario deve pagare una tassa per ogni giorno in più che l'iPad rimane alla dogana.

(Corriere della Sera, 14 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Arriva la prima carta di credito a prova di 'sharia', senza canone e commissioni

La legge islamica consente "il commercio ma non l'usura". Sarà lanciata questa settimana per un primo test e verrà immessa sul mercato entro la fine dell'anno

TORONTO, 14 apr. - Arriva la prima MasterCard rispettosa della legge islamica. La nuova carta di credito compatibile con la 'sharia', che vieta l'usura, sarà lanciata questa settimana da un istituto finanziario islamico con sede a Toronto in Canada, UM Financial, per un primo test e verrà immessa sul mercato entro la fine dell'anno.
Annunci Google
Prepagata e senza interessi, la Freedom Plus MasterCard risponde ai dettami di Maometto dove "è consentito il commercio ma non l'usura" assicura Omar Kalair, presidente di UM Financial. E, dati alla mano, l'iniziativa dovrebbe dare avere successo. Kalair stima infatti intorno ad un milione i musulmani del Canada, per non parlare delle numerose richieste giunte di prodotti finanziari rispettosi del Corano giunte all'istituto.
Attivare la carta per due anni costerà 50 dollari, il resto è praticamente a costo zero, senza canoni mensili, né commissioni sulle transazioni. Previsti anche sconti sui voli della Etihad Airways, che vola sulla tratta Toronto-Abu Dhabi.

(Adnkronos, 14 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Confrontarsi in una realtà più grande

di Tobia Zevi, associazione Hans Jonas

Tra sabato e domenica ho partecipato alla conferenza Analyzing jewish Europe today: Perspectives from a new generation, organizzata a Berlino dall'American Joint e dall'American Jewish Committee. Una cinquantina di ricercatori in campo ebraico ha riempito le tre giornate con relazioni diversissime. Alcuni titoli: "Essere sefarditi su Facebook. Social network e costruzione dell'identità tra giovani ebrei sefarditi"; "Memoria ebraica e memoria comunista nell'Inghilterra del dopo-guerra"; "La città comincia nella mente: Berlino nella percezione dei giovani immigrati ebrei russi"; "Alternative possibili alla Disneyland ebraica". In un quadro così variegato Melissa Sonnino ha presentato i primi risultati della ricerca sui giovani ebrei italiani condotta dall'Associazione di cultura ebraica Hans Jonas. Le questioni da affrontare sono enormi in tutto il mondo: come assicurare la continuità ebraica? Come plasmare un rapporto a due dimensioni tra Israele e la Diaspora? Quali sono le elementi essenziali dell'identità ebraica? Chi sono e quanti sono gli ebrei, e chi lo stabilisce? Si può essere minoranza di una minoranza? Quale rapporto hanno i giovani ebrei con la società che li circorda?
Oggi costa meno volare a Stoccolma che prendere il treno per Bari. E forse passa proprio di qui un rilancio ulteriore, nella sua specificità, dell'ebraismo italiano. Aprire gli orizzonti e confrontarsi con comunità assai più numerose della nostra. Immaginarsi al centro di una rete più vasta, dove ciascuno può contribuire alla crescita dell'altro. Le sfide sono molte e complesse, ma anche le competenze, le conoscenze e le opportunità che abbiamo davanti sono straordinarie.

(Notiziario Ucei, 14 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Festa il 30 aprile per i 95 anni di Elio Toaff

Elio Toaff
La data vera è il prossimo 30 aprile, ma la festa grande per i 95 anni del rabbino emerito di Roma Elio Toaff (classe 1915) sarà il 3 maggio con una serie di iniziative - da un convegno ad un libro ad una mostra ad un documentario - promosse dalla Fondazione intestata a suo nome e presieduta da Ermanno Tedeschi. Una festa - sono stati invitati anche il presidente Napolitano e il premier Berlusconi - alla quale hanno già aderito molti esponenti politici - da Gianni Letta a Carlo Azeglio Ciampi, livornese come Toaff e suo amico di vecchia data -, della cultura e dell'imprenditoria. «È l'omaggio - spiega Tedeschi - ad un grande ebreo italiano. Ma non solo: anche al suo impegno civile, politico, ad esempio come partigiano, e alla sua grande attenzione al dialogo e ai rapporti tra cristiani ed ebrei. Toaff rappresenta benissimo la vera storia dell'ebraismo italiano dalle leggi razziali ad oggi. Rendere omaggio a lui, significa lasciare un insegnamento per le generazioni future». A Toaff - che è stato rabbino capo di Roma per 50 anni, dal 1951 al 2001 quando lasciò la carica e fu sostituito da Riccardo Di Segni - il 3 maggio sarà presentato il libro 'Elio Toaff, un secondo di vita ebraica in Italià di Anna Foa (edito da Zamorani e curato dalla Fondazione) che raccoglie una serie di testimonianze sulla sua storia. Seguirà un documentario, curato dal figlio Daniel, vicedirettore di Raiuno, con i filmati sul suo rabbinato a partire da quelli sulla storica visita di papa Wojtyla in Sinagoga il 13 aprile del 1986. Sarà quindi la volta della presentazione ufficiale della Fondazione con gli interventi di Riccardo Pacifici, presidente della Comunità romana, di Riccardo Di Segni, il rabbino in carica e una serie di testimonianze tra cui quella di Carlo Azeglio Ciampi e di Andrea Riccardi, della Comunità di Sant'Egidio. Il giorno dopo, il 4 maggio, sarà inaugurata al Museo ebraico la mostra a lui dedicata e curata da Daniela Di Castro. «La Fondazione - dice ancora Tedeschi, che è torinese - è un'emanazione della Comunità ebraica di Roma ed è operativa dal mese di ottobre. Il suo primo atto è stato di contribuire alla visita di Ratzinger in sinagoga e alla mostra inaugurata in quell'occasione. Il suo compito è quello di sostenere, attraverso la raccolta dei fondi, le varie attività culturali della Comunità, tra cui quelle del Museo ebraico, del Centro Pitigliani e anche della scuola. Il 3 maggio - aggiunge - non è soltanto la celebrazione di un compleanno, ma anche di un uomo che ha fatto la storia ebraica italiana». «Ho incontrato il Rabbino Toaff a casa sua nel mese di dicembre e - conclude Tedeschi - sono rimasto colpito dal suo desiderio di trasmetterci continuamente qualcosa e dalla voglia di continuare a vivere per offrirci un messaggio di saggezza anche solo con il suo sguardo. La sua casa è un museo, un luogo in cui si vive la storia di un secolo caratterizzato da grandi tragedie ma anche da indimenticabili conquiste morali».

(Leggo, 14 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Caso Shalit, mediatore chiede pressioni internazionali

Negoziatore tedesco preoccupato da mancanza di progressi

ROMA, 14 apr. - Il mediatore tedesco che sta trattando la liberazione di Gilad Shalit, il militare israeliano in mano ad Hamas dall'estate del 2006, ha chiesto un intervento urgente della comunità internazionale. Secondo quanto riferito da Al-Quds Net, e riportato dal quotidiano israeliano Haaretz, il mediatore occidentale sarebbe frustrato dal ripetuto diniego opposto dallo Stato ebraico alla proposta di uno scambio di prigionieri con il movimento radicale palestinese.
Il mediatore avrebbe anche manifestato profonda preoccupazione per l'assenza di progressi negli ultimi mesi.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, la scorsa settimana, aveva confermato l'interesse di Israele a ottenere un rapido rilascio di Shalit. "Stiamo continuando a lavorare per la sua liberazione, ma non sempre è possibile rivelare i dettagli", aveva spiegato.

(Apcom, 14 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gaza, una nave turca sfiderà il blocco israeliano

Rompere il blocco israeliano sulla striscia di Gaza e portare aiuti alla popolazione.
E' l'obiettivo che si prefigge la Mavi Marmara, una nave allestita dalla ong turca Fondazione per i diritti umani, le libertà e gli aiuti umanitari (Ihh), che il prossimo 12 maggio salperà dal porto Haydarpasa di Istanbul.
"Negli ultimi tre anni - ha spiegato il presidente di Ihh Bulent Yildirim - abbiamo assistito a un genocidio silenzioso. A causa dell'embargo, il 60 per cento della popolazione di Gaza, in gran parte donne e bambini, soffrono di malattie e malnutrizione. Noi vogliamo agire contro questa realtà".
L'imbarcazione allestita dall'ong ha una capacità di oltre mille passeggeri e tenterà di fare arrivare sulle coste palestinesi cibo, cancelleria, libri, medicine, tende, giochi, ma anche materiale come cemento e ferro, di cui la popolazione è sprovvista a causa del blocco israeliano.
"Il nostro obiettivo - ha dichiarato nella conferenza stampa di presentazione Yildirim - è raggiungere Gaza entro cinque giorni. Israele potrà provare a bloccarci, ma non torneremo indietro. Resteremo in mezzo al mare e inviteremo le imbarcazioni da tutti i paesi ad aggiungersi a noi finché non ci sarà consentito di raggiungere Gaza".
L'Ihh fa sapere di avere dovuto acquistare con mezzi propri la Navi Marmara, al costo di 800mila dollari, perché "nessun armatore aveva voluto noleggiarcene una per la nostra campagna".
Gli organizzatori tendono a precisare anche che l'iniziativa è il frutto di una campagna indipendente da ogni partito politico e sostenuta da attivisti provenienti da oltre cinquanta paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Irlanda, Grecia, Francia, Germania, Indonesia, Malaysia, Venezuela.

(Osservatorio Iraq, 14 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Peres attacca Ahmadinejad, è un assassino

PARIGI, 13 apr. - Un durissimo attacco al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e' giunto dal suo omologo israeliano Shimon Peres, che non ha esitato a definire "un assassino" il leader politico della Repubblica Islamica. L'Iran, ha aggiunto Peres nel corso di un'intervista rilasciata al quotidiano francese 'Le Parisien', "e' un Paese che soffre di una profonda crisi morale". Il presidente israeliano, nel corso dell'intervista, ha sottolineato come i vari movimenti d'opposizione presenti in Iran abbiano la possibilita' di rovesciare l'attuale governo di Teheran, a patto che la comunita' internazionale si impegni ed "aiuti" i riformisti dell'Onda Verde, come viene chiamato il movimento riformista nato dalle proteste antigovernative che hanno fatto seguito alle elezioni presidenziali di giugno. Il presidente Peres si trova in Francia in visita ufficiale per una serie di incontri mirati al rilancio del processo di pace tra palestinesi e israeliani. Peres ha in programma incontri con il primo ministro Francois Fillon, il ministro degli Esteri Bernard Kouchner e il presidente Nicolas Sarkozy.

(Adnkronos, 13 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

I veri nemici di Israele sono l'odio islamico e chi lo tollera

di Fiamma Nirenstein

Non ci può essere un modo migliore di celebrare Yom ha Shoah, il giorno della Shoah, ricordato ieri in Israele con una serie infinita di memorie personali trasmesse senza sosta da radio e giornali, che guardando la realtà odierna negli occhi.
Realtà nuova e orribile, fotografata nell'ultimo lavoro del maggiore studioso dell'antisemitismo Robert Wistrich quando avverte: la realtà in cui viviamo può portare a una nuova Shoah. Ma attenzione: il pericolo nuovo contenuto nell'antisemitismo contemporaneo non è quello, per quanto ripugnante, delle parole del Vescovo Giacomo Babini. È vero: la Chiesa per gli ebrei è stata per secoli, persino per millenni non certo l'oggetto di un attacco da parte degli ebrei come «nemici naturali»; «deicidi» come lui li definisce, contro ogni decisione conciliare, ma, all'opposto, una vittima «naturale».
La Chiesa ha fatto una enorme fatica a uscire dalla condizione di nemica degli ebrei in quanto essi sono i fondatori del monoteismo, i genitori di Gesù Cristo: l'ansia di occupare il ruolo di «vera Israel» al posto del giudaismo ne ha fatto i «nemici naturali» della Chiesa, che li ha perseguitati. Ciò è costato roghi, espulsioni, conversioni forzate. Ma nel tempo, e con grande accelerazione negli ultimi decenni, le cose sono cambiate, basta pensare all'azione di Giovanni Paolo. Ma lasciamo ai cristiani di buona volontà ripercorrere quella strada per insegnare al loro fratello Babini dove affrettarsi per raggiungere Benedetto XVI in Sinagoga o Giovanni Paolo II davanti al Muro del Pianto. A loro anche darsi da fare per battere le sacche di stupidità cospirazionista antisemita che permane in alcuni ambienti europei. Se passiamo ai problemi davvero seri dell'antisemitismo odierno, essi non sono quelli posti da Babini.
Ieri nel giorno della Shoah, in cui ogni cittadino israeliano si immobilizza mentre la sirena crea un legame fisico, fatto di vita vibrante, fra la gente per strada e le donne, gli uomini e i bambini uccisi dai nazisti, Shimon Peres, Benjamin Netanyahu e Nathan Sharansky hanno tenuto discorsi spietati, senza precedenti in cui si esponeva una presa di posizione nuova e terrificante: il popolo ebraico rischia di nuovo lo sterminio, e il mondo è cieco proprio come lo fu alla vigilia della Shoah. Il solito «never again» è una frase fatta, una medaglia auto conferita alla correttezza politica, l'attacco all'antisemitismo della Chiesa una medaglia al valore del proprio liberalismo antirazzista; come ha detto Peres la verità è che «le orecchie dell'Onu sono state riempite da minacce di sterminio proferite da un Paese membro. Le armi di distruzione di massa sono nelle mani di chi ne è capace e intorno mille voci incoraggiano questa distruzione».
E Netanyahu, con una nuance politica ancora più preoccupante: «Siamo testimoni di una nuova e antica fiammata di odio rinfocolata da organizzazioni e regimi estremisti islamici... Eppure a fronte delle continue chiamate a cancellare Israele dalla faccia della terra, vediamo al massimo morbide proteste, per altro sempre più tenui. Il mondo accetta le promesse di annichilimento dell'Iran, e non scorgiamo nessuna determinazione, nel mondo, a prevenire l'Iran dall'armarsi...».
Nuovi dati fanno da specchio alla situazione descritta ieri: nel 2009, il mondo ha visto il moltiplicarsi degli attacchi antisemiti fino a duemila in un anno. Nella civilissima Europa ragazze con la stella di David al collo o giovani con la kippà sono stati inseguiti per le strade. L'antisemitismo ha permesso il boicottaggio economico e la discriminazione nelle università. Il fenomeno si accentua durante la guerra di Israele in risposta ai missili di Hamas, nel 2009. In Inghilterra ci sono stati 374 attacchi antisemiti violenti contro i 112 del 2008, in Francia 195 contro 50. 566 incidenti di vandalismo hanno preso di mira proprietà ebraiche. È facile notare che Inghilterra e Francia contano le comunità
Robert Wistrich
islamiche più grandi e organizzate. È difficile anche dimenticare che nella Svezia multiculturale il giornale Aftonbladet ha scritto che i soldati israeliani rubano gli organi dei palestinesi per venderli. A Malmo la squadra di tennis israeliana ha dovuto giocare a stadio vuoto mentre fuori la folla attaccava la polizia. In Turchia un serial televisivo ha fantasticato sulla crudeltà dei soldati israeliani tanto che persino le prigioniere palestinesi hanno protestato. Il consiglio per i diritti umani in cui l'Iran sta adesso cercando di fare il suo ingresso come membro, ha dedicato su 31 risoluzioni di condanna, 27 a Israele. L'aria del tempo è avvelenata.
L'antisemitismo, secondo tutti gli studiosi, oggi è direttamente legato all'antisionismo. Lo studioso Robert Wistrich è molto chiaro nel denunciare una situazione completamente nuova: «Il mondo ha goduto di una vacanza per un certo periodo, a seguito della Shoah. Forse questa è la prima volta che un pericolo esistenziale basilare emana specialmente dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e dall'incitamento alla completa distruzione degli ebrei che risuona ogni giorno sui media, in moschea, nelle piazze. Ma colpisce più di tutto che 64 anni dopo Auschwitz l'antisemitismo sia di nuovo circondato dalle stessa indifferenza che rese possibile la Shoah».

(il Giornale, 13 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Acqua: falliti i negoziati euro-mediterranei

BARCELLONA, 13 apr - La disputa fra arabi e israeliani sui territori occupati della Palestina ha provocato il fallimento dei negoziati alla 4* Conferenza ministeriale dell'Unione per il Mediterraneo sull'acqua che si svolgeva a Barcellona. Lo ha annunciato il segretario di Stato francese agli affari europei, Pierre Lellouche, che ha parlato apertamente di ''fiasco'' per il mancato raggiungimento di un accordo per l'adozione di una strategia comune per garantire l'accesso all'acqua potabile alle popolazioni del Mediterraneo. Secondo Lellouche, un riferimento ai territori occupati palestinesi contenuto nell'intesa ha provocato la reazione dello Stato ebraico che ha rifiutato il testo, mentre gli arabi si sono opposti ad una formulazione alternativa. ''Profonda tristezza per il fallimento'' e' stata espressa dal segretario generale dell'Unione, il giordano Ahmad Massadeh.
L'Unione per il Mediterraneo e' stata costituita nel 2008 da Francia ed Egitto per risolvere i problemi politici della regione e racchiude 43 paesi, quelli della Ue, la Turchia, Israele e i paesi arabi che si affacciano sullo stesso mare

(ASCA, 13 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il 67% degli israeliani vuole la pace con i palestinesi

È quanto emerge da una recente inchiesta. Essa mostra un divario fra l'opinione pubblica e il Parlamento israeliano, che mantiene una posizione più intransigente. I punti dell'accordo si basano sull'iniziativa di Ginevra e la soluzione "due Stati per due Popoli". Raid dell'esercito di Tel Aviv nella Striscia di Gaza: due morti.

GERUSALEMME - Il 67% degli israeliani è favorevole a un accordo di pace con i palestinesi. È quanto emerge da una recente inchiesta elaborata dall'Istituto Dahaf, commissionata dal Centro per la pace sotto la guida di Danny Abraham. Tuttavia, nella Striscia di Gaza continuano gli scontri fra i due fronti: oggi sono morti due palestinesi in uno scontro a fuoco fra l'esercito di Tel Aviv ed estremisti islamici.
L'inchiesta - pubblicata dall'organizzazione "Pace adesso" - è intitolata "Posizione del pubblico israeliano e della leadership politica (MKs), in merito a un possibile accordo di pace" ed è incentrata su un possibile accordo permanente con i palestinesi, sulla base dei punti delineati nell'accordo di Ayalon-Nusseibeh e dell'iniziativa di Ginevra (Due Stati per due Popoli).
I punti dell'accordo, oggetto del sondaggio, sono i seguenti: la soluzione relativa ai due Stati (Israele - Stato ebraico e Stato palestinese); il solo rientro dei rifugiati in Palestina; demilitarizzazione dello Stato palestinese; scambio di territorio con un ritorno agli anni precedenti la guerra del '67; divisione di Gerusalemme in una zona ebraica per Israele e una araba per la Palestina; la Città Vecchia sotto una gestione comune, con una sovranità di entrambi i fronti e la supervisione degli Stati Uniti.
In base ai punti proposti all'opinione pubblica, il 67% degli israeliani - di cui il 63% ebraici - è favorevole a questo tipo di accordo. Fra gli elettori del Likud e di Lieberman alle politiche del 2009, il 50% degli intervistati sostiene l'accordo. Diverso il rapporto nell'elettorato del partito israeliano ultraortodosso Shas, con il 42% favorevole e il 55% contrario.
Quanti hanno votato contro la soluzione proposta nell'inchiesta affermano di "non credere" al rispetto degli obblighi da parte del fronte palestinese e, in minor misura, perché non vogliono "la nascita di uno Stato palestinese". Per ultimo, ma in percentuali molto base, il fatto che "Gerusalemme deve essere [e rimanere] interamente israeliana".
La ricerca mostra infine che la Knesset, il Parlamento israeliano, mantiene una posizione molto più intransigente verso la sponda palestinese rispetto all'opinione pubblica israeliana.

(AsiaNews, 13 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Festa del libro ebraico in Italia

Ferrara 17-21 aprile 2010

"Essere ebrei in Italia, tre generazioni a confronto" è uno dei più singolari appuntamenti della prima Festa del libro ebraico in Italia, proposta dal 17 al 21 aprile, a Ferrara dal MEIS - Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Provincia e del Comune di Ferrara e dell'Unione delle Comunità Ebraiche in Italia e con il supporto organizzativo di Ferrara Fiere.
Epicentro della manifestazione l'ex Convento di San Paolo, dove sarà allestita la più grande libreria specializzata il libri di e sugli ebrei. Ma incontri, confronti, iniziative e itinerari coinvolgeranno tutto il cuore storico della città estense.
Questi incontri tra diverse generazioni familiari è stato pensato prevalentemente (ma non solo) per le scuole.
La scuola è dedicata a trasmettere il sapere alle nuove generazioni. In molti casi - tutti lo riconoscono - è più efficace quando è in grado di trasmettere anche esperienze.
Sulla base di queste semplici considerazioni si è pensato di far incontrare un gruppo di studenti delle superiori con ebrei ed ebree di tre diverse generazioni. Essi comunicheranno cosa ha significato e cosa significa per loro essere ebrei nel nostro paese: il grande spartiacque è, a tutt'oggi, essere nati prima o dopo la seconda guerra mondiale. Non va dimenticato che gli studenti dei nostri anni sono tra gli ultimi a poter ascoltare, dal vivo, la voce di coloro che nel 1938 furono allontanati dalla scuola a causa delle leggi razziali e a partire dal 1943 si dovettero nascondere o espatriare per non essere deportati.
Lunedì 19 aprile ci sarà Amos Luzzatto, già presidente della Unione delle Comunità ebraiche italiane; accanto a lui un padre e un figlio: Daniel e Shulim Vogelmanm. Luzzatto ebbe l'esperienza singolare di frequentare le scuola in quella che allora era la Palestina sotto mandato britannico. Stette là fin dopo la guerra, tornato in Italia divenne medico e grande esperto di ebraismo. Daniel Vogelmann nacque subito dopo la guerra da un reduce della Shoah, Schulim l'unico italiano presente nella Schindler's List. Shulim figlio di Daniel è stato a lungo in Israele, ora collabora con il padre alla guida della Giuntina (Firenze), la più qualificata casa editrice ebraica italiana.
Martedì 20 parlerà Alberta Levi Temin scampata per un nonnulla nel 1943 alla deportazione della Roma occupata dai nazisti. Di lei parla Rosetta Loy nel suo libro La parola ebreo. Dopo di lei prenderà la parola il noto giornalista e scrittore milanese Stefano Jesurum che farà come da anello di congiunzione verso la generazione più giovane rappresentata dalla storica romana Serena Di Nepi che, pur essendo solo trentenne, è già madre di tre figli.

(Notiziario Ucei, 13 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele torna ad accusare la Siria, invia gli scud a Hezbollah

GERUSALEMME, 13 apr - Israele torna a puntare il dito contro la Siria, accusandola di armare i militanti libanesi. ''La Siria dice di volere la pace mentre allo stesso tempo rifornisce di missili Scud gli Hezbollah, il cui unico scopo e' quello di minacciare lo Stato di Israele'', ha detto il presidente israeliano Simon Peres, parlando alla radio pubblica. ''La Siria pensa di non dover fare altro che lasciarsi corteggiare dal resto del mondo, dicendo una cosa e facendo l'opposto''. Peres ha rilasciato queste dichiarazioni poche ore prima della sua partenza per Parigi, dove incontrera' il presidente francese Nicolas Sarkozy, e dopo le notizie pubblicate su alcuni media arabi secondo le quali la Siria avrebbe inviato in Libano parte del suo arsenale missilistico. Un'accusa seccamente smentita da Damasco.
Secondo Tel Aviv, gli Hezbollah sarebbero in possesso di circa 40 mila Scud, con un significativo incremento rispetto ai 14 mila del 2006, quando Israele scateno' un conflitto durato 34 giorni e costato la vita a 1.200 libanesi, per la maggior parte civili e circa 160 soldati israeliani. Malgrado faccia parte della coalizione di governo che sostiene il filoamericano Saad Hariri in Libano, Hezbollah e' ancora considerata un'organizzazione terroristica da Washington, mentre Israele e' ancora ''tecnicamente'' in guerra con Siria e Libano.

(ASCA, 13 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele verso ok alla costruzione di sinagoga e scuola a Gerusalemme est

GERUSALEMME, 13 apr - Le autorita' israeliane intendono dare il loro via libera alla costruzione di una sinagoga e di una scuola nei territori occupati dai palestinesi a Gerusalemme est. Lo ha reso noto la radio dell'esercito.
L'area, da quanto ha riferito la radio, era stata presa dai palestinesi poco prima della pianificazione urbanistica del 1995.
Il progetto di costruzione nel quartiere di Gilo necessita ancora dell'approvazione finale della commissione urbanistica della citta', ma si tratta di una pura formalita', ha detto il responsabile Kobi Khalon, che e' anche vice sindaco.
''Dobbiamo agire con prudenza e responsabilita', Gerusalemme e' una citta' esplosiva'', ha aggiunto Kobi.

(ASCA, 13 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il maestro Barenboim
Israele nega un concerto Barenboim a Gaza

Il maestro avrebbe dovuto dirigere l'orchestra Divan

GERUSALEMME, 13 apr - Il governo israeliano ha respinto la richiesta del maestro Daniel Barenboim di dirigere a Gaza un concerto di musica 'per la pace'. Lo scrive il quotidiano 'Yediot Ahronot'. Barenboim avrebbe dovuto dirigere l'orchestra Divan, da lui fondata, che raccoglie musicisti israeliani, palestinesi, arabi e spagnoli. Israele ha spiegato che una manifestazione del genere non puo' avere luogo fintanto che a Gaza viene tenuto prigioniero Ghilad Shalit, catturato da Hamas nel giugno 2006.

(ANSA, 13 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La comunità italiana in Israele si raccoglie nel giorno della Shoà

Il 12 aprile 2010 e' stato ricordato in tutta Israele il giorno della Shoa', nel quale vengono ricordati e commemorati i sei milioni di ebrei uccisi dai nazisti; questo e' anche il giorno dell'anniversario della rivolta del Ghetto di Varsavia. La cerimonia ufficiale ha avuto inizio la vigilia, ieri sera, con una solenna cerimonia a Yad Vashem, il Mausoleo dell'Olocausto a Gerusalemme alla presenza delle massime autorita' dello Stato, e durante la giornata si sono tenute cerimonie commemorative nelle scuole, nei kibbuzim, moshavim , nelle universita' e al Parlamento israeliano (la Knesseth).
Anche la comunita' italiana in Israele , come e' oramai abitudine da diversi anni, si e' unita in memoria ed ha ricordato le vittime dall'Italia, e cioe' gli oltre ottomila ebrei che furono deportati dall'Italia e che non fecero piu' ritorno; a questi si devono aggiungere gli ebrei che furono uccisi e trucidati in Italia, e tra questi le vittime delle Fosse Ardeatine a Roma . La cerimonia ufficiale viene tenuta da diversi anni, nella sinagoga italiana di Gerusalemme (Sinagoga di Conegliano Veneto) , ove vengono letti, nell'arco della giornata tutti i nomi delle vittime, e cio' basandosi sul Libro della Memoria della dott.ssa Liliana Picciotto , " gli Ebrei deportati dall'Italia (1943-1945)" edito da Mursia. Presente, nell'arco della giornata, un folto pubblico, che si e' alternato nella lettura dei nominativi. All'inizio della cerimonia ha presenziato il Console Generale d'Italia a Gerusalemme dott. Luciano Pezzotti, accompagnato dal Console aggiunto Francesco Santillo; alla cerimonia a Gerusalemme ha presenziato nell'arco della giornata anche l'Ambasciatore d'Italia in Israele dott. Luigi Mattiolo accompagnato dalla consorte. Presenti nella sinagoga turisti dall'Italia che si sono voluti unire in comune ricordo con la comunita' locale.
Cerimonia simile si e' tenuta contemporaneamente nella sinagoga italiana di Ramat Gan (sinagoga Ovadia da Bertinoro) , nei pressi di Tel Aviv, ove ha presenziato, oltre alla comunita' dei connazionali residenti nella zona centrale del paese, anche l'Ambasciatore d'Italia in Israele Luigi Mattiolo , accompagnato dalla consorte.
Presenti alle cerimonie i rappresentanti dell'Associazione Immigrati dall'Italia, del Comites, della Dante Alighieri , della Hevrat Yehudei Italia, del FAIB e della Fondazione Raffaele Cantoni.
A tutti i presenti e' stata offerta una copia della pubblicazione edita dalla Provincia di Roma per la memoria dal titolo " Giuseppe Di Porto - La rivincita del bene", una testimonianza inedita di un sopravvisuto ad Auschwitz; questa pubblicazione per l'appunto e' stata pubblicata nella collana dei Quaderni della Provincia di Roma.
Questa cerimonia, organizzata da tutte le istituzioni italiane operanti in Israele, si viene ad aggiungere alle diverse manifestazioni del Giorno della Memoria (27 gennaio) che vengono organizzate dall'Ambasciata d'Italia e quella del 16 ottobre , che viene organizzata dalle organizzazioni italiane in collaborazione con Yad Vashem.
(Uff. Stampa Com.It.Es. Tel Aviv - Israele)

(politicamentecorretto.com, 13 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il Tempio ebraico s'illumina. Cambia lo skyline fiorentino

Sotto la cupola nascerà il museo della Memoria. I lavori alla sinagoga sono iniziati nel 1995 e hanno interessato non solo l'esterno. Il degrado era tale che sul tetto erano cresciuti un fico e un pioppo.

di Mara Amorevoli

La sinagoga di Firenze
Oltre al Duomo, a Palazzo Vecchio con la Torre di Arnolfo e a Santa Croce, da dopo domani lo sky line notturno di Firenze avrà un altro importante edificio storico illuminato: la cupola di rame verde e le quattro facciate del Tempio ebraico. Un nuovo punto che si proietta sul cielo della città, accanto alla cupola rossa di mattoni di Brunelleschi, simbolo della cristianità con la basilica di Santa Croce e Santa Maria Novella, vicina alla Torre di Arnolfo, la casa del potere, e che ora emerge, grazie alla nuova illuminazione, rendendo ancor più visibile con la sua cupola e architettura orientaleggiante, quell'antica appartenenza a Firenze della storia della comunità ebraica.
    Una nuova luce che segna l'intreccio e la compresenza di culti, religioni e culture, e che sigla anche la fine del lungo restauro che ha interessato tutto il Tempio ebraico dal 1995 da oggi. Gli interventi hanno interessato non solo le coperture esterne, il recupero delle facciate in travertino bianco di Colle Val d'Elsa e in pietra in pomato rosa di Assisi (un richiamo all pietra rosa di Gerusalemme), ma anche gli interni, decori, impianti e arredi. "Erano 128 anni, dalla data della costruzione della sinagoga progettata nel 1874 da Marco Treves, Mariano Falcini e Vincenzo Micheli e terminata nel 1882, che non veniva effettuato un recupero così radicale del complesso - spiega Carlo Funaro, presidente dell'Opera del Tempio ebraico - A parte le ricostruzioni delle navate distrutte dai tedeschi nel '44, e i lavori di parziale ripristino effettuati dopo l'alluvione del '66".
    Dopo le revisioni e i monitoraggi iniziati nel 1995, nel 2000 sono stati fatti i primi interventi urgenti sulle coperture, per impedire le infiltrazioni d'acqua. "Il degrado era tale che sui tetti erano cresciuti fino ad 1 metro e mezzo un albero di fico e un pioppo - racconta Funaro - Abbiamo rifatto tutta la copertura in rame delle cupola, donata da Kme-Europa Metalli e le nuove tegole in cotto dell'Impruneta, sono stati poi restaurati tutti i decori floreali delle pareti interne, gli arredi scultorei, le vetrate e gli elementi architettonici". Nel corso dei lavori sono emerse alcune novità: una grande sala tra la cupola esterna e quella interna alta 14 metri e con il diametro di 17 metri, "uno spazio che in futuro vorremo adibire a "Mausoleo della Memoria", proiettando sulle pareti i nomi dei deportati toscani e delle vittime italiane dell'Olocausto" precisa Funaro, spiegando che è in corso di studio il progetto per la scala di accesso alla sala da una finestra del tamburo. Un'altra sorpresa è stata scoprire nell'armadio sacro, dietro alle "tavole della Legge" le scritte con i nomi di tutti gli artigiani, i muratori, gli imbianchini e i decoratori che hanno lavorato alla costruzione della sinagoga.
    Un recupero complessivo che nel 2007 ha visto il rinnovamento e l'ampliamento del Museo al primo e secondo piano, in cui oltre agli oggetti sacri (come un grande bacile d'argento del '600), agli arredi di devozione domestica e delle feste donati dalle famiglie ebree fiorentine, si trovano gli archivi con i documenti sulle leggi razziali del '38, su deportazioni e persecuzioni nei campi di concentramento. "Il monumento ha riacquistato i sui caratteri originari ottocenteschi, grazie anche al recupero delle lampade, delle tappezzerie delle poltrone del matroneo, prima in crine di cavallo tessuto, e ora in cotone donato da Ferragamo, alle vetrate e ai decori originali perfettamente ripresi" conclude Funaro, annunciando le celebrazioni di giovedì prossimo (ore 18.30) a cui parteciperanno il sindaco Matteo Renzi, il rabbino capo Joseph Levi, il presidente del comunità Daniela Misul, i responsabili della Regione Toscana, che ha finanziato con 1.375.000 euro i lavori, insieme a Ente Cassa, Monte dei Paschi, Palazzo Vecchio, World Monumets Fund, Stato e Comunità ebraica, per un totale di 2.680.000 euro.

(la Repubblica Firenze, 13 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

«Ridicola successione di dichiarazioni e di smentite»

"La più bieca propaganda antisemita", così il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna, definisce le presunte dichiarazioni del Vescovo Emerito di Grosseto monsignor Babini. "Stiamo assistendo a una ridicola successione di dichiarazioni e di successive smentite che non è più tollerabile. Si rischia di perdere la pazienza", ha affermato dal canto suo il presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici. Ma Gattegna ha voluto anche sottolineare e ricordare che tali affermazioni "non sono in linea con le tradizionali posizioni della chiesa cattolica di rispetto e amicizia con il popolo ebraico". "Nel prendere atto della successiva smentita, le Comunità ebraiche si augurano - spiega ancora Gattegna - che le gerarchie ecclesiastiche e gli organismi rappresentativi dell'episcopato italiano vogliano fare chiarezza sull'episodio, sulla confusione mediatica che ne è derivata e sulle eventuali responsabilità". Di dichiarazioni "gravi, insulse e offensive dell'intelligenza umana" ha invece parlato il Consigliere Ucei Gadi Polacco definendo l'accaduto "uno scivolone concettuale e di pessimo gusto che cade neanche a farlo apposta, alla vigilia delle celebrazioni del Giorno della Shoà". "Appare però in giornata la smentita di Babini - dice ancora il Consigliere - alla quale segue invece la conferma del sito Pontifex che dichiara di avere anche i nastri delle dichiarazioni e a questo punto - invita a riflettere Polacco - chi è che complotta veramente?". "Se lo scopo è quello di distrarre l'opinione pubblica dalle responsabilità di alcuni e isolati casi di presunta pedofilia, cavalcando gli stereotipi più retrivi dell'antisemitismo cattolico preconciliare - ha spiegato invece Pacifici - auspichiamo oggi più che mai lo spirito che ha accompagnato, con forte emozione, la visita di Benedetto XVI in sinagoga. Una visita che riteniamo utile alla società civile tutta nello spirito del dialogo e del confronto fra 'fratelli'". Il presidente della Comunità Ebraica romana ha poi ringraziato il portavoce della sala stampa vaticana, padre Lombardi, per "lo sforzo profuso in queste settimane nel ricucire questi constanti strappi e che ci fa guardare al futuro con ottimismo. Ci appelliamo però ai vescovi italiani tutti a una presa di posizione inequivocabile che chiarisca quale è il loro pensiero e la loro considerazione del mondo ebraico al di là della tormentosa e complicata vicenda che sta vivendo il vaticano a causa delle accuse di queste settimane".

(Notiziario Ucei, 12 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

«Che ci sia un’epidemia?»

di Anna Foa

Molti anni fa, feci una lezione di aggiornamento sulla storia degli ebrei agli insegnanti di religione della diocesi di Napoli. Un enorme anfiteatro pieno di docenti attentissimi, un monsignore, l'organizzatore del corso, seduto accanto a me. Alla fine, dopo molte domande, un professore chiese dal fondo: "Ma se gli ebrei hanno subito tutte queste persecuzioni, non ci sarà la mano di Dio?". Il monsignore accanto a me si agitò sulla sedia come se fosse diventata incandescente e poi mi sussurrò all'orecchio: "Non si preoccupi, lo teniamo d'occhio, ma non possiamo licenziarlo, tiene famiglia!" Ecco, immagino che il vescovo emerito di Grosseto, monsignor Babini, che ha fatto al blog Pontifex dichiarazioni decisamente antisemite, non tenga famiglia, ma data la rapidità della smentita, e il suo tono chiaramente farina del sacco della Santa Sede, evidentemente lo si tiene d'occhio lo stesso. Certo, dopo che i buoi sono già scappati dalla stalla. Le sue dichiarazioni erano così folli che, più che scomodare l'antisemitismo, bisognava forse pensare a qualche problema d'età o di testa. Ma intanto sabato, sullo stesso blog, il vescovo emerito di Foligno, monsognor Arduino Bertoldo, ribadisce il concetto: gli ebrei sono deicidi, nemici della Chiesa, e si sentono sempre il popolo eletto. Che si convertano e la piantino. Che ci sia un'epidemia?

(Notiziario Ucei, 12 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Appello dalla Terra Santa: ridare speranza ai palestinesi cristiani

In anteprima per l'Italia, viene presentato oggi pomeriggio a Verona l'appello dei cristiani di Terra Santa "Kairos Palestina", frutto di un lungo lavoro delle Chiese cristiane per rispondere alla situazione sempre più drammatica in cui versa la regione mediorientale. Alla conferenza di presentazione dell'iniziativa, promossa da Pax Christi e Tavolo Terra Santa, intervengono padre Raed Abushalia, parroco a Taybeh, cittadina tra Gerusalemme e Ramallah, e Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana. Al microfono di Giada Aquilino, padre Raed Abushalia spiega cos'è "Kairos Palestina"...

(Radio Vaticana, 12 aprile 2010)


Per capire, se ancora non fosse chiaro, da che parte sta il Vaticano nella questione che riguarda la "regione mediorientale". Si parla di "Terra Santa" e di "Palestina", e non si nomina mai Israele. Ma in compenso si parla di "muro di separazione" e di "regime di apartheid".

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele si ferma in ricordo della Shoah

Nella giornata che commemora le vittime dell'antisemitismo previste solenni cerimonie in scuole, sinagoghe, e musei

GERUSALEMME - Al suono delle sirene gli israeliani hanno sospeso stamane ogni attività per due minuti di raccoglimento in ricordo delle vittime delle persecuzioni naziste. Da ieri sera il Paese è a lutto. Oggi sono previste cerimonie solenni in tutti gli istituti scolastici, nelle sinagoghe e nei musei del Paese che conservano le testimonianze della Shoah. Alla Knesset (parlamento) vengono letti i nomi delle vittime dei nazisti.
In Israele la Giornata della Shoah viene celebrata otto giorni prima della Giornata dell'Indipendenza. In base al calendario lunare ebraico, quest'ultima ricorrenza sarà festeggiata il 20 aprile.
Ieri, in una cerimonia svoltasi al Museo dell'Olocausto Yad va-Shem di Gerusalemme, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha lanciato un appello ai «Paesi illuminati» affinchè condannino con decisione l'Iran per le sue minacce di distruzione dello Stato ebraico e affinchè sventino i suoi progetti nucleari.
Anche il Capo dello Stato Shimon Peres ha sostenuto che è obbligo delle Nazioni Unite dedicare la massima attenzione «alle minacce di distruzione di Israele» che giungono dall'Iran. Un rapporto di un istituto di ricerca dell'Università di Tel Aviv ha messo in guardia che gli attacchi antisemiti hanno segnato un'impennata nel 2009, anche in concomitanza con la Operazione Piombo Fuso condotta a Gaza dall'esercito israeliano contro Hamas.
Oggi la stampa israeliana dedica grande attenzione alle elezioni svoltesi in Ungheria dove - titola allarmato il quotidiano Haaretz - «il partito della destra antisemita è divenuto la terza forza politica del Paese». Rilievo viene dato inoltre in questo contesto alle controverse dichiarazioni di tono antisemita (tra l'altro: «Una vergogna ma ebrei strozzarono Germania») attribuite al vescovo di Grosseto Giacomo Babini, che sono state poi smentite dall'interessato.

(La Stampa, 12 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Haaretz, niente piu' autorizzazioni per nuove case a Gerusalemme

GERUSALEMME, 12 apr. - Da piu' di un mese ogni nuova costruzione e' di fatto bloccata a Gerusalemme, in seguito alla crisi diplomatica scoppiata con gli Stati Uniti sull'annuncio di nuove abitazioni nella parte est della citta' santa. Lo scrive il quotidiano Haaretz, spiegando che il comitato distrettuale per la Pianificazione e l'Edilizia ha ricevuto precise istruzioni in proposito per evitare ad Israele nuovi imbarazzi come quello occorso durante la visita del vice presidente americano Joe Biden. A quanto si legge, la presidente del comitato, Ruth Yosef, non firma nemmeno i progetti gia' approvati, il comitato non si riunisce da un mese e le prossime riunioni sono state cancellate. Quando gli architetti chiedono spiegazioni, gli viene risposto che e' a causa del presidente americano Barack Obama. Il blocco coinvolge tutta Gerusalemme, comprese le costruzioni per gli arabi. Vanno avanti solo i progetti minori per i quali basta l'approvazione del comitato di pianificazione locale. L'ufficio del primo ministro israeliano ha diffuso una nota spiegando che la politica edilizia a Gerusalemme "non e' cambiata". Tuttavia, si legge ancora "dopo l'incidente occorso al momento della visita in Israele del vice presidente americano Joe Biden, stiamo mettendo a punto una procedura per assicurare che questi incidenti non si ripetano".

(Adnkronos, 12 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Terrorista di Hamas arriva in Germania da Guantanamo

Ayman al-Shurafa
Secondo il giornale tedesco Bild, il terrorista di Hamas, il palestinese Ayman al-Shurafa, detenuto di Guantanamo numero 331, addestrato in un campo afgano ed arruolatosi nella guerra santa, arriverà probabilmente in Germania, forse ad Amburgo.
Insieme a lui altri due reclusi nel carcere-lager, un siriano ed un altro palestinese che erano stati fatti prigionieri in Afghanistan dai soldati americani nel 2001 e nel 2002.
Racconta ancora l'altro giornale tedesco Spiegel che a metà marzo una delegazione tedesca di esperti del ministero degli interni avrebbe incontrato i detenuti candidati al trasferimento in Germania per un colloquio diretto.
I funzionari ministeriali avrebbero così voluto farsi un quadro delle personalità dei reclusi per prevedere gli eventuali rischi collegati alla loro eventuale detenzione nelle carceri nazionali: in base al loro parere il ministro degli interni tedesco Thomas de Maiziere (CDU), concorde col ministro degli esteri Guido Westerwelle (FDP) e con l'ufficio del cancelliere, prenderà una decisione che renderà pubblica nel corso della conferenza che si terrà nel prossimo maggio.
Thomas de Maiziere, riporta l'agenzia di stampa Reuters, sarebbe propenso ad accettare i detenuti del carcere statunitense contrariamente agli altri politici dell'unione. Inoltre, molte regioni della federazione tedesca avrebbero rifiutato di ospitare gli occupanti del carcere di Guantanamo e solo ad Amburgo ci sarebbe la possibilità di una sistemazione.

(Blitz quotidiano, 12 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Giardino dei Giusti, sei nuovi «eroi»

Dalla studentessa Neda al console Zamboni, altri alberi sul Monte Stella, simboli del coraggio universale.

di Antonio Ferrari

MILANO - Nella corsa a ostacoli, dove gli ostacoli da superare sono i silenzi, le convenienze e le rassicuranti tenaglie dell'appartenenza ideologica o politica, c'è chi resiste ed è comunque capace di tagliare il traguardo. Sarebbe normale. Invece occorre coraggio. E' quello dimostrato dall'Associazione del Giardino dei Giusti, che oggi aggiunge una stella al suo già luminoso pedigree. Altri sei alberi, nel nome di altrettanti «giusti» sono stati piantati sul Montestella di Milano, lunedì mattina. Una donna, la russa Anna Politovskaja, vittima del proprio audace e temerario lavoro di giornalista che indagava sulle oligarchie del suo paese e sui loro crimini, fu tra le prescelte l'anno scorso. Una donna, la studentessa iraniana Neda Agha-Soltan, martire della resistenza morale di un popolo contro la dittatura, è stata scelta quest'anno, quasi ad indicare la preziosa continuità dei simboli del coraggio universale. Neda, che avrà un albero come Vassiilj Grossman, Mark Edelman, Guelfo Zamboni, Enrico Calamai, Giacomo Gorrini, è caduta il 20 giugno dell'anno scorso: vittima della violenza più ottusa, e oggi diventata l'icona stessa della resistenza. Un'icona globale e invincibile, regina dei blog e dei social-network, che la furia cieca del regime di Ahmadinejad non è riuscita a scalfire, e neppure ad oscurare. Milano la celebra, con il contributo prezioso del Comune e in particolare del sindaco Letizia Moratti, ma sarebbe limitativo pensare che tutto si sia svolto senza ostacoli.

OSTACOLI E BUROCRAZIA - Ci sono stati, eccome, a dimostrazione del fatto che le vittime dei regimi totalitari non sono tutte uguali, come sarebbe giusto ritenere. Il fidanzato di Neda, il dissidente iraniano Caspian Makan, arrestato dopo l'assassinio della ragazza, una volta uscito dal carcere di Teheran è riuscito a fuggire in Canada. Da là, Caspian si è assunto il compito di propagandare il messaggio di Neda, pur essendo contestato da alcuni rappresentanti dell'Onda verde, contenitore principe del dissenso iraniano. Il giovane è stato invitato a parlare alla Commissione esteri del Senato italiano; da Roma è partito per Israele, dove è stato ricevuto dal presidente Shimon Peres. Grave affronto per il regime di Teheran. Il fidanzato di Neda è poi rientrato in Canada. E qui è stato raggiunto dalla telefonata del presidente di Gariwo (il Comitato dei Giusti) Gabriele Nissim, che lo ha invitato a Milano. Proposta accettata con gioia. Solo che c'era il problema di un nuovo visto italiano. Il nostro consolato a Toronto ha risposto burocraticamente che non c'erano i tempi tecnici. Facendo però sapere sottovoce che, se il ministero avesse voluto, tutti gli ostacoli sarebbero stati superati. Anche il sindaco Moratti si è rivolta alla Farnesina. Risultato: Caspian Makan oggi non era a Milano. Tempi troppo stretti, naturalmente. Chiariamo: Caspian sarà pure un personaggio discusso. Ma che nessuno osi toccarci Neda, per favore!

(Corriere della Sera, 12 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cucina fusion con gli ebrei della diaspora

CASALE MONFERRATO - Chi ha inventato la cucina fusion ultima tendenza della moda culinaria? Semplice gli ebrei della diaspora. La considerazione emersa dall'ultima conferenza di Roberto Robotti dedicata alla cucina ebraica tra Casale e Mantova alla Comunità Ebraica può sembrare provocatoria, ma se si pensa ad un matrimonio magari tra famiglie di comunità ebraiche diverse si ha subito una tale e tanta varietà di sapori mischiati insieme da anticipare qualsiasi deriva culinaria.
Una riflessione che fa assomigliare l'appassionante corso di cucina tenuto da questo esperto di tradizioni, sempre di più alla musica che abbiamo ascoltato tante volte in Sinagoga. Come per le note viene da pensare che non esiste una vera e propria cucina ebraica, ma piuttosto una serie di tradizioni tutte da rispettare perchè il cibo si adatto (Kasher) alla consumazione (e Robotti si è dilungato molto su quelle della Pasqua appena trascorsa). Una volta fatto i conti con le regole il gusto varia su una base comune. Prendiamo ad esempio la melanzana, protagonista di questo incontro. Fatta a 'lasagna' con i pani azzimi imbevuti nel brodo è tutta un'altra cosa, e se ci aggiungiamo i pinoli (molto usati nella cucina ebraica) la ricetta acquista una carattere mediterraneo, ma se i pinoli sono abbinati alle erbe ecco che ritorna ad essere qualcosa di più padano. E allora la melanzana al cioccolato tipica della cucina amalfitana che Robotti propone come dolce che cos'è? Il pubblico che ha riempito la sala conferenze non ha dubbi: è buona anzi buonissima come del resto tutti gli altri piatti in degustazione. Come per la musica infondo anche per la cucina sono i sensi ad avere l'ultima parola.

(Il Monferrato, 12 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Da un sito pro Hamas

Barghouthi: la resistenza nonviolenta è il mezzo più efficace contro il regime israeliano.

Mustafa Barghouthi
RAMALLAH - Il parlamentare palestinese, Segretario generale del partito di "Iniziativa Nazionale Palestinese", Mustafa Barghouthi, ha affermato che la resistenza non-violenta e popolare è il mezzo più efficace di resistenza in Palestina, contro il regime di apartheid israeliano.
Barghouthi ha affermato che le proteste non-violente contro il muro di annessione, contro gli insediamenti e le violazioni israeliane (e in particolare la protesta nei villaggi di Bil'in e Ni'lin, vicino alla città centrale di Ramallah, in Cisgiordania), continueranno nonostante la decisione israeliana di dichiarare i due villaggi zone militari chiuse per la quarta settimana consecutiva.
Egli ha ribadito che le violazioni da parte di Israele e il rapimento di attivisti per la pace non saranno in grado di fermare la lotta non-violenta contro l'occupazione illecita.
Ha inoltre aggiunto che la resistenza non violenta a Bil'in, a Ni'lin, a Nabi Saleh, ad Al Ma'sara, a Hebron, a Gerusalemme, a Beit Jala, a Iraq-Burin e Dir Estiain (ma anche in altre aree) è in continuo aumento: un'ulteriore testimonianza di sostegno, nonostante l'uso eccessivo della forza da parte di Israele.
Infine, Barghouthi ha salutato i palestinesi e gli attivisti per la pace internazionale, che si oppongono all'occupazione, agli insediamenti e al muro nei territori palestinesi occupati.

(Infopal, 12 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: giornalisti nel mirino, la stampa isola Haaretz

Per documenti militari svelati su presunti abusi nei territori di Tel Aviv

TEL AVIV, 11 APR - Il quotidiano liberal israeliano Haaretz è oggetto di aspri attacchi da parte degli altri quotidiani israeliani per il sostegno garantito a un suo giornalista sospettato di custodire duemila documenti dell'esercito asseritamente ottenuti da una ex soldatessa impiegata fino al 2007 nel Comando militare della Cisgiordania. Documenti sulla cui base Haaretz ha denunciato presunti abusi di Israele nei Territori palestinesi. Il giornalista in questione, Uri Blau, si trova in Gran Bretagna. La ex soldatessa Anat Kam, diventata nel frattempo a sua volta giornalista, è agli arresti domiciliari a Tel Aviv e il processo nei suoi confronti si aprirà a giorni. Proprio sulla base di documenti inoltratigli dalla Kam, Blau pubblicò nel 2008 su Haaretz un servizio in cui accusava i vertici militari di aver ignorato le limitazioni imposte loro dalla Corte Suprema nella cattura di palestinesi sospettati di terrorismo. Maariv pubblica una caricatura titolata "Aumento delle tirature", che mostra sei nemici giurati di Israele - Muammar Gheddafi, Osama bin Laden, Hassan Nasrallah, Mahmud Ahmadinejad, Bashir Al Assad e Ismail Haniyeh - tutti compiaciuti nella lettura di Haaretz. In un commento un analista di Maariv sostiene che "ormai Haaretz è sempre pronto a combattere contro quanto abbia sapore di sionismo o di ebraismo". Aperto biasimo nei confronti di Haaretz viene manifestato anche dal quotidiano Yediot Ahronot, che collega la vicenda Kam-Blau a un intervento su Facebook del vicedirettore di Haaretz, Uri Tuval, che ha bollato come "fascista" la madre di un ufficiale-colono ucciso due settimane fa da Hamas presso Gaza. Tuval è stato poi costretto a scusarsi per quelle osservazioni. Venti ostili a Haaretz spirano peraltro anche alla Knesset, il Parlamento, dove deputati nazionalisti invocano misure punitive "almeno fino a quando il giornale non costringerà il reporter Blau a tornare in Israele e a consegnare i documenti". Haaretz respinge però con foga questi attacchi e oggi, in prima pagina, ingaggia una nuova battaglia pubblica, rivelando che in Cisgiordania decine di migliaia di palestinesi rischiano l'espulsione in virtù di nuovi decreti.

(ANSA, 11 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il ricordo di Primo Levi e di tanti altri deportati

La storia degli ebrei libici di nazionalità inglese di Castelnovo ne' Monti. Tenere vivi la memoria e il ricordo perché quel che è accaduto non si ripeta. Lo scrittore, segnato dalla terribile esperienza del lager: "C'è Auschwitz, quindi non c'è Dio".

di Cinzia Formentini

Primo Levi
L'undici aprile del 1987 moriva Primo Levi. Lo scrittore di origini ebree conosciuto in tutto il mondo aveva vissuto in prima persona la terribile e devastante esperienza dei lager. Era salito sul trasporto che lo condusse ad Auschwitz il 22 febbraio 1944, dove venne registrato con il numero 174517. Era partito dal campo di Fossoli, nel modenese, dove era internato. Qui la storia si intreccia con storie di deportazione locale, come quella degli ebrei partiti presenti in quei giorni a Castelnovo ne' Monti. Dallo stesso campo di Fossoli erano infatti partiti soltanto tre giorni prima gli ebrei libici prelevati nel capoluogo montano dai fascisti della Guardia nazionale repubblicana (repubblichina) l'8 dicembre 1943. Il dottor Pasquale Marconi, allora commissario prefettizio del paese, si oppose con ogni mezzo, ma inutilmente. Si precipitò in piazza dove li stavano caricando, protestò violentemente, abbracciò e baciò tutti gli ebrei in partenza. Per questa sua opposizione egli venne destituito dalla carica con la motivazione "di atteggiamento inopportuno nei riguardi degli ebrei" (dal "Solco fascista" del 14 dicembre 1943).
Erano in maggioranza vecchi, donne e bambini e una donna incinta, Giulia Rubin, che partorirà il suo sesto figlio all'ospedale di Carpi. Verranno entrambi deportati a maggio. I libici, cittadini inglesi, così come gli ebrei di nazionalità neutrale, britannica, americana o di paesi non occupati da tedeschi, vennero destinati a Bergen Belsen, in attesa di decisioni. Verranno poi scambiati con prigionieri di guerra e liberati nel novembre del '44. Primo Levi venne liberato ad Auschwitz nel 1945 dall'Armata rossa. Dei 650 ebrei partiti con il suo trasporto da Fossoli erano rimasti in venti.
L'orrore di Auschwitz l'aveva segnato per sempre. Rientrato in Italia scrisse. Se questo è un uomo è la sua opera di denuncia, dove raccontò l'orrore vissuto. Ci furono poi altri libri e anche premi prestigiosi. Ma Se questo è un uomo rimarrà il suo testamento. L'esperienza devastante dei lager l'aveva allontanato da ogni fede, tanto da portarlo a scrivere in appendice al libro: "C'è Auschwitz, quindi non c'è Dio".
Ricordare Primo Levi, la sua sofferenza, la sua denuncia, insieme alla sofferenza e al sacrificio di tutti i deportati può essere importante perché non ci siano mai più Auschwitz.

(Redacon, 11 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Turismo in Israele

di Sabrina Cottone

dall'inviato a Gerusalemme

«Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra e mi si attacchi la lingua al palato» piange il salmista. Eppure capita a molti di mettersi in viaggio tra Siria, Giordania, Egitto senza toccare la terra d'Israele. Un po' il timore di trovarsi in mezzo a una contesa millenaria e irrisolta, un po' l'idea che sia una destinazione per soli pellegrini desiderosi di sciamare da una basilica a un monastero senza nemmeno guardare il panorama dal finestrino.
Invece è meta ideale per un viaggio sereno e pensoso, con il vantaggio di concentrare tutto il desiderabile in un lembo di terra lungo quattrocentosettanta chilometri e largo al massimo centotrentacinque, che si può girare comodamente in macchina o anche in bus, per chi preferisce il piccolo lusso di lasciare ad altri la fatica di organizzare il grand tour.
A Nord, oltre la Galilea, le disputate alture del Golan sono luogo di riposo della mente e board watching, si guardano i confini con il Libano e con la Siria ripensando alle chiacchierate di Gesù con gli apostoli, alle conquiste di Mosè e Giosuè, alle campagne di Alessandro Magno, alla guerra dei Sei Giorni, quando Israele respinse l'offensiva siriana e invase le alture che l'Onu reclama ancora come territori occupati.
 Azienda vinicola sulle alture del Golan
Gli israeliani del Golan producono un ottimo vino kosher, lavorato solo da religiosi e mai di sabato. Un giro per le cantine merita certamente il viaggio, sia per degustare Pinot Nero e Merlot che fanno venire in mente il miracolo delle nozze nella vicina Cana, sia per vedere uno spaccato di storia in divenire. Nel 2009 il vino dei coloni offerto dalla missione israeliana alle Nazioni Unite fu al centro di un piccolo incidente diplomatico con la Siria.
Sull'Hermon in inverno si scia, ma per chi non se la sente
di osare tanto, le riserve dell'area sono adatte a vacanze nel verde più tranquille, dal semplice campeggio alle settimane a cavallo fino ai soggiorni in resort di lusso con terrazze private a poca distanza dalle piscine naturali di Meshushim.
I più preferiranno lasciarsi serenamente condurre sul pullman in giro per la Galilea, vero paradiso per chi ama la storia che parla nei paesaggi e nelle pietre e può vedere le tracce dei crociati a Akko e Saffed, il luogo dell'incarnazione di Gesù a Nazareth, la casa in cui ha vissuto a Cafarnao e località meno appariscenti come Tabgha, dove nel giro di pochi passi c'è la chiesa del Primato di Pietro e l'austero monastero delle benedettine sorto per ricordare la moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Saffed, la parte antica di Tzfat, nell'alta Galilea, è uno strano miscuglio di severi hassidim e fricchettoni new age, che vivono arrampicati tra i pendii verdi e l'aria pulita della città santa ebraica. Madonna in ricerca mistica è salita fin quassù per pregare sulla tomba di uno dei fondatori della Kabalah, ma gli studi iniziatici delle Sacre Scritture spesso si trasformano in formulette ai confini con la superstizione. I bei negozietti dall'aria chic, gestiti da religiosi ortodossi come da giovani dalle chiome lunghe e profane, vendono menorah e quadri dipinti con le parole dei salmi accanto a mani di Fatima e oggetti più o meno simili ai nostri scaramantici corni.
Tappa interessante è il parco archeologico di Beit Shean, l'antica e ben restaurata Skitopolis, capitale della Decapoli dopo la conquista di Pompeo nel 63 avanti Cristo, dove si può passeggiare tra il teatro romano, le strade, le terme, il tempio, incastonati tra gli alberi e il cielo. Secondo i dottori del Talmud «se il paradiso ha sede in Terra santa, Beit Shean ne è la porta d'ingresso».
C'è un morbo che da queste parti si chiama «sindrome del profeta», studiata già dai teologi del Cinquecento. Chi si bagna nel lago di Tiberiade, contempla le alture del monte Hermon o passeggia per le viuzze bianche di Gerusalemme, insomma chi si avventura sui passi di Gesù e dei profeti, viene colto da un appassionato desiderio di divino, che può degenerare in raptus di predicazione ai danni dei compagni di viaggio.
Nulla di cui preoccuparsi, almeno di solito. Per chi teme di esserne sopraffatto il rimedio è Tel Aviv, città di locali e divertimenti notturni fino all'alba.

(il Giornale, 11 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'insostenibile leggerezza di un weekend sul Mar Morto

Si dice morto, ma in realtà è molto vitale. Certo, nelle sue acque non sopravvive alcuna specie, ma per la straordinaria concentrazione di sali e la ricchezza di acque termali, di fanghi curativi, di ossigeno (il 10 % in più), di minerali diffusi nell'aria dalla continua evaporazione (soprattutto bromo, molto rilassante), l'area del Mar Morto è una specie di cocoon, una fonte dell'eterna giovinezza in cui riprendere energie.
Le sue proprietà sono conosciute da secoli. Già Cleopatra ne faceva uso e i Romani portavano in Italia le sue acque e i suoi sali. Immergersi nelle sue acque è un'esperienza unica, e non solo perché in questo liquido si può galleggiare come tappi di sughero o star seduti a leggere il giornale. La concentrazione di sale è 10 volte più alta di quella del Mar Mediterraneo, e sono 21 i minerali contenuti, tra cui magnesio, calcio, bromo e potassio. Tra questi, ben 12 sono quelli che non si trovano in alcun altro mare o oceano. Infine sono molti i benefici delle acque termali, che sgorgano da numerose fonti, e dei fanghi neri, una miscela omogenea di minerali e preziosi elementi organici.
La maggior parte degli alberghi si concentra nella zona di Ein-Bokek. Pur avendo un'accoglienza piuttosto basilare, hanno centri benessere che assicurano trattamenti all'avanguardia. Come quello dell'appena rinnovato hotel Hod Hamidbar, www.hodhotel.co.il. L'albergo conta su un'atmosfera elegantemente rilassata e la moderna Ma'ayan Spa. Qui oltre alla piscina d'acqua del Mar Morto e a quelle d'acqua sulfurea, per aumentare il relax ci sono anche jacuzzi, sauna finlandese, idroterapia e una ricca scelta di trattamenti. Anche il Lot Spa Hotel si affaccia sulla stessa spiaggia di sabbia fine, e ha una spa appena rinnovata, dove trovare bagno turco e sauna, piscine d'acqua del Mar Morto e sulfurea, e svariati trattamenti: molti sono legati al luogo come i fanghi e i bagni, ma non mancano massaggi più internazionali, www.lothotel.co.il. Al limitare del deserto, tra il Mar Morto e le montagne di Moab, la spa del Kibbutz Ein Gedi sfrutta un originale fenomeno, le sorgenti termali dalle particolari proprietà. Nella grande piscina mista e nelle sei più piccole, si galleggia nell'acqua mantenuta a 38o beneficiando della presenza di sali minerali e di bromo, che abbassa la pressione del sangue e calma il sistema nervoso. Ma il vero divertimento è spalmarsi con il fango che arriva direttamente dalla sorgente. Ricco di calcio, magnesio, potassio, sodio, zinco, ferro, zolfo, ha proprietà eccezionali per la pelle. In più, elimina tossine, migliora la circolazione e rinforza perfino i capelli, www.ngedi.com.
Ma questa è anche un'area ricca di antiche vestigia. Sulle alture vicine si affaccia a strapiombo la spettacolare fortezza di Masada, le cui possenti mura furono testimoni della più strenua resistenza degli Zeloti contro i Romani, e a Qumran ci sono le grotte dove furono trovati i famosi rotoli del Mar Morto, scritti dagli Esseni e oggi custoditi al Museo d'Israele, a Gerusalemme. Con Easy Israel, tre notti in mezza pensione all'Hotel Hod e due notti a Gerusalemme in B&B in hotel 4 stelle con noleggio auto e volo El Al a 1000 euro a persona, www.easy-israel.it.

(il Giornale, 11 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'unione fa la forza. Nel kibbutz la vacanza alternativa

dall'inviato a Lavi

Kibbutz Kerem Shalom
Venire in Israele e non visitare un kibbutz significa perdere uno dei capisaldi culturali oltre che sociologici dello Stato ebraico. Kibbutz è una parola che vuol dire raggruppamento e, nella sua forma più arcaica, risale ai primi insediamenti sionisti in Palestina allorché, sul lago di Tiberiade, nel 1909 venne fondata una comunità basata su rigide regole egualitaristiche e sul concetto di proprietà comune. Il motto fu «lavoro a favore della comunità»: ovvero, denaro ma servizi gratuiti dalla culla alla tomba e un sussidio basato sulle necessità individuali e il numero dei familiari. A importare questo modello furono soprattutto sionisti provenienti dalla Russia che vollero applicare alla lettera i dettami dell'ideologia di Marx, ovvero: «da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni». Un modello che nel secondo dopoguerra riscontrò il plauso dell'ambasciatore sovietico che dichiarò agli israeliani: «Bravi, con i kibbutz siete riusciti a realizzare un micro-Stato collettivo come neppure in Russia ha mai avuto luogo». Negli anni Settanta «chiesero asilo» alle comunità giovani da tutt'Europa e anche dall'America. E oggi, che cosa è rimasto di quel grande sogno? Visitare uno dei maggiori kibbutz contemporanei come il «Lavi» in Bassa Galilea fa più o meno lo stesso effetto di un grande villaggio turistico, anche perché la maggioranza delle 260 comunità ancora esistenti sul territorio di Israele poggia proprio sul turismo una parte consistente della propria economia, che si allarga all'industria manifatturiera, all'artigianato all'agricoltura. «I tempi delle ideologie sono finiti da tempo - spiega il direttore del Lavi Guido Sasson - come pure quelli dei compensi in natura e servizi. Oggi, affinché il kibbutz possa competere con il mercato, gli appartenenti alla comunità percepiscono uno stipendio e i giovani possono studiare fuori. C'è chi torna e chi decide di lasciare». Niente più marxismo dunque ma, sottolinea Sasson, un sano pragmatismo. Della formula originaria, è rimasta l'assemblea dei soci, organo supremo da cui si prendono le decisioni per tutta la comunità. «Oggi si viene in un kibbutz - continua Sasson - perché in fondo lo si può trovare conveniente: casa e lavoro assicurato per sempre e soprattutto assistenza gratuita ai figli per tutta la giornata lavorativa dei genitori. Ogni famiglia ha, il proprio appartamento che, se la famiglia cresce, può anche cambiare». A proposito di lavoro, il kibbutz oggi rappresenta forse l'unica realtà sociale dove un individuo, se lo desidera, può cambiare radicalmente tipo di lavoro più volte nella vita e senza rischi. E anche gli anziani, se sono in salute, possono continuare a lavorare per la comunità (ad esempio nella mensa o nella lavanderia) fino a quando ne hanno voglia e forza.

Come raggiungere e visitare il Paese
Viaggi personalizzati o di gruppo sono organizzati da Easy Israel, tour operator per viaggiatori interessati a un turismo culturale. Gli itinerari sono molto differenziati e spaziano nelle diverse aree del Paese. Tra i più gettonati Israele classico e il cammino di Mosè (tel. 011- 5634241, www.easy-israel.it). Tour inviduali da 1100 euro, di gruppo da 1400.
Con un contenuto più spirituale i viaggi di meditazione nel deserto di Israele organizzati dell'agenzia Duomo Viaggi di Milano (tel. 02-7259931, www.duomoviaggi.it). I prezzi variano da 1000 a 1500 euro la settimana.

(il Giornale, 11 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"Sulla pedofilia un attacco sionista". Ebrei contro Monsignor Babini

Il vescovo di Grosseto all'attacco: «Sono nemici naturali della Chiesa». La reazione: «La Cei lo condanni»

Giacomo Babini
TORINO - Lo scandalo pedofilia sui media non è altro che «un attacco sionista, vista la potenza e la raffinatezza: loro non vogliono la Chiesa, ne sono nemici naturali. In fondo, storicamente parlando, i giudei sono deicidi». Monsignor Giacomo Babini, vescovo di Grosseto, parla al sito Pontifex e attacca gli ebrei, facendo infuriare il Comitato Ebraico Americano che, in un comunicato ufficiale diffuso a New York, ha chiesto ai vescovi italiani di condannare immediatamente le dichiarazioni «antisemitiche» di Babini. Secondo il vescovo di Grosseto «la colpa» degli ebrei «fu tanto grave che Cristo premonizzò quello che sarebbe accaduto loro con il non piangete su di me, ma sui vostri figli».
Le frasi più forti sono però quelle pronunciate sulla Shoah. «L'olocausto fu una vergogna per l'intera umanità, ma adesso occorre guardare senza retorica e con occhi attenti. Non crediate che Hitler fosse solo pazzo- dice Monsignor Babini-. La verità è che il furore criminale nazista si scatenò per gli eccessi e le malversazioni economiche degli ebrei che strozzarono l'economia tedesca». Lo sfogo di Babini non risparmia neppure gli anglicani: «Di perdono ne abbiamo chiesti troppi e lo facciamo anche alla messa tutti i santi giorni. Pensino a farlo gli anglicani, tanto che molti di loro hanno deciso di passare al cattolicesimo, ora mi auguro che non ci imbarchiamo una bella dose di gay», dice.

(La Stampa, 11 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"Mai espresso giudizi antisemiti"

Il vescovo emerito di Grosseto, mons. Giacomo Babini, smentisce seccamente - attraverso un comunicato inviato dalla Cei - di aver mai espresso giudizi antisemiti, dai quali, anzi, prende le distanze. "In ordine ad alcune agenzie che mi attribuiscono dichiarazioni sui fratelli ebrei da me mai pronunciate, preciso - si legge nella nota firmata da mons. Babini diffusa dall'ufficio stampa dell'episcopato italiano - che in alcun modo ho espresso simili valutazioni e giudizi da cui prendo nettamente le distanze". "Rinnovo ai nostri fratelli maggiori nella fede la mia fraterna stima e piena vicinanza, in sintonia con il Magistero della Chiesa costantemente riaffermato dal Concilio Vaticano II in poi", aggiunge.

(TGCOM.it, 11 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Antisemitismo in aumento: 1.129 episodi nel 2009

Un rapporto curato dal Centro studi dell' Universita' di Tel Aviv nel 2009 segnala un netto aumento degli episodi di violenza a sfondo antisemita nel mondo. Da questa il mondo ebraico ricorda le vittime dell'Olocausto e' Yom ha Shoà Vegvurà, la "giornata della sciagura e dell'eroismo".

GERUSALEMME, 11-04-2010 - Un rapporto che segnala un netto aumento degli episodi di violenza nel mondo a sfondo antisemita e' stato divulgato oggi in Israele. Da questa sera nel mondo ebraico inizia Yom ha Shoà, il giorno dedicato alla memoria delle vittime e degli eroi dell'Olocausto.
Secondo il Rapporto, curato dal Centro studi dell' Universita' di Tel Aviv sull'antisemitismo e sul razzismo, nel 2009 sono stati registrati 1.129 episodi violenti di antisemitismo, il doppio di quelli avvenuti nel 2008 (559). Un apice e' stato registrato - secondo i curatori della ricerca - nel gennaio 2009, mentre a Gaza l'esercito israeliano era impegnato nella Operazione Piombo Fuso contro Hamas. Gli umori antisemiti, secondo questa ricerca, hanno avuto una espressione particolarmente significativa in Gran Bretagna (374 attacchi nel 2009, rispetto a 112 nel 2008), in Francia e in Canada.
"La potenza e il carattere dell'ondata iniziata nel gennaio 2009 - si afferma nel Rapporto - dimostrano che si e' in presenza di una organizzazione prestabilita da parte di attivisti della estrema sinistra e di immigranti musulmani".
Israele ricorda gli oltre sei milioni di ebrei sterminati dai nazisti otto giorni prima della sua giornata di indipendenza che quest' anno - secondo il calendario lunare ebraico - avra' luogo il 20 aprile.
La stampa israeliana dedica attenzione al rafforzamento in Ungheria di una forza politica di estrema destra antisemita e saluta con commozione la scomparsa del presidente polacco Lech Kaczynsky il quale al contrario - secondo diversi opinionisti - avrebbe lottato contro l'antisemitismo.

(RaiNews24, 11 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Tour degli imprenditori israeliani in provincia

Israele si interessa al territorio pontino.

Tredici tour operator istraeliani saranno ospiti della Camera di Commercio di Latina dall'11 al 14 aprile. Un'iniziativa frutto della collaborazione tra la Camera di Commercio di Latina e la Camera di Commercio Industria Istraele-Latina. «Saranno quattro giorni in cui faremo visitare la nostra provincia, mettendo al centro l'impresa - ha affermato Vincenzo Zottola, presidente della Camera di Commercio Latina - tra le richieste avanzate dagli agenti di turismo israeliani c'è quella di includere percorsi naturalistici, con passeggiate, trekking e possibilità di fare sport immersi nel verde, il tutto unito a percorsi eno-gastronomici. Vogliamo promuovere prodotti locali e chiudere contratti - ha affermato Filippo Ziccardi - abbiamo selezionato 65 imprese su tutto il territorio, di cui 32 verranno visionate dai nostri ospiti». Il tour partirà dal nord della provincia, con le città di fondazione di Latina, Pontinia e Sabaudia; passando dalla spiritualità di centri antichi come Sermoneta e Fossanova, per continuare verso sud, con Terracina, Formia, Sperlonga e San Felice. Il terzo giorno sarà anche il momento della visita alle isole ponziane, su esplicita richiesta dei tour operator. Dopo la visita del centro Coni di Formia, il tour si concluderà allo Yacht Med Festival di Gaeta.

(Il Tempo, 10 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele al femminile, scelta Sigalit Landau per la Biennale di Venezia 2011

Still da DeadSee, l'immagine più nota di Sigalit Landau
Una perfetta applicazione delle pari opportunità. Chissà quanto volutamente, ad applicarla è stato Israele, nel selezionare gli artisti chiamati a rappresentare lo stato alle ultime edizioni della Biennale di Venezia Arti Visive. Scegliendo uomini e donne, in perfetta alternanza.
Dal 2003, con la grande e apprezzatissima Michal Rovner, al 2005 con Guy Ben Ner, 2007 con Yehudit Sasportas, fino all'ultima edizione, con l'omaggio postumo a Rafi Lavie. Il 2011 era anno "femminile", e così sarà. Ad arrivare ai giardini sarà infatti Sigalit Landau, vincitrice nel 1995 del Wolf Fund Anselm Kiefer Prize e del Premio del Ministro della cultura di Israele.
Nel 2008 la Landau è stata protagonista di una personale curata da Klaus Biesenbach al MoMA di New York, che ha fatto conoscere al mondo le sue opere più famose, come il video DeadSee - nel quale lei stessa compare mentre galleggia in acqua in una spirale di cocomeri -, ed un altro nel quale si esibisce in un huula-hoop con del filo spinato.

(exibart, 10 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ma così l'America si mostra debole

di Fiamma Nirenstein

Che cosa commenta meglio la gigantesca ondata di cambiamento strategico cui Obama sta sottoponendo il mondo intero ispirandosi alla cultura del disarmo ricevuta con gratitudine e dedizione alla Columbia university? Fra le tante parole dette e scritte, il paradosso è che colpiscano (alla rovescia, si capisce) le parole di Ahmadinejad, presidente iraniano, che nella sua orrida aggressività, commentando l'annuncio della nuova strategia nucleare di Obama annunciata martedì, gli ha lanciato, mentre peraltro lo minacciava di rompergli i denti, un avvertimento: «Mr Obama - gli ha detto - sei nuovo in politica. Aspetta finché il sudore si asciuga e fai esperienza». Di certo il primo ministro iraniano cercava di spaventare Obama sull'ipotesi di nuove sanzioni ma, d'altra parte, la politica di Obama si sbraccia verso un premio Nobel che ha già ricevuto. L'elemento iraniano, cioè l'idea che le scelte di Obama fossero dirette soprattutto a creare una coalizione con Russia e Cina per affrontarlo, non è che un aspetto minore di un piano rivoluzionario che conta in questi giorni tappe fondamentali verso la sovversione del ruolo americano nel mondo.
    Martedì c'è stata la Nuclear Posture Review che stabiliva i limiti dell'uso americano dell'arma nucleare. Poi è venuto il trattato New Start, che riduce l'arsenale americano del 30 per cento. E ora 47 capi di Stato andranno la prossima settimana a Washington per un grande summit sulla sicurezza nucleare. Sulla stessa scia, avrà luogo la conferenza delle Nazioni Unite sul Trattato di non proliferazione (Npt), del cui uso deterrente Obama è un fervente sostenitore, come ha già dichiarato al New York Times, vantandosi di come gli Usa siano uno Stato osservante dell'Npt e di come invece l'Iran e la Corea del Nord si dovranno accorgere, loro che non se ne curano, che la politica di isolamento in cui si sono cacciati da soli li porterà ad arrendersi.
    È un'analisi molto ottimista. Nicolas Sarkozy per esempio non la vede così e per lui, come disse in risposta a Obama che aveva descritto il suo sogno di un mondo denuclearizzato, «viviamo in un mondo reale» e in questo mondo reale Corea del Nord e Iran rappresentano semplicemente non una variabile dipendente della politica di disarmo nucleare ma «due crisi nucleari di prima grandezza». Ed ecco fatto: Ahmadinejad ha annunciato proprio ieri che sta entrando in funzione una terza generazione di generatori atomici che produrranno arricchimento dieci volte maggiore di quello corrente. È logico che risponda così, e lo dice tutto il precedente comportamento in cui il suo unico sforzo è stato quello di aumentare gli sforzi di produzione nucleare, mentre Obama parlava, minacciava...
    Obama adesso ha promesso che non userà bombe atomiche contro Stati non nucleari che si comportano secondo l'Npt, anche se useranno armi chimiche o biologiche. Intanto, come osserva Claude Rossett su Forbes, è una spinta non piccola alla già potente produzione di armi, ormai orribili e potenti, di questo tipo; e poi alcuni Paesi come l'Iran, la Siria, la Corea del Nord, la Libia, non si sentiranno impaurite dal richiamo all'Npt; non se ne curano: la differenza è tutta fra chi è disponibile a usare la bomba atomica, e chi invece non lo è. Lo sono gli Stati canaglia che se ne fregano del valore della vita, della loro stessa popolazione, dell'eventualità della distruzione di un mondo cui essi non riconoscono valore se non nella prospettiva religiosa che ammette la strage di chi intralcia supposti programmi divini.
    Invece non lo sono i Paesi dediti alla prosperità e alla libertà, che amano la vita e i loro popoli, come gli Usa, Israele, i Paesi democratici. L'impegno di Obama non difende il mondo libero e intelligente, non ferma la proliferazione. Il Giappone, Taiwan, il Canada, la Corea del Sud non hanno voluto il nucleare perché si sono fidati dell'America. E ora? E in genere l'Npt non è mai stato un certificato: India e Pakistan ne sono fuori, e così Israele, la Corea del Nord invece è uscita ed entrata senza che questo avesse nessun effetto sul suo programma, l'Iran è membro del trattato!
    Veniamo allo Start Due: alla cerimonia di Praga si respirava un'aria antica, si festeggiava la fine della Guerra Fredda che non esiste più. Intanto passava di moda, silenziosamente, l'era della fiducia nel nuovo est europeo che, ancora impaurito dalla forza russa cerca l'ala delle democrazie americana e europea. E' quello Ceco, quello Georgiano, quello Polacco: una necessità per l'equilibrio mondiale e per la decenza di chi crede nella democrazia. L'abbraccio con i russi proprio a Praga, città dalla tragica memoria storica del comunismo, parlava di una svolta di Obama dai temi della democrazia occidentale che può stimolare appetiti incontrollabili. Il tema dei diritti umani non è mai stato così lontano dall'Est europeo, quanto invece fu vicino quando George Bush, nel giugno 2007, venne ad incontrarvi i dissidenti di tutto il mondo in una conferenza e li trattò, ne ho memoria personale, come membri della sua famiglia. Obama ha ignorato che il suo nuovo rapporto con la Russia agita molto i vicini sul tema della libertà. Non è passato molto tempo da quando Bush cancellò, al tempo della guerra in Georgia, un accordo per il nucleare civile in protesta contro i carri armati russi.
    Infine, la settimana prossima avrà luogo la discussione americana sulla sicurezza dal nucleare: Bibi Netanyahu ha annunciato che manderà il suo vice Dan Meridor per non dare soddisfazione all'agguato che gli preparano Turchia e Egitto per volgere tutta l'attenzione invece che sul rischio nucleare proveniente dai Paesi canaglia e dalle organizzazioni terroristiche sulla strada di procurarsi le famose "bombe sporche", sul supposto pericolo atomico che Israele comporta. Ma Israele comporta un pericolo proprio come gli USA di oggi, che dopo Nagasaki si sono guardati bene dal fare uso dell'atomica in Vietnam, o in Iraq, in Afghanistan… Israele è stato salvato dalla deterrenza atomica, ma è chiaro che non ci pensa nemmeno a farne un uso aggressivo. Ci sono invece Paesi che possono usare l'atomica e molti di loro stanno provando o intendono provare a costruirla. E questo è il problema, non quello di apparire molto buoni.
    
(il Giornale, 10 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cherasco: apertura e visite guidate alla locale Sinagoga

Sinagoga di Cherasco
La settecentesca Sinagoga di Cherasco (CN) apre le sue porte per visite guidate. I visitatori saranno accompagnati alla scoperta della storia, della cultura e delle tradizioni della comunità ebraica che nel corso dei secoli è vissuta nella cittadina piemontese, ammirando un piccolo gioiello recentemente restaurato e ricco di suggestioni. L'annessa mostra fotografica 'Vita e cultura ebraica', che espone scatti del fotografo Giorgio Avigdor, consentirà, inoltre, di scoprire e conoscere la storia degli ebrei piemontesi e lo straordinario patrimonio culturale costituito dalle splendide e antiche Sinagoghe presenti nel territorio della Regione. La sinagoga deve il suo fascino alla determinazione con cui una piccola comunità oppressa, unita per forza in un'area ridotta, ha espresso il proprio desiderio di dignità e la convinzione nel proprio credo riservando ad un grappolo di stanze il posto più nobile e le cure più sollecite, nella congestione e nella povertà del ghetto, utilizzando le ricchezze ad essa disponibili. E' nascosta dal mondo esterno dietro una porta di legno anonima sulla strada, in cima ad una scala semplice. Tra i banchi di legno rivolti verso l'Aaron, resta l'atmosfera piena di storia di un luogo in cui i ragazzi studiavano, le donne chiacchieravano nel Matroneo e il rabbino leggeva la Torah in mezzo al sala preghiera sulla Tevah centrale, riannodando il legame millenario delle tradizioni e dei valori.

Il cuore della mostra: le straordinarie fotografie del fotografo Giorgio Avigdor

La sequenza delle immagini è integrata da documenti, mappe o rilievi recenti, fotografie 'storiche' di insiemi scomparsi, nonché testi illustrativi. L'insieme di materiale è stato ordinato secondo criteri cronologici e sistematici. In apertura, alcuni pannelli di solo testo introducono storicamente il tema specifico della mostra. Il primo, la Diaspora, presenta i confini dell'Impero romano nella sua massima estensione, e dà notizia degli eventi che determinarono esilio e dispersione degli Ebrei nei territori dell'Impero stessi tra il I e il II secolo dell'Era Volgare. Di seguito, alcuni pannelli schematizzano le vicende degli ebrei negli Stati sabaudi da Amedeo VIII (che emanò le prime norme organiche antiebraiche) a Carlo Emanuele III che, nel 1730, attuò in tutto lo Stato l'obbligo del Ghetto chiuso. Oggi non esiste più alcun Ghetto conservato nella sua integrità; due pannelli illustrano quindi la tipologia del Ghetto piemontese e le caratteristiche della Sinagoga nel Ghetto. Un primo gruppo di fotografie rappresenta le località in cui la Sinagoga è, o era fino a pochi anni fa, rimasta nella collocazione che aveva durante il periodo del Ghetto chiuso (Chieri, Carmagnola, Savigliano, Fossano, Cherasco, Mondovì, Saluzzo, Biella, Trino e Casale Monferrato). In questi casi vi sono immagini di interni di Sinagoghe e, quando, quando ciò è possibile, immagini di quello che rimane dei Ghetti: interi edifici o particolari di elementi originari che servono ad illuminarci circa la realtà di quelle isole nella città, chiuse dal tramonto all'alba, dove per cortili o ballatoi, scale e passaggi, ogni abitazione era collegata alle altre e soprattutto alla Sinagoga che, in periodo di segregazione, non doveva essere riconoscibile dall'esterno ed era situata, un po' per forza di cose e un po' volontariamente, in locali non facilmente accessibili dalla strada. Tre pannelli di solo testo danno quindi schematicamente notizie sulle condizioni degli Ebrei nel periodo 'francese', la restaurazione e dopo la emancipazione. Le porte del Ghetto vengono abbattute, le Sinagoghe ingrandite e adeguate allo spirito di integrazione e partecipazione alla vita della città. Lo schema distributivo viene modificato. A quello tipico, centrale, tradizionale del Piemonte del '700 - Aron-a-Qodesh alla parete di levante, Bimah al centro e banchi disposti tutto attorno - subentra una disposizione longitudinale - leggio e Aron-a-Qodesh a una estremità della sala e i banchi disposti a file parallele di fronte. E' il momento in cui compaiono elementi (es. il pulpito) sconosciuto alla tradizione. In altri casi parte del vecchio Ghetto viene demolita per far posto a grandi Sinagoghe con ricche facciate verso vie e piazze che esteriorizzano e manifestano il nuovo status sociale del gruppo.

VISITE GUIDATE ALLA SINAGOGA DI CHERASCO

APERTURE ORDINARIE
domenica 11, 18, 25 aprile 2010
domenica 2, 9, 16, 23, 30 maggio 2010
domenica 6, 13, 20, 27 giugno 2010
domenica 4, 11, 18, 25 luglio 2010
domenica 29 agosto 2010
domenica 5, 12, 19, 26 settembre 2010
domenica 3, 10, 17, 24, 31 ottobre 2010

Orario di apertura: dalle 14.30 alle 18.30 escluso. Domenica 16 maggio apertura dalle 10 alle 13.30 chiuso il pomeriggio. Apertura domenica 5 settembre, Giornata Europea della Cultura Ebraica: dalle 10 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.30.

TUTTE LE VISITE SARANNO GUIDATE
Ingresso: € 2, gratuito fino a 12 anni (Ingresso gratuito per tutti esclusivamente la giornata Europea della Cultura Ebraica)

PER VISITE E PRENOTAZIONI AL DI FUORI DELLE APERTURE SOPRA INDICATE RIVOLGERSI A:
Emiliano Bottacco Tel. 011 6699725,
mail: itinerariebraici@codesscultura.it.
Per maggiori informazioni www.cherasco1796.org

(targatocn, 10 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Firenze - Notte blu, Sinagoga e museo ebraico aperti dopo cena

La Sinagoga e il Museo Ebraico di Firenze saranno aperti straordinariamente, in occasione della Notte Blu, la sera di sabato 8 maggio dalle 21.30 alle 23, con visite guidate gratuite.
La Sinagoga, inaugurata nel 1882, è considerata una delle più importanti in Europa. L'atmosfera all'interno, creata dagli affreschi in stile moresco e dallo splendore dei mosaici, è sorprendente.
Il Museo Ebraico è allestito su due piani: le vetrine al primo piano raccolgono arredi per le cerimonie sinagogali databili dalla fine del XVI secolo fino al XVIII secolo. Al secondo piano, oggetti di devozione domestica; una sala è dedicata alla storia della Comunità negli ultimi due secoli.

Informazioni:
Luogo: Sinagoga e Museo Ebraico di Firenze, Via L.C. Farini, 6
Apertura straordinaria: sabato 8 maggio, orario 21.30 - 23.00
Offerta per il mantenimento della Sinagoga e Museo Ebraico: € 5,00 intero; € 4 gruppi; € 3 studenti
Visite guidate gratuite
Informazioni e prenotazioni: Sigma CSC,

(Reporter.it, 10 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Festa del libro ebraico, Ferrara 17-21 aprile

Mostra del Libro Ebraico Antico, libreria specializzata con oltre 1500 titoli, dibattiti, incontri con gli autori, concerti, cinema, piatti tipici ebraici, itinerari nella Ferrara ebraica di Giorgio Bassani..
Gli ebrei in Italia sono pochi, un'esigua minoranza, ma i libri che l'editoria dedica alla cultura, alla tradizione, all'esperienza storica ed esistenziale degli ebrei sono da decenni numerosissimi e suscitano un grande interesse nei lettori italiani.
Gli autori sono di origine italiana, europea, americana, israeliana, ma anche sudamericana e sudafricana: tutti hanno successo ampio e consenso diffuso. Autori come Kafka, Freud, Singer, Bellow, Roth, per citare solo qualche esempio, sono vicini nelle vetrine e negli scaffali delle librerie ai romanzi di Grossman, Oz, Gordimer, SafranFoer.
In questa prima edizione della Festa del libro ebraico in Italia si vuole trasmettere l'importanza di un Museo, che pur in fase di costruzione, ha già l'obiettivo di porsi come un laboratorio culturale dinamico.
La manifestazione, dedicata al rapporto speciale che gli ebrei hanno con i libri, sarà caratterizzata da molteplici iniziative: concerti, tavole rotonde con illustri partecipanti, incontri con decine di autori di opere di storia, tradizione, testimonianza ebraica, la più varia e la più internazionale.
Ci saranno itinerari nella Ferrara ebraica cara a Giorgio Bassani, incontri nelle scuole e una libreria, diversa dalle altre, con millecinquecento titoli sull'ebraismo e sugli ebrei. Tutti i libri saranno a disposizione per essere acquistati dai visitatori.
Ci sarà inoltre una raffinata Mostra del libro ebraico antico con volumi di pregio raramente esposti al pubblico.
Un microcosmo vivace che stupirà il visitatore e che lo trascinerà all'interno di un mondo ebraico capace ancora oggi di mettere in mostra il suo anticonformismo e la sua capacità di introspezione, la sua straordinaria originalità....

(moked.it, 9 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, polemiche per l'intestazione di una strada a una terrorista di Hamas

Il fatto sta creando polemiche tra Stato Ebraico e Anp, contribuendo a creare ulteriore difficoltà nelle relazioni tra i due territori - Sta creando polemiche il cartello stradale affisso nei giorni scorsi in una strada di Ramallah, e dedicato a un esponente di Hamas autore di diversi attentati terroristici.Secondo quanto riferisce la televisione commerciale israeliana Canale 10, l'insegna rende omaggio alla figura di Yihia Ayash, l'"ingegnere del braccio armato di Hamas" che negli anni '90 mise in atto una serie attentati nelle strade di Israele, e si trova nei pressi di un edificio che ospiterà gli uffici dell'Anp. Le affermazioni contrastano però con le dichiarazioni rilasciate da fonti ufficiali palestinesi, riportate dal sito web Ynet, che hanno negato che un edificio del genere sia in costruzione. L'Autorità palestinese ha poi riferito che già lo scorso mese aveva rinunciato ad intestare una piazza di Ramallah alla figura di Dallal Mughraby, esponente del braccio armato di Fatah. Canale 10 ha però replicato che in realtà la cerimonia per l'intestazione della piazza è stata tenuta ugualmente, ma non è stata accettata la presenza del giornalista dell'emittente, condotto in commissariato e rilasciato dopo quattro ore.

(PeaceReporter, 9 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: l'ambulanza dell'ultimo desiderio

L'ambulanza dell'ultimo desiderio
Sono scomparsi entrambi, ma prima di morire hanno espresso il loro ultimo desiderio e la Wish Ambulance è riuscita a coronarlo. Ad accompagnare i malati terminali nel loro ultimo viaggio è l'ambulanza del desiderio, la Wish Ambulance (chiamata anche Hameshaalot), il sofisticato veicolo donato da un'associazione svedese alla Magen David Adom (MDA), la Croce Rossa israeliana.
Voleva andare al matrimonio di suo figlio prima di morire, ma non sapeva quanti giorni gli restavano ancora e, soprattutto, come avrebbe fatto a scendere dal suo letto. L'uomo era paralizzato dalla testa ai piedi, affetto da MSA, una rara malattia neurodegenerativa. Un giorno il rumore delle sirene della Wish Ambulance l'ha raggiunto nella sua casa a Rishon Lezion e il suo sogno si è trasformato in realtà. Nonostante un tumore alla tiroide all'ultimo stadio, anche una donna di Tiberias aveva un grande desiderio: pregare al Muro del Pianto e visitare Knesset, il palazzo del parlamento di Gerusalemme. E' salita sulla Wish Ambulance e, prima di spegnersi, è riuscita a fare ciò che desiderava da una vita.

Concepito dall'olandese Kees Veldboer, un conducente volontario di ambulanze, il progetto è costato oltre 220.000 euro ed è stato già sperimentato in Olanda prima di arrivare nei mesi scorsi in Israele. Si tratta di un veicolo studiato non tanto per prestare soccorso, quanto piuttosto per offrire al paziente il massimo del comfort e ricondurlo nel mondo di cui fa ancora parte.
A differenza dalle normali ambulanze, nella Hameshaalot la posizione del lettino è centrale, per dare al malato un'ottima visibilità esterna; gli spazi sono ampi e gli ammortizzatori sono studiati per ridurre movimenti e vibrazioni che potrebbero causare dolore al paziente. La Wish Ambulance è dotata inoltre di una speciale sedia a rotelle munita di ombrellone e di uno schermo LCD, che permette al paziente di vedere il suo film preferito o, qualora non riuscisse a muovere la testa, di ammirare il paesaggio filmato da una telecamera montata esternamente.
Il servizio è totalmente gratuito, ma la lista d'attesa non è ancora molto lunga. I malati terminali spesso negano l'evidenza e non ammettono di essere alla fine dei loro giorni. Un gruppo di paramedici e medici sono stati istruiti per accogliere e confortare l'ospite, offrendo la loro professionalità, ma anche molto umorismo e tanti sorrisi, tipici in un normale viaggio di piacere.
L'equipe della Wish Ambulance ha il dovere di soddisfare ogni ultimo desididerio, anche il più complesso: andare al mare, ad un concerto, allo zoo, mangiare un gelato e guardare il tramonto, partecipare ad un evento famigliare, fare shopping, visitare un monumento o un luogo colmo di ricordi. C'è però chi preferisce osare e chiede di incontrare un attore famoso o qualche personaggio di rilievo. D'altronde è l'ultimo desiderio e nella Wish Ambulance ogni desiderio è un ordine!

(Panorama, 8 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ex soldatessa a processo: «È una spia»

Israele, ai domiciliari da dicembre la 23enne Anat Kamm: avrebbe fornito dati top secret a Haaretz

Anat Kamm
GERUSALEMME - Una ex soldatessa dell'esercito israeliano è sotto processo con l'accusa di spionaggio. La donna, Anat Kamm, 23 anni, è accusata di aver trasmesso copie di documenti "top secret" al quotidiano Haaretz. La Kamm è ai Domiciliari da dicembre e ora rischia l'ergastolo, ma la notizia del suo arresto non è stata resa pubblica fino ad oggi su decisione delle autorità inquirenti. La magistratura ritiene che la 23enne sia la fonte di un articolo di Haaretz in cui l'esercito israeliano era accusato dell'uccisione di militanti palestinesi in violazione di una sentenza della Corte suprema.

«MOTIVI IDEOLOGICI» - La giovane, secondo l'accusa, avrebbe approfittato durante il periodo di leva obbligatoria, tra il 2005 e il 2007 , della sua funzione di segretaria del generale Yaìr Naveh, allora alla guida del Comando centrale in Cisgiordania, per rubare circa 2.000 documenti classificati come «top secret». Anat Kamm, che ha lavorato dopo il servizio militare anche per il sito giornalistico Walla, avrebbe trasmesso la maggior parte dei dossier top secret al giornalista di Haaretz Uri Blau, che li avrebbe usati per scrivere una serie di articoli relativi ai metodi utilizzati dall'esercito israeliano nella Striscia. Uno di quelli pubblicati, in particolare, indicava come i militari avessero ricevuto ordini di eseguire uccisioni mirate contro gli attivisti palestinesi della Jihad islamica, in violazione di quanto stabilito dalla Corte suprema. Gli articoli di Blau hanno superato indenni la censura israeliana fino a quando però il reporter non si è occupato dell'operazione lanciata a fine dicembre dall'esercito israeliano a Gaza. Anat Kamm, da parte sua, ha confermato di aver agito per motivi ideologici. Intervistato dalla radio militare, l'avvocato Avigdor Feldman ha sottolineato che la sua cliente «aveva libero accesso al computer personale del generale Naveh» dove la donna ha scoperto l'esistenza di quei metodi contrari alla Corte suprema e che hanno «urtato la sua coscienza». Feldman ha inoltre precisato che «l'atto di accusa non è stato ancora formalmente notificato».

IL GIORNALISTA E IL MANCATO RIENTRO - La posizione di Uri Blau, ormai da diversi mesi all'estero, è difficile: il giornalista è accusato di aver nascosto alle autorità di disporre di centinaia di documenti rubati. Alla radio militare, l'editore di Haaretz Amos Schocken ha spiegato che preferirebbe evitare l'arresto del reporter. Blau, ha aggiunto, «negozia dall'estero le condizioni del suo rientro in Israele con il Shin Beth», i servizi segreti. L'ex consigliere giuridico del governo, Menahem Mazouz, ha tentato invano di arrivare a un accordo affinché il giornalista restituisse i documenti top secret in suo possesso. Sulla stampa israeliana solo vaghe allusioni di questa vicenda, che ha invece trovato ampio spazio sui media stranieri.

(Corriere della Sera, 8 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Netanyahu: "No a piani di pace imposti"

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu, secondo il quotidiano Haaretz che cita oggi fonti informate, in colloqui a porte chiuse con suoi collaboratori avrebbe detto che Israele rifiuterà piani di pace imposti dall'esterno.
"Non funzioneranno e comunque una soluzione imposta non sarebbe per noi accettabile", avrebbe affermato Netanyahu. Le affermazioni del premier sono state fatte in relazione a notizie apparse su alcuni organi di stampa negli Stati Uniti stando ai quali il presidente Barak Obama, disperando nella possibilità che israeliani e palestinesi riescano a giungere a un accordo sul contenzioso tra loro, sarebbe ora incline ad adottare un piano di pace da imporre alle due parti.
Il piano includerebbe punti su cui israeliani e palestinesi sarebbero già in sostanziale accordo e elementi sia del piano di pace proposto dai paesi arabi sia di quello dell' allora presidente Usa Bill Clinton. Una posizione negativa è stata espressa, secondo il quotidiano Maariv, anche dal vice ministro degli esteri Danny Ayalon per il quale "è assolutamente inconcepibile che un qualsivoglia organo internazionale cerchi di imporre un piano di pace alle parti in causa". "Non ci sono piani di pace preconfezionati da ritirare da uno scaffale - ha aggiunto - e un accordo dovrà basarsi su un negoziato diretto tra le parti (in conflitto)".

(Blitz quotidiano, 8 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

A Gallarate il Muro di Israele divide

Tutti d'accordo sulla condanna del Muro di Berlino, ma non sul riferimento all'unico muro che oggi imprigiona un popolo e divide una terra.

Il "muro" israeliano
Tutti d'accordo sulla condanna del Muro di Berlino, tutti d'accordo sull'auspicio che non nascano nuovi muri, ma divisi sull'unico vero muro che imprigiona un popolo e divide una terra, quella palestinese. A distanza di mesi dal ventennale della caduta del muro che divideva la Germania Est da Berlino Ovest, dopo tanti rinvii, approda in consiglio la mozione proposta dai consiglieri di An per ricordare e celebrare in città (anche con l'intitolazione di una via) la "giornata della libertà". Tutti d'accordo sul testo e sull'obbiettivo, ma non sull'aggiunta di una frase, proposta dalla consigliera della Sinistra Cinzia Colombo, per deplorare la costruzione da parte dello Stato d'Israele del muro in Cisgiordania, realizzato all'interno dei territori occupati militarmente dal 1967. Proposta respinta senza nessuna spiegazione dal centrodestra. «Alla consigliera che militava nel partito di Rifondazione Comunista crea problemi ricordare il Muro di Berlino e i crimini del comunismo» ha attaccato De Bernardi Martignoni dai banchi della maggioranza. «Ricordo la caduta del Muro come un momento lieto - ha risposto la Colombo - , ma anche come un'occasione mancata: dopo vent'anni non c'è stata più democrazia, ci sono state invece più guerre, variamente denominate. Il 9 novembre dovrebbe essere ricordato con meno bagni ideologici». Mentre la socialista Laura Floris deplorava il semplicismo con cui si affrontava la discussione, Marco Masci (PdL) e Quintino Magarò chiedevano di affrontare della questione Israele/Palestina in un'altra mozione. Alla fine voto favorevole al testo originale da parte della maggioranza, della Lega e di Quintino Magarò, voto contrario della Colombo e del Pd: «Siamo d'accordo sulla condanna del Muro e sul ricordo delle vittime dei regimi, ma non possiamo votare una mozione che ignora i muri esistenti» ha concluso il democratico Aldo Lamberti. Niente condanna del Muro, a Gallarate: tanto ci sono già le risoluzioni Onu, a chiederne l'eliminazione.

(VareseNews, 8 aprile 2010)


«... l’unico muro che oggi imprigiona un popolo e divide una terra». Per qualcuno ogni occasione è buona per attaccare Israele. E la ragionevolezza in questi casi non è necessaria, anzi è di disturbo. Ma perché questi testardi ebrei non si lasciano ammazzare?

“Aiutateci ad abbattere tutti i muri del mondo"

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Arriva in Italia il Kcac, il club ebraico-cristiano degli onorevoli

di Francesco Cocco

     Fra tutti gli acronimi che girano per la politica internazionale, Kcac non è certo uno dei più noti. Sta per Knesset Christian Allies Caucus ed è il comitato dei sostenitori cristiani dello Stato di Israele. Un organismo nato nel 2004 nel parlamento israeliano (il Knesset appunto) e poi seminato in 13 paesi. Al centro, il richiamo alla comune tradizione giudaico-cristiana e alla Bibbia. Nonché, ovviamente, la difesa di Israele. Un messaggio che parte da 17 parlamentari (tanti sono infatti gli aderenti israeliani al Kcac) ed è rivolto alla classe politica di altre nazioni, allo scopo di stringere relazioni anche personali. Ebbene, da pochi giorni, proprio mentre i rapporti fra Israele e Vaticano vivono nuovi picchi di tensione, il Kcac ha fatto il suo debutto in Italia.
     "Il nostro obiettivo è difendere i valori comuni che sono a fondamento della nostra civiltà". A rispondere ad Affaritaliani.it è Giuseppe Platania, 36 anni, direttore del Kcac per il parlamento italiano. Siciliano di nascita, Platania è oggi funzionario del Knesset. Si è sposato in Israele e lì vive stabilmente. "Mi sono recato in quella terra per insegnare un paio di mesi in una scuola, a Tel Aviv... Ed è scoccato l'amore per Israele". Racconta la scoperta inattesa di radici ebraiche nella sua famiglia. Ma ci tiene a precisare: "Il mio affetto per Israele non è dovuto a ragioni sentimentali o religiose". La sua, dichiara, è piuttosto una sfida di verità: "Vivendo lì, a contatto diretto con la realtà, ti rendi conto che c'è una misrepresentation (rappresentazione falsata, ndr) di Israele e delle sue vicende da parte dei media internazionali". Quando passiamo all'organismo di cui ora andrà a dirigere la branca italiana, Platania ne illustra il funzionamento con precisione: "Il Kcac è praticamente una lobby che mette in diretta comunicazione i leader politici del Knesset con i leader cristiani, sia in Italia che in diverse altre parti del mondo.
     Contemporaneamente, è in relazione anche al governo. Il tutto è legato ai valori della nostra civiltà". Di divisioni partitiche non vuol sentir parlare: "Siamo un organo bilaterale che non è né di destra, né di sinistra: si va oltre il colore politico". Sono in programma anche iniziative di tipo economico? "No, non necessariamente", ci risponde. E quando proviamo a farlo sbottonare sui primi atti concreti del Kcac Italia: "Sì, - replica - c'è qualcosa... ma preferisco non annunciar nulla in anticipo; al momento la priorità è consolidare il rapporto fra i parlamentari anche dal punto di vista personale, magari con visite di esponenti italiani al Knesset". Ci rimanda a un momento successivo anche quando gli chiediamo quali o quanti siano i deputati e senatori italiani che hanno aderito al Kcac.
     Fra i parlamentari che hanno partecipato alla presentazione del Kcac Italia, il 7 aprile a Roma, c'erano la deputata del Pdl Fiamma Nirenstein e il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione. L'evento era stato promosso dal senatore del Pdl Lucio Malan che però non ha potuto trovarsi con loro: si sta riprendendo da un serio problema di salute. Il suo augurio è stato portato dalla moglie. Nella Sala degli atti parlamentari del Senato, mercoledì, il Kcac era rappresentato ai massimi livelli: il presidente David Rotem, il direttore Josh Reinstein, la vice ministro israeliana per l'Industria Commercio e Occupazione, Orit Noked; il rabbino Benny Elon, presidente della International Israel Allies Caucus Fundation. E c'era l'ambasciatore d'Israele in Italia, Gideon Meir. Negli interventi, è ricorsa l'esaltazione delle radici comuni fra Cristianesimo ed Ebraismo, l'allarme per i pericoli che - si è affermato - corre quotidianamente lo Stato di Israele e una critica ai media internazionali e al consesso delle nazioni occidentali ritenute troppo tenere verso i fondamentalisti islamici e soprattutto verso Ahmadinejad.
     Parole che, rispondendo ad Affaritaliani.it, Buttiglione fa sue, seppure in parte: "Sono un amico dello Stato di Israele - ricorda il filosofo - e credo sia importante tenere aperto il dialogo, far conoscere in Italia le sue posizioni anche se non sempre le condivido... Certo gli Israeliani hanno ragione ad aver paura: in Medio Oriente c'è chi vorrebbe portare a termine l'Olocausto lasciato interrotto da Hitler". Un dubbio: il Kcac lancia un ponte fra Ebraismo e Cristianesimo proprio ora che la tensione fra Israele e Vaticano è più forte; come si fa a restare amici di Tel Aviv e contemporaneamente essere molto vicini, quanto lo sono Udc e Buttiglione, alla Santa Sede? Il professore, serafico: "Se era molto amico degli Ebrei Giovanni Paolo II e se lo è Benedetto XVI, posso esserlo anch'io".
    
(Affaritaliani, 8 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Pubblicò una lista di docenti ebrei, condannato a 6 mesi

Cadute le accuse di violazione della privacy e della legge Mancino

ROMA, 8 apr. - Condanna di molto inferiore alle richieste del pubblico ministero per Paolo Munzi, che nel febbraio del 2008 pubblicò su un blog una lista di 162 docenti universitari appartenenti ad una presunta lobby ebraica. I giudici della V sezione del tribunale di Roma lo hanno riconosciuto colpevole del reato di diffamazione ed emesso una pena a 6 mesi. Munzi è stato invece assolto con formula piena, fatto che non sussiste, per la violazione della privacy e della legge Mancino. Il pm Giuseppe Corasaniti aveva chiesto una condanna a tre anni, oppure un medesimo periodo di servizi sociali presso la Caritas. Il difensore, l'avvocato Renato Borzone, ha accolto con soddisfazione la decisione dei giudici. "Le idee di Munzi posso anche essere molto criticabili, ma è importante che sia stata esclusa la finalità razziale. La contestazione della legge mancino significava violare la libertà pensiero". Il penalista, comunque, ha annunciato che farà appello. Munzi, presente in aula, con barba e capelli molto lunghi, ha ascoltato la sentenza rimanendo in silenzio. La polizia postale lo scoprì dopo essere risalito al computer dal quale era stato diffuso il messaggio. Una successiva perquisizione nell'abitazione di Munzi, a Forano, da parte degli investigatori confermò che era proprio l'autore di quella che poi i giornali definirono 'black list'. L'avvocato Cesare Gai, che ha rappresentato come parte civile l'Unione delle comunità ebraiche italiane, la comunità ebraica di Roma e un docente universitario citato da Munzi, ha detto: "Oggi è stata emessa una condanna grave per il reato di diffamazione. I giudici, quindi, hanno comunque ritenuto esecrabile la condotta di Munzi. Leggeremo le motivazioni rispetto all'assoluzione di singole imputazioni". Il legale ha poi aggiunto: "Ritengo che si sia stabilito il principio che quanto fatto da Munzi non debba esser fatto". I danni, che erano stati chiesti dalle parti offese, saranno da liquidarsi in separata sede. Il pm Corasaniti, nel corso della sua requisitoria, aveva spiegato: "Munzi, nel costruire il suo scritto, ha usato gli stessi metodi dei nazisti, quasi le stesse espressioni".

(Apcom, 8 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Tullia Zevi: paragone dannoso quanto quello di Cantalamessa

di Fabrizio Caccia

ROMA — «Colgo con difficoltà la fondatezza di certi paralleli. Prima padre Cantalamessa e ora il cardinal Sodano. Insomma, resto perplessa, non li trovo così calzanti. Anzi, più dannosi che inutili...».

Tullia Zevi, 91 anni, ex presidente delle Comunità ebraiche italiane, unica donna ad aver mai assunto questa carica, non nasconde tutto il disagio provato in questi giorni di Pasqua.

- Lo scandalo pedofilia come l'antisemitismo? Ratzinger sotto attacco come Pio XII?
- «Scusate, ma che c'entra? Sono storie diverse, figure, piani diversi. E ci sono anche ragioni molto diverse dietro a quello che sta accadendo oggi».

- Quali?
- «Politiche, esistenziali...».

- Ratzinger come Pacelli, no?
- «Pio XII era dominato dal terrore del comunismo, secondo lui il male assoluto era il comunismo e non il nazismo, era questa la convinzione alla radice del suo pensiero, all'origine di tutta l'azione del suo pontificato. Il nazismo, anzi, diventava così il miglior baluardo contro il comunismo. Di qui il silenzio, quando il Male già gridava troppo forte. Anziché protestare e parlare alto, papa Pacelli preferì tacere».

- E infatti l'iter per la sua beatificazione non vi aggrada.
- «Mah. Cosa vuol dire beatificare? E chi decide chi è santo?»

- Torniamo all'oggi. Gli errori dei preti branditi come armi, dice Sodano...
- «Ma li lascino sposare, i preti, poverini! Sono creature ossessionate dalla repressione, non lo sa? La pedofilia è una conseguenza della castità forzata. Quando mai lo capirà, la Chiesa? Perché papa Benedetto non s'aggiorna sulla sessualità? Il celibato è una cosa contro natura».

- Questa per lei sarebbe la soluzione. Ma la fila di denunce e di critiche non rischia di sembrare una campagna di aggressione?
- «No, al mio Paese si chiama libertà di parola. Libertà di critica. Democrazia. Che male c'è a sollevare dei problemi? Bisognerebbe studiare, piuttosto, il curriculum vitae del prete medio di oggi. Servirebbero corsi di psicanalisi. Quando avverte la vocazione? E perché? Ve lo ricordate il serrato dibattito che ci fu al Concilio ecumenico?». Lei c'era, al Vaticano II. «Facevo la cronista (Tullia Zevi è stata a lungo corrispondente per il quotidiano israeliano «Maariv» e per il settimanale londinese «The Jewish Chronicle » , ha lavorato alla «Jewish Telegraphic Agency» e per il «Religious News Service» di New York, ndr) e ricordo l'attenzione passionale mostrata da molti colleghi sacerdoti che erano lì a lavorare per i loro giornali religiosi. Si capiva benissimo che vedevano in ballo il proprio destino di uomini. E fu amarissima, infatti, la loro delusione quando il Concilio infine confermò il celibato dei preti».

(Corriere della Sera, 7 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Netanyahu: Nessun progresso con gli Usa su Gerusalemme Est

Premier Israele: Ma proseguono i negoziati

GERUSALEMME, 7 apr. - "Non è stato fatto alcun progresso con gli Stati Uniti su Gerusalemme Est". Lo ha affermato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, nel corso di una conferenza stampa, sottolineando che i negoziati con Washington proseguono, malgrado ci siano disaccordi su alcuni punti. Gli Stati Uniti hanno chiesto a Israele di interrompere tutte le costruzioni a Gerusalemme Est, zona araba della città, annessa dallo Stato ebraico e rivendicata dai palestinesi come capitale del loro futuro Stato.

(Apcom, 7 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Obama ha un piano, potrebbe proporlo in autunno

Cambio di strategia, finora Washington ha seguito un approccio graduale

NEW YORK, 7 apr. - La proposta di un piano di pace sarebbe un cambiamento di strategia per il Medio Oriente da parte di Obama. Inizialmente il suo governo ha preferito un approccio basato sul negoziato graduale di concessioni tra palestinesi e israeliani. Questa era anche la strategia preferita da George Mitchell, l'inviato speciale di Obama in Medio Oriente, convinto che la stessa sia stata alla base della pace in Irlanda del Nord.
Ma l'interesse della Casa Bianca alla proposta di un ambizioso piano di pace è aumentato dopo che lo scorso 9 marzo il governo israeliano ha annunciato la costruzione di 1600 nuovi insediamenti a Gerusalemme Est, proprio mentre il vice presidente americano Joe Biden era in visita. Gli Stati Uniti avevano chiesto più volte a Israele di non procedere con quel progetto. Da quel momento, nell'amministrazione Obama ha cominciato a prevalere l'idea di adottare un approccio più determinato alla risoluzione della questione, vista l'inconsistenza delle solite trattative. "Vogliamo distogliere l'attenzione dagli insediamenti e da Gerusalemme Est", ha spiegato una delle fonti.
"L'approccio incrementale non ha funzionato", ha detto uno dei funzionari. "Come potenza globale con responsabilità globali, dobbiamo fare qualcosa". Un punto chiave del piano sarà affrontare la questione Iran, che Tel Aviv considera fondamentale per la sua sicurezza. Per questo l'amministrazione Obama punterà a coinvolgere anche altri paesi della regione, come Siria e Giordania. Ma pace e sicurezza di Israele sono temi inscindibili. "Non si tratta di scegliere tra l'Iran o la pace in Medio Oriente. Bisogna affrontare entrambi", ha detto uno dei funzionari.
A conferma delle indiscrezioni raccolte dal Post, due giorni fa il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva indicato che europei e americani stanno valutando di rilanciare il processo di pace in Medio oriente dopo l'estate. "Tenteremo di rilanciarlo con gli americani, penso in autunno", aveva detto Sarkozy senza entrare in dettagli.

(Apcom, 7 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Borsa: il listino israeliano sale ancora e tocca i massimi storici

Da novembre 2008 ha recuperato il 110% (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 6 apr - La Borsa di Tel Aviv tocca i massimi storici dopo che oggi l'indice TA 25, che raggruppa i 25 titoli a maggiore capitalizzazione, ha registrato un rialzo dello 0,37%. Dal punto piu' basso, raggiunto a novembre 2008 durante la crisi, l'indice e' risalito del 110% e da inizio 2010 dell'8%. Merito anche dell'economia israeliana che nel 2009, a dispetto della recessione mondiale, e' risalita dello 0,7% e per il 2010 e' prevista in crescita del 3,5%.

(Il Sole 24 Ore, 7 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele e Firenze mai così vicini

Delegazione del Parlamento arriva in Palazzo Vecchio

di
Jacopo Di Bonito

David Rotem
FIRENZE - Ieri il vicesindaco Dario Nardella ha incontrato una delegazione del Parlamento dello stato di Israele, in questi giorni in visita ufficiale in Italia per rinnovare i rapporti di amicizia fra i due stati ed in particolare per far conoscere l'iniziativa "Christian Allies Caucus" (Unione Alleati Cristiani), nata per "costruire una linea diretta di cooperazione fra il Parlamento israeliano e i leader cristiani di tutto il mondo". All'Unione, composta da parlamentari della Knesset, aderiscono numerosi stati di tutto il mondo (dalla Gran Bretagna alla Germania, dagli Stati Uniti al Giappone, dal Sud Africa aal'Uruguay) ma non ancora l'Italia.
Da qui l'avvio di un progetto che coinvolga il nostro paese, con una missione che dopo Roma ha fatto tappa a Firenze, con una delegazione di cui facevano parte tra gli altri il viceministro per l'Industria Orit Noked, il presidente dell'Unione e parlamentare David Rotem e il direttore dell'Unione Josh Reinstein.
Il vicesindaco ha accolto la delegazione in Palazzo Vecchio ed ha ricordato lo storico e stretto rapporto della città con la sua comunità ebraica, che si rinnova ogni anno con molte iniziative comuni; massima disponibilità da parte dell'amministrazione anche a portare avanti insieme il progetto "Christian Allies Caucus".
Nardella ha anche ricordato agli ospiti l'impegno in corso per legare la città e Israele anche con un volo diretto Firenze-Tel Aviv.

(Notiziarioitaliano.it, 7 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Razzi palestinesi da Gaza cadono per errore su Beit Hanun, 5 feriti

GAZA, 7 apr. - E' di cinque palestinesi feriti il bilancio di un attacco missilistico condotto ieri notte dalle fazioni palestinesi contro Israele. Secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa palestinese 'Maan', alcuni razzi lanciati nella notte dalla striscia di Gaza contro lo stato ebraico sono caduti per errore nella zona di Beit Hanun. In particolare un razzo ha centrato in pieno un'abitazione civile. Quattro feriti sono ricoverati nell'ospedale locale mentre il quinto si trova nell'ospedale 'al-Shifa' di Gaza perche' la sua condizione e' considerata critica dai medici. I dirigenti di Hamas, che controllano la striscia di Gaza, hanno chiesto piu' volte di fermare il lancio di missili contro Israele anche per evitare il ripetersi di questo tipo di errori che ha causato in passato diverse vittime tra i palestinesi.

(Adnkronos, 7 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La tv turca attacca Israele e fa infuriare pure i palestinesi

di Fiamma Nirenstein

Zelo traditore, che brutta figura si fa quando si cerca di essere più realisti del re. Se ci si poteva aspettare che la Turchia inciampasse sulla strada iperislamica e antisraeliana intrapresa recentemente, che fossero i palestinesi, bandiera di Erdogan, a sbugiardare la Turchia non si sarebbe mai potuto prevedere. La storia è semplice: a ottobre la tv turca ha trasmesso un serial che ad ogni puntata mostrava la mostruosa cattiveria dei soldati israeliani. I soldati uccidevano e tormentavano con mostruosi sghignazzi bambini e donne palestinesi. Ok, fa parte della nouvelle vogue turca, la stessa che ha portato Erdogan a gridare insulti a Shimon Peres durante l'incontro di Davos.
Il serial in questi giorni è in onda su due tv del network saudita Mbc. Israele aveva già protestato, ma si sa, il diritto alla libera espressione fa si che né gli Usa né gli europei alzino mai un dito specie quando si incita all'antisemitismo. Diverso è con l'islamofobia, si capisce. Ma al tredicesimo episodio, in cui una famiglia palestinese torna dalla Giordania per trovare la sua casa distrutta dalle solite carogne, c'è anche una scena molto espressiva in cui una prigioniera del carcere israeliano, Miriam, viene violentata dalle guardie. Uscita dalla galera la ragazza nel film viene uccisa dalla famiglia, ed è sempre ovvia colpa degli israeliani. Ma la reazione delle prigioniere vere è stata immediata: «Chiediamo ai realizzatori della serie tv di scusarsi per la scena in cui viene violentata una prigioniera di nome Miriam» hanno detto. La scena, hanno aggiunto, non ha niente a che vedere con la realtà, e che non è mai successo che una ragazza palestinese sia stata violentata da un soldato israeliano: «Chi si immagina che una palestinese in prigione venga violentata, vive in un mondo di illusioni e di errori. Né abbiamo mai sentito dire che qualche donna sia stata uccisa dalla famiglia una volta rilasciata». Anche l'Autonomia Palestinese si è ribellata: Kadura Fares, membro del comitato centrale di Fatah, ha detto alla radio israeliana che i palestinesi chiedono di smettere di mandare in onda il film.
La Turchia intanto si avventura in una quantità di attivismo molto spinto: mentre da Gerusalemme è stato ritirato l'attuale ambasciatore Ahmet Oguz Cernicol (forse ritenuto troppo morbido dopo un recente testa a testa con il governo israeliano e sostituito con un diplomatico locale, Kerim Uras) a Istanbul si prepara il più grande convoglio marino per raggiungere Gaza con aiuti: lo organizza la Turkish Relief Foundation (Ihh) con varie associazioni decise a formare un convoglio di aiuto alla zona governata da Hamas cui parteciperà una ventina di navi turche, europee, malesi alla fine di aprile. Lo sfondo dell'attività antisraeliana dei turchi consta di un potente avvicinamento al mondo islamico dopo tanti anni di mediazione con l'Occidente. Oggi Erdogan è protagonista della resistenza alle sanzioni contro il nucleare iraniano, insieme a Chavez.
Intanto quasi tutti i militari turchi imprigionati dal governo con accuse di cospirazione sono stati rimessi in libertà, mettendo così in mostra l'intento eminentemente politico della retata. E in questi giorni si discute molto anche del fatto che il governo turco sta riscrivendo la Costituzione in chiave islamista, introducendo misure che ne rafforzano il potere mettendo in subordine il militare e il giudiziario. L'ultima azione anti Israele è stata la minacciosa asserzione che la Turchia non se ne starà con le mani in mano e difenderà i musulmani ovunque, anche a Gerusalemme.

(il Giornale, 7 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La Turchia e i sentimenti anti-israeliani

di Angelo Ruben

Il premier turco, Recep Tayyip Erdogan si sposta su posizioni estremiste: "Israele è una della principali minacce per la pace in Medio Oriente".
Proprio a Parigi, nella laica Francia si esprime con toni da nemico dell'Occidente: "Se un paese usa una forza sproporzionata in Palestina, a Gaza, proiettili al fosforo, non gli diciamo certo bravo".
La Turchia dovrà entrare in Europa?
Se sarà questo il prossimo Paese che diverrà europeo sarà meglio evitare di difendere gli interessi economici di qualche società che ha investito nell'ex Impero Ottomano, ma preferire la sicurezza di tutti.

(Notizie news, 7 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Netanyahu: rammarico per gli attacchi di Erdogan


GERUSALEMME, 7 apr - ''Siamo interessati ad avere buone relazioni con la Turchia e siamo rammaricati del fatto che Erdogan scelga ogni volta di attaccare Israele''.
Cosi' il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha commentato le dichiarazioni del premier turco che oggi a Parigi aveva accusato lo stato ebraico di essere la ''principale minaccia per la pace'' in Medio Oriente.

(ASCA, 7 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

«Inappropriati i paragoni con gli ebrei»


Il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane: fuorvianti certi paralleli storici

Renzo Gattegna
ROMA - «Alcuni interventi e alcuni paragoni inappropriati e inopportuni, che preoccupano ancor più in quanto provenienti da autorevoli esponenti della Chiesa cattolica, rischiano di creare pericolosi e fuorvianti paralleli storici». Lo dice Renzo Gattegna presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei).

RAPPORTI DIFFICILI - Alle comunità ebraiche, e non solo italiane, sta a cuore - continua Gattegna - che «il complesso dialogo con il mondo cattolico» continui sul piano culturale, religioso e politico, e si sviluppi «in un clima di collaborazione e di confronto costruttivo che certe dichiarazioni possono solo rendere più difficile». Il presidente dell'Ucei ricorda anche che «la posizione tradizionale dell'ebraismo italiano nei rapporti con le altre fedi religiose rimane quella del reciproco rispetto e della pari dignità, accompagnati dall'impegno di non intervenire e non interferire nelle questioni interne che non possono che riguardare direttamente i fedeli di ogni singola religione». Per questo Gattegna spiega ancora che «gli eventuali silenzi delle gerarchie ecclesiastiche sui comportamenti di taluni rappresentanti del clero sono un problema interno al mondo cattolico», la cui soluzione non riguarda quindi «in alcun modo il mondo ebraico, né gli organismi che lo rappresentano in Italia. Le opinioni espresse da singoli, a qualsiasi religione appartengano, sono e rimangono legittime opinioni personali».

«SBAGLIATO IL VOTO DI CASTITA'» - Anche Tullia Zevi, in passato alla guida dell'Ucei, aveva espresso, dalle colonne del Corriere, disagio per le parole del cardinale Angelo Sodano, che ieri ha paragonato gli attacchi contro Benedetto XVI all'offensiva contro Pio XII. «Sono storie diverse, figure, piani diversi. E ci sono anche ragioni molto diverse dietro quello che sta accadendo oggi». La Zevi aveva anche preso spunto dal voto di castità. E proprio alla castità aveva ricondotto gli episodi di pedofilia. «Il celibato è una cosa contro natura. Quando mai lo capirà, la Chiesa?». Quella che viene definita campagna di aggressione «al mio paese si chiama libertà di parola, libertà di critica, democrazia», prosegue Zevi. «Che male c'è a sollevare dei problemi? Bisognerebbe studiare, piuttosto, il curriculum vitae del prete medio di oggi. Servirebbero corsi di psicanalisi. Quando avverte la vocazione? E perché?».

(Corriere della Sera, 7 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele minaccia di tagliare l’acquai a palestinesi

GERUSALEMME, 7 apr - Israele minaccia di tagliare l'acqua ai palestinesi. Il ministro delle Infrastrutture Uzi Landau ha infatti spiegato che se ''i palestinesi continuano a scaricare le proprie acque reflue, inquinando i fiumi e la falda acquifera, Israele smettera' di aiutarli. I palestinesi - ha aggiunto Landau - devono collegarsi agli impianti di depurazione. Altrimenti daremo solo acqua potabile ma taglieremo loro quella per uso industriale e di irrigazione''. Il ministro israeliano si riferisce in particolare alla falda acquifera della Cisgiordania, cruciale per entrambi gli Stati

(ASCA, 7 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Da un sito pro Hamas

Rafforzate le guardie di Fayyad dopo sue dichiarazioni anti-palestinesi.

RAMALLAH - Alcune fonti della sicurezza palestinese, rimaste in incognito, hanno rivelato che le guardie di sicurezza di Fayyad, presidente del governo palestinese di Ramallah, sono state potenziate.
Questa decisione segue le "dichiarazioni scioccanti" rilasciate al quotidiano israeliano Haaretz proprio da Fayyad.
Alla vigilia della Catastrofe palestinese (Nakba), il presidente avrebbe infatti comunicato che il diritto al ritorno dei profughi palestinesi - esplusi dalle loro case nel 1948 - non costituirebbe più un'ipotesi ragionevole.
La stessa fonte ha affermato che la collera scatenata tra i palestinesi fa aumentare i timori di un attentato contro Fayyad.
I palestinesi in Palestina come coloro che vivono in diaspora all'estero hanno reagito affermando di voler intraprendere azioni risolute contro simili dichiarazioni con l'istituzione di un tribunale che segua proprio il caso di Fayyad, da molti considerato un agente di Israele.

(Infopal, 7 aprile 2010

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Senato: nasce il 'Knesset Christain Allies Caucus Italia'

Benny Elon
ROMA, 6 apr - Verra' presentato domani alle 15 nella Sala Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato il Knesset Christain Allies Caucus Italia, il Comitato dei sostenitori di Israele all'interno del Parlamento italiano, al termine di un incontro promosso dal segretario di Presidenza di Palazzo Madama Lucio Malan al quale partecipera' la delegazione del Knesset Christian Allies Caucus, guidata dal presidente David Rotem e composta dal direttore Josh Reinstein, da Orit Noked, vice ministro per l'Industria Commercio e Occupazione e dal Rabbino Benny Elon, presidente della International Israel Allies Caucus Fundation. Prendera' parte ai lavori l'ambasciatore d'Israele in Italia, Gideon Meir.
Costituitasi all'interno della Knesset nel 2004, il Knesset Christain Allies Caucus conta 17 deputati israeliani appartenenti a 5 differenti gruppi parlamentari. Attualmente il Kcac e' presente con proprie sezioni in 13 Paesi e all'interno delle istituzioni dell'Unione europea.
L'obiettivo del Christian Allies Caucus e' quello di costruire linee dirette di comunicazione tra i componenti della Knesset e esponenti politici cristiani in tutto il mondo, allo scopo di sviluppare le relazioni giudaico-cristiane sulla base dei valori comuni e a sostegno dello Stato di Israele, luogo d'origine sia dell'Ebraismo, sia del Cristianesimo.

(ASCA, 6 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Guardiani della rivoluzione: l'Iran colpirà Israele se attaccato

Minacce simili già lo scorso ottobre

TEHERAN, 6 apr. - L'Iran colpirà Israele se lo stato ebraico e i suoi alleati occidentali attaccassero la repubblica islamica. E' l'avvertimento lanciato da un alto responsabile dei Guardiani della Rivoluzione.
L'agenzia di stampa semiufficiale Fars ha riportato le dichiarazioni di Mojtaba Zolnour, che ha sostenuto che "i nemici sanno che se lanciano un missile contro l'Iran, la polvere delle esplosioni dei missili iraniani cadrà su Tel Aviv".
Zolnour aveva già lanciato minacce simili lo scorso ottobre, quando aveva affermato che l'Iran avrebbe fatto "esplodere il cuore di Israele" se gli Stati Uniti o lo stato ebraico avessero attaccato per primi.

(Apcom, 6 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: distribuzione di maschere antigas

Obiettivo dotare entro l'anno almeno 1,5 mln di persone


TEL AVIV, 6 apr - Prende quota in Israele la distribuzione di maschere antigas per la intera popolazione, oltre sette milioni di persone. Da oggi sono aperti centri di distribuzione ad Ashdod e Rishon le-Zion, a sud di Tel Aviv.
Nelle prossime settimane saranno attivati altri centri nelle maggiori citta'. E ogni famiglia potra' richiedere le maschere al servizio postale con un modesto versamento. L'obiettivo e' dotare di maschere entro 12 mesi almeno un milione e mezzo di israeliani.

(ANSA, 6 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Nuova bordata di Erdogan a Israele.

ANKARA - Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha lanciato una nuova bordata contro Israele per le aggressioni sioniste ai palestinesi e alla Striscia di Gaza.
"Noi non possiamo stare a guardare con indifferenza l'assassinio di bambini a Gaza. Non è umano", ha dichiarato Erdogan in occasione del lancio del nuovo network tv turco in lingua araba, "El Turkiye".
"Arabi e turchi sono fratelli, e devono condividere gli stessi valori", ha aggiunto.
La Turchia ha ripetutamente censurato Tel Aviv, dalla guerra israeliana del dicembre 2008 - gennaio 2009 in cui sono stati massacrati oltre 1.400 palestinesi, durante attacchi dell'artiglieria, dell'aviazione e della marina contro la Striscia di Gaza.
La tensione è salita dopo che il governo israeliano ha umiliato pubblicamente l'ambasciatore turco in Israele - in risposta al programma tv mandato in onda in prima serata, in cui agenti del Mossad erano dipinti come assassini di bambini e rapitori.
Il ministro degli Esteri israeliano ha risposto alle dichiarazioni di Erdogan, affermando che "Israele non sta cercando un confronto con alcun Paese, neanche con la Turchia. Tuttavia, sembra che il primo ministro turco stia cercando di inserirsi nel mondo arabo a spese di Israele".

(Infopal, 6 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: un arabo spiava Ashkenazi, condannato

Un arabo israeliano, Rawi Sultani, di 23 anni, è stato condannato oggi a Petah Tikva (una cittadina vicino a Tel Aviv), a cinque anni e otto mesi di carcere per aver fornito agli Hezbollah libanesi informazioni sui movimenti del capo di stato maggiore Gaby Ashkenazi che potevano risultare utili a eventuali attentatori. Sultani, secondo l'accusa, era stato assoldato in Marocco nel 2008 da un agente degli Hezbollah che gli aveva chiesto di raccogliere informazioni su basi militari e personalità pubbliche. In particolare l'agente aveva mostrato interesse alle abitudini giornaliere del capo di stato maggiore e alle misure di sicurezza attorno a lui, dopo aver appreso che Sultani e Ashkenazi frequentavano la stessa palestra. Gli inquirenti israeliani sospettano che gli Hezbollah volessero le informazioni per un attentato contro Ashkenazi allo scopo di vendicare l' uccisione a Damasco del capo del loro braccio operativo Imad Mughniyeh, della quale incolpano Israele

(L'Unione Sarda, 6 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Breve cronaca dell'affaire ciambellette, tra religione, rapporti internazionali e prezzi calmierati

Nei giorni precedenti la Pasqua ebraica (Pesach) si è aperta all'interno della Comunità ebraica romana una forte discussione sul tema delle ciambellette kasher le pesach, ovvero conformi secondo le regole pasquali.
Per capire come siano andate le cose è necessario ripercorrere alcune tappe. Per fare le ciambellette è naturalmente necessario l'uso della farina. Il problema sorto è che l'uso della farina nella settimana pasquale implica un'ottima conoscenza delle complicate regole culinarie religiose, al fine di preparare il prodotto senza che questo lieviti. Infatti nell'antico testamento è scritto che nei giorni di Pesach è vietato mangiare cose lievitate.
Il problema sorge quando un rabbino di Roma, esterno alla Comunità ebraica di Roma, decide di interpellare il Rabbino Capo di Israele Rav Shlomo Amar per chiedergli delucidazioni sul tema della farina.E nonostante una lunga e accorata relazione del rabbino Di Segni, accompagnata da una telefonata tra le due autorità religiose, da Israele è arrivato una netta chiusura: e così, pur non avendo il rabbino capo un ruolo gerarchicamente sovraordinato alle diverse comunità ebraiche (come accade tra il Papa ed il resto della Chiesa cattolica), il giudizio di Rav Amar ha comunque indotto il Beth Din romano, l'assemblea di tutti i rabini, ad un'amara decisione.
La Comunità ebraica di Roma - che fino a qualche settimana prima era una delle poche al mondo a consentire la vendita della farina ai privati - si è quindi trovata a dover prelevare dal mercato migliaia di kilogrammi di farina, per impedire che le persone cadessero in errore, preparando le ciambellette nelle proprie abitazioni. Insomma, l'utilizzo della farina poteva essere avallato esclusivamente sotto il controllo del rabbinato di Roma. Le proteste di una parte minoritaria, ma significativa, della Comunità sono giunte puntuali: il divieto di realizzare in casa propria alcuni dei dolci pasquali più tipici della tradizione giudaico-romanesca, in primis le famose ciambellette, è parso a molti una forzatura difficile da digerire.
Ma ad uno scontro con Israele proprio non si poteva arrivare: di qui la decisione della Comunità di convocare un'assemblea pubblica per spiegare le proprie ragioni e l'avvio della produzione di ciambellette "a regola" da rivendere a prezzi calmierati (14 euro al kg). Per salvare i dettami religiosi, ci ha rimesso una tradizione (e non solo). Ma tant'è: dopo il dibattito pubblico e con l'inizio di Pesach il dibattito si è spento ed ogni famiglia, riunita attorno al tavolo pasquale, si è lasciata alle spalle il polverone alzato qualche giorno prima dalla farina.
Ma se ne riparlerà il prossimo anno…

(libertiamo, 6 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gaza, razzi contro Israele: è tregua

Strategia di autocontrollo decisa per favorire la conclusione dell'assedio

Una tregua nei lanci di razzi e proiettili di mortaio verso il territorio israeliano e' stata concordata dalle principali fazioni della Striscia di Gaza, l'enclave palestinese governata dagli islamico-radicali di Hamas. Lo hanno riferito all'Ansa fonti bene informate a Gaza secondo le quali la decisione e' stata sollecitata proprio da Hamas nel corso di una riunione a cui hanno partecipato anche rappresentanti della Jihad Islamica, dell'Fplp, del Dflp e dei Comitati di Resistenza Popolare.
Un portavoce della Jihad Islamica, Daud Shihab, ha poi confermato che la strategia di ''autocontrollo'' e' stata adottata allo scopo di ''favorire la fine dell'assedio della Striscia'', i cui varchi sono sottoposti a un blocco pressoche' totale da parte d'Israele fin dal momento dell'ascesa al potere di Hamas nell'estate del 2007. Tanto piu' di fronte agli spiragli aperti negli ultimi due giorni per il passaggio di un carico di scarpe e vestiti (il primo concesso da Israele dopo la devastante offensiva 'Piombo Fuso' di 15 mesi fa) e di un limitato carico di cemento per la ricostruzioneecedenza". Non si tratta peraltro della prima iniziativa del genere da parte di Hamas, che nei giorni scorsi e' tornato a chiedere a tutte le fazioni di ''non fomentare l'escalation'' dopo la recente intensificazione dei lanci e sparatorie di confine (con conseguenti rappresaglie israeliane e minacce di reazione su piu' vasta scala), ma che non e' riuscito a impedire che ancora ieri un razzo Qassam fosse sparato, senza conseguenze, contro il deserto del Neghev (sud d'Israele). Al 'patto' non hanno aderito del resto i gruppuscoli dell'emergente galassia salafita di Gaza, che s'ispira ad Al Qaida e contesta le altre sigle da posizioni piu' integraliste.
Mentre la stessa Jihad, dopo aver partecipato all'incontro, ha fatto circolare comunque un comunicato di distinguo in cui si riconosce la scelta di un maggiore ''coordinamento militare'' con Hamas, ma si rivendica in linea di principio ''il diritto'' al lancio dei razzi come forma di ''resistenza''.

(Il Denaro, 6 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'Iran non rinuncia al velo - Niente Giochi giovanili

A Singapore, la nazionale iraniana femminile non parteciperà al torneo: l'esclusione è stata comunicata dalla Confederazione asiatica su decisione della Fifa, perché indossare l'hijab islamico costituirebbe una violazione dei regolamenti in materia di equipaggiamento in campo.

Calciatrici iraniane col velo
MILANO, 6 aprile 2010 - La nazionale femminile di calcio dell'Iran è stata esclusa dal torneo dei Giochi Giovanili in programma dal 12 al 25 agosto a Singapore. Lo rende noto l'Afc, la Confederazione asiatica. Il Comitato olimpico iraniano, infatti, ha fatto sapere che le giocatrici sarebbero scese in campo col velo, escludendo qualsiasi marcia indietro. Ma il velo rappresenta una violazione delle norme Fifa in relazione all'equipaggiamento dei giocatori, da qui l'esclusione a favore della Thailandia.

(La Gazzetta dello Sport, 6 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Donne palestinesi protestano per fiction turca anti-israeliana

Detenute palestinesi: i soldati israeliani non ci stuprano

ROMA, 6 apr. - Anche le detenute palestinesi in Israele protestano contro la serie Tv anti-israeliana trasmessa dalla tv turca, che nei mesi scorsi ha creato forti tensioni tra Ankara e Gerusalemme. Lo riporta il sito web del Jerusalem Post.
La fiction turca racconta la storia di una famiglia palestinese che parte per una vacanza in Giordania, e che al ritorno trova la sua casa demolita dall'esercito israeliano. Israele aveva protestato duramente contro il governo turco perchè nella fiction i soldati israeliani vengono rappresentati come brutali assassini e stupratori.
Ma secondo il Jerusalem Post questa fiction non è piaciuta anche a molti palestinesi, e in particolare alle donne palestinesi detenute nelle carceri israeliane, irritate da una scena in cui dei soldati israeliani "stuprano" una donna palestinese.
"Questo film diffama le detenute e la loro lotta nelle prigioni degli occupanti", hanno affermato le detenute palestinesi in una dichiarazione. "Chiediamo al produttore di questa fiction turca di chiedere scusa al popolo palestinese per la scena che mostra i soldati israeliani che stuprano una donna palestinese in una prigione chiamata Miriam".
La dichiarazione afferma anche che la scena dello stupro non c'entra nulla con la realtà. Le detenute hanno anche condannato la scena in cui la famiglia di una "vittima stuprata" la uccidono dopo la scarcerazione da una prigione israeliana.
"Le famiglie palestinesi abbracciano sempre le loro figlie quando escono di prigione", dicono le detenute palestinesi. "Consideriamo questa fiction come un tentativo per diffamare l'immagine delle detenute palestinesi e come un insulto pubblico al popolo palestinese. Il film serve solo all'occupazione".

(Apcom, 6 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Corso di cucina ebraica

Dopo la zucca ora tocca alle melanzane: scopriremo come sceglierle, cucinarle e naturalmente degustarle. Potrebbe sembrare che si stia parlando di una normale corso di cucina, ma non è così. Intanto per l'ambientazione: la Comunità ebraica di Casale Monferrato e poi perché a tenerlo è una figura curiosa, in bilico tra lo chef e lo storico delle tradizioni.
Il risultato però e gustosissimo e dopo aver insegnato a tutti alcune tipiche ricette mantovane a base di Zucca, ecco tornare domenica 11 aprile nella sala conferenze di vicolo Salomone Olper Roberto Robotti, questa volta alle prese con un altro ortaggio e altre ricette. L'incontro è organizzato da Gan Ha Gefen ' Associazione per il Turismo Ebraico in Monferrato....

(Il Monferrato, 6 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'Iran si rifiuta di affrontare Israele in un torneo di pallavolo

Tensioni politiche per una gara del torneo giovanile internazionale organizzato a Pasiano (Pordenone). Le autorità iraniane hanno stoppato la squadra che ha così perso la semifinale a tavolino e oggi giocherà la finale per il 3o posto. C'è un precedente.

PASIANO (PN) - Mancato incontro di pallavolo, ieri a Pasiano di Pordenone, nell'ambito del Memorial Cornacchia, tra le Nazionali Under 19 di Iran e Israele, dopo il veto giunto da Teheran ai propri atleti a scendere in campo.
''E' capitato - ha spiegato l'organizzatore della manifestazione, Tiziano Cornacchia - che nell'ambito del Torneo, al quale partecipano rappresentative giovanili di tutto il mondo, la Nazionale iraniana ha battuto Nazionali molto piu' quotate, fino ad arrivare alla semifinale con Israele, che si doveva disputare questa sera nella palestra di Pasiano di Pordenone''.
''Quando le autorità iraniane, però, hanno saputo che l'avversario era la Nazionale israeliana - ha continuato Cornacchia - agli amici iraniani è stato vietato di giocare. Noi abbiamo provato a mediare, ma non c'è stato nulla da fare. La partita è stata persa a tavolino per 0 a 3 e l'Iran domani giocherà la finale per il terzo e quarto posto''.
''Non è la prima volta che accade un fatto del genere'', ha detto Cornacchia, esprimendo ''grande rammarico''.
Qualche anno fa, infatti, un episodio analogo aveva avuto come protagonista la Nazionale Under 19 della Tunisia, che avrebbe sempre dovuto giocare contro Israele, anche se non in una fase così avanzata del Torneo.
''Auspico che questa sia l'ultima edizione - ha concluso l'organizzatore - in cui due Nazionali non si possono confrontare per ragioni politiche. Noi perseveriamo ad invitare tutti i rappresentanti del mondo, perché prima o poi siamo convinti che questi ragazzi potranno sfidarsi lealmente su un campo sportivo, invece che dover sottostare a quelle che sono le pur legittime richieste dei loro Governi''.

(Volleyball.it, 5 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Chi delegittima lo Stato ebraico


di Giorgio Israel

Presentando un rapporto di 240 pagine sul rapporto Goldstone, Shmuel Trigano ha rilasciato un'intervista in cui sostiene che la campagna di delegittimazione di Israele è arrivata a livelli tali da poter condurre alla sua distruzione.
L'ultima tappa di questa campagna - definita "gravissima" da Trigano - è di rendere luogo comune il parallelismo tra Israele e Sud Africa dell'apartheid. «È una tappa nel progetto di abbattere Israele. Quando si sia disumanizzato un uomo, è legittimo ucciderlo. Tutti gli stermini sono avvenuti in questo modo». Ma nel processo di smantellamento dell'immagine di Israele un sintomo gravissimo - già verificatosi negli anni '30 e «in tutti i periodi in cui il destino ebraico era in questione» è il fenomeno di «una galleria di intellettuali ebrei che denunciano Israele», di fatto abbandonando una nave che ritengono stia colando a picco.
«Il principale problema in questa situazione - ammonisce Trigano - sono proprio gli ebrei»: troppi di loro non si rendono conto che «il destino ebraico sarà quello dello stato d'Israele, sia nell'immagine che se ne fanno i suoi nemici sia, de facto, per l'importanza che esso ha assunto nella condizione ebraica».
È un ammonimento su cui dovrebbero riflettere tutti, mentre si chiude Pesach, in un clima di amarezza senza precedenti. Perché quest'anno la festività si è svolta sotto l'insegna di una campagna che nega l'esistenza di ogni legame tra il popolo ebraico e Gerusalemme e quindi l'esistenza di qualsiasi diritto sulla città.
Il primo ministro turco proclama che Gerusalemme è «la pupilla dell'occhio dell'islam» e che ogni rivendicazione ebraica sulla città è un'offesa e uno scandalo. Nessuno l'ha rimbeccato. Nessuno ha detto che sulla politica del governo israeliano si può dissentire, ma che l'esistenza di un diritto storico, spirituale, religioso sulla città (quantomeno su parte di essa e quindi sul diritto israeliano di farne la sua capitale) non può essere messa in discussione. Silenzio da parte del governo americano: il Seder di Obama non incanta, è la foglia di fico di un processo di delegittimazione.
Silenzio da parte dei governi europei, da parte del mondo cristiano. Questo è il vero scandalo, non soltanto politico ma religioso. Ma far finta di non vederlo e attardarsi su questioni marginali fa parte di quella fenomenologia di accecamento che colpisce quegli ebrei che - come dice Fackenheim - «faticano ad accettare l'idea di avere dei nemici».

(Informazione Corretta, 4 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Pasqua ebraica, 20mila nel Sinai


Malgrado l’allerta attentati lanciato da autorita' israeliane

TEL AVIV 4 apr - In occasione della Pasqua ebraica 20 mila escursionisti israeliani hanno attraversato il confine fra Eilat e Taba e sono entrati in Egitto. Hanno cosi' ignorato i ripetuti appelli delle autorita' israeliane ad astenersi dall'entrare nel Sinai dove - secondo informazioni di intelligence - essi sono esposti al rischio di attentati palestinesi o anche di gruppi che si ispirano ad al Qaida. La Pasqua ebraica dura una settimana e si conclude domani.

(ANSA, 4 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La Turchia cambia ambasciatore in Israele dopo le tensioni

ANKARA, 4 apr. - La Turchia ha nominato un nuovo ambasciatore in Israele dopo le tensioni di gennaio, quando il governo dello Stato ebraico aveva convocato il rappresentante di Ankara per protestare contro una serie tv turca. L'attuale ambasciatore, Oguz Celikol, arrivato in Israele a fine 2009, e' stato richiamato ad Ankara. Al suo posto e' stato nominato Kerim Uras, attuale numero due del dipartimento per Cipro al ministero degli Esteri.

(AGI, 4 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele autorizza il transito di Tir per la Striscia Gaza

Carichi scarpe e abiti, è la prima volta da due anni

GERUSALEMME, 4 apr. - Israele ha autorizzato oggi, per la prima volta da quasi due anni a questa parte, il transito di camion carichi di abiti e di scarpe destinati agli abitanti della striscia di Gaza. Lo ha indicato un responsabile doganale palestinese.
"Israele ha permesso a cinque camion di scarpe e ad altri cinque camion di abiti di entrare nella Striscia di Gaza per la prima volta dall'estate 2008", ha detto un funzionario doganale palestinese incaricato di coordinare questo tipo di operazioni con gli israeliani. La Striscia di Gaza - dove vive un milione e mezzo di persone, l'85 per cento delle quali dipende dagli aiuti internazionali - è sottoposta a un rigido blocco israeliano dalla presa di controllo del territorio, nel giugno 2007, del movimento integralista palestinese Hamas. La maggior parte delle merci arriva attraverso i tunnel di contrabbando scavati sotto la frontiera con l'Egitto.
Un ufficiale israeliano ha confermato il passaggio dei tir, chiarendo che si inserisce nel quadro dei programmi umanitari gestiti dall'Onu. "Tutto è coordinato con l'Onu, in modo che sappiamo con certezza che questi abiti saranno distribuiti", ha precisato il dirigente militare sotto richiesta di anonimato. Quest'ultimo aveva in precedenza indicato che Israele avrebbe permesso nei prossimi giorni l'ingresso di quantità limitate di cemento nella zona franca palestinese. Ha tuttavia sottolineato che questa decisione, presa dal ministro della Difesa Ehud Barak, "non rappresenta un cambiamento di politica" nei confronti di Hamas. "Israele non permetterà la ricostruzione della striscia di Gaza, che consideriamo un'entità terroristica finchè sarà controllata da Hamas e finché il soldato Gilad Shalit resterà in ostaggio", ha aggiunto l'ufficiale, alludendo al sergente israeliano detenuto da Hamas dal 2006.

(Apcom, 4 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Nazionalismo ebraico

di Ugo Volli

Chi oggi nel mondo ebraico è tiepido sulla difesa di Israele, dice che tutti gli ebrei ormai sono schierati dalla parte di Israele (e i più bravi sono "per Israele e per la pace"), dimenticando Chomski e Naomi Klein da un lato e i Naturei Karta dall'altro, entrambi con largo seguito. E poi spesso prosegue dicendo che il nazionalismo è un atteggiamento superato e fuori moda, o un errore teorico, il che forse nella filosofia contemporanea è la stessa cosa. Al contrario di quelli palestinesi, progressisti e internazionalisti, i nazionalisti ebrei sarebbero pericolosi reazionari, per il fatto di mettere in testa alle loro preoccupazioni il loro popolo e la sua incolumità. Oggi questo nazionalismo non si porta più, dobbiamo essere tutti aperti, accoglienti, interculturali. Fare ponti e non muri, come disse qualcuno dall'altra parte del Tevere, dimenticando che i muri talvolta salvano la vita.. Sarà vero, ma dato che mi occupo di comunicazione so che le mode sono transitorie e molto spesso brutte.
Al di là della politica quotidiana c'è un grande problema teorico che si pone intorno all'ebraismo a questo proposito. Il nazionalismo infatti presuppone innanzitutto una nazione, se no è chiaramente abusivo. Siamo una nazione? O forse invece una religione (magari "mosaica" come si usava dire fra le due guerre) che può essere seguita da membri di tutti i popoli? La seconda ipotesi, quella dell'ebraismo come religione che si illude di essere una nazione, è per esempio al centro del libro recente di Shlomo Sand, uno storico moderno dell'Università di Tel Aviv che si è cimentato fuori dalla sua competenza accademica, per sostenere che vi sia stata un'"invenzione del popolo ebraico", e che noi saremmo tutti discendenti di Kazhari convertiti che abusivamente ci leghiamo a Eretz Israel. Con maggiore intelligenza e rispetto la stessa tesi dell'ebraismo come pura religione è stata di recente riproposta negli Appunti sulla questione ebraica di Guido Bersellini, che riprendono le tesi di Nello Rosselli. E' chiaro che in un contesto nazionalistico come l'Italia fascista, la Russia di Stalin (o la Francia di Robespierre) è più facile difendere una religione minoritaria che un popolo disperso. La stessa pretesa di rifiutare il carattere nazionale e privilegiare il carattere religioso appare nella recente sentenza della corte inglese che ha obbligato una scuola religiosa ebraica a iscrivere uno studente che non rispondeva ai criteri alakhici, argomentando che sarebbe contro la legge anti-discriminazioni ogni criterio di selezione che non si basase sulla "fede" e non sull'appartenenza.
Non posso discutere qui nel dettaglio queste posizioni, naturalmente. Sono però numerosissimi gli elementi nella nostra tradizione che indicano che innanzitutto il nostro è un popolo, proprio una nazione nel senso etimologico: a partire dal nome che portiamo, preso del nostro avo Israele, da cui le dodici tribù sono nate, per cui il nome più comune per ebrei nel Tanach è "bené Israel". Anche la nostra religione, concetto intraducibile in ebraico se non lo si intende se come l'insieme dalle leggi delle pratiche e dai patti dati al popolo, ha un fondamento nell'anteriorità: la promessa di Abramo, l'uscita dall'Egitto di cui tutti anche oggi dobbiamo sentirci partecipi, come abbiamo letto nel seder. Proprio come nazione accettiamo degli obblighi religiosi e siamo titolari di diritti, come afferma la celebre prima nota del commento di Rashi alla Torah. Chi pensa a un ebraismo come pura etica, senza sostanza nazionale, si illude come Hermann Cohen, che alla vigilia della presa del potere del nazismo pensava che l'ebraismo fosse una "religione tedesca", tanto coincideva con l'etica kantiana.
Se siamo una nazione costruita intorno alla sua religione nazionale, che non intendiamo necessariamente estendere agli altri, anche se ci aspettiamo il riconoscimento dei nostri valori, e non una religione che si finge nazione, possiamo essere nazionalisti, cioè volere l'autonomia e la libertà del nostro popolo? O per essere un "popolo sacerdotale" dobbiamo per forza immaginarci come vittime per l'eternità, come ci vorrebbero e ci amerebbero certi ambienti? E' facile trovare nelle nostre scritture numerosissime tracce della lotta anche fisica per la nostra libertà. Molte delle nostre feste parlano di questo, molti personaggi amati sono stati guerrieri, da Abramo a Davide. Certo, vi sono molte esortazione all'accoglienza degli stranieri nella Torah, ma questi stranieri sono definiti come ospiti dentro il popolo, che accettano di vivere secondo le sue leggi. Niente è più lontano dall'ebraismo della con-fusione con altri e della condivisione della terra e di Gerusalemme.
Se Israele è una nazione e da un certo punto di vista è il prototipo storico della nazione che va al di là delle istituzioni politiche contingenti, sopravvive e lotta anche senza uno stato o quando lo stato è diviso, perché l'amore di Israele non dovrebbe essere un nazionalismo? Il nazionalismo arabo, per i progressisti di tutto il mondo, va bene. Il patriottismo americano, francese, russo, perfino svizzero è bene accetto e popolare. Perché quello ebraico no?

(Notiziario Ucei, 4 aprile 2010)


Il concetto di nazione ebraica è fondato giuridicamente sull'atto costitutivo della promessa di Dio fatta ad Abramo e costituisce un elemento fondamentale a sostegno dell'esistenza e dell'identità del popolo ebraico. L'antisionismo, presentandosi come negazione del diritto degli ebrei ad avere una loro nazionalità, costituisce l'ultima forma di odio antiebraico. Il suo nome potrebbe essere "antisemitismo giuridico". Dopo l'antisemitismo teologico pseudocristiano e l'antisemitismo biologico pagano, quest'ultimo tipo di antisemitismo ha tutte le caratteristiche per diventare più esteso, più radicale, più viscido, e di conseguenza più pericoloso di tutti gli altri.



~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

«Ebrei, bruciamo tutto». Immagini da un raid

Un raid punitivo contro i titolari di un bar che, nei giorni scorsi, avevano denunciato il degrado della zona

di Ilaria Sacchettoni





ROMA - Tra sincronie militari e insulti balordi hanno lanciando minacce antisemite: «Ebrei di m... vi bruciamo il bar». Bomber, anfibi, catene e tirapugni: «Capelloni del ca... vi diamo una lezione». Un raid punitivo contro i titolari di un bar che, nei giorni scorsi, avevano denunciato il degrado della zona, ostaggio della movida notturna, tra lo spaccio conclamato di Trastevere e gli happening alcolici di Campo de' Fiori.

VENERDÌ NOTTE, L'AGGUATO - Sventato per un soffio, ripreso da telecamere ( foto a lato) e denunciato ai carabinieri che, ora, indagano anche per violazione della legge sull'odio razziale. «Stavamo chiudendo, eravamo rimasti solo io, mio padre e mio fratello e li abbiamo visti arrivare» racconta Fabrizio Paolessi che, con il fratello, aveva denunciato: «Troppo caos, così rischiano di essere travolti anche i negozi di vicinato». Erano le due passate quando il gruppetto di teste rasate è comparso. Uno di loro si è accostato al bar e ha abbassato la lampo dei jeans.
«Mio padre è uscito per mandarlo via — racconta Paolessi — ma ci siamo ritrovati faccia faccia con un gruppo che urlava e minacciava». Otto in tutto, in tenuta da guerriglia urbana. Paolessi senior viene ferito (trauma al capo, quattro giorni di prognosi) ma, intanto, riesce a tirare giù la serranda. Fuori piovono calci ma, a quel punto, suona l'allarme. La stazione dei carabinieri è a un passo, le auto arrivano in pochi minuti. Ma intanto il gruppetto è già sparito.

LA PREOCCUPAZIONE DEI CITTADINI - Intanto, l'allarme dei residenti rimbalza da un lato all'altro del Lungotevere. Comitati e associazioni di Trastevere e piazza Campo dei Fiori sono preoccupati per un anticipo di stagione che mescola i grandi numeri all'aggressività di alcuni balordi. Ma la vera novità è che, a questo punto, una parte dei commercianti stessi chiede l'adozione di misure contro le notti scatenate e incontrollabili della zona. Nei giorni scorsi i Paolessi avevano denunciato i rischi delle notti romane: «Anche vigilando, chiedendo i documenti, dicendo "no" ai minorenni che chiedono la birra e scoraggiando bivacchi qui davanti, spesso, non riusciamo ad evitare il peggio. Condividiamo le proteste dei residenti e vediamo che le forze dell'ordine sono presenti ma i numeri sono enormi e i comportamenti diventano aggressivi..». Quanto al ripristino di un'ordinanza antivetro contro l'asporto di birra e alcolici, anche Aopecs, l'associazione di piazza Navona interviene in favore di una regolamentazione: «La soluzione che si è rivelata migliore è quella che autorizza la somministrazione di alcolici esclusivamente all'interno del locale». Ma i grossisti dell'alcol che tuonarono in passato, che diranno stavolta?

(Corriere della Sera, 4 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Padre Cantalamessa si scusa: "Non volevo offendere gli ebrei"

"Se contro ogni mia intenzione ho urtato la sensibilità degli ebrei e delle vittime della pedofilia, ne sono sinceramente rammaricato e chiedo scusa, riaffermando la mia solidarietà con gli uni e con gli altri".

Così esordisce in un'intervista al Corriere della Sera padre Raniero Cantalamessa dopo le polemiche suscitate dal parallelo tra gli attacchi alla Chiesa per i preti pedofili e "gli aspetti più vergognosi dell'antisemitismo", citato durante la liturgia del Venerdì Santo in Vaticano. Il predicatore vaticano precisa che "il Papa non solo non ha ispirato ma, come tutti gli altri, ha ascoltato per la prima volta le mie parole durante la liturgia in San Pietro". Mai, prosegue Cantalamessa, "qualcuno del Vaticano ha preteso di leggere in anticipo il testo delle mie prediche". Il frate cappuccino spiega che l'idea di inserire la lettera dell' amico ebreo contenente il paragone è nata solo perché "sembrava una testimonianza di solidarietà nei confronti del Papa". "La mia - afferma padre Cantalamessa - era un'intenzione amichevole, tutt'altro che ostile". "Non penso - chiarisce - che si possano paragonare antisemitismo e attacchi alla Chiesa di questi giorni e credo che neppure l'amico ebreo intendesse farlo. Egli non si riferisce all'antisemitismo della Shoah, ma all'antisemitismo come fatto di cultura, più che come effettiva persecuzione".

(L'Unione Sarda, 4 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Vaticano assediato, prudenti gli ebrei

di Pier Francesco Borgia

ROMA - Per capire le differenze che esistono tra la comunità ebraica italiana e quelle presenti nelle altre nazioni europee e negli Stati Uniti può essere utile mettere a confronto le dichiarazioni del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e quelle del segretario del consiglio degli ebrei tedeschi Stephan Kramer a seguito della parole espresse dal frate cappuccino Raniero Cantalamessa durante la liturgia del Venerdì Santo. Il paragone tra l'antisemitismo e la persecuzione mediatica nei confronti della Chiesa non è piaciuto. Ognuno, però, reagisce in modo diverso dimostrando quanto variegato sia il mondo ebraico e quanto sfumate le posizioni. Kramer parla di parole «oscene e ripugnanti», Di Segni alza gli occhi al cielo e mormora una citazione a doppia lettura: «prego Dio che illumini i loro cuori».
Di Segni è la guida spirituale della più longeva comunità dai tempi della Diaspora. Tanto che è divenuto un detto popolare che gli ebrei romani sono più antichi degli antichi romani. Una comunità forte e coesa ma non così grande e influente come si tende a credere. Se si guarda ai numeri, la comunità romana (comunque la maggiore in Italia) conta poco meno di 20mila iscritti. Mentre all'estero nelle capitali e nelle grandi metropoli si arriva anche a cifre a cinque zeri. In Italia gli iscritti alle comunità sono meno di 40mila. È un paradosso ma la loro forza arriva dalla loro debolezza. Il peso politico se lo sono guadagnato per la loro necessità di «difendersi» e di conservare buoni rapporti con tutti. Ed è per questo che non esiste (soprattutto a Roma) una fazione «pro Vaticano» (e tantomeno una «contro»). Nella capitale il leit motiv è la prudenza diplomatica. Tutte le «esternazioni» d'Oltretevere vengono semplicemente considerate come osservazioni che riguardano la comunità cattolica («sono solo fatti loro»). Al massimo si può arrivare a un gesto isolato e comunque carico di sensibilità politica come quello del rabbino capo di Milano Giuseppe Laras che nel 2005 rassegnò le dimissioni in polemica con il Vaticano e con la sua difesa di Pio XII. Visto che le questioni storiografiche e teologiche sono materia al massimo per eruditi, è la «politica» intesa come agire sociale che fa sì che i media tengano gli occhi puntati sui rappresentanti delle comunità. E in queste qualcosa è profondamente cambiato negli ultimi trent'anni. Fino ai primi anni Ottanta, infatti, vigeva un assioma tanto accettato quanto tacito: l'unica «militanza» (sempre personale) consentita era quella a sinistra. Poi c'è stato il ciclone Berlusconi che ha rivoluzionato il concetto di destra e soprattutto c'è stata la sua visita in Israele e la visita che nello stesso Paese ha fatto Gianfranco Fini, ancora come leader di Alleanza Nazionale.
Se però si prova a sondare il terreno direttamente, è tutto un mettere le mani avanti. Il concetto di destra e sinistra - ripetono - non esiste. L'unico spartiacque è «pro» o «contro» la politica israeliana. Tanto che la lista di Riccardo Pacifici (ora capo della comunità romana) si chiama «Per Israele». Ed è questo a fare la differenza. Tutto ebbe inizio nell'82. Il 9 ottobre un attentato davanti alla sinagoga di Roma causò la morte di un bambino di due anni e il ferimento di 37 persone. È stato lo stesso Pacifici (considerato dai «gentili» uomo di destra) a ricordare quel tragico episodio non più tardi di due settimane fa quando ha incontrato Emma Bonino. L'esponente radicale insieme con Pannella e Giovanni Spadolini furono gli unici a correre sul luogo della tragedia. In quel frangente lo stesso Pacifici rischiò di divenire orfano. Da allora le comunità hanno iniziato a difendersi e a scoprirsi orgogliosi della sintonia con Israele.
Un tempo l'intellighenzia ebraica (soprattutto torinese e milanese) viveva a passo ritmato con la cultura dell'antifascismo. Oggi le posizioni sono più sfumate perché sono cambiati i parametri stessi della politica. E se proprio si deve bofonchiare una timida censura lo si fa quando il governo avanza la proposta di candidare D'Alema come commissario europeo. L'immagine dell'ex segretario e presidente diessino a braccetto per le vie di Beirut con il leader Hezbollah Hussein Haji Hassan, in comunità non l'ha dimenticata nessuno. Ma il timido cenno di censura non arriva. Per questioni di opportunità si preferisce tacere e alzare gli occhi mostrando una pazienza ormai bimillenaria.

(il Giornale, 4 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Giorgio Israel: «Una moratoria sull'uso della parola Shoah»

di Edoardo Petti

«Il paragone con la Shoah per indicare ogni situazione efferata e odiosa è molto pericoloso. Propongo allora una moratoria dell'abuso di un simile riferimento, per potere, tutti, raffreddare le menti e ragionare seriamente». Giorgio Israel, matematico di fama internazionale, rifiuta di accendere ulteriori polemiche dopo le parole pronunciate nella basilica di San Pietro dal predicatore pontificio Raniero Cantalamessa durante l'omelia della Messa del Venerdì santo. Espressioni che, stabilendo un qualche parallelo fra la persecuzione antisemita e gli attacchi di questi giorni alla Chiesa cattolica per la vicenda degli abusi e delle violenze sui minori, hanno provocato durissime reazioni nel mondo ebraico e fra le associazioni delle vittime dei crimini di pedofilia.

(Il Riformista 4 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Razzi, armi e scelta dei tempi. Hamas si prepara a una nuova guerra

SDEROT. Nelle strade semideserte di Sderot risuona sempre più spesso la voce meccanica che scandisce "tzèvah adòm", allarme rosso, missili in arrivo da Gaza. Nel mese di marzo sono stati almeno 35 i razzi Qassam caduti qui o nelle altre comunità del sud d'Israele, mentre nella zona si registravano i più sanguinosi combattimenti tra israeliani e palestinesi dai giorni di "Piombo fuso", l'operazione contro Hamas dell'inverno 2008- 2009. Per gli abitanti della piccola città operaia di Sderot la situazione è relativamente tranquilla, se paragonata con le migliaia di razzi che piovvero per anni prima del conflitto, ma molti temono una nuova guerra. La nuova ondata di attacchi da parte di Hamas coincide con il protrarsi della crisi diplomatica tra Israele e i suoi alleati americani ed europei. Nella notte tra giovedì e venerdì l'aviazione israeliana, rispondendo all'ultimo lancio di razzi, ha bombardato senza fare vittime presunte fabbriche di armi in tutta la Striscia. La settimana scorsa, due soldati israeliani sono rimasti uccisi in un conflitto a fuoco: l'attacco ha rappresentato una svolta: gli uomini di Hamas sono scesi nelle strade a festeggiare e il movimento, per la prima volta da "Piombo fuso", ha rivendicato l'azione. Sorpreso anche il ministro della Difesa, Ehud Barak: "Eravamo abituati a veder sparare piccoli gruppuscoli mentre Hamas cercava di calmare le cose. Ora forse stanno allentando il controllo, e se ciò fosse vero ci saranno conseguenze anche per Hamas", ha ammonito. Ma il governo israeliano sa di non avere le mani completamente libere: un conflitto a Gaza sarebbe un altro colpo per le traballanti relazioni dello stato ebraico con Stati Uniti ed Europa. Hamas si prepara: giovedì, la polizia egiziana ha annunciato di aver intercettato nel Sinai decine di missili terraaria e anticarro destinati ad armare Gaza .

(Il Foglio, 3 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La protesta degli ebrei

Non solo la comunità ebraica americana, ma anche la Conferenza Episcopale statunitense prende le distanze da Padre Raniero Cantalamessa e il suo paragone tra lo scandalo pedofilia e l'antisemitismo

di Giacomo Galeazzi

La comunità ebraica americana reagisce indignata all'intervento del predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa che ieri, citando un suo amico ebreo, ha paragonato la campagna di accuse al Papa sulla pedofilia all'antisemitismo. In prima fila nel protestare, il rabbino Marvin Haier, fondatore e decano del Centro Simon Wiesenthal di Los Angeles, che chiede esplicitamente l'intervento del Pontefice. «Si tratta di parole ingiuriose e espresse alla presenza del Papa. Benedetto XVI dovrebbe quindi assumersi le sue responsabilità e chiedere scusa per questa analogia vergognosa. Il fatto che abbia citato una lettera di un ebreo - prosegue Hayer - non giustifica la sua ignoranza. Lo scandalo riguarda sacerdoti che si sono macchiati di gravi colpe. Hanno tradito la loro fede e sono stati protetti dalle alte gerarchie. Dire che le accuse contro di loro siano paragonabili alle persecuzioni contro gli ebrei è una vergognosa mistificazione storica». Netto anche il giudizio di Abraham Foxman, il direttore della Anti-Defamation League: «Mi sarei aspettato che un sacerdote così esperto come Padre Cantalamessa avesse una conoscenza un pò più approfondita dell'antisemitismo, un fenomeno che ha prodotto pogrom, espulsioni di massa e condanne a morte, e evitasse un paragone così mostruoso». «Padre Cantalamessa - commenta James Rubin, rabbino responsabile dei rapporti interreligiosi al Comitato Ebraico-americano - ha reso un cattivo servizio alla Chiesa cattolica, oggi chiamata ad affrontare i suoi problemi interni, e ai milioni di uomini e donne che sono morti per il solo fatto di essere ebrei». Una levata di scudi che rende esplicita una tensione tra Vaticano e comunità ebraica americana già emersa, ma in modo latente, sin dai primi giorni in cui il New York Times - il cui proprietario è l'ebreo Arthur Sulzberger - fece da cassa di risonanza alle rivelazioni sulle storie di pedofilia tra i sacerdoti tedeschi, risalenti agli anni in cui Benedetto XVI era vescovo di Monaco. Giorni tesi, durante i quali perfino l'arcivescovo di New York, considerato 'progressistà, Timothy Dolan, s'indigno contro il giornale, accusandolo di lanciare «insistenti insinuazioni contro il Santo Padre». Più tardi, con il dilagare delle indiscrezioni, altri leader come il presidente della Lega Cattolica per la religione e i diritti civili (Catholic League for Religion and Civil Rights), Bill Donohue, parlarono apertamente di una «montatura contro il Papa», di natura «anti-cattolica». Sospetti e incomprensioni che ora, dopo le parole di Raniero Cantalamessa, trovano nuova linfa.

(La Stampa, 3 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Addio alla professoressa ebrea che insegnò la libertà a Lele Luzzati

Morta a Gerusalemme, all'età di 101 anni, Anna Colombo. Un secolo di vita intensa segnata dalla Shoah e da un credo assoluto: la libertà di pensiero come un diritto per cui combattere

di Rimmon Lavi

Anna Colombo
GERUSALEMME - Cara Repubblica, Anna Colombo è morta in casa sua a Gerusalemme, appena compiuto il 101o compleanno, lucida e cosciente fino al giorno prima. Da allora, io, suo unico figlio, ricevo messaggi diversissimi da tanti suoi amici, ex-allievi e conoscenti, con un unico comune denominatore: quanto ognuno che l'ha conosciuta abbia ricevuto da lei in campi così differenti, malgrado, direi, il suo carattere certo non facile.
Proprio chi non è religioso e non crede all'aldilà, come lo era lei e come una cara amica, direi sua figlia adottiva, non può capacitarsi che una presenza umana come la sua sia scomparsa nel nulla, con tutte le sue memorie, esperienze, letture, emozioni. Per me, e credo per molti che l'hanno conosciuta, resta vivido un patrimonio intero che ci ha lasciato, diverso per ciascuno, ben oltre al libro autobiografico che ha pubblicato pochi anni fa ("Gli ebrei hanno sei dita", Feltrinelli), alle traduzioni e agli articoli pubblicati sulla Rassegna di Israel, Hakehila e vari altri. Per questo mi permetto di estrarre ed esporre in poche righe quei valori principali che a mio avviso l'hanno caratterizzata, e che in parte per lo meno possono essere un riassunto della sua esperienza umana, lungo un secolo di vita intensa.
Cresciuta in una famiglia ebraica piemontese (da Asti e Moncalvo, Apam), tra Alessandria e Genova, in ambiente piccolo borghese, di fede democratica mazziniana, patriota per un'Italia liberale e utopicamente socialista, l'ebraismo era per loro termine d'identità e di calore familiare, più che di religione, e sorgente, nei Profeti e nei Pirkei Avot, del messaggio universale d'integrità morale, di libertà, di giustizia sociale e di umanesimo che la rivoluzione francese e l'emancipazione avevano reso comune per tutti e anche per gli ebrei, dopo tanti secoli di discriminazione.
Era arrivata al sionismo all'inizio dei suoi 20 anni, e alla fine degli anni Venti del secolo scorso, come espressione più naturale per gli ebrei della negazione viscerale del fascismo, del nazionalismo e del totalitarismo, molto prima delle leggi razziali e dell'adozione dell'antisemitismo di Stato e delle persecuzioni dirette anche in Italia.
Per lei, la Shoah, in cui perirono i genitori e il fratello (ne ebbe la tragica notizia solo dopo la Guerra, nella lontana Romania, dove aveva incontrato la realtà di un antisetimitismo esacerbato, popolare e atavico, sconosciuta in Italia) dette conferma non solo della necessità dello Stato Ebraico per gli ebrei, ma anche dell'obbligo universale di combattere ogni forma di totalitarismo, di xenofobia, di razzismo, di discriminazione (di destra o di sinistra).
Dal 1968, uscita in pensione dall'insegnamento al liceo pubblico statale in Italia, e al liceo ebraico di Milano, si era stabilita a Gerusalemme: ma di questi ultimi 40 anni di vita non per nulla ha voluto sottolineare nel suo libro, con orgoglio (ma anche con disperazione), solo il fatto di essere stata assidua partecipante alla vigilia settimanale delle "Donne in nero", contro l'occupazione militare dei territori e della popolazione palestinese.
Ha visto con dolore la degradazione nazionalistica del sionismo ufficiale e l'esplosione di fenomeni coloniali, che forse esistevano anche prima del 1967, ma erano contenuti dalla vergogna, ed erano in contraddizione con i valori dichiarati del movimento di emancipazione del popolo ebraico: si è trovata di fronte a una realtà che l'ha disillusa dalla sua speranza che esso fosse immunizzato contro i germi di cui gli ebrei sono stati per secoli le vittime principali.
Ha continuato per tutti questi anni a interessarsi di ebraismo, di storia, d'arte, di letteratura e di filosofia; fin quando ha potuto leggere e visitare esposizioni ha scritto articoli e dato conferenze.
Ammirava la curiosità, l'onestà intellettuale e il rigore del pensiero; disprezzava la retorica, la vigliaccheria dei compromessi e anche la fiducia cieca, acritica, verso qualunque forma di autorità, anche a prezzo di perdere amici. Per lei, credo, la libertà di pensiero non era solo un diritto per cui combattere, ma anche un dovere per chiunque voglia essere degno di chiamarsi uomo.
Pretendeva che l'accettassero com'era e che ammettessero come non conformismo la sua spontaneità, senza offendersi dei suoi modi di fare, spesso non "ben educati". Molti l'hanno ammirata per "il coraggio di essere com'era, costi quel che costi" (ben scritto da un'amica), ma molti di più hanno preferito tenersi in guardia. Lei stessa invece era molto sensibile a come gli altri la trattassero. Le espressioni del suo affetto e della sua tenerezza sono state molto parsimoniose, spesso sconosciute, a limite di durezza anche per le persone più vicine a lei.
A suo tempo voleva lasciare il suo corpo alla scienza, ma ci aveva rinunciato dopo aver saputo delle difficoltà burocratiche incontrate per ciò alla morte di mio padre. In Italia voleva farsi cremare, credo per identificazione con i Suoi, periti ad Auschwitz, ma la cremazione non è ammessa in Israele. Negli ultimi tempi mi ha detto che non dava più nessuna importanza alla sepoltura: si è preparata cosciente alla morte, rifiutando di mangiare negli ultimi giorni, lei che era scappata per pranzo persino dal suo adorato Partenone.

(la Repubblica, 3 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il Vaticano precisa: "no a paragoni con l'antisemitismo"

Cantalamessa con il Papa
ROMA, 2 apr. - E' di nuovo tensione tra il Vaticano e il mondo ebraico. Il paragone fatto dal predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, tra l'antisemitismo e le accuse alla chiesa cattolica per lo scandalo dei preti pedofili e' stato accolto con stupore e rabbia dalla comunita' ebraiche in Europa e negli Stati Uniti.
Il sermone di Cantalamessa ha conquistato le home page di Haaretz e del Jerusalem Post in Israele, del sito della BBC e del New York Times. E' quest'ultimo, che nei giorni scorsi aveva chiamato in causa Joseph Ratzinger nel caso del prete pedofilo Lawrence Murphy, a raccogliere il disappunto del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, per quanto affermato dal predicatore pontificio. Lombardi, scrive il NYT, ha sottolineato che le opinioni di Cantalamessa non sono da intendere come una "dichiarazione ufficiale" del Vaticano e che e' sbagliato interpretarle come un paragone con l'antisemitismo. Si tratta, invece, di un messaggio di "solidarieta'" inviato a padre Cantalamessa da un amico ebreo.
"Non credo sia un paragone appropriato", sono le parole di Lombardi riportate dal NYT, "ecco perche' la lettera va intesa come la solidarieta' espressa da un ebreo". "E non e' un attacco al mondo ebraico", ha voluto ribadire Lombardi al NYT, che ha escluso un coinvolgimento del papa nella redazione del sermone di Cantalamessa.
La reazione del mondo ebraico, pero', va dall'ironia alla furia. Se, secondo quanto scrive ancora il NYT, il rabbino della Comunita' di Roma, Riccardo Di Segni, ha sorriso quando gli e' stato chiesto un commento sul sermone e ha pregato Dio che "illumini i loro cuori" nel giorno in cui "loro pregano che il Signore illumini i nostri affinche' riconosciamo Gesu'", Elan Steinberg, vice presidente dell'Associazione americana di sopravvissuti all'Olocausto, intervistato dalla Reuters, ha invitato Cantalamessa a "provare vergona". "Il paragone e' offensivo e insostenibile", ha detto. Il Centro Simon Wiesenthal ha tirato in ballo Ratzinger: "Queste affermazioni ingiuriose sono state fatte in presenza del Papa e il Papa stesso deve chiedere scusa". Il Consiglio ebraico della Germania ha trovato il sermone di Cantalamessa "insolente, osceno e offensivo verso le vittime degli abusi e verso le vittime dell'Olocausto". "Il Vaticano", ha detto il Segretario generale, Stephan Kramer, "tenta di trasformare in vittime coloro che hanno perpetrato gli abusi".
All'ira del mondo ebraico si e' unita l'indignazione delle vittime dei preti pedofili. Il Network americano delle vittime di abusi da parte dei preti (Snap, nell'acronimo inglese) e' durissimo: "Spezza il cuore vedere un esponente di alto rango del Vaticano fare affermazioni insultanti sia per le vittime di abusi sia per il popolo ebraico", ha detto un portavoce.

(AGI, 3 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Pedofilia - Gruppi ebrei critici sul paragone con l'antisemitismo

ROMA, 2 apr. - Ha suscitato critiche nel mondo ebraico il paragone tracciato da padre Raniero Cantalamessa, predicatore della casa pontificia, tra le critiche alla Chiesa nella vicenda della pedofilia e la persecuzione subita dagli ebrei con l'antisemitismo. "E' ripugnante, osceno e soprattutto offensivo nei confronti di tutte le vittime degli abusi così come nei confronti di tutte le vittime del'olocausto", ha commentato con l''Associtated press' il segretario generale del consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Stephan Kramer. "Sinora non ho visto San Pietro bruciare né ci sono stati scoppi di violenza contro preti cattolici. Sono senza parole. Il Vaticano sta tentando di trasformare i persecutori in vittime". Il rabbino statunitense Gary Greenebaum, responsabile delle relazioni interreligiose per l'American Jewish Committee, ha bollato le affermazioni di Cantalamessa come "un uso sfortunato del linguaggio. La violenza collettiva contro gli ebrei - ha detto - ha avuto come effetto la morte di sei milioni di persone, mentre la violenza collettiva di cui si parla qui non ha condotto a uccisioni o distruzioni", afferma.

(Apcom, 2 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Milano, writer scrive "Israele assassina"

Assolto, De Corato disapprova

«Scrivere frasi indegne nel cuore cittadino, come "Israele assassina" e "Intifada" non equivale a insozzare i muri con tags, ma significa diffondere odio contro uno Stato democratico. Un atto di estrema gravità, tanto più se viene fatto durante una manifestazione con migliaia di persone. Con il rischio di aumentare la tensione e provocare incidenti. Eppure ciò non è bastato a far condannare un writer di 36 anni accusato di aver imbrattato nel dicembre 2008 due pilastri di piazza San Babila con queste scritte. Writer che è stato così assolto dal giudice di pace sostanzialmente per insufficienza di prove». Lo afferma Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano e assessore alla Sicurezza.
Il writer 36enne, oggi assolto dal giudice di pace, era accusato di aver fatto delle scritte, durante una manifestazione pro Palestina il 28 dicembre 2008, contro Israele. Il Comune di Milano si era costituito parte civile nel processo. «Questa decisione - spiega De Corato - ci sorprende, contro l'imputato aveva testimoniato un agente della Digos e a supporto c'erano pure i filmati della polizia Scientifica».
Il 19 marzo scorso il pm aveva chiesto la condanna dell'imputato a 800 euro di multa. «Attendiamo di leggere le motivazioni, ma questa assoluzione - sottolinea il vice sindaco di Milano - non ci piace perché vanifica l'attività delle forze dell'ordine che avevano colto il writer in flagranza di reato. Un soggetto tra l'altro ben noto alla polizia in quanto frequentava il centro sociale Vittoria. Lo stesso che aveva espresso immediata solidarietà ai compagni arrestati il 13 febbraio 2007 nell'ambito dell'inchiesta sulle nuove Br».
Il Comune di Milano non demorde e chiederà di costituirsi parte civile nel processo a carico di un writer responsabile di aver imbrattato il centro storico in occasione dello scorso May Day Parade.
«Il copione inscenato da centri sociali & soci è stato sempre lo stesso in questi ultimi anni: sciame di scritte e tags, danneggiamenti e vandalismi. Una pratica indegna che - conclude - stiamo cercando di contrastare, grazie a videosorveglianza e agenti sui percorsi».

(Libero-news.it, 2 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Raid a gaza, nuovo braccio di ferro tra Hamas e Israele

Dopo mesi di calma relativa, Hamas ed Israele tornano a saggiarsi a vicenda. Nelle dichiarazioni dei rispettivi dirigenti ciascun lato assicura di essere interessato a mantenere la calma ed imputa all'avversario la responsabilità di una serie di violenze che di settimana in settimana è sempre più fitta.
Che la situazione stia degenerando ormai la avvertono in molti. Fra questi il ministro degli esteri russi Sergei Lavrov, che ieri ha discusso della situazione di Gaza con il leader politico di Hamas Khaled Meshal, e il ministero degli esteri britannico che ha affermato di seguire gli sviluppi con preoccupazione. Difficile ormai dipanare la fitta sequela di attacchi e di ritorsioni.
In ordine cronologico, al lancio di un razzo sparato ieri da Gaza verso il Neghev sono seguiti diversi raid israeliani con cui - afferma un portavoce militare a Tel Aviv - sono stati colpiti quattro obiettivi nella Striscia di Gaza: due fabbriche di armi e due depositi militari. Da parte sua la agenzia di stampa palestinese Maan sintetizza così gli edifici colpiti nella Striscia: a Khan Yunes, un edificio che ospita la stazione televisiva al-Aqsa di Hamas; a Gaza, nel rione Sabra, la fabbrica di latticini Daloul; nel campo profughi Nusseirat, una stazione di polizia; a Gaza City, una compagna di telecomunicazioni. Fonti mediche hanno precisato che schegge delle bombe israeliane hanno ferito tre bambini: Malak al-Arabid (un anno); il fratello Saad (4) e Abdul Rahm Sarsur (11).
Oggi ad Ashqelon (un porto israeliano a Nord di Gaza) le sirene hanno risuonato a lungo. La radio militare ha riferito che un razzo palestinese era caduto nelle sue vicinanze, ma in seguito ha corretto la informazione precisando che si era trattato di un falso allarme. Per la popolazione del Neghev, che ormai quotidianamente avverte il suono delle sirene, il logorio psicologico è crescente. Oggi il capo dell'esecutivo di Hamas, Ismai Haniyeh, ha riferito che Hamas ha intrapreso contatti con le altre fazioni armate palestinesi per concordare una unica linea di comportamento di fronte all'inasprirsi della situazione. Secondo la agenzia di stampa Maan, Hamas da un lato vorrebbe tenere alta la bandiera della "lotta ad oltranza" contro Israele, ma al tempo stesso vorrebbe anche evitare di andare ad un confronto generale con Israele.
In Israele si avanza una distinzione diversa: Hamas, viene spiegato, si oppone solo al lancio di razzi dalla Striscia verso il Neghev, mentre ritiene legittimi i continui attacchi alle pattuglie di confine e i tentativi di infiltrazione armata in Israele. A destabilizzare la situazione si aggiungono le attività di gruppuscoli palestinesi che si ispirano ad al-Qaida e che seguono una logica propria. Nelle ultime settimane hanno più volte attaccato obiettivi israeliani anche con tecniche "importate" da altri scenari di conflitto. In un comunicato delle forze armate israeliane si legge che comunque Israele non fa distinzioni di affiliazione politica: visto che Hamas è di fatto il padrone della situazione a Gaza, è sua responsabilità - conclude il comunicato - impedire qualsiasi tipo di attacco.

(l'Occidentale, 2 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gaza: ora sì che c'è il rischio di una nuova guerra

di Anna Momigliano

Le brigate Qassam, braccio armato di Hamas, da cui il nome dei razzi (AP Photo/Hatem Moussa)

Bene, ci siamo. Israele minaccia un' "operazione di larga scala" nella Striscia di Gaza. Il messaggio è questo: se Hamas e alleati non la piantano di lanciare razzi sulle cittadine del Sud, l'esercito israeliano è pronto a rispondere… se non proprio con una nuova Operazione Piompo Fuso (ricordate la guerra di un anno e mezzo fa?), con qualcosa di paragonabile.
Prima dell'alba l'aviazione di Gerusalemme ha condotto almeno sette raid in risposta al lancio di razzi qassam sulle cittadine israeliane da parte dei miliziani islamisti. Secondo fonti israeliane, gli obiettivi sarebbero soprattutto depositi di munizioni e basi operative di Hamas. Ma secondo fonti palestinesi sarebbe stata colpita anche un'industria alimentare, e sarebbero rimasti feriti anche due bambini.
E' già un po' che soffiano venti di guerra tra Israele e Gaza. Negli ultimi tempi il lancio di razzi sul territorio israeliano si è intensificato, e Gerusalemme ha già risposto con un altro bombardamento notturno lo scorso 18 marzo.
Il rischio adesso è che si ripeta la stessa escalation - da un latro Hamas e compagnia che bombardano Israele, dall'altro gli israeliani che rispondono con altri bombardamenti- che ha portato due inverni fa una guerra che ha fatto più di mille vittime.
Personalmente, non credo che il premier Benyamin Netanyahu voglia davvero una nuovo conflitto, specie in un momento così delicato dal punto di vista delle relazioni internazionali. Ma a questo punto la situazione rischia davvero di precipitare.

(Panorama, 2 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Parlamento: nasce il Comitato dei sostenitori di Israele

David Rotem
ROMA, 2 apr - Nasce il Knesset Christain Allies Caucus in Italia, il Comitato dei sostenitori di Israele all'interno del Parlamento italiano. L'organismo (Kcac) verra' presentato mercoledi' 7 aprile alle 15 nella Sala Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato, al termine di un incontro promosso dal segretario di Presidenza di Palazzo Madama Lucio Malan al quale partecipera' la delegazione del Knesset Christian Allies Caucus, guidata dal presidente David Rotem e composta dal direttore Josh Reinstein, da Orit Noked, vice ministro per l'Industria Commercio e Occupazione e dal Rabbino Benny Elon, presidente della International Israel Allies Caucus Fundation. Prendera' parte ai lavori l'ambasciatore d'Israele in Italia, Gideon Meir.
Costituitasi all'interno della Knesset nel 2004, il Knesset Christain Allies Caucus conta 17 deputati israeliani appartenenti a 5 differenti gruppi parlamentari. Attualmente il Kcac e' presente con proprie sezioni in 13 Paesi e all'interno delle istituzioni dell'Unione europea.
L'obiettivo del Christian Allies Caucus e' quello di costruire linee dirette di comunicazione tra i componenti della Knesset e esponenti politici cristiani in tutto il mondo, allo scopo di sviluppare le relazioni giudaico-cristiane sulla base dei valori comuni e a sostegno dello Stato di Israele, luogo d'origine sia dell'Ebraismo, sia del Cristianesimo.

(ASCA, 2 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cantalamessa: contro il Papa una campagna di odio come l'antisemitismo per ebrei

CITTA' DEL VATICANO, 2 apr. - Sul caso della pedofilia dei sacerdoti e' in atto una campagna di odio e di aggressione contro il Papa e la Chiesa che ricorda il peggiore antisemitismo messo in pratica contro gli ebrei. E' questo il duro attacco sulla questione degli abusi sessuali del clero pronunciato nel pomeriggio di oggi dal predicatore della Casa pontificia, padre Raniero Cantalamessa, nel corso della celebrazione della Passione presieduta da Benedetto XVI nella basilica di San Giovanni in Laterano.

(Adnkronos, 2 aprile 2010)


Ormai non basta più il semplice confronto con il nazismo. L’aggressione contro il Papa “ricorda il peggiore antisemtismo messo in pratica contro gli ebrei”. Non è quindi generico antisemitismo, è il PEGGIORE antisemitismo che sia in circolazione. E non è teorico antisemitismo concettuale, ma è come quello MESSO IN PRATICA contro gli ebrei. E qual è il peggiore antisemitismo messo in pratica contro gli ebrei? chiaramente, quello che li ha portati nelle camere a gas. Ma dove hanno portato il Papa?

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Premier Anp: Nel 2011 celebreremo la nascita dello Stato palestinese

GERUSALEMME, 2 apr - Il Premier palestinese Salam Fayyad ha dichiarato che entro il mese di agosto del 2011 il mondo festeggera' la nascita dello Stato palestinese.
In un'intervista pubblicata oggi sul quotidiano israeliano Haaretz, Fayyad ha affermato che questo giorno sara' ''celebrato dall'intera comunita' delle nazioni''.
''Il tempo per la nascita di queso 'bambino' arrivera''', ha aggiunto prevedendo che avra' luogo entro ''il 2011''.
''Questa e' la nostra aspettativa e la dimostrazione della nostra volonta' di esercitare il diritto di vivere in liberta' e in dignita' nel Paese in cui siamo nati, accanto allo Stato di Israele in completa armonia'', ha spiegato.
L'obiettivo dell'agosto del 2011, indicato da Fayyad, e' legato alle dichiarazioni fatte dai leader palestinesi nell'agosto del 2009 riguardo alla creazione di uno stato indipendente entro 2 anni.

(ASCA, 2 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Un confronto dei sistemi politici di due democrazie

di Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

Sergio Della Pergola
Le elezioni regionali di questa settimana offrono un'occasione per confrontare i sistemi politici di due democrazie, Italia e Israele. In Italia, su 13 regioni andate al voto, i partiti vicini al governo passano dal controllo di due regioni a sei, e i partiti dell'opposizione passano da 11 a sette. Se abbiamo capito bene, allora, hanno vinto tutti: ha vinto il governo che migliora di quattro posizioni; ha vinto l'opposizione che mantiene il controllo della maggioranza delle regioni in cui si è votato. Oppure ha perso il sistema: molto alto l'astensionismo, e all'interno delle due grandi coalizioni si rafforzano gli elementi del voto campanilista e del voto contro. In fin dei conti, forse, il governo ha vinto, ma la governabilità ha perso qualcosa. E qui entra in gioco Israele, uno dei pochi paesi al mondo dove ancora si elegge su un parlamento eletto con la proporzionale pura in un collegio unico nazionale. Il governo di coalizione si regge su sette partiti (sui 12 rappresentati alla Knesset), e le figure principali - Bibi, i ministri degli esteri, degli interni, della difesa - godono di scarsa popolarità, fra l'altro per le recenti gaffe in politica estera. Ma il sondaggio di questa settimana in Israele indica che se si votasse oggi l'attuale coalizione governativa manterrebbe la maggioranza, sia pure ridotta di qualche seggio. Dunque, un'altra vittoria per il governo; un'altra sconfitta per la governabilità.

(Notiziario Ucei, 1 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hassan Nasrallah: 'La resistenza contro Israele è l'unica opzione possibile'

Il leader di Hezbollah ha esortato i palestinesi ad avere 'fiducia e speranza' - Secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Jerusalem Post, Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, il Partito di Dio, incita i palestinesi alla "resistenza" contro Israele, in quanto rappresenta "l'unica opzione possibile". Il capo del movimento islamico ha esortato ad "avere fiducia e a sperare", aggiungendo che "non c'è futuro per Israele nella nostra regione". Secondo Nasrallah sarebbe opportuno che Hamas e Fatah si riconciliassero per unirsi nella "resistenza" e "salvare il paese". Soltanto ieri il quotidiano saudita Al-Watan ha pubblicato un'intervista a Naim Qassem, numero due del partito, nella quale l'esponente di Hezbollah riferisce che "se Israele non avvia una guerra è solo perché non può farlo o perché le sue valutazioni sono negative. Ed è per questo che Hezbollah sta adottando misure per prepararsi a un conflitto che potrebbe scoppiare in ogni momento".

(PeaceReporter, 1 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cibo pesante

Sono decenni che non digerisco. Mi viene sempre in mente qualcosa di pesante che ho dovuto buttare giù in fretta e furia, e non digerisco. Ho cominciato da bambino a non digerire piccole cose. All'inizio ci fu la Fiorentina che non vinceva che di rado, ma poi le cose sono assai peggiorate e sono arrivati bocconi sempre più indigeribili. Per esempio ci fu quella volta che al liceo mi tirarono addosso le monetine perché ero ebreo e a me non me ne fregò niente, quelle erano pinzillacchere, come direbbe Totò. Il fatto è che poi dovetti digerire le scuse. Dissero che era stato uno scherzo innocente, e le scuse erano peggio dello scherzo, e l'aggettivo innocente un macigno ficcatomi in gola come se fosse stato un biscotto per il tè. Io proprio non digerisco. Per esempio, c'è quella tesi di laurea di Abu Mazen, conseguita nel 1982 nel non limpidissimo Collegio di Storia Orientale di Mosca. Vi si sosteneva l'indigeribile idea che gli ebrei enfatizzino il numero degli scomparsi nella Shoah per ottenere il consenso internazionale, e allora non si tratta di sei milioni di morti, ma di alcune centinaia di migliaia di vittime - scrisse il nostro eroe. Purtroppo nel 2003, in un'intervista a Haaretz, si corresse e la mia digestione peggiorò ancora. Disse che non intendeva più parlare del numero dei morti nella Shoah, e fu la sua ammenda. Nel giro di poche ore mi misi a non digerire la sua faccia tosta. Nelle sue parole c'era il senso sotteso che il numero dei morti non teneva conto della sensibilità dei popoli arabi, la qualcosa significa che non bisogna parlare della verità se essa è a pro degli ebrei, e che è normale mentire, correggere, tacere, omettere, divagare quando si tratta di Israele, ebrei, sterminio, duemila anni di Storia. E alla fine deve essere questo che non mi fa digerire, l'essere spostati come manichini e come manichini essere vestiti un giorno in un modo e il giorno dopo in un altro. Trovarsi sempre a essere gli ospiti di questo pianeta. Scusate, voi digerite bene?

Il Tizio della Sera

(Notiziario Ucei, 1 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gaza: razzo contro Israele, nessun morto

Un razzo è stato lanciato questa sera contro il territorio israeliano dal Nord della Striscia di Gaza, ma l'ordigno non ha provocato nessuna vittime e nessun danno. Lo hanno annunciato fonti militari a Gerusalemme.
Sempre secondo le stesse fonti il razzo è caduto in un campo. Nelle ultime due settimane i lanci contro Israele da parte dei miliziani che operano a Gaza si sono intensificati.

(expoitaly, 1 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Russia ad Hamas: Fermare il lancio di razzi contro Israele

Lavrov ha parlato con Meshaal al telefono

ROMA, 1 apr. - La Russia ha chiesto ad Hamas di fermare i lanci di razzi Qassam contro Israele. Lo riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz. La richiesta è stata fatta ieri dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov al leader di Hamas in esilio Khaled Meshaal, nel corso di una telefonata.
Lavrov ha detto a Meshaal che la recente escalation di attacchi con i Qassam è inaccettabile, e il leader di Hamas in esilio da parte sua ha ribadito che il suo gruppo non ha alcun interesse ad alimentare le tensioni nell'area. Il capo della diplomaria russa ha insistito anche sulla necessità di una riconciliazione tra le fazioni palestinesi.

(Apcom, 1 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

In Israele arriva l'autobus Kosher

Secondo il nuovo provvedimento, gli uomini devono viaggiare nei posti avanti mentre alle donne sono riservati i sedili in fondo al bus. Organizzazioni di femministe e molti cittadini non sembrano però rassegnarsi all'idea

ROMA, - E' polemica in Israele per l'istituzione di una linea bus in cui uomini e donne sono obbligati a viaggiare separati. La linea 322, ribattezzata 'kosher', e' già operativa in alcuni quartieri ultraortodossi di Tel Aviv, città che un tempo, scrive rammaricandosi il quotidiano 'Yedioth Ahronoth', era considerata la capitale israeliana dell'uguaglianza e della libertà.
"Israele non e' l'Iran", è uno degli slogan lanciati da decine di cittadini indignati con il ministro dei Trasporti, Yisrael Katz, a cui si chiede di rivedere la normativa.
Secondo il nuovo provvedimento, infatti, gli uomini devono viaggiare nei posti avanti mentre alle donne sono riservati i sedili in fondo al bus. Organizzazioni di femministe e molti cittadini non sembrano però rassegnarsi all'idea di accettare passivamente l'istituzione di questa linea bus e hanno lanciato una campagna mediatica per far capire alla popolazione come sarebbe più piacevole viaggiare sui mezzi pubblici senza queste restrizioni. Decine di manifesti della sono comparsi in questi giorni alle fermate del pullman non solo di Tel Aviv, ma di tutte le principali città israeliane.
Ci sono comunque voci anche favorevoli all'iniziativa dei bus 'kosher'. "La maggior parte dei viaggiatori ha compreso la separazione dei sessi e sa che ci sono delle ragioni perché cio avviene", ha dichiarato un uomo intervistato da 'Yedioth Ahronoth' in attesa a una fermata dell'autobus. Al contrario, è dura la presa di posizione di Yael Dayan, ex deputato del partito progressista Meretz e attuale presidente del consiglio comunale di Tel Aviv.
"Raccomanderò ai passaggeri di boicottare la linea", ha tuonato la Dayan. "Non può essere che una donna, anche se religiosa o ultraortodossa - ha aggiunto - non comprenda il significato della separazione dei sessi in pubblico. Cosa faranno allora le coppie sposate che saliranno sul pullman?", si è chiesta ironicamente la Dayan. "Dovranno presentare - ha concluso - un certificato di nozze per potersi sedere vicine?".

(RaiNews24, 1 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Rilasciati 10 palestinesi arrestati durante le proteste

GERUSALEMME, 1 apr - Un giudice militare israeliano ha rilasciato 10 palestinesi, fra i quali anche il leader di Fatah, Abbas Zaki, arrestati domenica scorsa durante una manifestazione di protesta in Cisgiordania. ''Il giudice ha criticato la polizia, dicendo molto chiaramente che si trattava di una protesta pacifica e che nessuna violenza e' stata usata se non dalla polizia e dai militari'', ha detto un portavoce del gruppo.

(ASCA, 1 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'Egitto scopre un nascondiglio di armi destinate a Gaza

IL CAIRO - Il giornale egiziano "Al-Yawm as-Sabi'" ("Il Settimo giorno"), nell'edizione del 1 aprile, riferisce che il nascondiglio comprende 100 razzi antiaerei, 45 granate e altri 40 ordigni esplosivi.
Un ufficiale egiziano nel nord del Sinai ha ottenuto informazioni su dei contrabbandieri di armi che mettono da parte esplosivi e munizioni residuati dalle precedenti guerre nella regione.
Fonti della sicurezza egiziana affermano che alcuni contrabbandieri utilizzano esplosivi lasciati da guerre precedenti per estrarne il contenuto riutilizzabile e poi smerciarlo a Gaza.
L'Egitto ha localizzato e confiscato decine di tonnellate di esplosivi nel Sinai e nella parte Egiziana di Rafah.
Le forze di sicurezza egiziane effettuano delle ronde nella zona in questione per localizzare nascondigli di armi. Non si registrano comunque arresti.
Gli esplosivi requisiti saranno fatti detonare in maniera controllata.
Questa operazione giunge proprio il giorno dopo che la sicurezza egiziana è riuscita a scoprire tre tunnel nell'area di Rafah.
L'Egitto ha inoltre sequestrato 41 camion usati per il contrabbando con Gaza e altri 40 veicoli adibiti allo stesso scopo sono stati individuati nella stessa area setacciata.
Vi è da ricordare che quattro palestinesi sono rimasti feriti mercoledì scorso a causa dell'esplosione di uno dei tunnel tra Gaza e l'Egitto provocata dalla Sicurezza egiziana.

(Infopal, 1 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il nuovo testo latino dell'oremus

di Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Domani, nel giorno più funesto della storia del rapporto cristiano ebraico, qualcuno pregherà per la nostra conversione e affinché i nostri cuori finalmente vedano la luce. Lo farà nella lingua, ormai morta, di quell'Impero che distrusse due volte Gerusalemme. Due anni fa la pubblicazione del nuovo testo latino dell'oremus suscitò proteste e polemiche, mentre cercavano di spiegarci che la preghiera era per il nostro bene. Si arrivò a un armistizio essenzialmente politico quando fu precisato che la preghiera si riferisce alla fine dei tempi (il che può essere) e che "non è intenzione della Chiesa cattolica operare attivamente per la conversione degli ebrei" (così sembra essere effettivamente oggi). Di fatto il cosiddetto dialogo ebraico cristiano si muove nello spazio del politico reale. Quanto sia largo o stretto questo spazio, è da verificare ogni giorno.

(Notiziario Ucei, 1 aprile 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'Intelligence di Israele su Facebook

ROMA, 1 aprile - I servizi segreti di Gerusalemme approdano sul più famoso social network del mondo, Facebook. La novità, curiosa, ma perfettamente in linea con i tempi, è nata dai lavori della Commissione Winograd, incaricata nel settembre 2006 di indagare su cosa non avesse funzionato nella campagna militare condotta in Libano nei mesi precedenti.
Secondo quanto riferito dalle autorità israeliane, la pagina su Facebook sarà gestita dall'Esercito prestando particolare attenzione ai contenuti che saranno pubblicati nei "post", allo scopo di evitare la fuoriuscita di informazioni riservate.
Da notare che l'anno scorso fu lo Shin Bet, l'agenzia del controspionaggio di Gerusalemme, a mettere in guardia i cittadini israeliani dall'uso incauto di Facebook, asserendo che il social network sarebbe utilizzato dagli estremisti islamici come strumento per reclutare spie.
L'avvertimento nasceva dalla segnalazione ricevuta da un utente di Facebook, il quale aveva raccontato di essere stato contattato da un presunto agente libanese per avere informazioni in cambio di denaro. Per questo motivo lo Shin Bet aveva raccomandato agli utenti israeliani di non abboccare a queste richieste, per il rischio non tanto di rivelare informazioni sensibili, quanto di entrare in contatto con organizzazioni terroristiche e andare incontro a possibili sequestri.

(Fuoritutto, 1 aprile 2010)
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Notizie archiviate

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~